Troppi cambiamenti

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    Elizabeth Swann Scusa l'ora tarda! Ho finito ora di leggere i primi due capitoli!
    All'inizio, per sbaglio, sono saltata alla parte seconda credendola il secondo capitolo e sono dovuta tornare indietro :XD:
    Questa coppia inizia a interessarmi parecchio! Come sempre ti faccio i complimenti per la tua scrittura, riuscirei a leggerla anche alle tre di notte, per quanto sia fluida!
    Mi sto sempre più convincendo a vedere questo film grazie a questa fanfiction! Elizabeth e Will sono adorabili e come ho già detto in precedenza, questo loro rapporto di amici d'infanzia non fa altro che alzare le mie fantasie alle stelle!
    Ho sentito un magone allo stomaco quando Elizabeth ha cominciato a notare i primi cambiamenti. Mi fa davvero capire come, senza rendersene conto, in fondo lei avesse sempre provato qualcosa del genere per Will, ma ovviamente da bambini non si provano certi sentimenti.
    E' come se stessero cominciando a uscire fuori ora che sono cresciuti, ma in fondo sono sempre stati lì nel suo cuore. Almeno questo è ciò che ho percepito!
    Leggerò i prossimi capitoli a breve! Continua così! <3 <3 <3
     
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    Ma che carina che sei, grazie! :] :]
    Sullo stile ho dovuto lavorare un po', faccio sempre delle revisioni, sia prima che dopo la pubblicazione. Talvolta leggo ad alta voce quello che ho scritto, per vedere come suona - e se ho l'impressione che qualcosa "zoppichi" o suoni male, intervengo con un cambiamento o una correzione. Forse è per questo che alla fine la lettura scorre abbastanza bene ^_^
    Per quanto riguarda la trama... be', io parto dal presupposto che l'opera originale è sempre meglio e che le mie fanfiction sono soltanto un piccolo omaggio. Ovviamente mi prendo le mie libertà, sebbene l'obiettivo primario sia rimanere il più possibile fedele alle caratterizzazioni autentiche dei personaggi... Per esempio, ammetto di concentrarmi molto di più sul lato romantico che su quello avventuroso ;) Però c'è da dire che la storia d'amore è comunque importante nei film, anzi, fondamentale. In un certo senso, è il motore della vicenda, al di là di tutta la componente "piratesca". Inoltre gli interpreti di Elizabeth e Will hanno una grande chimica, perciò sanno rendere speciali anche le scene più semplici!

    Penso che i due personaggi si siano sempre voluti bene, il loro primo incontro è stato "folgorante" per entrambi, solo che da bambini, per l'appunto, si ha una percezione un po' diversa dei propri sentimenti. Per questo motivo ho immaginato che l'adolescenza - il periodo della vita in cui si comincia a sviluppare la propria personalità, ma si è anche molto influenzati dalle emozioni e dagli ormoni - potesse essere il momento giusto per fare il "salto" dall'amicizia all'innamoramento :)

    Grazie ancora per il tuo bellissimo commento, sono davvero felice di essere riuscita a incuriosirti abbastanza da voler continuare!
     
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    Elizabeth Swann Il terzo e quarto capitolo mi hanno abbastanza sorpresa!
    Mi sono resa conto solo leggendo la parte del cambiamento fisico di Elizabeth, che in fondo, è ancora una ragazzina :huh:
    Non so perchè, anche se avevo letto all'inizio della storia che aveva quattordici anni, la immaginavo come una diciottenne ^_^
    Mi sto prendendo una piccola cotta per Will! E' troppo carino, non ce la faccio.
    Ho sorriso parecchio quando nel quarto capitolo era così impacciato per via delle lezioni di danza :XD: :XD:
    La mia fantasia era già volata a un bacio appassionato, mannaggia a me...immagino che Elizabeth sia ancora troppo innocente, visto quanto si è scandalizzata a causa del fatto dei bambini. Ho ridacchiato un po' in quel momento. :D
    Sono troppo curiosa di leggere il resto! Voglio assolutamente vederli insieme ;)
     
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    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 16/7/2022, 12:44) 
    Il terzo e quarto capitolo mi hanno abbastanza sorpresa!
    Mi sono resa conto solo leggendo la parte del cambiamento fisico di Elizabeth, che in fondo, è ancora una ragazzina :huh:
    Non so perchè, anche se avevo letto all'inizio della storia che aveva quattordici anni, la immaginavo come una diciottenne

    Forse le immagini che ho inserito ti hanno portata un po' fuori strada X)
    Ad ogni modo, nel primo film della saga Elizabeth dovrebbe avere diciannove o vent'anni (se si eccettua il prologo). Non viene specificato, in realtà, ma in una bozza del copione c'era scritto che ne aveva venti, e non credo che gli sceneggiatori abbiano cambiato idea. La cosa buffa è che Keira Knightley ne aveva solo diciassette; onestamente non l'avrei mai detto!
    Comunque, al di là di queste divagazioni, la mia fanfiction è ambientata in un periodo della vita di Elizabeth di cui non ci viene mostrato nulla, quindi diciamo che mi sono divertita a immaginare cosa potesse esserle successo :rolleyes: E siccome dubito che nel Settecento ci fosse l'educazione sessuale (figuriamoci, persino oggi non viene fatta sempre come si deve!), mi è sembrato logico rappresentare l'innocenza - e anche l'ignoranza, se vogliamo - di una ragazzina di quasi quindici anni alle prese con i "fatti della vita" ;)


    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 16/7/2022, 12:44) 
    Mi sto prendendo una piccola cotta per Will! E' troppo carino, non ce la faccio.
    Ho sorriso parecchio quando nel quarto capitolo era così impacciato per via delle lezioni di danza :XD: :XD:

    Will ha un lato molto dolce ^_^
    Nell'immaginare questa storia, me lo sono subito figurato impacciato nelle lezioni di danza, perché ho pensato che nell'ultimo anno - quello in cui lui ed Elizabeth non si sono visti, per intenderci - potesse aver avuto uno scatto di crescita che l'ha reso un po' goffo nei movimenti. Aggiungi il fatto che non sa ballare perché nessuno gliel'ha mai insegnato, aggiungi l'imbarazzo della situazione... e il gioco è fatto :lol:


    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 16/7/2022, 12:44) 
    La mia fantasia era già volata a un bacio appassionato, mannaggia a me...immagino che Elizabeth sia ancora troppo innocente, visto quanto si è scandalizzata a causa del fatto dei bambini. Ho ridacchiato un po' in quel momento. :D

    Come ho detto, dubito che nel Settecento ci fosse una vera educazione sessuale, quindi non credo che una ragazzina sapesse certe cose... Inoltre, maschi e femmine conducevano vite molto separate. Non è che Elizabeth potesse scoprire facilmente com'è fatto un corpo maschile, o come funziona la riproduzione :XD:


    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 16/7/2022, 12:44) 
    Sono troppo curiosa di leggere il resto! Voglio assolutamente vederli insieme ;)

    Ah, qui non posso dire niente, Vedrai da te! Intanto ti ringrazio per questo delizioso commento ^_^
     
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    CITAZIONE (Elizabeth Swann @ 16/5/2022, 17:55) 

    Capitolo terzo
    Dare un colpo al timone


    Bellissimo e coinvolgente capitolo. Mi dispiace che Elizabeth deve stare così lontano da Will adesso. Però rimane sempre molto audace e coraggiosa. Il Governatore Swann non mi è mai piaciuto.

    Edited by Elizabeth Swann - 19/7/2022, 00:27
     
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    Laura_Ruetta Elizabeth è molto intraprendente ;) Dovevo pur far emergere questo suo lato caratteriale, anche se in questa fanfiction è praticamente una ragazzina...
    Quanto al Governatore Swann, lo considero una brava persona e anche un padre abbastanza progressista per i suoi tempi, ma va comunque tenuto in conto che la gerarchia sociale era rigida e i nobili non si mescolavano mai apertamente ai membri delle classi più umili. La mia ipotesi - da appassionata della saga e fan-writer - è che il Governatore sia stato "permissivo" con Elizabeth finché era ancora piccola e aveva bisogno di giocare (come tutti i bambini); nel momento in cui lei si avvia a diventare una donna, invece, è importante che trovi un partito rispettabile con cui sposarsi. In un certo senso, il Governatore vede più in là della figlia, perché intuisce che lei e Will, legati come sono, potrebbero facilmente innamorarsi e desiderare di stare insieme. Ciò si rifletterebbe negativamente sulla reputazione di Elizabeth e della famiglia Swann in generale. La mentalità dell'epoca funzionava in una certa maniera, purtroppo :|
    Però non è soltanto una questione di classismo: considera che un buon padre avrebbe voluto lasciare la figlia in buone mani, per così dire, sapendola "sistemata" con un uomo che aveva i mezzi e le risorse necessari per mantenerla. Poiché Elizabeth è abituata a uno stile di vita lussuoso, come avrebbe potuto un semplice fabbro provvedere a lei? Senza contare che il quindicenne Will è ancora solo un apprendista - e lo sarà per almeno altri cinque anni...

    Scusa lo sproloquio, ma mi è sembrato giusto puntualizzare queste cose *^^* Del resto, il mio intento non è rendere il Governatore il cattivo della storia, ma essere realistica (nei limiti di una vicenda romanzata e immaginaria).
    Grazie mille per aver commentato, è sempre una gioia leggere gli interventi di chi mi segue :*:


    P.S. Una piccola dritta: non c'è bisogno di citare l'intero capitolo nella risposta, anche perché così il capitolo risulta pubblicato due volte. Se non ti spiace, modifico il tuo post :)
     
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    Elizabeth Swann Quanto mi sta antipatico il Governatore. povero Will lui è troppo tenero. :cry:

    Elizabeth Swann Ci mancava solo il dito rotto adesso! ;_; Che carina e graziosa la giovane Lucy :]
    Se aggiorni la storia potresti avvisarmi? Grazie. <3
    Mi sta coinvolgendo davvero molto.
    E comunque ti faccio i complimenti scrivi davvero bene ed è una fantino molto realistica.
     
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    Laura_Ruetta Will è piuttosto adorabile, non è vero? ^_^
    Il Governatore è stato duro, purtroppo :| Come ha detto a Elizabeth, vuole dare un colpo al timone. Vedremo quali saranno le future conseguenze...

    Felice che ti piaccia Lucy, l'ho immaginata come una ragazza molto timida e dolce! E grazie mille per i complimenti, ti avviserò senz'altro in tagboard quando pubblicherò il prossimo capitolo :)
     
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    Capitolo terzo
    In due al timone di una nave

    cXyRSMN



    «Buon cielo, Will! Cos’hai combinato?»

    Polly lanciò uno strillo acuto e si alzò dai gradini polverosi della soglia d'ingresso. Con le gambe che inciampavano nella gonna troppo lunga, si precipitò a passi goffi verso il ragazzo alto e magro in avvicinamento, che trascinava i suoi piedi stanchi lungo il vicolo dissestato su cui si affacciava la casa della famiglia Brown.

    «Perché ieri sera non sei tornato? Ero preoccupata per te – e adesso ti presenti pure con la mano fasciata!»

    Will tentò un sorriso, ma quello che venne fuori fu una smorfia. «Mi dispiace, non volevo» si scusò. «Ho avuto una specie di contrattempo… però non mi sono fatto troppo male, te l’assicuro.»

    Polly assunse un’aria di disapprovazione. «Dai, vieni qui e sediamoci un attimo, così posso controllare.»

    Stavolta lui storse la bocca di proposito. «Penso di avere un dito rotto» confessò. «L’ho colpito per sbaglio con il martello.»

    «Ahia.» Polly rabbrividì alla sola idea. «Chissà che dolore!»

    «Puoi scommetterci.» Will prese posto sul primo gradino e non riuscì a trattenere un gemito: aveva la schiena a pezzi, sentiva la testa pulsare e i muscoli trafitti da mille coltelli roventi. Il dito, rigido e paralizzato, mandava fitte terribili lungo i nervi della sua mano. Dopo che Polly tolse il panno umido, non fu una sorpresa vedere quanto fosse gonfia e violacea la pelle sopra la nocca.

    «Ha proprio un aspetto orrendo» esclamò la ragazzina, scossa da un altro brivido. Reggeva il polso e il palmo sinistro di Will, attenta a non toccare l’indice rotto. «Ma sei fortunato, in casa c’è il dottore. Se andiamo dentro, ti può visitare.»

    «Tua madre è peggiorata, non è vero? Ecco perché stamattina tuo padre non è venuto al lavoro» replicò Will, serio.

    Polly annuì, lo sguardo colmo di tristezza e apprensione. «Aveva già avuto una nottata difficile, però si è sentita male stamattina. Ha vomitato, è svenuta e all’inizio non riuscivamo a svegliarla. Ero così spaventata!»

    Will le accarezzò il braccio con la mano sana, nella speranza di offrirle un minimo di sostegno morale. «Il medico che dice?»

    «Non so, con me non ci parla.» Polly tirò su col naso. «Mio padre mi ha cacciata con la scusa di mandarmi a badare ai gemelli. Li ho tenuti buoni nella loro stanza, poi li ho accompagnati dai vicini e mi sono seduta qui fuori. Non so cosa si sono detti lui e il dottore, so soltanto che la faccia che avevano non mi piaceva per niente.» Il labbro cominciò a tremarle, gli occhi le divennero lucidi. Continuò in un bisbiglio: «È sempre più stanca e senza forze, non può andare avanti in questo modo. Io… ho tanta paura, Will.»

    «Lo capisco» mormorò lui. Si trattenne dall’aggiungere “anch’io”, volendo mantenere una facciata stoica. «È un periodo duro, ma non dobbiamo cedere alla disperazione. Forse tua madre può ancora guarire.»

    «E se…?» Polly lasciò la frase in sospeso e le lacrime presero a scorrerle sulle guance.

    Will era pieno di compassione per lei, per la povera signora Brown e per l’intera famiglia. «Non pensarci, Polly. Non è il momento» le disse, comprensivo e determinato insieme. «Se mai accadrà, affronteremo la situazione. Per adesso dobbiamo soltanto aiutare lei e tuo padre. Con John imbarcato, siamo io e te i più grandi. Non abbiamo altra scelta, capisci?»

    Polly si asciugò gli occhi con un lembo della gonna. «Hai ragione» convenne con voce soffocata. «Adesso rientriamo, la tua mano ha bisogno di cure.»

    Si alzarono entrambi. Lei aprì la porta e varcò la soglia per prima, seguita subito da Will. Trovarono il medico in cucina, che condivideva un goccio di acquavite con il signor Brown. Quest'ultimo scoccò un’occhiata di rimprovero al suo apprendista e si accigliò alla vista del dito lesionato. Il dottore, invece, assunse un’aria professionale e chiese di esaminare la frattura.

    Circa mezz’ora dopo, Will aveva la mano appoggiata sul tavolo, una grossa stecca di legno legata all’indice con delle bende e un saporaccio amaro in bocca, dovuto all’intruglio che gli era stato somministrato per ridurre il dolore. Polly gli porse un bicchiere d’acqua e lui ne ingurgitò d’un fiato il contenuto.

    «Che ti è saltato in mente?» lo redarguì il signor Brown, preparandosi a fare il suo predicozzo ora che il dottore se n’era andato. Tracannò una lunga sorsata di liquore e si asciugò il mento con il polso. «Perché ieri sera sei rimasto alla fucina?»

    Per cercare di dimenticare la festa di compleanno di Elizabeth, ecco perché! Ma Will non poteva raccontare la verità, quindi rimase zitto.

    «Nelle prossime settimane potrai combinare poco o nulla con quel dito rotto» proseguì il signor Brown. «Ti rendi conto di cosa significa questo per la mia attività? Proprio quando gli ufficiali hanno richiesto delle spade nuove!»

    «Ce n’è già una che è quasi pronta. Ci ho lavorato stanotte» puntualizzò Will.

    «Sei alle prime armi con la forgiatura delle spade. Non avresti dovuto occupartene da solo.»

    «Ho osservato il procedimento un sacco di volte. Altre volte ho collaborato e altre ancora ho fatto i miei tentativi. Posso cavarmela.»

    «Se dico che non puoi, non puoi» si oppose il signor Brown, secco. «Chissà quanti difetti avrà quella lama… Sarà troppo grossa, non abbastanza tagliente, o coperta di crepe sui bordi.»

    «Mi sono impegnato per ottenere i risultati migliori. Vedrete voi stesso.» La risposta di Will suonò aspra, tradendo l’orgoglio ferito, ma il suo maestro non s’impressionò.

    «Non fare l’insolente con me, ragazzo. La buona volontà e il talento non bastano per essere un bravo artigiano, c’è bisogno di esperienza. E tu non sei altro che un apprendista.»

    Will spinse indietro la sedia, che raschiò sul pavimento. Balzò in piedi e il suo corpo provato dalla fatica urlò di protesta. La rabbia gli esplose nelle viscere.

    «Will…?» Polly lo fissò con gli occhi spalancati, sbalordita da quella reazione. Lui la ignorò.

    «Ti conviene uscire da questa stanza al più presto» sentenziò il signor Brown. «Non tollero atteggiamenti simili sotto il mio tetto, è chiaro?»

    Will serrò le mascelle, ma non si mosse. Continuò a scrutare il suo interlocutore con aria di sfida.

    «Maledizione!» Il signor Brown mollò un pugno sul tavolo, così forte che i bicchieri tremarono come se fossero di carta, mentre spruzzi di saliva cadevano sul legno rovinato. «Credi di mettere in discussione la mia autorità? Tu non conti niente qui, mi hai sentito? Niente!»

    «Padre!» gridò Polly, ancora più sconvolta.

    «Zitta, tu!»

    La ragazzina sussultò e abbassò la testa, quasi l’avesse colpita una sferzata. Suo padre non era mai stato tanto brusco con lei – ed eccolo qui, tutto paonazzo, che sbraitava e colpiva il tavolo. Per un attimo le parve che si fosse trasformato in un estraneo.

    Accorgendosi dello stato d’animo di Polly, Will ebbe una fitta al petto. Non voleva essere la causa di un litigio famigliare. Senza una parola, girò sui tacchi e abbandonò la cucina, per rifugiarsi nella camera che condivideva con John. Udì la porta di casa sbattere, segno che il signor Brown era uscito, forse diretto alla fucina.

    Lo assalì un violento desiderio di sferrare un calcio a qualcosa, che fosse il muro o il vecchio armadio sbilenco all’angolo della stanza. Si trattenne: non era proprio il caso di rischiare un secondo infortunio nel giro di poche ore. Con un ringhio frustrato, si gettò sul letto a pancia in giù. Non pianse, però morse il cuscino e artigliò il lenzuolo con la mano destra. Il cuore gli batteva furiosamente, la collera gli incendiava le vene.

    Ne aveva abbastanza di vedersi sbattere in faccia qual era il suo posto! La gente credeva forse che lui fosse uno stupido? Sapeva benissimo di non poter aspirare a grandi riconoscimenti o a una posizione sociale elevata, lo aveva accettato da molto tempo! Perché nessuno sembrava tenere in considerazione i suoi sentimenti, le sue esigenze, le sue reali capacità? Perché ciò che lui provava poteva essere calpestato con tanta noncuranza?

    “Non è vero che non sono niente” pensò, risentito e umiliato. “E un giorno scoprirete quanto valgo. Lo scoprirete tutti quanti!”

    La prospettiva non servì a risollevarlo. Il suo contratto di apprendistato sarebbe durato ancora a lungo, fino al suo ventunesimo compleanno. Inoltre, perfezionarsi nel mestiere di fabbro non avrebbe impedito a tanti nobili di considerarlo un comune orfano, riuscito a far fortuna grazie alla carità altrui e privo di doti particolari. Di sicuro anche il marito di Elizabeth sarebbe stato di quel parere…

    Will trasalì. Com’era deprimente immaginare la sua migliore amica appesa al braccio di un gentiluomo imparruccato, che magari avrebbe preteso da lei una totale dedizione alle attività femminili, scandalizzandosi di fronte a qualsiasi discorso sui pirati, sui tesori o sull’ambizione di solcare i mari! Elizabeth era una creatura libera, che non poteva stare sempre seduta a ricamare, indossare abiti elaborati – per quanto le donassero – e organizzare feste. Aveva bisogno di correre sulla sabbia, assaporare la carezza del vento sulla faccia, ridere a pieni polmoni senza badare alle regole del buon costume…

    Will si perse nelle sue divagazioni e tornò con la mente alla bizzarra lezione di ballo sulla spiaggia. Solo che la ragazza delle sue fantasticherie, anziché piantarlo in asso di punto in bianco, non smise di guidarlo nei passi di danza e poi appoggiò la testa sulla sua spalla. Allora lui si chinò a baciarle le labbra, un bacio lieve come il tocco di una piuma, ed Elizabeth rise in maniera sommessa, delicata, incantevole.

    Fu una brutta tosse secca, simile al crepitio di legnetti che prendono fuoco, a interrompere il suo sogno a occhi aperti. Con un sospiro, Will si alzò.

    La porta della camera dei signori Brown era aperta solo per metà, la soglia buia indicava che qualcuno aveva chiuso gli scuri delle finestre. Lui sollevò il braccio, che rimase sospeso a mezz’aria. Forse era meglio aspettare Polly…

    Il rumore tornò a echeggiare nel corridoio, più rauco e pesante. Will dimenticò l’indecisione e bussò.

    «Signora, avete bisogno di un bicchiere d’acqua? Posso portarvelo.»

    Ci volle qualche istante perché la tosse si calmasse. Poi una voce fioca rispose: «Entra.»

    Will obbedì. Sbatté le palpebre per abituarsi alla semioscurità della stanza e distinse la sagoma esile della signora Brown, sdraiata mollemente sul letto a pancia in su. Non portava la cuffia da notte, perciò i suoi lunghi capelli erano sparsi a ventaglio sul guanciale, simili a una cascata color mogano. Il pallore del volto rivaleggiava con il bianco delle lenzuola.

    «Ciao, Will.» La donna stirò le labbra in un debole sorriso. «È bello vederti.»

    A lui salì un groppo in gola. «Come vi sentite?»

    «Ho giusto un po’ di sete.»

    Will notò una brocca di vetro sul comodino, la prese e riempì il bicchiere posato lì accanto. Quando la signora fece leva sulle braccia per tirarsi su, la aiutò a sistemarsi col cuscino dietro la schiena, benché fosse impacciato dalla mano bendata e gli facesse male dappertutto. Le porse il bicchiere, pronto a intervenire per reggerlo lui stesso se fosse stato necessario.

    La signora riuscì a bere da sola. Lo scrutò con i suoi occhi azzurri, limpidi e consapevoli nonostante il dolore impresso nelle loro profondità.

    «Che cos’hai, Will caro?»

    «Io? Niente.»

    Lei scosse piano il capo. «Sei ferito.» Da vicino si notava che i suoi capelli, un tempo folti e luminosi, erano spenti e sfibrati. Qua e là spuntavano anche dei fili grigi.

    «Oh!» Will lanciò un’occhiata al proprio dito immobilizzato. «Sì, ho avuto un piccolo incidente» minimizzò con falsa allegria. «Dovrò stare a riposo per qualche giorno e vostro marito mi ha già rimproverato per la mia negligenza.» Scoppiò in una risatina forzata.

    La signora Brown inarcò le sopracciglia. «Perché non mi dici tutta la verità? Sei esausto e nervoso. Lo vedo, sai.»

    Will distolse lo sguardo, a disagio. «Mi servono solo un paio d’ore di sonno» mentì. «Non dovete preoccuparvi per me.»

    Lei scosse di nuovo la testa. «È compito di una madre preoccuparsi per i propri figli» lo corresse con affettuosa fermezza.

    Il nodo alla gola crebbe. Per un attimo Will fu trasportato nel passato: al posto della chioma scura della donna gli apparve una cascata di riccioli color miele, ormai opachi e arruffati, che incorniciavano un viso esangue, dalle guance affilate, gli zigomi prominenti e la fronte solcata da una ruga perenne. Gli occhi, dolci e stanchi, erano due sfere marrone intenso, quasi nere nella stanza da letto male illuminata.

    Figliolo…”

    Una voce calda e rassicurante echeggiò nella mente di Will – una sorta di melodia lontana e familiare. Sopraffatto dall’intensità del ricordo, lui indietreggiò. Un istante dopo tornò alla realtà e si ritrovò a fissare la signora Brown, che gli rivolse un sorriso incoraggiante.

    «Avvicinati, per favore.»

    Will avanzò a passo incerto. Era teso e aveva la bocca asciutta.

    «Capisco quant’è difficile per te questo momento» aggiunse lei. «Non devi nascondere come ti senti. Io non sono tua madre e nemmeno vorrei sostituirla, perché non sarebbe giusto… ma sono qui, se hai bisogno di parlare di qualcosa. Ti voglio bene quanto ne voglio a John, a Polly, ai gemelli. Nel mio cuore c’è posto a sufficienza per tutti voi, non dimenticartelo.»

    Nell’anima di Will era scolpita l’immagine di colei che, prima di essergli portata via da un male incurabile, lo aveva messo al mondo, cresciuto e amato: Charlotte Turner, che era rimasta paziente e premurosa anche nella sofferenza, profondamente legata al suo unico figlio e intenzionata a farne un uomo onesto. Eppure, se era vero che nessuno sarebbe mai riuscito a sostituirla, la fervida sollecitudine della signora Brown non poteva che lasciare un’impronta di commozione accanto a quella traccia indelebile.

    Esitante, Will sfiorò la mano della moglie del suo maestro. No, la signora Brown non era sua madre, ma a tratti gliela ricordava, non solo da quando la malattia la costringeva a letto. Sin dall’inizio era stata molto amichevole con lui, trattandolo come un membro della famiglia. Con tenerezza materna, lo aveva messo a suo agio e accolto in casa. Era impossibile non rimanere toccati da una tale generosità.

    «Grazie» disse Will, sincero. «Non me ne dimenticherò, è una promessa.»

    «Molto bene, mi fido. Sei sempre stato un ragazzo di parola» lo elogiò la signora. «Adesso ti va di confidarti con me?»

    Will acconsentì, però non menzionò Elizabeth né la festa. Senza scendere nei particolari, riferì di essersi fermato alla fucina per la notte e di aver fabbricato una spada per conto suo, prima di rompersi il dito col martello. Omise anche i dettagli della sfuriata del signor Brown, liquidandola come una sgridata innocua.

    «Credo di essere stato un po’ sciocco» bofonchiò al termine del resoconto. «Non avrei dovuto sforzarmi tanto. Comunque, le condizioni finali della lama mi sono parse più che buone.»

    «Sono sicura che mio marito se ne accorgerà» lo tranquillizzò la signora Brown. «Abbaia ma non morde, dai retta a chi lo conosce da quasi vent’anni! E sa bene quanto sei bravo.»

    La tensione residua di Will si allentò. Forse lei aveva ragione, forse il signor Brown si sarebbe reso conto che il suo apprendista era capacissimo di forgiare una spada. «È sempre stato così? Insomma, voglio dire…»

    «… burbero, testardo e abituato a brontolare?» completò la signora. «Sì, lo era anche quando mi corteggiava.» Rise, divertita, ma subito le venne da tossire. Will le diede un altro bicchiere d’acqua.

    «Fin da giovani eravamo molto diversi» rivelò lei, non appena riuscì a parlare. «Però su alcune cose la pensavamo allo stesso modo: l’importanza del lavoro, l’educazione dei figli. In fin dei conti, sposarsi non significa essere uguali o andare d’accordo su tutto.»

    «Che significa, allora?»

    «Mio padre, che era un vecchio lupo di mare, l’avrebbe messa in questi termini: il matrimonio è come essere in due al timone di una sola nave. Quindi ognuno deve lasciar manovrare l’altro, di tanto in tanto.»

    «Che strano» commentò Will, aggrottando la fronte. Eppure fu in grado di figurarsi Elizabeth, raggiante e avvolta nel suo abbraccio, in piedi a poppa di un’imbarcazione. Una vampata di calore gli investì il viso.

    «Toccherà anche a te, un giorno» pronosticò la signora Brown. «Troverai una ragazza, chiederai la sua mano a suo padre e ti sposerai. Insomma, non vorrai mica restare da solo.»

    «Il matrimonio sembra complicato» borbottò Will.

    Lei gli diede un buffetto sulla guancia. «Ormai stai crescendo, non puoi sfuggire per molto tempo. Certo, prima dovrai finire il tuo apprendistato…»

    «Sì, e mancano ancora sei anni.»

    «Passeranno in fretta, vedrai.»

    Qualcuno spinse la porta con il piede, facendola cigolare. Will si voltò: Polly era comparsa sulla soglia e reggeva una ciotola fumante.

    «Vieni pure, Polly cara» la invitò sua madre. «Will e io chiacchieravamo per passare il tempo.»

    «Ho preparato un brodino leggero, facile da digerire» spiegò la ragazzina. «Spero che andrà giù senza problemi.»

    L'espressione della signora Brown divenne mesta e rassegnata. Ciononostante, lei sorrise alla figlia, grata per il suo tentativo di farla sentire meglio. «Proverò ad assaggiarlo, tesoro» promise. Tornò a focalizzarsi su Will: «Mi raccomando, riposati e pensa a quello che ti ho detto.»

    Lui annuì. D'impulso, si chinò a baciarle la fronte, come aveva fatto tante volte con sua madre. «Riposate anche voi, dopo che avrete mangiato» consigliò. «Credo che ne abbiate bisogno.»

    «D’accordo.»

    Will si spostò di lato per dare spazio a Polly, salutò madre e figlia e si ritirò nella sua camera. Stavolta si sdraiò sulla schiena e puntò gli occhi sulle travi malconce del soffitto.

    Doveva ammettere che il conforto della signora Brown gli era servito. Pur convinto che il suo maestro lo stesse sottovalutando, non era più arrabbiato come prima e aveva recuperato un minimo di fiducia nel corso degli eventi. Chissà, forse la signora non si sbagliava a sostenere che la qualità del suo lavoro sarebbe stata notata. Quanto alla festa di compleanno… ebbene, era meglio lasciar perdere quell’argomento. Elizabeth doveva aver avuto abbastanza distrazioni da non rimpiangere troppo la sua assenza: non c’era motivo di ritenere che fosse triste per il loro mancato incontro.

    Rasserenato, Will si addormentò. Tuttavia, in barba ai propositi di tenere l’amica lontana dalla sua mente, sognò di essere a bordo di una nave assieme a lei, che aveva i capelli sciolti al vento, una bandana sbiadita sulla fronte e la mano aggrappata alla sua, mentre lo trascinava con evidente entusiasmo in direzione del timone.

    Edited by Elizabeth Swann - 8/4/2024, 17:45
     
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    Elizabeth Swann ho letto anche questo capitolo.
    Povera Polly, deve stare molto male, sta passando un brutto periodo e la capisco bene. Ha paura di perdere la madre ed è del tutto comprensibile. Penso sia una delle più brutte disavventure che possa succedere nella vita. Perdere così in giovane età una persona di riferimento molto cara e importante: :cry:
    E povero anche Will che si sta facendo il mazzo per il lavoro. Sempre molto benevole e sempre pronto ad aiutare il prossimo.
    Il Signor Brown un po' meno. Lo descrivi molto bene, soprattutto caratterialmente. Nel film, se non ricordo male, compare solo una volta, ma tu in questa fanfiction sei riuscita a creare un tuo personaggio tutto nuovo; è costruito molto bene.
    Sua moglie invece deve essere di animo e cuore buono, tratta Will come un figlio. Mi sono commossa. :cry:
    Bello il finale di capitolo, dove Will sogna di essere al timone su una nave insieme a Elizabeth. 3_3
     
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    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    Elizabeth Swann ho letto anche questo capitolo.

    Ti ringrazio per essere stata così tempestiva! Il tuo interessamento mi lusinga *^^*

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    Povera Polly, deve stare molto male, sta passando un brutto periodo e la capisco bene. Ha paura di perdere la madre ed è del tutto comprensibile. Penso sia una delle più brutte disavventure che possa succedere nella vita. Perdere così in giovane età una persona di riferimento molto cara e importante: :cry:

    L'intera famiglia sta passando un brutto momento - e Polly, che è la più sensibile di tutti, accusa particolarmente il colpo. Aggiungi che suo padre e Will possono almeno "distrarsi" andando a lavorare, mentre a lei tocca rimanere sempre a casa...

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    E povero anche Will che si sta facendo il mazzo per il lavoro. Sempre molto benevole e sempre pronto ad aiutare il prossimo.

    Will s'impegna molto, non c'è dubbio. E la sua vena altruista non è un segreto :) Tuttavia, in questi capitoli dedicati a lui (specialmente gli ultimi due), sto tentando di far emergere anche il suo lato impulsivo :rolleyes: Anzi, ne approfitto per chiederti: ci sto riuscendo bene? Perché non vorrei rappresentarlo come una specie di "santo", soprattutto considerando che è un adolescente :lol: L'ho mostrato anche preda di uno scatto d'ira...

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    Il Signor Brown [...] Lo descrivi molto bene, soprattutto caratterialmente. Nel film, se non ricordo male, compare solo una volta, ma tu in questa fanfiction sei riuscita a creare un tuo personaggio tutto nuovo; è costruito molto bene.

    Grazie mille! Il signor Brown è un po' un enigma: nel film passa come il vecchio ubriacone e fannullone di turno, ma chi se non lui può aver insegnato il mestiere di fabbro a Will? Per questo motivo ho deciso di mettere in chiaro che è un bravo artigiano, anche se ha modi un tantino bruschi. Il suo unico problema è che tende a "rifugiarsi" nell'alcol quando le cose intorno a lui vanno male - infatti, se noti, nel momento in cui se la prende con Will ha appena bevuto. Non so se dalla lettura si intuisce, ma il suo cattivo umore e la sua aggressività verbale dipendono dall'ansia per le condizioni della moglie, cosa che per l'appunto lo spinge a eccedere nel bere.

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    Sua moglie invece deve essere di animo e cuore buono, tratta Will come un figlio. Mi sono commossa. :cry:

    Mamma Brown la immagino come una sorta di chioccia ^_^ Penso che solo un po' di affetto materno avrebbe potuto aiutare Will a sentirsi meglio dopo la nottataccia che ha avuto. Inoltre, vedere qualcuno che sta peggio di noi, se siamo altruisti, ci spinge a guardare con occhi diversi i nostri problemi. La signora Brown è malata, eppure non si lamenta, non si deprime, non fa scenate e offre il suo sostegno a chi ne ha bisogno; è come se Will, nel vederla, ricordasse l'importanza di essere in buona salute, sentendosi fortunato per questo e cercando anche d'imparare a essere un po' come lei (che del resto sta affrontando la malattia con lo stesso spirito della sua vera madre) :)

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 28/7/2022, 09:26) 
    Bello il finale di capitolo, dove Will sogna di essere al timone su una nave insieme a Elizabeth. 3_3

    Ammetto che si tratta di una parte che non avevo previsto, mi è venuta in mente proprio all'ultimo! Però sono felice di averla inserita - e che ti sia piaciuta, naturalmente!
    Al prossimo capitolo :*:
     
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    Letto il terzo capitolo e sono troppo curiosa di sapere il continuo, anche perchè in questi giorni ho recuperato finalmente i primi 3 film dei Pirati dei Caraibi <3 <3 <3
    E niente, il mio ragazzo ha dovuto subirmi mentre, ogni volta che Will era in una situazione di pericolo, gridavo "No il mio Will, lasciate stare il mio Will, crepate tutti ma non il mio Will"! :XD: :XD: :XD:
    Ti ringrazio, perchè in realtà mi sono decisa a guardare i film solo dopo la tua fanfiction, che mi ha fatto proprio pensare "Basta, ora me lo devo vedere assolutamente"!
     
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    rosewhitexx_ oddio, non puoi immaginare quanto mi renda felice averti motivata a guardare i film! Davvero, sono troppo contenta che li hai visti e apprezzati *_* *_*
    Per me la saga finisce con il terzo, quindi le mie fanfiction hanno come unico riferimento "la trilogia"... Il che significa che adesso potrai leggerle tutte senza rovinarti nessuna sorpresa :D E potrai anche partecipare alle discussioni riguardanti la saga, nel Salone del Fuoco qui sul forum! Al momento ne esistono due (una delle quali è stata ampiamente sfruttata da me per cantare le lodi di un certo fabbro diventato pirata :shifty: )

    Per quanto riguarda il capitolo qui sopra, posso chiederti se c'è un passaggio che ti è piaciuto particolarmente - e se, adesso che conosci i film, trovi fedele all'originale la caratterizzazione che do ai personaggi?
     
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    Ne aveva abbastanza di vedersi sbattere in faccia qual era il suo posto! La gente credeva forse che lui fosse uno stupido? Sapeva benissimo di non poter aspirare a grandi riconoscimenti o a una posizione sociale elevata, lo aveva accettato da molto tempo! Perché nessuno sembrava tenere in considerazione i suoi sentimenti, le sue esigenze, le sue reali capacità? Perché ciò che lui provava poteva essere calpestato con tanta noncuranza?

    “Non è vero che non sono niente” pensò, risentito e umiliato. “E un giorno scoprirete quanto valgo. Lo scoprirete tutti quanti!”

    Si, è stata questa scena più d'impatto. E sicuramente, ora che ho visto i film, posso affermare che Will è completamente fedele all'originale!
    In fondo, è come se il dimostrare di essere qualcosa di più di un semplice fabbro, fosse stato il suo obbiettivo fin dall'inizio.
    E' sicuramente il fulcro del suo cuore e hai saputo rappresentarlo davvero bene!
     
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    Grazie mille, mi commuovo :cry: Anche perché mi sto impegnando molto a entrare nella testa di Will...
     
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