L'amore arriva quando meno te lo aspetti

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    Buonasera, gente! Finalmente ho deciso di fare un salto anch’io nella sezione dedicata alle storie originali del nostro forum.
    Quella che vi propongo è nata come una storia banale e senza pretese. O meglio, una piccola pretesa ce l’aveva, ma questo adesso non ha importanza *^^* Il punto è che ho scritto i primi capitoli molto di getto, con il chiaro intento di tirar fuori una narrazione semplificata al massimo ed essenziale, quindi non aspettatevi descrizioni accurate (anzi, quelle dei luoghi sono ridotte o inesistenti X) )
    Col tempo la storia mi è cresciuta fra le mani, se così si può dire, per cui a un certo punto i capitoli sono diventati un pochetto più corposi e curati. Suppongo che ve ne accorgerete, quando sarà il momento. Ad ogni modo, vorrei provare a condividere con voi quello che ho scritto, non perché lo ritenga chissà che, ma perché ESTEL – come ci tengo spesso a sottolineare – è un luogo di interazione e condivisione. Se non pubblico le mie storie, anche quelle di cui sono meno soddisfatta, su questo forum, dove altro posso farlo? ;)
    Vi auguro perciò buona lettura e spero di vedervi ai commenti. Un caro saluto!



    L’amore arriva quando meno te lo aspetti

    <3

    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Sentimentale, Commedia scolastica




    Capitolo uno
    Grazie a un dizionario



    Non so proprio come ho fatto a essere così stupida. Diamine, c’è compito in classe d’inglese e io che faccio? Dimentico il vocabolario a casa. Naturalmente! Come se avessi bisogno di un altro motivo per fare brutta figura davanti alla prof… Quella già mi odia, come odia qualunque studente non sia capace di raggiungere almeno la media dell’otto.

    Provo a fare un gran respiro, cercando di calmarmi. In fondo, non è nulla d’irreparabile. Stamattina mi sono svegliata tardi ed era prevedibile che facessi tutto di fretta e dimenticassi qualcosa… Basterà chiedere se posso usare uno dei dizionari della scuola. Ce ne sono sempre un paio in biblioteca.

    Entro nell’edificio scolastico dai muri scrostati proprio mentre suona l’ultima campana. Mi appoggio alla parete sul lato sinistro per recuperare un po’ di fiato, dato che sono arrivata fin qui correndo. Due ragazzi mi oltrepassano; evidentemente sono pure in ritardo, ma io faccio loro caso a malapena, impegnata come sono a riprendermi dalla corsa. Maledizione, sono fuori allenamento. Dovrei tornare alle buone vecchie abitudini e ricominciare ad andare a correre nel parco. Chiudo gli occhi per un attimo, immaginandomi con la tuta addosso e le scarpe da corsa in una bella giornata di sole. Altro che star qui ad ammuffire perché fuori il tempo è umido e la chiusura del quadrimestre incalza…

    Alla fine riesco a ricompormi. Con una veloce aggiustata ai capelli, mi dirigo verso la biblioteca scolastica, pronta a impadronirmi di un dizionario che mi aiuti ad affrontare il compito.

    *


    Arrivata a destinazione, ho una brutta sorpresa: due ragazzi stanno uscendo dalla biblioteca proprio in quel momento, ciascuno con un vocabolario d’inglese fra le mani, e intanto parlano fra loro. Resto impietrita a fissarli. La nostra scuola – oltre che stravecchia – è piccola, perciò è normale che li conosca di vista… ma credo proprio che saprei chi è uno dei due anche se frequentassi un liceo dieci volte più grande e affollato, dato che si tratta di uno studente incredibilmente popolare. Il suo nome è Henry ed è per metà inglese. Fa impazzire ogni singola ragazza della scuola, o quasi. È alto, bruno e veste sempre bene, perché la sua famiglia è piena di soldi. I suoi lineamenti sono regolari, ha un sorriso mozzafiato e i suoi modi, a dire di tutte, sono addirittura galanti. Corre voce che perfino alcune professoresse cadano ai suoi piedi. Io non ci ho mai creduto, ma è pur vero che, in quasi un anno e mezzo di liceo, non ho avuto nessuna occasione di parlare con lui, quindi non posso sapere che tipo sia.

    Squadro nervosamente lui e l’altro ragazzo. Frequenta la sua stessa classe, sarà un suo amico? Mi schiarisco la voce per attirare la loro attenzione e dico: «Ehm, scusate, per caso avete preso gli unici dizionari disponibili?»

    I due ragazzi mi guardano per una manciata di secondi. Poi Henry risponde: «Sì, esatto. Qualche problema?»

    Il suo tono è cortese, la sua voce è musicale. All’improvviso mi sento arrossire. «Ecco… ne avrei bisogno anch’io, perché ho compito in classe.»

    L’altro ragazzo si stringe nelle spalle, come a dire: “Mi spiace per te, ma sei arrivata dopo”. Henry, invece, mi porge il vocabolario che ha in mano.

    «Prendilo pure» m’incoraggia. «Hai il compito alla prima ora, vero?»

    Annuisco, senza osare ancora afferrare il dizionario.

    «Be’, noi abbiamo un'esercitazione alla terza, ma avevamo pensato di approfittarne subito, prima che qualcun altro potesse prendere i vocabolari… Non importa, comunque. Usalo tu, questo. Passo a prenderlo più tardi, quando sarà finita la seconda ora.»

    «Sei sicuro?» domando, incerta.

    Henry annuisce.

    «Be’… grazie.» Arraffo il grosso vocabolario con entrambe le mani.

    Henry mi scruta con una certa attenzione, poi esclama: «In che classe sei? Magari passo direttamente lì a riprenderlo.»

    Oh, cavolo. Vorrebbe venire fino alla mia classe per cercare me? Immagino già i commenti maliziosi delle mie compagne…

    Sempre più imbarazzata, dico: «Seconda B. Sai dov’è, immagino.»

    Lui fa una risatina, scoprendo i denti bianchissimi. «Allora ci vediamo dopo. Ora vai, sei già in ritardo.»

    Le mie guance devono essere in fiamme. «Ehm, a dopo» mi limito a mormorare. Rivolgo un cenno di saluto all’altro ragazzo e mi volto per andarmene. Ma Henry mi richiama: «Aspetta! Non so il tuo nome.»

    Mi giro a guardarlo. «Anna» dico ad alta voce. Poi schizzo via col vocabolario stretto al petto.

    *


    La prof d’inglese è già in classe. Quando entro, dopo aver bussato educatamente, mi rimprovera e segna un ritardo sul registro; poi mi consegna il foglio con la traccia e mi ordina di prendere posto.

    Come sempre quando si fa compito, i banchi sono sistemati in maniera diversa rispetto al solito. L’unico libero è proprio davanti alla cattedra, sotto l’occhio d’aquila della professoressa. Con un sospiro, mi rassegno a sedermi lì.

    Poso il vocabolario sul banco e non posso fare a meno di ripensare alla risatina di Henry. Se lui è così gentile e adorabile con tutte le ragazze, non mi stupisco che sia molto popolare. Chissà se gli piace far strage di cuori e se ne approfitta, o se invece quello è proprio il suo modo di fare.

    Scrollo la testa, allontanando quei pensieri. Devo concentrarmi sul compito. Inizio a leggere la traccia del primo esercizio e già c’è una parola che non capisco. Sospirando di nuovo, apro il vocabolario.

    *


    DRIIIN!

    È suonata la campanella! Diamine, mi sento il cervello fuso. In fretta e furia, scarabocchio il mio nome e cognome sul retro del compito, seguito da classe, sezione e data. La prof quasi mi strappa il foglio dalle mani e incita gli altri che ancora si attardano a consegnare.

    Mi appoggio allo schienale della sedia e chiudo gli occhi, cercando di non pensare che non arriverò alla sufficienza. In italiano sono brava, ma le lingue straniere non sono mai state il mio forte.

    Qualcuno mi batte sulla spalla. Apro gli occhi per incrociare lo sguardo di Perla. «Ehilà!» mi saluta lei, con un sorriso che mette in bella mostra i suoi incisivi sporgenti.

    «Ciao» rispondo senza troppo entusiasmo.

    Perla è la mia migliore amica. Ci conosciamo e ci vogliamo bene da una vita, anche se, per certi versi, siamo piuttosto diverse. Siamo entrambe castane, ma lei ha i capelli ricci e io lisci; lei è bassa e io alta; lei ha una voce squillante ed è sempre allegra, io ho un timbro più grave e sorrido molto meno. Peraltro, a Perla piace cantare e il sogno della sua vita è salire su un palco col microfono in mano, mentre io sono stonata peggio di una campana. Eppure ci capiamo e ci sosteniamo in qualsiasi situazione, come due vere amiche dovrebbero sempre fare.

    «È andata male?» mi chiede comprensiva, non appena la professoressa esce dalla classe. Intorno a noi, altri compagni e compagne sfruttano il cambio dell’ora per scambiarsi le proprie impressioni sul compito, oppure si affacciano alla porta per controllare se stia già arrivando l’insegnante di matematica. Qualcuno sta rimettendo i banchi al loro posto.

    Mi stringo nelle spalle. «Non peggio dell'altra volta, immagino» dico a Perla.

    «Dai, magari non è come credi. Forse il sei riesci a strapparlo. Certo, se fossi arrivata prima, avresti evitato di sederti proprio sotto il naso della prof…»

    Faccio una smorfia. «Lasciamo perdere. Già con lei è difficile copiare da qualcuno, figuriamoci se sei lì a un passo dalla cattedra…»

    «Appunto» replica Perla, scostandosi un ricciolo dalla fronte. «Al prossimo compito cerca di non arrivare in ritardo.»

    All’improvviso mi ricordo di Henry. Vorrei raccontare tutto a Perla, ma mi accorgo che sta entrando la prof di matematica. Mi alzo, spingo il banco un po’ più lontano dalla cattedra, recupero lo zaino e vado a sedermi al mio solito posto, in terza fila. Perla mi segue e anche gli altri membri della nostra classe riprendono le loro posizioni abituali. Dopo essersi accomodata alla cattedra, la professoressa lancia un’occhiata a tutta la classe, poi apre il registro. In quel preciso momento bussano alla porta.

    «Avanti!» esclama l’insegnante.

    La porta si apre appena e la testa di Henry fa capolino. «Scusi il disturbo, professoressa… può uscire un attimo la signorina Anna?»

    Venti paia d’occhi saettano verso Henry, inclusi quelli della prof. Io, invece, ho abbassato lo sguardo. Perché mi ha chiamata “signorina”? Non ce n'era mica bisogno...

    La professoressa si volta nella mia direzione. «Vai pure, ma fai presto» dice infine, in tono neutro.

    «Oh, non si preoccupi. Non la tratterrò a lungo» garantisce Henry, allegro. Io mi alzo, sforzandomi di ignorare le occhiate e i bisbigli delle mie compagne; afferro con mani tremanti il vocabolario d’inglese e attraverso l'aula per raggiungere Henry.

    Lui spalanca la porta, invitandomi con un gesto a uscire. Una volta che siamo entrambi nel corridoio, chiude il battente alle nostre spalle e punta gli occhi su di me.

    Mi sento in imbarazzo. D’accordo, devo soltanto dargli uno stupido vocabolario, ma il modo in cui mi fissa mi mette a disagio. Tutt’a un tratto, provo un gran desiderio di scappare.

    «Com'è andato il compito?» chiede Henry in tono amichevole.

    Pazzesco. Si comporta come se io e lui fossimo vecchi amici.

    «N-non so» balbetto, colta alla sprovvista. Cavolo, devo sembrargli una stupida. Deglutisco, cercando di recuperare un po’ di autocontrollo, e riesco a parlare con voce più sicura: «Sono sempre stata abbastanza negata con l’inglese, a dire il vero.»

    «Mi spiace» risponde lui. «Spero che tu riesca a cavartela lo stesso.»

    «Be’… ci provo.» Gli porgo il vocabolario, sperando che lo prenda e se ne vada.

    Henry allunga le mani e continua a osservarmi. I suoi occhi sono bellissimi, verdi e luminosi. Il viso ha davvero dei lineamenti perfetti, anche se forse il suo naso è un tantino grande. Nell’insieme, risulta attraente come un divo del cinema. Deglutisco di nuovo.

    «Devo andare» dico, mollandogli il dizionario.

    Lui lo prende e lo stringe al petto con un braccio. La sua mano libera mi afferra il polso con delicatezza, il suo sguardo è dolce e innocente. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

    Non so se sentirmi scioccata o infastidita. Da dove viene questa confidenza con me? Fino a poche ore fa ciascuno ignorava l’esistenza dell’altro… o meglio, io conoscevo Henry di vista e di fama, ma non mi aveva mai sfiorata il pensiero di avvicinarmi a lui. Né che lui si avvicinasse a me.

    «Non siamo amici» mi esce di bocca, prima che io possa riflettere. «Insomma, in pratica non ci conosciamo… Che ti aspetti da me?»

    Henry mi lascia andare e fa un sorriso irresistibile, tutto fossette. «Be’, possiamo rimediare, se ti va. Per prima cosa, le presentazioni come si deve: io sono Henry.»

    Sbatto le palpebre, confusa. Sento la faccia andarmi a fuoco e lo stomaco fare un balzo. Quel sorriso seducente… Mi sta prendendo in giro o cosa?

    «Sono Anna» dico quasi controvoglia, anche se gli avevo già detto il mio nome due ore fa.

    «Piacere di conoscerti.» Henry mi tende la mano libera e io la stringo con cautela. «Ora devo tornare in classe, ma… spero di rivederti presto. Ho la sensazione che potremmo diventare ottimi amici.»

    Mi strizza l’occhio e si allontana per il corridoio, lasciandomi là impalata come un salame.




    Indice dei capitoli


    1. Grazie a un dizionario

    2.
    Chiacchiere e riflessioni

    3. Con una ragazza del secondo anno?

    4. La festa

    5. «Ti è piaciuto?»

    6. Alla ricerca di chiarimenti

    7. Svolta

    8. Uno strano incontro

    9. Inaspettate novità

    10. Incertezza

    11. Gelosia

    12. Un'uscita fra ragazze?

    13. Meglio mentire che sottomettersi

    14. Le nubi si addensano

    15. Fare il primo passo

    16. Scoppia la tempesta

    17. Conseguenze

    18. Segreti

    19. Verità svelate

    20. Non è facile mantenere il silenzio

    21. Ferite riaperte

    22. Fiducia e confidenze

    23. Una visita inattesa

    24. Bisogno di consigli

    25. «Perché tradirlo?»

    26. Mani d'artista


    Edited by Elizabeth Swann - 16/1/2023, 20:19
     
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    Ciao! Elizabeth Swann :)
    Ho appena finito di leggere questo pezzo di storia.
    La citazione in alto in corsivo fra virgolette è bellissima e invoglia con particolare curiosità a leggere la tua opera.
    In questo breve capitolo rivedo la mia me adolescente che frequenta il liceo ed è alle prese con le prime cotte.
    Non ho nulla da dirti tranne che è un pezzo scritto bene e risulta coinvolgente.
    Henry è molto carino :]
     
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    Waaa! Adesso però voglio sapere il continuo!!!
    Ammetto che faccio fatica a leggere le storie scritte in prima persona e al tempo presente, anche se dovrebbero facilitare l'immersione a me risulta un po' difficile però devo dire che se una storia prende... prende! Indipendentemente dal tempo e persona in cui è scritta e quindi io voglio sapere :XD: Poi mi piacciono troppo le storie d'amore, soprattutto di questo tipo! Henry è carinissimo proprio il tipico ragazzo che mi piacerebbe avere come amico! E mi piace anche Perla, nonostante non si sia vista molto cupidarrow
     
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    Ciao, ragazze, grazie mille per i commenti :*:
    La storia è appena all'inizio, ovviamente non posso anticiparvi nulla su come andrà avanti... ma sono molto contenta che vi abbia fatto una buona prima impressione. Presto comincerete a conoscere meglio i personaggi, vi aspetto al prossimo capitolo!
     
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    Capitolo due
    Chiacchiere e riflessioni



    «Un incontro interessante» commenta Perla, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno al dito indice.

    Siamo in camera mia ed è pomeriggio. Adesso sì che possiamo parlare un po’ con calma: a scuola non è stato proprio possibile. All’intervallo, infatti, un gruppo di compagne mi ha assillata con una raffica di domande a proposito di Henry, senza nemmeno darmi il tempo di dire una parola a Perla. Lo stesso è accaduto all'uscita, così lei ha pensato bene di passare a trovarmi dopo l’ora di pranzo, e adesso è distesa a pancia in giù sul morbido tappeto della mia stanza, mentre io sono seduta sul letto a gambe incrociate.

    «Inaspettato, direi» replico. «Chissà cosa gli è passato per la testa.»

    «Probabilmente si comporta così con tutte» dice Perla. «Ecco perché almeno metà delle ragazze del liceo gli muore dietro. E questo è il metodo che usa per sondare il terreno, secondo me… Per decidere se vuole fare la corte a una, oppure no. Certo che non è un atteggiamento molto corretto» soggiunge, aggrottando la fronte. «Insomma, rischia di illudere le persone. Metti che una ragazza si prenda una cotta colossale per lui, dopo essere stata trattata come lui ha trattato te… e magari Henry, il giorno dopo, ha già cambiato idea e le fa solo un saluto veloce quando la incontra. Come dovrebbe reagire lei?»

    «Mah, non credo che Henry sia tanto superficiale. Se si rende conto di non essere davvero interessato a una ragazza, glielo dirà chiaro e tondo, no? Voglio dire, sentiamo parlare sempre bene di lui.»

    «Proprio sempre no» osserva Perla. «Si dice che cambi fidanzata spesso… anche se dovrebbe essere single, al momento.»

    Intreccio le mani in grembo. «Comunque lo giustificano tutti, o quasi.»

    Perla fa una smorfia. «Su questo hai ragione. Con cose del tipo: “Ehi, è un superfigo, ovvio che voglia il meglio! Starà cercando una ragazza alla sua altezza!”»

    Arriccio anch’io le labbra in una smorfia. Perla appoggia il mento sui palmi delle mani e mi fissa.

    «A te piace?» domanda con curiosità.

    Restituisco lo sguardo. «Henry?»

    «No, guarda, il Presidente della Repubblica. Henry, certo!»

    Abbasso gli occhi. «Non lo so» confesso a voce bassa. «Fisicamente è uno schianto, ovvio. Ma per il resto… boh.»

    «Ti consiglio di lasciarlo perdere… o avrai mezza scuola contro» ribatte Perla, saggia. «Secondo me, nessuna delle sue fidanzate è durata perché non ne poteva più di tutte le altre ragazze che gli ronzano intorno! Voglio dire, in classe nostra sono abbastanza a posto, ma molte dal terzo anno in su ci provano di continuo con lui… e magari, siccome non le manda a quel paese, la sua dolce metà di turno finisce per incavolarsi.»

    Ridacchio. «Sì, penso che tu abbia ragione.»

    «Comunque, se dovesse di nuovo avvicinarsi a te, fatti trovare pronta. Non dargli corda, fagli capire che lui non t'interessa.»

    Mi sento a disagio e il mio cuore inizia a battere più forte, mentre immagino gli occhi verdi di Henry che si posano su di me. «Non so se posso riuscirci» ammetto con sincerità.

    Perla sbatte le palpebre, perplessa. «Non vorrai mica lasciarti ammaliare anche tu da lui!» esclama infine.

    «Non è che voglio. È solo che… be’, non si può mai sapere con un tipo simile. Avrà milioni di armi per far cadere una ragazza ai suoi piedi. Posso dire che non ho intenzione di cascarci, ma chi mi garantisce che sarò capace di resistere?»

    Ora Perla ha la bocca aperta e sembra incredula. Forse ho esagerato. Faccio un respiro profondo. «Immagino che tutto questo significhi che mi sto fasciando la testa prima di rompermela» dico, in tono più conciliante e leggero. «Magari non gliene frega niente di me… e domani sarà come se non fosse successo nulla.»

    Perla sbatte di nuovo le palpebre, poi scoppia a ridere. «Sì, infatti! A volte ci facciamo troppi filmini mentali, noi due.»

    Annuisco, sentendomi stranamente sollevata. Non c’è ragione di preoccuparsi, in fondo… Di sicuro Henry avrà altro a cui pensare, anziché alla sottoscritta.

    Propongo a Perla di fare merenda, così andiamo insieme in cucina a bere una tazza di tè caldo. La casa è vuota, a parte noi: mia mamma non tornerà prima di stasera. Qualche volta mi sento un po’ sola, anche se ormai sono abituata a questa situazione… Perla lo sa e cerca di venire a trovarmi spesso. Casa sua, al contrario, è sempre piena di rumori e chiacchiericcio, perché la famiglia è numerosa, nonostante la più grande delle sue sorelle adesso sia partita da mesi, per andare a frequentare l’università lontano da qui. Eh, sì, pure per situazione famigliare siamo diverse.

    Mangiamo e conversiamo per un’altra oretta, dopodiché Perla decide di tornare a casa. «Meglio che io mi metta a studiare qualcosa» sospira, avviandosi verso la porta d’ingresso. «E tu pure.»

    Faccio un cenno affermativo e l’accompagno fino alla soglia. Poi Perla sale sul suo motorino, indossa il casco e mi rivolge un ultimo saluto, agitando la mano prima di partire.

    La saluto a mia volta e alzo lo sguardo verso il cielo nuvoloso. È già il crepuscolo e domani si preannuncia un'altra giornata grigia e cupa. Con poco entusiasmo, vado a prendere i miei libri di scuola.

    *


    Sono alle prese con una versione di latino, quando sento che il mio cellulare, abbandonato sul letto, vibra. Stiracchio le braccia e mi alzo, per recuperarlo e vedere chi mi ha mandato un messaggio.

    Tesoro, stasera faccio tardi, ma c’è il minestrone nel freezer, puoi scongelarne metà per te. Ci vediamo domattina, baci, Mamma.

    Rispondo velocemente – Va bene, baci – e poso il cellulare. Cerco di concentrarmi sullo studio, nonostante l'interruzione.

    Mia madre lavora in un ristorante, perciò capita che abbia degli orari abbastanza tremendi. Di solito, durante il giorno, la vedo poco o nulla. Prima era un po’ più presente, ma nell’ultimo anno ha cominciato a lavorare di più, quindi sta a casa ancora meno. So che ne soffre, perché vorrebbe essermi più vicina; purtroppo, non c’è molto da fare. Fino a qualche tempo fa avevamo l’appoggio economico del nonno, che prendeva la pensione e ci dava qualche soldo… ma è morto lo scorso inverno, così adesso siamo rimaste solo noi due e mamma deve provvedere a entrambe. Io faccio quello che posso in casa – anche se, una volta a settimana, una nostra amica di famiglia viene a dare una pulita – e aspetto di compiere sedici anni, per poter trovare un lavoretto e non gravare tanto sul bilancio famigliare. Così mamma dovrà fare di meno gli straordinari. Per fortuna siamo già a gennaio e il mio compleanno è a maggio.

    Riprendo in mano il quaderno di latino. Se non altro, stavolta la versione era facile… Niente a che vedere con il compito d’inglese di oggi.

    Sbuffo. La mia unica speranza, a questo punto, è tentare di prendere un voto decente all’interrogazione orale. In tal caso, se dovessi ritrovarmi un cinque in pagella, almeno sarà solo allo scritto e non sarò costretta a frequentare corsi di recupero.

    Mi torna in mente Henry. Ecco, lui sì che dev’essere bravo in inglese, dato che sua madre viene dalla Gran Bretagna. Mi chiedo a quanto gli sia servito quel vocabolario e se desideri sul serio rivedermi, oppure no. Ma se finisse per dimostrare interesse nei miei confronti… saprei come comportarmi? Perla la fa facile, non si è mai ritrovata a fissare quei magnetici occhi verdi…

    Scuoto la testa, quasi rabbiosamente. Devo mantenere il controllo… e il buonsenso, soprattutto. Henry è fuori dalla mia portata, di sicuro vorrebbe una ragazza più bella rispetto a me. Magari anche più grande, visto che lui ha almeno diciotto anni. E poi non lo conosco neppure, tranne che di vista. Perché mai dovrebbe importarmi davvero di lui? No, tutta la faccenda è ridicola. Non voglio cadergli ai piedi come una pera cotta, al pari di altre ragazze. Sarà pure un figo, ma io non sono la tipa che si fa influenzare fino a questo punto da fama e bellezza. E poi, al momento, non sento la mancanza di un fidanzato.

    A quel pensiero mi scappa un sorrisino. Il mio primo e unico ragazzo l’ho avuto alle medie… Ci siamo messi insieme dopo esserci baciati al gioco della bottiglia, ma in capo a due giorni eravamo già lasciati. Non che io ci sia rimasta male, è stata una decisione presa di comune accordo, però… da allora è come se avessi sviluppato una certa timidezza nei confronti dei maschi. E dopo ho capito che stare insieme per gioco non ha senso per me, così ho scelto di aspettare la “persona giusta”. Non ho idea di quando arriverà, ma nel frattempo sono tranquilla e abbastanza soddisfatta della mia vita.

    Rasserenata da quest’ultimo pensiero, chiudo il libro e il quaderno di latino per iniziare a svolgere gli esercizi di matematica.
     
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    So di essere un po' in ritardo rispetto ai commenti.... allora riguardo al primo capitolo, che dire... la protagonista dà l'idea di una ragazza con la testa un po' fra le nuvole, un po' sognatrice (come mostra il fatto che si immagina con la tuta a correre, solo perché pensa di dover riprendere questa sua abitudine; eppure non tanto sognatrice da lasciarsi ammaliare da una semplice sorriso, sebbene non è indifferente a tali attenzioni.
    La storia credo che riesca a coinvolgere un po' tutti, perché esprime i dubbi e le sensazioni che pervadono chiunque, quando si tratta d'amore o attrazione. Una storia che non vedo l'ora di proseguire
     
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    OMG!!! L'adoro sempre di più questa storiaaaa!!! Il personaggio di Perla mi piace tantissimo, mi ricorda un po' me per certi aspetti. :XD: E mi piace il fatto che le due amiche sono opposte e che comunque si vogliono tanto bene *_*
    Confesso anche che la tua storiella mi porta tanta nostalgia\malinconia, nel senso buono ovviamente, mi fa ritornare indietro ai tempi del liceo e mi fa venire voglia di ritornarci per vivere più a pieno quei momenti... e soprattutto avere cotte per compagni di scuola (o forse non più di tanto :XD: ) o amicizie che vengono a casa tua e si parla di cose frivole e spensierate. In oltre la tua storia profuma proprio di autunno\inverno!
    Non vedo l'ora di conoscere di più Henry di cui sono sicurissima che lo adorerò tantissimo, già è inglese e in più ha gli occhi chiari quindi chissà cosa si cela nella sua vita!
    Aspetto il prossimo capitolo!!!
     
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    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 21/6/2022, 10:02) 
    OMG!!! L'adoro sempre di più questa storiaaaa!!!

    Sei troppo buona con me *^^*


    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 21/6/2022, 10:02) 
    Il personaggio di Perla mi piace tantissimo, mi ricorda un po' me per certi aspetti. :XD: E mi piace il fatto che le due amiche sono opposte e che comunque si vogliono tanto bene *_*

    Perla è un po' irruente, lo vedrai soprattutto nel prossimo capitolo... Per certi versi, è esageratamente protettiva nei confronti di Anna, ma penso si capisca che le vuole un gran bene :)


    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 21/6/2022, 10:02) 
    Confesso anche che la tua storiella mi porta tanta nostalgia\malinconia, nel senso buono ovviamente, mi fa ritornare indietro ai tempi del liceo e mi fa venire voglia di ritornarci per vivere più a pieno quei momenti... e soprattutto avere cotte per compagni di scuola (o forse non più di tanto :XD: ) o amicizie che vengono a casa tua e si parla di cose frivole e spensierate.

    Esattamente quello che succede a me! Quando scrivo cerco di connettermi con quelle che sono state le mie esperienze da liceale, almeno in parte.


    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 21/6/2022, 10:02) 
    Non vedo l'ora di conoscere di più Henry di cui sono sicurissima che lo adorerò tantissimo, già è inglese e in più ha gli occhi chiari quindi chissà cosa si cela nella sua vita!

    Su Henry non posso dire niente, il suo carattere verrà fuori poco a poco. Inoltre, ci sono altri personaggi che si apprestano a comparire sulla scena...
     
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    Capitolo tre
    Con una ragazza del secondo anno?



    Il giorno dopo, inaspettatamente, c’è il sole. Dopo colazione saluto mamma ed esco da casa di buonumore, pronta a percorrere la strada verso la scuola col sorriso sulle labbra. Ho sempre detestato la pioggia e l’umido, anche in inverno… Il sole è un’altra cosa.

    Le prime ore passano abbastanza in fretta, senza che succeda nulla di particolare. All’intervallo alcune compagne mi fanno delle domande su Henry e, quando rispondo che penso si sia già dimenticato come mi chiamo, paiono sollevate. Così mi apparto in un angolo della classe, accanto alla finestra che dà sul cortile interno del liceo, e chiacchiero in santa pace con Perla e con Stella.

    Stella è un’altra mia amica. Non siamo in sintonia come con Perla, ma andiamo molto d’accordo. Lei è una ragazza in gamba, studiosa, che ha ottimi voti in tutte le materie. Durante la chiacchierata si offre di aiutarmi con inglese, come ha già fatto un paio di volte l’anno scorso, e io accetto con gratitudine.

    Al contrario di altre, a Stella importa davvero poco di Henry e della sua reputazione di rubacuori. Forse dipende dal fatto che è fidanzata da quasi un anno con Davide, un ragazzo solo poco più grande di noi. Dice sempre che assieme a lui è felicissima e che non lo cambierebbe con nessuno al mondo. Perla, ogni tanto, la prende in giro e le dà della romanticona con la testa tra le nuvole, ma le è affezionata quanto me e le augura solo il meglio.

    Proprio adesso Stella sta dicendo a me e a Perla che una compagna di classe di Davide, Tiziana, ha organizzato una festa per questo sabato: «È il suo compleanno e ha in programma d’invitare un sacco di gente. Davide mi ha assicurato che potrete venire anche voi, se vorrete. Basterà dire che siete mie amiche.»

    «Una festa?» esclamo, dubbiosa. «Non saprei, prima di tutto dovrei pensare a qualcosa di adatto da mettere. Tu che ne dici, Perla?»

    «Io mi preoccupo di più del permesso dei miei. Bah, spero non facciano storie… Non è un compleanno di diciott’anni, vero?»

    «No, diciassette» risponde Stella.

    «Per fortuna» diciamo in coro Perla e io.

    Stella ci fissa, un po’ sorpresa. «Perché?»

    «Perché così non ci saranno troppi soldi da spendere per il regalo» replico.

    «Perché i miei sono convinti che alle feste dei diciott’anni si rischi la vita» aggiunge Perla subito dopo.

    Stella sgrana gli occhi dietro le lenti degli occhiali, ma poi scoppia a ridere assieme a Perla. Ridacchio pure io. I genitori della mia migliore amica tendono a essere piuttosto apprensivi, anche se lei è molto abile nel convincerli a lasciarle fare quello che vuole. Non penseranno che a una festa per i diciotto anni si rischi la vita, ma senza dubbio non amano i grandi ritrovi dove si beve fino a ubriacarsi – e va detto che i compleanni dei diciottenni rientrano spesso in questa categoria. Ad ogni modo, io e Perla promettiamo a Stella che le faremo sapere al più presto le nostre intenzioni. Sabato si avvicina, mancano solo tre giorni.

    Al suono della campanella di fine ricreazione, ciascuna torna al proprio posto. Ben presto ricominciano le lezioni, e rimaniamo sedute fino al termine dell’ultima ora. Quando esco sto di nuovo conversando con Perla e Stella: il nostro discorso prosegue anche dopo aver varcato il portone del liceo. Abbiamo appena messo piede fuori che un ragazzo ci supera e ci sbarra la strada: Henry!

    «Salve, Anna» esclama, affabile.

    Mi irrigidisco e sento il mio cuore saltare un battito. «Ehm… ciao, Henry» riesco a dire. Che diamine ci fa qui?!

    «Ti stavo cercando» risponde lui, come se mi avesse letto nel pensiero. «Sai, ho pensato che forse ti serve una mano.»

    «In che senso?» chiedo, guardinga.

    «Be’, pensavo al fatto che mi hai detto di essere negata in inglese… Potrei darti qualche ripetizione.»

    Intorno a noi alcuni studenti si fermano a osservarci. Con la coda dell’occhio noto un gruppetto di ragazze che guardano Henry con aria sconvolta, come se lui le avesse appena pugnalate al petto. Sento le mie guance riscaldarsi e ho una gran voglia di scomparire: non mi piace essere al centro dell’attenzione.

    «V-veramente…» comincio, senza avere un’idea precisa di cosa replicare. Per fortuna, Perla viene in mio soccorso: «In realtà la aiutiamo già noi. Giusto, Stella?»

    Accanto a me, Stella annuisce. Il sorriso smagliante di Henry si attenua, ma subito dopo torna a risplendere, indomito.

    «Bene, come preferite. Però sarei più a posto con la mia coscienza se Anna avesse il mio numero di cellulare. Che ne pensi, Anna?»

    Maledizione! E adesso cosa faccio? Quelle ragazze ora mi fissano come se volessero incenerirmi… ma Henry non le degna della minima attenzione. I suoi occhi sono puntati su di me.

    «D'accordo» acconsento. Non so come rifiutare senza apparire scortese e poi non voglio deluderlo… Cioè, non dovrebbe importarmene un fico secco, però mi pare brutto dire di no, visto il tono con cui mi ha parlato.

    Con le mani improvvisamente sudate, tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. È un modello piuttosto vecchio, ma Henry non fa commenti. Con un gesto fluido e naturale, me lo sfila dalle mani e inizia a digitare.

    Quando mi restituisce il cellulare, dopo aver salvato il suo numero nella rubrica telefonica, una ragazza alta dai capelli neri si stacca dal proprio gruppetto. Si avvicina a lui con passo brusco e lo apostrofa: «Henry, si può sapere che diavolo fai? Stai cercando di umiliarci tutte?!»

    Henry si stringe nelle spalle, per nulla impressionato da quella scenata. «Cerco solo di aiutare una studentessa più giovane in difficoltà.»

    Sembra che la ragazza sia sul punto di scoppiare.

    «Aiutare!» strilla. «Come se non sapessimo che genere di aiuto ti piace dare alle femmine!»

    «E se anche fosse?» ribatte Henry. «Non sono mica affari tuoi… anzi, vostri.» Scocca un’occhiata al resto delle componenti del gruppetto. Sono tutte sue compagne di classe, mi rendo conto.

    Altri studenti intorno a noi ridacchiano. Qualcuno fa battutacce volgari sul conto delle ragazze. Henry si gira verso di me, ma la sua compagna gli parla di nuovo, costringendolo a voltarsi: «Non ti capisco proprio. Hai davanti al naso quasi dieci donne disposte a tutto per te e perdi tempo con... con una ragazzina del secondo anno? Che razza di gusti hai?!»

    Rossa come un peperone, soffio all'orecchio di Perla: «Filiamo.»

    Così, mentre Henry è impegnato a controbattere, io e le mie amiche sgusciamo in mezzo ad altri allievi e allieve della scuola che si stanno godendo lo “spettacolo”. Lui si accorge subito della nostra mossa, ma non reagisce. Con un sospiro di sollievo, mi allontano scortata da Perla e Stella.

    *


    «Quell’Henry è un cretino!» esclama Perla in tono di disapprovazione. «Come si permette di ficcarti in una situazione tanto imbarazzante? Giuro, se fossi stata cintura nera di karate come mio fratello, l’avrei steso con un pugno!»

    Siamo in una piccola pizzeria, poco distante dal liceo. Stella ha insistito perché pranzassimo tutte lì, dato che Davide oggi è andato a fare le analisi del sangue e non è venuto a scuola. Di solito loro tornano a casa facendo la strada insieme, ma stavolta non hanno potuto e lei ha voluto prendere una pizza al taglio con noi, approfittandone per commentare quello che mi è successo all’uscita. Io non avevo un soldo, perché capita spesso che vada a scuola senza portafogli, quindi Stella ha pagato anche per me.

    «Non cominciare, Anna» ha detto, non lasciandomi il tempo di aprir bocca. «Sono solo pochi euro. E non c’è bisogno che me li restituisci.»

    Ora siamo sedute tutte e tre a uno di quei tavolini alti, addossati al muro del locale, a parlare animatamente. Perla è indignata.

    «Ho una gran voglia di cancellargli quel sorrisetto dalla faccia» afferma, prima di dare un morso generoso alla sua pizza con prosciutto e funghi. «Mi ha presa alla sprovvista, altrimenti…»

    «Altrimenti cosa?» replica Stella, scettica. «Che avresti potuto fare, per di più davanti a tutta quella gente?»

    Perla scrolla le spalle. «Non lo so. Ma odio il suo modo di fare… e meno male che ha la fama di gentiluomo! Se lo fosse, avrebbe avvicinato Anna in un momento molto più tranquillo.»

    «Be’, non è che avesse tanti modi per farlo: ricordati che frequentano classi diverse» osserva Stella. «E poi tu sei troppo drastica… È solo un ragazzo che sa di avere un certo ascendente sulle donne.» Beve un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta.

    «Con me non attacca» dice Perla, risoluta. «Se sa che le sue compagne sono così, perché gioca al finto innocentino?»

    Stella scuote la testa e si volta verso di me. «Secondo me sono proprio loro ad aver fatto la figura peggiore; lui, dopotutto, è stato gentile. Tu cosa ne pensi, Anna?»

    Mando giù un boccone della mia margherita. Cosa devo rispondere? Mi sento ancora tutta sottosopra, è un miracolo se riesco a mangiare! Cerco una risposta equilibrata: «Credo che Henry stia cercando di far ingelosire le sue compagne di classe. Gli avranno rotto le scatole così tanto che non ne può più… Solo, non capisco cosa accidenti c’entro io in tutto questo. Perché ha puntato proprio su di me?»

    «Forse sei la prima che gli è capitata a tiro quando ha deciso di “vendicarsi” di quelle» suggerisce Perla.

    Stella le lancia un’occhiataccia. «O forse semplicemente ti ha notata, Anna.»

    «Ma che dici!» protesto, imbarazzata.

    «Non è mica impossibile» obietta lei. «Voglio dire, io non sono certo una velina, eppure Davide mi ha notata, a quella festa di un anno fa.»

    Sospiro. «Stella, con tutto il rispetto per il tuo Davide, ma non puoi fare il paragone. Uno come Henry può avere tutte le ragazze che vuole, anche più grandi… Di certo non presterebbe attenzione a una del secondo anno con un neo peloso sulla faccia!»

    Stella aggrotta le sopracciglia. «E allora come mai lo sta facendo, scusa?»

    Non rispondo. Dal canto suo, Perla ridacchia.

    «Avanti, sorella, non farla tanto lunga per quel neo» cerca di rabbonirmi.

    Faccio una smorfia. «Parli tu che non ce l'hai.»

    «Ma dai, non è nemmeno così grande! E spunta giusto un pelo… Preferiresti avere i denti da castoro come me?»

    Stella alza gli occhi al cielo. «Ragazze, vi prego… non ricominciate con questi discorsi, mi è bastata l’altra volta.»

    D'istinto, sfioro la mia guancia destra, nel punto esatto in cui si trova il neo. «Hai ragione. Finiamola qui.»

    «E riguardo a Henry che intenzioni hai?» chiede subito Perla.

    Stuzzico una pellicina vicina all'unghia rosicchiata del mio indice. «Non lo so» ammetto.

    «Secondo me devi solo aspettare e vedere» consiglia Stella con calma. «Se non ti cerca più, bene. Se ti cerca di nuovo… be’, dovrai affrontare la situazione, in qualche modo.»

    «Noi saremo con te» aggiunge Perla. «Intendiamoci, io manderei il bellimbusto a quel paese, ma forse Stella ha ragione, è meglio aspettare e vedere come si comporta. Comunque, dovrai stare attenta. Ho l’impressione che quelle ragazze della sua classe potrebbero crearti dei problemi.»

    «È vero» annuisce Stella. «Le tipe non mi piacciono per niente. Se fossi in te, Anna, terrei gli occhi aperti.»

    «D’accordo» rispondo. «Adesso possiamo cambiare argomento, per favore?»

    Iniziamo a parlare della festa imminente di sabato. Ma il mio cervello, in realtà, è ancora troppo impegnato a pensare a Henry. Mi rivedo continuamente davanti il suo viso… e ho la sensazione che, nonostante il mio lato più razionale sia abbastanza in sintonia con le affermazioni di Perla, per me sia troppo tardi: sono caduta anch’io sotto l’incantesimo del fascino di Henry.
     
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    Mamma mia!!! Sono sempre più curiosa di sapere come andrà a finire questa storia!!! L'adoro troppo!
    Le compagne di classe di Henry sono state davvero, davvero, troppo antipatiche! Le avrei prese a botte o comunque gli avrei urlato dietro :XD:
    E ho adorato troppo Stella e Perla! Praticamente hai riportato fedelmente i miei discorsi interiori! Perla è 90% me e Stella è il mio altro 10% e la cosa mi ha fatto morire dal ridere! Soprattutto quando Perla dice: "Se fosse stata cintura nera di Karate lo avrebbe preso a botte" è una mia tipica espressione *^^* Stella invece è proprio la mia parte più romantica e razionale che ragiona e riflette più a fondo.

    Henry comunque è bellissimo... lo adoro troppo, me lo immagino proprio un bel ragazzo che probabilmente mi farebbe innamorare a prima vista ma non lo ammetterei mai.

    Curiosissima di leggere il seguito!!!
     
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    Sono così contenta che continuiate a seguirmi e a commentare <3
    Mi piace questa storia, ma col tempo sono diventata sempre più critica verso ciò che ho scritto (specie i primi capitoli!), quindi vedere tutto questo entusiasmo da parte vostra mi lusinga! E non pensavo assolutamente che Henry facesse colpo così in fretta su chi mi legge. Forse la mia tattica di scrittura ha funzionato, chissà :shifty:
    Comunque, tenetevi pronte perché ne vedremo delle belle... I colpi di scena non mancheranno!


    CITAZIONE
    Perla è 90% me e Stella è il mio altro 10% e la cosa mi ha fatto morire dal ridere! Soprattutto quando Perla dice: "Se fosse stata cintura nera di Karate lo avrebbe preso a botte" è una mia tipica espressione *^^* Stella invece è proprio la mia parte più romantica e razionale che ragiona e riflette più a fondo.

    Io adoro Perla. È protettiva come una sorella maggiore, ma al tempo stesso è un maschiaccio :D Stella, invece, proprio come dici tu è quella romantica e razionale insieme: un'amica fantastica e un'ottima fonte di consigli :)
     
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    Capitolo quattro
    La festa



    «Per sabato, hai detto?» chiede mamma. Mi porge il piatto con la bistecca fumante.

    «Sì» rispondo, posandolo sul tavolo con l’acquolina in bocca. È un po’ tardi, ma stasera io e lei possiamo cenare assieme, per fortuna. Le ho parlato subito della festa di compleanno di Tiziana, la compagna di classe di Davide, dato che Stella ha confermato a me e a Perla che potremo andarci senza problemi.

    «Per me va bene. Se sei con le tue amiche, sono tranquilla… ma cerca di non fare le ore piccole. A mezzanotte e mezza preferirei che fossi a casa, d’accordo?»

    Faccio un cenno affermativo con la testa, mentre taglio a pezzetti la mia bistecca.

    «Ora che ci penso, potrei venire a prenderti io» osserva mamma, servendosi di purè. «Che ne dici?»

    «Fai di nuovo il turno fino a tardi?» domando, pur conoscendo già la risposta.

    Lei sospira. «Sì, il sabato c’è bisogno di qualcuno che faccia gli straordinari.»

    «Capisco.»

    «Oh, ma non pensare che questo m’impedisca di tenerti d'occhio» avverte lei scherzosamente. Quando fa così, è perché vuole mettermi di buonumore. «Sono sempre la tua super-mamma. E a proposito, ho notato che da ieri sei più silenziosa. Qualcosa non va?»

    Mi sento un po’ a disagio. Ieri è successo tutto quel fatto di Henry… A scuola lui non mi ha cercata, né io mi sono arrischiata a chiamarlo o a mandargli messaggi, ma il suo numero è ancora salvato nella rubrica del mio cellulare e, ogni volta che lo vedo, il mio stomaco fa una capriola.

    Mamma cerca di guardarmi negli occhi. Io, però, li tengo bassi, con la scusa che devo ancora finire di tagliare la carne.

    Lei sospira di nuovo. «Scommetto che c’è di mezzo un ragazzo.»

    Alzo la testa di scatto, pentendomi subito della mia reazione così improvvisa. Mamma ha l’aria compiaciuta di chi la sa lunga. La cosa m’infastidisce.

    «Non c’è nessun ragazzo» mento, in tono lievemente aspro.

    Lei alza le spalle. «Non ci sarebbe niente di male.»

    Non rispondo, sperando che lasci cadere l’argomento. Invece, cosa fa? Sorride e replica: «Non c'è bisogno d’indispettirsi, tesoro. Ma voglio che tu sappia che con me puoi sempre parlare. So che ormai ho una certa età…» ride «però posso provare a mettermi nei panni di una ragazza giovane. Specie se si tratta di mia figlia.»

    Abbozzo un sorriso. «Tu non sei vecchia, mamma.»

    «Sì, be’… i quindici anni li ho passati da un pezzo» sottolinea lei, allegra.

    Sentendomi più rilassata, le strizzo l’occhio. «Non si direbbe.»

    E dopo questa nota divertente, il tema scottante non viene più sfiorato.

    *


    Il giorno seguente ho un piccolo incontro spiacevole con alcune compagne di Henry. Per la verità una di loro, quella coi capelli neri, mi aveva già fermata ieri all'uscita, mentre ero con Perla.

    «Non avvicinarti a Henry, capito?» aveva esclamato senza preamboli, in tono minaccioso. «O ti faccio passare i guai.»

    Sulle prime non avevo idea di come reagire. Poi, raccolto il coraggio, avevo risposto, cercando di parlare in modo tranquillo e ragionevole: «Non è colpa mia se Henry mi ha dato il suo numero.»

    «Infatti.» Perla si era affrettata a sostenermi. «Lasciaci in pace.»

    «Tu chiudi il becco, mocciosa» aveva detto la ragazza con voce acida. Perla era avvampata di rabbia: detesta quando la gente usa la sua bassa statura come pretesto per paragonarla a una bambinetta.

    «Sarò pure una mocciosa, ma tu sei una scema» aveva risposto. «Certo non è colpa nostra se Henry non ti vuole.»

    Per un attimo la tizia era parsa sul punto di darle uno schiaffo. Alla fine, ricomponendosi, aveva detto: «Non scherzate col fuoco, ragazzine. La mia pazienza ha un limite, sappiatelo. E in quanto a te…» mi aveva fulminata con un’occhiata velenosa «non credere che avrai Henry tanto facilmente. È chiaro?»

    Senza aspettare risposta, era corsa via come una furia. E oggi, durante l’intervallo, mi sono imbattuta in due sue amiche, che mi hanno sciorinato più o meno la stessa solfa. Per fortuna, all’uscita non m'infastidisce più nessuno; presto arriva il pomeriggio e mi distraggo andando a fare shopping.

    Sono da sola perché Perla è al corso di canto, però mi ha lasciato del denaro affinché io possa comprare un regalo comune per Tiziana. Nella nostra cittadina non ci sono molti negozi, ma qualcosa di carino per fare un pensierino a qualcuno si trova. Unendo i miei soldi e quelli di Perla, decido di acquistare un portafogli bianco con decorazioni azzurre, sperando che piaccia alla compagna di classe di Davide. Dopotutto, la conosco appena: non so quali potrebbero essere i suoi gusti.

    Prima di pagare mando a Perla una foto del portafogli. Ricevuto un messaggio con il suo apprezzamento, chiedo al commesso di fare un pacco regalo, gli do i soldi ed esco dal negozio.

    Lancio un'occhiata di desiderio a una vetrina dove sono esposte delle camicie femminili. Quanto vorrei avere più soldi e potermi permettere un intero pomeriggio di shopping sfrenato, senza pensieri… ma lo stipendio di mamma è quello che è, perciò non è consigliabile fare spese inutili. Con aria rassegnata, volto le spalle alla vetrina e prendo la via del ritorno.

    *


    Sabato arriva in fretta. In men che non si dica, è il momento di prepararsi per la festa. Perla passerà a prendermi con suo padre verso le otto meno dieci, quindi devo sbrigarmi, perché sono le sette passate.

    Dopo una doccia veloce, apro l’armadio e tiro fuori il vestito che ho deciso di indossare. L’ho preso ai saldi, più di una settimana fa, e non l’ho ancora messo. È blu scuro, aderente, con la gonna sopra il ginocchio. Anche se mi lascia le spalle scoperte, è poco scollato. Ne sono contenta, perché il mio davanzale è scarsino, quindi non vedo il senso di portare chissà quale scollatura. Più che altro, forse dovrei indossare il reggiseno imbottito… Di solito non lo porto, ma ne ho da parte uno, al quale posso togliere le spalline se voglio. Indecisa, torno in bagno per guardarmi allo specchio e osservo il mio riflesso con aria critica.

    I capelli sembrano a posto. Sono liscia naturale, di solito non mi danno problemi, anche se l’umidità fa arricciare le punte. Le sopracciglia appaiono simmetriche e non ci sono brufoli evidenti sul viso. L'unica cosa che m’infastidisce è il neo sulla guancia destra, ma per coprirlo non basterebbe un chilo di fondotinta, quindi devo rassegnarmi! Già non mi piace granché truccarmi e non lo faccio quasi mai, figuriamoci se perdo tempo ad armeggiare con il beauty di mamma solo per cercare di “nascondere” un neo! È vero che lo detesto, ma sono quasi sedici anni che ci convivo. Così metto giusto un filo di lucidalabbra e matita (gli unici trucchi che possiedo), getto i capelli dietro le spalle, mi allontano un po’ dallo specchio e mi giro di profilo, per controllare come mi sta il vestito.

    A differenza di altre ragazze che conosco, compresa Stella, che ogni tanto si fissa che deve fare dieta, non ho mai avuto problemi di chili in più. In compenso, il mio corpo ha poche curve, giusto un principio di fianchi e un po’ di seno. Il sedere è troppo piatto per i miei gusti e il vestito non manca di farlo notare. Mi rendo conto che mi conviene valorizzare almeno il décolleté e, con un sospiro, esco dal bagno.

    Sono pronta qualche minuto dopo. Indosso un paio di scarpe nere con un tacchetto accennato, un coprispalle azzurro e sopra una sciarpa e un giubbotto: fuori fa freddo, anche se il locale dove si svolgerà la festa sarà sicuramente ben riscaldato.

    Sento suonare un clacson: il papà di Perla dev’essere arrivato. Afferro la mia borsetta preferita – con dentro il cellulare, la mia copia delle chiavi di casa e un pacco di fazzoletti – e mi fiondo dritta alla porta.

    *


    Arriviamo alla festa in perfetto orario. Durante il tragitto Perla chiacchiera tutto il tempo, mentre suo padre si limita a borbottare qualcosa, in apparenza concentratissimo sulla guida. Solo quando è il momento di scendere assume un tono fermo e autoritario, raccomandandoci di non fare tardi.

    «Non si preoccupi» lo rassicuro. «Mia madre mi vuole a casa entro mezzanotte e mezza… Verrà a prenderci prima di quell’ora.»

    Il papà di Perla dice un’ultima volta alla figlia di stare attenta, poi se ne va. Io e Perla ci scambiamo un'occhiata e ci avviciniamo svelte all’entrata del locale.

    In alto c’è un'insegna rossa luminosa con il nome, Ristorante Pizzeria Temptation. Mi scappa un sorrisino, immaginando la faccia che farebbe la nostra professoressa d’italiano, fissata col fatto che la nostra lingua rischi di “scomparire” a causa dell’uso massiccio dell’inglese.

    All’ingresso, oltre la porta a vetri, troviamo la festeggiata in persona, che si è messa tutta in tiro: indossa un tubino color acquamarina, bordato d’oro sulla scollatura e sull'orlo. Assieme a lei c’è un ragazzo che probabilmente è il suo fidanzato, più un paio di compagni di classe. Io e Perla ci facciamo avanti con passo esitante, un po’ timide. Ci aspettavamo di trovare Stella e Davide, ma a quanto pare non sono ancora arrivati.

    Tiziana ci squadra un attimo, incerta. Poi si rende conto di chi siamo e ci accoglie con allegria: «Siete le amiche di Stella, giusto? Benvenute!»

    Le diamo gli auguri e Perla le porge la busta con il nostro regalo. Tiziana va a riporlo assieme a tutti quelli che ha ricevuto finora, mentre il suo ragazzo e gli altri maschi ci rivolgono saluti di circostanza, che noi ricambiamo. Non sapendo bene come ingannare l’attesa, dato che di solito arrivo alle feste quando c’è già un mucchio di gente, faccio cenno a Perla di uscire fuori; se non altro, ci accorgeremo subito dell’arrivo di Stella e Davide. Ciondoliamo davanti all’ingresso, scambiando qualche parola.

    Perla si è vestita bene. In genere non le importa nulla dell’abbigliamento, fa eccezione solo alle feste. Stasera indossa un paio di pantaloni viola attillati e una camicia dello stesso colore, però luccicante, abbinata a un cardigan bianco e a una giacca grigio scuro un po’ elegante. I suoi ricci indisciplinati sembrano ora quasi impeccabili, i suoi piedi sono calzati in stivaletti col tacco – non molto alto, ma più di quello delle mie scarpe. È truccata, seppur leggermente, sui toni del nero e del viola. Sorrido. Dev’essere stata sua sorella a insistere affinché si truccasse, trascinandola davanti allo specchio a forza, perché Perla è ancor meno abituata di me a farlo.

    Sto per chiederle conferma della cosa, quando una macchina grigia si ferma a poca distanza dal ristorante e, subito dopo, scendono dai sedili le figure familiari di Stella e Davide. La macchina riparte di lì a qualche minuto, mentre la nostra amica e il suo ragazzo ci raggiungono.

    Fatti dei saluti veloci, decidiamo di entrare dentro tutti e quattro, così Stella e Davide possono fare gli auguri a Tiziana. Nel giro di un quarto d’ora comincia ad arrivare altra gente. Ben presto la sala principale del locale si riempie, nonostante sia molto spaziosa. Le luci si abbassano, divenendo soffuse, e il buffet viene aperto. “Certo che Tiziana deve conoscere mezza città per aver invitato tante persone” osservo a quel punto tra me e me. “E deve avere pure molti soldi, per permettersi una festa in un ristorante così grande, munito perfino di una sala fumatori.”

    Noto anche che il buffet si presenta ricchissimo. Sulla tavolata, coperta da una lunga tovaglia bianca, ci sono vassoi con rustici di vario genere, patatine, olive ascolane, frittelle di fiori di zucca, polpette di melanzane, gamberetti e maionese, mini-sandwich al salmone, addirittura tagliatelle al ragù. Mi sto riempiendo il piatto, quando qualcuno dietro di me esclama: «Scusa, potresti spostarti un pochi…» e s'interrompe, perché io mi sono girata con il cuore in gola al suono della sua voce, e ora lo sto fissando con tanto d’occhi: si tratta di Henry!
     
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    Conte degli Elfi-Vampiri

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    Uhuhuhuuuh! Interrompi sempre sul più bello, mannaggia a te 🤣.
    Sono troppo curiosa di leggere tutto voglio sapere cosa succedeee!
    Comunque le ammiratrici di Henry sono davvero delle rompiscatole! 😡 A parte che importunare una persona e minacciarla quando non ha fatto niente mi sembra eccessivo. Poi c'è da dire che costringono Henry a vivere malissimo la sua vita perché di fatto non può fare niente perché se no viene giudicato male 😒
    Però sento che qui gatta ce cova... saranno tutte le tragedie che hanno subito le coppie che "shippavo" (bisogna trovare un termine più appropriato) a farmi stare in all'erta.
     
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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    Eh, lo so, a volte lascio tutto un po' in sospeso :D Comunque non preoccuparti, se posso aggiorno entro oggi col quinto capitolo!
    Grazie per la costanza con cui mi segui <3
     
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156 replies since 14/6/2022, 21:32   1467 views
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