CONTEST HALLOWEEN 2023

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    Penna d'argento

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    TITOLO:

    IL LUNA PARK INFESTATO


    CATEGORIA:

    bollino giallo


    SINOSSI:

    una notte di Halloween. in un luna park preparato a tema. E se poi qualcosa di vero ci fosse?.....



    IL LUNA PARK INFESTATO


    La ruota prometteva certamente una vista splendida sull'intero luna park: da lì persone di tutte le età amavano guardare e ammirare le montagne russe, l'autoscontro, i vari chioschi e i vari tipi di tiro al bersaglio. Lo sguardo di Mena fu però attirato da un'attrazione che sembrava quasi avere una vita propria: la casa dei fantasmi.
    -Mena, mi ascolti?-
    interruppe improvvisamente i suoi pensieri Luca, un ragazzo seduto proprio al suo fianco.
    -Sì, certo.... mi stavi parlando della passione di tua madre per la chiromanzia-.
    Luca continuava a osservare attentamente Mena, che sembrava quasi assorta nell'osservare quella casa.
    -Sai mia madre è sempre stata attratta dal sovrannaturale, tanto che pensava di percepire la presenza dei fantasmi. Sfortunatamente non è mai stata capace di dimostrare la loro esistenza, così ha dovuto lasciare quest' ambito. Come sai lo ha fatto per me, per evitare che i miei amici pensassero che la nostra famiglia fosse alquanto strana-.
    Mena distolse per un momento lo sguardo da quella casa e diresse la sua completa attenzione a Luca.
    -Lei credeva di percepirne una forte presenza esattamente qui, dove ora sorge quella casa che richiama costantemente la tua attenzione-.
    Mena guardò verso il basso, abbozzando un sorriso e poi disse a Luca:
    -Capisco che preferiresti essere al centro della mia attenzione, ma addirittura prendermi in giro in questo modo....-
    Luca la osservò con uno sguardo serio e invitandola a ricambiare il suo sguardo le chiese:
    -Ti sembra che io stia scherzando?-.
    Mena lo osservò e non gli era mai apparso più serio.
    La ruota riprese la sua inesorabile discesa, mentre i loro sguardi continuavano a incrociarsi, Luca disse con un tono molto serio: -Promettimi che non andrai mai in quella casa-.
    Mena restò quasi paralizzata da quella voce che sembrava non appartenere al suo amico Luca, il suo migliore amico che era capace di rallegrarla nei momenti più bui della sua vita, come quando aveva perso sua madre. Era così preoccupata che non si era quasi resa conto che il funzionario aveva aperto la barra di sicurezza e l'aveva invitata a scendere.

    Dentro di sé aveva pensato che non si sarebbe avvicinata a quella casa, almeno finché Luca restava al suo fianco; eppure sentiva che qualcosa o "qualcuno" la richiamava verso quella casa.

    Tutto il luna park era a tema, visto che quella sera sarebbe stato Halloween eppure quella che sembrava essere l'attrazione di punta, la "casa dei fantasmi", non sembrava riscuotere il successo dovuto.

    Trascorsero la mattinata in quel luna park e sembrò che Mena, finalmente, stava riuscendo a dimenticare quella casa. Luca si allontanò per un momento e lei fu avvicinata da una ragazza, vestita da strega.
    - Lei è una delle poche fortunate scelte per apprezzare pienamente la preparazione della casa dei fantasmi; prego mi segua-.
    Mena fu presa alla sprovvista da quel suo modo di avvicinarsi, così improvviso.

    -Grazie per l'invito, ma sto aspettando il mio ragazzo-
    rispose Mena, con una punta di imbarazzo: lei non era mai stata capace di ammettere i suoi sentimenti nei suoi confronti e dirlo ad alta voce, le sembrava quasi un'assurdità.
    -Non ti preoccupare per lui, ci raggiungerà-
    continuò quella ragazza, prendendola per la mano.
    -Credo che tu abbia notato che ci sono poche persone vicino quella casa: questo perché è la casa che sceglie chi ospitare-
    disse con un certo ghigno la ragazza, cosa che quasi per assurdo attirò l'attenzione di Mena.
    Quasi come se fosse attirata da un filo invisibile, le sue gambe iniziarono a muoversi verso quella casa.

    -Questa clessidra indicherà il tempo che avrete a disposizione per terminare il percorso. Sarete catapultati nel passato, dove avrete la possibilità di incontrare i personaggi più importanti della storia-.

    Mena aveva una strana sensazione riguardo ciò che stava avvenendo, ma non riusciva a fermare i suoi passi. Entrò in quella casa, insieme a un gruppo piuttosto esiguo di persone.

    Non appena entrata in quella casa, sembrava che non fosse più in quel luna park, ma si ritrovò nel west. Si ritrovò coinvolta in una sparatoria, che sembrava tanto reale che temeva di essere stata veramente colpita da una freccia indiana.

    Dopo un momento, un cowboy la tirò per un braccio e la portò dietro la barricata che avevano costruito.
    -Signorina non credo sia il momento migliore per passeggiare da queste parti: è scoppiata la rivolta degli indiani-.
    Mena era sempre stata attirata da questo mondo e ne conosceva ogni particolare. Eppure qualcosa le sembrava diverso dalla storia che aveva letto.
    Improvvisamente si sentì una voce in filo diffusione che disse:
    -Benvenuti nel far west. Questo è un periodo pieno di pericoli, come avete avuto modo di vedere e sperimentare. La rabbia repressa di un popolo spesso tormentato, ha generato tanti spiriti senza riposo. Alcuni sono stati generati da una rappresentazione errata della realtà. Aiutateli a ritrovare la propria pace-.
    La rivolta in cui si erano ritrovati sembrava essere cessata e ora pochi resti rendevano l'idea di quanto fosse stata cruenta.
    Mena si guardò intorno e notò che ogni persona che era entrata in quella casa, aveva ora vicino una persona che grazie agli effetti speciali sembrava essere un vero e proprio fantasma. Un momento dopo, si ritrovò anche lei di fianco una persona. Osservandola con maggior attenzione, si rese conto che si trattava di un personaggio a lei noto, un personaggio forse considerato dai più secondario.

    L'uomo elegante e ricurvo, che sapeva di alcol

    -Avrei fatto tutto per Wyatt: lo avrei protetto e sarei rimasto con lui fino al mio ultimo respiro. Quello che vorrei è sicuramente dirgli che non potrò più....-
    disse quell'uomo, che aveva un aspetto piuttosto malaticcio, ma dallo sguardo ancora temerario.
    Mena non aveva dubbi: si trattava di John Henry Holliday, da tutti conosciuto come "Doc Holliday" per la sua professione di dentista.
    -Ma che magnifica ragazza che abbiamo qui. Sai per caso dove mi trovo?-
    Mena rispose dopo un momento di esitazione, ricordando i suoi ultimi giorni:
    -Siamo a Glenwood Springs-.
    Doc si guardò intorno, seguito dallo sguardo di Mena che si rese conto di essere in un'ambientazione completamente diversa da quella precedente: non c'erano più gli altri che erano entrati nella stanza con lei, né lo scenario era lo stesso. Ora si ritrovavano in quella che sembrava essere una stanza di hotel e che alla fine Mena ricordò essere il posto dove Doc era rimasto gli ultimi giorni della sua vita.
    -Certo, ora ricordo.... devo consegnare questa lettera a Wyatt. Nessuno può farlo per me, anche perché non so dove sia ora-.
    Mena conosceva a memoria la storia di Doc Holliday, essendo il suo personaggio western preferito e aveva anche letto del suo rapporto con Wyatt; tuttavia i ricordi sulla storia di Wyatt Earp le risultavano ora piuttosto confusi.
    Improvvisamente sembrò ricordare dove si trovasse e non appena ebbe in mente il luogo, vide scintillare qualcosa davanti a sé. Affacciandosi da quella che sembrava la stanza di albergo, notò un treno. Salì sul treno e iniziò un viaggio che sembrava reale.
    Riuscì, dopo alcune difficoltà a trovare Wyatt, riconoscendolo grazie all'accurata descrizione fisica, al punto che le sembrava di conoscerlo. Dopo avergli consegnato la lettera sparì. Mena restò per un momento incerta su ciò che doveva fare, ma pensò che la cosa migliore fosse andare da Doc, per dirgli di aver esaudito il suo ultimo desiderio.
    -Se ne è andato con un grande sorriso e gli occhi che brillavano-
    rivelò poi a Doc, che abbozzò un sorriso.
    -Lui è sempre stato di poche parole-
    e dopo un colpo di tosse molto violento, si rivolse nuovamente a Mena:
    -Ti ringrazio per avermi fatto questo favore. Finalmente potrò riposare in pace-.
    Detto questo sparì, come avvolto da una nube di fumo. Mena si guardò intorno, dopo che la nube scomparve e si rese conto che la casa aveva ripreso nuovamente le sembianze dell'attrazione iniziale. Una nuova porta si era aperta e con una certa esitazione, Mena l'attraversò.

    I ragazzi del 99*
    Quello che vide era piuttosto triste: si trattava di una trincea e vari soldati combattevano, mentre bombe cadevano dal cielo e i fucili avversari che non permettevano di dare neanche un passo ulteriore fuori da quella trincea.
    La cosa che la sconvolse maggiormente era vedere un uomo ferito, trascinato da alcuni commilitoni nel giusto lato della trincea.
    -Un medico, per favore-
    disse uno di quegli uomini, mentre cercava di tamponare la ferita prodotta da uno sparo.
    Mena ne approfittò per avvicinarsi e notò che quell'uomo era in realtà un ragazzo, che appena aveva 18 anni. Dando un'ulteriore sguardo a tutti gli altri soldati, si rese conto che erano quasi tutti della stessa età.

    Quella situazione le sembrava familiare, un qualcosa di cui forse aveva letto. Si impegnò a osservare tutti i particolari di quella situazione: le divise dei soldati; le armi che venivano utilizzate; la disposizione delle trincee. Tutto questo le fece ricordare un'immagine trovata sul libro di storia e riuscì finalmente a comprendere perché quella situazione l'aveva colpita: si trattava della 1° guerra mondiale e in particolare quel plotone era formato dai "ragazzi del 99"*.

    -Forza, devi resistere!-
    disse quel ragazzo che stava ancora tamponando quella ferita.
    -Non illudermi....so che non....-
    rispose quel giovane, alternando queste pause con dei colpi di tosse, mentre alcuni rivoli di sangue fuoriuscivano dalla sua bocca.
    -Maria....lei deve sapere-
    disse con una flebile voce, ormai vicino alla fine della sua vita, dopodiché cercò di raggiungere qualcosa nella tasca interna, ma Mena decise di aiutarlo e tirò fuori ciò che cercava: una lettera.
    -L'..... l'a...-
    disse, cercando di terminare quella parola. Alla fine, dopo un violento colpo di tosse, riuscì a terminare ciò che tentava di dire:
    -L'anello-.

    Mena osservò il suo dito e delicatamente lo prese, capendo ciò che voleva fare. Lesse sulla lettera ciò che era scritto: un indirizzo.
    -Le parlerò del tuo amore, che traspare dai tuoi occhi e le dirò che nonostante le bombe e la desolazione che ti circondavano, tu non facevi altro che pensare a lei, ritrovando la forza di combattere-, disse Mena, i cui occhi divennero lucidi.
    Gli occhi di quel giovane, si spensero, ma nonostante ciò, lei osservava ancora un sorriso sulle sue labbra.
    Lo stesso treno che prima l'aveva accompagnata da Wyatt, ora ricompariva da un banco di nebbia. Mena prese la decisione di accompagnare quella lettera e salì su quel treno.
    -Mi spiace-
    disse, quando vide Maria stringere fra le mani quella lettera e piangere in una maniera incontenibile alla vista dell'anello.
    -Ti ringrazio- disse lei singhiozzando. Maria restò per un po' con lei per cercare di consolarla e quando finalmente riuscì a trovare una pausa fra le tante lacrime, Maria proseguì:
    -Sai, anche se niente potrà riportarlo indietro, questa lettera e il tuo gesto, mi sono stati di grande conforto. So che molti dei soldati non hanno avuto la fortuna di poter confidare alle persone che lasciavano ciò che volevano. Io piangerò sicuramente per la sua morte, ma sarò consapevole di aver reso i pochi mesi che siamo stati insieme i più belli della sua vita, così come lui ha fatto per me-
    disse, con una voce ormai calma, sebbene le lacrime rigassero ancora il suo volto.
    -Cosa farai ora?-
    chiese Mena che pianse insieme a lei, tanto che ora sembrava essere la persona che più aveva bisogno di essere consolata.
    -Continuerò la mia vita, portandolo per sempre nel mio cuore e riversando il mio amore su chi dovrà ancora venire...-
    disse, portando una mano sul ventre piuttosto abbondante.
    - Per ora il mio amore lo riservo per nostro figlio. Questo però non vorrà dire che non ci sarà spazio se in futuro l'amore dovesse bussare nuovamente alle porte del mio cuore-.
    Mena iniziò a pensare a come quell'amore, nonostante la morte di quel ragazzo, si fosse sviluppato e fosse continuato, come le vite si intrecciassero e dessero vita a una nuova storia.... poi pensò a quante vite terminarono invece con la morte, quanti uomini avessero perso la possibilità di dire addio ai propri familiari.
    Nonostante fosse così triste, notò che una nuova porta si era spalancata e presto avrebbe incontrato qualche altra anima persa.
    *************************************
    Intanto nel luna park
    -Ora lasciatemi entrare lì dentro: devo raggiungere la mia ragazza-
    disse Luca, rivolgendosi a quella stessa ragazza che aveva condotto fin lì Mena.
    -La clessidra già ha iniziato a scorrere: il tempo si sta per esaurire e non ripartirà nuovamente. Avrai poco tempo per completare il percorso e se non ci riuscirai....-
    disse la ragazza con un fare piuttosto minaccioso.
    -Non mi interessa. Io riuscirò a farcela-.
    La ragazza fece un ghigno sinistro, dopodiché gli aprì la porta, cosa che fece con le altre persone che avevano insistito per riuscire a entrare.
    Luca sperava solo di raggiungerla in tempo per evitare che potesse succedere qualcosa, una cosa di cui aveva sentito parlare, ma sembrava tanto assurdo che non considerava possibile. Eppure ora, i suoi dubbi iniziavano a vacillare, data la stranezza di quello che accadeva....
    ************
    Uno spirito vicino

    -Non può essere!-
    esclamò Mena, osservando attentamente la sagoma di quella persona che si stagliava davanti a sé: nonostante sua madre fosse scomparsa quando era piccola, grazie alle foto che suo padre aveva conservate, la riconobbe immediatamente.
    -Piccola mia-
    disse quella donna, che le si avvicinò e la abbracciò, mentre entrambe piangevano.
    -Perché sei qui? Sono anni che io e papà ti cerchiamo, senza sapere dove fossi-
    spiegò Mena, separandosi da quell'abbraccio e guardandola negli occhi.
    -Tuo padre voleva che tu gli volessi bene e non sopportava vedere che tu non riuscissi a legarti a lui, quanto invece avevi fatto con me. Quando ha visto che non stava riuscendo a raggiungere il suo scopo, in un attacco d'ira, ti colpì alla testa e io cercai di difenderti dai suoi ulteriori colpi, ma proprio in quel momento si lasciò andare a un sorriso sinistro: se mi avesse eliminata, lui sarebbe stato l'unico a cui tu avresti voluto bene-.
    Mena ascoltava tutto inorridita: comprendeva che quello di suo padre era un amore malato, che le aveva portato via una persona fondamentale per la sua crescita.
    -Io sono felice che in questo modo tu ti sia salvata-
    disse, mentre la stringeva nuovamente fra le sue braccia.
    -Non è giusto.... però non capisco: come mai hai deciso di venire qui e non farmi sapere in qualche modo l'avvenuto?-
    chiese Mena, ancora confusa.
    -Allora ancora non lo hai capito? Questa non è un' attrazione come le altre. Questo è un punto di ancoraggio fra la terra degli spiriti e il mondo dei vivi, che compare solo in questo giorno-.
    Mena restò per un momento interdetta, perché riusciva a sentire il suo corpo, cosa che non si aspettava da uno spirito.
    -Mi ha fatto piacere vederti, ma è arrivato il momento di andartene, prima che le porte si chiudano per sempre-
    disse sua madre.
    -No, non voglio lasciarti, non posso...-
    rispose Mena, mentre il suo occhio restava lucido.
    Un minuto dopo, voltandosi perché chiamata da qualcuno, Mena notò che si trattava di Luca.
    -Mena, dobbiamo uscire da qui quanto prima-.
    Sua madre sorrise e cercò di spingere Mena a seguire Luca, tuttavia Mena strinse forte sua madre in un abbraccio.
    -Tesoro mio, io vedo che hai un ragazzo magnifico che potrà mostrarti cosa è l'amore vero, quello generoso che non divide, ma moltiplica il bene; quello che fa fiorire intorno a sé nuovo amore e che non crea terra bruciata-.
    Mena si separò dalla madre, ma Luca si rese conto che la clessidra continuava a svuotarsi poco a poco e sapeva che presto quel posto avrebbe intrappolato tutti quelli che erano all'interno.
    Luca decise così di prendere Mena per un braccio e portarla via. Sua madre fece un sorriso sapendo che il suo futuro sarebbe stato più radioso del suo.
    Quando si ritrovarono sulla soglia della porta di uscita, la clessidra era quasi agli sgoccioli, così Luca fece il possibile per poter uscire prima che fosse troppo tardi.
    Mena si voltò, si accorse che lo spirito di sua madre era ancora lì e la sua mente fu attraversata da un pensiero: tutti gli spiriti che avevano trovato pace erano scomparsi e il fatto che lei continuasse a essere lì, probabilmente significava che non era successo lo stesso per lei.

    Mena ci pensò un istante, dopodiché riuscì a liberarsi dalla presa di Luca e lo chiuse dall'altro lato della porta a vetro.
    Luca tentò di riaprirla, ma sembrava quasi come chiusa a chiave. Riuscì solo a vederla attraverso il vetro e le chiese il motivo di quella scelta.
    -Non permetterò che mia madre resti sola. Ti amo Luca, avrei voluto essere la tua ragazza e che tu fossi il mio ragazzo, ma non potrei vivere con questo peso sulla coscienza-.
    Luca riuscì giusto a dirle che provava lo stesso, che la clessidra si svuotò completamente e la casa prese a scomparire. Lui fece in tempo di vederla sorridere, quando improvvisamente la casa si staccò dal suolo e avvolta dalle nuvole scomparve, portando con sé tutti coloro che erano entrati al suo interno.

    Luca restò per un anno aspettando il momento che quella casa potesse comparire nuovamente, per avere la possibilità di ritrovarla, ma al momento di decidere se seguirla o no, aveva trovato la forza di lasciarla andare. Quello era stato l'atto più difficile da fare della sua vita, ma anche quello che lo fece maturare e gli diede la migliore lezione: per amore non si deve smettere di vivere, ma si deve proseguire la vita infondendo la gioia anche a chi ci circonda.

    PICCOLE ANNOTAZIONI:
    I ragazzi del 99: sono i ragazzi, alcuni a malapena diciottenni,( nati per l'appunto nel 1899) che nel 1917 presero parte alla guerra, dopo la disfatta di caporetto.
    Doc Holliday: è un personaggio piuttosto enigmatico, che mi ha attirato per questa caratteristica. Alcune delle cose che ho scritto, le ho tratte da un sito che si occupa di argomenti riguardanti il west e dovrebbero quindi essere reali, anche se non so se sia così.... altri elementi invece sono frutto della mia fantasia.
    Il tema Halloween: Ho deciso di scrivere un "soft horror" per questa sfida (anche se a pensarci bene, la morte di tutte quelle persone entrate nella casa, non credo sia da poco). Spero che comunque possa piacervi :]
     
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    La danza macabra



    Tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, vivevano due fratelli: Selina, la figlia maggiore, aveva quattordici anni, gli occhi cerulei e una lunga cascata di capelli biondo
    chiaro, quasi da sembrare bianchi; il fratello minore, Kurt, di dieci anni, aveva gli stessi occhi azzurri della sorella, ma boccoli scuri. I due erano molto legati e si
    prendevano cura l’uno dell’altra.

    Era una famiglia unita, la loro, povera negli averi, ma non nei sentimenti; le loro vite scorrevano placidamente e senza eventi degni di nota: il padre lavorava come falegname e Selina passava le giornate aiutando la madre nelle faccende domestiche e badando a Kurt.
    Entrambi i ragazzi però, nonostante fossero molto legati ai genitori, vivevano con insofferenza, a tratti, quell’esistenza senza grandi emozioni. I due fantasticavano spesso insieme sul loro futuro: avrebbero lasciato il paese natìo per raggiungere le coste della regione, fino al mare. Da lì, si sarebbero imbarcati nel ruolo di mozzi su una nave, come i pirati delle storie che la mamma raccontava loro prima di addormentarsi, poi il fato avrebbe deciso del loro futuro, ma di sicuro avrebbero iniziato lasciando la terraferma; nei loro sogni più sfrenati, i due diventavano rispettivamente capitano e vice di una loro nave e, con la propria ciurma, viaggiavano per il mondo vivendo mille avventure.

    Un altro tipo di avventura stava però attendendo loro: come ogni anno, la notte di Ognissanti si avvicinava e con lei la festicciola nella piazza del villaggio che anticipava la funzione per la commemorazione dei morti; non era nulla di speciale, un modesto falò con gente in maschera e dolciumi per i più piccoli, Selina e Kurt la conoscevano a memoria e l’idea di passare l’ennesima monotona serata non li attirava molto.
    Entrambi erano a conoscenza di una leggenda che aleggiava nel villaggio: questa narrava di un cimitero, ma un cimitero particolare, perché sorgeva proprio nel cuore della foresta, dove gli alberi e i rovi si facevano più fitti e l’atmosfera oscura e lugubre, con tanto di corvi col loro verso sinistro.
    Era un cimitero magico, in quanto, di giorno, per quanto si cercasse, nessuno era mai riuscito a trovarlo, ma si narrava che, proprio la notte di Ognissanti, dopo la mezzanotte, il luogo si schiudesse a pochi eletti che avrebbero trovato un tesoro prezioso ad attenderli, in quanto la leggenda diceva che quello fosse stato il cimitero di un’antica famiglia reale, sepolta con tutti i suoi averi.
    Kurt cominciò quindi, prima scherzosamente, poi quasi con fare ossessivo, a tormentare Selina perché andassero insieme alla ricerca di quel tesoro. La ragazza, oltre che scettica, era molto ubbidiente e non vedeva come avrebbero potuto stare fuori tutta la notte senza allarmare i propri genitori. Kurt aveva pensato a tutto: si sarebbero travestiti così da non essere riconosciuti neppure da loro, mescolandosi all’altra gente del villaggio durante il falò e poi sarebbero scappati dritti verso la foresta.
    Alla peggio, non avrebbero trovato nulla, ma, con un po’ di fortuna, sarebbero diventati ricchi abbastanza da aver bisogno di ancora più immaginazione per le avventure che si sarebbero ritrovati a vivere! Selina, che comunque non avrebbe mai lasciato andare il fratello da solo e, sotto sotto, anche lei bramava quanto lui di fuggire da quella vita monotona e quello sembrava un buon inizio, alla fine si fece convincere.

    Tutto andò secondo i piani: i due si travestirono con vecchi stracci e occultarono il viso con maschere e, così abbigliati, si diressero alla piazza del villaggio, dove era già stato acceso il falò e si mischiarono alla folla. I due, complice il buio e la luna piena a guidarli, lasciarono di soppiatto la festa per dirigersi verso la foresta: entrambi la conoscevano a menadito per le volte in cui avevano accompagnato il padre a raccogliere la legna, quindi non fu difficile per loro orientarsi. Più si inoltravano però nel fitto della radura, più gli alberi parevano artigli pronti a ghermirli, i rovi graffiavano loro le caviglie e si impigliavano nei loro indumenti, i nodi delle cortecce parevano occhi maligni che li fissavano e il gracchiare dei corvi li faceva sobbalzare a ogni passo, mentre si tenevano per mano, i loro cuori che battevano all’impazzata dall’emozione mista tra paura e curiosità. Faticosamente, giunsero al centro della foresta, dove però, di un cimitero non c’era traccia. Selina, colta da un brutto presentimento, voleva tornare a casa, ma Kurt, testardo e capriccioso, non voleva muovere un passo prima di mezzanotte. Ancora una volta, la maggiore si fece convincere. I due, stanchi e intirizziti, si scaldavano abbracciandosi tra loro, attendendo l’ora esatta con la speranza che un po’ del tesoro trovato avrebbe fatto perdonare dai loro genitori la bravata compiuta.

    Si stavano quasi per addormentare quando udirono degli scricchiolii, poi un boato, la terra che franava e, al suo posto, spuntavano come funghi le lapidi di un cimitero.
    I due, nascosti dietro a dei cespugli, si guardarono reciprocamente negli occhi, increduli e timorosi, ma raggianti del fatto che, se la leggenda diceva la verità sul cimitero, allora doveva essere così anche per il suo tesoro. Ma qualcos’altro attirò la loro attenzione: piano piano, dalla radura, emersero tante creature simili tra loro che non avevano mai visto prima, ossia spiritelli, fate dei boschi, nani, folletti, un piccolo grande mondo magico. Li guardavano, sia attoniti che affascinati, mentre una melodia simile a un trillo cominciò a pervadere la foresta e i membri del piccolo popolo si misero a danzare in cerchio, saltando e ridendo di felicità. Selina era incantata, ma Kurt era deciso a trovare il tesoro e, prima che la sorella lo potesse fermare, uscì dal cespuglio. La danza si fermò improvvisamente e tutte le creature magiche presero a fissarlo, anche se non sembravano sorprese dalla sua apparizione. Si fece avanti tra la folla una fata di rara bellezza, che aveva una corona posata sul capo, probabilmente era la regina, forse – pensò Kurt – la regina della leggenda non era umana, bensì una fata!
    “Benvenuto Kurt.” Gli disse la creatura con voce suadente, senza che lui avesse detto il suo nome. “Ti aspettiamo da tanto tempo! Vieni qui, unisciti alle danze!”
    Il ragazzo, come soggiogato, non se lo fece ripetere due volte, mentre da dietro il cespuglio Selina si torceva le mani, di nuovo presa da quel brutto presentimento.
    La danza ripartì, più chiassosa e veloce di prima, solo che dentro al cerchio ora c’era anche Kurt, che, man mano che il ballo proseguiva, si sentiva come quasi sollevare da terra e anche i propri pensieri si facevano più leggeri, il tesoro, Selina, i genitori… Tutto sbiadiva, c’erano solo i suoi nuovi amici e una gioia ebbra, simile a quella del padre quando si concedeva un bicchiere di vino. La fata regina poi, di bianco vestita, pareva una sposa… Tuttavia, Kurt cominciò ad avere il fiato corto e male alle gambe dopo tutto quel movimento, così chiese se il cerchio poteva interrompersi un attimo così da farlo riposare un po’.
    Fu allora che la fata regina, proprio lei, così bella, così eterea, diventò livida in volto, gli occhi ridotti a due fessure e con voce stentorea che nemmeno pareva appartenerle disse: “Tu danzerai ancora con noi Kurt. Per tutta la notte.”
    “Ma… Devo tornare a casa, i miei genitori…” Piagnucolò il bambino, ma l’altra fu irremovibile.
    “Tutta la notte.” ripeté sogghignando e a Kurt per un attimo sembrò di vedere due zanne lucenti.

    Ecco che il cerchio diventò, se possibile, ancora più vorticoso e al suo centro, dal nulla, apparve un fuoco. Le creature ora avevano tutte, scoprì il ragazzino con terrore, lo stesso ghigno zannuto della fata regina. Prima che se ne rendesse conto, le creature magiche che gli avevano fatto compagnia fino a quel momento si trasmutarono in spaventosi esseri luciferini, capaci di volare e della consistenza delle fiamme. Lo avevano circondato e si avvicinavano sempre più, il loro calore bruciava, e Kurt poteva solo rimpiangere di non aver ascoltato la sorella, quando, all’improvviso, un ringhio terrificante squarciò l’aria e dalla foresta balzò fuori una fiera: l’essere pareva un lupo di grandi dimensioni, pelosissimo e nero, si muoveva su quattro zampe, aveva canini affilatissimi e bianchi che risplendevano nella notte di luna piena e risaltavano tanto quanto le pupille iniettate di sangue.
    Al suo arrivo, gli altri mostriciattoli fuggirono volando via nell’aria come pipistrelli infuocati e il ragazzo, pallido e madido di sudore, si coprì il volto con le mani, sperando che l’essere sbranati da quella creatura sarebbe stata una fine il più rapida possibile.

    “Apri gli occhi Kurt, non ho intenzione di mangiarti. Piacere, io sono Ivan.”
    Una voce sensuale e un po’ strascicata raggiunse le sue orecchie: anch’essa conosceva il suo nome! Ma soprattutto, non era morto! O almeno così gli sembrava… Riaprì gli occhi tremante e, con stupore, al posto della fiera pronta ad assalirlo, c’era un uomo: era vestito solo di un paio di pantaloni neri eleganti, scarpe stringate nere e una camicia bianca dalle maniche arrotolate al gomito, ma nonostante questo non sembrava sentire il freddo; la pelle diafana faceva da contraltare ai lunghi capelli corvini raccolti in una coda, ma ciò che impressionava in quella figura piena di fascino ed eleganza erano gli occhi cerulei, quasi di ghiaccio, tanto erano chiari, penetranti e acuti.
    “Sei fortunato che sia arrivato io…” Continuò “Le mie creature non sarebbero state altrettanto clementi con te… Io invece, ti lascerò andare, ma a una condizione…”
    “Se è per il tesoro non l’ho toccato! Me ne andrò e non tornerò a cercarlo! Lo giuro! Mai più!”
    Kurt urlò la sua risposta, nel timore di non riuscire a trovare la voce per parlare, che gli uscì più acuta del solito.
    “Non c’è nessun tesoro.” Mormorò freddo l’altro. “L’unico tesoro che abbia mai abitato questo luogo era mio, ma me l’hanno portato via…”

    Kurt non poteva saperlo, ma il cuore di quell’essere, un tempo pieno d’amore, ora era colmo solo di tristezza.
    Egli, infatti, molto prima che i due fratelli nascessero, quando era ancora giovane e pieno di belle speranze, si era innamorato di una ragazza meravigliosa: aveva la pelle pallida come la luna, gli occhi azzurri e una cascata di capelli biondi chiarissimi e si chiamava Astrid. La giovane aveva presto ricambiato l’amore dell’umile appassionato Ivan e, con una piccola cerimonia nella chiesa del villaggio, si erano coniugati davanti a Dio. Ma quella felicità era destinata a breve durata: per un malinteso, Ivan fu giudicato colpevole di furto e spedito in una prigione in cima a una scogliera, lontano, sulla costa. Ci rimase per dieci anni, finché, invecchiato e smagrito, riuscì a fare ritorno al suo villaggio, finalmente libero. La verità che però lo attendeva fu però terribile: Astrid, distrutta dal dolore per la separazione dal suo amato, finì per uccidersi con del veleno. Ivan, al colmo della disperazione e della furia, pregò che qualcuno arrivasse ad aiutarlo nella sua smania di totale distruzione e, quel qualcuno, arrivò: Garrett. Garrett, un vampiro centenario, tramutò lo stesso Ivan e insieme viaggiarono per secoli ed epoche avendo molte avventure, anche passionali, ma il più giovane aveva un solo pensiero: trovare qualcuna che le ricordasse la sua Astrid, per rivivere l’amore perduto. Finché…

    “La condizione è che tu mi consegni tua sorella Selina.”
    La ragazzina, che fino a quel momento era rimasta paralizzata dal terrore, si voltò istintivamente per scappare non appena ebbe udito il suo nome, ma inciampò nei resti di un teschio e cadde con un tonfo sordo. In un battito di ciglia, Ivan se ne accorse e la catturò.
    “Però, sei stato veloce Kurt.” Sogghignò.
    Poi, quasi il ragazzino non fosse presente, sospirò: “Se solo sapessi quanto ti ho cercata e quanto somigli alla mia Astrid…” Carezzandole con tenerezza la pelle diafana. “Lei che è sepolta proprio qui…” Ecco la verità, quindi: il tesoro del cimitero non era altri che lei!
    “Ti prego, se il tuo amore è stato vero, lasciami andare…” Singhiozzò la giovane piena di terrore.
    La piccola parte umana del cuore di Ivan rimase colpita da quella disperazione così sentita, mentre Kurt invano lo supplicava: “Prendi me al suo posto, prendi me…”
    Garrett gli avrebbe riso in faccia, ma quella sera era lontano. In Selina, all’idea di separarsi per sempre dai suoi famigliari, vedeva lo stesso dolore senza fine che traboccava da Astrid il giorno che lui le fu portato via. “E sia. Ti lascio andare.” Disse alla fine. La ragazza cadde a terra tremante come una foglia.
    “Ma tutto ha un prezzo.” Continuò e, veloce come un fulmine, afferrò Kurt mordendolo dritto alla gola. L’urlo di Selina fu agghiacciante e pieno di strazio, mentre osservava impotente la trasmutazione del suo amato fratellino, dolorosa e terribile, con grida lancinanti e fiotti di sangue che Ivan beveva avidamente.
    “Ora va, ci rivedremo qui, la prossima notte di Ognissanti.” Promise Kurt, i vestiti macchiati di rosso vermiglio, gli occhi scarlatti. Al colmo della tristezza, ma tuttavia felice di aver scampato un destino che sembrava ineluttabile alla sorella, scomparve con Ivan.

    Selina corse con le ultime forze e venne ritrovata dai genitori disperati che, dalle vesti insanguinate e l’aria spiritata, ipotizzarono che Kurt fosse stato ucciso da un branco di lupi. La ragazzina non disse loro la verità. Non la disse mai a nessuno. Dal dolore per la perdita e il grande spavento, i suoi capelli divennero precocemente bianchi. Abbandonò ogni sogno di avventura e di fortuna, non si allontanò mai dal villaggio in cui era nata, dove rimase sola alla morte di entrambi i genitori, dato che tra la gente circolavano brutte voci sul suo conto per l’infelice sorte di Kurt.
    Ma a Selina questo non importava. Ogni anno, la notte di Ognissanti, si calava nel profondo della foresta e lasciava, su una delle tombe, un’unica rosa bianca per l’infelice Astrid, nell’attesa del ritorno dell’amato fratello.
     
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    La Strega del Bosco



    Parole guida per la storia: Bosco oscuro, strega, biscotti di marzapane, vendetta, malizia



    Note Autore: All'interno della storia viene nominata la festività Samhain, che è la festa pagana dei morti, il velo dei due mondi si fa sottile e le anime dei defunti tornano a camminare sulla terra.

    »»————-  ————-««




    Era il freddo pomeriggio del 31 Ottobre. I raggi infuocati del Sole tinteggiavano il cielo ormai pronto ad accogliere il buio e dare, così, il benvenuto alla Notte di Samhain, quando all'improvviso la terra incominciò a tremare: l'astro del mattino si oscurò, il vento soffiò feroce in ogni Reame e grosse palle di ghiaccio si schiantarono in ogni dove, accompagnate da fulmini e saette. La Terra sembrava precipitata in un inferno e in molti pensarono di essere giunti alla Fine.

    Eppure, il mattino seguente, il Sole riprese posto sul suo trono celestiale, neppure una nuvola osava contaminare il suo Regno. L'aria soffiava leggiadra e pungente tra gli alberi aranciati che danzavano insieme ad essa, mentre alcuni impavidi uccellini cantavano armoniosi; così in molti si riversarono nelle strade e, cantando e danzando, portarono allegria fino ai margini del bosco, dove alcuni, sia grandi che piccini, si inoltrarono per condividere la gioia della vita insieme agli animali.

    Furono tre ragazzini a trovarla, o forse fu lei a trovare loro...

    “O che dolce spensieratezza è giunta fino a codesti luoghi lontani” disse la donna, sbucando tra i rami degli alberi per mostrarsi ai giovani, che quasi ebbero l'impressione di averla chiamata con il loro canto. “Ditemi, fanciulli, cosa vi ha donato tanta gaiezza nel cuore?” chiese ella con tono dolce e soave.
    I tre adolescenti rimasero silenti per un breve istante, troppo ammaliati dall'incantevole bellezza della giovane donna: alta e formosa, con un abito lungo e nero che le esaltava le curve; lunghi e setosi capelli infuocati, la pelle più candida della neve su cui risaltavano rosse labbra, a forma di cuore, e gli occhi dorati. Gli sguardi rapiti dei tre non passarono inosservati alla donna che, con un mezzo sorriso sul viso, gli si avvicinò e con un dito accarezzò la guancia a uno di loro, che sbatté ripetutamente le palpebre e si schiarì la gola.

    “V-voi... voi non avete sentito nulla di quanto è accaduto ieri notte?” chiese il ragazzino risvegliato dalla signora.
    “Ieri?”
    “Sì, ieri! Sembrava fosse giunto il finimondo, mia signora, e ora festeggiamo con gioia la vita!” esclamò il giovane, seguito dagli altri due compagni che annuirono con enfasi.
    Nello sguardo della donna brillò una strana scintilla rossastra e, per un fulmineo attimo, una gelida espressione le si tinse sul viso, poi sussultò e si portò una mano sul petto: “O cielo, che cosa tremenda! Lo credo bene che per voi, oggi, è un dì di festa. Tutto il Regno festeggia?”
    “Certo, vossignoria!”
    “Tutti i Regni del mondo festeggiano!” esclamò il secondo.
    “Sì, senza alcun dubbio!” aggiunse l'ultimo e tutti e tre si scambiarono degli sguardi complici e felici, mentre la donna alzò appena il mento e li guardò con occhi glaciali, fino a che un ghigno le illuminò il viso per un'istante.

    “Ebbene, un lieto evento come questo va festeggiato con qualcosa di appropriato” disse la sconosciuta, il cui volto mutò e si fece più dolce e premuroso non appena i giovani tornarono su di lei. Mise una mano nella tasca dell'abito nero e, dopo aver mosso appena le dita all'interno, vi tirò fuori un sacchettino. “Prendete”, aggiunse, “vi addolcirà ancora di più questo giorno di festa” concluse con un tenero sorriso.
    Il primo fanciullo prese la piccola bisaccia tra le proprie mani e guardò la donna: “Non dovevate disturbarvi...”
    “Nessun disturbo, sono solo dei biscotti di marzapane che mi sono avanzati. Ve li cedo volentieri” puntualizzò la signora misteriosa, il cui sorriso si macchiò di una lieve punta di malizia.
    “Vi ringraziamo per il vostro dono, allora” disse il ragazzino che fece un mezzo inchino, seguito dagli altri due.
    “Ora sarà meglio che torniate dai vostri, oppure la notte vi renderà difficoltosa la via del ritorno” disse la donna con un delicato cenno di mano.
    “Venite con noi” propose il secondo fanciullo con aria infatuata.
    “Mi rincresce, ma ho degli affari qui che richiedono la mia presenza, ma grazie per il pensiero.” Fece un piccolo inchino e li esortò nuovamente ad affrettarsi con un gesto di mano.

    I tre ragazzini si congedarono dalla donna e s'incamminarono verso l'uscita, poco dopo, il terzo di loro, si voltò indietro per ammirare un'ultima volta l'incantevole sconosciuta, ma di lei non vi era più alcuna traccia.
    Una volta raggiunto il gruppo in festa, i tre giovani condivisero con gli altri i biscotti speziati, che continuavano a moltiplicarsi all'interno del sacchettino, non appena uno di essi veniva gustato da qualcuno. Era giunta la sera e, uno ad uno, i paesani incominciarono ad accasciarsi a terra privi di vita.

    Il mattino seguente un gruppo di soldati in ricognizione videro i corpi esangui, perlustrarono la zona e portarono al castello ogni possesso dei morti – compresa la piccola bisaccia piena di biscotti. Fu in quel momento che la Corte Reale incominciò a fare luce sul mistero; voci provenienti da altri Regni – anche molto lontani – riportavano di un simile evento: paesani morti misteriosamente e popolazione decimata senza precedenti. Solo una coincidenza risultava alquanto strana: in mezzo alla Morte vi era una strana piccola bisaccia verde e dorata con biscotti allo zenzero.
    “I morti sono stati tutti rinvenuti nelle vicinanze del bosco, quindi... dobbiamo perlustrare ogni angolo della foresta!” esclamò il Re del Regno del Nord.
    Al sorgere del nuovo Sole le truppe lasciarono il castello e nel primo pomeriggio raggiunsero la meta. Oltrepassarono i primi alberi per poi inoltrarsi sempre di più nel fitto della vegetazione. All'improvviso udirono una voce soave echeggiare tutt'intorno a loro, fino a che non videro la donna sbucare nel nulla.

    “Non dovreste essere qui, signora, il bosco è pericoloso. Vi siete perduta?” chiese il sovrano.
    “Non temo la foresta, giovane Sire, essa è la mia casa e quindi no, non mi sono dispersa.”
    “Se vivete qui, allora potreste aver visto qualcosa di sospetto!”
    Seguì un momento di silenzio, lo sguardo del Re puntato sulla donna il cui volto, prima impassibile, mutò: un sorriso malizioso e una scintilla rossa illuminò i suoi occhi.
    La giovane signora schiuse le labbra scarlatte e la voce uscì come un leggero e delicato soffio primaverile: “Invero sì, ho veduto qualcosa di sospettoso, molto, molto pericoloso.”

    Il Re e l'intero esercito rimasero in attesa, poi all'improvviso la strega alzò le braccia al cielo, che si oscurò d'un solo colpo, e la sua figura prese a fluttuare nell'aria: “Voi! Esseri immondi e ignobili! Siete voi l'orrore e la minaccia che corrode queste Terre!” esclamò con una voce talmente diabolica e micidiale da raggelare il sangue di tutti i presenti. I cavalli si sbizzarrirono e si liberarono dei loro destrieri, per poi correre andando oltre la figura della donna. Alcuni soldati urlarono in preda al panico, altri tentarono la fuga, ma la Terra, come quel dì di Samhain, prese a tremare.
    “Voi, che con le vostre guerre ed egoismo, la vostra sete di potere e possesso, la vostra indifferenza e superficialità, siete il male del Mondo! Pensate che tutto vi sia dovuto, senza nemmeno imparare dai più gravi e profondi dolori!” Ad un tratto la quiete tornò, impregnata di tensione e freddezza. “Voi non meritate nulla, nemmeno il dono più sacro che vi ho concesso...” concluse la strega quasi con un gelido sussurro che, nonostante tutto, raggiunse tutti i presenti.

    Allora la Terra tornò a oscillare: gli alberi presero vita e con i loro rami stroncarono quella di alcuni soldati; gli animali si ribellarono e attaccarono altri cavalieri; il vento, con il suo soffio vorticoso e violento, soffocò qualcun altro, mentre la grandine colpiva, qua e là, chiunque le capitasse a tiro.
    In quello stesso momento, la donna si avvicinò al Re, intrappolato nella morsa nodosa di un arbusto, gli accarezzò il viso con due dita e lo guardò con freddezza.
    “Vi... vi prego!” implorò il sovrano, lo sguardo sofferente e voce rotta.
    La giovane chiuse le palpebre, fece un lungo respiro e poi tornò a guardarlo. Un lieve velo di malinconia le contaminava gli occhi glaciali e fiammeggianti di disprezzo. “Io vi ho donato tutto e voi... tutti voi non avete avuto alcun ritegno nel portare Morte e Distruzione. Non avete avuto alcun rispetto nei confronti della Mia Vita, quindi avete perso il diritto alla vostra.” Detto ciò, posò una mano sul volto del sovrano urlante, chiude gli occhi e, con un respiro profondo, l'arto le si illuminò; il corpo del Re si afflosciò come se fosse addormentato.

    La stessa sorte toccò a tutti gli altri Regni, fino a che la pace dominò indisturbata e tutta la Terra si riempì di fiori, piante e animali.
    Quanto alla strega, una volta ristabilita l'armonia, si distese in una radura e si dissolse nel nulla.
     
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    Ciao a tutti!
    Questa è la mia storia per il Contest di Halloween.
    Dato che mi sembrava disonesto partecipare vedo creato io l’iniziativa e le parole per creare una storia, ho deciso di farmi dare, a mia volta, delle parole su cui scrivere la mia storia di Halloween.
    Grazie a Elizabeth e a Rue Ryuzaki per avermi dato le seguenti parole: soffitta, mummia, lampada, odio, disgusto.
    Premetto già che l’atmosfera di Halloween è presente solo all’inizio del racconto.
    Mi scuso per la eccessiva lunghezza, ma ahimè sono arrivata alla conclusione che le storie brevi cominciano a starmi un po’ strette, ho bisogni di nuovi stimoli e soprattutto sento la necessità e la capacità di proporre e scrivere stori sempre più complesse.
    Un’ ultima cosa: in fondo alla pagina troverete le note relative alla spiegazione di alcuni elementi della storia.

    Categoria: bollino verde (per ragazzi di 10-13 anni)
    Genere: Mitologico/Fantasy/Avventura/Sentimentale
    Sinossi: La madre di Jamal organizza una festa la notte di Halloween nella sua villa inglese per aiutare suo figlio adottivo a instaurare nuove amicizie con i suoi compagni di scuola...
    Ma non va come previsto...
    Durante la caccia ai biscotti di marzapane Jamal viene rinchiuso, per scherzo, nella soffitta dove sveglierà il fantasma di una mummia che gli rivelerà la sua vera discendenza.
    Note Aggiuntive:
    "Per chi ha amato Percy Jackson e gli Dei Dell’Olimpo. Per chi ha amato Magnus Chase e gli Dei di Asgard”
    Questo racconto lo dedico a voi.
    Buona Lettura.💛



    LA MALEDIZIONE DI SETH


    “…è più facile odiare che amare…”



    Nel cielo blu trapuntato di fulgide e argentate stelle, aleggiavano, come fantasmi, nuvole gonfie e plumbee. Circondarono la cerea luna dal volto sfigurato, segnato da un urlo di solitario terrore.
    Dalla foresta un ululato si disperse nelle tenebre del bosco scheletrico fino a giungere nelle vie del villaggio.
    Ogni abitazione era addobbata a festa: penzolanti, dalle vetrate delle finestre, i ragni tessevano giganti ragnatele. Nei giardini, cosparsi di foglie sfumate dai colori del tramonto, c’erano una moltitudine di zucche arancioni dai ghigni perfidi e malefici. Alcuni spaventapasseri decapitati incombevano minacciosi, creando ombre nere sull’erba. Lenzuoli candidi, appesi ai rami degli alberi, ricordavano gli spiriti dei parenti defunti.
    Qualcuno all’entrata delle dimore aveva lasciato già dei dolcetti color arcobaleno.
    La magica notte di Halloween era calata nella campagna inglese e attendeva solo la resurrezione dei suoi mostri.

    Nella villa, in stile liberty, di una famiglia egiziana si assaporava un’atmosfera calda e confortevole. Dai corridoi e dalle innumerevoli stanze provenivano voci allegre, urletti isterici e risate acute di bambini, impegnati in una proficua caccia al tesoro.
    La Signora Zahirah, dai lunghi capelli bruni ondulati e dall’animo gentile e amorevole, stava infornando altri Kahk*. Aveva organizzato una festa solo per il figlio di nove anni, invitando i suoi nuovi compagni di scuola, nella speranza che la sua vita sarebbe pian piano migliorata. Desiderava molto vedere il figlio sereno, giocare insieme con i giovani della sua età, desiderava tanto che avesse degli amici; non voleva più vederlo solo e venire escluso perché considerato diverso solo per essere stato abbandonato sulla riva di un fiume.
    Lei non poteva avere figli, così aveva deciso di adottarlo, insieme al suo marito, il Signor Shamal.

    «Tesoro, desideri dei biscotti e una tazza di tè con del latte freddo?» Domandò, andando ad appoggiare il vassoio sopra alla scrivania in legno di mogano antico e pregiato.
    Il maritò girò la sedia. In bocca teneva una pipa fumante e in mano aveva dei fogli ingialliti, concentrato in una minuziosa lettura.
    Li gettò sopra al tavolo e guardò la moglie con i suoi occhi neri e profondi. Sbuffò. «Sì lascia pure qui.» Prese in mano una penna stilografica e si mise a firmare altre scartoffie.
    «Non hai ancora finito di lavorare?»
    Dal piano di sopra un tonfo sordo seguito da altre urla spezzò un attimo di tranquillità.
    Il marito roteò gli occhi all’insù, mostrando una faccia di disgusto e impazienza.
    La moglie le rivolse un’espressione dolce e comprensiva. «Si stanno divertendo molto.»
    «Anche troppo adesso», constatò l’uomo, che si abbandonò sullo schienale dondolandosi un po’ sulla comoda poltrona in velluto porpora.
    «Vorrei solo che avesse degli amici.»
    «Sei sicura che tutto questo», gesticolò con le mani «casino, lo stai facendo solo per lui?»
    La donna lo osservò senza proferire parola.
    «O lo stai facendo anche per te?» La incalzò, giocando con la penna tra le dita della mano destra.
    «Perché dici questo?» Lo attaccò con voce incrinata, i suoi occhi mostrarono il velo di una lacrima.
    «Ho visto quanto ti considerano le altre madri, come ti scrutano male dall’alto al basso. Per loro non sei nessuno, non vali niente. Quello che vuoi per tuo figlio, credo lo vuoi più per te stessa. Non sei abituata a venire lasciate in disparte, in Egitto eri…»
    La moglie lo interruppe subito. «Quello che faccio lo faccio solo per nostro figlio», sbottò con tono deciso. «Voglio vederlo felice. Non è quello che un genitore dovrebbe fare?» Lo rimbeccò come per accusarlo di qualche colpa.
    «Non credo funzionerà», tagliò corto lui. «Metteranno solo in subbuglio la casa. La domestica lunedì mattina si licenzierà notando tutto lo sporco lasciato da quei marmocchi.»
    La madre innervosita lasciò lo studio del marito e scomparve dalla sua vista.

    Un bambino, travestito da vampiro, spalancò una porta. «Trovati!» Gridò «Ho trovato altri tre biscotti.» Si fiondò giù per l’ampia scalinata, mettendo i dolcetti dentro al cestino a forma di zucca.
    «Ehi, c’ero prima io!» Lo prese per il mantello una streghetta dalle trecce lunghe e ramate.
    «Chantal trova anche gli altri del gruppo, devi impedire che trovino gli ultimi biscotti», parlò un fantasmino sbucato dal buio.
    «E tu cosa credi di fare, Dylan?»
    «Misterooo», rispose, imitando la voce di uno spirito.
    «Abbiamo già controllato tutte le stanze qui sopra, non ci sono altri dolcetti. Gli ultimi saranno al piano di sotto!» Gli urlò contro, ma il bambino la ignorò e fuggì via.

    «Ma dove ti eri cacciato!» Esclamò un Frankestein in miniatura.
    Dylan afferrò la spalla dell’amico, cercando di riprendere fiato.
    «Forza, di qua, queste sono le ultime stanze», fece eco un altro bambino.
    «C’è anche la soffitta!» Aggiunse Jamal.
    Dylan alzò la testa e rivolse uno sguardo malizioso al suo vicino.
    Di fianco a loro due bambole assassine spalancarono un’altra porta. «La soffitta?» Domandò la più bassa. «No, io lì non ci salirò mai», affermò la seconda. «Chissà cosa nascondono…»
    «Fifone, avete forse paura?» Le incalzò il loro amico fantasmino, facendoli l’occhiolino.
    Le due bambine si scambiarono uno sguardo complice.

    Il gruppo si ritrovò ai piedi dell’angusta e impolverata scala che portava alla soffitta.
    «Lasciamo andare Jamal», propose Dylan.
    «Sì, lasciamo andare lui», incalzarono due piccoli zombie.
    «Perché?» Chiese confuso, voltandosi verso gli altri.
    «È casa tua. Diamo a te l’onore di trovare gli ultimi biscotti», disse il fantasmino con aria altezzosa.
    «Sì, ma io non voglio andare lì sopra. È da tanto…»
    Dylan fece un passo verso di lui, puntandogli le sue iridi blu contro. «Se lo farai ti promettiamo che diventeremo amici, per davvero.»
    «Non ti prenderemo più in giro», affermò sicura una bambina.
    «Non ti ruberemo più la merenda», aggiunse l’altra.
    «E a pranzo potrai sederti al nostro tavolo», concluse uno scheletrino.
    «Ti abbiamo convinto?»
    Jamal acconsentì con il capo.
    «Ora va, forza! Dobbiamo vincere contro gli sfigati della scuola.»
    Il bambino si voltò di spalle, con un braccio si aggrappò allo scorrimano. Deglutì a fatica. Aveva paura. Nessuno della famiglia ci era ancora entrato lì dentro da quando erano venuti ad abitare in Inghilterra.
    Dylan e il suo amico più fidato lo seguirono.
    Jamal mise la mano attorno al pomello, avvertì che era gelato. Fece un respiro profondo, lo girò e con uno scatto la porta si aprì, rivelando l’oscurità.
    Il bambino si girò, sobbalzando spaventato.
    «Entra, che stai aspettando?» Lo forzò il fantasmino.
    Jamal si voltò e fece tre passi.
    Nel volto di Dylan comparì un sorriso subdolo e perverso. Lo spinse dentro, facendolo cadere in ginocchio. Sbatté la porta, girando il pomello all’incontrario, chiudendolo all’interno. Rise divertito. «Addio!» Scese le scale, seguito dallo zombie. «Ci sei cascato!» Esclamò, irrompendo in una fragorosa risata.
    Anche gli altri si sbellicarono fino al mal di pancia.
    Il bambino provò ad aprire la porta, ma era bloccata allo stipite. «Non è divertente! Tiratemi fuori!» Gridò impaurito, ma gli altri continuarono a scherzare. Gli si velarono gli occhi di lacrime. «Tiratemi furi di qui! Aiuto! Per favore! Voglio uscire! È troppo buio, non vedo niente!» Prese a singhiozzare.
    È così ingenuo», disse una delle bambine.
    «E patetico», confermò uno dei due zombie.
    «Dai, andiamo via.» I bambini corsero lungo il corridoio, diretti al piano inferiore.
    «Frigna quanto vuoi, chiama pure la mammina. Tanto non ti sentirà!» Gli urlò infine Dylan, prima di scappare via insieme al suo gruppo.

    Jamal si arrese e si mise con la schiena contro il legno della porta.
    Un raggio di luna, che filtrava dal vetro rotto del lucernario, illuminò le sue scarpe.
    Si rialzò e si strofinò i vestiti. Sotto di lui c’era qualcosa di morbido.
    Avanzò nel buio come un cieco, alla disperata ricerca di aggrapparsi a qualcosa di familiare, ma andò a sbattere solo a qualcosa di alto e duro.
    A tastoni provò a individuare quello che lo circondava.
    Prese in mano quella che sembrava assomigliare a una clessidra.
    La studiò con le mani fino a individuarne una specie di pulsante. Lo premette con forza e si accese: era una lampada. Jamal la osservò con più attenzione. Era un manufatto antico e pregiato, decorata con intarsi floreali dorati. Emanava un insolito bagliore vermiglio che illuminava in parte la stanza.
    Jamal iniziò a scrutarsi intorno. Sotto di lui c’era una coperta morbida di sabbia. Rimase un attimo stranito. Prese la lanterna in mano e si mosse verso il centro della soffitta. Era un disordine di mobili, scaffali, libri e oggetti di antiquariato disposti alla rinfusa, sommersi da uno strato di spessa polvere grigia, ragnatele e nera muffa.
    Il bambino scorse una superficie lucida, nascosta sotto un drappo di un bianco tessuto. Lo scostò e lo fece scivolare a terra. Davanti trovò la sua immagine riflessa su uno specchio ovale dalla cornice decorata in argento. Rimase lì, immobile, a fissare il suo corpo mingherlino e sciupato. Aveva la pelle liscia color caramello, i capelli lucidi e corvini e due iridi luminose sfumate di castagno. La sua carnagione scura si differenziava troppo da quella più chiara dei suoi coetanei. Era l’unico a non aver indossato un costume quella sera, suo padre gli aveva proibito di acquistarlo perché contrario alla cultura occidentale, così si ritrovò a mettere uno dei suoi soliti completi: pantaloncini blu, maglione color crema accompagnato da una camicia inamidata di lino. Era diverso dagli altri, non lo avrebbero mai accettato come un loro amico anche se di animo paziente, buono e gentile.
    Jamal avvertì dell’aria fredda avvolgerlo in un abbraccio. Alle sue orecchie parve giungere un sospiro sinistro. Si irrigidì di colpo, un brivido gli scese lungo le vertebre.
    Si voltò di scatto, ma non c’era nessuno.
    I suoi occhi caddero sopra una bizzarra cassa. Si avvicinò con cautela e si accucciò. Sotto a un tavolo sbilenco c’era un sarcofago dorato con incastonate delle pietre preziose multicolore e incisi dei disegni orientali. Jamal accarezzò la ruvida e rovinata superficie, rivelando il volto di una divinità.
    Si soffermò su alcune frasi di una preghiera, scritta in geroglifico.
    “Tu illumini le tenebre, tu emetti aria dalle tue piume, e tu inondi le Due Terre come il grande Sole all'alba. La tua corona permea la sommità del cielo, tu sei il compagno delle stelle e la guida per ogni uomo. Tu sei caritatevole nel decretare e parlare, il favorito e i prediletto fra tutti gli dei…”

    Uno sordo boato fece vibrare la soffitta. Jamal si ridestò.
    Di fronte a lui il sarcofago prese a tremare e a rimbalzare.
    Indietreggiò scandalizzato, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta.
    Si precipitò verso la porta, tentando di scardinarla.
    Un’ ombra nera si avvicinò verso di lui, diventando sempre più maestosa e minacciosa.
    Jamal spaventato, sudaticcio e con il cuore che gli rimbalzava nel petto, si voltò cacciando un urlo di agghiacciante terrore.

    Sua madre al piano di sotto si soffermò preoccupata.
    Uscì dalla soglia da pranzo e notò un gruppo di bambini rincorrersi nell’ampio atrio della casa.
    Fece un passo verso di loro, ma un pensiero intrusivo la bloccò. Non voleva fare la madre ficcanaso e iperprotettiva, suo figlio era da qualche altra parte a giocare con i suoi nuovi amici. Trasse un respiro di conforto e ritornò alle sue faccende domestiche.

    Jamal gridò ancora e si coprì il volto con le mani.
    Un indice fasciato gli tastò la spalla.
    «Vattene via! Mostro! Ritorna da dove sei venuto!»
    L’essere sconosciuto si schiarì la gola.
    Il bambino abbassò le braccia. Di fronte a lui c’era una mummia coperta da innumerevoli strisce di bende filanti scolorite che lasciavano scoperti solo gli occhi infossati, dalle pupille luccicanti e dorate. Jamal venne ipnotizzato dalla loro luminescenza. «Chi sei tu? Puoi parlare?»
    La creatura tossì forte, formando una nuvoletta di fuliggine nell’aria. «O sì certo che posso parlare», rise divertito.
    Il bambino sbiancò e sbatté contro il muro.
    «Sono lo spirito di una mummia», si presentò con tono autorevole «E tu sei?» Chiese con voce stridula e gentile, mostrando un sorriso quasi sdentato.
    «Mi chiamo Jamal», rispose con una smorfia di disgusto.
    «Come hai fatto a svegliarmi dal mio eterno riposo?»
    «Non lo so… Loro mi hanno rinchiuso qui…»
    «Loro chi?» Si fece più curioso e si avvicinò al piccolo giovane.
    Lui non rispose. Si accasciò a terra e iniziò a piangere, affondando il viso tra le sue gambe.
    «Perché piangi, adesso?» Domandò preoccupato, mordicchiandosi le unghie che non aveva.
    Jamal singhiozzò e scosse il capo.
    «Scusa, non volevo spaventarti», disse affranto e con voce rotta.
    «Non sono miei amici. Sono dei mostri. Mi hanno fatto un altro scherzo. Pensavo di potermi fidare, pensavo volessero essere miei amici almeno questa sera, ma mi hanno ingannato, ancora», singhiozzò «e ancora», tirò su col naso. «E continueranno ancora a deridermi perché sono egiziano, perché provengo da un altro Paese. Per loro sono solo strano e diverso. Mi odiano e mi disgustano.» Si asciugò le lacrime. «E hanno ragione, perché io non sono nessuno. Sono solo e abbandonato. Vorrei tanto sapere chi è la mia vera famiglia e perché mi hanno lasciato.»

    La mummia lo osservò in silenzio, con occhi pieni di compassione. Gli accarezzò un braccio. «Vorresti aiutarmi? Anche io devo cercare la mia famiglia, forse se ci aiutiamo a vicenda possiamo ritornare a casa entrambi, non credi?» Propose, inclinando la testa di lato.
    Il bambino lo guardò confuso.
    La mummia un po’ in imbarazzo si girò e andò verso la sua tomba.
    Si mise a gesticolare e a farfugliare. «O quanta robaccia c’è da sistemare qui.» Prese a lanciare ovunque ogni oggetto che gli passava per le mani. «Questo no, questo non è.»
    «Cosa stai facendo adesso?» Domandò accigliato.
    «Questo non li assomiglia per niente.»
    Il bambino non ottenne risposta.
    «O eccolo l’ho trovato!» Esclamò felice. «Ah no!» Lo rigirò e lo rigirò sul palmo. «È solo uno stupido libro.» Lo tirò quasi dritto in faccia al bambino. «Stai più attento! Accidenti!»
    «Scusa», borbottò. «Eccolo qui!»
    Jamal si pose dietro al corpo della mummia che prese un papiro rilegato.
    Lo spirito srotolò il foglio che rivelò una mappa antica e sbiadita. La spostò verso il giovane curioso.
    «Che cos’è?»
    «Vieni vicino a me.»
    Jamal si sporse davanti al sarcofago, la mummia emise con un ghigno e lo spinse dentro.
    Il bambino urlò e cadde nel buio totale, seguito dalla mummia.

    Jamal riaprì pian piano le palpebre. Cercò di muoversi, ma gli doleva ogni arto del corpo. Gemette di dolore.
    «Buuu!» Il fantasma della mummia gli piombò davanti al viso.
    Il bambino urlò, spaventato.
    «Su, forza, rialzati.» Lo invitò.
    Jamal si rimise in piedi. Si guardò intorno. Era in un luogo sconosciuto, freddo e umido, dove regnava l’oscurità delle tenebre.
    «Dove siamo?» Domandò spaesato.
    «Nel vuoto, più vuoto. Qui tutto doveva venire ancora plasmato e definito», iniziò a parlare, volando da una parte all’altra. «Aspetta e vedrai…» Si pose davanti a lui. «Voglio raccontarti una storia…»
    “C’era una volta, tanto tempo fa, il vuoto, dove la Dea del cielo Nut dominava il caos delle tenebre. Un giorno, da un remoto mondo, giunse a farle visita il Dio della terra, Geb. Si innamorarono e diedro alla luce quattro figli.
    Iside e Osiride erano i più splendenti. Fin da quando erano nel grembo della madre, manifestarono un legame molto profondo. Quando nacquero, Iside divenne la Dea dell’amore, della maternità, della magia e dell’assoluta regalità, mentre il fratello Osiride discese fra gli uomini e gli insegnò l’agricoltura e l’arte della produzione del vino. Uniti insieme fecero costruire, tra la sabbia dorata di un deserto, un regno, dove il loro popolo li ringraziava, li adorava per la loro sincera, onesta e umile gloria, fondata solo sull’amore e sulla bontà.”


    Il bambino rimase stupito del luogo in cui la mummia lo aveva condotto.
    Era in Egitto.
    Le acque scroscianti del Nilo, erano azzurre e limpide, brillavano come mille diamanti sotto la luce calda del tondo e luminoso sole. Lungo le sue sponde cresceva rigogliosa una moltitudine di piante verdi brillanti, dove alcune donne, con indosso lunghe e candide tuniche, lavavano i panni e i bambini giocavano e facevano il bagno. Al di là del fiume, sopra un’altura, sorgeva un’immensa città di alti palazzi. Dalle vie si udivano risate e schiamazzi e anche qualche imprecazione. La strada principale conduceva dritta al tempio, dove abitavano le loro sacre e immortali divinità. Verso il cielo blu chiaro si innalzavano una imperiosa Sfinge e tre Piramidi di mattoni color sabbia.
    La mummia guardò Jamal «Sei pronto a seguirmi durante questo viaggio?»
    Il piccolo annuì senza proferire parola, troppo incantato dalle meraviglie di quel nuovo mondo.
    La mummia compì un passo in avanti e seguita dal bambino si inoltrarono nella città.
    Entrarono in una stanza del divino palazzo, nascondendosi dietro il velo di una tenda.
    Jamal guardò il fantasma.
    “Iside e Osiride erano i sovrani dell’Egitto. Erano perdutamente innamorati uno dell’altra. Il loro amore era tanto forte, quanto la loro bruciante passione carnale e spirituale che li stava lentamente consumando il corpo e l’anima. Non passavano ora, minuto, secondo senza sfiorarsi. Rimanere separati era un’agonia struggente.”
    Jamal vide Osiride inginocchiarsi davanti alla sua amata.
    «Desideri diventare mia moglie?»
    «Sì.»
    Il Dio le infilò un anello dorato con un rubino rosso al suo anulare sinistro. Si alzò e abbracciò la sua sposa.
    Si scambiarono un inteso e profondo bacio del loro potente amore. Tanto potente ma non eterno…
    Non tutti furono d’accordo alla loro unione.


    La mummia riprese per mano Jamal.
    Si ritrovò in un’altra stanza. Era avvolta dal buio, illuminata solo da alcune fiaccole appese a dei tripodi al muro.
    Al centro c’era un uomo, la sua testa assomigliava a quella di un tenebroso sciacallo. Nelle sue iridi ardevano rosse e furiose fiamme.
    “Seth, il fratello maggiore, aveva sempre odiato il loro amoroso rapporto, era disgustato dalla loro incestuosa relazione. Nutriva una profonda gelosia verso la bellezza, la potenza e la gloria perfetta della sorella che voleva averla tutta per sé, e ancora peggio, era invidioso verso il fratello Osiride, troppo ingenuo e buono per essere degno di governare insieme a una donna autorevole come la sorella. Quel trono aspettava a lui, aspettava a lui governare il regno insieme a Iside. Odiava il loro amore, troppo infantile e sciocco, e odiava il suo popolo che continuava ad adorare solo loro due, mettendo così in ombra tutte le altre divinità.
    Non poteva più sopportarlo, doveva cambiare il loro destino.
    Continuava a interrogarsi nelle sue stanze, facendo avanti indietro, sempre più scosso e in collera, finché nella sua mente si plasmò la vendetta più malvagia e crudele che nessun Dio avesse mai escogitato.
    Chiamò all’ordine i sue servi più stretti e fidati. «Non posso permettere che la loro gloria nasconda quella mia e degli altri dèi. Come hanno potuto compiere un atto così avventato. Sono fratelli, dannazione! Che insegnamento danno al popolo! Dobbiamo fare qualcosa o presto l’Egitto soccomberà per colpa del loro insulso amore!» Si soffermò e rifletté, accarezzandosi il mento. Nel suo volto comparì un ghigno sinistro. «Farò un banchetto, organizzeremo una festa in onore di tutte le divinità maschili. Costruirete, per me, un sarcofago tutto d’oro e incastonato di mille pietre preziose, le più rare e pregiate del deserto e lo porterete alla festa. Chi riuscirà a entrarci sarà suo per sempre e la sua tomba per l’aldilà…», rise malefico.
    I servi obbedirono agli ordini del loro perfido padrone e lasciarono le stanze per completare l’opera.


    La mummia cancellò la scena davanti agli occhi di Jamal in una nera foschia.
    Il piccolo si ritrovò in cima a un’ampia terrazza ovale, sospesa nel cielo blu trapuntato di stelle argentate. All’orizzonte si stagliavano gli aguzzi contorni delle tre Piramidi. Soffiava un leggero vento tiepido. Il luogo era illuminato da molte fiaccole vibranti. Al centro c’era una lunga tavolata coperta da una tovaglia ricamata in oro. Sopra era cosparsa di colorate e squisite prelibatezze. Attorno al banchetto c’erano molti uomini di bell’aspetto intenti a intrattenersi con risate e scherzi. Sembravano felici… In mezzo a loro Jamal scorse anche la figura di Osiride.
    “La festa ebbe inizio tra canti, danze e cibo, tanto cibo.” La mummia aveva la bava alla bocca.
    Jamal lo scrutò con una smorfia basita.
    “Venne interrotta dal Dio Seth che comparì all’improvviso, seguito dai suoi servi che sorreggevano a fatica la bara.
    «Amici miei», avanzò fra la folla.
    Gli invitati smisero di bere e mangiare.
    «Che piacere avervi tutti qui, questa notte.»
    Seth fece cenno ai suoi schiavi di seguirlo fin sopra una specie di altare che si trovava davanti alla tavola imbandita.”

    Jamal si accorse che il sarcofago era molto molto simile a quello trovato nella sua soffitta. Era coperto d’oro, con incastonate mille pietre arcobaleno, con incisi dei geroglifici e intarsiato di disegni animaleschi e floreali.
    La mummia si rivolse al bambino. «Mi stai ascoltando?» Gli diede una gomitata. «Non distrarti.»
    Il giovane rinvenne dal suo stato trasognato.
    “Seth salì i gradini e i suoi servi posizionarono il sarcofago sopra all’altare.
    Aprì le braccia e si rivolse ai suoi amici. «Questo è un regalo che offro a voi, miei dèi. Ma solo uno potrà possederlo e farlo suo per sempre. Solo chi riuscirà a entrarci perfettamente.»
    Nella terrazza piombò un imbarazzante silenzio.
    «Chi vuole tentare?»
    Uno a uno, in fila indiana, ci provarono. Alcuni erano troppi alti e grossi, altri troppo bassi e minuti, altri troppo grandi che il sarcofago rimaneva mezzo aperto.
    L’ultimo della compagnia fu Osiride.
    Seth lo invitò con un inchino. «Osiride, mio caro fratellino.»
    Il Giovane e innocente Dio salì sull’altare.
    Seth, con un sorriso malizioso, vide il suo piano compiersi.
    Osiride si posizionò dentro. Tutti guardarono stupefatti. Ci stava perfettamente con le gambe e le braccia ben distese a pochi millimetri dalla parete.
    Seth rise di malvagità e lo intrappolò dentro.
    «La festa è finita!» Urlò.”

    La scena scomparve evaporando in un fumo cenerino.
    “Seth ingannò il fratello. Gettò il sarcofago nel fiume Nilo."

    Jamal guardò preoccupato la mummia. «E adesso dove finirà?»
    “Il sarcofago navigò per giorni e notti nel Nilo, tra onde impetuosi, circondato da famelici coccodrilli e serpenti che volevano sbranarlo, fino a che…”

    Il bambino si ritrovò in una nuova città.
    «Benvenuto a Biblo.» Esordì lo mummia.
    Jamal era davanti alle porte di una città in costruzione e in espansione, che si affacciava sul mare.
    La mummia volò dentro alle mura, scomparendo in mezzo alla folla.
    Jamal corse per raggiungerla.
    Era in mezzo a un chiassoso caos di persone dalla pelle abbronzata. C’erano schiavi piegati in due che portavano sulla schiena sacchi pieni e mattoni pesanti, altri uomini stavano ergendo nuovi e imponenti edifici. Alcuni artigiani scolpivano nuovi utensili da lavoro, le donne tessevano tessuti e i bambini correvano tra un vicolo e l’altro, bisticciando con i loro animali.
    La mummia comparì alle spalle del bambino e lo spinse verso la foce del Nilo.
    “Il sarcofago discese il fiume fino al mare per poi fermarsi, dove un albero di acacia lo avvolse coi propri rami, intrappolandolo. Sprofondò nel legno, unendosi all’albero, l’oro si mescolò al legno come anche le pietre preziose.
    Nei tempi avvenire, quell’albero venne tagliato e dal tronco venne ricavato un pregiato pilastro per il palazzo reale della città.

    Jamal era sconvolto. «È morto?»
    «No,» tossì sabbia, «Diciamo che si stava facendo un lieve riposino», rise la mummia.

    “Era Iside a soffrire la sua perdita.”
    La mummia abbracciò il bambino per mostrargli uno scenario diverso.
    “Iside piangeva china sul letto matrimoniale, la sua scomparsa. Temeva che l’avesse abbandonata.
    «Amor mio dove sei finito?» Si chiedeva.
    Non poteva crederci, perché in cuor suo sapeva che qualcuno gli aveva fato del male. Disperata, tentò di cercare aiuto.
    Andò a fare visita a ciascun fratello, ma nessuno le diede le risposte che sperava.
    Finché…”


    La mummia girò di spalle il bambino.
    Adesso erano entrambi nascosti dietro alla ruota di un carro.
    “Stanca e accaldata, arrivò alle porte della dimora del fratello maggiore.
    Seth l’accolse a braccia aperte. «Buongiorno, mia cara sorellina.»
    «Posso entrare?» Domandò gentile.
    «Accomodati pure.» Si spostò per farla entrare.”

    «Andiamo dentro anche noi», disse la mummia trascinando Jamal dentro all’abitazione.
    «A cosa devo l’onore di questa tua visita?»
    Iside si voltò verso il Dio.
    «Osiride è scomparso. Non lo trovo più, è da giorni ormai che non fa ritorno a casa. Sono molto preoccupata.»
    Seth rivelò il suo malefico sorriso e ruppe in una profonda risata subdola.

    Jamal rabbrividì, cominciava a spaventarlo.
    «L’ho rinchiuso in un sarcofago e l’ho gettato nelle acque del Nilo», confessò con molta disinvoltura e naturalezza, come se non avesse commesso nulla di atroce.
    Iside sgranò gli occhi e indietreggiò. Si portò una mano al petto, toccata dalla verità appena rivelata. Andò a sbattere contro una parete. «Perché lo hai fatto?» Domandò. Il suo volto si scolorì, mostrando un’espressione sconvolta. «Ti ha forse importunato?» Aggiunse. «Avete litigato?» Era davvero turbata, poiché non riusciva a realizzarlo ancora bene.
    «No, niente di tutto ciò», rispose distaccato. Avanzò, a passo lento, verso di lei. «Sono solo stanco, Iside», sospirò. «Stanco di venire messo da parte, stanco di non essere adorato come un vero Dio.» Seth si pose di fronte alla sorellina. Iside avvertì il suo fiato sul suo collo. «Vi siete pure sposati, ma che fratellini adorabili.» Le prese il mento tra il pollice e l’indice. Ammirò le sue labbra rosee e vellutate e i suoi occhi color nocciola. «Siete sempre attaccati, fate sempre tutto insieme, siete così disgustosi.» La lasciò andare. «Credete veramente che il vostro odioso amore sia abbastanza per tenere in piedi un regno grande come l’Egitto?»
    «Cosa ci trovi di male?»
    Seth ci pensò un attimo. «L’Egitto ha bisogno di due sovrani irascibili, autoritari, forti e potenti, molto potenti che sappiano mantenere un’armonia costante tra il Bene e il Male. Un regno ha bisogno di leggi e di regole ferree per durare a lungo, non di certo un effimero sentimento come l’amore.
    «Forse perché non credi nella sua potenza. Forse perché non credi nella potenza del nostro amore…», sbottò in collera.
    «L’amore è solo per i deboli. Un Re non può dimostrarsi mai fragile.»

    «Tu vuoi comandare come un tiranno.»
    «Oh Iside», sbuffò «Non essere sempre così melodrammatica.»
    «Tu sei solo un egoista invidioso di mio marito.» Gli urlò.
    Seth le strinse una mano attorno al collo.
    La Dea si sentì soffocare. I suoi occhi divennero lucidi e rossi.
    «Io voglio governare l’Egitto insieme a te», sibilò con tono suadente.
    Un freddo brivido scese lungo la schiena della prigioniera.
    «Ti amo tanto Iside. Ti ho sempre amato. Io posso darti tutto l’amore che brami anche di più di quello che ricevi da Osiride.» Le diede un bacio sulla guancia.

    Jamal aveva il fiato sospeso. «Cosa vuole farle?»
    Iside si scansò dal fratello, parandolo via. «Smettila. Non succederà mai. Io ti odio.» Gridò con le lacrime agli occhi. «Ti odierò per sempre. Hai portato via mio marito e mio fratello. Mi hai spezzato il cuore.»
    Spalancò la porta e corse fuori. Seth la raggiunse. «Sono tuo fratello anch’io!»
    La donna si voltò a guardarlo con aria furiosa. «Tu non meriterai mai il mio amore.»


    «Cosa succede adesso?» Domandò Jamal, mentre uscivano anche loro dalla dimora del Dio.
    «Vieni con me», gli strinse la mano. Insieme salirono in cielo e sorvolarono numerose villaggi e città.
    “Iside non voleva darla vinta al fratello maggiore, così si mise in viaggio alla disperata ricerca del marito.
    Fino a giungere a Biblo.”

    «Lo ritrova vero? Dimmi, lo ritrova? Non è così?» Chiese il giovane in forte apprensione.
    «Non essere così insistente… Guarda…»
    “Iside, servendosi delle sue doti magiche, entrò a far parte della corte reale e a diventare nutrice del piccolo Principe della regina Nemano, ma di Osiride non vi era alcuna traccia.
    Era sempre più triste e avvilita. Senza il suo amore, la sua vita era diventata monotona, vuota e spenta. La felicità nel suo volto era scomparsa, lasciando solo patimento e tanta, tanta tristezza.
    Iside continuò ad allevare il piccolo principe. Una mattina lo prese in braccio e lo condusse nel tempio della città per renderlo immortale.
    La regina Nemano sospettosa del suo insolito comportamento, la pedinò e fece irruzione nel sacro luogo.
    Iside era davanti a un focolare, sopra, sospeso in aria, teneva il figlio della Regina.
    «Non toccare mio figlio!» Le ordinò, correndo incontro al piccolo, strappandolo dalle grinfie della donna. «Chi sei veramente, tu?»
    Iside svelò il suo vero aspetto divino alla sovrana che subito indietreggiò, colpita dalla sua sublime bellezza, ma soprattutto dalla sua divinità.
    «Mi dispiace», rispose affranta. Distolse lo sguardo, abbassandolo come segno di sottomissione. «Non volevo fargli del male.»
    «Perché sei qui, che cosa vuoi da noi?» Domandò, osservandola un po’ impaurita.
    «Sto cercando mio marito Osiride… L’ho perso…» Una lacrima rigò il suo volto.
    «Credo di sapere dove potrebbe trovarsi.»
    A Iside si illuminarono gli occhi di gioia.”


    La mummia condusse Jamal all’entrata del palazzo reale.
    “La sovrana consegnò il sarcofago che era stato estrapolato dalla colonna del suo palazzo.
    Iside l’abbracciò e la ringraziò, benedicendo lei, il piccolo principe e l’intera città, donando agli abitanti un sereno e florido futuro di gloriose ricchezze.”


    Il bambino e la mummia ritornarono nella casa della dea.
    Era in ginocchio, di di fronte al sarcofago.
    “Iside con la sua magia riuscì a forzare la serratura. Quando lo aprì, il povero marito era già divento una mummia. Il suo corpo, rimasto troppo tempo rinchiuso, era morto per la mancanza d’aria e si stava già decomponendo.
    Iside urlò disperata. Le fece male il cuore trovarlo in quelle pietose condizioni.”


    Jamal si rattristò.
    La mummia si strappò un pezzo di benda e si soffiò il naso.
    «Deve fare qualcosa? Non può salvarlo?» Chiese il piccolo. Alzò lo sguardo verso la mummia.
    “Dopo aver accettato il dolore, si rimise in forza e, pensando alla potenza del suo amore e l’odio che avrebbe provato Seth nel vederli ancora uniti più di prima, riuscì a ricomporre il suo corpo servendosi delle sue doti magiche.”
    Jamal si voltò verso Iside. In ginocchio pregava in una lingua incomprensibile, mentre una nube grigia e viola avvolgeva il sarcofago. Iniziò ad agitarsi e a tremare, finché Osiride comparì in carne e ossa.
    “Riuscì, perciò, a riportarlo in vita. Iside si tuffò nella bara e lo abbracciò con gli occhi splendenti di gioia. «Osiride, mi sei mancato tantissimo.»
    «Iside, mi hai salvato! Grazie.»
    «Ti amo tantissimo.»
    «Ti amo tanto anch’io.»
    La mummia irruppe in un pianto, dai suoi occhi zampillarono lacrime di felicità. Strinse il bambino in un confortevole abbraccio.
    Lui lo scrutò perplesso. Tutto d’un tratto si sentiva più sollevato.
    “La notte calò e si ricongiunsero sotto le stelle del deserto. Si appartarono dentro un tenda.
    Osiride si accoccolò sopra l’amata e prese a baciare ogni centimetro del suo corpo fino a liberarla dalla sua tunica bianca.”

    «Ecco meglio che non vedi questa parte! Sei ancora troppo piccolo!» Gli coprì gli occhi.
    «Ma!»
    Divenne tutto buio.

    Il bambino era nella dimora degli dèi.
    “Nelle settimane avvenire Iside scoprì di essere incinta, mentre Osiride stava perdendo la sua luce, stava diventando sempre più debole.
    Iside accorse a sorreggerlo. «Amore mio, cosa ti sta succedendo?»
    «La tua magia Iside, non durerà ancora a lungo… Sto per morire…»
    «No, non puoi, non adesso, Osiride, per favore. Ho bisogno di te.»
    Svenne fra le sue braccia.
    Iside lo fece riposare nel loro letto e lo vegliò nelle settimane avvenire. La sua pelle esangue diventava ogni giorno più grigia, cerchiata da ematomi violacei. Gli occhi erano sempre più incavati in due ombre nere. Le sue labbra erano candide e screpolate. Il suo corpo risultava sempre più magro e diafano. Stava peggiorando.
    Iside provò ancora a ridestarlo con l’aiuto della magia, ma non bastava come non bastava più il suo amore e tantomeno quello del figlio appena nato.
    Una mattina si accorse che ormai non c’era più nulla da fare. Gli chiuse le palpebre e piangendo in silenzio lo ripose nel suo sarcofago. Prese in braccio suo figlio e abbandonò il palazzo.”


    La mummia condusse Jamal in un nuovo luogo vicino alle sponde del Nilo.
    “Iside aveva nascosto il corpo del marito tra gli alti e verdi giunchi in modo che nessuno potesse scovarlo o farli del male. Nel frattempo si occupava di nutrire e crescere il figlio in una capanna ai margini di un povero villaggio.
    Un servo di Seth era di passaggio e la scoprì insieme al piccolo.
    Andò subito a informare il suo padrone.”

    «No!» Gridò Jamal.

    La mummia prese il bambino di peso per riportarlo all’interno del palazzo del dio Seth.
    Vide lo schiavo riferirli tutto.
    «Signore abbiamo scoperto Iside, alle foci del Nilo, in compagnia di un piccolo bambino. Credo sia suo figlio.»
    Seth lo acciuffò e lo sollevò da terra.
    Le sue iridi lampeggiarono di rabbia e incredulità. «Ho sentito bene?» Domandò basito.
    «Sì, ha un figlio, mio Signore.»
    Seth avvertì la furia e l’odio ribollire dentro il suo corpo. «Hanno generato un figlio!» Gridò irato.
    Lasciò andare lo schiavò e si abbandonò su una sedia. «Maledizione!» Si strofinò le tempie dolenti.
    Un figlio significava un futuro erede. Erede del regno d’Egitto. Quel regno non sarebbe mai stato suo, non avrebbe mai governato, non sarebbe mai diventato Re.
    Doveva pensare, dove agire, doveva attuare un nuovo piano.
    Chiamò altri servi. «Voi verrete con me. Ho bisogno del vostro aiuto. Domani partiremo verso il fiume Nilo.»
    I servi obbedirono e preparano tutto il necessario per il viaggio.


    Jamal e la mummia li seguirono nel loro cammino, volando nel cielo fino al tramonto.
    “Nella notte Seth e i suoi servitori si immersero nelle acque del Nilo, spiarono Iside che dormiva insieme al piccolo figlio.
    Tra gli steli, con gran sorpresa, notarono il sarcofago di Osiride.
    Seth si sfregò le mani e rise perverso.
    Con la sua magia lo liberò dalle erbacce e dall’incantesimo della sorella. Lo aprì rivelando il corpo morto del minore.
    «Mi dispiace tanto Osiride», afferrò un braccio e glielo staccò.”

    Il bambino si coprì il viso. «Non voglio vedere.»
    “Seth distrusse il corpo del fratello e quella stessa notte sparse i suoi resti putrefatti in tutto l’Egitto.”

    «Adesso puoi guardare.» Lo invitò la mummia.
    “La mattina seguente Iside andò a trovare il defunto marito nel suo sarcofago, ma era aperto e lui era scomparso. Cacciò un urlo carico d’angoscia, spezzando la quiete del giorno.
    Seth, che era ancora lì nei paraggi, udì i suoi lamenti e uscì allo scoperto.
    Si presentò davanti alla dimora della dea.
    «Seth.» Gli puntò contro i suoi crudeli occhi. «Dov’è mio marito!?»
    «Ora non lo è più», bofonchiò. «L’ho sparso per tutto l’Egitto.» Sorrise soddisfatto. Si avvicinò a lei. «E adesso tu.» La prese per i capelli. «Verrai con me. Servi miei, legatela nelle prigioni sotterranee. Assicuratevi che non scappi.»
    «Ti odio.» Digrignò i denti rabbiosa.
    Io vi odio entrambi.» Seth le voltò le spalle. «Portatela via.»


    Jamal aveva di nuovo gli occhi gonfi di lacrime.
    La mummia era distrutta quanto lui. Lo prese per mano. «Vuoi ancora continuare il viaggio?»
    Jamal annuì in silenzio.
    “Iside era rinchiusa nelle prigioni segrete del palazzo reale. Incatenata, piangeva d’impotenza. La sua anima era devastata dal dolore. Arresa in ginocchio si abbandonò tra urla di rabbia e singhiozzi. Aveva perso il marito e aveva abbandonato il piccolo figlio.
    Sembrava ormai tutto perduto, finché la sorella Nefti e altre sette dee vennero a liberarla.”

    Nel viso di Jamal si riaccese la speranza. La mummia gli sorrise.
    «Iside!» Esclamò la dea e aprì la cella.
    Si fiondò per liberarla dalle catene.
    «L’avete trovata!» Proruppe una delle donne con un sospiro di sollievo. Poco dopo accorsero anche le altre compagne.
    «È stata un’impresa difficile scovarti», confessò Nefti.
    «Come mai siete qui?» Chiese Iside, mentre si massaggiava i polsi indolenziti.
    «Ci è giunta notizia dei piani malefici di Seth ed è da tempo che Osiride non viene a farci visita», parlò una delle dee.
    «Che fine ha fatto nostro fratello?» Domando la sorella minore.
    «È morto», rispose con voce rotta.
    Ci fu un eco di sorpresa fra le donne.
    «Come?» Nefti si portò una mano alla bocca e guardò Iside con occhi spaventati.
    «Seth ha gettato i resti del suo corpo per tutto l’Egitto.» Iside si aggrappò alla sorella. «Per favore, dovete aiutarmi.» Le rivolse uno sguardo supplichevole. «Io non posso vivere senza di lui.»
    Gli dei alleati acconsentirono e si misero alla ricerca dei pezzi perduti del copro di Osiride.


    “Dopo mesi di ricerche ciascuna trovò un suo arto.”
    La mummia condusse il bambino nella casa della dea.
    “Infine si riunirono e ognuna consegnò un pezzo.
    Insieme lo ricomposero, fasciandolo e mummificandolo."

    Jamal notò che quel corpo imbalsamato assomigliava molto al fantasma che gli stava raccontando la storia.

    La mummia lo accompagnò in una distesa desolata. Regnava la quiete e la pace.
    Il bambino lasciò la presa e avanzò verso la terra bianca e deserta che si incontrava con il cielo azzurro terso.
    «Dove siamo?» Domandò spaesato.
    «Nei Campi Aaru. È il Paradiso Egizio. Qui gli dèi possono rinascere e ritornare in vita. Guarda…» Gli indicò con l’indice una figura indistinta.
    “Iside portò il corpo del marito al centro della radura. Lo distese sul terreno e si sedette in ginocchio vicino a lui. Inspirò lentamente, serrò le labbra e chiuse gli occhi. Appoggiò le mani sopra l’amato defunto. Pregò, pregò affinché si risvegliasse, pregò affinché resuscitasse, ma non accadde. Iside, allora, insistette con la sua magia, ma era troppo tardi, perché di Osiride erano rimasti solo dei pezzi decomposti.
    Iside si strinse il petto, si accasciò e si abbandonò a terra. Il suo grido squarciò il silenzio del Paradiso. L’aveva perso per sempre. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Scoppiò in un agonizzante e sofferente pianto di strazio e patimento. Il suo cuore si spezzò in mille pezzi e la sua anima cadde nel dolore più atroce. Ora era sola e senza amore. Non avrebbe mai più amato nessuno.”

    Jamal aveva le guance rigate di lacrime «Non può finire così…»

    La mummia con il volto triste, a capo chino lo prese in braccio e lo riportò vicino alla riva del Nilo.
    “I giorni passarono lenti. Divennero sempre più angosciosi. Iside non riusciva più a reggersi in piedi, aveva perso la sua bellezza, la sua grazia, la sua potenza e la sua magia.
    Non si può vivere senza amore…
    Avanzò verso le sponde del fiume. In mano teneva un pugnale. Osservò l’affilata e lucida lama.
    Se lo portò al petto e conficcò la lama nel cuore per liberarlo dal male.”
    «No!» Urlò il bambino, pronto a correre verso la donna.
    «Jamal fermati!» Lo bloccò subito la mummia.
    “Dalla profonda ferità sgorgò del sangue che andò a spargersi nel terreno.
    L’Egitto era rimasto senza i loro dèi. Presto cadde in rovina. Perse il suo caldo colore. I palazzi iniziarono a sgretolarsi. Il Nilo esondò, coprendo i villaggi vicini e distruggendo le loro meraviglie dorate. Le piramidi si sbriciolarono e divennero sabbia. Il mondo piombò nell’oscurità, le terre divennero aride e secche. Fra il popolo dilagarono conflitti, lotte e gravi pestilenze.
    Dalle tenebre giunse il dio Seth, glorioso di aver vinto contro l’amore dei fratelli. Imprigionò tutte le divinità in modo che non lo ostacolassero e quando furono tutti legati nelle sue prigioni, prese in mano il regno che gli era sempre aspettato. Diede inizio a una nuova dinastia di faraoni perfidi e tiranni. Intrappolarono il povero popolo sotto il loro dominio e comando. Il regno si spezzò in due, soffocato dal controllo del Male, governato dall’odio e dalla rabbia del dio Seth, per sempre.”


    «Come per sempre?» Chiese il piccolo.
    «Per Sempre…», ripeté la mummia
    «Ma non può finire così!» Si impuntò.
    «Non è finita…»
    «Cosa succede dopo?»
    Lo spirito non rispose. Si chiuse in sé stesso e abbassò il capo, affranto. «Davvero non riesci a capirlo?»
    Nella viso di Jamal era impressa solo un’espressione sconvolta.
    «Io sono Osiride. Pronunciando alcune preghiere, mi hai risvegliato dall’Oltretomba, dove mio fratello mi aveva imprigionato.»
    Aveva notato una vaga somiglianza, ma mai lo avrebbe pensato che potesse essere la stessa mummia.
    «E c’è solo una persona che può liberarmi dalla maledizione.»
    «E chi sarebbe?» Domando con voce tremante.
    «Tu.» Gli abbozzò un lieve sorriso imbarazzato.
    «Io!» Sbottò il giovane, sempre più scioccato. «Ma come…»
    «Tu sei Horus, mio figlio.» Si avvicinò al piccolo. Gli accarezzò la spalla. «Sono tuo padre e Iside è tua madre. Ti ha abbandonato per salvare me.»
    Jamal si scostò e indietreggiò, non smettendo di fissare, con occhi terrificati, la mummia di fronte a sé. La testa gli doleva molto. Il suo corpo fremeva e sudava freddo, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Il cuore minacciava di scoppiarli nel petto. «Non è vero. Tutto questo è solo un sogno.»
    «No, sei il figlio perduto, quel figlio che l’Egitto ha bisogno per rinascere. Tu sei Horus, il portatore di luce.»
    «Ma ci sarà un’altra soluzione…»
    «No, lo devi fare tu.»
    «Perché?»
    «Sei la chiave per liberare l’Egitto dal Male e dalla tirannia di tuo zio, perché sei l’unico erede al trono divino.»
    Osiride si riavvicinò al figlio e gli prese la mano.
    «Adesso capisci da chi discendi. Non sei più solo, sei il figlio degli dèi.»
    «Io sono un Dio?» Ripetè incredulo. Non riusciva a realizzarlo.
    «Sì», affermò la mummia. «Lo so che potrebbe essere difficile da accettare, ma.…» Si bloccò per guardarlo meglio negli occhi. «Raccogli tutto il disgusto, l’odio, il rancore e il dolore che reprimi dentro. Raccogli tutto il male che ti hanno fatto. Tiralo fuori e libera i tuoi veri genitori. So che ce la puoi fare. Io credo in te.»
    A Jamal ritornarono in mente tutti i momenti difficili passati con il suo padre adottivo, costruiti sulla diffidenza e su un’acida freddezza. Le false carezze della madre che tentava di farlo sentire accettato dagli altri, quando, in realtà era lei che cercava disperate attenzioni. Le risate subdole e umilianti dei suoi falsi amici che lo torturavano, lo assillavano, lo importunavano con scherzi e insulti della peggior specie.
    «D’accordo», affermo deciso, rivelando uno sguardo serio.
    La mummia acconsentì e lo avvolse in una plumbea nuvola di fumo.

    Jamal si ritrovò nella sua soffitta.
    «Perché siamo ritornati a casa?» Domandò sorpreso.
    Osiride prese la lampada. «Libera tua madre.»
    Horus non riusciva a capire. Lo guardò sbigottito.
    «Dentro ci sono dei quarzi. Ecco perché emana questo bagliore rosso. Le pietre contengono il suo sangue che è colato dalla sua ferita, quando ha deciso di suicidarsi. Rompi la lampada e lei ritornerà in vita.»
    Il bambino afferrò l’oggetto luminescente, pronto a salvare anche la madre.
    «Dobbiamo ritornare in Egitto», disse il Dio.
    Il figlio saltò dentro al sarcofago, seguito dal padre.

    Horus e Osiride erano, di nuovo, davanti alle rive del Nilo.
    Un caldo vento soffiava alle loro spalle.
    Il bambino si voltò verso il Dio.
    «Vai nel punto dove è morta. Rompi la lampada.» Gli urlò. «Sta arrivando una tempesta di sabbia. Fallo adesso.»
    Horus scaraventò a terra la reliquia che si frantumò in tanti pezzi di vetro, liberando i minuscoli quarzi rossi simili a gocce di lacrime.
    «Horus!» Lo chiamò a gran voce. «Evoca tua madre.»
    Il bambino serrò i pugni e osservò le pietre.
    «Ora!» Gli gridò. «Coraggio, Horus.»
    «Iside! Iside!» Iniziò a invocare il suo nome con tutto il fiato che possedeva.
    Suo padre si affiancò a lui, posandogli una mano sulla spalla.
    «Ritorna da noi. Risvegliati dall’Oltretomba», aggiunse il marito.
    «Iside! Iside! Risorgi! Ascolta la mia voce!» Urlò il piccolo. «Iside, Iside! Iside!» Si inginocchiò a terra.
    La Dea non li ascoltava.
    Osiride si voltò. La tempesta stava per sopraffarli.
    Il figlio prese fra le mani le pietre. «Mamma!» Gridò. «Mamma!» Gridò ancora con gli occhi lucidi. «Ti prego…» Le prime lacrime scesero lungo le sue guance. «Ti prego, ritorna da me!» Singhiozzò. «Ho bisogno di te.»
    Una raffica gli avvolse, portandoli in salvo dalla parte opposta del fiume.
    Osiride e il bambino si ritrovarono distesi a terra. La tempesta gli abbandonò.
    «Sono qui, tesoro mio», rispose una voce dolce e femminile.
    «Mamma?» Pronunciò, scoppiando a tossire. «S…s…s ei t…u?» Balbettò tutto tremante.
    «Sì.» Gli sorrise.
    Horus si rialzò e si strofinò gli occhi.
    Davanti al bambino, c’era una donna alta e snella, con il corpo fasciato da una lunga tunica candida.
    «Mamma», sussurrò piano.
    La Dea spalancò le sue braccia.
    A Horus si illuminarono le iridi e si precipitò ad abbracciarla.
    La madre lo prese in braccio e lo strinse forte a sé. «Finalmente ci hai trovati e ricongiunti. Sono molto fiera di te.»
    Osiride si ricompose, strofinandosi il corpo per cacciare via la sabbia. Osservò il figlio abbracciato alla sua amata moglie. Gli si strinse il cuore per la troppa commozione. Corse ad abbracciarli entrambi.
    «Iside, mi sei mancata tantissimo.» Le baciò la fronte.
    «Osiride, mio amore, quanto tempo è passato…» Gli rivolse uno sguardo sofferto. «Mai quanto tu sei mancato a me.» Le stampò un bacio sulle labbra.
    Il figlio si era lasciato andare in un pianto di singhiozzi fra le braccia dei suoi genitori.
    «Horus» Iside gli accarezzò i morbidi capelli. «Mi dispiace tanto per averti abbandonato. Sono stata una pessima madre… Volevo amarvi entrambi, ma alla fine vi ho perduti tutti e due.»
    «Non fa niente, mamma.» La strinse di più a sé, non voleva staccarsi da lei.
    Non voleva essere arrabbiato, né voleva odiarli per le loro scelte. Per la prima volta nella sua vita si sentiva in pace e a casa, si sentiva accettato e amato, circondato fra le braccia della sua vera famiglia. Aveva ritrovato l’amore e la felicità.
    Iside lo pose giù. Gli accarezzò il viso. «Ora, devi sconfiggere lo zio Seth.»
    «Ma come posso riuscirci?» Domandò, sentendosi gracile e impotente. «Lui è troppo forte, il suo potere è troppo malefico per venire sconfitto.»
    La Dea si pose alla sua altezza, guardandolo dritto negli occhi. «C’è un potere ancora più grande e più forte del Male, capace di sconfiggerlo.» Gli puntò l’indice contro il petto. «Anche tu nascondi un potere molto speciale. Credi in te stesso e vedrai che riuscirai a trovarlo. Solo così potremo di nuovo vivere insieme, per sempre.»
    Horus acconsentì, pronto alla sfida.

    Avanzò nell’oscura città, avvolta da minacciose nubi plumbee. A ogni passo un pezzo di mura si sgretolava a terra. Giunse davanti alle porte del palazzo reale, quello che un tempo era stato dei suoi genitori.
    «Zio Seth.» Lo chiamò a gran voce.
    Dal buio uscì una figura alta, risoluta e nera.
    «Bene, bene, chi abbiamo qui?» Lo scrutò dall’alto al basso. Scese dalla scalinata per osservarlo meglio.
    Il Dio gli girò attorno, ammirando ogni centimetro del suo magro corpo.
    Il bambino si irrigidì sotto lo sguardo severo e imperturbabile del sovrano. Con gli occhi seguiva ogni sua mossa, ogni suo sospiro. Aveva paura.
    «Sono tuo nipote, Horus», confessò.
    «Lo so chi sei», sbottò annoiato. «Pensavo di averti consegnato alle persone giuste, ma se sei qui, vuol dire che non ne sono stati poi così capaci…»
    «Cosa vorresti dire?» Chiese accigliato.
    «Quando i tuoi cari amati genitori ti hanno abbandonato.» Si pose di fronte a lui. Gli prese il mento fra le dita, ma il piccolo si scostò subito. «Ho mandato a prenderti da una donna ricca e facoltosa. Sai», fece una pausa. «Voleva disperatamente un figlio e tu avevi disperatamente bisogno di una nuova famiglia, quindi…» Si voltò di spalle. «Come si dice?» Si rigirò di scatto. «Ho colto l’attimo.» Gli rivolse un sorriso perverso.
    «È tutta colpa tua!» Sbraitò
    «E di chi se no?» Rise diabolico. «Ho dovuto farlo, per il bene del regno.» Si abbassò e si protese verso il suo orecchio destro. «Ringrazia, invece, che non ti ho ucciso. Eri così piccolo, mi hai fatto un po’ pena…» Sibilò come un serpente malefico e si scostò dal giovane Dio.
    «Allora, cosa ti porta qui? Non dirmi che sei venuto a rivendicare i tuoi genitori.»
    «Li ho già rivendicati», confessò con sguardo di sfida. «Sono venuto a reclamare il loro regno.»
    «Il loro regno?» Domandò, scoppiando in una fragorosa risata colma di derisione.
    Una risata che Jamal aveva udito fin troppe volte. Il suo volto si rabbuiò, mostrando un’espressione dura.
    «Sei solo un ingenuo moccioso, non puoi batterti con me.»
    «Invece sì. Sono anch’io un Dio!» Gli urlò contro liberando tutto la rabbia repressa.
    La terra sotto i suoi piedi prese a tramare. Le nuvole in cielo si allontanarono scoprendo uno scorcio di cielo blu chiaro.
    Horus avvertì un’insolita energia dentro di lui. Uno strano calore nacque dentro il suo corpo.
    Divaricò le gambe e aprì le braccia.
    Seth indietreggiò, preparandosi allo scontro con il nipote. Scosse il capo in senso di disapprovazione. «Non puoi farcela…»
    Dal petto del giovane Dio scaturì una luce.
    Jamal rimembrò tutta la collera provata nella sua vita. Tutto il dolore e le ingiustizie subite dai suoi falsi amici e dalla sua finta famiglia.
    Cacciò un acuto grido. La luce si espanse dal suo petto, fino a circondarlo in un aurea fulgida, calorosa e dorata, più luminosa di una stella, più spendente del sole.
    Seth indietreggiò ancora, coprendosi gli occhi con l’avambraccio.
    Jamal guardò basito quello che aveva appena creato. Era anche lui coraggioso e potente e poteva esserlo come i suoi genitori.
    Nella sua mente riecheggiarono le parole del padre: “Raccogli tutto il disgusto, l’odio, il rancore e il dolore che reprimi dentro. Raccogli tutto il male che ti hanno fatto. Tiralo fuori e libera i tuoi veri genitori. So che ce la puoi fare. Io credo in te… Quel figlio che l’Egitto ha bisogno per rinascere.”
    E poi anche quelle della madre: “C’è un potere ancora più grande e più forte del Male, capace di sconfiggerlo… Anche tu nascondi un potere molto speciale. Credi in te stesso e vedrai che riuscirai a trovarlo.”
    Avevano ragione. Dentro di lui c’era una forza nascosta. Una forza potentissima che possedeva solo lui, donata dall’amore luminoso dei suoi genitori, in grado di sconfiggere le tenebre del male. Lui era Horus, il dio della luce. Il dio Sole. Il dio della rinascita eterna. Il dio della vita.
    Jamal raccolse allora tutta la sua forza, sprigionò tutto il suo brillante potere e lo scagliò con un urlo violento contro il dio Seth che venne accecato e scaraventato lontano, molto lontano.
    Si ritrovò in mezzo al deserto, tra le infinite dune di sabbia a vagare, a vagare, perso, solo e abbandonato, incapace di amare, annebbiato e corrotto dal suo odio e dal suo oscuro male.

    Jamal chiuse gli occhi e rilassò il corpo. Il bagliore scomparve.
    Iside e Osiride raggiunsero il figlio e lo abbracciarono forte.
    «Lo sapevamo che avresti sconfitto il male e riportato la pace nel regno», disse la madre felice e di nuovo serena.
    «Siamo orgogliosi di aver generato un erede fedele, coraggioso e valoroso.» Gli si incrinò la voce. «Ma soprattutto buono e colmo del nostro amore.» Osiride baciò la fronte al figlio.
    «Sei stato la salvezza dell’intero Egitto», confessò fiera la Dea.
    «Ma è giunto il momento di salutarci», aggiunse Osiride.
    Il bambino si scostò dalla madre. «Ma come?» Domandò confuso. «Avevate detto che saremo rimasti per sempre insieme.» Indietreggiò. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
    «Lo so, ma tu ci hai solo vendicati. Ormai siamo solo degli spiriti, morti da secoli.» La madre strinse le mani del figlio. «Ci hai ritrovati e ci hai ricongiunti., sconfiggendo tuo zio. Ora siamo di nuovo insieme. Questo per noi è ciò che conta veramente.»
    «Ti aspetteremo nell’Oltretomba», disse il padre e gli diede un ultimo bacio sulla fronte.
    «Un glorioso destino ti attende nella tua nuova famiglia, nella tua nuova casa.» Anche la madre gli diede un ultimo bacio sulla fronte. «Credi in te, perché sei portatore di luce e di nuova vita.» Infine lo abbracciò forte, seguito da Osiride.
    «Non voglio lasciarvi vi ho appena ritrovati», singhiozzò, avvolto nelle loro braccia.
    «Hai scoperto la tua vera discendenza. Hai ritrovato la tua vera famiglia e sconfitto chi ti ha allontano da noi. Adesso sai chi sei e sarai libero di essere ciò che vorrai.»
    I due Dèi si scostarono dal figlio, si presero per mano e si allontanarono.
    «Cresci figlio mio, diventa un uomo saggio e buono.»
    «Il nostro amore ti proteggerà sempre», aggiunse Osiride.
    «Addio Horus.» I genitori lo salutarono.
    «Addio mamma, addio papà.»
    «Ti vogliamo bene.»
    Jamal li salutò con la mano, mentre diventavano cenere al vento.

    Sotto di lui la terra tremò fino a sgretolarsi e a ritrovarsi rinchiuso nella sua soffitta.
    Il sarcofago era aperto e sotto i suoi piedi c'era la lampada rotta.
    Zahirah spalancò la porta e fece irruzione nella stanza. Guardò Jamal con aria preoccupata. «Tesoro, cos’è successo?» Chiese, notando i suoi occhi rossi e gonfi. «Ma dov’eri finito? Mi hai fatto stare in pensiero.» Confessò, raccogliendo il vetro della lampada rotta. « I tuoi amici sono andati via…» La donna si osservò intorno. «Che ci facevi qui?»
    «Niente.» Si rialzò e si strofinò i vestiti impolverati.
    Entrò anche il padre. «Tutto bene?»
    «Sì», tagliò corto il piccolo.
    «Non mi ricordavo che qua sopra c’era ancora tutta questa roba.» Si grattò la ruvida barba. «Dovremmo farla sparire o venderla, quanti gingilli inutili…»
    «Di chi sono?» Sbottò Jamal.
    «Appartenevano a un mio lontano nonno. Alcuni dicevano che discendesse dalla dinastia dei faraoni, scelti dal dio Seth.» Si mise le mani in tasca e lasciò la stanza.
    La madre guardò il figlio che mostrò un grande e luminoso sorriso.

    La sua vittoria contro lo zio Seth, portò nuova vita e nuova speranza nell’antico Egitto.
    Alla morte dei suoi cari genitori, occupò il trono in veste di splendente e glorioso faraone.
    Governò il suo regno con bontà e amore fino alla fine dei suoi tempi.


    Fine.



    Note Aggiuntive
    -Questa storia è stata ispirata da uno dei miti più famosi dell'Antico Egitto.
    -I biscotti Kahk che preparava la madre Zahirah sono un dolce tipico egiziano.
    -I quarzi rossi sono delle pietre preziose che si trovano nei terreni dell'Egitto ed erano un simbolo associato alla dea Iside.
    -Alcuni sostengono che lo scontro fra il Dio Horus e il Dio Seth portò alla spaccatura del regno in Alto e Basso Egitto.
     
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    Lo sapevo che sceglievate tutti l’ultima zucca. :lol: É stato divertente vedere in che direzione vi spingevate, sul serio. Grazie per aver partecipato e per esservi messi sempre in gioco. Spero che anche la mia opera sarà di vostro gradimento. :D
    Vi lascio le mie recensioni e alla fine svelerò chi, secondo me, è il vincitore.

    Tyrus La storia è scritta in prima persona, dal protagonista. Mi piace molto questo stile, perché amo questa scelta più introspettiva. E anche perché riesco con immediatezza e più facilità a entrare nel personaggio. L’opera, come inizio, almeno per me, non l’ho trovata molto coinvolgente. Buono, invece, quello piccolo paragrafo dove il protagonista spiega tutti i motivi per cui Halloween è una festa un po’ “NO” per lui. Lo capisco, ormai è più una americanata commerciale. L’unica persona che lo fa sentire sereno e in pace con sé stesso è la sua fidanzatina Claire, carina e simpatica mi è piaciuta. Ha una buona relazione, si nota e si percepisce molto che fra di loro c’è feeling, intesa e soprattutto amore. Claire la vedo molto più aperta e spinta di lui, non so mi ha fatto questa impressione. Il Luna Park, costeggiato dal bosco autunnale, da come sono riuscita a intuirlo e a immaginarlo, è rappresentato e mostrato abbastanza bene, mi piace la sua caotica, colorata e mostruosa atmosfera. Attenzione Raptor è un’attrazione di Gardaland, solo che è una montagna russa, questa giostra qui, invece, non ho capito bene cosa sia esattamente. Comunque l’inizio della storia è piacevole, l’atmosfera è giocosa e positiva. Sembra che non succeda nulla… quando…arriva uno stra maledetto colpo di scena. Ti giuro, non me lo sarei mai aspettato un risvolto così ansioso, così tragico, non è horror, ma è un incidente che capita insomma, le sparatorie sono ormai all’ordine del giorno purtroppo. Lì è proprio destino, ma non quello che riguarda la giostra… ti giuro volevo urlare fortissimo… Come fai a fermare una giostra??? Come fai??? Come fai a lasciare le persone lì per aria aaahhh. Ovvio che alla fine sono caduti, che incubo. Fa bene a odiare Halloween il protagonista. La parte dove si sono spappolati a terra ho fatto fatica a leggerla, sono rimasta molto provato devo dire… ma sono sconvolta del seguito… ma troppo sconvolta, te lo giuro, volevo contattarti da qualche parteee mi hai fatto uscire un attimo fuori di testa, te lo giuro. Intanto, non so come sai certe cose, forse guardi la Marvel, perché il tuo ragionamento, poi citando proprio le due parole, linea temporale, c’è… sai qualcosa sul multiverso che noi non sappiamo o ti sei guardato la serie di Loki? Sei un impiegato della TVA? Dimmelo ti prego! Parliamone, ti do il mio numero, il mio nome utente di Telgram, parliamo da qualche parte di questa strabiliante idea che ti è venuta, perché l’ahi collegato a qualcosa che per me è molto familiare, ma comunque l’hai riadatta alla tua storia, alla psicologia del tuo personaggio, c’è veramente top, super originale. Ti abbraccio e ti faccio i miei più sinceri complimenti. Bellissima questa frase: “Non ti serviranno, apri il tuo cuore, vedrai con quello”. È molto vedere, con il cuore si possono vedere molte cose come le persone che amiamo, nel suo caso può rivedere Claire. Che romantico. Più proseguivo nella lettura più addentravo nel tuo concetto di come percepisci il Cosmo, che secondo me è realistico, quasi esatto. Sicuramente hai letto o visto qualcosa che ti ha influenzato per scrivere l’opera. Sarei curiosa di saperlo. Illuminami! La trama dall’incidente, quindi, l’ho trovata davvero moltissimo, ma moltissimo coinvolgente e super intrigante, alla fine si mi ha preso e spiazzato tantissimo. Davvero! Sto adorando un botto! Sono contentissima che sia riuscito a sconfiggere i ribelli e a salire la sua linea temporale, ma penso che la cosa più importante per lui è ritornare insieme a Claire, infatti è proprio così, una scelta di trama buona ed efficace anche questa ultima parte dell’opera. Contenta che abbia vinto contri i ribelli, contenta che abbia vinto soprattutto contro se stesso, contenta che ha potuto ribaciare e ribaciare la sua Claire. La parte più bella e intensa, per me, è dove realizza che è la nemesi di se stesso. Una caratterizzazione del personaggio davvero molto umana e che sento molto, ma molto vicina. Adoro chi racconta il tema: guerra contro sé stessi. Sembra banale in realtà, ma ognuno ha i suoi demoni, il suo passato e le sue paure, quindi è un argomento di cui bisogna parlare molto più spesso e di cui bisogna essere capaci di mostrarlo e raccontarlo anche con una certa delicatezza e sensibilità. Una bella storia, breve, ma intensa. Ti faccio ancora i miei complimenti. Ho trovato qualche refuso di punteggiatura, ma nulla di che giusto due o tre. La storia è ambientata nella notte di Halloween, quindi è molto a tema. Il Luna Park è il luogo principale e dove si sviluppa la trama, nulla da dire, molto incentrato anche il posto. Il fantasma, all’inizio pensavo fosse quello che lo guidava, ma mi è sembrato più l’Osservatore della Marvel che compare nella serie di “What if…?”, il fantasma invece è proprio lui, il nostro protagonista e la nemesi di se stesso, hai fatto proprio centro, scelta originale e inaspettata, che dire, complimenti! La clessidra, oggetto astioso credo, ma usato e inserito davvero in maniera originale, più del protagonista mezzo fantasma. La ribellione l’ho percepita di più su appunto i Ribelli che spandono Chaos o ovunque, un po’ meno nel protagonista anche se alla fine si è riscattato e quindi ha compiuto una ribellione dentro sé stesso. Rabbia è quella che ho percepito e sentito di meno, l’hai descritta bene, ma non mi è arrivata purtroppo. L’amore invece quello si e abbastanza, ma non era nella tua zucca. Comunque il tuo è un lavoro eccellente! Complimenti!

    Nancy Cuomo come la storia precedente, più o meno, inizia con un bel giro in giostra, nel tuo caso la ruota panoramica, dove vengono presentati subito i due protagonisti che all’inizio inizio mi sembravano due amici poi si scopre che lei è innamorata cotta di lui, ma non ha coraggio di confessarlo…carina la capisco…. Mena è un nome che non ho mai sentito… è un diminutivo di qualcosa? Tipo Filomena? Bando alla ciance… L’inizio è carino, coinvolgente, un’atmosfera anche qui tranquilla, serena, giocosa e frizzante data dalla festa di Halloween dentro il Luna Park. La madre di Luca è una medium che percepisce la presenza di fantasmi. Ti consiglio di guardare il film “La casa dei fantasmi” su Disney+. Rispecchia un po’ il mood della tua opera. Mena promette a Luca di non entrare mai in quella casa… be’ già qui si nota che non sarà in realtà proprio così, si muore dalla curiosità, è ovvio, e poi se lei già sente delle voci, qualcosa di sinistro che l’attira verso quel luogo infestato… no va beh che entra una strega che la invita. Sai come si dice, non fidarsi degli sconosciuti, ma va be’ la nostra Mena ha coraggio e voglia di scoprire cose nuove e provare una nuova avventura. Primo impatto, così, la strega mi è apparsa come un personaggio non reale, diciamo il fantasma di una strega che poteva vedere solo la protagonista. Ovvio che entra nella casa e qui arriva il grande colpo di scena che ho amato tantissimo. Si ritrova nel Far West in mezzo a una sparatoria per giunta. Adoro, mi piace la storia in generale, quindi amo le opere con riferimenti storici, qualsiasi riferimento storico. Ho gli occhi a cuore.Scelta e risvolto originale. Anche per il fatto che ogni persona viene affiancata da un fantasma-personaggio. La protagonista quindi si ritrova in un nuovo mondo in una nuova epoca. Che più avanti diventano de salti temporali, wow. Ci si ritrova durante la Grande Guerra, devo dire che è stato un momento particolare e straziante, ho percepito molto il dolore dei giovani soldati, ed è vero ne sono morti migliaia, non hanno più potuto rivedere i loro familiari, che tristezza. Mena che prende l’anello e lo porta a Maria, salta coraggiosa e onesta. Brava! Mi è piaciuto come personaggio. Meno il suo amico, ma forse anche lui, se ha rischiato di entrare nella casa, vuol dire che forse qualcosa come l’amore lo prova anche lui. E poi si ha un altro colpo di scena del padre violento di Mena e sua madre che è morta per proteggerla. La casa quindi è una spazio dove i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti si uniscono. Mi ricorda troppo il film “Coco” della Pixar e ovviamente arriva Luca, l’eroe dell’opera a salvare la sua amata dalla madre e dal suo regno dei morti. Mena si accorge che sua madre rimane lì da sola, perché ha ancora dei conti in sospeso, Mena, come giusto che sia, non vuole lasciarla ancora da sola così fa l’ultima seta avventa e rimane con lei, lasciando il futuro uomo della sua vita che spera ancora oggi di ritrovarla. Un finale da un risvolto amaro e tragico, devo dire, non me lo sarei aspettata, pensavo andasse con Luca, sul serio. Comunque i ragazzi del 99’ li conoscevo, mentre di Doc Holliday non sapevo nemmeno che esistesse ecco. Mi hai sorpresa. La scelta del soft horror mi è piaciuta molto, è comunque a tema e perciò va benissimo. Mi è piaciuta molto. La storia è stata parecchio coinvolgente e ben reumatizzata. La lettura è scorrevole e piacevole, non ho trovato errori particolari o gravi. Anche tu hai scelto la zucca 3. Hai utilizzato bene l’idea della ruota panoramica nella foto. L’hai proprio presa per scrivere l’inizio della storia. Il tema Halloween si sente parecchio, molto, con chiari riferimenti anche alla tradizione di Halloween, ovvero i vivi che incontrano i loro cari defunti come appunto è da tradizione in alcuni paesi del mondo. Il Luna Park è il luogo centrale della vicenda, centrato e descritto bene. Il fantasma, diciamo che è rappresentato dallo spirito della madre e dai personaggi che trova dentro alla casa. Personaggi che si scoprono essere persone defunte, un po’ agghiacciante lo devo ammettere, persone che forse penso siano state ammazzate dal padre? Non so, ho avuto una vaga intuizione. Anche la strega che la invitata, secondo me, è un fantasma. Ottima anche la centralità dei personaggi. La clessidra simboleggia il tempo, quindi credo che hai avuto una bella idea di trasformarla come un mezzo per viaggiare nel tempo e come un orologio, (si usava come orologio) per il tempo della storia e dei suoi eventi. Il sentimento di ribellione purtroppo non lo percepito minimamente. L’emozione di rabbia l’ho sentita in modo molto incerto e vago all’inizio quando Luca si offende e quando Mena scopre la verità sul padre, per il resto ho percepito più tristezza, dolore e amore perduto. In sintesi la storia è bella, mi è piaciuta. Bel lavoro!

    Piccola parentesi: Tyrus ha parlato di Linea Temporale, mentre Nancy Cuomo ha fatto compiere un salto temporale alla sua Mena, credo che Ottobre sia propio il mese di Loki e della TVA. Se non non si piegano tutte queste coincidenze, poi più vicine alla seconda stagione che alla prima… A un’altra cosa Nancy… le nostre storie sono sempre più simili, la cosa sta diventando un po’ inquietante…

    Magic_Charly Hai scelto la zucca 2. La mia preferita di tutte e 3. L’avrei scelta pure io se non avessi inventato io il gioco. Finalmente una fiaba da leggere! Di solito le scrivo, ma è sempre un piacere leggere anche quelle degli altri. La storia inizia bene, con la presentazione dei due personaggi e della rispettiva famiglia. Sognano di fare i pirati o un futuro di grandi avventure. Mi piace molto. Ci sono riferimenti ai Pirati dei Caraibi… Sono molto carini. La notte di Halloween decide, più il fratellino coraggioso, di cercare questo cimitero perduto nel bosco. Originale il fatto che sia associato a una leggenda e che compaia o lo si riesca a trovare solo in determinate circostanze, come la festa di Ognissanti. Mi ha messo davvero curiosità, quindi la storia mi è subito apparsa coinvolgente, e poi be’ lo sai credo… Io amo troppo le fiabe e il bosco in generale, hai messo due luoghi in uno, davvero top. Bellissima la descrizione del bosco: gli alberi scheletrici simili ad artigli e i nodi delle corteccia parevano occhi maligni, da brivido questo scenario, se lo si pensa con l’immaginazione di un giovane bambino. L’ho apprezzata molto, io amo gli scenari dark. La terra che tremava e poi comparve il cimitero, ho adorato! Ti consiglio di leggere la mia storia di Halloween che ho pubblicato nella sezione Storie Originali, ha elementi molto simili alla tua. E poi abbiamo il colpo di scena, dalla terra spuntano le classiche creature del bosco fatato. La regina è per giunta una fata! Che scena davvero bella. Io ama da impazzire queste storie. Poi la danza è macabra di per sé, sarebbe stato bello se fosse stata accompagnata da una luna di sangue o rossa come si dice, come se fosse un rito o qualcosa di simile. Adoro la disinvoltura e la spavalderia di Kurt che si lascia subito andare insieme alle creature magiche, mentre Selina (bel nome) è più matura, ovvio, e avvertiva sempre qualcosa di sinistro… infatti aveva ragione… ho riso, ma allo stesso tempo mi è salito il panico, dato che la Queen è diventata un mostro cattivo. Alla fine l’ho adorata moltissimo. Una fata dark horror, wow, originale devo dire. La storia, man mano che procedevo con la lettura diventava sempre più intrigante e spaventosa. Quando è arrivato il lupo, ho urlato: WOW, davvero che bella rappresentazione, una descrizione concreta, reale, breve e scorrevole, scritta molto bene. Selina sapeva il fatto suo. La mia parte preferita è quando è entrato in scena il vampiro, anche di lui hai fatto un’ottima descrizione fisica. Da lui la fiaba ha un risvolto inaspettato, ma interessante. Si ha una storia dentro una storia. Mi ha distrutto il pezzo della loro separazione. Astrid assomiglia molto a Selina, perciò vorrà lei adesso il vampiro no? Infatti l’ho sospettato ed è stato proprio così. Ma ruotando indietro sul pezzo più drammatico, ho avverto qualcosa di tragedia alla Shakespeare, quando lei si uccide col veleno. Io amo questo genere di storie, struggenti di dolore, dove c’è di mezzo l’amore. Lo dico sempre non a caso le due parole amore e dolore fanno rima… Bella davvero anche la storia di Ivan. Non ci sarei arrivata che il tesoro del cimitero era la donna perduta, davvero, sono rimasta stupita. Originale. Bellissimo il finale, Kurt che diventa un vampiro, i genitori che muoiono che tristezza e lei che diventa bianca in testa precocemente. (questa mi ha fatto però ridere.) aspetta di ricongiungersi con il fratello ogni Halloween. Diciamo che lei è diventa un po’ come Ivan che cerca Astrid, lei aspetta il fratello Kurt, un buon parallelismo. La fiaba mi è piaciuta un botto ed è una dark horror per bambini perita da raccontare in una notte come Halloween, davvero. L’ho apprezzata non sai quanto, proprio innamorata, poiché è scritta bene. Ti ringrazio per averla condivisa con noi. È a tema Halloween quindi il tema è pienamente centrato. Il vampiro, o meglio i vampiri ci sono e sono tre personaggi molto importanti, la storia esiste grazie a loro, quindi ottima idea e scelta. Ahimè ti sei dimenticata il teschio, ho lo hai inserito per rappresentare qualche mostro e non l’ahi rappresentato bene…non so…vorrei saperlo… Mentre le emozioni e i sentimenti di amore e tristezza sono stati rappresentati molto bene. Li ho percepiti bene, soprattutto l’amore fra due fratelli protagonisti. Credici che la tua fiaba è diventata una delle mie preferite! Ottimo lavoro!

    Rue Ryuzaki hai scelto la zucca numero 1. Quella che ho scelto io. La storia però la trovi nella sezione Storie Originali. L’opera è una fiaba o assomiglia un po’ a una fiaba. La storia inizia con una bellissima, minuziosa, incantevole e suggestiva descrizione da qualcosa di negativo a qualcosa di più che positivo… che mi ha incuriosito subito nel proseguire l’opera. Tre adolescenti trovano una donna nel bosco, si capisce che è la nostra protagonista strega che offre dei biscotti di marzapane a uno dei ragazzi. Io mi chiedo sono un po’ grandicelli questi per cacarci così no? Comunque originale e un elenco magico e fiabesco è il fatto che questi biscotti si moltiplichino a uno che viene mangiato. Il colpo di scena se pur scritto in due righe è che fa svenire ogni persona che li gusta o li addenta. Il fatto si scopre e si allarga, finché alcuni soldati lo fanno presente al castello di un regno. Ecco qui, ho pensato, mi sa che è un’altra fiaba. Bisaccia verde con decori dorati ehm interessante questo colore… e siamo in un Regno del Nord… mi ha fatto venire in mente tu sai chi… Bellissimo l’incontro fra il Re e la donna ehm voglio dire la strega che però pensavo avesse un risvolto positivo, invece no! È stata una tragedia perché si è infuriata, ma non le do torto e perciò non è una cattiva strega, anzi… Io ho fatto questa supposizione. La tua storia è una metafora simbolica. Hai associato alla strega la figura della natura che l’uomo moria tanto sfrutta, calpesta e distrugge, quindi capisco che è arrabbiata tantissimo per questo la comprendo e l’appoggio, ha perfettamente ragione poverina. So che da tradizione la festa Samhai celebra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, della morta stagione. Quindi la strega l’ho associata sempre alla natura ma in senso di ciao di vita, morte, crescita e rinascita, come l’hai descritta fin dall’inizio. Il passio dalle stagioni brutte e tetre a quelle vivide, colorate e floride come la primavera e l’estate. Questo è il motivo per cui ho apprezzato il tuo racconto breve. Il tema di Halloween è centratissimo, nulla da dire solo brava! L’ho apprezzato molto. Il bosco è il luogo principale dove si svolge la vicenda, quindi anche qui bene bene. La strega è la nostra protagonista, ha un ruolo davvero fondamentale. Una cosa: le persone e i soldati che sventano a terra privi di vita, mi hanno ricordato le foglie che cadono in autunno. I biscotti di marzapane sono stati usati per un bello scopo e fine, scelta bella bella. Il sentimento di malizia l’hai mostrato bene, ma non mi è arrivato allo stesso modo. La vendetta è stata rappresentata bene, forte e chiara, come si è percepita molto la rabbia della strega. Bella storia!

    Complimenti a tutti i partecipanti!
    Sono arrivata a una conclusione. Le storie sono tutte bellissime ed originali, davvero. Ognuna mi ha sorpreso o sconvolto a modo suo. Siete stati bravissimi e vi ringrazio per aver partecipato e per esservi messi in gioco, insomma per averci provato. Siamo qui per migliorare e per imparare a crescere, ma soprattutto per divertirsi. <3 :)
    Tutte le opere mancavano comunque di qualcosa, di qualche parola che vi ho detto di inserire, chi più chi meno…
    Infine ho scelto quella di Magic_Charly Anche se non ha inserito il teschio, comunque è quella che mi è piaciuta di più. Hai scritto una fiaba dark horror per bambini. Hai esalato molto i sentimenti e le emozioni d’amore di tristezza, come già detto in stile Shakespeare che io adoro alla follia, sul serio. Sono completamente innamorata della tua opera. Poi è scritta bene e il testo narrativo è quello che mi è apparso più scorrevole, introspettivo e bilanciato. C’erano tutti gli elementi: descrizioni, introspezione personaggi, emozioni e dialoghi. Un ottimo lavoro.

    Adesso sapete che se scrivete fiabe, mi rapite proprio il cuore. 3_3 <3 :wub:
     
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    “La lunga notte di Prinder Lock” di Tyrus : Dunque, inizio col dirti che i tuoi Mike e Claire mi sono piaciuti moltissimo, hai saputo caratterizzarli a meraviglia con pochi tratti e, soprattutto, con dialoghi brillanti e adeguati a due adolescenti. Le parole del contest ci sono tutte e sono ben utilizzate, la svolta che hai deciso di dare al tuo racconto è ambiziosa e ricca d’inventiva, soprattutto sulla motivazione, cioè la rabbia di Mike, e tutto sommato è narrata in maniera efficace, penso, nonostante io sul tema “viaggi temporali” non sia molto ferrata. Mi è molto piaciuto il fatto che il fantasma/nemesi altri non sia che Mike stesso, la sua parte piena di rabbia perlomeno, segno che spesso siamo i più grandi nemici di noi stessi. Ho apprezzato anche l’idea di impostare il racconto in prima persona, aiuta ad addentrarsi nella storia. Fai attenzione: per tutto il racconto passi dal passato al presente senza un motivo, quindi ti consiglio di rileggere tutto e scegliere un solo tempo verbale (magari fatta eccezione per la parte “sospesa” del tempo, il dialogo con l’entità per intenderci). Complimenti! Alla prossima!

    “Il luna park infestato” di Nancy Cuomo : Anche tu hai scelto un intreccio molto particolare e originale! Hai usato bene i topos della triplicazione (3 anime da aiutare) e dei fantasmi con faccende in sospeso. Il tuo finale ammetto che mi ha lasciata spiazzata, non me l’aspettavo! Ancora una volta, sei riuscita a creare una storia intorno a una morale ben precisa e con un messaggio importante, cosa che ho già avuto modo di apprezzare nei tuoi racconti. C’è qualche ripetizione qua e là, niente che un’attenta rilettura non possa aggiustare. Attenta anche a qualche passaggio nella concordanza dei tempi verbali. Hai usato le prime tre parole assegnate alla tua zucca molto bene, mentre a mio parere sono mancate un po’ le ultime due!
    Comunque un racconto piacevole, brava!

    “La strega del bosco” di Rue Ryuzaki i: come ti ho già detto in un’altra occasione, i tempi e i luoghi lontani, siano reali o immaginari, ti si addicono moltissimo in termini di narrazione. Hai scritto una storia coincisa, ma calzante e soddisfacente. Le cinque parole sono state usate perfettamente direi. Interessante e originale l’idea di fare della strega la vera protagonista e di darle il ruolo di vendicatrice del mondo che l’uomo, in tutte le epoche, non esita a rovinare. Una bella morale niente affatto scontata. Non ho altre osservazioni da farti, prosa scorrevole e senza errori. Complimenti!

    “La maledizione di Seth” di -Laura- Laura: questa storia è di gran lunga tra le tue più belle e curate che ho letto finora. Ho avvertito questa tua esigenza di crescere e migliorarti: come sempre le tue descrizioni sono ricche di particolari e aiutano a entrare nell’atmosfera del racconto, Jamal/Horus mi ha subito conquistata, così come la figura della mummia/Osiride, bellissima l’idea di ispirarti a questa leggenda, la prosa è particolarmente efficace, soprattutto nei cambi di registro, cosa non semplice. Le cinque parole sono state usate alla perfezione. Il racconto è sì lungo, ma si legge tutto d’un fiato. I miei più sentiti complimenti, bravissima!


    Mi prendo la notte per pensare a chi votare, vi dico solo che sono indecisa tra due storie, a domani con la mia scelta quindi! ;)
    Ancora complimenti a tutti i partecipanti! <3
     
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    Conte degli Elfi-Vampiri

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    La lunga notte di Prinder Lock di Tyrus

    L'idea della storia l'ho trovata molto originale per le parole che ti sono state assegnate, tanta creatività nel collegarle al meglio. L'ho trovata anche molto contorta e filosofica come concezione per una breve storia, quindi mi ha colpito. Devo dire che mi ha colto di sorpresa la sparatoria dell'inizio e scoprire la verità nei confronti di Mike, molto ingegnosa, però sono felice che tutto sommato la storia sia finita per il meglio. Mi è piaciuto che Mike e Claire sono completamente opposti e che lei sia riuscita a dargli un po' di speranza e luce nella vita.
    Per quanto riguarda il resto volevo farti notare un piccolo problema nella stesura: passi dal coniugare i verbi al passato e al presente, dato che la storia è abbastanza contorta ti direi di scriverla tutta al presente, così da rendere la lettura più scorrevole. Io ho letto la storia tutta al presente e mi è sembrata meglio! Quindi se magari vuoi pubblicarla in biblioteca, ti suggerisco di sistemare i verbi ^_^

    Il luna park infestato di Nancy Cuomo

    Storia davvero commovente, Nancy... se non avessi gli occhi secchissimi, probabilmente avrei pianto. Hai veicolato un bellissimo messaggio... le storie di fantasmi trattate in questo modo mi piacciono tanto, perché racchiudono proprio l'essenza della figura dello spettro. Altra cosa che ho apprezzato è che hai introdotto bene il concetto che sta dietro alla festa di Samhain, quindi complimenti! La storia dei ragazzi del 99 è struggente... però sono belle le parole dell'amata Maria, molto sagge e profonde. Per quanto riguarda il finale... mi ha spiazzato tantissimo, non mi aspettavo che si concludesse in questo modo. A un certo punto ho pensato che Mena, in verità, fosse nel limbo e stesse sognando tutta la sua vita con Luca e avesse la possibilità di raggiungere i "vivi" del passato... poi invece ho capito. Bel messaggio, complimenti.
    Piccola annotazione: fai attenzione alla ripetizione degli stessi termini all'interno della storia ;) (es. in questa hai ripetuto spesso il termine "casa").
    Ad ogni modo brava di nuovo!


    La danza macabra di Magic_Charly

    Appena ho iniziato a leggere la tua storia mi sono detta: "Assomiglia un po' a Dracula di Stoker dalla cura dei dettagli e dal modo fluido in cui è scritto"; poi è arrivato il vampiro e ho sorriso! La storia di Ivan mi ha ricordato quella del protagonista dell'Intervista col Vampiro! Insomma nella tua storia c'è un concentrato di cultura vampiresca :XD: La parte che mi ha colpito di più è stata la scena della danza: quando il bosco si è incantato con le creature magiche, mi sembrava di essere lì e di vedere tutto quanto brillare! Mi piace anche come hai deciso di far finire la storia, con un tocco di agrodolce! Magari Selina troverà il modo di raggiungere il fratello, magari facendosi trasformare pure lei... Complimenti, molto poetica come storia! Mi è piaciuta tanto.

    Già che ci sono rispondo al tuo commento: grazie per le tue parole, sono contenta che la storia ti sia piaciuta e che il messaggio sia arrivato come doveva <3 Ho voluto proprio portare alla ribalta il mio lato più oscuro. :XD: Sono anche contenta che hai trovato originale e interessante l'idea di rendere protagonista la strega cattiva.

    La maledizione di Seth di Laura_Ruetta

    Storia davvero interessante! Sei stata brava a usare le parole che ti abbiamo dato, anche se la mummia non era proprio una mummia, però complimenti! Mi ha ricordato il film God of Egypt tutta la parte con Osiride e Seth e ho trovato interessante come hai narrato la mitologia egiziana. A un certo punto credevo che i genitori adottivi fossero Iside e Seth :XD: ma per fortuna non si è rivelato come pensavo.
    Non mi è dispiaciuto come hai mostrato l'odio, i bambini sono stati molto crudeli con Jamal... ma per fortuna tutto si è risolto per il meglio e adesso mi vedo un Jamal che manda a quel paese tutti: "Io sono Horus, belli!"
    Ad ogni modo sei stata molto brava nell'elaborare la storia, complimenti :)

    Già che ci sono rispondo anche al tuo commento: sono contenta che la storia ti sia piaciuta e che sono riuscita a restare nelle parole che mi avevi dato. Hai centrato proprio tutti i simbolismi che avevo inserito nella storia, complimenti :XD: Per quanto riguarda la sacca verde e dorata, ci credi che non l'ho nemmeno fatto a posta? :XD: Sono anche contenta che ti sia piaciuto il colpo di scena e l'uso dei biscotti di marzapane, pensavo che fosse un po' sciocco o irrilevante. Comunque sono davvero contenta che tu abbia apprezzato!


    Ad ogni modo ho votato Magic_Charly perché mi è piaciuto il modo in cui ha usato le parole che le sono state assegnate, impregnandole dell'atmosfera che sono solita cercare nel periodo di Halloween, ma anche perché nella sua storia è riuscita a racchiudere influenza del classico Dracula e dell'opera di Anne Rice dalle descrizioni alla storia del vampiro protagonista e poi perché è finita in modo agrodolce, proprio come è l'essenza di Samhain! Complimenti!

    Ma complimenti a tutti i partecipanti, avete avuto delle belle idee! Tyrus sempre metafisico\filosofico; Nancy Cuomo molto introspettiva, riflessiva e ottimista con un bel messaggio profondo dietro l'angolo; Laura_Ruetta sempre pittorica e piena di amore e sentimento.
     
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    Finalmente riesco a commentare anch’io!

    - La lunga notte di Prinder Lock, di Tyrus
    Che dire… Proprio una lunga notte!
    Mi è piaciuta la contrapposizione tra gli eventi normali della prima parte del racconto e il successivo dramma pieno di elementi soprannaturali. E l’idea dello “sfasamento” temporale è davvero intrigante!
    I termini assegnati sono presenti e riconoscibili nel testo, mentre il finale a sorpresa ha aggiunto all’insieme un tocco di dolcezza niente male. Sarebbe bello, credo, poter leggere una versione estesa della storia, contenente maggiori dettagli sulla “battaglia finale” di Mike e su di lui e Claire in generale (anche se il loro rapporto è abbastanza ben delineato e l’ho trovato tenero :] )… Consiglio all’autore di pensare a un eventuale ampliamento, benché io sappia già che non ama le storie lunghe :D
    Ad ogni modo, non posso che congratularmi con lui per la trama originale del racconto ^_^


    - Il luna park infestato, di Nancy Cuomo
    Come storia di Halloween l’ho trovata un po’ “atipica”, nel senso che non mi ha mai messo paura. Tuttavia, non per questo credo che l’autrice sia andata fuori traccia, in quanto la morte è un tema presente nell’intero racconto, che dunque risulta essere una lettura appropriata per il periodo appena trascorso (la festa di Halloween, sì, ma anche la commemorazione dei defunti del 2 novembre).
    Il passaggio sui soldati in guerra mi ha ricordato un’opera uscita dalla stessa penna, ovvero la storia scritta in occasione del contest di primavera ;) La conclusione, invece, mi ha colta alla sprovvista e non so se sono riuscita a metabolizzarla… È indubbiamente un finale inaspettato, che dà molto da pensare.
    Le parole assegnate sono abbastanza ben inserite nella storia, ma diciamo che non mi sono rimasti tanto impressi i concetti di “ribellione” e “rabbia”.
    Nel complesso, comunque, la storia è carina e originale, quindi la lettura è stata gradevole :)


    - La danza macabra, di Magic_Charly
    Storia pienamente in linea con l’atmosfera di Halloween, piacevole da leggere e al tempo stesso un po’ inquietante. I vari colpi di scena hanno saputo sorprendermi (l’unica cosa che avevo previsto era che il vampiro, a un certo punto, avrebbe voluto portare con sé la ragazza), perciò mi complimento con l’autrice per la trama imprevedibile :b: Inoltre, per una questione illogica di puro gusto personale, ho apprezzato i riferimenti al desiderio di solcare il mare come i pirati :D anche se poi non si è concretizzato…
    Il modo in cui sono stati utilizzati i termini assegnati è ottimo; ho percepito soprattutto la tristezza, ma non ho assolutamente nulla da ridire sul resto. Tanti complimenti ancora :*:


    - La Strega del Bosco, di Rue Ryuzaki
    Storia particolarissima, il cui messaggio sconvolge e turba perché fondamentalmente valido e veritiero, almeno secondo me. Leggendo, infatti, ero divisa tra la pietà verso le vittime, il desiderio che la strega ponesse fine alle sue tremende azioni e la comprensione per la sua rabbia. La vendetta, di per sé, è una cosa malvagia, ma che l’essere umano si sia rivelato un distruttore della natura… be’, non possiamo negarlo, purtroppo :(
    L’autrice è riuscita a far entrare in empatia il lettore con tutti i personaggi, nonostante fosse difficile nel contesto da lei rappresentato. Davvero un bel lavoro *_* E anche in questo caso i termini assegnati sono molto ben utilizzati, solo che l’atmosfera di Halloween non l’ho percepita tantissimo. Il finale, in ogni caso, risulta coerente col messaggio della storia: terribile nella sua spietatezza, eppure positivo in maniera inquietante!


    - La maledizione di Seth, di -Laura-
    Anche questo racconto, come “Il luna park infestato”, mi è parso un po’ atipico, ma al tempo stesso appropriato alla traccia del contest, poiché affronta il tema della morte (e include quello della rinascita) :)
    Belli i riferimenti alla mitologia egizia, azzeccate le descrizioni dei paesaggi (che, d’altronde, sono spesso il punto di forza dell’autrice ;) ) e molto carino il lieto fine. Per quanto riguarda i termini da inserire nel testo, ho apprezzato soprattutto l’importanza data alla lampada, che si rivela la chiave per “resuscitare” Iside. Tutte le altre parole risultano comunque altrettanto valorizzate.
    Storia senza dubbio interessante, che cerca di creare un collegamento fantasioso tra il presente e un passato mitico e leggendario. Mi complimento anche in questo caso con l’autrice ^_^


    Conclusione
    Ho votato “La danza macabra”, poiché mi è parsa la storia più affine all’atmosfera della festa di Halloween. Senza nulla togliere al resto dei partecipanti e alle loro creazioni, penso che Charly abbia saputo scrivere il racconto più adatto allo “spirito” di un contest di Halloween, se capite cosa intendo… quindi la mia preferenza va alla sua opera :)
    Un caro saluto a tutti e speriamo di rivederci alla prossima gara!
     
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    Inizio col ringraziare tutte per il vostro commento alla mia storia.... sfortunatamente in questo periodo vari impegni si stanno sovrapponendo, ma penso che entro la fine di questa settimana, riuscirò a leggere le vostre storie (non vedo l'ora :] ).
    A ogni modo volevo fare una piccola precisazione: alcune di voi hanno scritto di non aver percepito il tema della ribellione e della rabbia, o comunque poco presenti. So di aver nascosto questi temi e ora ve ne svelo il modo: la casa dei fantasmi è una sorta di "personificazioni di rabbia e ribellione", visto che è un punto sospeso, fra vita e morte (ribellione alla morte stessa e desiderio di restare in questo mondo). Questo "desiderio", però, porta anche al sentimento della rabbia (tutti hanno un conto in sospeso e più tempo passa, più questo incrementa). Un esempio di quest'ultimo aspetto è il fatto che quando gli spiriti risolvono il loro compito, riescono a "sorridere". Spero che questa spiegazione possa "spiazzarvi" ulteriormente.
    Comunque non vedo l'ora di potermi dedicare alla lettura delle vostre storie <3
     
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    Penna d'argento

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    Tyrus
    Il tuo racconto ha amalgamato molto bene le parole che ti sono state affidate e ne è venuta una storia molto interessante (però ti devo dire che onestamente io questa storia non l'avrei presentata come racconto singolo, perché c'è stato poco spazio e poco tempo per approfondire vari concetti, troppi concetti che dovrebbero avere invece una maggiore espressione). Mi è piaciuto il cambio di scena che è avvenuto dal luna park a questa "dimensione" in cui il protagonista svolge ciò che gli viene affidato e le riflessioni che questo porta a fare (affrontare i propri demoni, sé stessi e quello che più temiamo per poter andare avanti). La conclusione sembra quasi un ritorno allo stato iniziale della storia, ma in realtà c'è un elemento da considerare: lui non è più lo stesso, perché ha affrontato quella parte di sé e ne è uscito vincitore. Una storia molto bella che meriterebbe un approfondimento :]
     
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    Penna d'argento

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    Magic_Charly
    Una storia che mi ha lasciata col fiato sospeso in ogni momento e soprattutto il finale, con un finale così triste, eppure allo stesso tempo dolce. All'inizio sembrava un po' una delle favole dei fratelli grimm (Hansel e Gretel), poi ha ricordato Il conte di Montecristo e un po' Romeo e Giulietta. Per questo il finale diventa veramente spaziante, essendoci elementi sovrannaturali. Veramente uno splendido lavoro, complimenti. :b:
     
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    Penna d'argento

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    Rue Ryuzaki
    La storia lancia un messaggio molto interessante, per quanto contorto e non per tutti condivisibile: da un lato c'è la natura, che è la vera protagonista della storia, dove gli esseri umani sono solo una parte di essa, in questo caso la parte "malata", "cattiva e crudele". Per alcuni può sembrare più facile credere che la situazione finale sia la scomparsa di questa parte, eppure facendo gli esseri umani parte di questo "sistema", la soluzione dovrebbe essere quella di giungere un equilibrio.
    La storia si rivela comunque molto interessante, sebbene lo stile non mi ha colpito particolarmente e forse non adatto a un simile racconto. Gli eventi si susseguono molto rapidamente e per questo ti suggerirei di dividerli in capitoli, in modo che puoi dare più spazio alle descrizioni.
     
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    Penna d'argento

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    -Laura-
    La storia è molto bella, specie per il concetto di amore che riesce a collegare le persone non solo nello spazio, ma anche nel tempo. La storia raccoglieva le parole, sebbene forse non nel modo in cui ci si poteva aspettare, data la tematica Halloween, ma questo non toglie che la storia sia stata piuttosto interessante. Sarà che in questi giorni lo hanno ritrasmesso per tv, ma la tua storia mi ha fatto ricordare "la mummia", con l'amore tra imhotep e Anck-su-namun (anche se la dinamica è molto diversa). Il racconto mi è piaciuto, anche se l'espediente per questo incontro con la mummia sia stato forse troppo forzato.

    Questo contest ha portato alla luce molte storie interessanti e fantastiche, che in fondo hanno avuto un elemento comune, che è stato un po' da filo conduttore: l'amore.
    Dopo una certa riflessione, ho votato la storia di Magic_Charly , perché reputo che non solo abbia saputo fare un uso sapiente delle parole che sono state affidate, ma perché ha creato un racconto con un finale che ti spiazza e che ti lascia con quel desiderio di saperne di più, di desiderare che continui... un ottimo lavoro comunque quello di tutti e congratulazioni per essere riusciti a partecipare :] :b:
     
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    Smile like you mean it

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    Eccomi di nuovo con una connessione funzionante finalmente!

    Inizio dichiarando il mio voto che va a -Laura- , perché ha saputo a mio parere usare le parole assegnate in maniera efficace e costruendoci intorno una bellissima storia, anche se ispirata a una leggenda già esistente.


    Ora rispondo a un po' di commenti:

    -Laura- grazie del lunghissimo commento, felice che la mia fiaba ti abbia conquistata, pensa che non ne avevo mai scritta una! Per la parola "teschio" se rileggi la mia storia la troverai, anche se un po' en passant, perché Selina vi si inciampa sopra quando cerca di scappare da Ivan!

    Rue Ryuzaki molto onorata dei riferimenti e Stoker e alla Rice, perché ancora come letture mi mancano! Felice che qualcuno abbia colto il mio piccolo omaggio a "Intervista col Vampiro"! Felice che tu abbia apprezzato la scena della danza, era la prima che mi è salita alla mente e a cui tenevo di più, perciò grazie!

    Elizabeth Swann Grazie di cuore anche a te per i complimenti e sì, ogni occasione è buona per inserire i pirati, diciamocelo! :D

    Nancy Cuomo La storia di per sé è conclusa, felice che tu l'abbia apprezzata e grazie mille per gli splendidi riferimenti (sì, per Selina e Kurt ho pensato ad Hansel e Gretel).
    Per quanto riguarda invece la tua storia, io inserirei proprio esplicitamente la spiegazione che ci hai fornito sui temi della ribellione e della rabbia, seppur in forma narrativa.
     
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    Cantastorie

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    Salve a tutti! bye1 Arrivo anch’io a commentare le storie di questo contest :)
    Come premessa, devo anche questa volta complimentarmi con l’inventiva e l’originalità di tutti gli autori che si sono messi alla prova, oltre che con chi lo ha ideato: l’idea delle zucche e delle parole suggerite per immagini era davvero molto carina. ^_^
    Chiedo perdono se i miei commenti saranno un po’ sintetici, ci tenevo a lasciare il mio parere nonostante in questi giorni il tempo libero scarseggi.

    La Lunga Notte di Prinder Lock di Tyrus
    Dramma horror dal ritmo altalenante, tra picchi di spavento e momenti di calma, perfettamente calato nell’atmosfera frenetica e abbacinante di un Luna Park, con sorprendenti risvolti fantasy, introspettivi e onirici e una spruzzata di piacevole romanticismo. Ho avvertito degli echi al concetto di multiverso visto negli ultimi prodotti del cinematic universe Marvel, come What If e Loki, ciò non toglie che rimanga un’interpretazione originale e con sviluppi inaspettati. Interessante l’uso delle parole chiave e in particolare della clessidra. Qualche svista nella forma e in particolare nell’uso dei verbi che passano dal passato al presente e viceversa senza logica, ma nel complesso lo stile introspettivo è coinvolgente e il messaggio finale di un superamento dei propri mostri interiori davvero riuscito.

    Il luna park infestato di Nancy Cuomo
    Stessa zucca di partenza e dunque stessa ambientazione ma questa volta si viaggia tra lo spazio e il tempo, con una casa dei fantasmi che diviene tramite magico tra ricordi, dolori e faccende in sospeso, personaggi storici e vicende personali. Mi ha un po’ spiazzato l’inserimento di un personaggio del Far West americano, dal momento che i due protagonisti hanno nomi italiani; anche il riferimento ai ragazzi del ’99 può includere varie nazionalità. Di contro mi è piaciuto il ribaltamento del classico tema ricorrente del fantasma in cerca di liberazione, che alla fine si rivela essere proprio Mena, in un certo senso, capendo di potersi liberare della sua sofferenza soltanto aiutando la madre a non essere più sola. Epilogo triste ma impregnato di una dolce malinconia.

    La danza macabra di Magic_Charly
    Fiabesco, inquietante e intrigante, ha i toni di un racconto tradizionale, antico, in cui infanzia, mistero, scoperta, perdita di innocenza, amore e sacrificio si tingono di morte, il tutto in una ben delineata atmosfera notturna, lugubre e quasi gotica, oserei dire burtoniana. Bello il legame d’affetto tra i due fratellini, affascinante la scena della danza con i folletti che improvvisamente diventano creature diaboliche, e poi gran colpo di scena l’entrata del licantropo/vampiro (sulle orme di Bram Stoker che lo descrisse così) con la sua proposta e lo svelamento del vero tesoro sepolto nel cimitero. Ho trovato lo stile scorrevole e suggestivo e ben amalgamate al contesto le parole, eccetto “teschio” che gioca un ruolo minore nella vicenda.

    La Strega del Bosco di Rue Ryuzaki
    Storia fantastica, metaforica ed ecologista, mi ha ricordato un po’ le leggende classiche un po’ le riflessioni leopardiane sulla volontà vendicativa della natura, che qui assume le vesti di una strega bellissima e affascinante ma anche crudele e inesorabile, con un terribile piano di sterminio stile Thanos, portato avanti però dapprima in maniera subdola con degli apparentemente innocui biscottini allo zenzero. Perfetto l'uso delle parole chiave. Vicenda suggestiva e ben raccontata, anche se non strettamente collegabile al periodo di Halloween, ma inseribile in un contesto più ampio.

    La maledizione di Seth di -Laura-
    Storia particolarmente lunga e complessa che mescola in maniera eclettica i miti dell’antico Egitto (che personalmente adoro e conoscevo) con un contesto inizialmente contemporaneo, con dei momenti che mi hanno fatto pensare un po’ a Casper, per parlare di famiglia, riscatto e rinascita. Non era affatto facile mettere insieme le parole chiave che le erano state attribuite, ma l’autrice ha saputo sbizzarrirsi, anche se non mi è stato ben chiaro il finale in cui il gesto nel presente di Jamal avrebbe cambiato il passato, ormai scritto, dell’Egitto … La narrazione è ricchissima di dettagli e vocaboli ricercati che ben si adattano a dare voce a personaggi di una certa levatura, sebbene il cattivo Seth lo trovo meglio caratterizzato rispetto agli eroi.

    In conclusione, ho apprezzato l’impegno e la fantasia di tutti gli autori, i racconti hanno tutti saputo intrattenermi e sorprendermi con risvolti e finali imprevedibili, ma il mio voto va a Magic_Charly la cui storia, per atmosfere, immagini e sentimenti l’ho sentita più vicina ad un omaggio alla festa oggetto del contest.
     
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35 replies since 9/10/2023, 09:27   547 views
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