Rosa indelebile

Storia Originale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Categoria: Bollino arancione (per adolescenti e adulti con tematiche forti)
    Genere: Drammatico, sentimentale, psicologico.


    Rosa indelebile
    Capitolo III - Parte III: Problemi


    🌹❤️💙

    "A volte sa essere dura di comprendonio"

    Pensò Luna, guardando l'amica camminare vicino a lei. Come glielo doveva far capire che non le credeva? Non era certo il tipo da farsi prendere per i fondelli.

    Eppure Rosa sapeva quanto odiasse le bugie. Perché le mentiva? Perché aveva mentito a tutti i suoi amici?
    Un graffio dovuto a una scheggia? Sarebbe stato più verosimile se avesse detto un taglio da coltello. Magari mentre affettava la carne!
    L'aveva osservata quel giorno a scuola, erano compagne di banco dopotutto. Credeva davvero che non se ne sarebbe accorta?
    La sua mano tremava ogni volta che provava a scrivere, essendo la sua mano dominante. Qualsiasi cosa ci fosse sotto a quelle bende, di certo non poteva essere un graffietto da quattro soldi. Sembrava ben più profondo.


    Forse sentendo le sue teorie qualcuno le avrebbe dato della paranoica, ma Luna non solo era convinta di ciò che stava pensando. Lo percepiva. Sapeva che era qualcos'altro, non importa quanto Rosa potesse negarlo.
    Qualcosa doveva essere successo.


    «Camille ci starà già aspettando fuori» sentì Rosa parlare, ma lei si limitò ad annuire e basta, mentre camminavano lungo il corridoio.

    Luna conosceva bene Rosa ormai. Il motivo per cui non stava dicendo la verità era perché non voleva far preoccupare nessuno; senza rendersi conto che mentendo li stava facendo preoccupare solo di più.
    Anche Andrea, quando lo aveva visto durante l'intervallo, sembrava non essersi bevuto una parola. Anzi, forse lui era a conoscenza di qualcosa.


    Uscite dall'istituto, Luna cercò istintivamente con lo sguardo un posto dove poter fumare, ma prima avrebbero dovuto superare il traffico di studenti lì nella piazzetta.

    "E menomale che la circolare serviva a non far ammassare tutti qua fuori. Sti' deficienti" pensò, notando che, anche se alcune classi non erano ancora uscite, c'era moltissima gente. Non era servito molto far uscire lo scientifico e il linguistico dieci minuti dopo.

    Trovarono un angolo della piazza che si affacciava ai giardinetti. Vi era gente anche lì, ma molto di meno, siccome la maggior parte prendeva un'altra via per tornare a casa; quelli erano solo altri come loro che volevano perdere un po' di tempo fuori scuola.

    Si sedettero su una panchina e Luna cacciò fuori una Winston rossa dalla tasca posteriore del suo zaino, che era più simile ad una tabaccheria per quanto fosse piena di pacchetti di sigarette, accendini e iqos usa e getta.
    Accese la sigaretta con l'unico accendino funzionante, quasi scarico, mentre portava le gambe a incrociarsi e il braccio a sostenere il capo, poggiato sul bordo di legno della panchina.
    Rosa aveva le gambe aperte e il braccio intorno alle sue spalle.

    «Allora?» chiese spazientita e la vide indugiare. Notò subito che non la stava guardando.
    «Aspettiamo gli altri» disse semplicemente.
    «Fa come ti pare» fece un tiro con la sigaretta.
    «Apprezzo che ti preoccupi, ma sto bene, davvero» tentò di rassicurarla, sapendo già che non avrebbe funzionato.
    «Io non mi sto preoccupando. Detesto non sapere le cose»
    Rosa sospirò e capì che sarebbe stata la cosa migliore non aprire più bocca per un po'. Avrebbe potuto dire più del dovuto solo per farla stare tranquilla, ma sapeva che Luna si sarebbe presto calmata, non appena ci sarebbe stata Camille.

    Parlando del diavolo, Rosa vide la loro amica vicino al cancello, che si girava attorno. Probabilmente le stava cercando.
    Luna buttò la sigaretta ormai spenta nel cestino vicino alla panchina e si alzò, allontanandosi da lei, per andare vicino a Camille.

    La ragazza si rilassò quando, persino da lontano, riuscì a constatare come Luna si fosse già calmata in presenza di quella ragazza. La vide ridere, abbracciarla e non riuscì a non sorridere.
    Aveva da sempre percepito quel rapporto un po' come quello che lei aveva con Melissa.
    In qualche modo, quelle due ragazze avevano da sempre avuto un effetto calmante su i loro cuori, come se qualcosa o qualcuno gliele avesse mandate apposta dall'alto per migliorare loro la vita.

    Eppure, non sapeva bene se il motivo fosse legato a un semplice dubbio o a diverse circostanze che l'avevano portata a immaginarlo, vedeva Luna particolarmente morbosa con Camille. Spesso si era ritrovata a pensare che potesse essere innamorata di lei, ma aveva sempre accantonato quel pensiero, ridendoci sopra.

    Quando le due ragazze si avvicinarono a lei, Rosa notò subito che l'umore di Luna era nettamente migliorato.
    «Non indovinerai mai che cosa mi ha appena detto Fragolina!» disse la ragazza, gesticolando con le mani dall'enfasi con cui parlava «Diglielo su!»
    «Dai Lu', era solo un pensiero così» Camille si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
    «Che cosa?» chiese Rosa, sinceramente incuriosita.
    «Beh, oggi nella mia classe hanno parlato male del nostro rappresentate d'istituto»
    Luna e Rosa si guardarono, annuendo entrambe.
    «Giusto così, quel tipo è odioso»
    «E mi son detta, siccome quest'anno a novembre ci saranno di nuovo le votazioni...»
    Rosa sbatté le palpebre.
    «Sì insomma, ma non è sicuro, potrei anche cambiare idea» si giustificò muovendo le mani.

    «Camille vorrebbe candidarsi» l'anticipò Luna.
    «Luna!» urlò quasi, completamente rossa in volto «E' che, si, mi piacerebbe però non sono brava, potrei sbagliare qualcosa, non so parlare o esprimermi correttamente con le persone, potrei...» cominciò a balbettare nervosa, al che Rosa le prese le mani per calmarla.
    «Sta tranquilla, hai ancora mesi di tempo per decidere» le disse piano «Potrebbe essere una cosa positiva per te, conoscere e aprirti con più persone. Inoltre diventeresti il punto di riferimento degli studenti. Pensaci su»
    «Quello che le ho detto anch'io» confermò Luna «Alla fine, tutti i rappresentanti d'istituto hanno iniziato da zero, non devi avere ansia di non sapere le cose. Imparerai»
    Camille guardò le amiche e sorrise timidamente.
    «E' che avevo in mente tante idee da poter consigliare alla preside, quindi...»

    Luna l'abbracciò, stritolandola.
    «Sta tranquilla, tu candidati, poi sarò io dietro le quinte ad avere il potere!» rise.
    «Forse ti converrebbe vincere le elezioni Camille, se si candida Luna è finita!» rise anche Rosa.

    La ragazza sorrise e ricambiò l'abbraccio di Luna, che si era accoccolata sul suo capo.
    «Ci penserò ragazze, grazie del supporto»

    «Hey, che succede qui?» la voce squillante di Andrea dietro le loro spalle le fece sobbalzare «Ragazze dai, proprio fuori scuola?» prese in giro Camille e Luna, notando un leggero rossore su quest'ultima.
    «Vorrei poter dire lo stesso su di te e...» cominciò Luna a parlare, ma la persona che voleva nominare era presente anche lei «Niente va'»
    «Rosa!» Melissa abbracciò l'amica, ancora seduta sulla panchina.
    «Ne avevo proprio bisogno dopo due ore di inglese» borbottò Rosa sulla sua spalla.

    «Non dirlo a me, oggi ho avuto due ore di francese e due di spagnolo, spero che cambino presto l'orario» si lamentò Andrea.
    «Vero, a me hanno messo latino e greco negli stessi giorni, pesantissimo» sospirò Camille.
    «Ragazzi, vi vedo piuttosto stanchi. Che ne dite di un caffè tattico?» propose Luna tutta pimpante; dopotutto, non aveva fatto altro che dormire.
    «A me servirebbe solo una bella dormita» Andrea si stiracchiò incrociando le braccia dietro la testa.
    «Tranquillo And, tu puoi anche non venire»

    «Io invece devo scappare» si alzò Rosa dalla panchina, riprendendo lo zaino e lasciando andare Melissa.
    «Ci appendi anche stavolta Ro'? Sono solo cinque minuti per un caffè, dai!» si lamentò Luna.
    «Magari Rosa ha da fare» intervenì Camille.
    «Rosa ha sempre da fare!»

    «Sapete che rimarrei volentieri, ma devo tornare subito a casa. Voi andate tranquilli, ci vediamo domani a scuola» li salutò di tutta fretta uno a uno, correndo quasi. Non le piaceva lasciarsi alle spalle i suoi amici, ma si sentiva troppo ansiosa per rimanere lì ancora un minuto di più.
    Era preoccupata per sua madre.

    🌹

    «Voi avete notato qualcosa di strano in lei ultimamente?» disse a un tratto Melissa, una volta che Rosa fu fuori dal loro campo visivo.
    «Qualcosa e basta?» Luna rispose sorpresa «Non sto capendo niente»
    «Sono settimane in effetti che Rosa sembra avere un pensiero sempre fisso in testa. Me ne sono accorta da come mi scriveva» Melissa incrociò le braccia «E poi...quella fasciatura»
    Andrea sentì un brivido di freddo.
    «Ragazzi, potrebbe essersi semplicemente fatta male come ci ha detto» Camille provò a parlare ma la risata trattenuta di Luna la interruppe.
    «"Semplicemente fatta male", si, col cazzo!»

    «Fermati. Cosa vorresti insinuare?» chiese Andrea con un tono leggermente preoccupato «Quello ormai è nel passato»
    «Sai com'è, a volte le persone, beh...tendono a ricadere in certe abitudini»
    «Nun o ricr manc p scherz» l'ammonì severamente lui.
    «T par ca sto pazziann?» rispose lei con il medesimo tono.
    «Me ne sarei accorto. Ce ne saremmo accorti tutti»
    «Certo, come se Rosa non fosse brava a nascondere i suoi fottuti sentimenti!»
    «Ragazzi, basta ora. Non avrebbe avuto alcun motivo per farlo di nuovo» intervenne Melissa prima ancora che il ragazzo potesse ribattere «E' passato. Quel periodo è passato.»

    Camille squadrò i suoi amici, dalla testa ai piedi, senza avere la benché minima idea di cosa stessero discutendo. Luna aveva abbassato lo sguardo, come se si fosse resa conto di aver parlato troppo.
    Non aveva mai visto Andrea sotto quella luce. Per un attimo le era sembrato che il ragazzo timido che avesse conosciuto fino a quel momento fosse improvvisamente diventato autoritario.

    Di cosa stavano parlando?

    🌹

    Traduzioni in napoletano:
    Nun o ricr manc p scherz» = «Non lo dire neanche per scherzo»
    T par ca sto pazziann?» = «Ti sembra che stia scherzando?»

    Edited by rosewhitexx_ - 5/9/2023, 22:46
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    "Il nostro mondo non morirà mai. Finchè ci sarà qualcuno capace di sognare, noi esisteremo."

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    1,842
    Reputation
    +50
    Location
    Napoli

    Status
    Anonymous
    OK, credo di aver capito il riferimento verso la fine del terzo capitolo...
    Ovviamente aspetterò di leggere i prossimi.

    Dunque...
    Innanzitutto grazie per averlo ambientato a Napoli. :)
    E, ho visto che nei luoghi della città, hai menzionato il "VomeVo" :lol:

    Scherzi a parte, a molti altri luoghi della città, hai dato più una connotazione di non-luogo piuttosto che di località presente nel tessuto urbano della città. Ora non so come hai sviluppato i prossimi capitoli, ma secondo me citare tutti i luoghi della città (ad esempio, le metropolitane: Linea 1, Linea 2 ecc.) gli dona quel tocco in più a una storia molto godibile e avvincente. Pensaci. :)

    Ora veniamo alla storia vera e propria.
    Io l'ho trovata, come già detto, godibile, avvincente, tortuosa e personalmente mi prende parecchio.
    Nella parte drammatica traspare una profonda angoscia da parte della protagonista, trattando tematiche abbastanza forti come l'instabilità mentale e la depressione, arrivando anche a far sentire la sottile linea tra l'ambiente domestico e l'ambiente (generalmente ostile) degli ospedali e delle patologie in genere, arrivando in certi punti anche a sfiorare l'orrore.

    Per quanto riguarda la protagonista, si evince molto il suo essere "cazzuta" e determinata, anche se attorno a lei le certezze sembrano vacillare sempre di più.

    Aspetto di leggere i prossimi capitoli!

    Fino ad ora, complimenti :)
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    salvatoremanfellotto Ciao!
    Innanzitutto benvenuto, non credo di averti mai visto prima d'ora, quindi scusami se sbaglio ma purtroppo è l'ultima settimana di scuola e sono letteralmente distratta😂🤍

    Ti ringrazio per aver letto e per avermi scritto la tua più sincera opinione. Ho ambientato la storia a Napoli essendo io stessa napoletana e si, so che dovrei citare più luoghi e descriverli. Più che altro al momento mi trovo in una fase della storia in cui mi sto concetrando sulla conoscenza approfondita dei protagonisti, ma sicuramente descriverò in modo più approfondito dei posti. Diciamo che nel complesso la storia è ambientata in periferia, ma si capirà più tardi🙂

    Per quanto riguarda le tematiche, si, diciamo che era quello l'obbiettivo, quindi sono davvero contenta di essere riuscita nel mio intento! In realtà io ho già scritto il capitolo quattro e sto finendo di scrivere il quinto, ma come ho detto, ultimamente sono molto distratta.

    Ancora grazie per i complimenti!🤍
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    "Il nostro mondo non morirà mai. Finchè ci sarà qualcuno capace di sognare, noi esisteremo."

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    1,842
    Reputation
    +50
    Location
    Napoli

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 5/6/2023, 06:38) 
    salvatoremanfellotto Ciao!
    Innanzitutto benvenuto, non credo di averti mai visto prima d'ora, quindi scusami se sbaglio ma purtroppo è l'ultima settimana di scuola e sono letteralmente distratta😂🤍

    Ti ringrazio per aver letto e per avermi scritto la tua più sincera opinione. Ho ambientato la storia a Napoli essendo io stessa napoletana e si, so che dovrei citare più luoghi e descriverli. Più che altro al momento mi trovo in una fase della storia in cui mi sto concetrando sulla conoscenza approfondita dei protagonisti, ma sicuramente descriverò in modo più approfondito dei posti. Diciamo che nel complesso la storia è ambientata in periferia, ma si capirà più tardi🙂

    Per quanto riguarda le tematiche, si, diciamo che era quello l'obbiettivo, quindi sono davvero contenta di essere riuscita nel mio intento! In realtà io ho già scritto il capitolo quattro e sto finendo di scrivere il quinto, ma come ho detto, ultimamente sono molto distratta.

    Ancora grazie per i complimenti!🤍

    rosewhitexx_

    Anche io sono di Napoli ed è sempre bello vedere delle storie originali ambientate in città!

    Comunque queste ultime due parti sono ancora più scure e torbide, ed evidenziano in maniera lineare i disagi interiori della protagonista.

    Molto bello!
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,832
    Reputation
    +1,635
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    rosewhitexx_ finalmente ho iniziato il terzo capitolo! Ho letto la prima e la seconda parte :)
    Rosa la capisco bene, perché anch'io ho la tendenza a nascondere i miei problemi per non far preoccupare le persone a me care... e proprio perché ho questa tendenza dico: non va bene! Fino a un certo punto ci può stare, è questione di carattere, di indole... ma a lungo andare è impensabile affrontare sempre tutto da soli. Bisogna avere il coraggio di chiedere aiuto!
    Spero che Luna convinca l'amica a vuotare il sacco almeno con lei; magari potrebbe esserci una confidenza reciproca fra le due, visto che Luna stessa, al momento, sembra avere una specie di segreto che deve venir fuori.
    A proposito, mi è piaciuto il flashback sull'arrivo di Rosa al liceo. Mi sono di nuovo immedesimata in lei (quando pensa che è meglio isolarsi che essere isolata)... e poi Luna, con il suo temperamento trascinante, è stata fantastica :lol:

    Sul piano stilistico, ammetto che non mi ha sempre convinta l'uso dei tempi verbali. Ad esempio qui:
    CITAZIONE
    Le prese la mano e si alzò dalla sedia, al che il professore aveva alzato lo sguardo.

    Credo sia più indicato il passato remoto che il trapassato prossimo :)

    In precedenza, invece, c'è un passaggio che mi ha lasciata perplessa:
    CITAZIONE
    Melissa aveva sempre avuto l'abitudine, fin dalle scuole medie, di portare spesso a scuola qualcosa da mangiare tutti insieme che aveva preparato stesso lei.

    Forse volevi dire "lei stessa"? Oppure ho interpretato male?

    Ah, e poi - scusa la pedanteria X) - ribadisco che "tutto apposto" è un errore, perciò dovresti correggere con "tutto a posto".

    Alla prossima! ;)
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,832
    Reputation
    +1,635
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    rosewhitexx_ letta anche la terza parte del terzo capitolo! È stato interessante vedere che stavolta ti sei soffermata di più su Luna e gli altri che su Rosa... Ogni tanto non è male cambiare punto di vista ;) E poi ho apprezzato molto questo passaggio:
    CITAZIONE
    Luna conosceva bene Rosa ormai. Il motivo per cui non stava dicendo la verità era perché non voleva far preoccupare nessuno; senza rendersi conto che mentendo li stava facendo preoccupare solo di più.

    Condivido assolutamente il pensiero di Luna!

    Per il resto, ho trovato Camille tanto tenera :] Vedremo come si evolveranno i vari rapporti fra i personaggi!

    Il quarto capitolo mi riservo di leggerlo più in là con calma, visto che al momento ho anche altre letture da recuperare. A presto :*:
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Categoria: Bollino arancione (per adolescenti e adulti con tematiche forti)
    Genere: Drammatico, sentimentale, psicologico.


    Rosa indelebile
    Capitolo IV - Parte I: Voce


    🌹💙

    Si era buttata a peso morto sul letto non appena aveva varcato la soglia di camera sua, gettando lo zaino a terra.

    La fredda superficie del cuscino era un vero toccasana per le sue tempie doloranti.

    L'emicrania si era intensificata.

    Rosa non si era neanche preoccupata se sua madre fosse a casa. Non era proprio passata per la cucina a controllare, si sentiva completamente esausta e pensava che sarebbe crollata a terra se non avesse raggiunto il materasso il più veloce possibile.

    Aggrottò le sopracciglia, infastidita dalla sensazione di quel martello pneumatico che aveva in testa; e purtroppo, non era solo l'emicrania a martellarla.
    Si costrinse ad alzarsi per andare in bagno a sciacquarsi la faccia con dell'acqua tiepida e alcune gocce le bagnarono i capelli che si aprivano sulla sua fronte. I suoi occhi faticavano a restare aperti.

    Guardò la sua mano e notò che il bianco della fasciatura era leggermente macchiato. La cambiò in pochi minuti, constatando che la ferita era ancora ben visibile e che sicuramente le sarebbe rimasta una bella cicatrice.
    Non che non le avesse alla fin fine.

    Spostò leggermente con le dita lunghe e affusolate una ciocca ribelle sotto l'occhio sinistro, scoprendone un'altra e la sfiorò piano. Quella ormai era dello stesso colore della sua pelle e a malapena si notava.
    Istintivamente forse, dato che la sua mente ormai ci stava ripensando, scoprì le maniche della maglietta e rimase a fissare il suo braccio destro.

    Non era uno bello spettacolo, per niente; ma ormai, quella era la sua pelle. Lo aveva accettato.

    Abbassò le maniche, sospirando con un tono malinconico.
    Non vi era una parte del suo corpo che non avesse una cicatrice di qualche tipo.

    «Della serie "Prima volta indimenticabile!"» la voce di Luna rimbombò nelle sue orecchie.
    Non le aveva mai raccontato nei dettagli il perché tre mesi prima, quando aveva consumato un rapporto nel bagno di un locale, l'avesse scossa così tanto.
    In realtà, quella non era stata neanche la sua prima volta, ma questo lo aveva sempre omesso, perché Luna le avrebbe fatto il quarto grado e ormai erano passati anni.

    Quella volta nel bagno fu più per una frustrazione personale che per altro. Il ragazzo con cui aveva parlato tutta la sera, quella notte di inizio estate, l'aveva chiaramente adocchiata da un po', perché frequentava il locale dove lavorava la sua amica. Rosa era stata al gioco, dopotutto era single e, quando lui l'aveva trascinata quasi nel bagno, non aveva fatto niente per impedirglielo.
    Non era manco vergine, quindi pensava che sarebbe stata la classica botta e via.

    Chiuse gli occhi, piegando la testa verso il lavandino, le mani che stringevano forte il bordo.

    Le cose però erano precipitate quando, una volta nuda, si era sentita estremamente a disagio sotto gli occhi di quel ragazzo. Le sue forme di donna erano appena accentuate; seno sodo ma non prosperoso, fianchi stretti e spalle leggermente larghe, gambe slanciate e tonificate.

    E le cicatrici, erano ovunque. Sulle sue braccia, sulle sue spalle, alcune svettavano sul petto a sinistra, sulle cosce e dietro alla schiena. Non erano molto grandi, ma abbastanza evidenti seppur schiarite.
    Pensare che la maggior parte di quelle se l'era procurata da sola.


    Alzò il capo verso lo specchio, forzando le palpebre a restare chiuse. Perché lo stava ricordando proprio in quel momento?

    Quel ragazzo l'aveva fissata a lungo e, nonostante il rapporto alla fine fosse stato veloce, lei lo ricordava come un momento infinito. Nessuno dei due era venuto e Rosa si era sentita incapace di far provare piacere a un uomo.

    Con un corpo del genere, senza forme e impuro, come avrebbe mai potuto farlo?


    Si portò una mano fra i capelli, scombinandoli. Tirò un lungo sospiro e decise di chiudere lì quel flusso di pensieri che ogni tanto la faceva estraniare dalla realtà.
    Erano passati tre mesi ormai e quel ragazzo, con molta probabilità, non l'avrebbe mai più rivisto. Era inutile pensarci. Perché pensava sempre così tanto?

    «Tesoro?» sentì la voce di sua madre chiamarla «Quando sei tornato?»
    Rosa si girò verso di lei, notando che era vestita e che probabilmente era appena tornata da lavoro. La cosa la fece sorridere inavvertitamente.
    «Da poco, mamma» le andò vicino, gli occhi della donna erano lucidi e la sua espressione era normale. L'abbracciò dolcemente, per assicurarsi che stesse bene.
    «Come ti senti oggi?» le chiese con un nodo alla gola.
    Maria non rispose. Si allontanò dalla presa di sua figlia e la guardò, sorridendo e accarezzandole una guancia.

    «Hai fame? Che ne dici se cucino io oggi?» cercò di cambiare discorso «Dopo devi tornare in negozio, no?»

    «In negozio» scandì lentamente, come se per qualche secondo avesse avuto le idee confuse «Si, dopo devo tornare in negozio»
    «Bene» sorrise «Allora ti preparo qualcosa di veloce» le accarezzò la spalla e la precedette, dirigendosi verso la cucina.
    Si rese conto solo poco dopo che sua madre non l'aveva seguita.

    🌹💙

    Si erano fatte le tre di pomeriggio e avevano appena finito di pranzare con un bel piatto di pasta e pesto, uno dei cibi favoriti da Rosa.
    Maria stava lavando i piatti, quando la suoneria di un telefono squillò improvvisamente vicino a lei, facendola sobbalzare.

    «Tesoro, Marcello ti sta chiamando!» urlò alla figlia, che era crollata sul divano davanti alla televisione spenta.
    «Marcello» disse piano, con la faccia improntata sul cuscino «Marcello?» scattò seduta come se dell'acqua gelida le avesse fatto un bagno d'un tratto «Cazzo!»

    Si alzò quasi immediatamente e rispose appena in tempo.
    «Marcy, hey, come stai?» lo salutò normalmente.
    «Ro', dove cazzo sei finita ieri?» sentì il ragazzo parlarle dall'altra parte del telefono «L'allenatore era preoccupato che ti fosse successo qualcosa»
    Rosa chiuse gli occhi, sospirando arresa. Le era sembrato strano che ancora non l'avessero chiamata per ammonirla di aver mancato a kickboxing.
    «Avevo un impegno importante» tentò di giustificarsi, buttando un occhio su sua madre che stava ancora lavando le pentole.
    «Un impegno importante? E che ti sei, fidanzata?» le disse spavaldo «Quest'anno abbiamo la gara, non puoi mancare lo sai! Potevi almeno avvisare»
    «Parlerò io con l'allenatore, sta tranquillo» si grattò nervosa dietro la nuca, cercando di calmarsi.
    «Oggi vedi di essere presente, a qualunque costo. Sei tra le prime a gareggiare, ricordatelo»

    Prima ancora che potesse dire qualcosa, Marcello le attaccò il telefono in faccia.
    Il rumore della chiamata conclusa rimbombava nelle sue orecchie.

    «Fanculo» sibilò tra i denti, stringendo forte il cellullare.
    Oh sì, sarebbe stata sicuramente presente quel pomeriggio, per suonargliele a quel damerino di Marcello Di Domenico.

    «Chi era, tesoro?» la voce dolce di Maria, che aveva appena chiuso l'acqua del lavandino.
    «Un mio "compagno" di kick» sottolineò aspra il termine compagno, perché non poteva chiamarlo davanti a sua madre come avrebbe voluto davvero chiamarlo.
    «Un tuo amico?» sorrise mentre si asciugava le mani con una pezza.
    «Non tocchiamo questo argomento» sospirò Rosa, sorridendo al fatto che stesse parlando normalmente con lei. Le era mancato.
    «Siete ragazzi, è normale che nascano delle competizioni tra di voi» le accarezzò il braccio «E poi, Marcello non era il tuo migliore amico alle medie?»

    Lo sguardo di Rosa che si incupì improvvisamente.
    «Mi chiedo perché vi siate allontanati così tanto...veniva spesso a mangiare qui da noi»
    «Mamma, Marcello non...» provò a parlare ma l'ansia la prese con un nodo alla gola «Non veniva qui per me»
    «Ma certo che veniva qui, lo ricordo perfettamente» asserì sicura la donna «Giocavate ai videogiochi tutto il pomeriggio e non facevate mai i compiti che vi assegnavano! Non sai quante volte sua madre si era lamentata con me al telefono»
    «Mamma» cominciò Rosa, prendendola per le spalle. Maria si bloccò, come se negli occhi di sua figlia avesse appena letto il suo terrore.

    «Stai parlando di Fabrizio» tremò solo a sentire la sua stessa voce nominarlo «Marcello era il migliore amico di Fabrizio»

    La donna non cambiò espressione, sbatté lentamente le palpebre, in apnea.
    «Mamma, tu sai chi sono io, vero?» la voce di lei sull'orlo di una crisi di pianto inarrestabile.
    «Perché mi fai questa domanda?» cominciò a piangere come una bambina «Come non potrei riconoscere i miei bambini?» si buttò nel suo petto, scoppiando completamente.
    Il cuore di Rosa sembrò fermarsi improvvisamente.

    «La verità è che non vuoi ammettere che qualcosa sta succedendo davvero.»

    I suoi occhi fissarono il pavimento in modo ossessivo, mentre sua madre piangeva tra le sue braccia. Non voleva alzare lo sguardo.

    «Lo avrai capito anche tu arrivata a questo punto. Tua madre è malata»

    Scosse forte la testa, mentre quella voce si faceva spazio tra i suoi pensieri, cominciando a dubitare che fosse solo nella sua mente. Perché non voleva alzare lo sguardo?

    «Il dottore non ti ha dato una diagnosi, ma tu lo sospettavi già. Confusione, perdita di memoria...»

    "Taci."

    «...ti scambia per tuo fratello.»

    "Stronzate."

    «Non dirmi che hai dimenticato cos'è successo due settimane fa»

    "Non è successo niente due settimane fa." le sembrò quasi di star urlando ad alta voce dalla foga con cui pensava. Si strinse forte a sua madre, sentendo l'emicrania che tornava feroce.

    «Le avevi dato una mano a pulire i piatti» continuò la voce «E lei come ti ha ringraziato?»

    "Ti prego taci"

    «Ti ha guardata negli occhi, ti ha sorriso...»

    "HO DETTO TACI."

    «E quando ti ha detto grazie e che ti voleva bene, a chi si stava riferendo?»

    "A me cazzo, ero io in quel momento!"

    «Ma lei ha detto Fabrizio»


    Alzando lo sguardo, fu come se il mondo attorno a lei si fosse improvvisamente fermato.
    I suoi occhi erano offuscati dalle lacrime che non riusciva più a trattenere; davanti a lei le sembrò di vedere sé stessa, seduta su una sedia vicino al tavolo, che la fissava con uno sguardo vuoto.
    La stava compatendo.

    «Povera, piccola, Rosa»
    Quella figura così simile a lei scandì lentamente ogni parola, come se la stesse prendendo in giro, finché Rosa non sbatté le palpebre e tornò alla realtà.
    Non c'era nessuno seduto lì.
    Sua madre era ancora tra le sue braccia e sembrava essersi tranquillizzata, nonostante la sensazione di fermo nel petto di sua figlia.

    «Ti voglio bene» disse la donna, stringendola forte, come se aggrappandosi a qualcosa fosse l'unico modo per non sprofondare.
    Rosa aveva ancora lo sguardo spalancato e fisso su quella sedia, mentre baciava piano la sua fronte. Chiuse gli occhi poi, una lacrima calda che le arrivò alle labbra.
    A chi stava dedicando quel "ti voglio bene"?

    🌹💙

    Non sapeva come fosse riuscita a staccarsi da lei. Ricordava solo che a un certo punto l'aveva sentita quasi come se stesse cadendo e l'aveva presa in braccio, portandola nella sua stanza.
    L'aveva messa a letto, notando che si era addormentata. Le aveva delicatamente rimboccato le coperte ed era uscita, tornando a respirare.

    Ormai era certa che ci fosse qualcosa che non andava, da diversi mesi era stato solo un dubbio, ma alla fine la verità era sempre stata davanti ai suoi occhi.
    Sua madre non stava bene. Non sapeva di preciso che cosa avesse e doveva scoprirlo al più presto, se voleva aiutarla.
    Forse, in realtà, non aveva mai superato la sua depressione, forse non doveva smettere di prendere i farmaci.
    Qualsiasi fosse la causa che l'aveva ridotta in quel modo, doveva saperlo. L'avrebbe presto riportata da un medico per una diagnosi completa e avrebbero superato quel brutto momento, insieme.

    Dopotutto era rimasta solo lei, in quella casa, a restarle vicina.

    Rosa si passò una mano in faccia, scoprendo che era tutta sudata, la fronte era gelida.
    Buttò uno sguardo al telefono, erano quasi le quattro di pomeriggio. Fra un'ora avrebbe avuto l'allenamento di kickboxing e, sebbene non si sentisse sicura a lasciare da sola sua madre, voleva andarci.
    Doveva assolutamente staccare la presa della corrente che aveva nella sua testa.

    Andò in camera sua, stendendosi a pancia in giù sul suo letto. Si mise le mani nei capelli, quasi come se volesse strapparli.
    Le bruciava la vista. L'emicrania continuava a martellare.

    🌹💙

    Era arrivata davanti alla palestra in orario, con lo zaino pieno delle sue protezioni su una sola spalla, nonostante il peso.
    Guardò fissa la porta che la separava da quel posto, che per molti anni era stato il suo rifugio dal mondo esterno.
    Lì Rosa Bianchi era sé stessa al cento per cento. Non perché non lo fosse con i suoi amici o nella vita di ogni giorno, ma solo i suoi compagni di kickboxing e l'allenatore potevano dire di aver visto la vera Rosa, quel lato di lei che cercava di nascondere a tutti.

    Quel lato che ogni tanto le faceva tremare i pugni, le faceva scorrere l'adrenalina nel sangue delle sue braccia e delle sue gambe. Quel lato che emergeva ogni volta che le faceva male la testa, che vedeva qualcosa che non le piaceva o anche solo quando era troppo stanca e qualcuno osava rivolgerle la parola.
    Quel lato che sentiva di voler fare a pezzi ogni cosa e che doveva reprimere a ogni costo, ma che reprimendo per così tanto tempo l'aveva solo alimentato.

    Prese un bel respiro e spalancò quella porta, impaziente di entrare.
    Marcello Di Domenico la stava aspettando dopotutto; e quando finalmente fu nella sala, con tutti i suoi compagni come lei arrivati in orario, lo vide quel maledetto damerino.

    Non se li portava nemmeno venticinque anni, a malapena sembrava suo coetaneo e aveva pure avuto il fegato di sbatterle il telefono in faccia.
    Rosa non aveva neanche fatto caso all'allenatore che le era andato vicino come l'aveva vista entrare. Il suo sguardo pieno d'ira non era concentrato su di lui.

    «Bianchi, bentornata» disse l'uomo che l'aveva allenata per tutti quegli anni «Credevo di essere stato abbastanza chiaro sulla questione di essere sempre presenti»
    Rosa lo guardò, ma solo distrattamente e con la coda nell'occhio. Sentì le nocche della sua mano farsi bianche da come stringeva la stringa dello zaino.
    «Non si preoccupi, oggi mi allenerò il doppio se serve» disse con un tono così inquietante che l'allenatore si mise in allarme.
    «Conosco quello sguardo. Vacci piano con Di Domenico. E' spavaldo e arrogante, questo si, ma non andare oltre i limiti consentiti» le diede delle pacche sulle spalle «Va'»

    Rosa non se lo fece dire due volte. Andò a riscaldarsi con i suoi compagni, Marcello come al solito era colui che "guidava" gli altri, come se dopo anni di allenamento nessuno ricordasse come fare.
    Era uno degli innumerevoli motivi per cui non sopportava quell'individuo. Li guardava dall'alto in basso, da sempre, solo perché era stato uno dei primi ad allenarsi in quella palestra, che non aveva più di quindici anni.
    Nonostante sentiva i muscoli tirare, la sua concentrazione era su di lui. Marcello era il suo compagno di sparring normalmente, poiché la loro struttura fisica e il loro peso erano più simili rispetto a quelle degli altri.
    La decisione tuttavia dipendeva dal loro maestro, l'allenatore.

    «Bene ragazzi, quando avete finito di riscaldarvi indossate le protezioni e disponetevi in coppia. Ripeteremo gli stessi esercizi di ieri.» la voce di quell'uomo che rimbombava per tutta la palestra.
    Quando tutti i suoi compagni si alzarono per andare a cambiarsi, Rosa li seguì, andando però nel bagno delle donne, dove vi erano solo altre due sue compagne; la maggior parte alla fine erano ragazzi.

    Vide Giovanna, una ragazza che aveva cominciato da qualche mese e Adriana, la ragazza che invece era con lei da quando aveva iniziato. Anzi, era più corretto dire che avevano cominciato insieme.

    Giovanna non aveva ancora la struttura fisica adatta per poter combattere insieme a qualcuno. Infatti, non solo era molto bassa e giovane (appena quindicenne), ma doveva allenarsi ancora molto se voleva partecipare allo sparring. Fino a quel momento, il sacco era il suo compagno.
    Adriana invece era la sua seconda compagna di sparring, leggermente più bassa e meno tonificata di lei, ma Rosa doveva riconoscere che era molto forte.
    Più di una volta si erano scontrate ed era tornata a casa piena di lividi.

    La loro forza fisica era molto simile, tuttavia mentre Rosa era più specializzata nel colpire con i pugni ed era molto resistente, Adriana era molto più agile e brava nel dare calci. Si equilibravano perfettamente.
    Quel giorno, tuttavia, non era lei il suo obiettivo.
    «Yo Bianchi!» la salutò Adriana quando si accorse di lei, che stava indossando il paraseno «Come mai non sei venuta ieri?»

    «Oh, avete preso una fissazione. Mai mancata in quattro anni, una volta che non ci sono stata e mi credete tutti morta!» rise Rosa, mentre Giovanna le guardava stranita.
    «Proprio perché non sei mai mancata che ci è sembrato strano!» rispose la ragazza e, a un certo punto, vide la mano fasciata di lei «Oddio, stai bene? Sei sicura che puoi allenarti?»

    Rosa smise di sorridere, ricordandosi solo in quel momento della ferita che aveva sul palmo.
    La guardò dritta negli occhi; aveva davvero delle belle iridi, Adriana.
    Chissà come sarebbero state impregnate di sangue.

    «Si, Adry, sono pronta ad allenarmi.»

    🌹

    Note:
    *Sparring: allenamento di coppia per perfezionare le tecniche di combattimento.
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Categoria: Bollino arancione (per adolescenti e adulti con tematiche forti)
    Genere: Drammatico, sentimentale, psicologico.


    Rosa indelebile
    Capitolo IV - Parte II: Voce

    🌹💙

    «Bene ragazze, disponetevi in posizione. Bianchi si allenerà con il sacco. Orefice, tu andrai con Moreno oggi»

    Come aveva varcato la soglia dello spogliatoio e aveva visto l'allenatore, si sentì dire quella frase.
    I suoi compagni erano già in coppia ad allenarsi e Marcello era con un altro.

    Rosa guardò Adriana, che a sua volta la stava già fissando. Questo significava che non avrebbe combattuto insieme a qualcuno quel giorno? Sentì la rabbia ribollire nelle vene, mentre andava vicino all'allenatore.
    «Maestro. Perché mi avete messa da sola oggi?» cercò di non dare a vedere quanto fosse nervosa.
    L'uomo la guardava, come se la risposta a quella domanda fosse ovvia.

    «Bianchi, ti conosco da quando avevi quattordici anni» iniziò a dirle «Conosco i miei allievi come conosco i miei figli. Vi ho allenato, riconosco quando è meglio che vi alleniate in coppia e quando è meglio scaricare la rabbia da soli»
    Rosa sospirò pesantemente.
    «Qualsiasi cosa succeda fra voi deve rimanere fuori dalla palestra. Qui siete tutti compagni e non posso permettervi di farvi del male, la tua rabbia è da sempre stata distruttiva. Se ti avessi messo in coppia con Moreno, probabilmente avresti scaricato il doppio su di lei. Penso che sia abbastanza chiaro. Oggi è meglio se ti alleni con il sacco»

    Non riuscì neanche a controbattere che l'uomo le diede le spalle e andò da Giovanna e Adriana, che quel giorno avrebbero combattuto insieme.
    Strinse così forte il pugno fasciato che se avesse avuto il braccio di qualcuno nel palmo della mano lo avrebbe spezzato in una manciata di secondi.
    Il maestro non aveva avuto tutti i torti.

    Sentì gli occhi di tutti gli altri su di lei. Rosa Bianchi, una delle migliori lottatrici di quella palestra da quando si era iscritta, che si allenava da sola. Nessuno realizzava che non lasciarla combattere con Di Domenico aveva solo alimentato la sua voglia di farlo a pezzi.

    Rosa cercò di ricomporsi. Respirò a pieni polmoni, mentre si metteva in guardia davanti a quel sacco appeso, quasi immacolato.
    Doveva concentrarsi e pensare a mente fredda. Si, Marcello era sicuramente un individuo arrogante e presuntuoso, però non era quello il motivo per cui voleva combattere contro di lui quel giorno.

    «Ma certo che veniva qui, lo ricordo perfettamente. Giocavate ai videogiochi tutto il pomeriggio e non facevate mai i compiti che vi assegnavano! Non sai quante volte sua madre si era lamentata con me al telefono»

    Sua madre aveva messo alla luce una verità che in fondo Rosa aveva sempre saputo, ma che solo quel giorno era tornata in superficie, come se lo avesse completamente rimosso.
    Marcello era stato il migliore amico di suo fratello, Fabrizio.


    Diede un pugno così forte al sacco che tutti si erano girati di scatto verso di lei, bloccando qualsiasi cosa stessero facendo in quel momento, come delle statue. Il rumore rimbombava in tutta la palestra.
    Rosa non se ne curò.

    I due ragazzi erano compagni di classe alle medie e dalle superiori in poi non si erano più frequentati. All'epoca lei aveva solo sette anni.

    Un altro pugno, questa volta ancora più violento.

    Marcello già allora frequentava la kickboxing. Ricordò come i suoi occhi da bambina lo ammiravano ogni volta che veniva a casa e mostrava a Fabrizio le tecniche di combattimento apprese.

    Un calcio circolare fece ruotare il sacco; le cinghie che lo reggevano sembravano star per cedere.

    Fabrizio.
    Suo fratello.


    Si aggrappò ferocemente al sacco, riempiendolo di calci e di pugni a non finire.
    Il martello che continuava a battere all'interno delle sue tempie.

    «Ricordi? Ricordi che cosa ti ha fatto?»

    Era la sua stessa voce che le parlava, eppure non riusciva a riconoscerla come propria.
    C'era qualcosa che non andava.

    «Che cosa tuo fratello ti ha fatto?»

    "Quel maledetto bastardo." pensò, sentendo le lacrime pungerle l'iride.

    «Che cosa ha fatto a te a tua madre?»

    "Come osa intromettersi ancora tra me e mia madre?" digrignò i denti.

    «E ora questo Marcello, chi si crede di essere? Chi si crede di essere da poter intromettere il ricordo di tuo fratello nella tua vita ancora una volta?»

    "Non ne ha alcun diritto."

    «Ma tu glielo stai permettendo. Gli stai permettendo di infilarsi nella tua testa»


    "Basta, sei tu che ti sei infilata nella mia testa, sparisci!"

    «Cristo, ROSA STA FERMA!» sentì la voce del suo maestro raggiungerle le orecchie, come se fino a quel momento fossero state otturate sott'acqua, in un mare di pensieri repressi nell'anima.
    Le sue braccia vennero tirate all'indietro e non riuscì subito a realizzare che due dei suoi compagni la stavano trattenendo dal colpire il sacco, le cui cinghie avevano infine ceduto ed era crollato sul pavimento.

    Aveva il fiatone.

    «Bianchi, che cazzo ti è preso?» le andò vicino l'allenatore, cercando di guardarla negli occhi; sembrava stessero andando a fuoco.
    «Ho fatto ciò che mi avete detto. Mi sono allenata con il sacco» sputò, quasi risentita dall'essere stata fermata.
    La presa dei due ragazzi sulle sue braccia si fece ancora più forte, come se avessero paura di lei.
    L'uomo, alto quanto Rosa, si limitò a fissarla in un silenzio punitivo, ma lei sembrò non farci neanche caso. Ciò che le premeva di più era il sentire le vene scoppiarle all'interno del braccio.
    Voleva colpire ancora. E ancora.

    «Sto bene» scandì acida, sempre più innervosita di come la stavano trattando.
    «Per oggi è meglio che ti fermi qui. Potresti causare solo altri danni» asserì severamente l'allenatore, facendo cenno ai suoi studenti di lasciarla andare.
    «No, voglio allenarmi ancora» rispose di getto, allontanando bruscamente i due individui che la stavano mantenendo fino a qualche secondo prima. Il maestro sospirò.
    «Bianchi, mi sa che dobbiamo parlare.»

    🌹💙

    Era uscita dalla palestra dopo quell'evento, incapace di poter sopportare gli sguardi di tutti ancora un secondo di più.
    L'allenatore l'aveva trascinata per parlare un po' in privato e, dopo la conversazione avuta, non aveva più preso parte agli allenamenti. Aveva preso il suo borsone e se n'era andata, senza salutare nessuno.

    «L'adolescenza è un periodo complicato, me ne rendo perfettamente conto»
    Aveva cominciato a parlarle in modo comprensivo.
    «Io sto bene» aveva ribadito Rosa «Ho solo esagerato a colpire, ma la prossima volta starò più attenta»
    «Non è questo il problema e lo sai meglio di me. Non fare finta di non capire di cosa sto parlando, non sei mai stata una ragazza ingenua. Tra poco compirai 18 anni Rosa, sei quasi una donna adulta»
    «Lo so»
    «Non so cosa tu stia passando, ma te lo si legge in faccia che hai la testa altrove. Forse non vorrai parlarne con me, tuttavia questo non ti nega una visita da un buono psicologo»
    Rosa aveva fissato il vuoto a lungo dopo quella parola. Psicologo? Lei?
    Non ne aveva bisogno.
    «Se vuoi, posso provvedere io a farti trovare...»
    «No.» asserì, con un tono quasi inquietante «Non mi serve uno psicologo. So gestirmi da sola»
    «E' quello che hai sempre affermato, Rosa, ma alla fine i fatti mi hanno dato ragione. Tu sei incontenibile, se perdi il controllo rischi di fare del male non solo a te stessa, ma anche a chi ti sta attorno. Se ti avessi lasciato combattere con qualcuno oggi, gli avresti rotto un osso come minimo. Ricordi cosa successe con Filippo De Martini?»
    «E' stato un incidente» aveva incrociato le braccia e voltato il capo dall'altra parte.
    «Si, perché io ti ho lasciata combattere quel giorno, nonostante avessi visto i tuoi occhi bruciare. La tua rabbia è sempre stata lì, Rosa. E' come una piccola fiamma che non si è mai spenta, l'hai solo alimentata fino a farla divenire un incendio e ora sta divampando al tuo interno. Nel tuo cuore, nella tua mente, nella tua anima e nel tuo corpo. Stai andando a fuoco e non hai acqua a disposizione per spegnerti»
    «Io non ho bisogno di uno psicologo» ribadì, sapendo dove voleva andare a parare «Da sempre vengo qui per sfogarmi attraverso il combattimento, dovreste saperlo ormai»
    «La kickboxing ti ha sicuramente aiutata, ma non basta più, Rosa. Hai bisogno di parlare con qualcuno e te lo dice un uomo che non ha mai avuto questa possibilità. Voi giovani di oggi avete l'opportunità di poter usufruire del supporto psicologico, cosa che ai miei tempi era mal vista» la guardò proprio come un padre che parla alla figlia «Devi assolutamente andare, ma siccome ti conosco e so che sei testarda, mi vedi costretto a prendere una decisione a cui non volevo arrivare. Se non comincerai un percorso con uno psicologo, ti escluderò dalla gara di quest'anno»
    «Sta scherzando spero, sono mesi che mi alleno con tutte le mie energie, mesi che dedico tutta me stessa per questa gara!» l'aveva fulminato con lo sguardo, azzardando anche di avvicinarsi in modo minaccioso. Si era ritratta subito, resasi conto del gesto.
    «Me ne rendo perfettamente conto ed è per questo che mi ascolterai» sospirò nuovamente «Non posso lasciarti gareggiare in queste condizioni. E' una mia responsabilità»
    «Maestro, anche se volessi non potrei andare da uno psicologo, la mia situazione economica la conoscete benissimo.»
    «E' obbligatorio che ci sia uno sportello gratuito nelle scuole superiori e non ci vuole neanche la firma dei genitori. Altrimenti, rivolgerti ad uno psicologo di base dell'ASL. Non ti sto dicendo di metterti in terapia alla fine»
    «Ma io sto bene, davvero, non ne ho bisogno!» cominciava ad alterarsi.
    «Rosa, la salute mentale è come quella fisica. Quando c'è qualcosa che non va, vai a farti una visita per un controllo. Non è solo un supporto che ti dà, andare dallo psicologo può aiutarci molto a scoprire cose di noi stessi che non conosciamo, a metterci in discussione, a crescere e maturare. Ne hai bisogno più di quanto tu possa pensare e sono stato troppo tempo a guardarti bruciare, senza intervenire»
    Rosa aveva infine sospirato, stanca di quella conversazione.
    «Non credo si possa rinascere dalla cenere, maestro.»


    🌹💙

    Camminando lungo la strada, buttò ogni tanto uno sguardo su alcune vetrine dei negozi, finché non decise di entrare in un preciso locale. Erano quasi le sette di sera, il turno di lavoro di Luna sarebbe cominciato di lì a poco; e infatti, come si sedette al bancone e posò il suo borsone a terra, vide l'amica arrivare da una porta lì vicino, vestita con una camicia bordeaux, una cravatta e un pantalone nero, mentre tutti gli altri colleghi portavano la camicia bianca.
    Quando i loro sguardi s'incrociarono, si sorrisero complici.

    «Ma buonasera cosetta, hai deciso di risvegliarti con una bella sbornia domani mattina?» scherzò Luna, squadrandola dalla testa ai piedi.
    «Magari sarebbe meglio non risvegliarsi proprio» rispose ironicamente «Penso che prenderò il solito»
    «Quindi tre Jack Daniel's? Hai deciso di non tornare a casa stasera?» cominciò a prendere un bicchiere «Non è un po' presto bere a quest'ora?»
    Rosa poggiò la testa sul bancone, per poi rialzarsi mentre si portava i capelli all'indietro con le dita. Era esausta.
    «Presto o no, quando ne ho bisogno non posso evitare»
    «Siamo piuttosto depresse oggi, né?» sorrise amara solo da un lato «Successo qualcosa?» versò il whisky nel bicchiere, mantenendo la bottiglia in mano per gli altri due versamenti. Non le aveva neanche chiesto se volesse il ghiaccio, ormai la conosceva e sapeva che a Rosa piacesse liscio il liquore.
    «Sono solo stanca» buttò quasi tutto d'un fiato tutto il liquido del primo bicchiere.
    «Vacci piano Ro' o va a finire come l'altra volta che ti addormenti sul divano e ti devo portare sulle spalle la sera sul motorino» le diede una pacca amichevole sulla spalla, sinceramente preoccupata dall'espressione che le vedeva stampata in faccia.
    Le occhiaie erano piuttosto evidenti.

    «Stasera avete pochi clienti, eh?» commentò Rosa, girandosi attorno.
    «Vedi te, siamo durante la settimana e la maggior parte sono quelli abituali che vengono qui dopo il lavoro» fece spallucce «Infatti, mi sa che chiuderemo prima»
    Nel frattempo, Rosa aveva preso la bottiglia dalle sue mani e si era versata da sola un secondo bicchiere.
    «Togliendo tutto, questo locale è davvero attrezzato bene. Soprattutto, avete molti liquori» bevve più lentamente questa volta, sorseggiando ogni volta che l'alcool si trovava all'estremità della sua gola.
    «Hai visto chi ci sta?» si abbassò vicino al suo orecchio per sussurrare.
    «Mh mh» annuì con il liquore in bocca «Li ho visti al tavolo quando sono entrata. Credo mi abbiano anche vista» cercò di non far trapelare alcuna emozione nel suo tono di voce «Stanno guardando da questa parte, dico bene?»
    Luna annuì lentamente.
    «Forse è meglio che ti fermi al secondo bicchiere per stasera. Appena si distraggono, escitene dal locale. Mi darai domani i soldi nel caso»

    Rosa finì di bere il secondo bicchiere e decise, stranamente, di dare retta all'amica. Ci mancava solo avere problemi con Giuseppe Di Lauro e i suoi amici, o meglio dire "scagnozzi".
    Velocemente poggiò una dieci euro sul bancone, che Luna prese subito, facendole cenno di andarsene.
    Persino lei sapeva che un Bianchi e un Di Lauro nello stesso posto avrebbero fatto scintille se si fossero incrociati.

    «Ci vediamo domani a scuola, Luna» la salutò riprendendo il borsone da terra, caricandolo sulla spalla.
    «Statt accort» l'ammonì, non distogliendo lo sguardo neanche per un istante.

    Rosa si diresse verso l'uscita ma, come aveva allungato la mano verso la porta, un braccio le bloccò la strada.
    «Rosa Bianchi» sentir pronunciare il suo nome da quella bocca le faceva venire il volta stomaco. Alla fine, Giuseppe aveva scelto di cercare rogne.
    «Ti serve qualcosa?» rimase il più calma possibile, tentando di simulare la posizione più rilassata che conoscesse.
    «E' un piacere anche per me rivederti. Non mi saluti neanche?» disse il ragazzo, che non nascose il suo aperto sarcasmo, cosa che le fece storcere il naso. Era appena più alto di lei, con i capelli castani ramati e gli occhi quasi ambrati, che trasudavano arroganza da tutti i pori.
    Un colore di occhi di cui lei non sopportava la sola vista.
    «Ho di meglio da fare al momento»
    «Certo, certo. Non ti interessa sapere come sta Eros?» sorrise pungente, con il solo scopo di inferire su una questione delicata «E' un peccato non poterti più chiamare cognata.»
    Rosa deglutì, trattenendo la rabbia all'interno di un pugno; un pugno che gli avrebbe presto colpito quel sorrisetto arrogante se non avesse chiuso immediatamente la bocca.

    «Vorrei poter dire lo stesso» lo fissò dritto negli occhi, cercando di fargli arrivare il messaggio.
    «Lo sai, hai una faccia tosta del cazzo» la prese bruscamente per il mento, stringendole la mandibola «Vien ccà e te permetti pur e fà 'a facc schifat, lota.» la sbatté alla porta, attirando l'attenzione dei pochi clienti all'interno del locale.
    Ancora una volta, tutti gli sguardi giudicanti erano su di lei.
    Tentò di colpirlo con un calcio all'anca ma i riflessi di lui riuscirono a bloccarla completamente.
    «Sij na spuorc bastarda Bianchi, tu e tutta 'a famiglia toij» si avvicinò minaccioso con il viso «Credi di poter venire qua e ignorarmi?» tentò di ficcarle le dita in gola, ma Rosa riuscì a dargli infine un pugno sotto al mento, non avendo le braccia bloccate.

    «Mammt chell'a granda zoccol, a saij?!» sbraitò prima di essere colpito ancora, questa volta dritto in faccia e con tutta la forza che Rosa avesse in corpo.
    «Nun mettere ancor mammà a miezze o t'accir e mazzat, omm e nient!» digrignò tra i denti, prendendolo per il collo della camicia sbottonata. In quel momento, sia gli scagnozzi di lui che Luna erano arrivati vicino a loro, entrambe le parti che volevano impedire ai loro amici di ammazzarsi a vicenda. Luna aveva afferrato Rosa con fatica, trattenendola per sotto le braccia, mentre i compagni di lui lo presero da terra, privo di sensi per la botta presa e lo portarono su un divanetto lì vicino.
    «Calmati Rosa, gli avrai spaccato il naso. Ti avevo detto di andartene subito!» tentò di parlarle, ma quella era la seconda volta in quella giornata che Rosa si ritrovava ad essere trattenuta da qualcuno.
    Si allontanò dall'amica, pulendosi con una mano la polvere sui pantaloni. Notò solo in quel momento che lo aveva colpito con la mano fasciata e che era macchiata di sangue.

    «Ho bisogno di fumare.»

    🌹

    Traduzioni in napoletano:
    Statt accort» = «Fa attenzione»
    Vien ccà e te permetti pur e fà 'a facc schifat, lota.» = «Vieni qua e ti permetti pure di fare la faccia schifata»
    *PS: Lota è un'offesa per indicare qualcosa di sporco.
    Sij na spuorc bastarda Bianchi, tu e tutta 'a famiglia toij» = «Sei una sporca bastarda Bianchi, tu e tutta la tua famiglia»
    Mammt chell'a granda zoccol, a saij?!» = «Tua madre è una grande zoccola, lo sai?!»
    Nun mettere ancor mammà a mmiezze o t'accir e mazzat, omm e nient!» = «Non mettere ancora mia madre in mezzo o ti ammazzo di botte, uomo di merda!»
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,832
    Reputation
    +1,635
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    rosewhitexx_ mi sa che ti sei confusa con la pubblicazione dei capitoli, perché la prima e la seconda parte del quarto risultano pubblicate due volte. Ad ogni modo, le ho lette ;)

    Mi è piaciuto il personaggio dell'allenatore, forse un po' ruvido ma di buon cuore, risoluto nell'aiutare i suoi allievi :) Per quanto riguarda Rosa... si era intuito che navigasse in cattive acque, però hai aggiunto dei dettagli piuttosto "pesanti", che aiutano a comprendere meglio sia i punti di forza sia le debolezze e le inquietudini di questa protagonista. Non è facile gestire certe tematiche, ma personalmente trovo che tu sappia destreggiarti bene (forse te l'avevo già detto in altri commenti?). Così è stato finora, perlomeno :b:

    Visto quello che hai scritto in tagboard, sono passata a dare un'occhiata anche al primo post, perché pensavo avessi modificato l'inizio della storia... però - correggimi se sbaglio - non mi sembra che sia stato così. Quella che riporti prima del prologo è la sinossi (o, se preferisci, il riassunto della trama), il termine "incipit" mi aveva confusa X) Ad ogni modo, ti chiedo: vorresti sostituire la sinossi che al momento c'è negli indici con questa nuova? Ti metto il link dell'indice delle storie originali qui, poi fammi sapere se vuoi modificare ^_^
     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Categoria: Bollino arancione (per adolescenti e adulti con tematiche forti)
    Genere: Drammatico, sentimentale, psicologico.


    Rosa indelebile
    Capitolo IV - Parte III: Voce

    🌹💙

    «Quel figlio di puttana»

    Aveva stretto tra i denti dopo il primo tiro. La Black Devil tra le sue dita macchiate di sangue emanava l'aroma di cioccolato nell'aria.

    Si era rifugiata dietro al locale, in un vicoletto che l'aveva vista fumare più delle altre volte.
    Sentiva che se qualcuno le fosse andato vicino l'avrebbe steso al suolo, senza battere ciglio.

    Rosa cominciò presto a sentire un fastidio alla gola. Fumava quei sigaretti perché le piaceva il sapore che lasciavano, ma non contenevano abbastanza nicotina da farla rilassare almeno per qualche istante.
    In effetti, non le fumava mai quando era sotto pressione, solo per svago personale.

    «Te ne serve una?»

    Si trovò di fianco l'amica, Luna, che la conosceva abbastanza da sapere che cosa stesse provando in quel momento; e di cosa avesse bisogno. Nella mano stringeva un pacchetto di Marlboro rosse.

    «Vuoi farmi collassare con quelle? Ci sta già pensando il whisky» disse, mentre la sua bocca faceva fuoriuscire quel fumo dall'odore così particolare.
    «Dici sempre che le Winston non ti piacciono, così ho pensato alle Marlboro. Se continui a fumare quella roba non capirai mai come ci si sente con una vera sigaretta» asserì Luna, prendendone una anche per sé.
    «Lo sai, a me il fumo non fa impazzire. Sono solo uno sfizio per me queste» rigirò tra le dita quella sigaretta dal colore nero «Al fumo preferirò sempre l'alcool»
    «Allora non la vuoi?» le chiese un'altra volta, accendendo la sigaretta che pendeva dalle sue labbra carnose. Rosa la guardò, come se ci stesse pensando.
    «Dammela va'» buttò via la Black Devil e ne prese una dal pacchetto che Luna le aveva dato.
    «Mi sa che anche stasera ti riporterò a casa» decretò Luna.

    «Ho fatto un casino nel tuo locale?» chiese, anche se la risposta era ovvia. Accese la Marlboro rossa, sentendo già sulla punta della lingua quanto fosse diversa dalle sue.
    «Diciamo che non è stato semplice calmare gli animi. Le persone lì dentro probabilmente non avranno capito che quello avvenuto dinanzi a loro fosse stato l'incontro tra due membri di famiglie camor...»
    Rosa la fulminò con lo sguardo.
    «Scusa. Errore mio. Non vuoi parlarne» alzò le mani «Non ti preoccupare, avranno pensato ad una semplice rissa»

    Luna smise di parlare quando vide tossire l'amica, ridacchiando senza volere.
    «Quanto cazzo è pesante sta' merda» fece fatica a parlare «Ma che ti fumi?»
    «Sigarette normali, tesoro»
    «Ah, fanculo» strinse una mano sul suo viso, percependo le ginocchia cedere.
    «Forse è meglio che vai a casa. Vuoi che ti accompagni con il motorino?» la prese per le spalle, vedendo chiaramente che gli effetti del fumo e dell'alcool stavano facendo il loro lavoro.
    «E perché dovrei andarci?» il tono di voce cominciò ad alzarsi senza motivo «Nessuno mi aspetta a casa»
    «Nessuno? E tua madre?»
    «Mia madre...» pronunciò quella parola come se non realizzasse di cosa stessero parlando.
    «E di chi sennò? Rosa, sembri fatta» le diede degli schiaffetti leggeri sulla guancia.

    «Sto bene» riuscì a dire, ricomponendosi in piedi «Sto bene» ripeté, per poi fare un altro tiro.
    «Oi, butta via quella sigaretta. Non è roba tua» cercò di togliergliela da mano ma Rosa la scansò con il dorso.
    «Tu finisci la tua piuttosto.»
    Luna capì presto che se avesse insistito si sarebbe innervosita solo di più. Non finì neanche di fumare la sua sigaretta, la spense senza finirla.
    «Vieni Ro'. Ti accompagno a casa.»

    🌹❤️

    Era messa piuttosto male.
    Luna lo aveva pensato dal primo momento in cui l'aveva vista entrare nel suo locale quella sera.
    Aveva qualcosa nel modo in cui guardava il liquore nel bicchiere che l'aveva fatta sospettare, portandola a pensare che fosse successo qualcosa. Sapeva però che non glielo avrebbe confermato.
    Era sempre stata così testarda, con l'assurdo vizio di non voler far preoccupare nessuno, tenendosi ogni cosa per sé. Non importava se si trattasse di una sciocchezza o qualcosa di grave, Rosa Bianchi non avrebbe fiatato.
    Prima di tutto, mentiva da settimane sul fatto che niente la turbasse, poi aveva omesso di rivelare cosa realmente fosse accaduto alla sua mano e infine si andava ad ubriacare alle sette di mercoledì sera.


    «...how cold have I become...I didn't want to...»

    La sentiva cantare dietro di lei a bassa voce, appoggiata alla sua schiena. Si era rifiutata con tutte le sue forze di voler indossare il casco e di lasciare che Luna lo indossasse, poiché ne aveva portato solo uno con sé, dato che non aveva in programma di portare qualcun altro quella sera.
    Luna stava guidando il più veloce possibile per riportarla a casa. Aveva dovuto lasciare il borsone di Rosa al locale, perché sicuramente non sarebbe stata capace di trasportarlo con lei ubriaca.
    Era uscita di corsa dopo la rissa, aveva lasciato il lavoro sul momento per accompagnarla e non sapeva come l'avrebbero presa i suoi colleghi e la titolare quando sarebbe tornata a completare il turno. Ma al momento la cosa più importante è che la sua amica stesse bene.

    «...it burns for a moment but...»

    «Diamine, è messa peggio di quanto pensassi. E menomale che non ti ho fatta bere il terzo bicchiere, idiota» l'ammonì, sapendo che non l'avrebbe sentita. Il tono con cui intonava quella canzone sembrava indebolirsi sempre di più. Si stava addormentando.

    «Ti sei arrugginita, eh Ro'? Una volta non sarebbero bastati due bicchieri di whisky per farti ubriacare. Vecchiaccia» rise per l'epiteto finale, ma subito dopo le comparve un sorriso malinconico.
    Era anche vero che, per quanto il whisky fosse un alcolico pesante, Rosa l'aveva sempre retto molto bene. Doveva essere particolarmente stressata per cedere così facilmente.

    «...you are lovely...» continuò Rosa finché non la sentì respirare più profondamente contro la sua spina dorsale. Si era addormentata giusto in tempo, Luna si era appena fermata davanti casa sua.
    «Ro' svegliati, siamo arrivate» spense la moto e si tolse il casco «Potrai dormire nel tuo letto, ora alzati dai» la prese per le spalle, scuotendola leggermente. Niente da fare, era già caduta in un sonno profondo e sarebbe stato peggio svegliarla da ubriaca.
    «Ah, mannaggia a te» scese dalla moto, portandosi il suo braccio attorno alla sua spalla, mantenendola per un fianco. Attraversò con lei il cortile e bussò alla porta, sperando che la madre fosse in casa.
    Dopo qualche minuto, nessuno era ancora venuto ad aprire.

    «Ma che cazzo...Ro', hai le chiavi?» chiese, ma ottenne solo un piccolo sospiro come risposta «Sei veramente guarda...»
    Frugò nella tasca del suo giubbino di pelle, trovando una chiave con attaccata vicino un ciondolo di una rosa bianca. Tipico di lei.
    Aprì la porta ed entrò quando si rese conto che era tutto buio. Non andava spesso a casa sua, per cui fece fatica a trovare l'interruttore, ma alla fine accese la luce.

    «Se ricordo bene, la tua camera è di sopra» si voltò a guardarla come per chiedere conferma, ricordandosi sempre di dover fare tutto da sola.

    Una volta arrivata davanti alle scale che portavano al secondo piano, chiuse gli occhi e sospirò. La prese sulla schiena, tremando ad ogni scalino.
    Rosa non era molto pesante, ma erano alte quasi uguali, per cui anche il loro peso era molto simile. Probabilmente lei l'avrebbe presa sulle spalle senza il minimo sforzo, ma Luna non era abituata.
    Tuttavia riuscì ad arrivare davanti alla porta di camera sua, che ricordava bene perché era segnata con un enorme taglio sul legno.
    L'aprì con ancora l'amica sulla schiena e, quando andò vicino al suo letto, la buttò quasi.

    «Cazzo Ro', cosa mi fai passare» era senza fiato, mentre Rosa dormiva beatamente; o almeno sembrava.
    «Domani mi senti. Buonanotte» le disse mentre le portava al petto la coperta, andandosene chiudendo la porta alle spalle.

    Varcata la soglia del portone di casa, salì sul motorino e sfrecciò a tutta velocità, senza neanche badare al casco.
    Probabilmente la titolare sarebbe andata su tutte le furie.

    🌹
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Elizabeth Swann ciao, scusa non avevo letto! Grazie per aver letto i miei capitoli!

    Ho controllato ma a me sembra di aver pubblicato due parti diverse, non so, forse è a me che non appare.

    Comunque con incipit intendevo dire la trama in generale, cioè quella che le persone leggono per farsi un'idea più complessa, ma comunque la sinossi che avevamo scritto tempo va bene così!
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,832
    Reputation
    +1,635
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 16/9/2023, 13:09) 
    Elizabeth Swann ciao, scusa non avevo letto! Grazie per aver letto i miei capitoli!

    Ho controllato ma a me sembra di aver pubblicato due parti diverse, non so, forse è a me che non appare.

    Comunque con incipit intendevo dire la trama in generale, cioè quella che le persone leggono per farsi un'idea più complessa, ma comunque la sinossi che avevamo scritto tempo va bene così!

    Ti metto i link con le date dei post, vedi se riesci a visualizzarli :)

    Cap. IV parte prima:
    5/6/2023
    5/9/2023

    Cap. IV parte seconda:
    6/6/2023
    7/9/2023


    Ad ogni modo, l'incipit - ovvero l'inizio della storia - è una cosa; la sinossi/il riassunto generale della trama è un'altra cosa. Magari penserai che sono un po' pignola X) ma in qualità di amministratrice è mio compito cercare di mantenere il forum il più possibile ordinato. Direi perciò che conviene scrivere comunque "sinossi" nel primo post, invece di "incipit" (anche se la sinossi negli indici rimane quella di prima, visto che a te va bene :) ). Inoltre, non c'è bisogno di dire "LEGGERE IL TRIGGER WARNING!"; se nel modulo d'intestazione è già indicato il bollino arancione, è sufficiente ;) Al limite, se in uno o più capitoli dovessero esserci scene che si avvicinano di più al bollino rosso, pur senza essere descritte nei dettagli, puoi inserire un avviso in quei determinati capitoli, come ho fatto io in una mia fanfiction (link 1, link 2).
     
    Top
    .
  13.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Elizabeth Swann Oddio, io credo di avere seri problemi di memoria, mi ero totalmente dimenticata di aver già pubblicato le prime due parti del capitolo 4...

    Comunque più che sinossi a sto punto scrivo "Trama" direttamente. Lo so che il bollino arancione già dovrebbe implicare scene forti, solo che nel tw specifico in particolare cosa si trova.
    Grazie 🙏
     
    Top
    .
  14.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,832
    Reputation
    +1,635
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    Va bene anche "trama" :b:

    Per quanto riguarda il trigger warning, ti rimando comunque agli "avvisi" che ho inserito nella mia fanfic (come esempio) :)
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Lady Aly

    Group
    Avventori di Brea
    Posts
    213
    Reputation
    +267
    Location
    Napoli

    Status
    Offline
    Categoria: Bollino arancione (per adolescenti e adulti con tematiche forti)
    Genere: Drammatico, sentimentale, psicologico.


    Rosa indelebile
    Capitolo V - Parte I: Sospetti

    🌹💙

    Erano le quattro di mattina quando Rosa si era risvegliata, percependo una fortissima cefalea che l'aveva quasi fatta svenire. Si era seduta sul letto, portandosi le mani tra i capelli e stringendo forte le ciocche come se volesse strapparle.
    Luna doveva averla riportata a casa.

    «Porca puttana» aveva esclamato, mentre sentiva quel dolore intensificarsi e batterle in testa costantemente. Un nodo alla gola la portò quasi a vomitare.
    Prese la bottiglia d'acqua che aveva sul comodino e la bevve fino all'ultimo sorso, sentendo ancora la nausea. Si ributtò di peso sul letto, con la speranza di riaddormentarsi, ma non ci riuscì.

    "Sono proprio una cogliona"

    Perché non riusciva a sentire un attimo di tregua? Era chiedere troppo voler stare tranquilla per qualche istante?


    Alla fine si convinse a prendere un antidolorifico, altrimenti non avrebbe più chiuso occhio. Man mano che il dolore passava, sentiva il sonno rapirle nuovamente i sensi.

    La sveglia suonò due ore dopo, segno che doveva alzarsi. Rosa spense tutte le sveglie senza guardare.
    Non ce la faceva a tirarsi su dal letto. Era troppo stanca.

    🌹

    Avevano provato a chiamarla quando non l'avevano trovata al punto d'incontro, prima che Luna dicesse ad Andrea e Melissa cos'era accaduto la sera precedente. Con molta probabilità quel giorno non l'avrebbero vista a scuola, così si erano avviati senza di lei e Camille, assente proprio come Rosa.

    «Si è scontrata con Di Lauro? Porca miseria» aveva esclamato il ragazzo, dopo aver sentito della rissa «Non oso immaginare come si sia sentita»
    «Non avete chiamato la polizia?!» chiese sconvolta Melissa, riferendosi al plurale con Luna solo per indicare il resto delle persone presenti durante l'accaduto.
    «No, nessuno l'ha chiamata. E anche se qualcuno lo avesse fatto, cosa avremmo potuto dire?» disse Luna «Rosa si è già cacciata nei guai con Giuseppe, sarebbe stato peggio se fossero intervenuti i poliziotti. Ricordate che i carabinieri della zona sono corrotti dai Di Lauro da decenni, avrebbero difeso lui e la sua famiglia sicuramente!»

    Melissa abbassò lo sguardo, incapace di controbattere.
    «Questo non è giusto. Non è giusto che qualcuno che abbia fatto del male alla nostra amica la passasse liscia come se nulla fosse. Le ha messo le mani addosso quel deficiente e nessuno ha fatto niente!» Andrea strinse forte il pugno.
    «In un paese come questo, che cosa è davvero giusto?» Luna guardò in un punto imprecisato, come se la risposta si trovasse lì, davanti a loro ma invisibile e intoccabile.

    «Giuseppe non è anche il fratello di Eros?» disse Melissa a un certo punto. Luna alzò un sopracciglio, battendo gli occhi.
    «Eros?» chiese, stranita dal fatto che anche Andrea sembrava aver capito a chi si stesse riferendo «Chi cazzo è Eros?»
    I due guardarono l'amica, sorpresi da quella domanda.
    «Davvero non sai chi è? Rosa non te lo ha mai detto?»
    «Non girarci troppo attorno And, chi cazzo è?»
    «E' l'ex di Rosa»

    Luna rimase ferma per qualche secondo, mentre quella affermazione si espandeva nella sua mente.
    Il suo ex? Ma conosceva Rosa dal primo superiore e non le aveva mai raccontato di aver avuto una relazione.

    «Che storia è mai questa? Quando è successo?»
    «Prima che iniziasse il liceo, in terza media» le spiegò Andrea «Forse è per questo che non lo sapevi»
    «E perché si sono lasciati?» chiese Luna sempre più curiosa.
    «Lo chiedi pure? Per la famiglia di Eros. Il padre di Rosa andò su tutte le furie quando lo venne a sapere»
    «Una sorta di Romeo e Giulietta senza suicido finale?» scherzò perché li vedeva troppo seri, ma capì presto di aver detto una cosa fuori luogo.
    «E' una storia più complicata di così e non sta a noi raccontartela. Sarà Rosa a dirtela se lo vorrà» concluse alla fine «Ma forse, visto quello che è successo con Giuseppe, non dovresti ricordarglielo. Non è un bel ricordo per lei»

    Melissa aveva annuito con un'aria così triste che a Luna si strinse il cuore a vederla così. Capì solo in quel momento che, prima ancora di lei, Andrea e Melissa erano i migliori amici di Rosa, coloro che avevano vissuto il suo periodo buio fin dall'inizio e di cui lei aveva visto solo la fine.

    «Chissà perché non me lo ha mai detto» domandò ad alta voce a sé stessa, pur sapendo che i suoi amici non sarebbero stati in grado di darle una risposta.
    «Una cosa, Luna» chiese d'un tratto l'amica, attirando la sua attenzione «Come mai Camille oggi non è venuta a scuola?»
    La ragazza guardò entrambi, deglutendo dopo aver realizzato che non ne aveva alcuna idea.
    «A proposito di questo ragazzi, volevo dirvi una cosa.»

    🌹💙

    Quando Rosa aveva riaperto gli occhi erano ormai le undici. Sapeva di aver saltato un giorno di scuola all'inizio dell'anno, ma se fosse andata quella mattina, probabilmente non sarebbe stata in grado di seguire alcuna lezione.
    Alzandosi, la prima cosa che notò era che il mal di testa era leggermente passato, ma le sue gambe erano ancora molli. Si stiracchiò con le braccia dietro la schiena e provò ad esercitarsi come ogni volta che si svegliava.
    Tuttavia, ancora peggio del giorno precedente, i suoi arti sembravano non volerle dare ascolto. Per fare venti piegamenti, l'esercizio che le riusciva meglio, ci mise più del dovuto e più della fatica, tant'è che arrivata al ventesimo crollò a terra.
    Era allo stremo delle forze.

    Ciononostante, portò a termine il suo allenamento quotidiano, uscendone distrutta. Aveva bisogno di staccare un po' e di rilassare la mente.
    Prese il telefono, notando i messaggi da parte dei suoi amici che le chiedevano perché non rispondesse. Scrisse velocemente un messaggio in cui li tranquillizzava, ma come ebbe finito di mandarlo si ritrovò una chiamata persa da Luna.
    Segno che doveva andare in privato.

    "Pazza criminale💀🚩 ti ha scritto
    Oh Ro', t' sì scetat. Oggi ci siamo messi d'accordo per andare a casa di Camille. Vedi di venire, pur pecché t'aggià vattr pa' ajere🥰😘"

    A casa di Camille? Così all'improvviso?
    Decise di non domandare il motivo. Rispose con un rapido "Ok" e spense il telefono, prima di recarsi in cucina.

    🌹

    «Allora? Ha detto che viene?» chiese impaziente Melissa.
    «Si si, mi ha appena risposto "Ok" sta cessa!» esclamò Luna, mandando a fanculo con un gesto il telefono sulla chat dell'amica.
    «Luna, sei sicura di quello che ci hai raccontato? Da quanto tempo lo sapevi?» chiese ancora Andrea.
    «Che motivo avrei avuto di raccontarvi una cazzata? Era un sospetto che avevo da un paio di mesi, ma solo ieri mi sono resa conto che avevo ragione, quando l'ho incrociata durante il mio turno di lavoro» posò il telefono nella tasca dopo aver controllato l'orario, rendendosi conto che tra non molto sarebbe suonata la campanella tanto detestata dagli studenti.

    «Come te ne sei accorta?» Melissa la guardò come se volesse continue conferme a ciò che aveva appena sentito da parte sua.
    «Non avete mai notato che Camille si trucca sempre e in modo eccessivo?» fece notare loro Luna «E che pure in estate non ha mai indossato vestiti a maniche corte, gonne o pantaloncini, che non sia venuta a mare con noi nemmeno una volta?»
    «In effetti mi è sempre sembrato strano, anche perché questa estate è stata particolarmente torrida» considerò il ragazzo, sentendo un brivido dietro la schiena «Ma non avrei mai pensato che...»
    «Cosa dovremmo fare adesso?» gli occhi ametista erano lucidi come due sfere di cristallo.
    «Ne parleremo meglio con Rosa oggi pomeriggio. Per ora torniamo in classe»

    🌹❤️

    Luna aveva preso posto al suo banco, da sola per l'assenza della sua compagna. Aveva raccontato a Melissa e Andrea cosa fosse accaduto la sera precedente perché sentiva di star impazzendo a tenersi un segreto del genere solo per sé.
    Le immagini di Camille ancora le apparivano davanti agli occhi e quella notte non aveva dormito per niente, ripensando in modo ossessivo al modo in cui l'aveva trovata, ricordando perfettamente a cosa aveva provato.

    Era ritornata al locale dopo aver accompagnato Rosa, sorprendentemente nessuno l'aveva ammonita per aver lasciato il posto senza avvisare, così ne aveva approfittato per rimettersi a lavoro come se nulla fosse. I clienti erano aumentati, probabilmente perché si era fatto più tardi.

    Anche se era una cosa positiva per gli affari, Luna s'innervosì quando vide tutte quelle persone comparse improvvisamente.
    La titolare aveva promesso loro che sarebbe stato un turno più breve del solito e che avrebbero chiuso prima il bar, ma arrivati a quel punto era inevitabile continuare.
    Non era tanto nervosa perché non avrebbe dormito di più, più perché si era organizzata di andare da Camille per fare un giro quella sera. Era da un po' che non passava del tempo da sola con lei, da quando si era fidanzata non la vedeva quasi mai.

    Aveva versato i bicchieri dei clienti come se volesse buttarglieli addosso e a malincuore dovette mandare di nascosto un breve messaggio all'amica, spiegando che non potevano uscire come da programma con annesso la motivazione.
    Fu proprio in quel momento, tuttavia, che le arrivò una chiamata proprio da Camille. La musica ad alto volume le avrebbe impedito di sentire anche se avesse urlato, così uscì dalla porta del retro del locale per rispondere.

    «Fragolina, ciao. Hai letto il messaggio? Scusami se non riesco a venire, ti prometto che la prossima volta...»
    «Luna»
    Il suo cuore si era come congelato, così come ogni parte del suo corpo. Credette di aver sentito male, ma quello le era proprio sembrato un singhiozzo.
    «Camille? Tutto bene?» chiese tentennando.
    Un altro singhiozzo, questa volta più profondo e lungo.
    «Hey hey, che succede?»
    «Non ce la faccio più, Luna» sentì l'amica piangere dall'altra parte del telefono «Che cosa ho sbagliato? Cosa ho fatto di male?»
    «Camille, puoi spiegarmi cosa sta succedendo?» cercò di mantenere il più possibile la calma, trattenendo appena l'impulso di correre verso il motorino e andare da lei.
    «Romeo...Romeo mi ha...lui...lui mi ha...»
    La ragazza stava singhiozzando così tanto che Luna credette le stesse per venire un attacco di panico.
    «Aspettami, sto arrivando da te. Dove sei?»
    Luna rimase in attesa di una risposta, poiché il respiro di Camille era diventato più pesante, come se stesse boccheggiando.
    «Camille, dove sei?» chiese, sentendo di star perdendo la testa a sentirla così, finché non sentì una leggera musica di sottofondo. La stessa che proveniva alle sue spalle.
    «Tu dove sei?» aveva detto alla fine, riattaccando la chiamata.

    Era rientrata di corsa dentro al locale, cercandola disperatamente con lo sguardo.
    Camille era venuta fin da lei e quando la vide, non poté fare altro che andarle vicino e spostarle con una mano le ciocche che la ragazza aveva davanti al viso.
    I suoi occhi acquamarina erano rossi e gonfi, con un leggero ematoma sotto la palpebra destra.
    Era sudata e le sue labbra, rosee e ad arco di Cupido, erano spaccate a metà.
    Un rivolo di sangue le sporcò il pollice.
    Luna era rimasta a fissarla per quelle che erano sembrate ore, mentre Camille continuava a piangere.
    «Luna» sussurrò, cadendo sul petto caldo dell'amica, dove poté ben sentire la morbidezza del suo seno e il suo cuore che batteva impazzito.
    Le aveva accarezzato i lunghi capelli biondo fragola, intrisi anch'essi di sudore, stringendoli forte a un certo punto.


    Romeo.
    Romeo Valentini. Il fidanzato di Camille.
    Dopo aver ripercorso quel ricordo ancora una volta, Luna si aggrappò al suo banco mentre il professore spiegava, graffiandolo con le sue lunghe unghie che ben presto avrebbe affilato.
    L'avrebbe pagata cara, era il pensiero che l'aveva tenuta vigile l'intera notte. Strinse forte i denti e abbassò lo sguardo sul quaderno, per non far vedere a nessuno che il verde smeraldo e brillante dei suoi occhi stava diventando opaco.

    🌹💙

    Rosa non aveva trovato sua madre né nella sua stanza né in cucina, per cui aveva capito che era andata a lavoro.
    Fece una veloce colazione con uno yogurt greco fatto da Maria la sera prima e dei biscotti proteici, bevendo moltissima acqua per smaltire al più presto l'alcool all'interno del suo corpo e, dopo aver mangiato, si sentì decisamente meglio.
    Decise quindi di fare un salto in palestra per praticare un po' di powerlifting, approfittando dell'assenza che aveva fatto per andare di mattina. Normalmente ci andava solo nel weekend, ma il prezzo concludeva tre giorni a settimana.

    Indossò quindi un reggiseno sportivo nero, dei pantaloncini dello stesso colore e sopra si mise una maglietta leggera, che tanto avrebbe tolto poi. Si rese conto solo in quel momento che non aveva il suo borsone, probabilmente lo aveva lasciato al locale.
    Sperò solo che Luna glielo avesse conservato, perché il materiale all'interno era molto costoso.

    «Come sempre, tutte a me» esclamò, mentre cercava qualcosa che potesse portare in palestra, almeno per l'acqua, l'asciugamano e il...
    Il fono, che era nell'altro borsone.

    «Ma porca...» si portò una mano in faccia per darsi dell'idiota. Oramai si era preparata e aveva voglia di allenarsi, ma non sapeva come avrebbe fatto poi ad asciugarsi i capelli se avesse sudato.
    Poco importava. Rosa prese tutto ciò che le serviva in una borsa di cotone e si diresse verso la palestra, che era più vicina di quella che frequentava per kickboxing.

    La sala non era molto attrezzata, ma per quel che pagava al mese era abbastanza buona.
    C'erano molti uomini e donne sul tapis roulant e sulle panche, anche se la cosa non le interessava particolarmente, dato che non aveva mai parlato con nessuno in quel posto.
    Si diresse verso i bilancieri, usati da poche persone e né prese uno da 110 kg, il massimo a cui era arrivata a sollevare.

    Si tolse la maglia, rimanendo con il completo sportivo e si legò i capelli con un elastico. Essendo già corti, prese delle ciocche laterali e le portò dietro, così da ottenere una piccola coda.
    Prese un bel respiro, chinandosi per raccogliere il bilanciere, mettendosi dritta con lo schiena.
    Lo sollevò con uno stacco da terra e ripeté l'esercizio più volte, senza perdere neanche per un momento la concertazione.
    La sua mente non pensava ad altro e, mentre sentiva i muscoli tirare, si rilassò finalmente. Il sudore cominciava a imperlarle la fronte, ma Rosa continuò ad allenarsi anche con le trazioni e le flessioni.
    Si sentiva più viva che mai. Andare in palestra era stata la decisione migliore.

    Tuttavia, non appena decise di prendere una pausa, un pensiero intrusivo si fece spazio nella sua testa.

    Perché tutt'un tratto i suoi amici si erano organizzati per andare a casa di Camille?
    Non che non volesse partecipare, ma era stata una sorpresa per lei ritrovarsi quel messaggio. La loro amica non li aveva mai invitati a casa sua perché diceva sempre che i suoi zii erano molto severi e che a loro non piaceva avere ospiti.
    Dunque perché proprio quel giorno? Che le fosse successo qualcosa? E perché non glielo avevano detto?


    Rosa sospirò, riprendendo l'allenamento.
    Qualsiasi cosa fosse accaduta, l'avrebbe scoperta solo quel pomeriggio.

    🌹

    Note:
    *Powerlifting: disciplina sportiva che consiste nel sollevamento pesi.
    *Stacco da terra: esercizio per aumentare forza e massa muscolare.

    Traduzioni in napoletano:
    *"Oh Ro', t' sì scetat." = "Oh Ro', ti sei svegliata."
    *"Pur pecché t'aggià vattr pa' ajere" = "Anche perché ti devo picchiare per ieri"

    Edited by rosewhitexx_ - 17/10/2023, 10:30
     
    Top
    .
42 replies since 18/12/2022, 21:05   508 views
  Share  
.