REDENZIONE DI UN DRAGO

Speciale Prova a Più Mani

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    Penna d'argento

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    REDENZIONE DI UN DRAGO


    CATEGORIA: bollino verde
    GENERE: fantasy

    Sinossi: La storia di un drago che decide di fare un cambiamento molto importante prima che possa giungere la sua fine: lasciare la montagna su cui aveva vissuto fino a quel momento per poter vedere cosa c’era oltre quel paesaggio.
    Sarà quello il momento in cui riuscirà a entrare in contatto con un bambino, Roberto, che darà al drago una nuova visione del mondo… Basterà per far sì che il drago possa redimersi dalla sua vita solitaria?



    Storia realizzata a più mani, grazie al contributo di
    Laura_Ruetta
    rosewhitexx_
    Serenella 11
    Rue Ryuzaki
    Elizabeth Swann
    Tyrus
    Nancy Cuomo
    per l'iniziativa speciale "Prova a più mani"

    Ringrazio tutti per aver reso speciale questa storia 😘❤




    C'era una volta un drago, che aveva trascorso tutta la sua vita in cima alla montagna e ormai consapevole che la fine era vicina, decise di visitare la città prima che fosse troppo tardi. Abbandonò la sua dolce dimora, un'angusta grotta umida e oscura, in cui viveva ormai da secoli. Uscì all'aria aperta. Il cielo era velato di nuvole bianche. Spiccò il volo e scese la montagna, sorvolando la foresta color smeraldo. Egli raggiunse l'oceano, limpido e azzurro come il cielo in cui stava viaggiando. Vide una nave pirata, forte e fiera che navigava per i sette mari. Era un panorama ben diverso da ciò che vedeva sulla montagna. Quella nave lo aveva incuriosito non poco, ma il suo scopo era un altro. Così continuò a volare, fiero e deciso, finché non cominciò a scorgere i tetti scuri delle case che affollavano la città. Si guardò intorno con gli occhi sfavillanti di curiosità e fascino e allora si adagiò sulla punta di un campanile, lì rimase a contemplare lo scorrere delle vite degli uomini.

    "Queste piccole creature sono affascinanti... ma non comprendo perché non riescono a godersi a pieno la loro vita così effimera..." pensò.

    Ben poteva pensare una cosa simile, visto che nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza, presi com'erano dai loro affari. Solo un bambino alzò lo sguardo, lo vide e disse a sua madre che sul campanile c'era un drago.

    «Guarda, mamma un drago!» esclamò il bambino, tirando l'orlo dell'abito alla donna per attirare la sua attenzione. La madre, intenta a raccogliere le mele al mercato della frutta, spostò l'attenzione sul piccolo figlioletto.

    «I draghi non esistono tesoro mio», affermò.

    «Se non ci credi, alza gli occhi al cielo!»

    La donna seguì il suggerimento del bambino e quando alzò gli occhi color smeraldo vide proprio un drago sopra al campanile della piazza del villaggio. Allora la donna istintivamente prese per mano il figlio e fece per correre via, lasciando ogni cosa indietro.

    «Aspetta, mamma!»

    Il bambino non riuscì a stare dietro alla madre. La mano gli scivolò e perse di vista la donna, i suoi occhi erano richiamati dalla figura del drago appollaiato sul campanile. Come sotto incantesimo, il bimbo guardava il drago, affascinato. E con il naso all'insù, fece qualche passo, lento e curioso, in direzione del campanile. Quell'essere strano non gli faceva paura, anzi.

    «Ehi, drago, sono qui» gli urlò il bambino.

    Il drago sentì una vocina che lo chiamava, ma non riusciva a capire chi fosse, la folla di persone attorno alle bancarelle era molta e per di più c'era molta confusione e schiamazzi vari.

    «Sono qui drago! Guardami!»

    Finalmente individuò un bambino bruno riccioluto con un braccio alzato che lo stava animatamente salutando.

    Il drago sembrò per un momento sorpreso dal fatto che quel bambino non sembrava avere paura, ma quasi voleva avvicinarsi a lui. Restò interdetto, ma fece un piccolo sbuffo, che creò un vento tale che fece volare via un piccolo tavolino. Eppure il bambino, sobbalzato leggermente, una volta ripresosi, ricominciò ad avanzare verso di lui. Arrivato ai piedi del campanile, si fermò, indeciso sul da farsi. Guardando in alto, sorrideva dolcemente al drago, che lo fissava dalla cima della costruzione.

    "Ed ora?" Si chiese il bambino, "salgo su o aspetto qui?".

    «Vieni, sali su. Io ti aspetto qui.» disse il drago molto contento per aver attirato l'attenzione del bambino.

    «Arrivo subito!» gli urlò il piccolino, poi si diresse verso la porta del campanile, la aprì con violenza e veloce come una freccia salì la scala a chiocciola del campanile fino ad arrivare in cima.

    «Ciao drago, sono qui.»

    «Oh ma ciao piccolino, piacere di conoscerti io mi chiamo Felix e tu?»

    «Roberto. Sono un bambino.» affermò accennato un sorriso sdentato alla creatura alata.

    "Roberto, che nome strano!" pensò il drago, che si ritrovò a sorridere. Il bambino gli chiese allora perché fosse arrivato su quel campanile e come avesse fatto a creare quel soffio di vento con un semplice sbuffo.

    «Sai, la mia casa è una vecchia grotta in cima alla montagna. Non c'è odore che non sia quello dell'umidità e il perenne silenzio finisce per assordare, dopo tanti anni. Volevo vedere qualcosa di diverso» disse il drago.

    Roberto lo ascoltava attentamente con gli occhi sgranati, anche se non poteva davvero capire ciò che gli era appena stato detto: del resto, era solo un bambino.

    Il drago proseguì: «Sono sempre solo lassù, non sono abituato a condividere lo spazio con altri esseri viventi... Ecco perché il mio sbuffo è tanto forte: non ho mai dovuto imparare a controllarmi.»

    «Io potrei aiutarti, ma solo se lo vorrai...» si fece avanti il bambino.

    «Davvero?» chiese entusiasta.

    «Sì, certo!» affermò con un sorriso.

    «Allora, vieni con me, cerchiamo un posto tranquillo dove fare esercizio. Va bene?»

    «Sì ci sto!» disse il piccolo.

    «Vuoi salire sulla mia schiena? Ti faccio vedere cosa si prova a volare in alto in libertà.» Gli propose.

    «Oh, sì, sarebbe bellissimo! Ho sempre sognato di poter volare.» confessò Roberto a cuore aperto con gli occhi pieni di trepidazione ed emozione.

    Il drago si pose e si chinò davanti a lui. «Salta e sali in groppa a me.»

    Il bambino seguì le istruzioni del drago e gli montò sulla schiena.

    «Adesso, aggrappati bene al mio collo e mi raccomando non mollare mai la presa.»

    «D'accordo, io sono pronto. Andiamo!»

    Con un rapido balzo il drago spiccò il volo librandosi nel cielo. Roberto urlò di meraviglia e con occhi scintillanti di stupore si guardò intorno: la città era minuscola e le persone erano dei puntini visti da lassù. Poi aprì le braccia e respirò a pieni polmoni, gli sembrava di essere finito in un sogno.

    "Le nuvole sono cosi soffici!".

    Il bimbo era felice ed emozionato di poter vedere da vicino qualcosa che gli era sempre sembrato così lontano. Si teneva stretto al drago con la mano sinistra, mentre con la destra sfiorava le nuvole e abbracciava l'aria che gli veniva incontro.

    "Chissà cosa dirà mamma quando glielo racconterò!" pensò, dando vita ad una risata sincera e cristallina.

    Il drago e il bambino volavano felici e spensierati nel cielo azzurro. Ad un certo punto il drago adocchiò da lassù uno spazio verdeggiante circondato da prospere betulle isolato dal mondo. Senza dire nulla al bambino, decise di planare in discesa verso quel bel luogo nascosto e protetto dalla vegetazione delle montagne. il drago atterrò sull'erba morbida e rigogliosa.

    «Uffa...» sbuffò Roberto. «Abbiamo già finito il viaggio. Io volevo volare ancora.»

    «Ti farò fare un viaggio più lungo al ritorno. Promesso.»

    «D'accordo.»

    «Allora» il drago si mise seduto comodo sul prato. «Vuoi provare ad insegnarmi come comportarmi con gli esseri umani. Sai ho sempre vissuto solo in quella grotta in mezzo alla montagne, ma adesso sento dentro di me troppa solitudine. Non riesco più a vivere da solo. Ho bisogno anche io d'affetto. Non si vive senza amore. Vorrei farmi tanto degli amici», spiegò il povero drago. Una lacrima gli scese dal suo volto.

    A Roberto gli fece troppa tenerezza e corse ad abbracciarlo.

    «Tranquillo. Ti aiuterò io», si scostò dal drago e gli sorrise «Io sono già tuo amico.»

    «Grazie, piccolo umano... le tue parole mi rincuorano.» disse il drago avvolgendolo con le proprie ali.

    Poi Roberto lo guardò con un radioso sorriso e gli occhi sfavillanti di entusiasmo.

    «Direi che possiamo iniziare la nostra lezioncina!» esclamò Roberto saltellante di gioia. Allora il drago si mise sull'attenti e rizzò le orecchie in attesa dei suoi consigli.

    «La gente come me è molto delicata, rispetto alla tua possente grandezza e corazza! Quindi dovrai dosare la tua forza per poter interagire con noi! E poi... dovrai sorridere!» gli sorrise teneramente guardandolo con il naso all'insù.

    «Su, esercitati con me!» lo incitò e il drago si apprestò a dosare la sua forza sul bimbo, prendendolo in braccio, dandogli leggere carezze sul capo e sulla spalla e poi sfoggiò ripetuti sorrisi inquietanti che fecero scoppiare a ridere il bambino.

    Il drago iniziò ad avvilirsi per gli scarsi risultati sul sorriso, ma non aveva mai dovuto sforzarsi di nascondere la sua forza, anzi, gli era sempre tornata utile per sconfiggere i suoi nemici.

    «Tranquillo, vedrai che col tempo riusciremo a renderti un buon amico per chiunque!»

    Il drago si ritrovò a sorridere e questa volta il suo sorriso non spaventò per nulla il bambino, né aveva creato qualche strano evento.

    «Hai visto? Sei riuscito a controllarti!» esclamò Roberto, felice, riuscendo a far nuovamente sorridere il drago.

    «Quando devi sorridere, ricordati di oggi» disse poi, dopodiché Felix lo ringraziò e per sdebitarsi lo portò nuovamente in volo.

    Felix e Roberto stavano sorvolando le nuvole bianche, dense e soffici come batuffoli di cotone, sotto un cielo azzurro come il mare. Insieme ridevano sereni e spensierati. Roberto ammirava incanto il mondo dall'alto. Ogni cosa della natura appariva più bella e piacevole vista da lassù.

    «Ti riporto a casa, mio piccolo amico.»

    «Sì. Ti voglio presentare i miei amici.»

    «Non vedo l'ora.» gli sorrise il drago.

    Sorvolarono boschi e prati, finché non giunsero alla piccola città. Mentre il drago sbatteva le ali, Roberto indicava con il ditino i tetti delle case, dicendo al suo nuovo amico chi abitava di qua, chi di là.

    Ad un certo punto, il bimbo strillò: «Guarda Felix! Quella è casa mia!»

    Gli occhi dell'animale si illuminarono di curiosità e cominciarono a studiare i dettagli di quella casa con un giardino grande e verde e una piccola piscina azzurra.

    «Hai la piscina!» Esclamò il drago stupefatto.

    «Sì, in estate adoro fare il bagno!»

    «Wow, deve essere bello, ma soprattutto molto divertente.»

    «Puoi dirlo forte!» rise di gusto Roberto. «Vuoi farti un bagno anche tu?»

    «Sì, mi piacerebbe tantissimo, ma ho paura di allegare tutto il tuo giardino.»

    «Ma è quella la parte divertente!» confessò Roberto super eccitato.

    «Allora sei pronto? Perchè sto per lanciarmi a capo fitto!»

    «Vai Felix, buttati nella mia piscina!»

    Il drago planò e si tuffò nella piscina.

    Riemerse dall'acqua con il bambino aggrappato stretto al collo. Erano entrambi inzuppati d'acqua. Roberto lasciò la presa e uscì dalla piscina completamente fradicio. Felix si alzo di nuovo in volo sopra alla piscina e si scrollò l'acqua di dosso come un cane.

    Roberto rideva divertito.

    In seguito a tutto quel baccano, la madre di Roberto uscì, corse verso di lui e lo strinse forte a sé. Notando poi Felix che sorvolava sul loro giardino, si frappose fra lui e suo figlio, quasi facendo da scudo a Roberto, ma continuando a stringerlo e dando le spalle al drago.

    «L’altra volta mi è mancato il coraggio e ti ho perso di vista! Ho rimpianto amaramente questa mia debolezza, ma questa volta non farò lo stesso errore.»

    «Ma mamma!»

    «Vieni dentro casa. Guarda sei tutto bagnato! Ti prenderai un raffreddore se non ti cambierai subito di vestiti!» la mamma prese in braccio il figlio.

    «Vuoi conoscere Felix?»

    «Chi scusa?»

    «Felix, girati.»

    La madre di Roberto si voltò e guardò il drago. Poi lasciò il figlio.

    La donna osservava il drago incantata.

    «Hai visto! I draghi esistono. Lui è Felix. Felix lei è la mia mamma.»

    «Buongiorno Signora Mamma.»

    «Tu sai parlare!» Esclamò a bocca aperta.

    Felix non riusciva a comprendere il perché di quella domanda: per lui era sempre stato naturale parlare e non capiva perché a lei sembrava tanto strano; oltretutto era sempre stato un essere orgoglioso e il fatto che lei potesse ritenerlo incapace di una cosa tanto semplice, lo aveva ferito nell'orgoglio e gli fece venir voglia di emanare uno dei suoi gridi capaci di sradicare in un colpo solo la casa. Incontrò però lo sguardo di Roberto e si ricordò il motivo per cui era giunto fin lì e così si ritrovò a sorridere.

    La mamma di Roberto continuava a guardare il drago sbalordita, mentre il bimbo e Felix si scambiavano sguardi complici. Vedendo che sua madre si era incantata, Roberto decise di prendere in mano la situazione. Si aggrappò a un braccio della mamma e la trascinò verso il drago, tutto contento.

    «Buongiorno, signora madre» ripeté il drago.

    A quel punto, la mamma si risvegliò dallo stupore e rispose, balbettando: «B-Buongiorno, signor d-drago.»

    Gli occhi del drago si intenerirono, e l'animale fece un cenno di saluto con la testa.

    Roberto rise divertito. «Mamma, possiamo far entrare anche lui in casa?»

    «Oh, cielo! No! E' un drago troppo grande, mi rovinerebbe tutti i mobili muovendo quella sua lunga coda.»

    Il drago si rattristì e chinò il capo dispiaciuto. «Se vi do troppo disturbo, ritorno da dove sono venuto.»

    «No, ti prego, resta!» lo implorò il bambino. «Mamma, di qualcosa.»

    «Potrei farvi fare una bella merenda qui in giardino sotto il nostro gazebo.»

    «Sì. Evviva!» il bambino prese a saltare come un pazzo, mentre il drago si rasserenò un pochino.

    «Roberto ma tu devi andarti comunque a cambiarti di sopra. Altrimenti niente merenda per te.»

    «Corro subito a cambiarmi.»

    Il bambino corse dentro casa e si dileguò.

    «Ehm...Felix, tu intanto vai verso il gazebo, è nel giardino sul retro. Siediti pure dove vuoi, ma stai attento a non rompere niente.»

    Il drago annuì e andò verso il gazebo.

    Planò sul prato e rimase in attesa con lo sguardo intento a guardare qua e là per poi soffermarsi su di uno stormo di uccelli intenti a creare svariate figure con il loro volare.

    "Oggi sembra tutto così... più bello..." pensò Felix senza nemmeno accorgersi di star sorridendo, il suo cuore sfavillava di gioia sentendo per la prima volta l'animo ricolmo di affetto.

    «Felix!!!» Il drago abbassò lo sguardo e vide Roberto uscire di casa e corrergli incontro con le braccia aperte per poi avvinghiarsi alla sua enorme zampa. Felix sussultò sorpreso e con tanta cura e attenzione gli posò un ditone sulla schiena. «Sono contento che resti qui per merenda, spero che mamma ti faccia restare... sempre...» gli rivelò guardandolo con occhi ricolmi di entusiasmo.

    Il drago si chiese se tutti gli umani fossero gentili e affettuosi come il bambino; di certo la madre non gli era parsa così amichevole, ma forse dipendeva dalla sorpresa. Quando la vide arrivare continuò a sorridere, benché fosse un po' teso, e aspettò che lei parlasse a lui o al figlioletto.

    La donna, che reggeva fra le mani un piccolo vassoio pieno di panini, si fermò davanti al drago, esitante. Poi fece un respiro profondo, appoggiò il vassoio sul tavolino bianco in fondo al giardino e si sedette su una sedia lì accanto. Incrociò le gambe e guardò il drago, poi il figlio, poi di nuovo il drago. Sorrise.

    «Bene, Felix... Da dove vieni?» gli chiese.

    La semplicità della domanda mise a proprio agio l'enorme animale , che rispose cortesemente.

    La mamma di Roberto proseguì: «Perdonami per la curiosità, ma cosa ci fai qui?»

    Il drago guardò Roberto e sorrise.

    «Vengo dalle alte montagne del Nord. Sono nato e cresciuto in una caverna tutto solo da quando....» Felix si soffermò, perché gli salì un nodo alla gola e i suoi occhi divennero lucidi: non ne aveva mai parlato con nessuno della sua più grande disavventura che lo aveva portato alla solitudine.

    «Allora?» Insistette la madre.

    Il povero drago prese coraggio: «Sono nato e cresciuto in una caverna nascosta tra le alte montagne del Nord insieme ai miei genitori. Eravamo una bella famiglia, quando...» una lacrime rigo il suo volto, «scusate non ce la faccio, è troppo doloroso per me.»

    Roberto spostò la sua sedia vicino a Felix e gli stinse la zampa. «Coraggio, siamo qui che ti ascoltiamo. Io voglio solo aiutarti.»

    Il drago sospirò. «Una mattina litigai con mia madre furiosamente perché volevo avere la mia libertà, volevo viaggiare per scoprire le meraviglie del mondo umano. Io, comunque, non l'ascoltai e presi i miei averi più preziosi e partii. Ormai ero un drago adulto. Non feci in tempo però nemmeno a scendere la montagna che i miei mi vennero a prendere e mi riportarono a. casa con la forza. Mi rimproverarono e per tre mesi non uscii più dalla caverna. I giorni passavano lenti e noiosi, così in piena notte decisi di scappare via per sempre. Presi tutto ciò che più mi serviva e intrapresi la mia avventura. Volai tutta la notte in cerca di qualcuno per chiedere informazioni o un riparo per la notte. Non trovai nessuno e mi perdetti in un labirinto di pini dentro ad una foresta. Stanco e stremato, caddi in un enorme rete. Ero in trappola. Comincia a dimenarmi, a urlare e a piangere, ma nessuno accorse mai in mio aiuto. Rimasi lì fermo richiuso in quella prigione di corde che mi graffiavano la pelle ad ogni minimo movimento. I miei genitori avevano ragione. Il mondo esterno è pieno anche di molti pericoli. Pregai invano che mi venissero a salvare. Infine successe veramente. Mi sentirono lamentarmi dal dolore e mi trovarono dopo solo alcuni giorni. Quando mi scorsero tirarono un sospiro di sollievo nel vedermi per fortuna ancora vivo. Insieme provarono a liberarmi, ma inaspettatamente anche loro vennero catturati come me. Eravamo tutti e tre spaventati e scioccati.

    Ad un certo punto dalla boscaglia comparvero un gruppo di cacciatori dai volti perfidi e cattivi. Ci avevano catturati perché volevano ucciderci e venderci al mercato nero per fare soldi e diventare dei ricchi signori e godersi la vita in pace senza mai più dover lavorare. Mio padre più furioso di quegli uomini iniziò a dimenarsi per sciogliersi dalla rete e lo stesso fece mia madre. Ci riuscirono e poi iniziarono ad attaccare il gruppo di esseri umani per difendermi dalle loro grinfie. Nella lotta, però, i miei genitori persero e vennero uccisi con alcuni colpi di fucile nel petto. Io urlai dal terrore pensando che avrebbero ucciso anche me prima o poi, ma non avvenne, mi lasciarono lì, in mezzo al bosco ancora tutto solo per giorni e giorni. Ero triste, addolorato, avevo il cuore a pezzi: avevo perso i miei genitori per sempre e questo era successo solo per colpa mia. Mi sentivo veramente in colpa. Non riesco a perdonarmi per tutto ciò. Non riuscirò mai a perdonarmi.» Felix scoppiò in un pianto disperato.

    «Oh Felix non piangere così, chi lo poteva sapere...», disse il bambino.

    «I miei genitori mi avevano avvisato che il mondo ha due facce, una bella e una brutta e che se avessi incontrato proprio quest'ultima mi sarebbero successe solo disastri, ma non li ho saputi ascoltare e ora è questo il prezzo che devo pagare per le mie disubbidienze.»

    «Felix tutti sbagliamo. Anche io molto spesso non ascolto mia mamma.»

    «Lo posso confermare» confessa la donna.

    «Dopo la morte dei miei genitori sono riuscito a liberarmi, a scappare e a ritrovare la strada di casa. Quando ritornai alla mia caverna non c'era nessuno ad accogliermi. Dentro di me qualcosa si ruppe: fu il mio cuore che d'ora in poi non avrebbe mai più avuto nessuna da amare. Rimasi solo al mondo.» Fece una pausa. «Oggi sono qui perché non riesco più a vivere con la mia solitudine. Ho bisogno di qualcuno, ho bisogno di essere amato. Non si vive senza amore. Lo so che può sembrare un po' azzardato dopo il male che mi hanno dimostrato gli esseri umani, ma io credo che non siete tutti cattivi e orgogliosi. Io penso che siete anche buoni e dotati di capacità superiori. Per esempio voi lo siete, mi sembrate persone buone e gentili dato che mi avete accolto nella vostra dimora. Vorrei tanto rimanere qui con voi. Ho bisogno di un amico.»

    Questa lunga confessione toccò nel profondo la mamma di Roberto, che fino ad allora era sempre stata un po' intimidita dal drago - all'inizio addirittura sospettosa nei suoi confronti. Adesso, invece, le dispiaceva molto per lui. Così gli disse: «Non so se potrai rimanere nel mondo degli umani, qualcosa mi dice che non sarebbe facile per te. Ma sappi che la nostra amicizia l'avrai. Non è vero, figlio mio?» soggiunse, rivolta al bambino.

    «Certo!» Esclamò Roberto guardando la madre per poi tornare a guardare il drago. «Sarò il tuo migliore amico!» e tornò a stringerlo forte a sé.

    A Felix scese una lacrima di gioia sentendo il proprio cuore ricucirsi dalla sofferenza di quella gelida solitudine che lo aveva imprigionato. La madre di Roberto, però, aveva ragione, forse non gli sarebbe stato concesso vivere tra gli umani, ma almeno adesso non era più da solo. In quel vasto mondo era riuscito a trovare almeno due persone che lo amavano e che lui avrebbe amato incondizionatamente.

    Finalmente Felix non si sentiva più solo. In cuor suo stava conoscendo un qualcosa di nuovo. Un qualcosa che riallacciava al lato "bello" del mondo. Può davvero un drago come lui, provare felicità?

    fine



    Edited by Elizabeth Swann - 26/11/2023, 14:28
     
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    E' stata una bellissima esperienza scrivere una storia insieme ad altre persone. Mi è piaciuto tantissimo. La storia è davvero molto carina.
    Spero in futuro di farne delle altre con voi. :D <3 3_3
     
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    È venuta veramente bene! Dobbiamo assolutamente rifarlo! <3
     
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    Storia simpatica. Felix è stato sfortunato alla prima uscita, avendo perso i suoi genitori, ma per fortuna poi ha trovato delle brave persone che gli scaldano il cuore. Anche se è un peccato che abbia aspettato l'arrivo della fine per rischiare di nuovo, anche se è vero che tutti sono più propensi a correre rischi quando pensano che non ci sia un domani.
     
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