UNA VITA DI SOLITUDINE

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    Penna d'argento

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    Una vita di solitudine


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    CATEGORIA: bollino arancione
    GENERE: sentimentale, tragico, riflessivo


    Sinossi: Questa è la storia di una persona che ha trascorso tutta la sua vita gravata da questo peso, quasi fosse un invisibile nemico/amico che le fa provare paura, timore, depressione, ma anche gratitudine e chiarezza…
    Quindi infine cos'è la solitudine? Un fardello o un dono? Una domanda che accompagnerà la narrazione in ogni suo momento…




    Prologo

    Col tempo sembrava che tutto intorno a me fosse solitudine: avevo perso ogni persona a cui tenevo, se non per un tiro brutto del destino, perché era giunta l'ora; alcuni si sono semplicemente allontanati dal mio percorso che si chiama vita, altri non ci sono proprio entrati ed altri hanno provato a capire qualcosa che non potevano capire.

    Tutto ciò che mi rimanevano erano quelle fotografie di quando c'era un gruppo e ora quelle facce sorridenti, di ragazzi che avevano appena terminato la scalata della montagna, sembravano quasi volessero farsi beffe di me; quelli che prima sembravano dei giochi allegri, si trasformavano in strumenti di tortura, che mi pungevano e mi laceravano, lasciando sanguinare fin dentro il cuore. Non è facile pensare che un tempo avrei fatto di tutto per quelle persone ed ero certa che anche loro avrebbero fatto di tutto per me... ho perso un brandello della mia anima ogni volta che una di loro si girava e andava via: vedere quella schiena e sentire quei passi sempre più lontani, mi portava a chiedermi quanto la prossima volta avrei impiegato per rovinare tutto o quanto ci avrebbe messo il destino a farmi perdere un altro legame forte, quasi come un filo di una ragnatela che cade e trascina con sé il resto. Questo era quello che avevo sentito dentro di me, fin dalla più tenera età.......

    Primo episodio: la solitudine che genera paura

    Ricordo che ero solo una bambina di 10 anni, quando io e la mia famiglia sentimmo delle notizie piuttosto allarmanti: era scoppiata una rivolta nella città vicino e presto la guerra avrebbe investito anche il nostro piccolo paesino. Mio padre e mio fratello, così come tutti i maschi maggiorenni, erano stati chiamati a servizio di leva. Ricordo ancora mia madre che cercava di opporsi, mentre dei soldati vennero a casa e li portarono via a forza. Restammo in casa io, mia madre e mia sorella maggiore. Nonostante fossimo in tre, fu proprio in quell'occasione che sperimentai per la prima volta la solitudine: mia madre era troppo presa a trovare un lavoro per potersi occupare delle esigenze economiche della famiglia e mia sorella doveva badare alla casa, senza avere più il tempo di giocare con me. Io cercavo di fare il possibile per darle una mano, ma sembrava che in casa ci fosse sempre da fare e così il mio senso di solitudine cresceva. Tutto peggiorò quando i soldati giunsero nel nostro paesino: alcuni, corroborati da quella guerra continua, volevano solo sfogare le proprie frustrazioni e i loro istinti più bassi. Mia sorella riuscì a nascondermi in un piccolo rifugio sotterraneo che papà aveva realizzato, proprio perché sentiva che presto sarebbe successo una cosa simile. Lei non fece in tempo a nascondersi con me e iniziò a fuggire in tutt'altra direzione: ora so che se avessero visto il rifugio, mi avrebbero trovato e lei aveva fatto la scelta migliore per proteggermi.

    Eppure, in tutto quel delirio, io ero sola, al buio e quel senso di solitudine era accentuato dai pensieri riguardanti a tutti i possibili scenari: la vita sarebbe stata sempre così? Avrei più rivisto la mia famiglia o quella sensazione sarebbe durata tutta la vita? Fortunatamente i miei genitori avevano lasciato qualche provvista nel rifugio, sufficiente per sopravvivere fino al momento in cui giunse mia sorella a tirarmi fuori di lì: era venuta alla porta, mi aveva sorriso e mi aveva abbracciato, dicendo:: "E' tutto passato!".


    Quella luce che era penetrata in quella stanza, aveva invaso ogni più piccola parte di me e aveva eliminato ogni sofferenza che quella solitudine aveva provocato.


    Secondo episodio: la solitudine passata, fa apprezzare la compagnia

    Passato qualche anno, la guerra terminò e finalmente la mia famiglia fu di nuovo al completo: mio fratello e mio padre erano riusciti a sopravvivere e li abbracciai forte, mentre sapevo che tante persone non avrebbero più rivisto chi amavano. Credo che da quel giorno non diedi più tanto per scontato il tempo che mi era concesso con chiunque incontrassi, così come non diedi per scontato la presenza di mia madre e della mia famiglia.




    Sfortunatamente c'è da ricordare che la vita è un'altalena di emozioni e per poter risalire, si deve anche scendere: mio fratello, dopo qualche tempo, morì a causa di un incidente.

    Questa volta sentivo che il dolore più grande, che era nato dalla solitudine, non era ciò che dovevo temere di più: in quel momento la solitudine, in una maniera alquanto strana, aveva unito ancora più la mia famiglia. Il ricordo di quella solitudine che ognuno di noi aveva provato in periodo di guerra, sofferta o per la mancanza dell'altro, o per la morte di alcuni compagni sui campi di battaglia, ci aveva resi testimoni e fulcro di una tacita promessa: nessuno ci avrebbe più separati.



    Episodio 3: Il timore della solitudine, porta a scelte dolorose

    Quando avevo ormai 20 anni, mia madre, Isabella, morì per una grave malattia e mio padre, per timore di perdere la sua anima gemella, sapendo bene che non c'era spazio nel suo cuore per un'altra donna, decise di seguirla nella morte: sapeva che lei non poteva sopportare di morire sola, ma neanche avrebbe sopportato di lasciare sola me e mia sorella. Per lui, però, fu un peso troppo grande, che lo schiacciò, fino a decidere di lasciarsi andare.



    Ora io e mia sorella eravamo rimaste le uniche portatrici di quella promessa e sapevo che avrei fatto il possibile per restarle accanto e lei avrebbe fatto lo stesso... o almeno era quello che pensavo.



    Mia sorella, che ormai aveva 29 anni, capì quale era il suo futuro e pensò di farsi suora: lei diceva che voleva essere al fianco delle persone che erano emarginate dagli altri e voleva aiutare chi come noi aveva provato la solitudine e tutte le conseguenze della guerra. Io non ero mai stata particolarmente religiosa, ma a volte la paura di infrangere una promessa, o la paura di restare soli, ti spinge in direzioni che nella vita mai avresti pensato.



    Per un periodo fui postulante, ma sentivo che quello non era il mio percorso: mi piacevano le attività che svolgevamo nell'educazione dei più piccoli, così come le attività di teatro, di cucito e ricamo che dirigevamo con le più grandi e con le persone più anziane, ma sentivo che mi mancava qualcosa.



    Episodio 4: meglio essere considerati (seppur maltrattati) che restare soli

    Un giorno stavo lì, nel chiostro del convento, quando si avvicina un ragazzo. Era la prima volta che io provavo una simile emozione e non riuscivo a capire cosa fosse, sebbene qualcuno in seguito lo aveva definito un colpo di fulmine. Quando ne parlai con mia sorella mi suggerì di dimenticare ciò che avevo provato, perché di lì a poco avrei preso i voti e quello che avevo in mente andava contro ciò che aveva riservato il futuro per me.

    Io credevo che lei sapesse ciò che era meglio per me: dopotutto mi aveva salvato la vita da bambina. Eppure io quel ragazzo lo incontravo continuamente ed ero costretta a frequentarlo, dato che era a capo del gruppo di teatro. Un giorno ci ritrovammo a fare da esempio per il gruppo a completo e io dovetti fare la parte di Giulietta, mentre lui, guarda un po', di Romeo.



    Quel suo tocco, quella sua delicatezza, fecero nascere in me sentimenti tali da pensare che non potessi soffocarli. Fu quella l'occasione in cui, per la prima volta, ebbe inizio la mia vita amorosa. Fu una tale gioia entrare per la prima volta in quel campo a me tanto sconosciuto, che decisi immediatamente di lasciare il convento, dato che lui era intenzionato a convivere.



    Mia sorella mi disse che lei aveva trovato la sua strada lì e se io ero contenta con questo ragazzo, sarebbe stata felice per me. Io sapevo che ora entrambe eravamo state guarite da quella paura di restare sole: a lei bastava l'idea che avesse sempre il suo Signore al suo fianco e io avevo un fidanzato.



    Inizialmente sembrava andare tutto per il meglio e nel giro di 3 anni, io fui gravida: la gioia ci pervase e fu maggiore quando mettemmo al mondo 2 gemelli, un maschio e una femmina.

    Quella gioia, però, era destinata a svanire: quando i nostri piccoli avevano 7 anni, lui fu licenziato. Io cercai di risollevarlo in ogni modo possibile, ma lui stava cadendo in un'aspirale autodistruttiva, fatta da alcol e gioco. Mi trovai un lavoro abbastanza buono da permetterci di sopravvivere, ma lui giungeva a casa quasi sempre ubriaco e mi lasciava i segni di lividi ovunque. Forse era la paura di restare sola che non mi faceva reagire, perché sì, pensavo che quel dolore fisico che provavo non era nulla in confronto al dolore della solitudine che avevo provato in passato e quindi era meglio sopportarlo, piuttosto che perdere ogni sua considerazione.



    Fu però il coraggio di madre, che mi portò a porre fine a tutto: quando un giorno tornai a casa da lavoro e trovai mio figlio che piangeva, mentre suo padre era sul divano senza interessarsi al suo stato. Quando notò la mia presenza, si avvicinò minacciosamente a nostro figlio che non perse tempo a nascondersi dietro di me.



    -Io me ne vado e mi porto anche loro!-

    trovai il coraggio di dire, ma lui fece capire subito che si riteneva indispensabile per me, rinfacciandomi di avergli confessato la mia paura più grande.



    -Ma io non sarò sola: ci saranno loro con me-

    ripresi, indicando anche la mia piccola Gina, che non perse tempo a porsi dall'altro lato.



    -E tu credi che loro resteranno sempre con te? Non perderanno tempo a lasciarti. Un marito è quello che veramente sarà sempre al tuo fianco-.



    Quell'uomo mi conosceva così bene che sapeva su quale tasto fare leva. Io però non potevo più permetterlo, per il bene dei miei figli.

    Quel giorno lasciammo la casa, senza niente se non qualche soldo che avevo guadagnato quel giorno e che ci avrebbe garantito almeno il pasto di quella giornata.



    Episodio 5: la solitudine che genera depressione

    I bambini crebbero effettivamente in fretta, o forse era solo il mio desiderio di vederli sempre piccoli e sempre al mio fianco che condizionava il mio giudizio del tempo.... eppure mi ritrovai alle soglie dei 50 anni, essendo il mio compleanno il mese seguente, con i miei bambini che ormai ne avevano 24. Loro mi organizzarono una magnifica festa a sorpresa, ma verso la fine della serata, mi diedero una notizia che non mi fece molto piacere: Gina aveva trovato un'opportunità di lavoro all'estero, troppo buona per rinunciare e mio figlio si sarebbe sposato. Sentivo il terrore assalirmi e le parole di quell'uomo nella mente, come se fossero state proferite in quello stesso momento: "non perderanno tempo a lasciarti ".

    Io feci finta di essere felice, perché in fondo lo ero per loro; eppure c'era quell'ombra che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Qualche giorno dopo guardai al mio passato e al mio futuro e più pensavo a cosa sarebbe venuto poi e più ritenevo che la vita era ormai trascorsa e non c'era più nulla per cui valesse la pena vivere..... fu il cucciolo di cane che ritrovai sul ciglio della strada a farmi desistere dal compiere un gesto estremo. Lo guardai negli occhi e percepii nel suo sguardo quella stessa malinconia legata alla sensazione di solitudine. Fu così che lo presi in casa con me e devo ammetterlo, mi ha realmente salvato la vita.

    Episodio 6: la solitudine che permette di fare ordine nella propria mente

    Non appena ho finito di ripensare a tutta la mia vita, in fondo mi sono resa conto che la solitudine era stata l'unica compagna fedele, l'unica che, per assurdo, non mi aveva mai lasciato. Ma era un bene o un male? Qualcuno riterrebbe, arrivato a questo punto, che la sensazione di solitudine mi abbia fatto solo stare peggio, che il timore di riprovarla mi abbia spinto a prendere delle decisioni che mi abbiano fatto girare come assorbita in un vortice.

    Eppure nel rivederle ora quelle foto e nel ripensare con uno spirito più critico a tutte le vicende so per certo una cosa: che se non ci fosse stata questa molla a spingere la mia vita, probabilmente non avrei mai trovato la mia strada; probabilmente non avrei avuto quei figli meravigliosi, che nonostante tutto mi hanno riempito la vita e che col tempo, hanno dato alla luce i miei nipotini .... e che non avrei mai incontrato il mio Sasha. La solitudine di queste pagine bianche, mi ha permesso di rimettere in ordine i pezzi della mia vita; mi ha permesso di riorganizzare i miei pensieri e mi ha permesso di trascorrere in pace con me stessa quello che rimane della mia vita. Forse in futuro potrebbe accadere dell'altro, ma posso solo dire che ormai la solitudine fa parte di me e imparare ad accoglierla è la sfida più grande che ho affrontato, ma quella di cui sono più fiera, perché ora ho trovato il mio equilibrio, ora, finalmente, ho trovato la mia pace.

    Edited by Elizabeth Swann - 17/8/2023, 10:59
     
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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    Felice di vedere questo racconto nella Nostra Biblioteca *_* Vado subito ad aggiungerlo in elenco!
    Solo una cosa, dovresti mettere il modulo di intestazione sotto il titolo, indicando quindi la categoria della storia (il bollino, per intenderci) e il genere. Inoltre, sarebbe carino mettere al centro anche la targa, non soltanto il titolo... ma questo è un consiglio che ti do, tu puoi tranquillamente seguire i tuoi personali criteri estetici :)
     
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    Elizabeth Swann
    Ti ringrazio per le tue dritte. In giornata provvederò a modificare. Ti auguro una buona mattinata :*:
     
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    Ciao Nancy Cuomo :)

    Ricambio il tuo commento alla mia ff lasciandoti la mia opinione su questo tuo scritto originale che ha un messaggio davvero particolare e che fa riflettere: la solitudine può diventare una compagna di vita? Sembrerebbe un concetto illogico, eppure per alcune persone, per la protagonista della tua storia, è proprio quello che succede e lei alla fine accetta con serenità questa situazione, smettendo di soffrirne.

    Bello anche il fatto che l'aver incontrato casualmente un cucciolo di cane abbia scacciato via un'intenzione tanto terribile, quale quella di porre fine alla propria vita: è proprio vero che certi animali, forse ancora più di certe persone, sembrano essere inviate dall'alto per salvarci.

    Un piccolo appunto personale: considerando che hai affrontato il racconto di un'intera vita in poche righe, alcuni passaggi mi sono parsi un po' superficiali. Magari un giorno, se troverai la giusta ispirazione, potresti approfondire ulteriormente e ampliare la storia, ci sono tanti spunti per farlo.

    Saluti ;)
     
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    Penna d'argento

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    Fanny Solomon
    Ti ringrazio per il tuo magnifico commento :b: :*:

    E sì, a volte anche un incontro casuale può salvarti la vita. Per quanto riguarda la superficialità, in realtà l'ho scritta breve perché era per un contest e non volevo dilungarmi eccessivamente (ammetto che ho dovuto fare vari tagli a malincuore per evitare che divenisse troppo lungo, o forse troppo pesante, perché avevo pensato di farne una storia in capitoli *^^* ). Comunque sono felice che tu abbia apprezzato e voglio augurarti una buona domenica :*:
     
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4 replies since 30/7/2022, 21:28   84 views
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