L'ANGOLO DEL LETTORE-BETA

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    Chiedo di farmi da beta a... -Laura-
    Tipo di storia: è una storia in lavorazione, con la quale ho un rapporto un po' problematico... Vorrei condividere qui un capitolo iniziale che può funzionare come racconto breve (o comunque non troppo lungo X) ), seppur sprovvisto di una conclusione poiché lascia qualcosa in sospeso per ovvi motivi.
    Vorrei sapere se la caratterizzazione dei personaggi risulta convincente, oltre a ricevere ogni annotazione che verrà in mente alla lettrice-beta :)
     
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    Titolo: non ancora trovato :?


    Se qualcuno avesse chiesto ad Angelica La Bella quale fosse il giorno peggiore della settimana, lei avrebbe detto: “Quello dopo una festa per i diciott’anni, perché poi chi si alza dal letto?”. Questo valeva anche per le domeniche, quando le feste in questione capitavano di sabato; soprattutto se c’erano un mucchio di compiti di greco e matematica per lunedì. Ciononostante, finché durava il divertimento, la regola d’oro era: non preoccuparsi del domani. E poiché la serata doveva ancora iniziare, non c’era ragione di abbandonarsi a pensieri poco felici.

    «Bea?» Angelica bussò alla porta della camera della sua eterna compagna di banco. «Sono le otto e dieci.»

    «Arrivo» garantì Beatrice. Subito fece capolino sulla soglia, si raddrizzò gli occhiali da vista e sistemò il fermaglio della borsetta a tracolla.

    «Come mai ti eri chiusa dentro?» chiese Angelica, intanto che si spostavano entrambe nel corridoio.

    «Mi era caduto un braccialetto e ho girato la porta mentre lo cercavo, per controllare che non fosse finito dietro» spiegò Beatrice. «Tu, piuttosto, hai messo il profumo nuovo?»

    «Non ancora, vorrei che lo mettessimo insieme. Che ne dici?»

    «Oh, sì, volentieri.»

    Entrarono nel bagno, dove una boccetta tondeggiante viola chiaro troneggiava sulla mensola sotto lo specchio. Ciascuna la prese in mano, a turno, per spruzzare qualche goccia di profumo dietro le orecchie e sui polsi dell’altra.

    «Buono, vero?» esclamò Angelica, scostando di lato i riccioli voluminosi dell’amica, non senza difficoltà. L’essenza di salvia e muschio bianco si sprigionò nell’aria: una scia delicata che percorreva un sentiero ben tracciato ma invisibile. «Giusto un’ultima spruzzatina… Ecco fatto. Certo che hai tanti di quei ricci che è un miracolo se non si sono impigliati nella collana!»

    «Non chiamerei “miracolo” una cosa così semplice» obiettò Beatrice, sempre poco propensa a usare a sproposito i termini dal significato religioso. «E poi ricordati che i capelli sono la mia unica bellezza: lasciali stare come vogliono.»

    Angelica le diede una spintarella. «Guardati allo specchio, Miss Italia. Con quello che hai addosso stasera, nessuno direbbe che hai solo dei bei capelli.»

    Beatrice non rispose: si limitò ad assicurarsi che le pieghe della sua gonna fossero in ordine. Angelica la raggiunse e si piazzò al suo fianco, circondandole la vita esile con un braccio. Coi tacchi la superava di appena un paio di centimetri. «Guardati» ribadì, l’indice puntato verso lo specchio.

    Beatrice alzò la testa. Un principio di sorriso si dipinse sulle sue labbra sottili. «Non faccio una brutta figura» riconobbe, dando un colpetto amichevole alla mano di Angelica. «Grazie ancora per avermi prestato il vestito.»

    «Di niente. Sta meglio a te, credo.»

    Le due amiche si soffermarono a contemplare le proprie immagini riflesse. Agli occhi di Angelica formavano un grazioso quadretto: il suo tubino con le spalline incrociate sul davanti, scollato sulla schiena, valorizzava le proporzioni del suo fisico; il vestito più coprente di Beatrice, grazie alla cintura in vita e alla gonna a ruota con le pieghe, minimizzava ogni assenza di curve. Inoltre, i capelli erano in perfetta armonia con tutto il resto, poiché il biondo miele di Angelica donava luce al rosso corallo del suo tubino, mentre la folta chioma castana di Beatrice ravvivava il rosa cipria dell’abito preso in prestito.

    «Sicura che non vuoi truccarti? Solo con la matita, magari» propose Angelica.

    «Hai qualcosa contro il mio balsamo per le labbra al burro di karité?» replicò Beatrice, ancora sorridente.

    Angelica trattenne a stento un risolino. «No no. Ha un ottimo profumo.»

    «Bene, allora è tutto a posto. Non perdiamo altro tempo, mia mamma ci sta aspettando.»

    La signora Teresa Valentini, madre di Beatrice, era in salotto con le chiavi dell’auto in mano, pronta ad accompagnare le ragazze alla festa. «Siete dei veri figurini!» si complimentò quando le vide arrivare. Non giudicò la scelta della figlia di portare le ballerine, tanto meno quella di Angelica di usare rossetto e mascara. «Però vi serviranno dei cappotti pesanti: fuori fa freddo.»

    «Non preoccuparti, mamma, sono già appesi nell’ingresso» la informò Beatrice. «Andiamo?»

    Teresa annuì. Senza che nessuno glielo avesse chiesto, aiutò le due amiche a indossare le rispettive giacche, lisciandone il tessuto sulle spalle e tirando su i capelli, affinché non restassero imprigionati nel colletto. Beatrice, abituata a ricevere quel tipo di attenzioni, se ne accorse a malapena. Angelica, al contrario, si sentì un po’ a disagio.

    «Grazie, signora, ma non ce n’era bisogno» chiarì. «Me la cavo da sola.»

    Teresa le strizzò l’occhio. «Permettimi di coccolarti, ogni tanto. Credimi, una madre ha bisogno di queste cose.»

    Angelica rimase in silenzio. Beatrice ridacchiò e disse: «Mamma, sei sempre la solita. Prenderesti sotto la tua ala tutto il vicinato, se potessi.»

    «Ridi, ridi pure.» Teresa le diede un buffetto sulla guancia. «Un giorno sarai al mio posto e vedrai.» Aprì la porta d’ingresso e invitò la figlia a seguirla, lasciandosi alle spalle una lieve scia di vaniglia e miele d’acacia.

    In auto la conversazione fu allegra, vivace. All’arrivo alla meta, le due ragazze ringraziarono la loro gentile accompagnatrice, che si allontanò dopo averle salutate con un cenno. La sua unica raccomandazione fu: «Divertitevi, ma siate prudenti.»

    Mentre varcava l’imponente porta a vetri del locale dove si svolgeva la festa, Angelica non poté fare a meno di ripensare alle parole pronunciate dai genitori poche ore prima, quando stava per andare a casa di Beatrice per prepararsi assieme a lei. Nessuno aveva accennato al divertimento: il padre si era accontentato di sapere che la figlia gli avrebbe telefonato alla fine della serata, per farsi venire a prendere; la madre si era prodigata nei soliti avvertimenti.

    «Non ballare in modo scomposto» aveva detto in tono severo. «Non scambiare sigarette o bicchieri con qualcuno. E cerca di tornare entro l’una, per favore.»

    Angelica aveva sbuffato, guadagnandosi un immediato rimprovero. Per l’ennesima volta si era chiesta se quella rigidità fosse appartenuta a sua madre fin dall’adolescenza, o se rappresentasse l’eredità della vita adulta e della professione di avvocato… ma una parte di lei insisteva a non andare in fondo alla questione, perciò quell’interrogativo era stato ricacciato in un angolo della mente. Per fortuna, la prospettiva della festa e la vicinanza di Beatrice erano stati sufficienti allo scopo.

    «Ehilà! Benvenute, ragazze!» La festeggiata, un’ex compagna della squadra di pallavolo di Angelica, stava in piedi sulla soglia della sala principale, per ricevere gli invitati. «Entrate, entrate!»

    Angelica si riscosse dal suo rimuginare. Fatti gli auguri e consegnato il loro regalo ben infiocchettato, lei e Beatrice avanzarono per cercare un posto a sedere.

    La sala, munita di una quindicina di tavoli rettangolari, era enorme, caldamente illuminata, con le pareti di un tenue rosa pesca e il pavimento in marmo bianco. Angelica e Beatrice furono avvicinate da tre compagne di classe, e tutt’e cinque sedettero assieme, in attesa che arrivasse altra gente.

    Il buffet venne aperto alle nove in punto, quando i tavoli si furono riempiti. Circa un’ora più tardi, un giovane dj incravattato decretò l’inizio della serata musicale. Presto l’atmosfera divenne spumeggiante, elettrica, colorata dalle luci arcobaleno della zona adibita a pista da ballo.

    Smaniosa di scatenarsi nella danza, Angelica trascinò Beatrice con sé. Il dj aveva a disposizione un ampio repertorio, che spaziava dalle note suadenti delle canzoni romantiche a quelle più movimentate dei brani latino-americani. Quando Angelica e Beatrice avvertirono l’esigenza di una pausa, avevano il fiato corto e il volto arrossato.

    «Vado un attimo in bagno» disse Angelica all’amica, impegnata a riempire d’acqua i loro bicchieri. «Torno fra poco.»

    Uscì dalla sala, raggiunse in fretta il corridoio che portava ai servizi igienici… e rischiò di finire addosso a un ragazzo che, dopo una rapida fumata all’aperto, stava rientrando nel locale.

    «Ops! Mi spiace, andavo di corsa» si scusò. Indietreggiò di due passi, verso la parete.

    «Ma dai? Non me n’ero accorto» la canzonò lo sconosciuto, ficcandosi nella tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. Il suo largo sorriso scoprì una dentatura bianchissima, del tutto regolare a eccezione dei canini superiori, che erano un po’ lunghi e appuntiti.

    «Be’, comunque non è successo nulla, no? Quello è l’importante.»

    «Come ti chiami?» chiese il ragazzo, invece di ribattere. «Fai il quarto anno, giusto? Ti ho vista a scuola qualche volta.»

    A ben guardarlo aveva un’aria vagamente familiare. «Sì, sono del quarto anno. Mi chiamo Angelica. Tu?»

    «Sergio» si presentò lui, la mano tesa in avanti. Con ogni probabilità, pensò Angelica, si erano intravisti per puro caso, all’intervallo o durante le assemblee d’istituto. Non era brava a memorizzare le facce – e in giro, senza dubbio, ce n’erano di più indimenticabili rispetto a quella di Sergio, che non aveva nessun tratto particolare: né una lieve gobba sul naso, una voglia sulla guancia, lentiggini evidenti o un taglio fuori moda. Eppure la sua attenzione fu calamitata da lui, malgrado la puzza di sigarette che gli impregnava la pelle le facesse arricciare il naso. I suoi occhi indugiarono sui corti capelli scuri, il viso amichevole, la maglia nera che gli aderiva al torace e i bicipiti sviluppati, visibili anche sotto il tessuto.

    Sergio ricambiò lo sguardo, senza mai distogliere il proprio da lei. Con un’occhiata abbracciò le spalle nude, il seno ben definito dalla scollatura, le curve del bacino, le gambe slanciate. Quando Angelica gli strinse la mano, il sangue gli pulsò più forte nelle vene.

    «Non mi hai detto di che anno sei, però» fece notare lei.

    Le dita di Sergio si attardavano sulle sue. Erano affusolate come quelle di un violinista, ma la stretta era energica. «Quinto. Sezione B.»

    «Io C.»

    Continuarono a scrutarsi, benché Angelica avesse ritirato la mano. Fu lei a rompere il silenzio: «Adesso devo andare. Ciao.»

    Sergio aggrottò le folte sopracciglia. «Te ne vai?!»

    «Non dalla festa» precisò Angelica. Le scappò da ridere, però si trattenne. «In bagno.»

    «Ah, d’accordo.» Sergio tornò a sorriderle, in maniera meno aperta ma più sollevata. «Allora io torno di là. Ci vediamo dopo.» Si allontanò senza darle il tempo di reagire.

    Angelica restò impalata nel corridoio per una manciata di secondi, poi si diede una scrollata. In bagno controllò che i capelli fossero in ordine, ritoccò il trucco e diede una rinfrescata al collo e alle mani. Quanto a Sergio, aveva preso molto sul serio le proprie parole: una volta che il dj ebbe lasciato spazio alla musica classica, che la torta fu distribuita e le foto alla festeggiata scattate, si accostò al tavolo di Angelica e Beatrice. Dopo un rapido cenno di saluto, indicò con gesto deciso l’unico posto libero.

    «Posso mettermi qui?» Nonostante la domanda di cortesia, stava già provvedendo a spostare la sedia alla destra di Angelica.

    Lei alzò le spalle e tagliò un pezzetto di torta, i denti della forchetta che sprofondavano nella crema soffice. «Se vuoi.»

    «Che discorsi! Se te l’ho chiesto, è proprio perché voglio.»

    Due ragazze si diedero di gomito a vicenda, soffocando risa maliziose. La terza chinò la testa sul piatto.

    Sergio le ignorò tutte quante, compresa Beatrice, che lo osservava con la coda dell’occhio. «Buono il dolce, eh?» Si ficcò in bocca un generoso pezzo di torta e un rivolo di sciroppo all’amarena rischiò di colargli fino al mento.

    Angelica annuì. Per non cadere in un altro strano silenzio gli presentò le compagne. Sergio fu educato con ciascuna di loro, ma non le coinvolse in nessuna chiacchierata. A prima vista si sarebbe detto che era troppo intento a mangiare, ma Angelica si sentiva il suo sguardo addosso. Non c’era dubbio che l’avesse notata, come lei aveva notato lui…

    Si morse il labbro. Era meglio provare ad attaccar bottone, per cercare di capire subito le intenzioni di quel ragazzo, o dare il via a una conversazione generale? Alla fine risolse il dilemma condividendo il ricordo del suo primo incontro con la festeggiata, di cui rivelò anche qualche prodezza alle partite di pallavolo, per poi dilungarsi a lodare le scelte musicali della serata.

    Sergio, invece, allorché un nuovo brano iniziava, batteva il piede contro la sedia o inarcava le sopracciglia. Finito il dolce, aveva lasciato cadere le mani in grembo, dove si agitavano irrequiete. Sia Angelica che Beatrice interpretarono correttamente quei segnali d’insoddisfazione… resi più evidenti che mai da un sonoro sbuffo che seguì l’attacco della Sesta Sinfonia di Ludwig van Beethoven.

    «Che strazio ’sta roba!» si lamentò il ragazzo. «Non si muove il dj a cambiare?»

    Angelica stava per replicare, ma Beatrice fu più veloce. «Ehi!» protestò con aria offesa. «È la Pastorale di Beethoven!» Solo un giudizio simile a quello di Sergio avrebbe potuto spingerla a intervenire con tale veemenza.

    La compagna di fronte a lei alzò gli occhi al cielo. «La solita Beatrice!» esclamò.

    «Fissata con orchestre, pianoforti e spartiti» aggiunse un’altra compagna.

    «Non ti conviene discutere con Bea sulla bellezza e l’importanza della musica classica» avvertì Angelica. Dalla sua voce trapelava una nota d’affetto del tutto assente in quella delle coetanee. «Sa essere molto combattiva.»

    «Be’, mica mi deve piacere per forza Beethoven» si difese Sergio. «Sono per altri generi. E ballano solo un paio di coppiette, non vedi? Mi sembra ovvio che la maggior parte della gente la pensa come me.»

    «Non io» specificò Angelica. «Anzi, perché non andiamo a ballare, Bea?»

    «Si può fare.»

    Sergio spalancò la bocca in un’espressione di stupore tanto marcata da risultare comica. «Volete ballare questa… musica?»

    «E che c’è di strano?» ribatté Angelica, alzandosi in piedi. «Dai, Bea, sbrighiamoci.»

    Beatrice non ebbe bisogno di ulteriori incoraggiamenti: si diresse verso la pista a passo svelto. Stavolta le risatine attorno a Sergio non vennero soffocate, ma esplosero col brio di un fuoco d’artificio. Per un attimo lui si sentì sciocco, ridicolo.

    Nel tentativo di scacciare quell’imbarazzo, si avvicinò all’unica delle tre ragazze che non aveva riso e scoprì in lei una piacevole compagnia per scambiare quattro chiacchiere. Tuttavia, il suo interesse tornava di continuo ad Angelica, la quale, al fianco di Beatrice, sollevava le braccia, muoveva il bacino o ruotava su sé stessa. Se era impacciata dai tacchi alti e dalla gonna attillata, non lo dava a vedere. Quando la sinfonia terminò, azzardò una sorta di inchino, offrendo involontariamente a Sergio una visione del suo fondoschiena a forma di cuore capovolto, evidenziato dal vestito rosso.

    C’erano poche reazioni che un ragazzo come lui potesse avere in una situazione del genere. Spinse indietro la sedia, quasi rovesciandola nella fretta, e corse difilato da lei.

    «Balli con me, Angelica?»

    Il dj aveva già fatto partire il pezzo successivo, un celebre brano tratto dalla colonna sonora del film Momenti di gloria. Altri invitati scelsero di tornare in pista, ma non più di sei. Si disposero a due a due, come se dovessero prepararsi per un lento. Le tre coppie che già c’erano seguirono il loro esempio. A quel punto il dj parlò al microfono.

    «Attenzione, signore e signori! Qualcuno qui vuole del romanticismo. Che dice la festeggiata se passiamo a Céline Dion?»

    Da tre quarti dei tavoli si levò un applauso. «Approvo!» gridò dal suo posto l’interpellata, intrecciando le dita con quelle del suo ragazzo.

    «Favoloso!» si galvanizzò il dj. «E allora, per tutti i romantici, Céline Dion!»

    Le note inconfondibili di My heart will go on si propagarono nella sala. Altre tre coppie si unirono a quelle presenti. Beatrice si eclissò, quatta quatta, e Angelica si mise a ballare con Sergio. L’odore sgradevole del fumo di sigaretta le entrò nelle narici, ingentilito da una traccia di dopobarba alla menta.

    «Non me la cavo male, vero?» chiese lui in un soffio. Benché gli ormoni lo implorassero di serrare le mani sui fianchi di Angelica, avvicinare ancor di più i loro corpi e affondare il volto nella sua bionda chioma ondulata, s’impose di mantenere il controllo, cingendole la vita senza stringere la presa.

    «No, devo ammetterlo» convenne lei, rapita dalla melodia soave e dalle parole struggenti della canzone.

    Sergio avvertì il prepotente impulso di toccarle il sedere. «Mi fa piacere che lo pensi.» Era grato che i tacchi le permettessero di essere suppergiù alla sua stessa altezza, poiché il contatto visivo lo aiutava a reprimere quell’impeto… tuttavia, avrebbe voluto pulirle le palpebre: non amava il trucco sugli occhi delle donne, neanche quando l’ombretto, come nel caso di lei, era un leggero velo dorato messo in risalto da un filo di mascara. «Sono bravo ad adattarmi, se serve.»

    Ignara di ciò che gli passava per la testa, Angelica riuscì a godersi il ballo fino all’ultimo. Ciononostante, non le sfuggì l’intensità del desiderio che covava nel suo sguardo, perciò fu sollevata che la fine della canzone le desse una scusa per prendere le distanze.

    «Vado a sedermi, mi fanno male i piedi» gli disse, ringraziando fra sé per la prima volta la scomodità dei tacchi alti.

    Un’ombra di delusione balenò sul viso di Sergio, ma lui si sforzò di assumere un tono leggero. «D’accordo, come vuoi. Io torno subito.» Tirò fuori le sigarette dalla tasca dei jeans e si dileguò.

    Angelica camminò verso il tavolo delle compagne. A eccezione di Beatrice, tutte le altre le scoccarono occhiatine allusive; due colsero al volo l’occasione per lanciare qualche commento sul “ballo romantico” con Sergio.

    «Hai fatto di nuovo colpo, eh? Complimenti» attaccò una.

    «Ti sei scelta un bravo ballerino, capace anche di improvvisare!» rincarò la seconda.

    «Diciamo che si è accorto che non poteva stare qui seduto a guardarti il culo e basta» corresse la prima con aria da intenditrice.

    Angelica si sedette e le rivolse un sorriso falso, ostentato. Non aveva intenzione di farsi coinvolgere in quei discorsi. Senza una parola, sollevò la gamba destra e appoggiò la caviglia al ginocchio sinistro, per slacciare il cinturino delle scarpe e massaggiare la parte superiore del piede.

    Sergio ricomparve di lì a poco, un lieve cipiglio sul volto. Non era contento di trovarsi in mezzo alle pettegole, ma non aveva scelta – non finché Angelica restava là. Per sua fortuna, era in grado di fare buon viso a cattivo gioco.

    «Certo che voi donne sopportate qualsiasi cosa per essere carine» constatò. «Fra tacchi e trucchi…»

    «Be’, siamo a una festa. Mi sembra normale vestirsi bene» osservò Angelica, intenta a frizionarsi la caviglia.

    «Sì, però non c’è bisogno di esagerare. Perché non vi lasciate andare un po’? Tanto i maschi, se devono notarvi, vi notano lo stesso» insistette Sergio.

    Lei si dimenò sulla sedia, a disagio. Al suo fianco, Beatrice agitò una gamba sotto il tavolo e finse di concentrarsi sullo schermo del cellulare, una vampata di rossore che le infiammava le guance.

    Le due ragazze che avevano stuzzicato Angelica sogghignarono. «Per favore! Come se voi maschi non foste i primi a dare importanza al nostro aspetto» soggiunse una. «È ovvio che volete la bella gnocca da portarvi a letto!» C’era una chiara nota di scherno nella sua voce.

    Sergio incrociò le braccia. «Abbiamo un cuore, sai.»

    «Sì… sotto la cintura!» sghignazzò la ragazza, molto orgogliosa della propria battuta.

    Sergio scosse il capo, il labbro carnoso arricciato in una smorfia. «Tu che ne pensi, Angelica? Noi uomini siamo davvero tanto superficiali?»

    «Difficile dirlo così su due piedi… Dipende dai casi» replicò lei, abbassando la gamba e raddrizzandosi per fronteggiare il suo interlocutore. Sorrise ancora, nel tentativo di mostrarsi sicura di sé.

    L’altra ragazza sbuffò. «Scusa, non eri tu che ti lagnavi con Beatrice dell’immaturità dei maschi, ieri mattina a scuola?»

    «Non è che mi lagnavo. Mi è capitato d’incontrarne alcuni che si comportano in modo fastidioso» puntualizzò Angelica, irritata dall’ingerenza della compagna.

    «Fastidioso… quanto?» s’incuriosì Sergio. «Non mi fraintendere, capisco che a volte possiamo essere tremendi…»

    «Non era niente di terribile, giusto un paio di fischi e tre frasette sceme» tagliò corto Angelica. «Alla fine li ho mandati a quel paese e buonanotte al secchio.»

    «Be’, mi spiace se ti hanno fatto una brutta impressione» disse lui. «Sono sicuro che non avevano cattive intenzioni: avranno aperto bocca senza pensare, succede.»

    «Chi sono, amici tuoi?» lo provocò l’altra ragazza in tono irriverente.

    Sergio la ignorò. «Ci sono uomini che stanno più attenti a certe cose, bisogna solo trovarli. Prendiamo i miei compagni di calcio: l’unico fischio che conosce la maggior parte di loro è quello dell’arbitro. Le donne possono stare tranquille.»

    «Davvero?» chiese Angelica, divisa fra scetticismo e propensione a prestar fede a quelle parole.

    Lui annuì. «Puoi vedere qualche nostra partita e te ne accorgerai. Sempre se t’interessa ancora lo sport, dopo che hai smesso con la pallavolo.»

    Ci fu un altro scoppio di risatine. Il cellulare di Angelica vibrò sul tavolo e lei usò il messaggio ricevuto come pretesto per non rispondere a Sergio.

    «Mio papà sta venendo a prendermi, Bea e io dobbiamo andarcene» mentì, prima di alzarsi e afferrare la giacca. Nessuno avrebbe scoperto che il padre voleva semplicemente sapere a che punto fosse la festa. «Ci vediamo a scuola, ciao.»

    Le ragazze ricambiarono il saluto, ma Sergio riuscì solo a borbottare qualcosa, la delusione che tornava a incupire i suoi lineamenti. Seguì Angelica con lo sguardo finché lei non fu uscita dalla sala in compagnia di Beatrice.

    Il locale non era distante dal quartiere dove abitavano le famiglie La Bella e Valentini, perciò bastò che Angelica telefonasse al padre e lui la raggiunse nel giro di un quarto d’ora. Fece poche domande sulla festa, apparentemente concentrato sulla guida, e la figlia buttò lì qualche risposta frettolosa. Quanto a Beatrice, rimase silenziosa per quasi tutto il tempo, seduta sul sedile posteriore a giocherellare con la cintura del vestito.

    «Grazie mille per avermi retto il gioco» bisbigliò Angelica, dopo che il padre si fu fermato sotto casa Valentini. Era scesa anche lei dall’auto, per scambiare un ultima parola con l’amica lontano da orecchie indiscrete. «Spero non ti dispiaccia se ce la siamo filata in quel modo.»

    «No, figurati. È l’una di notte e comincio ad avere sonno» disse Beatrice. «Comunque, domani affronteremo l’argomento con calma.»

    Angelica assentì. «Grazie ancora. Buonanotte, Bea.»

    «’Notte.»

    Una decina di minuti più tardi, Angelica si sdraiò sul suo letto. I ricordi della serata si susseguivano nella sua mente come i fotogrammi di un film, causandole un tuffo al cuore ogniqualvolta coinvolgevano Sergio, e le sensazioni sperimentate sulla pista da ballo erano molto vive in lei. Difficilmente avrebbe dimenticato il contatto con le mani lunghe e magre del ragazzo, il tono basso e accattivante che gli conferiva un’aria sicura di sé, quel profumo rinfrescante di dopobarba. Anche se fumava troppo, lui era davvero un bel tipo…

    Angelica si coprì la faccia con il cuscino e trattenne un verso frustrato. Un tempo aveva creduto nell’amore a prima vista, solo che lo riteneva un evento raro; negli ultimi anni, invece, si era spesso trovata a dubitare che potesse esistere al di fuori dei film romantici tanto cari a Beatrice. Ciò che era accaduto a quella festa raccontava una storia diversa.

    “Be’, dai, non è mica la fine del mondo… In qualche maniera riuscirò a gestire la situazione” concluse fra sé, dopo essersi rigirata cinque volte in varie posizioni. “Magari è soltanto una cotta passeggera.” Si addormentò con quel pensiero fisso, ma non poté impedire ai ricordi di riaffiorare la mattina seguente, simili a un effluvio di profumi che penetra a fondo, oltre la barriera protettiva della pelle. Si alzò dal letto scombussolata.

    In corridoio s’imbatté nella madre, che le disse senza mezzi termini quanto fosse spettinata e in disordine. «Ma che gusto ci provate, voi giovani, a fare le ore piccole?» esclamò, le sopracciglia ad ala di gabbiano inarcate e le pupille che mandavano lampi di disapprovazione. «Il giorno dopo vi reggete a malapena in piedi!»

    Angelica non si prese nemmeno la briga di provare a giustificarsi e si defilò in bagno. Quando si fu resa presentabile, corse a preparare la colazione, che ingurgitò in gran fretta prima di avvisare i genitori che sarebbe andata a studiare da Beatrice. Nessuno dei due si oppose, poiché quel tipo di attività era una costante nella vita della loro figlia: da sempre lei faceva i compiti insieme all’amica del cuore – e il suo rendimento scolastico non ne aveva mai sofferto.

    Dal canto suo, Angelica scalpitava per parlare di Sergio con Beatrice. Giunta a destinazione, suonò il citofono e si dondolò sulla soglia, impaziente. Ciononostante, salutò con genuino calore i signori Valentini, quando la invitarono dentro casa fra un sorriso affabile e l’altro.

    Beatrice la aspettava nella sua camera, in piedi davanti alla scrivania in legno di noce, dove Angelica si affrettò a deporre la borsa. Era tutta intenta a frugare in un cassetto.

    «Non trovo la matita» disse, rivolgendole un cenno distratto. «Dove l’avrò messa?»

    Angelica scosse la testa, gli occhi che si spostavano dal viso dell’amica ai libri di scuola impilati uno sull’altro, alcuni dei quali disposti in diagonale sopra l’imponente dizionario di greco. Lì accanto c’erano due grossi astucci spalancati, colmi di pennarelli ed evidenziatori, mentre su un quaderno aperto erano sparse tre penne senza tappo. «Hai guardato nella tasca più piccola dello zaino, Bea?» domandò. Che il disordine imperante in quella stanza fosse in antitesi con la natura della sua proprietaria non finiva mai di sorprenderla.

    «No, adesso controllo, grazie. Tu mettiti comoda.»

    Angelica liberò una sedia dagli abiti ammucchiati sopra, trasferendoli sul letto sfatto. Intanto che Beatrice cercava la matita scomparsa, aprì il libro delle versioni di greco da tradurre, senza però leggere una sola riga. Quando Beatrice prese posto di fronte a lei, si schiarì la gola ed esordì: «Allora, vuoi che ti racconti di Sergio?»

    «Ovvio. E non tralasciare nessun dettaglio.»

    Senza esitare, Angelica si lanciò nel resoconto dell’incontro casuale col ragazzo. Beatrice ascoltò senza mai interrompere, aggiustandosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso a patata, o emettendo qualche verso indistinto che testimoniava la sua partecipazione emotiva agli eventi. Infine espresse il suo giudizio sulla faccenda.

    «Direi che è stato un colpo di fulmine. Vi siete piaciuti subito… però capisco perché dopo hai voluto svignartela. Ti hanno dato fastidio le allusioni delle ragazze, non è vero?»

    «Be’, in parte, ma non solo. Ero un po’ imbarazzata già da prima» ammise Angelica. «Certo, non è che loro abbiano migliorato la situazione.»

    «Non badarci, sai come sono fatte.»

    «Magari hanno ragione. I maschi pensano al sesso e Sergio non è un’eccezione alla regola.»

    «Oh, andiamo.» Beatrice spinse indietro la sedia e raddrizzò la schiena, quasi si stesse preparando a darsi un tono durante un’interrogazione. «Lo conosci appena, non puoi partire in quarta coi pregiudizi.»

    «È difficile, visto che non ho storie serie alle spalle e i maschi che ho incontrato negli ultimi anni hanno sempre tirato fuori commenti idioti. Mi piacerebbe avere più fiducia, ma non so se posso permettermelo, perché lui…» Angelica si bloccò, incerta su come proseguire. Il suo cuore fece un balzo.

    Beatrice le accarezzò il braccio, la comprensione scritta su ogni lineamento del viso.

    «Mi fissava» mormorò allora Angelica a testa bassa. «In maniera insistente. Mi rendo conto che si è accorto di me, per così dire, però non vorrei che gli interessasse solo il mio aspetto. Io ho notato il suo, non lo nego, ma credo ci sia dell’altro in lui. Non cercherei di stare con qualcuno per puro divertimento o semplice attrazione fisica; l’idea che Sergio abbia quel tipo di intenzioni…» Agitò la mano e la lasciò ricadere sul tavolo.

    «Mi dispiace, non sono in grado di aiutarti in questo.» Beatrice le diede un’altra carezza. «È qualcosa che dovrai scoprire tu, sempre se pensi che valga la pena approfondire la vostra conoscenza. Se non te la senti, nessuno ti obbliga» sottolineò, ferma e gentile al tempo stesso.

    Angelica si stuzzicò un’unghia. «Non sono ancora riuscita a capire quello che voglio: è qui che sta il problema. Da un lato mi auguro che sia una sbandata passeggera, dovuta alle atmosfere della festa; dall’altro sarei contenta di parlargli ancora, per vedere se le mie impressioni su di lui sono giuste e se… se è possibile costruire una relazione, ecco. Magari diventiamo amici, non è detto che siamo compatibili come coppia… ma, per l’appunto, vorrei scoprirlo. Poi ci sono momenti in cui mi convinco che non è il caso di sprecare tempo ed energie in questa cosa, perché potrei rimanere delusa o peggio.»

    «Forse hai bisogno di tempo per riflettere. Sei fortunata, perché in caso potrai cercare Sergio direttamente a scuola. Non perderesti nessuna occasione se, ad esempio, rimandassi la decisione a dopo Pasqua» sostenne Beatrice, senza abbandonare il suo atteggiamento rassicurante.

    «E se lui dovesse incontrare un’altra?» azzardò Angelica, torturandosi le pellicine attorno all’unghia dell’indice.

    «Perdindirindina, allora è una roba seria la tua! Ho avuto ragione a parlare di colpo di fulmine.»

    «Ti ho spiegato come mi sono sentita quando io e lui ci siamo visti in corridoio» protestò Angelica, mentre un leggero calore cominciava a invaderle le guance. Sulla difensiva, tenne le braccia conserte contro il petto. «È successo tutto così all’improvviso, non potevo prevedere… Non sapevo nemmeno se ci saremmo ritrovati in sala.»

    «Credevi che lui fosse un sogno?»

    «Non esageriamo, non sono a quei livelli. È che, per un momento, ho avuto la testa vuota. Neanche mi avesse imbambolata con un incantesimo!»

    Beatrice non poté trattenersi dal ridere, ma strinse la mano di Angelica per esprimerle la sua solidarietà. «Dev’essere stata una reazione istintiva, inevitabile. Non sei certo il tipo che perde il controllo facilmente.» Fece una pausa, prima di porre la domanda che più le premeva: «Secondo te cosa ti è piaciuto in particolare di lui?»

    Il cuore di Angelica sobbalzò di nuovo. Lei chiuse gli occhi e inspirò con forza per calmarsi. Il profumo della stanza, un misto di legno riverniciato, carta stampata e matite appena temperate, le infuse serenità: era l’anima di Beatrice a parlarle tramite quell’odore, poiché quella camera sapeva di lei, delle loro giornate di studio e confidenze, della loro amicizia più che decennale. Eppure un angolo della sua mente era altrove, lontano, alla ricerca di quel fresco sentore di menta assaporato durante il ballo con Sergio… e per questo l’irrequietezza le cresceva dentro con la tenacia di un’erba selvatica. La sensazione di calore al viso aumentò.

    «Non ne ho idea. Lui è stato… carino con me, al di là di qualche sguardo di troppo.» Angelica trasse un respiro profondo e appoggiò entrambi i palmi sul bordo della scrivania. «L’ho trovato subito simpatico, estroverso. Anche intraprendente – il genere di persona che riesce a divertirsi con facilità, a costo di fare qualcosa che di solito non l’attira. Insomma, all’inizio non aveva intenzione di ballare, invece poi mi ha raggiunta in pista. E lì mi sono resa conto che mi piace il suo odore… Quello del suo dopobarba, cioè. Penso che fosse effettivamente dopobarba, perché l’ho sentito quando le nostre facce erano vicine e sembrava venire dalla sua. Se a tutto questo aggiungiamo il suo aspetto, mi pare proprio che non gli manchi nulla. L’unico problema è che fuma: se si togliesse quel vizio, sarebbe molto meglio.»

    «Centro!» Beatrice batté le mani con aria trionfante. «Ne parli come se fosse il tuo tipo ideale! Non c’è più dubbio, ieri sera qualcosa è scattato.»

    «Perciò dovrei correre il rischio?»

    «Per me sì. Magari pensaci ancora un po’ e poi decidi, così sarai sicura del fatto tuo. Come dicevo prima, è chiaro che nessuno ti obbliga ad andare da lui. Il punto è: vuoi conoscerlo, sì o no? È da lì che dovresti partire.»

    Quelle parole continuarono a ronzare nella testa di Angelica per il resto della giornata. Dopo pranzo, mentre lei provava a distrarsi col cellulare, le venne l’idea di collegarsi a Facebook, dato che non degnava il suo profilo della minima attenzione da circa ventiquattr’ore… ma questo non servì a bandire il pensiero di Sergio dalla sua mente. Al contrario: proprio su Facebook le era appena arrivata una notifica con richiesta di amicizia, da parte di lui in persona!
     
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    Ciao Elizabeth Swann :) Sono qui come beta-lettrice, da richiesto.
    Scusa il mega ritardo, ma me ne sono anche dimenticata… :(
    Comunque, adesso sono qui. Non ho voglia di tempestarti di notifiche, quindi ti segnalerò tutto in un unico esteso commento.
    Premetto che tutto quello che dirò, saranno solo opinioni e consigli soggettivi, poiché mi baso solo ed esclusivamente sulla mia esperienza in capo della narratalogia/scrittura creativa.
    Procedo con ordine. <3


    L’Incipit iniziale non è per niente male. Non è una descrizione pallosa, ma non è nemmeno un dialogo o un’azione importante, è una spiegazione fluida e scorrevole del weekend della protagonista in questione. Per un racconto ti dico che andrebbe bene, per un romanzo o novella, iniziare con qualcosa che catturasse di più il lettore.

    “Entrarono nel bagno, dove una boccetta tondeggiante viola chiaro troneggiava sulla mensola sotto lo specchio.”
    Lo so che è una sciochezza, ma viola chiaro? Meglio lilla. Indaco e pervinca si avvicinano abbastanza o: boccetta trasparente tondeggiante viola. Se è di vetro, anche se colorata si vedrà un po’ la trasparenza e il liquido all’interno.

    «Buono, vero?» esclamò.
    Il verbo dopo il punto interrogativo va sempre maiuscolo. L’ho notato per prima qui, ma anche in altre parti del teso c’è questa sbadatezza.

    Beatrice non rispose: si limitò ad assicurarsi che le pieghe della sua gonna fossero in ordine.
    Io userei la virgola e non i due punti di sospensione.

    Le due amiche si soffermarono a contemplare le proprie immagini riflesse. Agli occhi di Angelica formavano un grazioso quadretto: il suo tubino con le spalline incrociate sul davanti, scollato sulla schiena, valorizzava le proporzioni del suo fisico; il vestito più coprente di Beatrice, grazie alla cintura in vita e alla gonna a ruota con le pieghe, minimizzava ogni assenza di curve. Inoltre, i capelli erano in perfetta armonia con tutto il resto, poiché il biondo miele di Angelica donava luce al rosso corallo del suo tubino, mentre la folta chioma castana di Beatrice ravvivava il rosa cipria dell’abito preso in prestito.
    Qui abbiamo un esempio di un buono show don’t tell. Hai descrizioni abbastanza nel dettaglio le due giovani protagoniste. Evidenziando le loro caratteristiche che anche le differenziano fra loro. Va bene. Però mi sento di dirti che lo show don’t tell, allo specchio, è un po’ un cliché che si rivide in molti racconti, romanzi ecc… Se non decidi di pubblicarlo con una C.E. puoi pure tenere questa parte così, se miri alla pubblicazione online o cartacea, be’ ti suggerisco di trovare un altro modo per mostrare i loro aspetti fisici e le loro forme. Anche perché sono descrizioni, a mio avviso, possono risultare un po’ pesanti. Le faccio anche io, lo sai, però da beta-reader ti consiglio di evitarle.

    «Non preoccuparti, mamma, sono già appesi nell’ingresso» la informò Beatrice. «Andiamo?» [/color
    ]All’ingresso, suona meglio.

    [color=blue]Teresa annuì. Senza che nessuno glielo avesse chiesto, aiutò le due amiche a indossare le rispettive giacche, lisciandone il tessuto sulle spalle e tirando su i capelli, affinché non restassero imprigionati nel colletto. Beatrice, abituata a ricevere quel tipo di attenzioni, se ne accorse a malapena. Angelica, al contrario, si sentì un po’ a disagio.

    Questa parte sembra un po’ superflua, io evidenzierei il fatto che la madre aiuta solo Beatrice, mostrando anche un po’ la sua espressione sorpresa alla madre dell’amica e poi spiegando che non è abituata a questi cari e dolci servizi. Ma non è pesante, decidi tu se lasciarla o meno.

    In auto la conversazione fu allegra, vivace.
    Allegra e vivace. Ma sono due aggettivi molto simili, quindi usa solo una dei due. Io scelgo allegra.

    «Non ballare in modo scomposto» aveva detto in tono severo. «Non scambiare sigarette o bicchieri con qualcuno. E cerca di tornare entro l’una, per favore.»
    Questa conversazione risulta un ricordo nella mente della ragazza. Non userei le caporali basse. Più quelle all’inglese “…” e lascerei il testo in corsivo. Ancora meglio la metterei dopo due bei punti di sospensione.

    …ma una parte di lei insisteva a non andare in fondo alla questione, perciò…
    Una piccola svista. Dopo i punti di sospensione se la prima parola è staccata va in maiuscolo: Ma.
    È una piccolezza che hai ripetuto più volte.

    «Ma dai? Non me n’ero accorto» la canzonò lo sconosciuto, ficcandosi nella tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. Il suo largo sorriso scoprì una dentatura bianchissima, del tutto regolare a eccezione dei canini superiori, che erano un po’ lunghi e appuntiti.
    Qui se è solo un vampiro, :XD: altrimenti puoi tralasciare i dettaglia della sua dentatura, puoi scrivere semplicemente che è bianca e perfetta. E se gliel’ha mostrata vuol dire che ha sorriso, quindi un sorriso raggiante o luminoso.

    Non era brava a memorizzare le facce – e in giro, senza.
    Non capisco questo trattino in mezzo… Non lo avrei per nulla inserito, spezza molto la frase e il testo. Nelle mie lezioni di scrittura creativa, Marco Carrara, consiglia caldamente di evitarli.

    né una lieve gobba sul naso, una voglia sulla guancia, lentiggini evidenti o un taglio fuori moda. Eppure la sua attenzione fu calamitata da lui, malgrado la puzza di sigarette che gli impregnava la pelle le facesse arricciare il naso. I suoi occhi indugiarono sui corti capelli scuri, il viso amichevole, la maglia nera che gli aderiva al torace e i bicipiti sviluppati, visibili anche sotto il tessuto.
    La descrizione di Segio, invece, va bene.

    Angelica annuì. Per non cadere in un altro strano silenzio gli presentò le compagne. Sergio fu educato con ciascuna di loro, ma non le coinvolse in nessuna chiacchierata. A prima vista si sarebbe detto che era troppo intento a mangiare, ma Angelica si sentiva il suo sguardo addosso. Non c’era dubbio che l’avesse notata, come lei aveva notato lui… Si morse il labbro. Era meglio provare ad attaccar bottone, per cercare di capire subito le intenzioni di quel ragazzo, o dare il via a una conversazione generale? Alla fine risolse il dilemma condividendo il ricordo del suo primo incontro con la festeggiata, di cui rivelò anche qualche prodezza alle partite di pallavolo, per poi dilungarsi a lodare le scelte musicali della serata. Sergio, invece, allorché un nuovo brano iniziava, batteva il piede contro la sedia o inarcava le sopracciglia. Finito il dolce, aveva lasciato cadere le mani in grembo, dove si agitavano irrequiete. Sia Angelica che Beatrice interpretarono correttamente quei segnali d’insoddisfazione… resi più evidenti che mai da un sonoro sbuffo che seguì l’attacco della Sesta Sinfonia di Ludwig van Beethoven.
    Questa parte qui mi piace, però appare troppo raccontata e per niente mostrata. Ti consiglio di fare pure interagire i personaggi con qualche dialogo o ti sposarti il tuo punto di vista dentro a uno dei personaggi, in modo che possano esprime un loro pensiero introverso. É a tuo vantaggio per caratterizzarli ancora di più. Ma la scelta è tua.

    Le ragazze ricambiarono il saluto, ma Sergio riuscì solo a borbottare qualcosa, la delusione che tornava a incupire i suoi lineamenti. Seguì Angelica con lo sguardo finché lei non fu uscita dalla sala in compagnia di Beatrice.
    Qui potevi benissimi fare dirle quella frase a Sergio, anche sottovoce… almeno sappiamo un po’ di più le sue reali intenzioni con Angelica.

    Ti ho segnato, intanto, quello che mi sembrava rilevante, quello che mi sembra un po' debole e che potrebbe, perciò essere migliorato.
    Adesso ti faccio un riassunto generale ma più dettagliato possibile sui vari aspetti che compongono un testo narrativo.

    Ho visto che non hai ancora trovato un titolo. Permettimi di darti qualche consiglio.
    -Incontro Inaspettato
    -Incontri Del Destino
    -Perfetti Sconosciuti
    -Due Anime unite dal Destino
    -Incontri Occasionali
    -Serata Inaspettata
    -Il Ballo del Primo Amore
    -Il Nostro Primo Amore
    -Vento d'Amore
    -Incontro al Buio

    Sono una decina dovrebbero bastarti. :D

    Trama: è un'opera per adolescenti, quindi per gli youngadult. Inizia con due migliori amiche che vanno a una solita festa e dove incontrano un ragazzo. Tratta di scene di vita quotidiane, di ragazze e ragazzi alle prese con l'adolescenza, la scoperta di loro stessi, dei loro sentimenti, delle loro incertezze, dubbi e delle loro paure. Un racconto letto molte volte. Per me, non è molto originale. Non è che non sia bello, anzi, è molto coinvolgente. La lettura è scorrevole e molto piacevole. Le storie d'amore, in questo caso, i romance, anche fra adolescenti è in realtà è un genere che, credo lo sai, nelle librerie va venduto per la maggiore. Quindi è una storia che si adatterebbe anche a un pubblico giovane e più vasto. L'originalità quindi, sta a te decidere poi come affrontarla. Io ho timore che cadi in un'altra storia banale per adolescenti, dove c'è la protagonista che si innamora di questo ragazzo sbucato dal nulla che sembra avere sempre quell'aria misteriosa... Il racconto mi si è presentato così, quindi lo trovo un po' banale, se avrai voglia di continuarlo o di trasformarlo in qualcosa di più grande come un romanzo breve. Ti consiglio di rifletterci davvero molto su che elementi personali potresti inserire per rendere questa storia con aspetti diversi da tutte le altre storie simili che io ho già letto. Aspetti innovativi che possono toccare per esempio: la caratterizzazione dei personaggi. Con loro puoi giocare tantissimo. li puoi trasformare, puoi attribuirli particolari, difetti, malattie, paure. L'adolescenza è piena di queste tematiche qui. Gli adolescenti vivono nel caos, sono sempre alla disperata ricerca di qualcosa o di qualcuno che li accetta che li ama, cercano approvazione da chiunque. Sono spesso in conflitto con loro stessi e con il mondo intero. Vivono una situazione precaria, diciamo che sono appesi a un filo, che spesso si spezza e loro cadono, sbagliano molto di più degli adulti, perché non sanno, e quindi sbagliano ed è attraverso i loro errori che dopo si rialzano, imparano e crescono. Questo discorso per dirti che il periodo dell'adolescenza dovresti usarlo molto a tuo vantaggio. Comunque il ritmo della trama si presenta bene, è ben delineato, coinciso. Non ho trovato nessuna scena frettolosa, forse solo quella dell'incontro fra Seguo e la compagnia di amiche di Angelica e Beatrice, avrei preferito solo qualche scambio di dialogo e di pensiero introspettivo da parte di qualche personaggio. Per il resto è un buon lavoro. Un buon inizio. Non lo definirei tanto racconto breve, il finale è davvero troppo aperto. Se vuoi tenerlo come racconto ti consiglio di stroncarlo prima, poco dopo che Angelica si addormenta nel suo letto. Ti aggiungo un appunto che mi è venuto in mente all'ultimo momento. Lo scrivo qui perché riguarda lo sviluppo della trama. Per rendere sempre originale il tuo lavoro, dovresti pensare a un tema principale su cui vuoi far roteare la tua storia. Ogni romanzo ne ha uno, e anche ogni racconto lungo ha dei temei generali che vuole mostrare e raccontare attraverso i personaggi. Il mio romanzo è molto simile alla tua opera. I protagonisti sono sempre due adolescenti alle prese con la vita scuola e casa. Il tema del mio romanzo è il rapporto fra genitori e figli. Io mi chiedo quale sia il tuo per la tua storia, per il tuo racconto, perché non si capisce, secondo me dovrebbe essere subito presente fin dal primo capitolo, altrimenti la ostia si perderà e perderà anche di valore. Quindi trova un tema principale: esempio è l'amore? Che amore è? Come si affronta questo amore?

    Sintassi e Grammatica: ti ho segnalato alcune, credo, sbavature non gravi. Non ho trovato errori grammaticali. I verbi sono coniugati bene. La punteggiatura è buona, a parte qualche piccolezza segnalata in precedenza. Le frasi sono strutturate molto bene. I periodi sono per lo più semplici. Va benissimo. Perciò il testo è comprensibile, scorrevole e piacevole da leggere, come già detto nella trama.

    Lessico: è semplice. Va benissimo. Dalle mie lezioni di scrittura creativa è emerso che più si scrive semplice più un libro risulterà scritto bene, pulito, chiaro e limpido come l'acqua cristallina e che per far vedere di saper scrivere non è pario il caso di cadere in un lessico baroccoso e ampolloso. Quindi è scritto bene, hai fatto un buon lavoro.

    Lo stile narrativo perciò è anche in linea con il genere del racconto, è per adolescenti, per giovani fanciulli che non padroneggiano ancora bene un lessico più ricco e che preferiscono di più esprimersi a parolacce... (:

    Descrizioni luoghi: mi sento di dirti che vengono a mancare. Allora, ci ho riflettuto, nel tuo caso non mi sembrano rilevanti o importanti. Quindi potresti benissimo lasciarle tutte, tranne una: secondo me, dovresti ritagliarti uno spaziato per descrivere non tanto il locale in cui si tiene la festa, ma più l'atmosfera. Qui mica un po' lo show don't tell e il percorrere la scena con tutti i cinque sensi. Sono a una festa, bene, la gente balla, che colori vedi? Che profumi senti? C'è del fumo nella pista? C'è troppa musica o riesci a udire anche le voci, le urla gli schiamazzi/risate delle altre persone presenti. Come sono, hanno tutti la loro età? L'unico dettaglio che mi hai dato è quello della musica inserita dal dj. Per il resto, io ti consiglio di approfondire un po' la festa caotica, ma alla fine la decisone spetterà solo a te.

    Descrizioni dei personaggi: I personaggi principali, a livello fisco, sono tutti e tre descritti bene. Nulla da aggiungere. Sono mostrati nel dettaglio. Mi raccomando però, rifletti su ciò che ti ho segnalato sopra sullo show don't tell di Beatrice e Angelica. Secondo me la loro descrizione potresti frammentaria e sparpagliarla nel testo. Per esempio il vestito di Angelica potresti farlo descrivere da Sergio, come anche i suoi tratti fisici caratteristici, capelli, occhi ecc... Lo stesso Angelica con lui.
    Diciamo che è un esempio o meglio per farti capire come rendere il testo meno pesante e bilanciarlo ed equilibrio nelle sue varie parti.

    Adesso veniamo al punto fatidico.

    Caratterizzazione dei personaggi: è solo un capitolo, non posso dare pregiudizi affrettati, ma ti scrivo alcune miei prime impressioni. Beatrice mi è apparsa quella più introversa, chiusa, timida del gruppo. Quella che preferirebbe rimanere nelle sue, quella che forse ha paura di fare il primo passo e spinge perciò l'amica a farlo anche per lei. Angelica mi sembra una ragazza sveglia, intelligente, bella, molto bella se rimorchia ragazzi a ogni festa. Ma è anche appunto matura. Credo usa di più la testa che il cuore, è più Dra e anche ha un tono severo. Non è una che ci casca al primo ragazzo che le passa davanti, anzi penso sia anche meticolosa, attenta al dettaglio e non è una che si basa sui pregiudizi e sulle opinioni altrui. Le ha già le sue idee riguardo ai ragazzi e alla musica. Per essere adolescente, mi sembra piuttosto matura, non è un difetto, non vederla come aspetto negativo, ci sono anche questi tipo di adolescenti qui, soprattutto se a casa i genitori non li considerano e sono quelli che sono cresciuti da soli fin da bambini, insomma si sono arroganti e si sono fatti forza da sola, prendendo cura di loro stessi fin da piccini. Va bene, è triste, ma Beatrice è un personaggio che ha già una marcia in più rispetto alle sue coetanee e rispetto a Beatrice che la vedo più chiuso e sulle sue, insomma è quella migliore amiche tranquilla, buona che sa ascoltare i problemi dell'altra e nella sua pacata gentilezza le da anche i migliori consigli. Però devo dire mi ha fatto un po' pena... Sergio è un po' misterioso, fuma, non lo so se lo fa per moda o perché ha qualche problema dal quale vuole sfuggire. Mi sembra che nasconda qualcosa, l'ho trovato super impacciato, non timido ma impacciato come se non avesse mai avuto a che fare con una ragazza come se fosse la prima volta che ne incontra una nella sua vita. Questo anche l'ho notato che si sentiva in imbarazzo con tutto il gruppo di ragazze. Angelica lo ha colpito, questo è molto chiaro. Secondo me, si è infastidito delle mattutine delle altre ragazze, un po' lo capisco, mica tutti gli uomini sono uguali, e secondo me lui è una bella e interessante eccezione. Mi sembra un ragazzo bravo, ma potrebbe risultare più passionale se si aprisse, dato che nella sua testa ha specificato quanto voleva stringerle il sedere durante il ballo... Tutte le altre coetanee, invece, le ho trovate inesistenti, potresti benissimo toglierle, perché non sono per nulla caratterizzate sia fisicamente che a livello psicologico, quindi mi sorge la domanda: Ti conviene tenerle presenti, solo per qualche scambio di battuta? Sono battute significative quelle che hai scritto, quindi l'opzione migliore sarebbe di concretizzarle di più anche loro. Ti invito a rifletterci su.
    Come già detto fisicamente sono descritti bene.
    Passiamo a livello psicologico (carattere e personalità): non sono ancora caratterizzata bene, perché? È l'inizio di un racconto e non è un racconto autoconclusivo, quindi non hai pensato che sia una fine di solo una serata fra adolescenti. Tu quando sei andata a scriverlo lo hai pensato come un tassello di un opera più estesa, più profonda. Questo tuo approccio ti ha penalizzato se pensi potrebbe essere un racconto senza cliffhanger, invece se hai intenzione di proseguirlo, ci sta che non si conoscano subito bene i personaggi. Non si conoscono bene nemmeno fra di loro, quindi... la strada è ancora lunga e in fase di creazione, almeno spero. :D
    Quindi quello che voglio suggerirti è di concentrarti molto, ma molto, perché in questo capitolo è praticamente nulla, la loro introspezione sia del pensiero, sia quella emotiva. Quella del pensiero è molto importante perché aiuta il lettore, anche se il narratore è in terza persona, di entrare nella testa del personaggio e scoprire cosa pensa di lui o di lei in questo caso. Se pensa, dal pensiero, automaticamente, vengono fuori anche le emozioni e i sentimenti (purtroppo non molto presenti devo dire...) anche queste molto importanti far trasparire si implicitamente, quindi solo l'uso del pensiero, o esplicitamente attraverso l'uso del dialogo o delle espressioni facciali o comportamenti e segnali che manda il corpo, come occhi sbarrati, palpitazioni, cuore che scoppia in gola, sudorazione, vertigini, mordersi le unghie, stringere i pugni, chi ne ha più ne metta, insomma. :D. In sintesi, secondo me, dovresti approfondire questo loro lato introspettivo. Ricordati che le emozioni sono importanti, son un mezzo buono, efficace che permette al lettore di empatizzare con i personaggi e farli propri. È il segreto per far amare una storia, poiché senza personaggi una storia non esisterebbe. Il loro carattere e la loro personalità non è ancora ben definita, quindi per il momento ti consiglio di riflettere su questo che ti ho appena scritto.
    Adesso passiamo a un altro punto, sempre sulla loro caratterizzazione: prima, nella trama, ti ho accennato che potresti rendere la storia più originale, diversa se attribuissi ai personaggi delle malattie, traumi particolari, insicurezze, incertezze, paure da affrontare. Insomma quello che ti consiglio, è: prendi i tuoi personaggi, li traporti fuori dalla storia. Prendi carta e penna e inizia a scrivere di loro. Parti dall'aspetto fisico e man mano che procedi addentrati in loro, devi compiere un viaggio dentro di loro, devi crearli, devi sapere anche che pizza o che gelato li piacciono. Tu di loro devi sapere tutto, come se fossero i tuoi di amici e infine fili tuoi. Ma prenderti del tempo per psicoanalizzarli. Pensaci bene, poniti delle domande, perché sono così? Perché si comportano così? Perché reagiscono così? Cosa vogliono ottenere per essere felici? Che aspirazioni hanno? Cosa li blocca? Ecc. In sintesi tu devi conoscere i tuoi personaggi, prima di scrivere la loro storia.
    Se hai bisogno io ci sono per altri aiuti e consigli. :)

    Dialoghi: i dialoghi ci sono, anche forse fin troppo presenti, specialmente nella parte finale, dove Beatrice e Angelica si incontrano per fare i compiti. Qui, per esempio, avrei lasciato più spazio al pensiero introverso e meno al dialogo, o li avrei bilanciati entrambi. Va bene ascoltare, confidarsi con l'amica del cuore, ma è anche cercare di capire e di mostrare che i personaggi hanno un proprio e personale in belletto e una propria capacità di giudizio. Quelli dell'anca sono consigli, ma l'amica non può manipolare la sua di amica. Un personaggio non può manipolare l'altro... almeno che non sia strettamente voluto...ma non è questo il caso... Nei dialoghi, come già specificato prima, si può far risaltare alcuni tratti comportamentali e del carattere specifici di un personaggio. Beatrice, mi hai dato la prova che è più timida rispetto ad Angelica. Il rossore sulle guance, che si avvicina di più all'amica, che si stinge in sé stessa, distoglie lo sguardo... è un simbolo che potrebbe indicare che è timida forse? Sergio si vede anche lui che è impacciato, quindi l'ahi mostrato bene, ma potresti comunque mostrarlo ancora di più i loro caratteri con il dialogo, nei prossimi capitoli, se vorrai proseguire la storia. Nei dialoghi si possono anche far trasparire le emozioni, come già detto, attraverso sempre i gesti e le espressioni facciali. Su queste deve azzardare molto di più, sono davvero poco accentuati.

    Emozioni: sincera, non mi sono arrivate molto. Ho provato fastidio solo alla conversazione un po' accusatoria delle amiche delle due protagoniste insieme a Sergio. Queste compagnie devo dire, mi hanno suscitato molto antipatia... Qui devi giocare molto di più, ma dipende perché i personaggi non sono ancora bene caratterizzati e perché è l'inizio di una storia, quindi tutto deve ancora plasmarsi bene. Comunque, ti consiglio di ferì risaltare attraverso l'introspezione dei personaggi.

    Spero ti non averti demoralizzata o messa in crisi, ti ho spiegato un po' come ho percepito la tua opera.
    Se hai dubbi, curiosità o vuoi una mano, io sono sempre a tua disposizione.
    Mi scuso se forse sono stata un po' pesante... <3

    Concludo il mio lavoro di beta-reader qui. :)
    Credo di averti detto tutto.

    Alla prossima. :)
     
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    Chiedo di farmi da beta a... Elizabeth Swann
    Tipo di storia: Dunque, la storia che voglio che venga letta è la più lunga che ho scritto. è la storia che voglio pubblicare a una casa editrice. Come avrete letto nel topic di quella storia, è più una versione di prova e che intendo riscriverla da capo per purificarmi dai pessimi consigli che ho ricevuto e per applicare nuove idee che mi sono venute in seguito ma che non avevo aggiunto perché temevo di essere andato troppo avanti per cambiare. E la nuova versione non la pubblicherò online. Gli unici che la leggeranno in anteprima saranno unicamente i miei genitori. Mi piacerebbe al massimo che la leggiate per esprimere opinioni e per darmi qualche possibile consiglio che potrei usare per la nuova versione della storia. Avviso ovviamente che è troppo grande per metterla qui.
     
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    CITAZIONE (l.pallad @ 11/11/2023, 11:34) 
    Chiedo di farmi da beta a... Elizabeth Swann
    Tipo di storia: Dunque, la storia che voglio che venga letta è la più lunga che ho scritto. è la storia che voglio pubblicare a una casa editrice. Come avrete letto nel topic di quella storia, è più una versione di prova e che intendo riscriverla da capo per purificarmi dai pessimi consigli che ho ricevuto e per applicare nuove idee che mi sono venute in seguito ma che non avevo aggiunto perché temevo di essere andato troppo avanti per cambiare. E la nuova versione non la pubblicherò online. Gli unici che la leggeranno in anteprima saranno unicamente i miei genitori. Mi piacerebbe al massimo che la leggiate per esprimere opinioni e per darmi qualche possibile consiglio che potrei usare per la nuova versione della storia. Avviso ovviamente che è troppo grande per metterla qui.

    Ciao!
    Mi offro io come Beta-Reader.
    Sarò disponibile però a partire dal 20 Novembre.
    Se la storia è lunga e non vuoi pubblicarla qui, allora ci accordiamo in privato su come proseguire.
     
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    Non è un problema per me aspettare. Accetto. Come ho detto la versione in preliminare l'ho postata nel forum https://estel.forumcommunity.net/?t=62897017 la nuova versione devo ancora cominciare a scriverla. Mi piacerebbe che leggessi questa versione perché così poi ti posso parlare dei cambiamenti che ho in mente e puoi darmi dei consigli per la possibile nuova futura versione.

    Edited by Elizabeth Swann - 12/11/2023, 13:05
     
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    CITAZIONE (l.pallad @ 11/11/2023, 23:46) 
    Non è un problema per me aspettare. Accetto. Come ho detto la versione in preliminare l'ho postata nel forum https://estel.forumcommunity.net/?t=62897017 la nuova versione devo ancora cominciare a scriverla. Mi piacerebbe che leggessi questa versione perché così poi ti posso parlare dei cambiamenti che ho in mente e puoi darmi dei consigli per la possibile nuova futura versione.

    Va bene. Ti informo già che ci metterò comunque molto tempo. :)

    Edited by Elizabeth Swann - 12/11/2023, 13:06
     
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    CITAZIONE (-Laura- @ 12/11/2023, 10:01) 
    CITAZIONE (l.pallad @ 11/11/2023, 23:46) 
    Non è un problema per me aspettare. Accetto. Come ho detto la versione in preliminare l'ho postata nel forum https://estel.forumcommunity.net/?t=62897017 la nuova versione devo ancora cominciare a scriverla. Mi piacerebbe che leggessi questa versione perché così poi ti posso parlare dei cambiamenti che ho in mente e puoi darmi dei consigli per la possibile nuova futura versione.

    Va bene. Ti informo già che ci metterò comunque molto tempo. :)

    Questo era scontato. Magari potresti commentare ogni capitolo quando finisci di leggerlo. Così so sempre fino a che punto sei arrivata .
     
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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    l.pallad come ti ho già detto in un altro topic una ventina di giorni fa, in questo periodo non sono disponibile per fare da lettrice-beta. Visto che Laura si è offerta al mio posto e che la tua storia è già stata pubblicata in Biblioteca, l’attività si potrà svolgere lì. Auguro buona fortuna a entrambi ;)


    -Laura- finalmente riesco a rispondere con calma al tuo commento :)

    Dunque, riguardo alla trama e ai temi, ho dimenticato di spiegare in precedenza che ho già una “base” da cui partire e vorrei svilupparla per vedere cosa viene fuori, quindi credo che, in questa fase della lavorazione, non mi servano dei consigli in merito. Comunque, ti ringrazio per aver provato a capire/immaginare i risvolti della storia e avermi suggerito quali tematiche affrontare quando sono coinvolti dei personaggi adolescenti ^_^

    Le descrizioni degli ambienti sono il mio tallone d’Achille X) Non sono brava a farle e sto cercando di migliorarmi. Proverò ad approfondire soprattutto quella del locale della festa e a cercare di evocare meglio l’atmosfera spumeggiante che si crea lì.
    Quanto alle descrizioni fisiche dei personaggi, hai ragione a dire che la scena davanti allo specchio è un cliché, ne sono consapevole ^_^ Prima di un’eventuale proposta alle case editrici chiederei sicuramente il giudizio di un editor, perché so che non è l’ideale come scena. Per il momento preferisco lasciarla così com’è, poi in futuro – quando avrò le idee del tutto chiare sull’intera storia, fin nei dettagli – si vedrà. Invece, riguardo agli aspetti che Sergio nota in Angelica, ti posso dire che non è un caso se una descrizione degli occhi o di altri tratti di lei non è collocata in quel momento. È stata una scelta deliberata (si collega alla continuazione della storia), ma capisco che non se ne comprendano le ragioni senza conoscere degli sviluppi che esistono solo nella mia testa X)

    La caratterizzazione psicologica dei personaggi qui è abbozzata, visto che la storia è incompleta e in lavorazione, ma sono contenta che tu abbia inquadrato subito la figura di Beatrice, con la sua indole timida e gentile.
    Angelica è effettivamente una bella ragazza, che in amore non si accontenta (nel senso che non vuole stare con un ragazzo solo per questioni di attrazione fisica), mentre Sergio non si mostra molto in questa fase iniziale. È il personaggio che più di tutti deve apparire come quello “da scoprire”, perciò al primo incontro non si sa ancora cosa gli interessi realmente, cosa cerchi dalle donne, se un’avventura passeggera o una relazione seria. Sarei comunque curiosa di sapere quali sue reazioni, nello specifico, te l’hanno fatto apparire come un ragazzo impacciato (riporta le citazioni dal mio testo, per favore :) così ci capiamo subito).
    Le coetanee di Angelica e Beatrice, al momento, mi sono servite soltanto per rendere un po’ più dinamico e stuzzicante il dialogo fra Sergio e Angelica dopo il ballo. Non so ancora quale ruolo potrebbero avere in futuro, ma ci penserò. Nessun problema se le hai trovate maliziose o antipatiche, non avevo intenzione di farle risultare amabili o gentili :XD:

    I dialoghi mi piace scriverli, quindi potrei averne abusato in alcuni passaggi. Le emozioni mi spiace che tu le abbia percepite così poco, ma non è un grosso problema perché la storia è in evoluzione… Avrò modo di tornare su questa parte iniziale dopo che mi sarò occupata del resto :lol:

    CITAZIONE
    “Entrarono nel bagno, dove una boccetta tondeggiante viola chiaro troneggiava sulla mensola sotto lo specchio.”
    Lo so che è una sciochezza, ma viola chiaro? Meglio lilla. Indaco e pervinca si avvicinano abbastanza o: boccetta trasparente tondeggiante viola. Se è di vetro, anche se colorata si vedrà un po’ la trasparenza e il liquido all’interno.

    Pensi che il viola chiaro sia un colore troppo indefinito/poco caratteristico? Per me non è un problema cambiare, vorrei solo capire meglio perché mi hai dato il suggerimento.

    CITAZIONE
    «Buono, vero?» esclamò.
    Il verbo dopo il punto interrogativo va sempre maiuscolo. L’ho notato per prima qui, ma anche in altre parti del teso c’è questa sbadatezza.

    Non si tratta di un errore, poiché il punto interrogativo è all’interno delle virgolette.

    CITAZIONE
    Beatrice non rispose: si limitò ad assicurarsi che le pieghe della sua gonna fossero in ordine.
    Io userei la virgola e non i due punti di sospensione.

    In che senso “i due punti di sospensione”? Non mi risulta che due punti siano un segno che indica sospensione :=/:
    Comunque sì, in effetti ci può stare tranquillamente la virgola. Non l’ho messa perché ho preferito inserire una pausa un po’ più lunga in questo passaggio del testo… Magari posso mettere il punto e virgola.

    CITAZIONE
    Teresa annuì. Senza che nessuno glielo avesse chiesto, aiutò le due amiche a indossare le rispettive giacche, lisciandone il tessuto sulle spalle e tirando su i capelli, affinché non restassero imprigionati nel colletto. Beatrice, abituata a ricevere quel tipo di attenzioni, se ne accorse a malapena. Angelica, al contrario, si sentì un po’ a disagio.
    Questa parte sembra un po’ superflua, io evidenzierei il fatto che la madre aiuta solo Beatrice, mostrando anche un po’ la sua espressione sorpresa alla madre dell’amica e poi spiegando che non è abituata a questi cari e dolci servizi. Ma non è pesante, decidi tu se lasciarla o meno.

    No, aspetta, io vorrei che la mamma di Beatrice aiutasse entrambe le ragazze, perché è premurosa e per mostrare le reazioni di tutt’e due (Beatrice è abituata alle tenerezze materne, Angelica non tanto perché sua madre ha un carattere rigido).

    CITAZIONE
    In auto la conversazione fu allegra, vivace.
    Allegra e vivace. Ma sono due aggettivi molto simili, quindi usa solo una dei due. Io scelgo allegra.

    Ho usato entrambi gli aggettivi per creare una dittologia. Non so se, quando si ricorre a questa figura retorica, sia obbligatorio l’uso della congiunzione… M’informerò.

    CITAZIONE
    …ma una parte di lei insisteva a non andare in fondo alla questione, perciò…
    Una piccola svista. Dopo i punti di sospensione se la prima parola è staccata va in maiuscolo: Ma.
    È una piccolezza che hai ripetuto più volte.

    Non è una svista. Dopo i tre puntini sospensivi si può usare la lettera maiuscola o la lettera minuscola, a seconda dei casi. Se la proposizione collocata dopo i tre puntini non dà inizio a un nuovo periodo, ma è parte dello stesso periodo della proposizione precedente, allora si utilizza la lettera minuscola.

    CITAZIONE
    «Ma dai? Non me n’ero accorto» la canzonò lo sconosciuto, ficcandosi nella tasca dei jeans un pacchetto di sigarette. Il suo largo sorriso scoprì una dentatura bianchissima, del tutto regolare a eccezione dei canini superiori, che erano un po’ lunghi e appuntiti.
    Qui se è solo un vampiro, :XD: altrimenti puoi tralasciare i dettaglia della sua dentatura, puoi scrivere semplicemente che è bianca e perfetta. E se gliel’ha mostrata vuol dire che ha sorriso, quindi un sorriso raggiante o luminoso.

    Ah ah, no, non è un vampiro :XD: Volevo solo dargli un tratto caratteristico che non fosse troppo appariscente, né troppo raro per un ragazzo (non è impossibile che tra i denti dei maschi e quelli delle femmine ci siano differenze nelle dimensioni). Il genere di cosa, insomma, che non si coglie al primo sguardo perché non salta immediatamente all’occhio, però si nota in certe condizioni (se Sergio sorride apertamente). Magari posso eliminare il secondo aggettivo perché troppo “vampiresco”! :lol:

    CITAZIONE
    Non era brava a memorizzare le facce – e in giro, senza.
    Non capisco questo trattino in mezzo… Non lo avrei per nulla inserito, spezza molto la frase e il testo. Nelle mie lezioni di scrittura creativa, Marco Carrara, consiglia caldamente di evitarli.

    Quest’uso del trattino è un’abitudine che ho assorbito dall’autrice di “Harry Potter”. Me ne servo proprio per spezzare le frasi (e perciò dare enfasi a quella che segue il trattino). Forse in questo caso specifico potevo evitare. Terrò a mente quello che mi hai detto.

    Su altre cose che mi hai suggerito/segnalato non ho osservazioni o domande da fare. Le proposte per i titoli, invece, me le appunto, così posso rifletterci su :) Grazie!

    Edited by Elizabeth Swann - 12/11/2023, 13:17
     
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    Elizabeth Swann Io direi che il viola chiaro esiste, solo che io lo chiamo direttamente lilla.
     
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