Il Ciclo del Marinaio

Racconti e personaggi ispirati alle storie della Seconda Era narrate da J.R.R. Tolkien

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    OPERA DI RIFERIMENTO: Silmarillion, Racconti Incompiuti di Numenor e della Terra di Mezzo
    CATEGORIA: Bollino Verde (PER TUTTI)
    GENERE: Fantasy/Epic
    NOTE AGGIUNTIVE:Canon-Fic
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: Tutti i personaggi citati in questi racconti non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Tolkien Estate. Questa fanfiction non è stata realizzata a scopo di lucro, ma solo per il piacere di condividerla gratuitamente

    Buon pomeriggio!
    In questo topic vorrei condividere una serie di ritratti dei personaggi del "Ciclo del Marinaio", un libro composto di tredici racconti lunghi e cinque appendici, ispirato alle vicende narrate nei Racconti Incompiuti e nel Silmarillion di J.R.R. Tolkien: nelle sue pagine potrete seguire la storia della grande isola di Numenor, dalla sua ascesa alla gloria sino alla sua caduta. Testimone e insieme artefice degli eventi della sua epoca è il principe Erfea, del quale il libro presenta le eroiche e sovente dolorose vicende.

    Dalla nascita sino alla morte, nell’arco della sua lunga esistenza, Erfea avrà modo di interagire con i personaggi già noti al pubblico amante dell’epica tolkieniana: Sauron, l’Oscuro Sire di Mordor; i suoi crudeli servi, gli Spettri dell’Anello e il loro malvagio capitano, il Re Stregone; i saggi elfi, tra cui spiccano Elrond e Galadriel; i valorosi nani di Moria e altri ancora.

    Omaggio alla voluminosa opera dello scrittore inglese, Il Ciclo del marinaio costituisce anche una rivisitazione dell’epos cavalleresco e classico, approfondendo la psicologia dei protagonisti e non mancando di sottolinearne le contraddizioni e le profonde inquietudini, servendosi di un linguaggio antico per trattare le universali tematiche della nostra civiltà e della nostra epoca.

    Iniziamo così dalla descrizione del protagonista principale, Erfea Morluin...buona lettura!

    Venticinquesimo principe dell’Hyarrostar, una delle cinque regioni storiche del regno di Numenor, figlio di Gilnar e di Nimrilien. In lingua nanica era noto anche come Khevialath, che vuol dire «il lugimirante». Lontano discendente di Atanalcar, quarto ed ultimo figlio di Elros Tar-Minyatur, è il protagonista maschile de «Il Ciclo del Marinaio». Paladino di grande valore, nel corso degli anni stringerà una relazione con Miriel, principessa e poi regina di Numenor, che terminerà bruscamente all’indomani del colpo di Stato che condusse all’ascesa al trono di Pharazon. Successivamente, esiliato da Numenor perché inviso al nuovo sovrano, si stabilì nella Terra di Mezzo, ad Edhellond, dove strinse una relazione con Elwen, che terminò quando costei sposò Morwin, il Signore di quella Città. In seguito alla distruzione di Numenor e alla morte di Miriel si stabilì ad Osgiliath, come sovrintendente del regno di Gondor. Pur se estremamente anziano, prese parte alla difesa della città dall’assalto delle truppe di Sauron e al successivo contrattacco che terminò con la distruzione di Mordor e la perdita, da parte dell’Oscuro Signore, dell’Unico Anello. Erfea morì nell’ottavo anno della Terza Era. Compare in tutti i racconti.
     
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    Un'introduzione molto accattivante della storia e con qualcuno che è fan del genere, sono sicura molto apprezzato. Ti auguro una buona serata :*:
     
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    Sono contentissima che tu abbia iniziato a pubblicare qui :woot:
    Questo post iniziale è più che altro un'introduzione, vedo... Molto utile per chi non ha familiarità con la materia di base!
    Aspetto altri contributi :)

    P.S. Se ti va, puoi aggiungere anche delle immagini, visto che dei tuoi personaggi esistono varie illustrazioni.
     
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    CITAZIONE (Nancy Cuomo @ 5/7/2022, 19:45) 
    Un'introduzione molto accattivante della storia e con qualcuno che è fan del genere, sono sicura molto apprezzato. Ti auguro una buona serata :*:

    Ti ringrazio! Auguro a te un buon pomeriggio ^_^

    CITAZIONE (Elizabeth Swann @ 5/7/2022, 22:04) 
    Sono contentissima che tu abbia iniziato a pubblicare qui :woot:
    Questo post iniziale è più che altro un'introduzione, vedo... Molto utile per chi non ha familiarità con la materia di base!
    Aspetto altri contributi :)

    P.S. Se ti va, puoi aggiungere anche delle immagini, visto che dei tuoi personaggi esistono varie illustrazioni.

    Ti ringrazio ^_^ ! Effettivamente il mio scopo era proprio quello di mostrare le illustrazioni, accompagnandole dalla descrizione del personaggio ritratto...purtroppo però, pur riducendo molto il peso dell'immagine (meno di 1 Mega, per intenderci) il sistema ha rifiutato di caricarle... ;_;
     
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    Effettivamente il mio scopo era proprio quello di mostrare le illustrazioni, accompagnandole dalla descrizione del personaggio ritratto...purtroppo però, pur riducendo molto il peso dell'immagine (meno di 1 Mega, per intenderci) il sistema ha rifiutato di caricarle... ;_;

    Su quale piattaforma di hosting le hai caricate? Io di solito uso imgur e non mi dà problemi...
     
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    CITAZIONE (Elizabeth Swann @ 6/7/2022, 19:01) 
    CITAZIONE
    Effettivamente il mio scopo era proprio quello di mostrare le illustrazioni, accompagnandole dalla descrizione del personaggio ritratto...purtroppo però, pur riducendo molto il peso dell'immagine (meno di 1 Mega, per intenderci) il sistema ha rifiutato di caricarle... ;_;

    Su quale piattaforma di hosting le hai caricate? Io di solito uso imgur e non mi dà problemi...

    Ho provato a caricarle tramite il pulsante "allegati" in fondo alla pagina, ma non mi è stato possibile proseguire, nonostante abbia usato il formato jpg...

    Invece adesso ci sono riuscito! Ecco a voi uno schizzo preparatorio, opera di Anna Francesca, dedicata a Miriel, principessa di Numenor ^_^
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    Woooow!!! Non sono curiosa di leggere, ma curiosissimaaaaa!!!. Ammetto che non riesco a leggere fan fic sulle opere di Tolkien (specie LOTR o Lo Hobbit) ma dato che si narra di fatti canonici e passati sono molto interessata e non veedo l'ora!

    Il disegno è stupendo :wub:
     
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    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 7/7/2022, 16:44) 
    Woooow!!! Non sono curiosa di leggere, ma curiosissimaaaaa!!!. Ammetto che non riesco a leggere fan fic sulle opere di Tolkien (specie LOTR o Lo Hobbit) ma dato che si narra di fatti canonici e passati sono molto interessata e non veedo l'ora!

    Il disegno è stupendo :wub:

    Ti ringrazio! Posso dirti che ho fatto cambiare idea a molti lettori, timorosi di leggere qualcosa di non canonico che stonasse con la creazione letteraria di Tolkien e che, invece, con molta onestà hanno dovuto ricredersi... Nei prossimi giorni cercherò di poter caricare anche altre immagini a colori che spero troverai altrettanto belle ^_^
     
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    Aah! Ma lo credo bene! Già dal riassunto ho percepito una certa cura nella scrittura, tant'è che ho pensato: "Aspe, ma è un estratto dai Racconti? Non ho memoria di questo posto" 🤣
     
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    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 7/7/2022, 20:16) 
    Aah! Ma lo credo bene! Già dal riassunto ho percepito una certa cura nella scrittura, tant'è che ho pensato: "Aspe, ma è un estratto dai Racconti? Non ho memoria di questo posto" 🤣

    Ti ringrazio per aver apprezzato la cura nella scrittura ^_^ Ho cercato, per quanto possibile, di rispettare lo stile di Tolkien :)
     
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    Nascita di una stella fredda


    OPERA DI RIFERIMENTO: Il Silmarillion, History of the Middle Earth, Il Signore degli Anelli
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    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: Tutti i personaggi citati in questi racconti non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Tolkien Estate. Questa fanfiction non è stata realizzata a scopo di lucro, ma solo per il piacere di condividerla gratuitamente.

    Care lettrici, cari lettori,
    per la sfida «scegli la citazione!» ho deciso di riportare una storia che riguarda uno dei personaggi del Ciclo del Marinaio, ma che si può leggere separatamente dal corpus di racconti principali, come se si trattasse di uno spin-off..
    Due parole di introduzione: poiché uno dei temi suggeriti da Elizabeth riguardava la libertà e il mare, vi offrirò la storia di una mezzelfa che, pentitasi della sua scelta di abbracciare l'immortalità, decide di accettare la complessità dei suoi sentimenti per vivere la sua piena libertà e rivolgere il suo amore a un uomo venuto dal mare...
    Purtroppo si tratta di un racconto incompleto...forse i vostri commenti mi aiuteranno a completarlo.
    Buona lettura!



    Le ombre della notte non si erano ancora dileguate quando la mezzelfa si destò dal suo irrequieto sonno. Stupita, batté leggermente le palpebre, mentre la mano, istintivamente, cercava il corpo dell’uomo che, la sera precedente, si era addormentato accanto a lei.

    Il letto era freddo. Si poteva indovinare, tuttavia, dalle increspate impronte che i suoi muscoli avevano impresso sulle bianche lenzuola, ove avesse disteso il suo corpo quella notte. La mezzelfa lasciò scorrere la mano, ancora per qualche minuto, sul guanciale accanto al suo, immersa in un profondo silenzio, meditando su quella unica parola che, durante la notte, aveva squarciato il velo oscuro che era calato sui loro visi.

    Adesso era del tutto desta; con la naturale grazia tipica della sua stirpe, afferrò una vestaglia in seta bianca che la sera precedente aveva ripiegato con cura lungo lo schienale di uno scranno di ebano nero e si mosse verso una piccola finestra che dava ad oriente.

    Fuori, albeggiava lentamente, quasi che il Sole non avesse avuto alcuna intenzione di sorgere sul mondo. Era quell’ora in cui tenebra e luce si incontrano, partorendo larve che Elfi e Uomini temono o perché atterriti dalla loro presenza, o perché bramosi di ottenerle senza alcuna speme.

    Ella era una mezzelfa nel fiore degli anni, di una bellezza quale ogni bardo desidererebbe cantare, salvo venire meno all’impegno preso, allorché avesse scorto il suo sembiante ergersi in tutta la sua splendente grazia. Ricordò che sua madre, un tempo, le aveva raccomandato di occultare il suo volto con un lungo velo bianco, per tema che gli occhi degli uomini e degli elfi fossero sconvolti da tale beltà; ella non aveva mai seguito questo saggio ammonimento, avendo avuto, al contrario, cura di esporre il suo viso in pubblico, convinta com’era che la luce potesse solo riscaldare i cuori ed illuminare le menti, senza che questa potesse arrecare alcuna sofferenza ai mortali e agli immortali.

    Egli, invece, era la tenebra. Era giunto sulla spiaggia di Edhellond sette anni prima, ricoperto di alghe e con la pelle scura incrostata da sale e sabbia. Gli abiti nobili che un tempo indossava erano stati dilaniati dalla furia del mare e a malapena era riuscito a salvare dai flutti una lama come i Primogeniti erano soliti forgiare nei secoli precedenti il sorgere del primo sole dell’era nella quale avevano avuto in sorte di nascere. Ai pescatori che erano accorsi in suo aiuto, lo straniero aveva narrato di essere giunto a quella contrada in seguito ad un fortunale che si era abbattuto sulla sua nave. Non aveva denaro con sé, né amici o patria sulla quale vantare i propri domini: tuttavia, gli elfi più anziani, coloro che in tempi antichi si erano recati nell’Ovesturia, ora sommersa dalle acque del tempestoso oceano, per ascoltare i canti che colà si udivano all’ora del vespro, presero a mormorare, dapprima negli oscuri recessi delle proprie dimore, poi nelle pubbliche piazze, che il naufrago portava impressi sul volto i lineamenti degli Uomini del Mare, i Númenóreani. Un marinaio che era stato alla corte di Gil-Galad negli anni precedenti la venuta dello straniero, infine lo riconobbe e lo chiamò con il suo nome: tra l’incredulità e lo stupore generali, tuttavia, l’uomo, pur senza disdegnare i referenti appellativi che gli erano stati rivolti, non volle accettare alcun inchino da parte di coloro che gli erano tutt’intorno; al contrario, quasi avesse avuto disagio nell’abitare presso di loro, aveva accettato con gratitudine l’offerta di occupare una minuscola dimora, prossima all’Oceano, ove, egli diceva, non avrebbe recato fastidio ad alcuno, uomo o elfo che fosse. Trascorsero alcuni giorni prima che l’uomo facesse ritorno alla città di sire Morwin, eppure non si tratteneva a lungo nei suoi bianchi vicoli, ove la luce del sole amoreggiava con la chiara pietra con la quale erano stati edificati torri e minareti, terrazze e bastioni, preferendo di gran lunga oltrepassare i suoi cancelli quando calava l’oscurità: questa attutiva l’eco dei suoi pesanti passi, smorzava la sua profonda voce e, finanche, allontanava il suo ricordo dalle menti e dai cuori di coloro che, per sorte o per libera scelta, discorrevano con lui. Era la Tenebra; e come la sua Signora, non poneva alcuna domanda, eppure ascoltava le parole che, elfi e uomini, gli rivolgevano, esitanti, nel cuore della notte.

    Arrestò, per un istante, il flusso dei ricordi. Avvertì la forte aura dell’uomo nella stanza accanto a quella ove lei si attardava rimembrando episodi del passato. Inspirò profondamente. Egli, dunque, non si era allontanato dalla sua città. Non ancora.

    Ne fu rasserenata.

    In passato, quando il nome del forestiero giunto dal mare risuonava alle sue orecchie oscuro quanto la tenebra che striscia dalle Montagne Bianche, ella non avrebbe tollerato quanto era accaduto quella mattina. In fondo, era una mezzelfa che aveva scelto il destino dei Primogeniti. La linearità, l’eternità del domani, l’avversione al cambiamento: queste erano le ragioni che l’avevano spinta a rinunciare alla sua mortalità, non altro. Detestava il fragile mondo degli uomini, intento a ricorrere le folli chimere suscitate dagli oscuri poteri che erano sorti a levante, avvizzito entro fragile mura dalle quali, alte, si levavano le grida folli. Questi erano gli uomini, così come ella avrebbe potuto definirli sino a pochi anni fa. Gli uomini sprezzanti di ogni legame; gli uomini vogliosi di accrescere le proprie brame a scapito delle altre creature della Terra; gli uomini, violenti e fedifraghi.

    Perché, dunque, condivideva il suo talamo con un uomo?

    Il suo sposo, se fosse stato presente, non l’avrebbe compresa, né sarebbe giunto a giustificare un simile tradimento. Conosceva l’uomo, così come gli altri elfi della sua casata; eppure, non avrebbe smesso di detestarlo, e quanto era accaduto in sua assenza, certo non avrebbe contribuito a riappacificarlo con la stirpe dei Secondogeniti. Non v’era, apparentemente, alcuna ragione che potesse avallare il suo comportamento; in quanto Elfa signora della sua città, ella aveva commesso peccato tre volte: dinanzi a se stessa, dinanzi al suo sposo e dinanzi al suo popolo. La sua coscienza, secondo il parere dei dotti fra il suo popolo, era stata ora macchiata da una colpa sì grave per la quale l’esilio sarebbe stata una pena necessaria per riportare l’ordine nella bianca città. Il cerchio, entro il quale i Primogeniti si erano rinchiusi dopo la rinuncia al loro dominio sul mondo, doveva essere ripristinato, pena la distruzione dell’ordine entro il quale le loro leggi avevano valore.

    Ella era cosciente di aver infranto la legge e di aver rinnegato la sua natura di Elfa.

    Il cerchio era stato infranto con troppa veemenza perché qualunque legge, pena o rinuncia potesse ripristinarne l’antica forma. La luce che splendeva nel suo cuore era stata corrotta dalla tenebra che l’uomo aveva recato con sé, provenendo da abissi remoti e senza nome.

    No.

    Per lungo tempo si era ingannata.

    La sua luce, di cui andava così fiera da esporla come vessillo della sua grazia e della sua beltà, non era altro che un pallido riflesso della luminosità che splendeva negli occhi dell’uomo giunto dal mare.

    Ripensò a giorni lontani.

    Con le arti che le erano congenite l’aveva sedotto, legandolo al suo destino di giovane fanciulla, resa inquieta da una profezia lontana, che risaliva ai primi anni della sua vita, quando ancora la madre risiedeva in città e non aveva oltrepassato il mare. Per i suoi disegni, l’uomo rappresentava null’altro che un tramite verso il più profondo disio che ancora riuscisse ad ancorarla al mondo dei miseri mortali: le vaste distese oceaniche il suo cuore ambiva, non potendole possedere come qualsiasi altra brama la sua anima avesse desiderato soddisfare. Disprezzava l’uomo che aveva costruito il proprio eremo lontano dalla civiltà e dai ricordi che le erano cari: pur essendo null’altro che una minuscola ombra, vagante in compagnia delle sue sorelle generate dalla notte, ella non poteva fare a meno di notare come fosse attratta dalla remota pace che era in lui. Elfi possenti, il cui lignaggio nessuno avrebbe potuto mettere in discussione, le avevano chiesto invano non già la mano – un privilegio al quale ambivano inutilmente da diversi anni – ma finanche il semplice piacere della sua compagnia: ella, tuttavia, aveva sempre disdegnato tali proposte, non perché non fosse insensibile al loro corteggiamento, ma perché riteneva che avrebbero potuto spezzare il delicato – eppure, quanto forte le era sembrato in quei giorni! – equilibrio sul quale poggiava la propria esistenza. Non desiderava condividere la propria vita con alcuno che non gli paresse degno: ed ella mostrava sarcasmo ogni qual volta la madre, desiderosa di congedarsi da lei salutandola con quell’appellativo che per innumerevoli anni era stato il suo e di tutte le elfe della sua stirpe, la pregava di mutare parere. Non erano che ombre di una virtù ben più grande, le parole che le erano rivolte da signori elfici cortesi nei modi ed eleganti nell’eloquio; eppure, allorché essi avevano in sorte di potere discorrere con lei, frustati facevano ritorno alle loro dimore, non già perché inefficaci si erano rivelate le parole con le quali si erano presentati davanti al suo uscio, ma perché senso di inadeguatezza provavano nei loro cuori e ne erano turbati ed atterriti. L’armonia sulla quale si reggevano le loro vite era sul punto di andare in frantumi: ma avrebbero, essi, accettato di rinunciare alle antiche leggi dei loro padri per ottenere quanto non erano in grado di confessare neppure a loro stessi, per tema di scorgere ferite all’interno del proprio cuore? Non lo erano: sicché, dopo qualche tempo, essi smisero di offrire i propri omaggi alla fanciulla impertinente che si burlava, a loro dire, di ogni eloquenza e creanza, e presero ad allontanarsi dalla sua dimora.

    Edited by Elizabeth Swann - 4/5/2024, 15:35
     
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    Grazie mille per aver accettato di partecipare al gioco! ^_^
    Mi ricordo di questo racconto e l'ho riletto volentieri. Descrivi bene l'inquietudine di Elwen (in un certo senso, vedo la sua figura come l'opposto di quella più "romantica" di Arwen, anche se Arwen stessa ha avuto i suoi momenti difficili dopo la morte di Aragorn) e la forte attrazione verso un essere che lei considera tanto diverso da sé. Nell'ultima parte ho avvertito un'eco di Erendis, che come sai è uno dei personaggi femminili tolkieniani abituati ad agire sempre di testa propria, indipendentemente dai consigli che può darle la madre (o chiunque altro!). Mi sembra un po' simile a Elwen... :)

    Le metafore che utilizzi sono evocative, da quella che associa Erfea alla tenebra (sarà perché, agli occhi di Elwen, questo Spirito Solitario è sfuggente come un'ombra?) a quest'altra che ci tengo a riportare:
    CITAZIONE
    Trascorsero alcuni giorni prima che l’uomo facesse ritorno alla città di sire Morwin, eppure non si tratteneva a lungo nei suoi bianchi vicoli, ove la luce del sole amoreggiava con la chiara pietra con la quale erano stati edificati torri e minareti, terrazze e bastioni [...].

    È stupenda, la adoro! *_*
    Il passo in cui accenni al ritrovamento di Erfea, invece, mi ha ricordato tanto l'arrivo di Ulisse nella terra dei Feaci. Non so se ti sei ispirato un po'...

    Il tuo stile è sempre bello da leggere, elegante e forbito. Ho notato, però, qualche svista, che posso segnalarti se sei d'accordo. Nel frattempo ho aggiustato il modulo d'intestazione, in modo da collocare la categoria (bollino) sotto il titolo dell'opera di riferimento.
    Per quanto riguarda un'eventuale continuazione della vicenda, sai che puoi sempre contare su di me come lettrice. ;) Dimmi, hai già delle idee in proposito, oppure devi ancora elaborarle?
     
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    Grazie a te per avermi invitato ;) Quando ho scritto questa storia ho provato a rispondere a una domanda che mi incuriosiva da un po' di tempo: i mezzelfi possono pentirsi della loro scelta sulla mortalità/immortalità? Probabilmente Tolkien avrebbe risposto negativamente, ma io non sono del suo stesso avviso...e così ho concepito questo breve racconto proprio come una risposta a questa domanda. Elwen ha una fortissima identità Noldor, ma ragiona come un essere umano, a volte entrando palesemente in conflitto con se stessa, creando così un'interessante contraddizione nella sua anima. Erfea è la tenebra, perché per gli Elfi (soprattutto per i Noldo) gli uomini sono creature oscure, propense al Male...ma l'ombra è insita anche in Elwen secondo questo ragionamento, per cui, nonostante tutti gli stereotipi della sua educazione elfica, non può fare a meno di esserne attratta.
    Il riferimento che hai citato non è casuale e sono felice che tu l'abbia colto...in realtà il brano è ricco di spunti sensuali, anche se non esplicitati, perché volevo che fosse chiara la forte attrazione tra Erfea ed Elwen.

    P.S. Scusami ma ho interrotto il messaggio...
    Evocativo il tuo riferimento ad Odisseo che arriva tra i Feaci...può essere che, implicitamente, mi sia ispirato a questa figura...o forse, anche a quella di Bard che emerge dalle acque dopo aver ucciso Smaug nello Hobbit.
    Segnalami pure i refusi che trovi, mi renderesti così un grande favore ^_^ Sono felice di poter contare su di te come lettrice *^^* ...per ora, però questo racconto non andrà avanti. Quello che vorrei scrivere, da un pezzo, ormai, è il racconto della corruzione di Miriel (altro personaggio che so esserti molto caro) ad opera di Adunaphel l'Incantrice, una dei Nove...sarà un racconto esclusivamente al femminile, una bella sfida...
     
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    Complimenti per lo stile profondo e filosofico,che esprime i dubbi,i pensieri dei personaggi. Mi ha colpita il tema della rinuncia alla propria natura per amore e sai far calare nell'opera anche chi come me non è molto esperta. Mi dispiace che il racconto sia incompleto,perché scrivi davvero benissimo❤
     
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    CITAZIONE (Erfea @ 6/5/2024, 11:15) 
    Quando ho scritto questa storia ho provato a rispondere a una domanda che mi incuriosiva da un po' di tempo: i mezzelfi possono pentirsi della loro scelta sulla mortalità/immortalità?

    Erfea chissà! Arwen non si pente (non potrebbe farlo, non dopo l’amore e la felicità vissuti con Aragorn), ma non c’è dubbio che alla fine provi amarezza. Quindi penso che il tuo ragionamento su Elwen sia molto plausibile.

    Anch’io sono felice, sia di leggerti che di aver mantenuto i contatti con te, nonostante siano passate le “stagioni di fortuna” dei nostri blog (se così posso chiamarle!)… :) Provvedo subito a farti le segnalazioni a cui accennavo nel post precedente.

    CITAZIONE
    Fuori, albeggiava lentamente, quasi che il Sole non avesse avuto alcuna intenzione di sorgere sul mondo.

    Parto col darti un semplice consiglio, che puoi decidere di seguire oppure no. ^_^ Toglierei la virgola dopo “fuori”, non mi sembra necessaria (ma è una mia opinione).

    CITAZIONE
    Egli, invece, era la tenebra. […] Un marinaio che era stato alla corte di Gil-Galad negli anni precedenti la venuta dello straniero, infine lo riconobbe e lo chiamò con il suo nome […].

    Qui, invece, direi che la virgola è effettivamente di troppo, a meno che non crei l’inciso inserendone un’altra in precedenza. Personalmente creerei l’inciso.

    CITAZIONE
    Con le arti che le erano congenite l’aveva sedotto, legandolo al suo destino di giovane fanciulla […]. Elfi possenti, il cui lignaggio nessuno avrebbe potuto mettere in discussione, le avevano chiesto invano non già la mano – un privilegio al quale ambivano inutilmente da diversi anni – ma finanche il semplice piacere della sua compagnia: ella, tuttavia, aveva sempre disdegnato tali proposte, non perché non fosse insensibile al loro corteggiamento, ma perché riteneva che avrebbero potuto spezzare il delicato – eppure, quanto forte le era sembrato in quei giorni! – equilibrio sul quale poggiava la propria esistenza.

    In questo passaggio ho avuto un dubbio, quindi te lo segnalo soltanto per avere un chiarimento: Elwen è o non è sensibile al corteggiamento? Se lo è (com’è stata mia impressione generale leggendo il racconto), allora c’è un “non” da togliere; altrimenti, il passaggio va bene così.

    CITAZIONE
    Non desiderava condividere la propria vita con alcuno che non gli paresse degno […]. Non erano che ombre di una virtù ben più grande, le parole che le erano rivolte da signori elfici cortesi nei modi ed eleganti nell’eloquio; eppure, allorché essi avevano in sorte di potere discorrere con lei, frustati facevano ritorno alle loro dimore […].

    Qui manca una r, credo. In precedenza il pronome “gli” va sostituito con “le”.

    CITAZIONE
    Il suo sposo, se fosse stato presente, non l’avrebbe compresa […]. Conosceva l’uomo, così come gli altri elfi della sua casata; eppure, non avrebbe smesso di detestarlo, e quanto era accaduto in sua assenza, certo non avrebbe contribuito a riappacificarlo con la stirpe dei Secondogeniti.

    Dopo “assenza” c’è una virgola di troppo, che “separa” soggetto e predicato.

    Spero di esserti stata utile. :)
    La storia su Miriel e Adunaphel m’incuriosisce un sacco e spero davvero che troverai il tempo per scriverla! Per quello che vale, hai tutto il mio sostegno.
     
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15 replies since 5/7/2022, 14:02   174 views
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