Riscoprendo se stessi

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    Titolo: Riscoprendo se stessi
    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Urban Fantasy/Romance

    Sinossi: Arianna Mancini è una biologa ambientalista con l'hobby per l'occulto. Un giorno riceverà un pacco misterioso dove trova un artiglio che non riuscirà ad associare a nessun animale che conosce. Verrà poi ingaggiata da due vecchie misteriose per una spedizione sotto terra. Spedizione per il quale coinvolgerà il suo amico fotografo David Amato. E, quando incontreranno la dragonessa Aitrìa, la loro vita non sarà più la stessa.

    -



    Dunque, questa è la storia che intendo pubblicare con una casa editrice, "Riscoprendo se stessi." Il titolo me l'ha suggerito un'amica. Comunque ci ho messo 6 anni a scriverla, e ne sono passati altri da allora. Ho deciso di mettere questo topic come indice, così tutti potranno orientarsi più facilmente. Ogni capitolo avrà la sua cover. Nei capitolo 18 e 37 ci ho messo una scena alternativa perché ero indeciso se inserire una cosa o no. Quando ho scritto non sapevo dell'esistenza di quella cosa, poi l'ho scoperta e mi è piaciuta così tanto che ho pensato di metterla. Ma nel dubbio non ho cancellato la versione vecchia. Ovviamente ero più inesperto quando ho scritto questa storia, e non avevo ancora le carte fabula.
    Oltretutto ho seguito anche dei pessimi consigli per scriverla. Infatti questa è solo una prova. Intendo riscriverla da capo, sia per riappropriarmi del mio stile sia per aggiungere nuove idee che mi sono venute in seguito ma che non avevo messo perché temevo di essere andato troppo avanti per cambiare.
    Ovviamente metterò alla prova me stesso per decidere se sono pronto a tornare a questa storia. C'è un contest di Halloween su Wattpad in cui si deve scrivere una storia horror di massimo 3000 parole, ed io intendo parteciparvi. Valuteranno queste cose in quel contest:

    - Grafica

    - Grammatica

    - Originalità

    - Livello di paura

    Se riuscirò a raggiungere un livello di paura abbastanza alto, indipendentemente dal fatto che vinca o perda, allora mi ridedicherò di nuovo a questa storia, altrimenti rimanderò. Ho scelto proprio quel contest per verificare se sono pronto o no proprio perché ho intenzione di aggiungere un po' di horror alla nuova versione che scriverò di questa storia (e questa nuova versione non la pubblicherò online, la terrò privata e proverò direttamente a mandarla a una casa editrice quando sarà pronta).

    Beh, ho detto abbastanza. Dunque, ogni capitolo avrà la sua cover personale, disegnata sempre da me, ed anche la storia generica ha la sua cover, che ho sempre fatto io. Ecco qua.

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    E questo è un fan trailer che una di Wattpad ha fatto per me.




    Indice

    Dal prologo al capitolo 4

    Capitoli 5 e 6

    Dal capitolo 7 al 10

    Dal capitolo 11 al 13

    Dal capitolo 14 al 16

    Dal capitolo 17 al 19

    Dal capitolo 20 al 22

    dal capitolo 23 al 26

    Dal capitolo 27 al 29

    Capitoli 30 e 31

    Dal capitolo 32 al 34

    Capitoli 35 e 36

    Capitoli 37, 38 ed Epilogo

    Edited by l.pallad - 30/4/2024, 22:41
     
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    Prologo


    L'oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    Un individuo si aggirava furtivamente, protetto dal favore delle tenebre. Visto più da vicino si poteva vedere che era avvolto da un mantello nero che ricopriva tutto il suo corpo fino ai piedi, con tanto di cappuccio che gli nascondeva il volto, e un paio di guanti del medesimo colore. Con la mano destra reggeva un bastone di bambù.
    L'individuo incappucciato, si aggirava, guardandosi intorno, in una città in cui tutto era gigantesco, come se fosse stato costruito per qualcosa di molto più grande di lui. Era già stato lì altre volte, senza farsi scoprire dai suoi abitanti, e aveva memorizzato alla perfezione l'esterno del posto, e gli orari e spostamenti delle pattuglie. E, prima che tornassero, doveva agire rapidamente, come aveva pianificato. Si diresse verso uno degli edifici vicino ad una cascata, poggiò il bastone a terra e rimase immobile ad attendere. Improvvisamente nella sua testa arrivarono delle immagini di una stanza piena di tesori, con un corridoio di pietra collegato alla cascata e vide anche qualcos'altro, ma interruppe subito l'azione per paura di essere localizzato. Avendo avuto conferma di quello che cercava, si avvicinò al muro, divenendo trasparente come un fantasma, passandoci attraverso. Una volta fatto iniziò ad ansimare, come se avesse corso con tutto il fiato che aveva in corpo, e dovette fermarsi a riposare, per lo sforzo compiuto.
    Scese poi per delle scale enormi, che portavano nelle viscere della terra, entrò in una stanza, piena di ricchezze e tesori, che lui ignorò completamente, e si avventurò sempre più all'interno di essa. Trovò al centro di quella stanza due creature gigantesche addormentate, come aveva intravisto di sopra. Una delle due, teneva tra le zampe un uovo, grande quanto quello di uno struzzo. L'individuo incappucciato, si avvicinò minacciosamente alla madre dell'uovo e, tendendo la mano verso di esso, cominciò a bisbigliare a bassa voce delle parole. L'uovo si sollevò in aria, si diresse verso di lui, facendosi afferrare. Fatto questo cominciò a correre verso il corridoio di pietra della stanza. Quando fu vicino ad esso, sentì alle sue spalle un forte ruggito e, voltandosi, vide la madre dell'uovo, che si era svegliata, e lo guardava con terrore ed odio, gettandosi furiosamente verso di lui. Quest'ultimo riuscì a schivarla infilandosi nel tunnel di pietra, mentre lei tentava vanamente di prenderlo con la zampa.
    Lui continuò a correre senza fermarsi, udiva il ruggito della madre, mentre altri ruggiti davano l'allarme. Capendo che aveva pochi secondi per agire, si sbrigò a raggiungere l'altro lato del corridoio, arrivando alla cascata. Guardò in basso. Il vuoto era dell'altezza giusta che gli serviva. Saltò in tempo, le altre creature lo stavano circondando in volo per catturarlo. Mentre precipitava, l'individuo lasciò l'uovo, afferrò il bastone con entrambe le mani, un lampo di luce abbagliante accecò momentaneamente le creature, facendole sbattere addosso alla parete di roccia. Approfittando di quei pochi istanti, sostituì l'uovo che aveva rubato con uno fasullo che aveva in una sacca magica nascosta sotto il mantello, lasciandolo schiantare, mentre lui, con un altro incantesimo, si fermò un istante prima di toccare terra.
    Qualcosa si ruppe all'interno della madre quando arrivò e vide l'accaduto, facendosi ingannare dalle apparenze, e si avventò contro l'individuo incappucciato, sparandogli contro una gigantesca fiammata. Quest'ultimo si protesse con una barriera e, nascosto alla vista dalle fiamme, aprì un corridoio di energia, scappando in esso, facendo sparire la barriera, mentre passava. Quando il fuoco finì, tutti si radunarono alla vista dell'uovo distrutto, chiedendosi come fosse stato possibile che avvenisse una tragedia simile.
    La madre invece, guardando quello che credeva il suo uovo infranto a terra, aveva il cuore a pezzi e pativa tutto il dolore che qualcuno può provare per la perdita di un figlio. Il suo compagno la avvolse amorevolmente tra le sue ali, altrettanto addolorato, cercando invano di consolarla. Ma lei, abbandonandosi al suo abbraccio, e con le lacrime che le scendevano a fiumi sul muso, lanciò al cielo un immenso ruggito dando sfogo a tutto il suo dolore.

    Capitolo 1



    Una casetta isolata a due piani nei pressi di Nemi, davanti un giardino ben curato con fiori e piante di ogni tipo ed una vite americana che copriva interamente la facciata. Le foglie incorniciavano le finestre del primo e del secondo piano, ed un orto rigoglioso pieno di fantasia e di colori si estendeva sul retro.
    Ingrid, una vecchia con gli occhi verdi, un volto furbo, con addosso un grembiule da cucina, stava guardando la torta che aveva preparato, e la considerò un disastro su tutta la linea, era molle, deforme e con un fastidioso odore di bruciato. Era così avvilente per lei aver fallito nel preparare la torta di compleanno di sua sorella. Non riuscendo a farcela con mezzi normali, chiuse le porte e la finestra della stanza.

    «Greta, sei in salotto?» La chiamò dopo aver fatto.

    «Dove vuoi che sia!» Rispose lei.

    «Che stai facendo?»

    «Sto cercando di seguire "C'era una volta" ma se continui a farmi domande mi sarà molto difficile capirci qualcosa».

    «È cominciata da molto la puntata?»

    «No, da solo 10 minuti».

    «Bene, bene. Ti lascio in pace, allora, buona visione».

    «Meno male». Pensò Ingrid.

    Dopodiché prese dalla tasca del grembiule una bacchetta trasparente di colore marrone. Sollevandola in alto, con solennità, fece alcuni ampi movimenti intorno alla torta. Una nuvoletta di polvere marrone la circondò, l'avvolse per un istante e subito dopo si dissolse senza lasciare traccia e, al posto di quella massa informe che un attimo prima era sul tavolo, ora c'era una torta profumata di cannella e zucchero a velo. Era praticamente una torta al cioccolato con una casa e un arcobaleno di glassa sopra. Orgogliosa del suo operato, Ingrid, sorreggendo la torta con entrambe le mani, spalancò la porta della cucina, entrò nel salotto e la mostrò raggiante a Greta, una vecchia leggermente grassottella con un volto amorevole.

    «Guarda che bella! L'ho fatta con me mie manine!»

    «E con la tua bacchettina».

    «Ma no, che dici?»

    «Elementare Watson. Il disegno con la glassa, è troppo perfetto. Magari se avesse avuto qualche linea più storta non me ne sarei accorta».

    «Volevo farti una bella sorpresa».

    «E me l'hai fatta. Mi piace! Solo che avevamo promesso di non usare la magia in casa. Se qualcuno se ne accorgesse dovremmo subito andarcene da qui, alla svelta».

    «Ti prometto che non lo farò più».

    «Ma era tanto brutta la torta che avevi fatto seguendo la ricetta?»

    «Mostruosa!»

    Scoppiarono entrambe in una fragorosa risata e Greta abbracciò Ingrid con affetto, per tranquillizzarla e ringraziarla per il dolce pensiero che aveva avuto nei suoi confronti. Erano due vecchiette amorevoli, seppur un po' stravaganti.

    «Ci mettiamo le candeline, Greta?»

    «No, quando le candeline costano più della torta è meglio evitare».

    «Ma sono 250 anni!»

    «Appunto! Potrebbe andare a fuoco la casa con tutte quelle candeline, non trovi?»

    «Secondo te Arianna verrà all'appuntamento?». Domandò Ingrid con apprensione, cambiando improvvisamente discorso.

    «Certo che verrà, lo sai com'è fatta».

    «Speriamo!»

    La settimana precedente Greta si era recata alla posta con un misterioso pacchetto, indirizzato alla dottoressa Mancini Arianna. Lo aveva spedito con posta celere e poi era tornata a casa.

    «Noi l'aspettiamo lì?»

    «Certo!»

    «Così come siamo, nel nostro vero aspetto?»

    «Ma sì certo. Due vecchiette passano facilmente inosservate».

    Per evitare di dare ulteriormente nell'occhio le due decisero di andare nel luogo dell'appuntamento senza usare la magia, e quindi decisero di chiamare un taxi. Quello che dovevano fare era molto importante ed Arianna era proprio ciò che serviva per riuscire nel loro intento.

    Capitolo 2


    Arianna era una ragazza di 27 anni, alta, capelli color rame, occhi verdi e snella. Stava dormendo profondamente nel suo letto con la sua gatta nera, Morgana, ai suoi piedi. Improvvisamente vennero entrambe svegliate dal suono improvviso del citofono. Prese gli occhiali dal comodino e, guardando la sveglia, vide che erano appena le 9 di mattina.

    «Ma chi sarà mai a quest'ora?» Domandò alla sua gatta, che ovviamente non poté risponderle.

    Dato che, chiunque fosse, non la smetteva di suonare, la ragazza si diresse verso la finestra e, spalancando le imposte, dando un'occhiata cancelletto d'ingresso vide che era il postino. Aveva in mano un pacco e sembrava impaziente di consegnarglielo.

    «Buon giorno, dottoressa, l'ho disturbata?»

    «No, stavo solo dormendo!» Rispose Arianna sarcastica

    «Mi scusi, l'ho svegliata. Sono mortificato!»

    «Non fa niente, cosa c'è?»

    «Ho un pacco per lei». Disse tirandolo fuori.

    «Bene, le apro subito il cancello, lo lasci pure nel giardino!»

    «No, dottoressa, non posso! È un pacco di posta celere, assicurato, deve firmare lei per ritirarlo».

    «Ok, mi arrendo! Mi dia due minuti per ritrovare i miei pezzi sparsi per la casa, mi ricompongo e scendo giù».

    Dopo poco più di due minuti Arianna era al cancello, non ancora aggiustata del tutto ma perfettamente sveglia. Firmò la ricevuta che il postino le porse e ritirò il pacco dalle mani.
    Esso veniva dall'Ufficio postale di Nemi, era ben confezionato e il suo indirizzo era stato scritto nientedimeno che in caratteri gotici e con inchiostro di china. Lo agitò un pochino portandolo vicino all'orecchio, per cercare di capire cosa contenesse.
    Dopodiché lesse il nome del mittente: Greta. Questo la confuse un po'. Non conosceva nessuno che si chiamasse così.

    *



    Nel cortile dell'università pubblica, Greta ed Ingrid attendevano l'arrivo di Arianna.

    «Speriamo che basti, a scatenare la sua curiosità».

    «Vedrai che andrà bene. Cerca di essere ottimista. Ed aspettiamo».

    Non dovettero aspettare troppo prima che finalmente si facesse viva. Quest'ultima era rimasta sorpresa dal contenuto del pacco e, dopo aver fatto qualche ricerca, si era recata subito nel luogo dell'appuntamento per ricevere delle risposte.
    Una volta avvicinatasi a loro, la dottoressa tirò fuori da dentro la giacca quello che aveva trovato nel pacco, ovvero un oggetto lungo e ricurvo, appuntito, piuttosto grande. Si trattava di una zanna color avorio, che sembrava appartenere ad un misterioso animale enorme, di cui però non riusciva a comprendere l'origine.

    «Siete state quindi voi a mandarmi questa?» Chiese mostrandola a loro.

    «Sì. Lei è Greta ed io sono Ingrid».

    «Bene. Piacere di conoscervi». Rispose mostrando loro un'espressione di chi chiedeva spiegazioni. «Potreste dirmi cosa sarebbe? Ho fatto qualche ricerca, e non ho trovato nessun animale vivo o estinto a cui appartenga».

    «Beh, mia cara, in realtà neanche noi sappiamo di cosa si tratta a dire il vero». Rispose la vecchia grassottella. «Pensavamo potesse aiutarci, non è lei un'ottima biologa? Semplicemente stavamo facendo una passeggiata al lago Turano, quando all'improvviso abbiamo trovato una enorme dolina carsica nel bosco vicino al lago. Ci siamo avvicinate, ed abbiamo trovato il dente dentro la buca».

    «Davvero? C'è una nuova dolina carsica? Come mai allora non ne hanno ancora parlato al telegiornale?» Chiese Arianna confusa.

    «È semplice. Non lo abbiamo ancora detto a nessuno, e vorremmo che tu facessi la stessa cosa».

    «Che cosa? Ma perché non l'avete fatto? Lo capite che una cosa del genere non andrebbe nascosta?»

    Il suo entusiasmo con certe cose si mischiò allo stupore.

    «Vedi, noi siamo vecchie, ma non abbiamo mai fatto niente degno di nota. Trovando questa zanna, abbiamo pensato che potrebbe essere l'occasione per fare qualcosa di utile. Per cui abbiamo pensato di ingaggiare una squadra per investigare laggiù prima che lo faccia qualcun altro».

    «Ah, capisco». Disse Arianna «Pensate che il resto dello scheletro, a cui appartiene il dente, possa trovarsi lì dentro. Forse potrebbero essercene altri».

    «Certo. Hai visto Ingrid? La bambina è davvero molto intelligente. Infatti abbiamo guardato dentro ed abbiamo trovato una vera caverna sotterranea. Potrebbe esserci qualcosa di davvero grosso laggiù. Quindi abbiamo già preparato una squadra per una spedizione. Ci manca solo lei e siamo a posto. Abbiamo fatto una selezione accurata e pensiamo che lei possa essere la persona giusta per questa cosa. Una volta accettato possiamo partire anche subito se vuole». Spiegò Greta.

    «Allora che ne dice?» Chiese allegramente Ingrid «Ci sta?»

    Le due rimasero ad attendere la risposta di Arianna, convinte che avrebbe detto di sì. Conoscevano benissimo la sua passione per l'ignoto ed i misteri. Era impossibile che si tirasse indietro. Quando diede finalmente la sua risposta, non fu quella che si aspettavano.

    «Avete già scelto tutti per questa spedizione?»

    Le due vecchiette rimasero sorprese da quella domanda.

    «Sì. Perché?»

    «Beh, perché c'è qualcosa di cui dovremmo parlare prima. Io parteciperei volentieri, ma vorrei mettere in chiaro che lo farò ad una condizione».

    «Quale condizione?» Chiesero le due vecchiette contemporaneamente.

    E così cominciò la trattativa di Arianna per ottenere quello che voleva.[/SPOILER]

    Capitolo 3


    Un ragazzo di 26 anni, un fisico nella media, gli occhi scuri e i capelli neri e arruffati, si stava lavando i denti e, nel suo sguardo si poteva vedere la morte nel cuore, a causa di una brutta serata.

    Era successo con la sua ragazza, Rosalba, e non era stato piacevole il tremendo equivoco che era avvenuto tra di loro.

    *



    Erano insieme al ristorante, e lei era andata al bagno per rifarsi il trucco, poi però un'altra ragazza lo aveva avvicinato chiedendogli aiuto per rimettersi la lente a contatto nell'occhio destro. Lui gentilmente, aveva accettato, e si era chinato per aiutarla, con i loro volti abbastanza vicini. In quel momento rientrò Rosalba che, vedendo lui di schiena verso quella ragazza, credette che si stessero baciando e si arrabbiò.

    «VIGLIACCO! VOI UOMINI SIETE TUTTI UGUALI! E IO, STUPIDA CHE SONO, ANCORA UNA VOLTA MI SONO FIDATA! NON FARTI PIÙ VEDERE NÉ SENTIRE!» e si girò per andarsene.

    David tentò di seguirla, cercando disperatamente di spiegarle come stavano le cose, ma lei non volle ascoltarlo.

    «ALMENO, TACI!» Gli aveva gridato «AMMETTILO CHE SEI UN INFAME, TI HO VISTO COI MIEI OCCHI E ANCORA INSISTI CERCANDO DI SCUSARE IL TUO COMPORTAMENTO!»

    La vide poi prendere il taxi ed andarsene. Non potendo parlarle di persona, provò a chiamarla col cellulare, vedendo con suo grande dolore, che lo aveva già bloccato, rendendogli impossibile chiamarla per spiegarle tutto.
    Quell'evento gli spezzò il cuore. Era tutta colpa del suo ex ragazzo. In passato quest'ultimo l'aveva tradita con la sua migliore amica e, a causa di questo, era diventata diffidente nei confronti degli uomini e, quando si erano conosciuti, aveva faticato a convincerla a dargli una possibilità. Dopo essere usciti insieme per settimane, sembrava che tutto stesse andando bene, e che lei si stesse di nuovo aprendo, ma adesso era tutto rovinato.

    *



    Ancora turbato da quell'evento, si mise sotto la doccia e vi restò un bel po', cercando di riordinare i suoi pensieri, prima di prepararsi per uscire. Non voleva fare tardi, aveva un appuntamento di lavoro con Arianna e non voleva assolutamente farla aspettare più del dovuto.

    «Non si sa mai cosa si può trovare per strada». Diceva sempre: «È meglio andare per tempo quando si va agli appuntamenti».

    Lei, lo aveva colto di sorpresa con la sua chiamata improvvisa.

    «Mi raccomando, fai presto, è una cosa importantissima».

    «Dammi almeno un indizio!» Aveva replicato lui «Di che si tratta?»

    «Di qualcosa di speciale, è meglio non parlarne al telefono. Vieni al "Magic coffee" il prima possibile!» Aveva tagliato corto lei, interrompendo la conversazione, senza dargli la possibilità di ulteriori domande e spiegazioni.

    Di cosa poteva mai trattarsi? Conoscendola bene, doveva trattarsi di qualcosa di interessante, visto il tono di eccitazione velato di mistero con cui gli aveva parlato.
    Arianna si era laureata qualche anno prima in biologia, con una tesi dal titolo Rapporto degli animali in pericolo di estinzione con l'ambiente. Ormai si conoscevano da due anni. Era stato Massimo, un loro comune amico, a presentarli.

    *



    «Sai, David». Gli aveva detto un giorno «Ti voglio presentare una mia amica, una ragazza che ho conosciuto all'università mentre studiavo per l'esame di Etruscologia. Ricordo ancora quel giorno. Mi stavo preparando da due settimane, avevo in testa una confusione enorme e una paura tremenda. Ero così insicuro che, se non fosse stato per lei, per le sue parole di incoraggiamento e per il suo appoggio morale, avrei probabilmente rinunciato».

    Gli raccontò i dettagli del suo incontro casuale in biblioteca e di come, grazie a lei, aveva evitato un brutto voto mentre quest'ultima, aveva preso il massimo dei voti in chimica organica.

    «Mah». Borbottò David alla fine del racconto «Da come ne parli sembra una di quelle nevrotiche che pensano troppo allo studio. Non sembra proprio il mio tipo. Perché vuoi che ci incontriamo?»

    «Perché Arianna mi ha detto che sta effettuando delle ricerche ambientalistiche in una foresta ai tropici e mi ha chiesto se conoscessi qualcuno, fidato e particolarmente esperto, che potesse fotografare la fauna e la flora locale e io ho subito pensato a te. Tutto qui. Per rompere il ghiaccio ho fissato un incontro, domani sera alle 21 alla pizzeria "Il gatto rosso". Vieni e potrai conoscerla». Aveva concluso Massimo con un sorriso enigmatico sotto i baffi.

    *



    La sera successiva si era presentato in pizzeria, per incontrare la possibile nuova amica.
    Massimo aveva prenotato un tavolo all'aperto, al fresco, quando David fece il suo ingresso nel giardino della pizzeria trovò solo lui ad aspettarlo.

    «E Arianna dov'è?» Gli domandò subito.

    «È già arrivata». Gli rispose l'amico «È andata un attimo in bagno. Sai come sono le donne, ha detto che tornava subito».

    David allora si sedette ad aspettare e non staccò un momento gli occhi dall'ingresso della toilette. Ogni volta che usciva una ragazza da lì, chiedeva sempre se fosse lei Arianna ricevendo sempre risposte negative.
    Quando finalmente uscì dal bagno, e camminò sedendosi verso di loro, Massimo fece le presentazioni.

    «David ti presento la mia amica Arianna. Arianna ti presento il mio amico David». Disse subito lui.

    Arianna lo accolse con un sorriso ampio e sincero. Dal suo sguardo si poteva intravedere intelligenza, determinazione e intraprendenza. Quella fu decisamente un'ottima prima impressione.

    *



    Arianna e David riuscirono ad andare molto d'accordo fin da subito, anche se ci volle tempo prima che imparassero a conoscersi meglio e che tra loro due nascesse della vera amicizia. E fu durante una delle loro serate che lui cominciò a raccontarle tutto di lui, di come inizialmente desiderasse essere un pittore perché affascinato dalle belle immagini e desiderasse immortalarle ma, non avendo un talento particolare nel disegno, fosse diventato un fotografo, e quindi avesse studiato duramente per riuscire a realizzare il suo obiettivo, scoprendo passione e talento in questo. Il meglio era che quel lavoro era perfetto per aiutare Arianna, dato che lei era proprio un'ambientalista coi fiocchi, determinata a migliorare i problemi dell'inquinamento nel mondo, e lui poteva aiutarla a documentare quello che faceva.
    Era davvero divertente lavorare con lei, imparava tante cose nuove sugli animali, come se stesse vivendo un documentario in prima persona. Alla fine iniziò a parlarle anche delle sue relazioni passate, Rosalba non era il suo unico fallimento amoroso.

    *



    Scrollando la testa per togliersi dalla mente tutti quei pensieri, David finì di fare la doccia, si pettinò ed asciugò i capelli, si vestì per uscire e poi si sedette al tavolo, cominciando a mangiare la colazione, che aveva saltato quella mattina, troppo preso dal piangersi addosso. Non trovando sollievo nel cibo, provò allora ad accendere la televisione.

    «Trovata morta un'altra donna a cui è stata estirpata la faccia. Si pensa ad un'altra vittima del ladro di volti». Disse l'uomo del telegiornale.

    Disgustato da quella notizia, che di certo non gli rallegrava l'umore, la spense subito. Senza volerlo aveva ripensato alle sue delusioni amorose, e sentire di persone uccise da un serial killer di certo non rallegrava il suo buon'umore. Purtroppo la società e le relazioni al giorno d'oggi erano piene di tradimenti, infedeltà, sfiducia e meschinità. E lui ne era sempre stato vittima, nonostante non fosse un donnaiolo o un infedele.
    Ma, a causa dei ragazzi che invece lo erano, alcune ragazze non si fidavano di lui.
    D'altra parte anche il genere femminile aveva le sue colpe. A volte erano proprio le ragazze a non essere quello che sembravano e ad avere qualcosa che non andava. Anche quelle che non lo avevano accusato di infedeltà non lo ritenevano "giusto" o non volevano affatto impegni seri. E quello che era successo tanto tempo fa con suo fratello, nonostante evitasse di parlarne, non migliorava le cose.
    Mentre consumava il suo pasto, soffrendo per i pensieri tristi che gli attanagliavano la testa, il fotografo rifletté sul da farsi.
    Aveva passato tutta la mattinata a piangersi addosso, ma la chiamata di Arianna lo aveva scosso dal suo torpore. Qualunque cosa gli fosse successa, la sua amica non l'avrebbe mai chiamato così presto, senza preavviso, se non fosse stata una questione importante, e quindi non voleva deluderla. In fondo non gli costava nulla incontrarla per un caffè. Oltretutto forse un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.
    Lavò il piatto e la tazza, poi uscì di casa raggiungendo la macchina. Mentre viaggiava si godette il verde paesaggio di Castel Gandolfo, era bello vedere che nonostante l'inquinamento ci fosse ancora della natura incontaminata.
    Sì, tutto sommato, nonostante quello che gli era successo, quella poteva ancora essere una bella giornata.

    Capitolo 4


    Quando David arrivò al Magic Coffee vide che Arianna era già lì ad aspettarlo. Il ragazzo la raggiunse e si sedette al suo tavolo.

    «Beh, eccomi qui. Che cosa c'è?»

    «David, non crederai mai cosa mi è arrivato. Potrebbe essere una scoperta enorme. Ma dimmi, che è successo con Rosalba?»

    Il suo silenzio e lo sguardo cupo le dissero tutto.

    «Non è andata bene nemmeno questa volta vero?» gli disse.

    «Già. Nemmeno questa volta».

    «Cos'è successo di preciso?»

    Il fotografo dovette sforzarsi parecchio per raccontarle tutto, dato che il ricordo della sua recente rottura era ancora doloroso.
    Quando ebbe finito, sul volto della ragazza si formò un'espressione compassionevole.

    «Mi dispiace tanto. Anche se non possiamo proprio biasimarla per non averti creduto dopo quello che ha passato», rispose gentilmente Arianna cercando di consolarlo. «Vorrei tanto che questo fosse successo in un altro momento, ma è accaduto qualcosa di importante. Voglio veramente che tu sia con me».

    Il ragazzo chiese curioso:

    «Beh, che c'è allora? Che è successo?»

    Arianna si sistemò gli occhiali e gli fece cenno di avvicinarsi. Il fotografo lo fece, e lei aprì la scatola che le avevano mandato mostrandogli la zanna.

    «Che cos'è?» Chiese a bassa voce non capendo a prima vista cosa fosse l'oggetto.

    «Guarda bene e capirai». Fu la risposta.

    Lui obbedì. Prendendolo in mano capì di che cosa si trattava.

    «A quale animale appartiene questa zanna?»

    «È questo il punto, non lo so. Vedi, me l'hanno inviata per posta. Io sono andata al luogo dell'appuntamento, e lì ho incontrato due signore anziane, Greta ed Ingrid. E loro mi hanno spiegato tutto. A quanto pare si è formata una dolina carsica da qualche parte. E dentro di essa sembra che ci sia una caverna sotterranea dove hanno trovato questa zanna. Capisci comunque il punto? Potrebbe appartenere ad una qualche specie animale sconosciuta. Se noi riusciamo a scoprire a quale animale appartiene...» Gli bisbigliò lei prima di essere interrotta.

    «Noi?»

    «Sì. Greta ed Ingrid mi hanno già ingaggiato ed hanno già preparato una squadra per esplorare la dolina carsica per vedere se riusciamo a trovare altre informazioni su questo animale misterioso. Ma io ho chiesto specificatamente te per il ruolo di fotografo. Se siamo di fronte alla scoperta del secolo voglio che tu ne faccia parte».

    In quel momento arrivò la cameriera, che chiese se volevano qualcosa, ed entrambi fecero le loro ordinazioni. Il fotografo non disse una parola e tenne lo sguardo basso per qualche minuto, poi volle bere tutto il suo caffè prima di dare la sua risposta.

    «Arianna, ecco... io non so se me la sento di fare parte di questa spedizione. Per via della storia con Rosalba finita male non sono dell'umore giusto per vivere qualche allegra avventura».

    Arianna lo squadrò attentamente, dandosi anche una sistemata agli occhiali.

    «David, ascolta. Lo so che non posso darti conforto per la tua storia finita male. Ma devi capire che un'occasione come questa capita di rado nella vita. Se adesso rinunci non potrebbe ricapitarti mai più. Sei libero di soffrire per come è andata con Rosalba, ma non lasciare che questo ti impedisca di cogliere un'opportunità del genere. Questo è davvero importante per me. E voglio che tu sia al mio fianco. Allora, vuoi venire?»

    Lui rifletté attentamente. Arianna aveva decisamente ragione. Un'occasione simile non capita tanto spesso nella vita. Lasciare che il suo dolore per la perdita di Rosalba potesse impedirgli di vivere quello che poteva essere un evento più unico che raro sarebbe stato stupido. Oltretutto ammise a se stesso che aveva decisamente bisogno di distrarsi.

    «Ok. Verrò con te».

    «Fantastico. Vedrai che non te ne pentirai!» Rispose sorridendo.

    «Ottimo. Dove si trova questa dolina carsica?»

    «Al lago Turano. Quindi preparati, dovremo partire molto presto. Greta ed Ingrid sono veramente ansiose di procedere, e anch'io sono curiosa».

    *



    David passò il resto della giornata a prepararsi per la spedizione. Mise i vestiti adatti per le gite di montagna, prese la sua fidata macchina fotografica, ed anche qualunque altra cosa che potesse tornargli utile.
    Durante i preparativi realizzò che la cosa in qualche modo lo eccitava davvero. Dopotutto quante volte capita la possibilità di scoprire una nuova specie?
    Doveva ammetterlo, Arianna riusciva sempre a coinvolgerlo in situazioni interessanti, divertenti, e riusciva sempre a trovare il modo di tirargli su il morale. E questa era una qualità che apprezzava sinceramente. Conoscerla era stata la cosa migliore che gli fosse capitata, aveva reso la sua vita più movimentata.

    *



    Arrivato al cortile dell'istituto di ricerca dell'università, David la trovò già pronta vestita in modo adeguato alla missione. Insieme a lei c'erano anche altre otto persone che non conosceva. Un uomo molto robusto, un altro con dei folti baffi, un altro pelato, uno con un cuore tatuato, una donna con gli occhi di colori diversi, un'altra con i capelli biondi e ricci, e due gemelle identiche dai capelli biondo platino. Ma non era importante, perché conosceva Arianna e con lei non si sarebbe sentito fuori posto.

    «Ben arrivato. Mancavi solo tu. Adesso partiamo. Inizia l'avventura!» Gli disse allegramente la ricercatrice per poi dare il via alla missione con il suo solito ruolo da Leader.

    «È tutto pronto allora?»

    «Certo. Ho informato chi di dovere, e l'attrezzatura è già nell'autobus. Quindi possiamo andare».

    David allora salì dentro insieme ad Arianna e agli otto membri, e partirono tutti insieme per il lago di Turano.

    *



    Ci volle qualche ora prima che arrivassero ed il viaggio fu molto strano. Arianna e David parlavano tranquillamente tra di loro mentre invece le altre persone, a parte le gemelle, se ne rimasero zitte a fissare il vuoto. La cosa era piuttosto inquietante, e il fotografo non aveva idea di cosa passasse loro per la testa.
    Arianna si chiese se avessero davvero le capacità necessarie per questa spedizione ma le due gemelle, le dissero che gli altri erano bravi professionisti di poche parole.
    Quando furono arrivati, gli uomini presero l'attrezzatura ed attesero semplicemente gli ordini della scienziata. Lei diede loro le coordinate fornite da Greta ed Ingrid su dove si trovava la dolina carsica. La trovarono nei boschi proprio ai piedi della montagna, nel bel mezzo della vegetazione. Quattro degli uomini si prepararono con le attrezzature e si calarono nella dolina carsica piantando i picchetti mentre gli altri quattro prepararono le tende per organizzare un campo base.
    Quando Arianna ricevette il segnale che erano arrivati sul fondo della caverna, lei chiamò David ed entrambi si calarono nelle profondità della grotta.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:30
     
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    Capitolo 5


    Il gruppo, tramite la dolina carsica, era disceso in una caverna, sempre più in profondità.
    Il sentiero andava un po' in discesa in quell'enorme cavità. Nel proseguire, sulle pareti di roccia cominciarono a spuntar fuori delle scie luminose colorate che andavano velocemente verso il fondo della caverna.
    Questa fu la prima stranezza che catturò l'interesse di David, che si sbrigò subito a fotografare tutto mentre Arianna, osservava con grande sorpresa quello che stava succedendo.
    Quando tentarono di prendere un campione per studiare il fenomeno, ebbero una sorpresa, la roccia separata dalla parete non brillava più, le linee colorate passavano semplicemente nei punti con le crepe. Questo incrementò ulteriormente la curiosità di David e Arianna. Che diamine erano quelle luci? Dove stavano andando? E, soprattutto, cosa avrebbero trovato seguendole?
    Inoltrandosi sempre più in profondità nella caverna la luce dell'uscita scomparve del tutto. Il fotografo e la biologa non sapevano cosa sarebbe successo, ma ormai avevano deciso di andare in fondo con questa faccenda e non sarebbero tornati indietro.
    Dopo quella che parve una camminata interminabile, finalmente videro la luce in fondo al tunnel. Furono tutti molto sollevati di vederla, ma anche un po' sorpresi. Come era possibile che ci fosse della luce sottoterra? Solo raggiungendola avrebbero trovato una risposta, e così fecero, mantenendo un andamento costante.
    Sia David che Arianna rimasero a bocca aperta quando si accorsero che cosa fosse.
    Lì dentro c'era una vera foresta, rigogliosa e immensa, qualche montagna, un lungo fiume che scorreva nel bel mezzo della vegetazione e, voltandosi indietro, poterono vedere che erano appena usciti da una grotta di un'altra montagna.

    «Ma siamo sempre andati in basso. Come è possibile che abbiamo trovato sotto terra una foresta con tanto di cielo e sole? Non siamo di certo arrivati in Cina. Questo è completamente illogico». Disse lei non riuscendo ad elaborare il tutto.

    «Beh, su di una cosa avevi ragione Arianna». Rispose lui cominciando a fotografare con avidità: «Questa è decisamente un'avventura più unica che rara che potrebbe farci lasciare la nostra impronta nella storia».

    «Beh, che aspettiamo? Avventuriamoci di più in questo posto e scopriamone i segreti!» Affermò, annuendo, con tono intraprendente per poi avviarsi con fare da leader facendo cenno agli altri di seguirla.

    Tutti si affrettarono ad obbedirle. Una delle gemelle cominciò a fischiare come se volesse chiamare qualcosa, ma la biologa le tappò subito la bocca.

    «Ma sei scema? Non sappiamo quali creature potrebbero trovarsi da queste parti. La zanna che abbiamo ricevuto potrà anche essere stata un fossile, ma potrebbe anche esserci qualcosa di vivo».

    David non voleva credere che fossero in una storia stile Jules Verne, ma in effetti poteva anche avere ragione, convenendo che non dovevano rischiare. Per maggiore sicurezza sarebbe stato meglio portarsi dietro un fucile, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
    Mentre camminavano, il gruppo raggiunse la riva di un fiume, ed Arianna decise di andare controcorrente per vedere dove cominciava. Durante il tragitto, al fotografo venne un'idea.

    «Sentite, che ne dite di farci una foto tutti quanti insieme? Così, tanto per ricordo».

    Arianna annuì e tutti si misero in posa, sullo sfondo si poteva vedere la meravigliosa foresta.
    David cominciò a camminare indietro verso il fiume e, per colpa di un momento di distrazione, mise accidentalmente un piede su di un sasso, perse l'equilibrio, ed inciampò all'indietro cadendo in acqua.

    «DAVID!» Urlò l'amica preoccupata.

    La corrente del fiume era piuttosto forte, e non riusciva ad afferrarsi a nulla, venendo trascinato via.
    La biologa gli corse dietro disperata continuando a chiamarlo per nome, senza sapere cosa fare. E il peggio era che, la corrente del fiume portava ad una cascata. Provò a nuotare disperatamente con tutte le sue forze per tornare a riva. Ma, per quanto ci provasse, e nonostante di solito fosse bravo a farlo, il panico gli impediva di muoversi bene.
    Arianna continuava a correre più forte che poteva chiedendosi come avrebbe potuto fare a salvarlo, sentendosi impotente come non mai. Se gli fosse successo qualcosa sarebbe stata tutta colpa sua. Gli gridò di nuotare ma lui, per quanto ci provasse, non ci riusciva. Quando alla fine la cascata fu imminente, lui cacciò un urlo di puro terrore mentre precipitava, e lei fece lo stesso vedendolo cadere.
    Quando si schiantò in acqua, l'amica rimase a guardare con un'immensa preoccupazione, chiedendosi se fosse vivo o morto. Cominciò a camminare a destra e a sinistra continuando a guardare giù, respirando affannosamente, e stringendo i pugni come se volesse conficcarsi le unghie delle dita nella carne, con il cuore che le batteva all'impazzata. Alla fine, lo vide riemergere dall'acqua, completamente inzuppato ma vivo. La biologa tirò un sospiro di sollievo.

    «David! Va tutto bene?» Lo chiamò lei da sopra quando lui uscì fuori dall'acqua.

    «Beh, mi sono preso un brutto spavento, ma almeno sono felice di essere vivo. Meno male che l'acqua era abbastanza profonda, e la cascata non era così potente, altrimenti non voglio nemmeno pensare a cosa mi sarebbe successo».

    «Bene, ora io e gli altri cerchiamo di raggiungerti facendo il giro lungo. Tu prova a venirci incontro, così ci ricongiungeremo prima».

    «Ok. Allora faremo così!» Rispose lui prima di vederla tornare indietro.

    Dopodiché cominciò ad avventurarsi nella foresta, preoccupato dall'idea di essere rimasto solo, anche se sperava che si sarebbe riunito al resto del gruppo quanto prima, specialmente se le fosse venuto incontro.
    Non voleva fare la figura della comparsa di un film che si perde nella foresta e fa una brutta fine. Purtroppo per lui, non era facile orientarsi in quel posto, ebbe davvero la terribile sensazione di essersi perduto.

    «Fantastico!» Disse tra sé e sé: «Ma perché diamine sono venuto qui? Mi sono perso e sono infreddolito».

    Continuando ad avanzare, senza smettere di lamentarsi, si imbatté in qualcosa che aveva dell'inquietante: Un albero a terra. A vederlo, sembrava solo un albero spezzato ma, avvicinandosi ad esso, si accorse, che sulla corteccia c'erano quelli che sembravano proprio segni di artigli. Se fossero stati quelli di un orso, come in uno di quei documentari che Arianna gli aveva fatto vedere, già sarebbe stato pericoloso, ma alla vista sembravano graffi fatti da un animale molto più grande e, ad occhio e croce, sembravano anche recenti. D'istinto cominciò a guardarsi intorno, come se si aspettasse che la bestia, qualunque cosa fosse, potesse essere già dietro di lui. Per fortuna non vide nulla, ma l'ansia che potesse esserci qualcosa non scomparve. Iniziò allora a scappare, volendosi allontanare da lì il prima possibile. Durante la fuga si imbatté in altri rami spezzati, e alberi abbattuti, che gli fecero ogni volta cambiare direzione, temendo che, se fosse andato verso di essi, si sarebbe trovato davanti chi li aveva danneggiati. La tensione per lui era davvero alta, e il cuore gli batteva a mille mentre respirava come se fosse in iperventilazione

    «Aiuto! Voglio uscire di qui!» Pensò in preda al più totale ed assoluto terrore.

    Ma, nonostante questo, non intendeva mettersi ad urlare rischiando di farsi sentire, e sperava che Arianna ed il resto del gruppo lo raggiungessero e lo portassero fuori da lì.
    Alla fine avvistò un gruppo di grandi rocce, si nascose nel mezzo di esse preoccupato di quello che sarebbe potuto succedere e sperando che lo trovassero presto.
    Col passare del tempo riuscì a calmarsi.
    Ora che era più lucido sapeva cosa fare.

    «Dunque,» pensò «Devo solo fare attenzione a qualunque cosa ci sia da queste parti finché non mi trovano e tutto andrà bene. Forse magari non c'è più niente qui. Forse la cosa che ha rotto gli alberi è morta da tempo, e mi sto agitando per niente. Quindi tanto vale andare».

    Fece qualche passo in avanti allontanandosi dalle rocce e girò l'angolo pronto a riprendere la ricerca di Arianna, quando fu investito da un'improvvisa e forte folata di vento che lo fece indietreggiare fino a quasi perdere l'equilibrio, e gli offuscò la vista, costringendolo a chiudere gli occhi. Mentre se li stropicciava, il vento cessò con la stessa velocità con cui era arrivato, ed il suolo vibrò facendolo cadere a terra. Quando si rialzò ed aprì di nuovo gli occhi, alla vista di ciò che aveva davanti, smise di respirare mentre il suo cuore gli batteva all'impazzata.
    La bestia era di grandi dimensioni, le squame erano color argento e rilucevano alla luce del sole di quel luogo. Il ventre era di un grigio più chiaro, mentre gli aculei che gli partivano dalla testa e arrivavano fino alla coda erano di un grigio più scuro rispetto alle squame. Vide le possenti zampe dotate di artigli ricurvi, il muso allungato e le fauci leggermente aperte mostravano una fila di zanne appuntite. Sulla schiena aveva due grandi ali simili a quelle di un pipistrello. I suoi occhi avevano la pupilla allungata tipica dei rettili anche se il colore dell'iride era di un azzurro intenso, e lo stavano fissando attentamente. Era un drago.
    Il fotografo non riusciva a muovere neanche un muscolo, continuando a fissare quella creatura mitologica che, sentendo il vento generato dal suo respiro e dalle sue ali, non sembrava affatto un'allucinazione o un sogno. Quella cosa che si trovava davanti era una bestia bellissima ed incredibile. Ma non poteva dimenticare il fatto che le zanne che aveva come denti significavano che era un animale predatore e che quindi rischiava di diventare il suo pasto. Per fortuna non lo aveva afferrato o mostrato intenzioni ostili nei suoi confronti, ma questo non lo rassicurò. Forse, se non si fosse mosso, non gli avrebbe fatto nulla, ma d'altra parte, rimanere immobile poteva essere controproducente. Provò a fare qualche passo laterale per scappare, dato che non poteva né voleva stare alla mercé di qualcosa che non comprendeva né capiva appieno. Ma la creatura, senza perderlo d'occhio, gli bloccò la via di fuga mettendogli davanti la coda. Provò allora a scappare correndo dall'altro lato, ma la bestia argentata, con un balzo felino, lo intrappolò un'altra volta. Ci provò ancora ed ancora, ma la creatura continuava a tagliargli qualunque via di fuga.
    Lo sguardo di David si incontrò con quello del drago. Fu come intrappolato da quegli occhi azzurri da rettile che avevano qualcosa di affascinante. Non riusciva nemmeno a sbattere le palpebre per l'intensità dello sguardo. La creatura in quel momento alzò una delle zampe anteriori avvicinandola verso di lui e cominciò a toccarlo ripetutamente. Il tocco era abbastanza delicato, perché gli artigli non lo ferivano, ma non riusciva comunque a capire per quale motivo lo stesse facendo. Sembrava come se fosse incuriosita da lui. Prima che potesse pensare a qualunque cosa la creatura lo afferrò e si sollevò in volo portandolo con sé.
    Il suolo si allontanava sempre di più da terra, avere degli artigli appuntiti che gli toccavano il corpo, il pensiero di poter cadere, sfracellandosi a terra, o che il drago stringesse troppo forte, stritolandolo, o la possibilità che ovunque lo stesse portando potesse mangiarlo, furono terribili. Si sentì mancare il respiro, si sentiva vicino ad un infarto, non riusciva a pensare con lucidità. Sovraccaricato dalle troppe emozioni, per quanto ci provasse, non riuscì a rimanere cosciente.

    *



    Arianna aveva raggiunto il gruppo e avevano fatto il giro lungo per arrivare nel luogo in cui era caduto David. Durante il tragitto si imbatterono nei rami spezzati e nel tronco d'albero segnato dagli artigli.

    «Ma che sta succedendo qui?» Pensò tra sé e sé «Questi non sono segni di una creatura qualunque».

    Nonostante adesso ci fosse la possibilità di scoprire una nuova specie animale viva, la sua priorità era riuscire a trovare il suo amico.
    Cominciò allora ad andare nella direzione opposta a quelle tracce.

    «Ma non dovremmo seguire quei segni, nel caso il nostro compagno sia andato nella loro direzione?» Chiese una delle gemelle.

    «No». rispose Arianna «Se avesse visto il passaggio di un animale sconosciuto e potenzialmente pericoloso, lo avrebbe evitato allontanandosi dal pericolo».

    «Ma non dovremmo scoprire chi ha fatto questo?» Domandò l'altra gemella.

    «Quando avremo ritrovato il nostro fotografo forse indagheremo». Concluse Arianna, facendo capire con lo sguardo, che la questione era chiusa.

    Durante la loro ricerca, si chiese cosa avrebbe potuto fare una volta ritrovato il compagno disperso. Guardandosi intorno, rimpiangeva il fatto di non poter esaminare niente finché non si fosse risolta quella situazione. Tutto quel posto era un mistero, come quelli che piacevano a lei, e c'era da divertirsi come matti a studiare come fosse possibile che esistesse e quale fauna ci vivesse. Ma adesso doveva trovare il suo amico, tutto il resto veniva in secondo piano.

    *



    Quando riprese i sensi istintivamente cominciò a toccarsi il corpo scoprendo che stava bene e non si era fatto nulla. Il drago a quanto pareva non l'aveva ancora mangiato. Ma come mai era quasi completamente buio? Dov'era finito? Alzandosi in piedi con qualche difficoltà, ed andando un po' a tentoni fino a toccare il muro, sentì la consistenza della pietra, capì di essere in una caverna, che probabilmente era la tana della bestia. Cominciando ad avanzare piano piano, vide un leggero chiarore e cominciò a correre in quella direzione.
    Nella foga del momento, non vide dove metteva i piedi ed inciampò su qualcosa. Faceva decisamente male cadere sulla dura pietra, ma per fortuna non si ruppe niente. Guardò poi su cosa fosse inciampato, e vide che erano delle strane rocce bianche oblunghe.
    Non potendo vedere bene cosa fossero, a causa della quasi totale ed assoluta mancanza di luce, David fu preso dalla curiosità. Avvicinò la mano per toccarle, ed al contatto, il suo corpo fu scosso dai brividi. Quelle erano ossa! Delle vere ossa appartenute a qualche creatura vivente che era stata mangiata da quella cosa.
    Il fotografo dovette mettersi entrambe le mani sulla bocca per impedirsi di urlare.
    Non poteva ancora sapere se il drago fosse lì dentro oppure no, ma se c'era di certo lo avrebbe sentito, e se lo sentiva era spacciato. Dopo essersi ripreso dallo shock cominciò a dirigersi nella direzione dove sperava che ci fosse una via d'uscita. Non era complicato. Dopotutto doveva solo andare verso la luce, che di certo era del sole. Pregustava già la propria libertà, ma in quel momento sentì un muggito, e questo lo fece frenare. Nascondendosi dietro una roccia poté assistere a quello che stava accadendo.
    Il drago teneva una mucca, bloccata con i suoi artigli. L'animale tentava disperatamente di liberarsi, muggendo il proprio terrore, mentre la bestia, avvicinandole il muso, vi conficcò le zanne e strappò pezzi di carne. La mucca fece un ultimo muggito di dolore, e poi vi fu il silenzio. Quella vista, gli fece fermare il cuore, e dovette di nuovo tapparsi la bocca per evitare di vomitare, mentre il resto del suo corpo era completamente paralizzato. Non aveva mai visto nessuno morire ammazzato prima d'ora, anche se era un animale. Vedere gli organi della mucca fuoriuscire dal suo corpo, mentre venivano strappati e mangiati, era così raccapricciante che il fotografo non volle nemmeno chiedersi come quella bestia avesse fatto a trovare una mucca in una foresta. Si rese conto che, non potendo scappare per il momento, era decisamente meglio aspettare che la creatura se ne fosse andata prima di provare ad uscire, altrimenti avrebbe fatto la fine della mucca. Fece qualche passo indietro ma purtroppo mise un piede su una delle ossa che lo fece inciampare e cadere a terra.
    Il rumore della caduta attirò l'attenzione della bestia, che si voltò verso di lui localizzandolo. Cominciò ad avvicinarsi lentamente verso di lui con il muso ancora sporco di sangue. Indietreggiò terrorizzato a quella vista, finché non si ritrovò bloccato d'innanzi alla parete.
    Il drago lo aveva inchiodato ormai. Si avvicinò a lui, leccandosi le labbra per pulirsi dal sangue che aveva sul muso. Quello doveva essere il segnale della sua morte, se si era leccata le labbra ed aveva assaporato il sangue, voleva dire che aveva fame e quindi lo avrebbe mangiato.
    Iniziò a respirare affannosamente mentre la bestia aveva pure iniziato ad annusarlo, probabilmente per sentire il suo odore prima di mangiarlo. Nonostante sarebbe stato meglio chiudere gli occhi per prepararsi a quando gli avrebbe staccato la testa a morsi, non ebbe il coraggio di farlo. Lo vide poi mentre si apprestava a muovere la bocca, per la paura fece un ultimo respiro profondo e...

    «Ma perché fai così?»

    Quelle parole furono come un colpo violento per lui. Non solo si trovava d'innanzi ad un animale immaginario che non doveva esistere, ma era anche un animale parlante, con una voce decisamente femminile.

    «Tu parli?»

    «Anche tu parli!» Rispose la dragonessa.

    La creatura sembrava amichevole, ma lui aveva bisogno di certezze.

    «Non vuoi mangiarmi. Vero?»

    «Perché? Pensi di avere un buon sapore?» Continuò ad annusarlo e a fissarlo con occhi divertiti «Lo sai che sei strano?»

    Poi iniziò nuovamente a toccarlo e a colpirlo leggermente facendolo rimbalzare tra le sue zampe anteriori. Inizialmente era terrorizzato dal fatto di finire ucciso da lei. Ma adesso si era un po' rassicurato, si rese conto che lei stava semplicemente giocando con lui come un gatto con un gomitolo.

    «Ehi! Smettila!» Si lamentò.

    «Scusa». Gli rispose fermandosi. «È che non avevo mai visto una fatina come te prima d'ora».

    «Fatina? Ma che dici? Ti piace prendermi in giro? Le fate non esistono. Io sono una persona normale, un essere umano».

    «Davvero? Pensavo che voi umani foste solo personaggi inventati nelle storie! Esiste davvero un mondo esterno allora?»

    «Beh, certo!»

    La dragonessa cominciò a saltellare di qua e di la per tutta la caverna manifestando gioia ed entusiasmo. «Ma è fantastico! Allora è come hanno detto. C'è tutto un mondo la fuori, ed io potrò vederlo tutto come ho sempre sognato! è per questo che sei qui? Ti hanno mandato a prendermi? A portarmi via?»
    David continuava a guardarla confuso mentre cercava di non perdere l'equilibrio a causa delle vibrazioni provocate dai suoi balzi, non capendo di cosa stava parlando, mentre lei si voltò verso la mucca morta e smembrata, le strappò le interiora con le fauci e le posò per terra d'innanzi a lui. Poi gli avvicinò la poltiglia di interiora e sangue con il muso «Ne vuoi un po'?»

    David dovette trattenersi di nuovo dal vomitare alla vista di quell'animale morto e ridotto a brandelli.

    «No. Grazie. Ho già mangiato».

    «Va bene». Rispose, per poi afferrare nuovamente la carne con le fauci, trangugiandola tutta d'un fiato. «Volevo solo essere gentile».

    Il fotografo si era in parte tranquillizzato quando la dragonessa aveva chiarito che non voleva mangiarlo. Non poteva essere un trucco perché che ragione c'era di prenderlo in giro? Qualunque stato d'animo avesse prima di essere divorato, non avrebbe dovuto fare alcuna differenza. A meno che non volesse fargli qualche tortura psicologica prima di procedere.

    «Ma perché mi hai portato qui? E come hai fatto a trovarmi?»

    «Beh...» Fu la sua risposta «Trovarti è stato facile. Facevi così tanto rumore che ti sentivo a chilometri di distanza. Poi quando ti ho visto mi sono incuriosita. Sei diverso da chiunque abbia visto finora. E non capisco perché quando mi hai visto respiravi in quel modo. Allora ho deciso di portarti nella mia tana come ospite, anche se non capivo perché continuavi ad agitarti. Poi, quando ti sei addormentato, sono rimasta ad aspettare che ti svegliassi prima di parlare».

    «Diciamo che c'è stato qualche fraintendimento». Disse lui ancora sconvolto. Non riusciva ancora a crederci che stava parlando con un animale immaginario. Forse la cosa migliore da fare era continuare a parlare ancora e vedere che succedeva, riuscendo magari ad allentare la tensione. «Ma, ora che so che non hai cattive intenzioni nei miei riguardi, mi sento più tranquillo. Il mio nome è David. David Amato».

    La dragonessa avvicinò la testa a lui e gli sorrise.

    «Io sono Aitrìa!»

    «Beh, piacere di conoscerti Aitrìa». Rispose tendendole la mano con imbarazzo, non sapendo cos'altro fare.

    La creatura non capendo il gesto poggiò il proprio muso su di essa. Lui percepì un calore morbido, tenero e rassicurante, a quel tocco. Non sapeva che fosse piacevole toccare un drago, ma in fondo non ne aveva mai conosciuto uno in carne ed ossa.
    Quel contatto fisico con lei durò per qualche interminabile istante ma, quando vi pose fine, il fotografo iniziò a guardarsi intorno per esaminare bene dove si trovava, e nel farlo si accorse che in un angolo c'era un mucchio di pezzi di legno messi insieme.

    «Quelli sono per me?»

    «Beh, sì. Ho visto che eri bagnato ed ho pensato di mettere insieme un po' di legna per il fuoco».

    «Sai come preparare la legna per il fuoco?»

    «Certo, so come si fa. Non temere, adesso ci penso io».

    Dopodiché portò i pezzi di legno più al centro della tana, inspirò profondamente, per poi espirare facendo uscire fuori una fiammata dalla bocca verso la legna, che prese fuoco istantaneamente. David fu molto sorpreso a quella vista, anche se non avrebbe dovuto esserlo, dato che, per un drago, sputare fuoco era un classico, e le fiamme che aveva alitato dovevano avere anche una temperatura molto elevata se erano riuscite a bruciare la legna istantaneamente, senza dover usare niente che ne favorisse l'accensione. Sollevato di potersi finalmente riscaldare e asciugare, si sedette quindi vicino al falò e, nell'attesa, decise che sarebbe stato conveniente comprendere meglio la sua nuova possibile conoscente.

    «Ma dimmi, Aitrìa, da quanto tempo ti trovi qui?»

    «Beh, io sono qui da sempre».

    «Da sempre? Vuol dire che non sei mai uscita da qua sotto? Non hai mai visto il mondo esterno?»

    «No. Però mi piacerebbe tanto. Vorrei tanto uscire da qua sotto, volare più in alto di quanto questo cielo mi ha permesso di fare, sentire la brezza del vero vento che mi accarezza tutto il corpo, vedere altri posti. Sentirmi davvero libera insomma».

    David capì dalle sue parole che doveva essere una sognatrice. E, se era prigioniera, era naturale che bramasse la libertà. Quella che gli si presentava d'avanti era un'opportunità più unica che rara nella vita. Insomma, stava parlando con un vero drago in carne, ossa, squame e artigli. Arianna sarebbe stata decisamente felice di vederla e studiarla una volta ricongiunti. Doveva solo finire di asciugarsi e iniziare a cercarla, o magari forse avrebbe dovuto chiedere direttamente ad Aitrìa di portarlo da lei.

    Capitolo 6


    Arianna stava ancora cercando David, preoccupata per quello che poteva succedergli se si fosse imbattuto nel misterioso animale che si trovava da quelle parti. Poteva accadere di tutto in quella foresta sotterranea di cui non sapevano nulla. Cominciò allora a chiamarlo con tutto il fiato che aveva in corpo. Sapeva che c'era il rischio di attirare la creatura misteriosa, alzando la voce, ma non aveva altra scelta.

    *



    Aitrìa, dopo che il suo ospite aveva finito di asciugarsi col fuoco, si era offerta di fargli vedere l'interno della sua tana. A David facevano ancora impressione gli scheletri di animali morti al suo interno ma, ora che sapeva che quella bestia non aveva cattive intenzioni con lui, stava piano piano cominciando ad abituarsi alla cosa, e per questo poteva anche seguirla, senza preoccuparsi di cosa volesse fargli. Il tour fu decisamente breve, dato che le uniche cosa che c'erano da vedere, erano il punto in cui si trovava il giaciglio in cui dormiva, ed un muro su cui erano incisi dei disegni. C'erano cose semplici, alberi, farfalle, cervi, cavalli, e cose del genere. Lo stile non era molto complesso, ma comunque era carino. A quella vista sorrise, perché gli ricordavano i tempi in cui gli piaceva disegnare.

    «Li hai fatti tu tutti questi disegni?»

    «Sì. Vedi, quando si è impossibilitati ad andarsene via da qui, si ha molto tempo libero a disposizione». Gli spiegò la dragonessa.

    «Impossibilitata ad andartene da qui? Che intendi? Sei prigioniera? Non puoi semplicemente volare via?»

    «Ci ho provato quando ho imparato a volare. Ma, come ti ho già spiegato, il cielo non mi permette di volare più in alto delle montagne. Non è possibile andarsene in questo modo».

    «Oh, già». Commentò «Mi dispiace».

    Se Aitrìa non stava fingendo di essere una creatura buona e gentile, allora era un vero peccato che fosse prigioniera in quel posto. Gli sarebbe tanto piaciuto aiutarla, ma non aveva idea di come fare, dato che non riusciva ancora a capire dove fossero, figurarsi riuscire a portarla fuori da lì.
    Mentre rifletteva vide un disegno diverso dagli altri. Sembrava qualcuno con in testa un cappuccio da monaco. Ma poteva anche essere un fantasma per quanto ne sapeva. Non era facile capirlo, visto lo stile rudimentale del disegno.

    «Questo qui chi è?»

    A quella vista la dragonessa cominciò a tremare, come se avesse freddo, e distolse lo sguardo, respirando affannosamente.

    «Non mi va di parlarne! Ti prego!»

    Il fotografo non volendo turbarla, decise di cambiare argomento.

    «Questi disegni come li hai fatti?»

    «Che domande, sono un drago. Ho usato il mio alito di fuoco e poi ho fatto qualche ritocco con i miei artigli». Rispose lei. «Senti,» aggiunse senza mascherare la sua curiosità «È da un po' che volevo chiedertelo, quella cosa che hai al collo che cos'è?»

    «Ah, questa?» Rispose prendendo l'oggetto tra le mani: «È una macchina fotografica».

    «Macchina fotografica?»

    «Sì. Serve per catturare immagini in modo da immortalare i momenti più belli, affinché non vadano perduti. Sai, come fai tu con i tuoi disegni sul muro». E le spiegò meglio cosa fosse una fotografia.

    «Sembra bello. Me ne faresti qualcuna?».

    «Sarebbe fantastico!» Rispose con eccitazione. Non capitava di certo tutti i giorni di fotografare una creatura mitologica. Si portò quindi la macchina fotografica davanti agli occhi «Mettiti in posa».

    La dragonessa si mise in varie posizioni per ogni foto. Alcune serie, altre comiche. Il fotografo fu molto sorpreso del fatto che una creatura così possente e maestosa avesse anche un gradevole senso dell'umorismo. Così si sbizzarrì come un matto, immaginandosi divertito come avrebbe reagito Arianna quando avrebbe visto tutto. Mentre si stava divertendo con le sue molte pose Aitrìa all'improvviso fu distratta da qualcosa.

    «C'è qualcosa che non va?»

    «Beh, c'è qualcuno che ti sta chiamando».

    «Qualcuno mi sta chiamando?» Chiese in preda alla confusione.

    «Certo. Non riesci a sentirlo?»

    «No».

    «Come è possibile? Hai qualche problema all'udito?»

    «No. Perché...?» Interruppe la domanda, ricordandosi all'improvviso di quando Arianna gli aveva spiegato che gli uccelli predatori hanno l'udito e la vista superiore alla media, e diede per scontato che anche per un drago fosse lo stesso. «Ah, ora ho capito. Vedi, io sono umano, i miei sensi probabilmente non sono come i tuoi».

    «Vuoi dire che il tuo udito è più debole del mio?» David annuì soddisfatto di aver indovinato. «Anche il tuo olfatto è inferiore al mio? Non senti neanche gli odori più semplici a grandi distanze?»

    «Beh, sì». Decise poi di tornare all'argomento principale. «Comunque, chi mi sta chiamando?»

    «Non lo so. Ho conosciuto veramente poche persone in questo posto. So solo che è una femmina».

    «Una femmina?»

    Poteva trattarsi solamente di Arianna. E se lo stava cercando era decisamente meglio che lo trovasse. Non voleva di certo farla preoccupare.

    «Vuoi che ti porti da lei vero?» Intuì la dragonessa.

    «Sì, Grazie. Mi farebbe molto piacere».

    «Quella che ti sta cercando è per caso la tua compagna?»

    «No, è solo una buona amica. Nient'altro». Rispose con imbarazzo «Comunque, andiamo».

    Lei prontamente lo afferrò con una zampa e, prima che lui potesse dire qualunque cosa, se lo mise sulla groppa e cominciò a correre fuori da lì. David poté solamente reggersi forte al collo di lei mentre, arrivata all'uscita della tana, si sollevava in volo. Era ancora terrorizzato all'idea di volare aggrappato al collo di un drago, temendo di poter cadere. Ma doveva comunque farsi forza, e vedere dove stava andando per capire se avrebbero trovato Arianna oppure no.
    Aitrìa fu molto veloce nella sua ricerca, dato che, con la sua vista superiore e, seguendo il suono della voce, riuscì ad individuare gli altri visitatori.

    *



    Arianna, con tutto il tempo passato a cercarlo, senza averlo ancora trovato, cominciava seriamente a preoccuparsi. Come era possibile che fosse sparito se dovevano venirsi incontro? Che gli fosse successo qualcosa? All'improvviso, mentre continuava a riflettere sull'accaduto, un'ombra gigantesca oscurò il gruppo. La biologa, alzando lo sguardo, e vedendo a chi apparteneva ne fu terrorizzata.
    Tentò allora di scappare ma tutti quelli della spedizione, per qualche misterioso motivo, la fermarono bloccandole ogni via di fuga.

    «Ma che vi prende? Dobbiamo scappare! Quella è una bestia gigantesca!»

    Tentando di fuggire, non ebbe nemmeno il coraggio di guardare meglio che cosa fosse la creatura volante che era dietro di lei. Sentì poi un tonfo, segno che quella cosa era atterrata. Cercò ancora di passare oltre al gruppo che cercava di bloccarla. Ma loro le impedirono di passare. Anzi, sembrava anche che cercassero di dirle qualcosa, ma lei non aveva intenzione di ascoltarli.

    «Arianna tranquilla! Non è pericolosa!»

    La biologa si calmò un attimo per la sorpresa di risentire la voce di David venire da dietro di lei. Voltandosi vide che la creatura era un drago. Come era possibile? I draghi non esistevano! Stava per essere sopraffatta di nuovo dalle emozioni, ma poi si ricordò di aver sentito la voce del suo amico, e quello che le aveva detto.

    «David! Ma dove sei?» Lo chiamò dopo essersi riordinata le idee.

    «Sono qui!»

    «Qui dove?»

    «Qui sopra!»

    Alzando lo sguardo lo vide seduto sulla groppa della bestia argentata.
    Questo era troppo! Come era possibile che il suo amico avesse trovato una creatura mitologica in quel posto e la stesse cavalcando, quando né l'uno né l'altra avrebbero dovuto esistere?
    Aitrìa si sdraiò a terra permettendo al fotografo di scendere. Dopo averlo fatto, quest'ultimo si mise in mezzo tra lei e il gruppo.

    «Dunque, Arianna lei è Aitrìa. Aitrìa lei è Arianna».

    «È un piacere incontrarti». Disse, dopo aver abbassato la lesta, avvicinando il muso alla biologa.

    «Tu sai anche parlare?» Domandò Arianna con un mix di sorpresa e paura. Ancora non riusciva a credere a quanto stava accadendo ma, considerando che David l'aveva rassicurata, dicendo che non c'era pericolo, la paura cominciò a diminuire nel suo cuore mentre la curiosità cominciò a crescere. «Quindi ti chiami Aitrìa, e sei un vero drago? Che cosa ci fai qui? E come hai trovato David?»

    «Come ho detto a lui, ci sono nata in questo posto. Sono qui perché mi ci hanno portata. E non so ancora come fare per andarmene».

    Dopo aver sentito quelle parole, la biologa venne pervasa dal sospetto. Si mise la mano in tasca, tirandovi fuori il dente.

    «Questo apparteneva per caso a qualcuno come te?»

    «Tecnicamente è mio. Come lo hai avuto?» Poi inaspettatamente si rivolse al gruppo che aveva seguito i due: «Allora è a questo che vi serviva un mio dente? Qual è il piano per portarmi fuori di qui?»

    A quelle parole David ed Arianna si voltarono verso il gruppo e si accorsero solo ora che la squadra che li aveva accompagnati non si era affatto sorpresa della presenza del drago, come se già sapessero che l'avrebbero incontrata.
    C'era qualcosa di poco chiaro sotto che a loro sfuggiva.

    «Che significa questo?» Domandò Arianna. «Quelle due ci hanno usato fin dall'inizio? Il dente che mi hanno mandato lo hanno chiesto a lei? Esigo una spiegazione!» A quelle parole, le due gemelle si misero davanti a loro e con un gesto delle mani di entrambe, tutto il gruppo fu avvolto da un bagliore di luce marrone. Quando la luce svanì, quelle persone non c'erano più. Al posto loro c'erano le due anziane signore che avevano contattato Arianna, con indosso un vestito marrone chiaro. Ciascuna aveva in mano una piccola bacchetta e due ali trasparenti dietro la schiena. «Voi siete quelle che mi hanno ingaggiato. Come avete fatto questo trucco? Che significa tutto questo? E quelle ali? Non sarete mica...due fate?» Chiese senza mascherare minimamente la sua grande sorpresa.

    «Proprio così! Ma, dato che dobbiamo fare in fretta, vi darò a breve la spiegazione. Per te, caro fotografo, che non hai avuto modo di conoscerci, io sono Greta, lei è Ingrid, conosciamo Aitrìa da moltissimi anni. Lei è tenuta prigioniera, in semi cattività, in questo posto fin dalla nascita, noi l'abbiamo incontrata e vogliamo aiutarla e, per farlo, ci serve il tuo aiuto Arianna». Rispose la prima delle due.

    «Il mio aiuto? Perché non siete ricorse all'aiuto della polizia del mondo magico o roba simile?» Chiese, prendendo in considerazione la possibilità che esistesse una società magica nascosta, con tanto di leggi e regole.

    «Non potevamo rischiare!» Rispose Ingrid. «Tu non lo sai, ma neanche nel mondo magico è così facile incontrare un drago. Sono una vera rarità e tra le creature magiche più potenti. E anche nel mondo magico, purtroppo, ci sono gli avvoltoi. Agendo pubblicamente avremmo potuto rischiare di attirarne qualcuno e così lei avrebbe potuto ritrovarsi con un nuovo carceriere e finire prigioniera da qualche altra parte. Per questo abbiamo agito in segreto. Abbiamo rischiato grosso decidendo di fidarci di te. Ma ci serviva appunto il tuo aiuto per liberarla».

    «Ma perché proprio il mio aiuto?» Chiese Arianna confusa «Perché non potevate cavarvela da sole?»

    «Perché ci sono incantesimi di protezione che la tengono prigioniera. E noi purtroppo non possiamo infrangerli. Possiamo solo aggirarli con il tuo aiuto». Spiegò Ingrid.

    «Non capisco! Perché avete scelto proprio me? E perché solo con me possiamo aggirarli?»

    «Perché... ecco...» Ingrid non sapeva proprio cosa dire in quel momento.

    «Perché sei speciale!» Disse Greta prendendo l'iniziativa.

    «Sì, speciale!»

    «Tu sei nata con un che di speciale. E grazie a quel tuo qualcosa di speciale possiamo finalmente tirare fuori Aitrìa dalla sua prigione».

    «E cosa sarebbe quel qualcosa di speciale?»

    «Nemmeno noi sappiamo dire cos'è di preciso. Abbiamo solo scoperto che lo avevi ed abbiamo deciso di approfittarne». Rispose Greta.

    «E come lo avreste scoperto?» Chiese Arianna con tono indagatore.

    «Per favore, non è né il momento né il luogo per fare domande». Rispose Ingrid. «Non puoi solo accettare il fatto che abbiamo usato la magia per capirlo?»

    Arianna dovette rassegnarsi al fatto che non avrebbe ricevuto nessuna spiegazione o approfondimento dettagliato della cosa.

    «Quindi sono speciale anch'io allora?» Si intromise David.

    «In realtà tu qui sei di troppo».

    «Cosa?»

    «Sì. Vedi, in realtà ci serviva solamente Arianna per questa operazione di salvataggio. Tu non eri previsto né necessario per il piano. Ma lei ha insistito talmente tanto perché tu partecipassi a questa missione, che abbiamo dovuto portarti per assicurarci che venisse anche lei. In effetti stavamo pensando che alla fine di questa impresa forse dovremmo cancellarti la memoria». Spiegò Greta.

    A quelle parole Aitrìa si mise d'innanzi al fotografo con fare protettivo.

    «No! Non fatelo! Mi è simpatico! Sono certa che possiamo fidarci di lui!»

    «Sì. Lo giuro! Non dirò niente a nessuno di tutto questo!»

    E ciò che diceva era assolutamente vero. Incontrare un vero drago era stata praticamente la cosa più strana ed allucinante della sua vita, e non aveva alcuna intenzione di dimenticarla. E non avrebbe mai accettato l'idea di cancellarla dalla sua memoria; inoltre chi mai gli avrebbe creduto se avesse raccontato a qualcuno questa storia? Avrebbe fatto la figura dello scemo.
    «Ok». Rispose Greta «Ma lo capisci vero che non potrai mai dire nulla a nessuno? E neanche tu Arianna. Dovrete mantenere entrambi il segreto. E questo significa niente foto o altro».

    Questo gli fece capire che purtroppo avrebbe dovuto cancellare quelle che aveva già fatto, o altrimenti ne avrebbe pagato le conseguenze.

    «Ok. Capiamo perfettamente. Almeno potrei esaminarla qualche volta? Non le farò del male, ma vorrei comunque saperne di più su di lei. Non lo dirò a nessuno quello che scoprirò, ma vorrei almeno avere la soddisfazione di saperlo io». Chiese Arianna.

    «Per me non è un problema». Disse Aitrìa.

    Greta, in risposta a questo annuì e, con un cenno, indicò la strada da prendere. Il gruppo si avviò, con la dragonessa, che li seguiva, senza volare.
    Per tutto il percorso le due fate si lasciarono guidare dalle loro bacchette magiche come fossero rabdomanti. Alla fine arrivarono verso una delle pareti della caverna.

    «Ecco, l'uscita è dietro questa parete». Disse Greta.

    «Bene, sono pronta. Che cosa devo fare?» Chiese Arianna.

    «Beh, dovresti sporcarla con il tuo sangue». Spiegò Ingrid facendo apparire un coltello con un gesto della bacchetta

    «Ok». Rispose la biologa prendendo il coltello, ormai rassegnata alla cosa. Si stava invischiando con la magia, e quindi era meglio assecondare completamente chi ne sapeva più di lei.

    Si fece un taglio sul palmo della mano, bagnò col suo sangue la parete di roccia come aveva detto Greta. Non ci volle molto prima che la grande parete cominciasse ad aprirsi, rivelando un lungo corridoio, abbastanza grande per far passare anche Aitrìa.
    La dragonessa fu travolta dall'eccitazione alla vista di quell'uscita e, già pregustando la sua libertà, corse in tutta fretta verso il passaggio. Ma, appena provò a entrare, si sentì come spingere indietro, come se ci fosse qualcosa di invisibile che le impedisse di passare. Tentò con tutte le sue forze di opporsi a quella corrente, cercando di andare avanti, ma nemmeno lei era abbastanza forte per avanzare, e venne respinta indietro, facendo un capitombolo a terra.

    «Non è così facile». Spiegò Greta «Arianna deve toccarti costantemente durante tutto il percorso. Solo quando sarai uscita sarai libera».

    La ragazza allora si avvicinò ad Aitrìa, che nel frattempo si era rialzata, e le toccò un lato del ventre con la mano.

    «Beh, allora riproviamo».

    La dragonessa, camminando con la stessa velocità di Arianna, cominciò ad avanzare, e quando arrivò all'ingresso del corridoio, questa volta non venne respinta da nessuna forza.

    «Non smettere mai di toccarla finché non siamo fuori.» Avvisò Greta «Altrimenti, in qualunque punto del percorso ci troviamo lei verrà respinta all'indietro e dovremmo ricominciare da capo».

    Per cui cominciarono ad andare avanti. La strada era buia ed oscura e le due fate facevano luce con le loro bacchette. Arianna intanto continuava a toccare Aitrìa, facendo attenzione a non lasciarsela sfuggire di mano mentre David le teneva compagnia camminandole accanto. Il percorso era lungo e claustrofobico, ma i due tennero duro. Alla fine videro a distanza la luce del sole e cominciarono ad avanzare a passo più spedito.
    Quando furono finalmente fuori tutti quanti loro, inclusa la dragonessa, tirarono un sospiro di sollievo. E la prima cosa che Greta fece fu rassicurare Arianna.

    «Adesso puoi togliere la mano da lei».

    La biologa tolse la mano dal fianco dalla bestia e, questa volta, non venne respinta dalla forza misteriosa.

    «Allora è fatta!» Disse la creatura argentata con lacrime di gioia. «Sono finalmente libera!»

    Si sollevò in volo in tutta la sua potenza e la sua maestosità godendo per la prima volta nella sua vita della luce del vero sole e dell'ebrezza del vero vento. Mentre la creatura d'argento si esibiva in varie acrobazie aeree inebriata dai suoi primi istanti di vera e assoluta libertà, Greta ed Ingrid ringraziarono, commosse, Arianna.

    «Grazie di tutto. Erano anni che cercavamo di trovare un modo per liberarla. E adesso, grazie a te, ci siamo riuscite».

    «Beh, non c'è di che. Allora, avete già deciso cosa fare con lei?»

    «Sì, è tutto a posto. Sappiamo già cosa fare. È da tanto che abbiamo pensato a questo, ma ovviamente dobbiamo agire in fretta, non sappiamo quando potrebbe tornare».

    «Chi?»

    «Chi ha rapito Aitrìa. Non sappiamo il suo nome ma non è importante. Sappiamo solo che se la ritrova la catturerà di nuovo. Quindi, quando ci saremo organizzate bene, potrà andarsene in modo che nessuno potrà trovarla».

    «Capisco». Rispose Arianna.

    «Beh, è ora di andare. Vieni Aitrìa!» Disse Ingrid.

    La dragonessa, dopo aver finito di fare le sue acrobazie aeree, si rivolse poi ai suoi due benefattori.

    «Prima che me ne vada promettete di venire a trovarmi? Mi piacerebbe vedervi di nuovo».

    «D'accordo. Prometto». Disse lui.

    «Anch'io». Disse anche lei.

    Fatta questa promessa, le fate e la creatura fecero per allontanarsi, quando all'improvviso ad Arianna venne in mente un dubbio

    «Aspettate! Che ne facciamo della dolina carsica? Non darà un po' nell'occhio?»

    «Non temere». Rispose Greta «Mentre andavamo abbiamo mandato le nostre amiche fate a chiuderla».

    «E per Aitrìa in generale? Dove pensate di metterla? Non darebbe nell'occhio se si facesse vedere in giro?»

    «Abbiamo già predisposto tutto». Rispose Ingrid «Starà da noi per un po', e poi, quando ci saremo organizzate per bene, lei partirà per cercare quelli della sua specie». Concluse allontanandosi.

    Dopo che se ne furono andate, David si avvicinò poi ad Arianna.

    «Ti ringrazio. Avevi ragione. Tutto questo mi ha fatto decisamente bene. È stata un'avventura fantastica. Abbiamo fatto una buona azione e sono riuscito a non pensare a Rosalba per tutto il tempo. Ti sono davvero grato di questo. Grazie di nuovo». Disse, abbracciandola

    «Beh, ora dobbiamo pensare ad Aitrìa e approfittare del tempo che ci resta per trascorrerlo insieme a lei, prima che vada via. Ti rendi conto? Abbiamo appena scoperto che la magia esiste! Non so te, ma io voglio saperne il più possibile su questa materia. Anche se non potrò dire nulla a nessuno voglio avere almeno la soddisfazione di saperlo io, perché per me sarà abbastanza».

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:31
     
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    Capitolo 7


    David mantenne la promessa di venire a trovare la dragonessa già il giorno dopo la sua liberazione, dato che era una persona di parola.
    Quando bussò alla porta, fu Greta ad aprire e a dargli il benvenuto.

    «Sei già arrivato per vedere Aitrìa? Beh, hai fatto presto. Comunque sia, accomodati».

    Il fotografo attraversò la casa ed arrivò al giardino.

    «Beh, per essere un giardino delle fate non mi sembra che abbia nulla di speciale». Disse senza nascondere che non era minimamente impressionato.

    «Aspetta e guarda». Disse Greta agitando la bacchetta. Lui vide come se un velo si sollevasse dal giardino, rivelando che era decisamente più grande all'interno. Il posto era composto da vari tipi di piante ed alberi. Artemisia, basilico, betulle, biancospini, bocca di leone, faggio, ontano, e altre ancora. «Non farti strane idee. Nessuno deve venire a sapere dell'esistenza di questo mondo. I media si precipiterebbero in massa qui da noi, come avvoltoi, e sarebbe la fine per Aitrìa e la sua libertà». Spiegò anticipando qualunque suo pensiero.

    Lui capì ovviamente cosa intendeva. Camminando per il giardino incantato si guardò intorno, contemplando le altre fate presenti, nelle loro minuscole dimensioni, mentre danzavano tra i fiori e giocavano tra di loro. Proseguendo il cammino arrivò dove si trovava Aitrìa, che se ne stava sdraiata sull'erba a contemplare le creature fosforescenti che le svolazzavano tutt'intorno.

    «Buongiorno». Le disse avvicinandosi.

    La dragonessa si voltò.

    «Ciao David. Ti avevo sentito arrivare. Sono contenta che tu sia venuto».

    «Beh, ti avevo promesso che ci saremmo rivisti, perciò, eccomi qui».

    «Sì. Ma non mi aspettavo che saresti arrivato così presto».

    «Diciamo che avevo un po' di tempo libero. Quindi sono arrivato subito».

    Il primo giorno non successe nulla di particolare.
    David ed Aitrìa passarono un po' di tempo insieme, passeggiando per il giardino e divertendosi ad ammirare le bellezze che racchiudeva.
    Il secondo giorno, Aitrìa sentì il desiderio di uscire per vedere e conoscere il mondo esterno.

    «Ma non c'è il rischio che qualcuno ti veda?» Aveva chiesto David, un po' preoccupato di quello che poteva succedere.

    «Non temere». L'aveva rassicurato «Greta ed Ingrid mi hanno fatto un incantesimo di occultamento. Nessuno, a parte voi, potrà vedermi».

    Il ragazzo quel giorno non riuscì a seguirla, perché la creatura volle girovagare da sola, per conto proprio. A malincuore lui dovette rispettare la sua privacy e lasciò che andasse libera, ovunque desiderasse. La dragonessa, nonostante fosse invisibile grazie all'incantesimo delle due fate, fece molta attenzione a non farsi scoprire. Volando in giro, scorse in lontananza su un prato una famiglia felice che faceva un picnic e si domandò se anche lei avrebbe potuto averne una tutta sua.
    Alla fine della giornata, soddisfatta della sua scorribanda per il mondo tornò, senza alcun problema, da Greta ed Ingrid, certa che le avrebbero, sicuramente, permesso di uscire ancora visto che si era comportata benissimo.

    *



    Nei giorni successivi Aitrìa passò molto tempo sia con David che con Arianna, desiderosa di sapere il più possibile su di lei.
    Col passare del tempo i due impararono a conoscere meglio la dragonessa.
    La biologa arricchì la sua conoscenza sulla biologia dei draghi che, fino a quel momento, era praticamente nulla, mentre il fotografo imparò ad apprezzare la dolcezza e la curiosità della creatura. Naturalmente ci furono anche giorni in cui la creatura uscì per conto proprio per imparare di più sull'ambiente che la circondava e per prepararsi alla partenza per il suo mondo.
    Quando venne il giorno prestabilito, i due corsero in fretta e furia da lei per salutarla, ed anche le altre fate erano lì presenti per dirle addio.

    «Aitrìa,» disse Greta commossa «È stato un onore ed un piacere conoscerti. Ti abbiamo vista crescere da quando eri grande come un agnellino, e ti siamo sempre state accanto nei momenti difficili, ma ora è arrivato il tuo momento di volare da sola».

    «Già,» aggiunse Ingrid con le lacrime agli occhi «Finalmente hai la libertà che hai tanto sognato. Che tu possa goderla per sempre, e ti auguro tanta fortuna e felicità».

    Dopo i saluti di rito, la dragonessa si preparò al decollo, pronta a cercare quelli della sua razza. Non sapeva dove fossero, ma era fiduciosa del fatto che sarebbe riuscita a trovarli se avesse volato in ogni angolo del mondo. Ma, un istante prima di prendere il volo, si bloccò.

    «Che c'è mia cara?» Le chiese Ingrid

    «Ecco...» Rispose timidamente «La verità è che non mi sento ancora pronta per andarmene. Rimandiamo ancora la partenza di qualche giorno?»

    Tutti furono sorpresi da questa dichiarazione ma nessuno la contestò. La libertà era sua e se voleva andarsene con i suoi tempi l'avrebbero accontentata.
    David fu quello che rimase più stranito di tutti dalle sue parole. Oltretutto ebbe la sensazione che, quando si era bloccata, mentre stava per decollare, avesse posato lo sguardo su di lui.

    *



    Il giorno successivo, dopo il lavoro, il fotografo andò di nuovo a trovarla. Aitrìa era già lì ad attenderlo tutta sorridente e pimpante.

    «Senti, che ne dici di venire con me oggi? Mentre volavo ho trovato un posto molto carino che vorrei farti vedere».

    «Dovrò montare su di te per farlo?» Le chiese spontaneamente.

    «Ovviamente». Rispose lei e, senza aggiungere altro, lo afferrò prima con la zampa, poi se lo passò per i denti e infine lo mise sulla sua groppa. «Reggiti forte».

    Il giovane ubbidì all'ordine e le si aggrappò al collo. Poi la vide correre finché non decollò.
    Inizialmente il volo fu spaventoso per lui, non essendo abituato a queste cose e non ebbe il coraggio di guardare giù. Ma poi la sensazione di terrore iniziale cominciò piano piano a sparire e alla fine, con grande stupore, si accorse che la cosa era piacevole. Le squame erano un po' dure e scomode, e si chiese se in futuro avrebbe potuto chiederle di mettere una coperta o qualcosa simile ad una sella ma, a parte questo, dall'alto il panorama era bellissimo. Era davvero incredibile stare così in alto e vedere tutto. Avrebbe dovuto avere paura di cadere ma, per qualche ragione, sentiva che Aitrìa non avrebbe mai permesso che succedesse. Si conoscevano ancora da poco ma, col tempo, il fotografo stava davvero cominciando a fidarsi di lei.

    *



    Alla fine atterrarono in montagna, in un picco roccioso pieno di muschi e licheni. Andandoci a piedi ci sarebbero volute ore per raggiungere quel posto ma, grazie alle sue ali, ci era voluto veramente poco.
    Aitrìa lo aiutò a scendere, facendogli usare un l'ala come se fosse uno scivolo, e David si sedette accanto a lei per contemplare il magnifico spettacolo che si estendeva tutt'intorno.

    «Non è un bel posto, allora?» Gli chiese lei.

    «Sì. Avevi ragione. È veramente un posto fantastico». Rispose lui. La compagnia della dragonessa era qualcosa di veramente piacevole ed il suo desiderio di conoscerla meglio aumentava sempre di più. «Adesso che potremmo fare?»

    «Beh,» propose «Dato che siamo qui da soli ed in privato, che ne dici di parlarci un po' e conoscerci meglio?»

    «Mi sembra una buona idea. Che ne dici di cominciare tu? Parlami un po' del tuo passato».

    La creatura voltò il grande collo verso di lui e, ritrovandosi faccia a muso con lei, poteva vedere il proprio riflesso nei suoi occhi azzurri. Il fotografo ebbe il presentimento di aver detto qualcosa di sbagliato e di essere stato invadente con la sua richiesta.

    «Beh, non c'è molto da dire». Gli disse con un tono un po' malinconico. «Quando uscii dall'uovo tutto era così nuovo per me. Le rocce, la terra, gli alberi, i cespugli, gli odori. Mi ricordo ancora di come mi aggiravo per cercare di vedere ogni cosa intorno a me.» Abbassò tristemente lo sguardo «Poi ho cominciato a fare qualche verso per chiamare mia madre, senza ricever alcuna risposta. Mi chiesi perché non arrivava. Se avessi fatto qualcosa di sbagliato per farla andare via. Mente la cercavo arrivai d'innanzi alle montagne di quel posto. Cominciai allora ad arrampicarmi per raggiungere la cima pensando che avrei potuto trovarla dall'alto. Fu difficile, qualche volta scivolai e caddi, ma mi rialzai, determinata a non fermarmi d'innanzi a nulla e a superare qualunque ostacolo pur di trovare la mia mamma».

    «Aspetta». La interruppe «Vuoi dire che hai proprio scalato la montagna andando per dritto? Non hai seguito qualche sentiero o altro?»

    «Certo che l'ho scalata in modo diretto. Mi sembrava la via più rapida per arrivare in alto, no? Ero nata da poco ma le mie zampe avevano già una presa salda, e le mie ali, anche se non mi permettevano ancora di volare, potevano rallentare abbastanza la caduta, quindi non rischiavo di schiantarmi. Comunque, quando sono arrivata in cima, non ho trovato nulla. Ho provato allora a scendere dall'altra parte ma, con mia grande sorpresa, scoprii che era tutta roccia con lo stesso colore del cielo, e questa volta era troppo dritta per poterla scalare. Ho provato allora a cercare di lato per vedere se c'era un'uscita. Ho continuato a camminare, fino a stancarmi, chiedendomi quando avrei trovato un modo per andarmene via di lì. Solo quando fiutai il mio stesso odore capii di aver girato in tondo. Avvilita per aver camminato tanto per niente, guardai allora il cielo, pensando che forse la mia mamma era lassù in alto ad aspettarmi. Forse voleva che imparassi a volare per poterla raggiungere». Scosse il capo «Purtroppo ero troppo giovane e non ne ero ancora capace, per quanto ci provassi. Iniziai allora a passare il tempo giocherellando, per conto mio, facendo pratica di agguato tra i cespugli e zampettando un po' tra i rami degli alberi, ma avrei tanto voluto che ci fosse qualcuno con cui giocare e condividere le mie emozioni e, non trovandolo, mi distraevo come meglio potevo. Le prede con cui mi nutrivo, nei primi giorni, mi arrivavano già morte ed io ero tutta eccitata perché pensavo che, finalmente, la mia mamma fosse tornata. Ma l'eccitazione finì presto, quando mi accorsi che non c'era nessun altro in quel posto, eccetto me. Però, ero sorpresa, mi chiedevo chi mi avesse portato il cibo». In quel momento il suo sguardo si incupì «Finché una notte ebbi la risposta, era lui che mi aveva portata lì, e quello fu uno dei momenti orribili che vorrei tanto dimenticare: Le notti in cui mi aveva tormentato».

    «Lui chi? Chi ti ha tormentato?»

    «L'ombra nera. Non è il suo vero nome ovviamente. È solo il soprannome che gli ho dato io, visto che non avevo modo di sapere come si chiamasse. Si copriva completamente con un cappuccio nero. Non potevo vedere il suo volto, non riuscivo a fiutare il suo odore. Non avevo idea di chi fosse. So solo che venne a catturarmi. Quando lo vidi, anche se non lo conoscevo, percepii subito il pericolo. Provai a scappare. Ma riuscì a prendermi». Nel parlare il suo tono di voce cambiò e cominciò ad essere preoccupata ed agitata. «Mi fece perdere i sensi e, quando mi risvegliai, ero in una stanza chiusa, con le catene al collo e alle zampe e con lui sempre presente, che mi tormentava».

    «Cosa ti faceva?»

    «Mi metteva le mani addosso, in bocca, sotto la coda, ovunque. Mi faceva dei tagli sotto il ventre, mi prendeva il sangue, o pezzi di artigli e mi strappava i denti. Era orribile. Provavo a lottare, continuavo a chiamare la mia mamma, sperando che finalmente venisse a salvarmi, ma nulla. Ero impotente. Poteva farmi tutto quello che voleva senza che io potessi fermarlo. Quando ebbe finito mi fece addormentare, e mi risvegliai di nuovo nella mia prigione. Purtroppo non fu l'unica volta che accadde. Per anni, venne a prendermi altre notti per rifarmi quelle cose. Anche quando non veniva non riuscivo mai a dormire serena perché avevo paura che, se mi fossi addormentata, mi avrebbe preso nel sonno ed ero terrorizzata all'idea di svegliarmi di nuovo in quella stanza. Gli anni passavano ed io crescevo, diventavo più forte, ma riusciva sempre a sopraffarmi. Per quanto provassi a combatterlo e a nascondermi, vinceva sempre, grazie alla sua magia».

    Vedendo come stava perdendo il controllo, cominciò ad accarezzarla cercando di calmarla.

    «Calma, calma. Ok. È stato orribile ma ormai fa parte del passato. Parlami ancora di te».

    Apprezzando il gesto gentile del fotografo, fece un respiro profondo e continuò.

    «Di giorno io continuavo ad esplorare la mia prigione, spinta dalla curiosità. Inizialmente, come ti ho spiegato le prede le trovavo già morte. Ma, poi, smisero di arrivare morte, e quindi dovetti imparare a cacciare per conto mio. Prima cacciai i topi. Poi, continuando a crescere, iniziai a variare e a prendere altro. Gatti, cani, capre, pecore, mucche, cervi, cavalli. Riuscii ad imparare come tendere un agguato, sia a ghermire con i miei artigli, ad afferrare scendendo in picchiata, come un uccello predatore. E, come hai potuto vedere, sono diventata piuttosto brava».

    La cosa aveva funzionato. Aitrìa si era un po' calmata.

    «Comunque dimmi, quando hai incontrato le due fate? Che ruolo hanno avuto loro in questa storia?» Le chiese volendo saperne di più.

    «Le conosco da quando ero piccola. Era una di quelle notti in cui ero nascosta per paura che l'ombra nera potesse trovarmi. Avevo smesso di provare a richiamare la mia mamma perché avevo perso la speranza che sarebbe venuta. Ero rannicchiata, in un buco in preda al terrore quando all'improvviso sono apparse. Per te sarebbero apparse come dei puntini luminosi ma io, con la mia vista superiore, sono riuscita a vederle subito per quello che erano. Delle piccole creature per il quale provai l'interesse di un vero cucciolo. Loro furono sorprese quando videro che ero un drago. Dissero che i draghi erano scomparsi dal mondo da moltissimi secoli. Si chiesero, sicuramente, cosa ci facesse una creatura come me da quelle parti. Io in quel momento non feci molto caso a quello che dicevano e alla meraviglia che avevano mostrato nel vedermi. Ero solo felice di avere, finalmente, qualcuno con cui giocare». Fece un piccolo sorriso divertito e continuò il suo racconto «Mi ricordo ancora di quanto mi divertissi ad "acchiapparella". Erano sempre loro a cercare di scappare, ed io che tentavo, ogni volta, di prenderle».

    David riusciva ad immaginarsela bene la scena. Aitrìa che saltellava cercando di acchiappare Greta ed Ingrid come fa ogni cucciolo quando saltella per cercare di afferrare o di colpire con le zampe una farfalla.

    «Per fartela breve, furono proprio loro due che mi fecero capire che ero tenuta prigioniera. Chiunque fosse quell'ombra nera che mi perseguitava, mi aveva rapito e portato via dalla mia casa e dalla mia famiglia. Così, facendomi coraggio, chiesi loro se potevano aiutarmi ad evadere da quella strana prigione in cui mi trovavo. Mi dissero, dispiaciute, che purtroppo non potevano farlo. Non sapevano da dove venissi e la loro magia non era in grado di tirarmi fuori di lì. Ci provarono ovviamente, ma purtroppo i suoi poteri erano superiori a quelli di entrambe. Come sai, solo Arianna, per un motivo a me sconosciuto, poteva tirarmi fuori di lì. Probabilmente l'ombra nera sapeva che Greta ed Ingrid venivano da me ma non le fermava perché non le riteneva una minaccia. Potevano solo venire a farmi compagnia. Però, ogni volta, mi promettevano che avrebbero trovato un modo per tirarmi fuori di lì e che dovevo solo avere un po' di pazienza. Ci stavano lavorando».

    «E l'ombra nera nel frattempo ti ha maltrattata altre volte nonostante la loro presenza?»

    «Sì, continuò a farlo! Loro provarono a fermarlo, ma non ci fu nulla da fare. Poi, un giorno misteriosamente, è sparito e ha smesso di venire. Ma nonostante questo non mi ha lasciato andare. Non mi ha più fatto nulla, mi mandava le prede in modo che io potessi cacciarle, ma, dall'ultima volta, non l'ho più rivisto. E non so perché».

    «Non pensi che chiunque fosse sia morto?» Chiese David «Insomma, hai 200 anni, Nessun umano può vivere tanto a lungo».

    «Davvero?»

    «Certo. Noi viviamo meno di cento anni, e cominciamo a deperire già intorno ai 60. Non poteva continuare a muoversi bene con l'avanzare dell'età, no?»

    «Lo so. Greta e Ingrid me lo hanno detto, e questo mi rattrista». Disse un po' afflosciandosi «Ma comunque no. Chiunque fosse, non ho mai avuto l'impressione che si stesse indebolendo con l'età. Forse è stato un suo discendente a tenermi prigioniero dopo di lui, o forse è un vampiro o un licantropo».

    «Esistono anche quelli?» Chiese con grande sorpresa.

    «Certo. Greta e Ingrid mi hanno parlato di loro. O è così oppure deve aver stretto un patto demoniaco per allungarsi la vita. Oppure non è umano affatto. Qualunque sia la verità è ancora vivo, questo è quanto». Fece una pausa e, poi, proseguì «Comunque nel corso degli anni Greta ed Ingrid continuarono a farmi compagnia. Giocavano e parlavano con me. Mi insegnavano tante cose sul mondo esterno, e nonostante avessi tutto lo spazio necessario per muovermi, il mio desiderio di uscire e di vederlo di persona continuava a crescere. Mi furono vicine anche quando imparai a volare. Era così bello ed emozionante! Per un attimo mi sembrò anche di essere finalmente in grado di andarmene da lì. Ma in seguito scoprii che anche il cielo non era vero. Avevo ovviamente abbastanza spazio per volare in alto e in molte zone, in modo da potermi godere le mie scorribande per il cielo e sentirmi apparentemente libera ma, nonostante questo non ero felice. La speranza che un giorno mi avrebbero liberato non mi abbandonava mai. Nel frattempo continuavo a crescere sana e forte, imparando ad usare sempre meglio le potenzialità del mio corpo, con la mente che, senza arrendersi, continuava a viaggiare al di fuori della mia prigione, immaginando di volare in tutti i posti di cui mi parlavano le fate. Sognavo di poter volare ancora più in alto di adesso e poter sentire, toccare, fiutare e vedere ogni cosa del mondo».

    «Quando hai imparato a sputare fuoco?»

    La dragonessa lo guardò sorridendo.

    «Non c'è un evento particolare legato a quel momento. È successo e basta. E considerando tutto il tempo libero che ho avuto a disposizione, nel corso degli anni ho anche imparato a controllare questo mio potere, a gestirne la quantità e a migliorare la mia mira, a disegnare e tante altre cose. Tutti i trucchetti del caso. Guarda!»

    Alzò il muso in cielo e spalancò le fauci facendo una grande e possente fiammata di cui lui poteva percepire il calore. Poi abbassò il muso puntando lo sguardo a terra, socchiuse la bocca e fece un getto più piccolo e sottile con il quale poté disegnare un cuore tra loro due.

    «Hai visto quanto sono diventata brava?»

    David assentì e le sorrise allegramente. Quella creatura sapeva essere dolce e divertente quando voleva e la cosa gli piaceva molto. E guardando il cuore disegnato sulla pietra poté percepire, nonostante la semplicità, l'intensità e la profondità del gesto, perché anche lui, quando disegnava da piccolo, faceva lo stesso. Aveva un che di sconvolgente avere qualcosa in comune con una lucertola volante sputafuoco.

    «Un giorno poi furono loro a dirmi che, finalmente, avevano trovato un modo per potermi liberare. Per me fu la più bella delle notizie! Mi dissero comunque che ci sarebbero voluti un po' di anni ancora, prima di poterlo fare e che, nel frattempo, dovevo essere paziente. Ovviamente non era un problema aspettare qualche altro anno, dopo aver aspettato tanto. Non mi vollero dire cosa avessero in mente. Era meglio per me che fosse un segreto. Mi assicurarono però che avrebbe funzionato senz'altro. Così passarono altri anni. Poi un giorno, vennero da me e mi dissero che, finalmente, tutto era pronto. Presto sarebbero venute a prendermi. Quindi ho aspettato ancora finché, poi, ho incontrato te. E tu sai cosa è accaduto dopo».

    David fu un po' lusingato dalla parte finale.

    «Sono contento di essere stato il primo essere vivente del mondo esterno che hai incontrato, dopo le nostre amiche fate». Le disse. «C'è qualcosa però che non capisco. Hai detto che avevi tanta voglia di vedere il mondo esterno e, quando hai avuto l'opportunità di poterlo fare, non sei più partita. Dimmi, Aitrìa, che cosa ti ha trattenuto? Perché sei rimasta qui?» concluse un po' confuso.

    La dragonessa a quelle parole abbassò lo sguardo e socchiuse gli occhi.

    «Non lo so neanch'io perché. Mi piacerebbe poter andare via e cominciare a vedere il mondo ma sento, dentro di me, qualcosa che mi trattiene. Non so che cosa sia ma è comunque qualcosa. Me lo sento dentro. Vorrei capire di cosa si tratta ma, per il momento, non ci riesco».

    «Non ti preoccupare, sono sicuro che scopriremo di cosa si tratta. Quello che conta è che non dovrai tornare, di nuovo, in quel posto». Le disse dolcemente, toccando con la mano il lato destro del suo ventre.

    Il ragazzo non poteva negare che per qualche motivo godeva della sua compagnia. Era interessante poter passare del tempo con lei. E non gli sarebbe affatto piaciuto se fosse tornata di nuovo prigioniera in quel posto o, peggio ancora, se fosse volata via, per sempre.
    Non aveva idea di chi fosse l'ombra nera e perché l'avesse rapita ma, se lui fosse stato fortunato, non l'avrebbe mai incontrata.
    Rimasero in quello, che in seguito sarebbe diventato il loro posto speciale, per tutto il giorno, e poi ripresero il volo per la casa di Ingrid e Greta.

    *



    Le due fate assistettero alla scena da lontano.

    «Quanto pensi che possa stare al sicuro?» Chiese Ingrid

    «Beh, non saprei». Rispose Greta «Qualunque cosa possa essere a bloccare Aitrìa e a trattenerla qui, dobbiamo, assolutamente, scoprirlo, altrimenti, se resta ferma troppo a lungo, c'è il rischio che quel farabutto possa ritrovarla e rinchiuderla di nuovo. Per salvarsi deve andare via il più presto possibile».

    Capitolo 8


    Il giorno dopo David ed Aitrìa erano tornati al loro posto speciale.

    «Grazie a Greta ed Ingrid ho anche imparato a leggere e a scrivere. Era una delle poche cose che potevo fare lì». Gli spiegò. Infatti la creatura aveva una sua cultura perché oltre ai libri di storia, per documentarla su come era il mondo di fuori, le avevano fatto leggere libri di geografia per farle vedere direttamente come orientarsi bene per il mondo una volta libera. Anche libri fantasiosi per farla divertire, nonostante, così facendo, avessero incrementato il suo desiderio di incontrare altri draghi. «Sì. Mi rendeva triste di essere l'unica della mia specie, di non avere nessun altro come me con cui giocare e passare il tempo. Ma non ho mai perso la speranza che un giorno tutto sarebbe cambiato».

    Ma, nonostante ciò, senza ancora capire il perché, non era ancora riuscita ad andarsene.

    *



    Anche Arianna passava del tempo con lei, mostrando la sua curiosità nei confronti della creatura.
    I tre avevano stretto un profondo legame di amicizia.
    La creatura permetteva alla biologa con molta disponibilità di esaminarla.
    Le sue furono ricerche non invasive.
    Cercò, per esempio, di capire la sua potenza mandibolare, la sua capacità di sputare fuoco, la potenza delle sue ali e di come riuscissero a sollevare il suo peso. Sapeva che non avrebbe potuto pubblicare da nessuna parte quello che stava studiando ma voleva comunque saziare la sua curiosità.

    *



    Un giorno David decise di fare qualcosa di speciale per lei.

    «Senti, che ne dici se oggi decido io dove andare?» Le aveva detto una volta arrivato.

    «Se è quello che vuoi, va bene».

    Dopo essersi messo sulla sua groppa, le disse quale direzione prendere. Grazie all'incantesimo di Greta ed Ingrid nessuno poteva vederli, ma loro potevano vedere tutto. E, seguendo le indicazioni del suo amico, la dragonessa vide per la prima volta nella sua vita il mare.
    Arrivò fino alla spiaggia e volò in mezzo ai gabbiani. David fu affascinato dal vedere dei gabbiani in volo così da vicino e approfittò del fatto di aver portato la sua macchina fotografica subacquea per fare fotografie.
    Aitrìa andò oltre e continuò a volare in mare aperto

    «E così questo è il mare». Disse avvicinandosi al pelo dell'acqua. Non appena lo toccò con una zampa, fece qualche schizzo. Aveva già letto delle cose sul mare, ma vederlo di persona era tutta altra cosa. «Sembra un enorme lago senza fine».

    «Sì. Ma ti consiglio di non bere».

    «Sì, lo so che l'acqua è salata. L'ho letto».

    In lontananza vide degli spruzzi, causati da un delfino. Il mammifero stava giocando in mare, saltando in alto e facendo acrobazie. Quando si avvicinarono, facendo attenzione a non disturbarlo, dato che l'animale avrebbe potuto considerare la presenza di Aitrìa come la minaccia di un predatore, lui ne approfittò per scattare qualche foto. Lei invece era molto incuriosita dal comportamento dell'animale marino.

    «Perché sta saltando in quel modo?»

    «Sta giocando. È uno dei modi in cui si gioca nel mare. Dovresti saperlo che i delfini hanno un carattere molto giocherellone».

    «La verità è che io non ho mai letto libri sui comportamenti degli animali, Non mi interessavano perché a parte Greta ed Ingrid non ho incontrato altre forme di vita per anni. Non pensavo mi servisse sapere come sono fatte le prede che mangio e quali fossero le loro abitudini. Tanto potevo vederlo da sola con i miei occhi».

    «Ah, capisco».

    La cosa tutto sommato era comprensibile. Aitrìa per quanto avesse letto, ne aveva ancora di cose da imparare.
    I due continuarono a volare e, seguendo le istruzioni di David, arrivarono all'isola di Palmarola.

    «Qualche volta d'estate ci andavo con i miei in barca da queste parti». Disse: «Ma ormai l'estate è passata ed ora non c'è nessuno. Quindi possiamo approfittarne per avere l'isola tutta per noi».

    Per cui si tolse i vestiti, rimanendo con il costume da bagno, la macchina fotografica subacquea e la maschera da sub, e si tuffò in acqua. La dragonessa si tuffò a sua volta lasciandosi cadere di pancia e, alzando delle onde altissime. David ne fu quasi travolto, ma la cosa fu soltanto eccitante. Prima di conoscere Aitrìa non aveva mai fatto nulla di adrenalinico, ma era come se la sua presenza lo stesse cambiando. In effetti si sentiva come se con lei potesse fare qualunque cosa.
    Anche la creatura si divertì molto nuotando usando il corpo e la coda per darsi una spinta in avanti. La sensazione dell'acqua di mare che le passava sulle squame era così piacevole. Ed anche i vari odori che poteva sentire erano qualcosa di bello che non aveva mai fiutato prima d'ora.

    «David, grazie per avermi portato qui». Gli disse con dolcezza.

    «Figurati. Pensavo che fosse bello farti vedere qualcosa di nuovo e così l'ho fatto».

    *



    «Lo sai?» Disse mentre galleggiava sulla riva del mare, facendo il morto: «Una volta sono venuto qui con una delle mie ragazze. Laura».

    Aitrìa avvicinò la sua enorme testa al fotografo.

    «Chi era Laura?»

    David non capì perché avesse iniziato l'argomento, ma ormai aveva scatenato la sua curiosità.

    «Beh, era una delle mie precedenti ragazze. Tra di noi le cose funzionavano benissimo. Ci divertivamo, andavamo al luna park e credevo davvero che lei fosse quella giusta».

    Nello sguardo della dragonessa ci fu un po' di confusione.

    «Prima di tutto, cos'è un luna park? Poi, che cosa è successo tra di voi? Se vi amavate tanto, perché non è ancora con te?»

    Di solito non aveva voglia di parlare delle sue innumerevoli delusioni amorose ma, non si sa per quale motivo, sentiva di poterle dire tutto.

    «È andata così. Purtroppo, lei era una ribelle, e pensava che fossi un tipo interessante, piacevo anche ai suoi genitori, purtroppo alla fine si è stufata di me, definendomi un tipo noioso e poco intraprendente e mi ha scaricato».

    «Ma è terribile. Perché ha pensato questo di te?»

    «Non lo so. Purtroppo si è creata una sorta di tendenza nei tempi moderni. L'uomo deve essere una sorta di animale istintivo, e ad alcune donne piace quel genere di persona, ma molte di quelle a cui non piace, sono convinte che tutti siano così, anche quelli che invece non lo sono».

    «Ma è orrendo».

    «Lo so. Ho un amico che pensa che il romanticismo sia morto e che si dovrebbe pensare solo al sesso». Dichiarò in tono asciutto. «Ma io non voglio farlo, sebbene finora abbia incontrato solamente donne che all'inizio fanno tanto le carine, poi però perdono la testa di fronte al primo problema e sclerano per un nonnulla». Quindi si mise a scimmiottare bambinescamente una donna lamentosa ma, rendendosi conto che si stava comportando da sciocco, smise in un attimo. «Scusa. Lo so, sono stato infantile».

    Lei lo guardò confusa

    «Ma che dici? È divertente. Perché non lo fai più spesso?»

    David fu sorpreso di quell'affermazione

    «Beh, ecco... vedi, il punto è che di solito quando lo faccio vengo sempre criticato. Quando parlo raccontando una cosa non dovrei imitare il modo di parlare delle persone specialmente usando una voce da bambino. Dicono che devo maturare ed essere normale».

    «Ma tu non lo vuoi veramente». Rispose scrutandolo con attenzione.

    «Ovvio che non lo voglio. Mi piace lasciarmi andare in questo modo ma le cose funzionano così a quanto pare».

    La dragonessa rimase colpita dalla cosa.

    «Ma è orribile! Praticamente mi stai dicendo che non ti permettono di essere te stesso?»

    «Beh, non proprio. Semplicemente alcune cose funzionano in un certo modo, ed uno deve adeguarsi».

    «Ma non è giusto! Voglio dire, anche quando ero nella mia prigione nessuno mi diceva come dovevo essere. Da quello che mi dici sembra che tu in realtà sia ancora più prigioniero di me».

    Lui fu molto sorpreso della sua affermazione. In effetti il suo era un punto di vista interessante. In una società dove devi giustificarti anche per i film che vedi al cinema, per Aitrìa poteva davvero essere una sorta di schiavitù.

    «Quindi, non è un problema se faccio così». E fece una faccia buffa.

    La creatura in risposta si mise a ridere e ne fece una a sua volta. Il giovane si mise a ridere e ne fece un'altra. Alla fine i due si misero a giocare molto infantilmente facendo un sacco di facce buffe, anche se a lei venivano più facilmente.
    Probabilmente il suo corpo di drago aiutava. Sembrava proprio che avessero perso ogni forma di controllo e si divertivano come matti. Nei giorni successivi avrebbero fatto altre facce buffe per divertirsi e le avrebbero fotografate. Foto che poi avrebbero anche collezionato insieme.

    *



    Alla fine arrivò il momento di andarsene, e David ebbe qualche problema a salire sulla groppa della dragonessa tutto bagnato. Così si fece tutto il viaggio tra le sue zampe.

    «Non farmi cadere». Le chiese per rassicurarsi.

    «Non ti faccio cadere tranquillo».

    La posizione era un po' scomoda, ma la visuale era bellissima. Sembrava quasi che fosse lui a volare. E questo indusse nel ragazzo la domanda su come avrebbe potuto essere volare con delle sue ali in giro per il mondo.
    Una parte di lui stava cominciando a desiderare che lei non se ne andasse, ma sapeva che sarebbe stato meglio che accadesse, per evitare che l'ombra nera la ricatturasse. Per cui si promise di trovare cosa la teneva bloccata.
    Quando uscì fuori dal suo ponderare, si rese conto che Aitrìa lo aveva riportato a casa sua.
    Il drago fu in grado di farlo entrare in casa direttamente dalla finestra della camera da letto che era abbastanza grande da permetterle di infilare la testa dentro.
    Dopo essere rientrato fece una bella doccia, indossò vestiti puliti ed asciutti, e passò il resto della giornata a riposarsi, e a guardare i vecchi classici Disney in tv. Dalla finestra Aitrìa vide quei programmi con lui, perché incuriosita dalla televisione. Ovviamente dovette spiegarle tutto, e poi insieme videro Biancaneve, La bella addormentata nel bosco, e Cenerentola.
    Quando fu finalmente il momento di andare a letto, David si mise il pigiama e, quando si sdraiò sul letto la sua nuova amica era ancora fuori della finestra a guardarlo.

    «Grazie per la meravigliosa giornata. Quei film che mi hai fatto vedere erano davvero belli. Dimmi, è quello l'amore che tu vuoi?»

    «Beh, se anche erano cartoni animati, sì. È quello. Naturalmente non ci si mette con chi conosci appena, ma, a parte questa differenza, mi piacerebbe davvero trovare una ragazza con cui si può scambiare quel genere di sentimento».

    «E per me invece? Pensi che io potrei provare quel genere di sentimento?»

    «Tu? Beh, una come te merita sicuramente di essere amata. Chiunque ti avrà sarà sicuramente molto fortunato». Si abbandonò poi al sonno. «Buonanotte Aitrìa».

    «Buonanotte David». Rispose lei con dolcezza prima di tirare fuori la testa dalla finestra ed alzarsi in volo per tornare da Greta e Ingrid.

    Capitolo 9


    Anche Arianna faceva le sue parti di visita ad Aitrìa, anche se per la dragonessa le sue visite erano meno piacevoli, perché la ricercatrice, lo faceva solo per studiare i draghi, ma non le disse nulla per non offenderla.
    Per la biologa averne trovato uno era stata la più eccitante emozione di tutta la sua vita. La scoperta di quella creatura poteva significare che ce ne erano molte di più di cose da scoprire nel mondo, cose che probabilmente non poteva nemmeno immaginare.
    Era già stata fortunata perché Greta ed Ingrid non le avevano cancellato la memoria, ed anche se le era stato precluso il poter vedere il villaggio delle fate, le era almeno stato permesso di studiare Aitrìa, a patto che non le facesse del male come aveva fatto l'ombra nera, come le aveva raccontato David.
    Anche lei si era sentita dispiaciuta per quello che le era capitato, e si chiedeva chi potesse essere questa fantomatica ombra nera ma, nonostante ciò, non poteva rinunciare alle sue ricerche. La dragonessa d'argento, nonostante fosse consenziente, non si divertiva molto con tutti quei test ed analisi.
    Lei preferiva decisamente di più quando era David a venirla a trovare ma, a parte questo, non ci trovava nulla di male ad appagare la curiosità di Arianna. I test erano tutti sulle sue capacità, le distanze fino a cui poteva vedere e sentire, la temperatura delle sue fiamme e quello che potevano fare, test sulla sua forza fisica, ed anche come funzionasse il suo metabolismo e, tra le varie cose che imparò, scoprì anche che ai draghi ricrescono i denti se vengono tolti. Nelle sue ricerche sulle possibili origini, provò anche a confrontarla con i vari dati e fossili di dinosauro, per vedere se la sua specie appartenesse a quel genere, e fosse magari una creatura preistorica evoluta sopravvissuta all'estinzione. Provò anche a confrontare il DNA di lei con quello degli squali, per vedere se c'era qualche similitudine, dato che ad entrambi ricrescono i denti.
    I test durarono giorni, ma quando ebbe finito, Arianna volle sapere tutto sulla vita che Aitrìa aveva vissuto da quando era uscita dall'uovo, se addirittura ricordasse qualche cosa prima che il suo uovo si schiudesse.
    La creatura ovviamente le raccontò tutto quello che ricordava, che era tanto: quando aveva mangiato la carne per la prima volta, di come da cucciola fosse incuriosita da tutto quello che la circondava, di come nacque in lei il desiderio di vedere cose nuove, desiderio che prima di quel momento non aveva mai potuto appagare.

    «Se è così perché resti ancora qui? Mi piace l'idea di poter frequentare una vera creatura mitologica ma, come ti avrà detto anche David, non puoi rischiare che l'ombra nera scopra che sei scappata e riprovi a catturarti». Le aveva detto Arianna.

    «Lo so.» Aveva risposto Aitrìa «Ma per il momento non so ancora che cosa mi trattenga qui. Sento che se me ne andassi adesso rimarrei incompleta».

    Arianna allora decise di cambiare argomento.

    «Senti, ma dimmi, Greta ed Ingrid ti hanno detto per caso se sei l'ultima della tua specie?»

    «Cosa? No. Per fortuna no. Greta ed Ingrid mi hanno raccontato tutto. I draghi non si sono estinti, se ne sono semplicemente andati, ma non mi hanno detto per quale motivo. Dicono solo che c'è stato un tradimento da parte degli umani, e allora per questo sono spariti. Nessuno sa dove siano o se posso trovarli ma sicuramente li cercherò quando mi deciderò a partire. Greta ed Ingrid mi hanno rassicurato che anche se io non riuscissi a trovarli, ci penseranno loro a trovare me. Ma personalmente mi chiedo, perché hanno lasciato che l'ombra nera mi prendesse? Perché non mi hanno mai cercata per tutto questo tempo? Naturalmente avrò delle risposte solo se riuscirò ad incontrarli».

    Arianna si chiese quale tradimento potesse essere avvenuto da indurre i draghi ad andarsene, ma tenne quella domanda per sé perché era ovvio che lei non sapesse niente e proseguì con altri argomenti.
    Continuarono per giorni a parlare della vita di Aitrìa e cosa potesse e non potesse fare, e sembrava non finissero mai, dato che la brama di conoscenza di Arianna era pressoché insaziabile, specialmente per quanto riguardava il paranormale, che ormai sapeva essere reale.
    Quando il suo tempo con Aitrìa finiva, lei andava da Greta ed Ingrid, per poterne sapere più cose sulla loro magia. Loro ovviamente si limitavano a dei semplici trucchetti, come la levitazione o la trasfigurazione ma, solo questo, per lei era veramente tanto.
    Nella sua voglia di conoscenza, volle anche sapere di più, come nascono le fate, come ottengono le bacchette, e tutto il resto. Inizialmente loro non le dissero niente, ma nei giorni successivi, quando, con impegno e perseveranza, si dimostrò degna di fiducia, cominciarono a dire qualcosa.
    Sul fatto che loro erano fate della terra, e che esistevano anche quelle del fuoco, del vento, e dell'acqua. Del seme di diamante che, una volta piantato nello specifico elemento, si trasforma in Gardenia da cui nasce la fata insieme alla propria bacchetta, e che la fata ne è vincolata per tutta la vita.

    *



    Una notte però la ragazza volle spingersi oltre.

    «Potreste trasformarmi in un gatto?»

    «Cosa? E perché?» Chiese Ingrid confusa.

    «Visto che potete anche trasformare le cose in altre cose e a me piacciono gli animali, voglio scoprire cosa si prova ad essere come loro».

    «Ti metterai a cacciare topi?»

    «No. Certo che no. Ma fatemi provare tutto il resto, per favore».

    «Okay». Cedette Greta. «Come vuoi».

    Puntarono le bacchette contro di lei e le agitarono. Arianna venne avvolta da un fumo marrone, ed il suo corpo fu pervaso da uno strano formicolio mentre tutto diventava più grande intorno a lei. Quando il fumo scomparve, si accorse di non riuscire più a camminare su due gambe e, guardandosi la mano, vide al suo posto una zampa ricoperta di pelliccia nera. In preda all'eccitazione corse verso uno specchio, muovendosi stranamente bene a quattro zampe, e vide che era diventata un fiero gatto soriano dalla pelliccia nera.

    «Ha funzionato!» Pensò emozionata. «Sono un gatto!»

    La prima cosa che fece fu provare il suo nuovo corpo. Si arrampicò su di una tenda, sfruttando gli artigli, rimanendo sorpresa di quanto fosse facile. Anche quando iniziò a saltare da un mobile all'altro non poté fare a meno che sentirsi inebriata per le sue nuove capacità atletiche.

    «Incredibile. E pensare che a scuola, in educazione fisica non me la cavavo così bene».

    Alla fine, dopo essere salita su un armadio, non rimase più niente di nuovo su cui saltare. Vedendo quanto fosse in alto le vennero le vertigini, ma poi ricordò che la sua gatta, Morgana, a volte saltava da altezze del genere.

    «Se può farlo lei, lo posso fare anche io».

    Fattasi coraggio, si buttò nel vuoto e, quando atterrò, fu immensamente sorpresa di non essersi fatta nulla.

    «È incredibile. Ce l'ho fatta! Che sensazione fantastica! Come vorrei che Morgana mi avesse visto. Avremmo potuto giocare insieme». Quel pensiero le fece venire in mente una domanda da fare a Greta ed Ingrid.

    Dopo essersi sgranchita le zampe, decise che era il momento di tornare umana, fece cenno alle due fate di ritrasformarla.

    «Allora, come ti è sembrata questa tua esperienza da gatto?» Le chiese Greta, dopo averla fatta tornare normale.

    «È stato interessante». Rispose dopo essersi riabituata al suo corpo umano. «Avere la coda era così nuovo per me. Essere nuda senza avere il senso di pudore poi era così strano, ma mi sentivo bene». Decise inoltre di fare la domanda che le era venuta in mente prima di dimenticarla. «A volte vi trasformavate in cucciole di drago per giocare con Aitrìa durante il periodo in cui le tenevate compagnia?»

    «No». Rispose Greta «Ci si può trasformare in altri animali comuni, ma non è così per i draghi. Non si può diventare come loro con metodi normali e convenzionali».

    «Ok». Rispose per poi chiederle una cosa che aveva voglia di sapere da molto tempo. «Ma ditemi, per quale motivo avete aiutato Aitrìa e siete rimaste con lei? Non la conoscevate nemmeno appena l'avete incontrata».

    «Beh...» Rispose Ingrid «Possiamo dirti prima di tutto che l'abbiamo incontrata per puro caso. Stavamo volando da quelle parti e poi, grazie al nostro legame con la terra e la natura, abbiamo percepito la presenza un incantesimo molto potente. Così seguendolo siamo arrivate nella riserva creata per Aitrìa ed è lì che l'abbiamo incontrata. All'inizio l'abbiamo aiutata solo per compassione e perché è compito di noi fate aiutare il prossimo, ma poi, passando del tempo con lei, abbiamo finito con l'affezionarci. Praticamente l'abbiamo adottata, le vogliamo bene. Anche se ormai è cresciuta, rimane sempre la nostra piccola. Per questo speriamo che se ne vada, ritrovi quelli della sua razza, si rifaccia una vita con loro e eviti di farsi riprendere dall'ombra nera».

    «Ma come mai solo voi due avete scoperto Aitrìa? Perché nessun altro c'è riuscito? E perché non siete riuscite a sconfiggere l'ombra nera, dato che siete in due contro uno?»

    «Perché purtroppo è qualcuno di veramente esperto con i vari tipi di magia, perfino più di noi. Oltretutto la magia di noi fate non è in grado di fare qualcosa di distruttivo. Solo una fata oscura può farlo».

    «Una fata oscura? Ma non avevate detto che di solito nascono fate legate solo ai quattro elementi?» Chiese Arianna confusa.

    «Qualunque fata diventa oscura se uccide qualcuno. In quel caso la sua magia si corrompe, e perde la capacità di fare qualunque altro tipo di magia, ottenendo il potere di distruggere. Uccidere ti cambia, e con le fate la cosa è più radicale». Rispose Greta.

    «Ma le fate del fuoco non dovrebbero allora essere già capaci di distruggere senza diventare oscure?»

    «No». Spiegò Ingrid: «Perché il fuoco è da considerare più come fonte di energia, di calore, che come causa di distruzione».

    «Ok». Rispose soddisfatta della spiegazione. «Allora passiamo pure a qualche altro trucchetto». Aggiunse per voler cambiare argomento.

    *



    Quando ebbero finito, Arianna se ne tornò a casa e, come ogni volta da quando era cominciata quella storia, mise sul computer tutto quello che aveva imparato su Aitrìa e le fate. Non le era permesso di divulgare niente, ma ovviamente a lei non importava, perché le bastava semplicemente sapere tutto del soprannaturale.
    Morgana, come ogni notte, le si avvicinò a fare le fusa, strofinandosi su di lei, e la padrona rispose al gesto accarezzandole la testa.

    «Sai bella, non riesco a togliermi dalla testa la voglia di saperne di più. Credo che ci sia altro in questa storia, ma voglio veramente capire che sta succedendo. Voglio sapere di più sul mondo magico nascosto. Sai che la mammina è una gran curiosona, e vedrai che presto riuscirà ad avere risposte alle sue domande».

    Capitolo 10


    Quel giorno David aveva deciso di avere un po' di tempo per sé stesso. Era il turno di Arianna di andare da Aitrìa. Quindi volle fare una bella passeggiata a Roma.
    Una volta arrivato lì, dopo aver trovato un parcheggio per la macchina, cominciò a camminare pensieroso per una strada.
    Il tempo passato con la dragonessa lo aveva aiutato a superare meglio la rottura con Rosalba. Ma quella chiacchierata con lei sul vero amore lo aveva fatto riflettere sul fatto che fino ad allora era stato decisamente sfortunato. Non poteva dire con assoluta certezza se prima o poi lo avrebbe trovato, viste le sue innumerevoli delusioni. Forse doveva lasciar perdere la creatura mitologica, convincerla ad andarsene prima che l'ombra nera la ritrovasse, e riprendere ad uscire con altre ragazze. Perché, come diceva Patrick, se non si fosse rimesso in gioco, non avrebbe mai trovato nessuno. Ma ormai, a causa di tutti quei fallimenti, stava sinceramente perdendo le speranze.
    Ripensò a quella ragazza di cui non aveva mai conosciuto il nome. Con il quale aveva provato un approccio, ma lei lo aveva respinto perché era appena uscita da una relazione con un ragazzo violento e per questo non ne voleva altre per il momento.
    Ovviamente aveva accettato la cosa, l'aveva chiusa lì e non l'aveva più rivista. In quella circostanza non aveva provato niente, dato che non aveva avuto modo di conoscerla né di affezionarsi a lei.
    Aveva sentito solo dispiacere ed il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere ma che non era stato per colpa di quel ragazzo, chiunque esso fosse.

    «Ma c'è ancora posto per l'amore al giorno d'oggi?»

    Nel vortice dei suoi pensieri, passò davanti alla fontana di Trevi; il ragazzo l'aveva vista altre volte, e sapeva che era una delle più celebri fontane del mondo. Fu sorpreso che il suo camminare improvvisato lo avesse portato lì.
    Ma, d'altra parte, forse era il destino.
    Si diceva che lanciarci dentro una moneta ti fa tornare a Roma, due ti fanno trovare l'amore, tre invece ti fanno sposare.
    Non aveva mai osato provarci perché in passato non aveva mai creduto a certe superstizioni e non gli andava di sprecare soldi. Ma adesso sapeva che la magia esisteva e, probabilmente, anche alcune leggende che si raccontavano erano vere.

    «Molto bene fontana di Trevi. Vediamo se anche tu hai la tua magia personale». Dopodiché prese una moneta, diede le spalle alla fontana, mise la mano destra sulla spalla sinistra, chiuse gli occhi, e la lanciò, per poi ripetere la stessa cosa con la seconda. Entrambe caddero in acqua, ed egli fu molto soddisfatto. «Beh, adesso non mi deludere e fammi trovare l'amore, al matrimonio penseremo dopo».

    Fatto questo, continuò la sua passeggiata per poi tornarsene a casa. L'ottimismo che la fontana avrebbe esaudito il suo desiderio era abbastanza alto.

    *



    Il giorno seguente, durante uno dei loro voli quotidiani, il fotografo discusse brevemente con Aitrìa sul suo gesto.

    «Quindi speri davvero che la magia della fontana ti faccia trovare l'amore?»

    «In realtà non so nemmeno se la fontana sia magica. Ma, da quando ti conosco, ho cominciato ad aprire la mente a tutto».

    *



    Tornati a casa, David decise che quel giorno avrebbero guardato qualcos'altro di diverso dalla Disney. Per cui videro King Kong ed Eragon. Aitrìa mostrò molto interesse per il film sulla sua specie, lui le spiegò le differenze tra il film ed il libro, le raccontò, inoltre, il contenuto degli altri libri di cui non era mai stata fatta una trasposizione cinematografica.
    La dragonessa era molto interessata e divertita dalle varie interpretazioni che la razza umana aveva dato a quelli della sua specie, anche se non era ancora sicura di come si sarebbero comportati il giorno in cui li avrebbe ritrovati. E questo incrementava il suo desiderio di partire e di trovarli ma non riusciva a capire per quale motivo si trattenesse ancora da quelle parti, nonostante il rischio di essere catturata dall'ombra nera.

    «Pensi che noi due potremmo essere come Eragon e Saphira un giorno?» Chiese tanto per fare conversazione

    David fu colto di sorpresa da quella domanda.

    «Beh, non saprei. Io non mi ci vedo ad indossare un'armatura, impugnare una spada, e a combattere i cattivi mentre ti cavalco. Ammetto che potrebbe essere divertente ma, a parte l'ombra nera, non vedo contro chi dovrei combattere. Non siamo in un fantasy medievale dove c'è un tiranno da spodestare. Non so neanche se rimarrei vivo, nel caso ci provassi. E penso che tu, se avessi potuto donarmi dei poteri speciali, lo avresti già fatto. In effetti non avrei mai creduto che la tua razza o la magia fosse reale, e ti confesso che prima di conoscerti non avevo mai fatto nulla di adrenalinico in vita mia. Mai salito sulle montagne russe o altre giostre simili. Ma quando abbiamo volato insieme, per la prima volta, mi sono sentito sicuro perché sapevo che c'eri tu con me. Quando sono con te sento di poter fare cose che prima non avrei mai pensato di fare. Ti sono grato che tu mi permetta di essere me stesso senza limiti e restrizioni sociali. Adesso che ti conosco sento che potrei fare qualunque cosa, e ammetto che mi mancherai molto quando, risolti i tuoi problemi, te ne andrai da qui. Quindi, prima di quel momento, voglio godermi appieno i momenti felici che sto trascorrendo insieme a te. Non dobbiamo dimenticarci l'uno dell'altro quando ci separeremo».

    La dragonessa si mise a piangere commossa da quelle parole.

    «Hai ragione. Mi mancherai anche tu quando riuscirò ad andarmene via, ma ti assicuro che nei secoli a venire mi ricorderò per sempre di te. Quindi aiutami a rendere speciali i ricordi di noi due insieme, per darmi qualcosa di bello a cui pensare dopo che me ne sarò andata».

    La prospettiva che la creatura offriva al fotografo era davvero molto bella. Quel momento intimo da buoni amici sarebbe diventato uno dei ricordi di cui avevano parlato.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:33
     
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    Capitolo 11


    David stava leggendo ad Aitrìa "Romeo e Giulietta".
    Nella scena del balcone, la dragonessa prestò particolare attenzione alle parole di vero amore che i due innamorati si scambiavano parlandosi a cuore aperto.

    «È davvero bellissimo». Commentò sognando ad occhi aperti. «Poter amare qualcuno a tal punto da dirsi parole tanto belle».

    «Già». Rispose lui: «Non è male».

    «Non è giusto». Si lamentò quando arrivarono alla loro morte: «Avrebbero dovuto rimanere vivi e farsi una vita insieme. E non mi piace che entrambi abbiano dovuto morire per portare la pace tra i loro parenti».

    «Il fatto è che Shakespeare, con questa storia vuole mostrarci come i due innamorati siano rimasti vittime della faida tra le loro famiglie, con l'intento di farci capire come sia sbagliato farsi guidare dall'odio ed imporlo anche ad altri». Spiegò David.

    «Capisco il senso,» dovette convenire lei «Ma rimane comunque una brutta cosa da vedere».

    «Lo so, ma lo scopo di una buona storia è comunque darci dei messaggi di vita, ed i personaggi che si odiano servono appunto per spronarci a non essere come loro nella vita reale».

    «Sì, questo è decisamente importante». Volgendo lo sguardo all'orizzonte, si accorse che il sole era ormai tramontato. «Devo andare adesso. Ma possiamo vederci di nuovo domani, d'accordo?»

    «D'accordo». Rispose lui salutandola, mentre lei si apprestava a volare via.

    *



    «Come si fa ad amare qualcuno così tanto da annullarsi completamente e a rinnegare sé stessi per stare con lui?» Si chiese tra sé e sé mentre tornava a casa dalle sue amiche fate.

    Chissà, forse se ne avesse parlato con loro, avrebbe trovato la risposta. Purtroppo, quando arrivò a casa, stavano già dormendo e quindi, non volendo svegliarle, andò a dormire anche lei nella sua tana, rimandando tutto a domani.

    *



    Le due fate non fecero in tempo a sentire il sole che baciava il viso ad entrambe, che furono svegliate brutalmente da forti vibrazioni. Il loro risveglio fu molto brusco, e per poco non venne un colpo ad entrambe. Dopo essersi riprese dallo spavento, videro Aitrìa fuori dalla finestra.

    «Che c'è Aitrìa?» Chiese Greta.

    «Sento il bisogno di parlare un po'. Non è un problema, vero?»

    «No, d'accordo, ma dacci il tempo di prepararci prima». Le disse Ingrid.

    La dragonessa annuì e rimase ad aspettare pazientemente il loro arrivo. Quando finalmente la raggiunsero, espresse loro tutta la sua confusione e i suoi pensieri riguardo al bacio di vero amore.

    «Vorrei tanto un compagno. So che per cercarne uno dovrei andarmene, ma proprio non ci riesco. Che mi sta succedendo?»

    «Noi non lo sappiamo, la risposta è dentro di te». Rispose Greta.

    «Ma io non capisco. So che finché rimango rischio di essere ripresa dall'ombra nera, ma proprio non ci riesco a partire. Perché passo tanto tempo con David? Perché penso tanto al bacio del vero amore?»

    «Forse passi tanto tempo in sua compagnia perché, dopo essere stata sola per tutta la vita, ti fa piacere avere la compagnia di qualcuno che non siamo noi. Deve esserti proprio entrato nel cuore se ti piace stargli vicino».

    «Già. Praticamente ti sei innamorata di lui». Scherzò Ingrid.

    Quelle parole, uscite solo come battuta, scatenarono una reazione imprevista in Aitrìa. Per lei quello fu il pezzo mancante del puzzle. Tutto nella sua mente si mise in ordine e finalmente acquistò un senso.

    «Ma certo! Sono innamorata di lui! Ecco la risposta!»

    Ingrid si agitò alla reazione della dragonessa.

    «Aspetta, io non dicevo sul serio!»

    Ma la creatura, in preda all'eccitazione, non la stava ascoltando.

    «Ora è tutto chiaro. Il modo in cui ci siamo incontrati la prima volta, i momenti felici passati insieme. Noi ci amiamo!»

    «Come sarebbe a dire noi? Non puoi dire che ti ama solo per una tua idea!»

    «Non è una idea, lo sento dentro». Si voltò e si preparò al decollo.

    «Ma dove vai?»

    «Beh, ho appena capito di amare David, quindi vado subito a dirglielo».

    Detto questo si alzò in volo ignorando le chiamate ed i tentativi delle due fate di convincerla a desistere.

    «Che cosa ho fatto?» Disse sconvolta Ingrid

    *



    Una volta arrivata e atterrata nel giardino la dragonessa poteva sentire il cuore che le batteva forte per l'eccitazione. Fece dei respiri profondi per rilassarsi.

    «Ok. Calmati. È il tuo momento speciale. Sii naturale ed andrà tutto bene».

    Quindi infilò la testa nella finestra della camera di David, facendo attenzione a non rompere nulla, trovandolo mentre stava ancora dormendo. Lo svegliò strofinandogli delicatamente il muso addosso.

    «Ciao Aitrìa, che c'è?» Guardò l'ora dalla sveglia «È un po' presto per andare insieme da qualche parte. Non è accaduto niente di brutto, vero?»

    «No». Rispose lei. «C'è qualcosa di molto importante che voglio dirti e non riesco ad aspettare».

    «Va bene. Allora scendo subito, così parliamo».

    Una volta sistematosi e sceso in giardino, si avvicinò alla dragonessa.

    «Beh, eccomi qua Aitrìa. Allora, che cos'hai di tanto importante da dirmi?»

    La dragonessa fece un altro respiro profondo.

    «Dunque David, come sai, siamo stati molto felici insieme, ed oltretutto c'è sempre stato qualcosa che mi bloccava dall'andarmene via, comprendi?»

    «Sì. E allora?»

    «Allora ho finalmente capito di che si tratta».

    «Davvero? Bene. Dimmi allora che cos'è, così troveremo una soluzione».

    La creatura d'argento lo guardò sorridendogli in modo strano.

    «La ragione per cui non riesco ad andarmene... sei tu». A quelle parole abbassò la testa sorridendogli in modo strano cominciando ad avvicinarsi.

    «Aitrìa? Che stai facendo? Non mi piace come mi guardi. Senti, se ho fatto qualcosa di sbagliato mi dispiace». Disse indietreggiando intimorito.

    «No. Non hai fatto niente di sbagliato».

    «Ma allora perché dici che è colpa mia se non riesci ad andartene?» Chiese con un misto di confusione e di paura mentre si ritrovava bloccato contro il muro.

    «Non è qualcosa di brutto. Anzi, è qualcosa di bellissimo». Avvicinò il muso vicino alla sua faccia. «Il motivo per cui non riesco ad andarmene, è perché ti amo».

    Prima che lui potesse dire qualunque cosa, Aitrìa agì e poggiò il muso sulla sua bocca, come per dargli un bacio.
    Una volta fatto aspettò speranzosa di vedere in David una reazione positiva ma per tutta risposta lui urlò a squarcia gola.

    «Ma sei impazzita?» Chiese continuando ad urlare sconvolto per poi correre dentro casa.

    *



    Si diresse in bagno, prese spazzolino da denti e dentifricio e cominciò a spazzolarsi la bocca, per pulirla e si fece dei gargarismi col collutorio.
    Fatto questo si accorse che lei era fuori dalla finestra del bagno e lo stava fissando.

    «Ma si può sapere che ti è saltato in mente?» Le chiese guardandola con rabbia.

    «Credevo fosse ovvio. Ti ho appena aperto il mio cuore ed ho esternato i miei sentimenti».

    Il ragazzo cercò di riprendere il controllo.

    «Senti, non ho idea di come ti sia venuta in mente una cosa simile. Ma devi smetterla subito».

    «Ma perché dovrei smetterla? Io ti amo. E so che anche tu ami me».

    «Ma che stai dicendo? Senti, è vero che sono stato bene con te in tutto questo tempo, ed ammetto di volerti bene, però non ci tengo affatto a te in quel modo».

    «Che vuoi dire? Ma certo che tieni a me in quel modo. Perché lo stai negando?»

    Il fotografo ne ebbe abbastanza e, non avendo più intenzione di parlare, abbassò la tenda del bagno lasciando la sua interlocutrice fuori casa confusa ed infelice.
    Dove aveva sbagliato?
    Cosa era andato storto?

    Capitolo 12


    «Che ci fai qui?» Le chiese senza nasconderle che era ancora un po' arrabbiato.

    «Sono qui per quello che è successo tra di noi». Rispose.

    Era passato qualche giorno da quel bacio, ed Aitrìa non aveva detto a Greta ed Ingrid di quello che era successo. Ma, nonostante questo, la dragonessa non intendeva arrendersi o lasciare perdere.
    Aveva aspettato la domenica, in modo che David avesse la giornata libera e poi, dopo essersi fatta fare l'incantesimo di occultamento, era tornata da lui.
    Il fotografo non fu molto felice di vederla fuori dalla finestra di casa sua ma, se voleva parlare, non poteva di certo impedirglielo.

    «Intendi per il bacio? Beh, se sei venuta a scusarti, allora va bene. Possiamo tranquillamente chiuderla qui».

    «Non intendo scusarmi per quello che è successo. Sono stata me stessa ed ho espresso quello che provavo».

    «Allora stai proprio facendo una fesseria. Te l'ho già detto. Non posso essere innamorato di te».

    Aitrìa lo guardò con cocciutaggine.

    «E io non ti credo. Tu ricambi quello che provo, ma non capisco perché lo stai negando».

    «Lo nego perché è così che stanno le cose».

    «Perché continui a negarlo? Tu stesso hai detto che una come me merita di essere amata. Che chi mi avrebbe avuto sarebbe stato fortunato. Ebbene sei tu quel qualcuno fortunato. Ricordi quello che hai detto su quei cartoni della Disney? Sul fatto che vorresti sentire quel tipo di amore? Io lo provo per te, e sento che tu lo provi per me».

    David esitò per un momento, poi riprese.

    «Smettila. Senti, non sono io quello giusto per te. Non fare altre sciocchezze come quella che hai fatto l'altro giorno».

    «Quella non era una sciocchezza. Era il nostro bacio del vero amore».

    «Ma non capisci, quello non era il bacio del vero amore ma una schifezza. Te l'ho già detto. Non ci si mette con qualcuno che si conosce appena».

    «Ma noi non ci conosciamo appena. Abbiamo passato dei momenti molto felici insieme, ci siamo aperti l'un l'altro. Possiamo dire che ci conosciamo abbastanza da essere liberi di amarci. Non trattenerti. Lasciati andare!» La dragonessa cominciava ad avvilirsi con questo discorso. «Perché mi respingi? Non capisco».

    «Siamo troppo diversi».

    «Non mi importa».

    «È una cosa impossibile».

    «Non so di cosa stai parlando, ma non mi importa nemmeno di questo».

    «Ma che vuoi di preciso?»

    «Voglio te. Ti amo ed ho deciso che non me ne andrò di qui se tu non vieni via con me».

    «Senti, non succederà mai qualcosa tra di noi. E se è questo quello che ti tiene bloccata qui allora fattelo passare. Ne abbiamo già parlato e riparlato. L'ombra nera ti ricatturerà se ti trattieni troppo. È stato bello finché è durato, ma è decisamente meglio se tu te ne vai via ora».

    Aitrìa fece un'espressione decisamente offesa.

    «Credi davvero che mi arrenderò così facilmente con te? Io ti voglio bene. E riuscirò ad averti».

    David in risposta tornò dentro casa.

    «Sì. Nei tuoi sogni». Le disse prima di sbattere con violenza la porta.

    Si sdraiò poi sul divano in attesa che lei se ne andasse. Per fortuna non ci volle molto e la vide prendere il volo. Questo fu un grande sollievo. Almeno non avrebbe dovuto sorbirsela, per il momento.
    Nonostante questo sentì uno strano senso di amarezza che non riusciva a spiegare. Si chiese cosa poteva fare. Questo era decisamente un bel pasticcio. Che aveva fatto di male per meritare una cosa simile? E in che modo avrebbe potuto uscirne?

    «Non posso affrontare questo problema da solo. Devo parlarne con qualcuno».

    Quindi prese il cellulare e guardando i nomi dell'agenda decise di chiamare Arianna. Lei era l'unica con cui poteva parlarne. Sarebbe potuto andare da lei di persona, ma non voleva rischiare di incontrare di nuovo Aitrìa fuori di casa. Per fortuna, quando squillò il telefono, lei rispose subito.

    «Pronto?»

    «Pronto Arianna sono io David. Senti, non è che potresti passare da me? Devo parlarti di una cosa importante».

    «Perché? Che è accaduto?»

    «Tu vieni e poi ti spiego».

    «Ok. Allora arrivo subito».

    *



    «Vuoi dire che si è veramente innamorata di te?»

    «Già, così dice. Un vero guaio purtroppo».

    «Altroché. In parte non c'è da sorprendersi. Hai passato molto tempo con lei in questi giorni. Comprensibile che si sia affezionata a te. Ma nemmeno io mi aspettavo che sarebbe potuta succedere una cosa simile. Che intendi fare al riguardo?»

    «Non lo so. Il peggio è che non solo si è presa una cotta per me, ma è convinta anche che io ricambi quello che prova. Ho paura che questa situazione potrebbe peggiorare. Ma non ho idea di come affrontare la situazione».

    «Beh...» Propose Arianna. «Una possibilità è che tu la ignori e le stai lontano. Forse, dopo un po' di tempo, potrebbe convincersi del fatto che tu non ricambi affatto quello che prova per te, e decidere di lasciar perdere».

    «Pensi che funzionerebbe?»

    «Beh, non lo so. Ma credo che dovremmo fare un tentativo. Se non funziona penseremo a qualcos'altro».

    «Ok. Allora proveremo questo. Grazie».

    Capitolo 13


    Il giorno dopo le cose cominciarono a mettersi in movimento. David andò di nuovo a lavoro e, per fortuna, Aitrìa non lo disturbò. Ma quando ebbe finito e salì in macchina per tornare a casa, intravide che la dragonessa lo stava seguendo in volo.
    Quando arrivò a casa, lei gli atterrò proprio accanto.

    «Ciao». Gli disse appena vide entrare il fotografo. «Che ne dici se oggi voliamo un po' insieme?»

    «No grazie». Rispose entrando in casa senza nemmeno voltarsi a guardarla.

    La dragonessa fu molto confusa da questo. Che cosa stava facendo? Attese che aprisse la finestra per parlare, ma lui non l'aprì. Lo aspettò per ore, ma lui non si fece né vedere né sentire. Alla fine, quando si fece notte e le luci si spensero capì che doveva ormai essere andato a dormire, quindi se ne andò ancora confusa da quello che era successo e decisa a riprovare l'indomani.
    Passò la notte nascosta nei boschi senza tornare da Greta ed Ingrid e, il giorno dopo, quando David uscì di casa per andare al lavoro, lei gli si parò davanti bloccandogli qualunque via di fuga.

    «Ho capito cosa stai facendo! Pensi che semplicemente ignorandomi io smetterò di corteggiarti? Beh, ti farò vedere che non puoi liberarti di me così facilmente!» Dopodiché lo lasciò andare.

    Il fotografo non la rivide più per il resto della giornata, e quindi pensò che avesse lasciato perdere qualunque cosa avesse avuto in mente.
    Ma, il giorno successivo, ci fu uno strano odore di sangue, che lo svegliò di soprassalto. Quando si alzò e si affacciò fuori alla finestra, vide uno spettacolo orripilante. Capendo chi fosse stato, si sbrigò a telefonare a Greta ed Ingrid.

    «Potreste venire per favore? Avrei un problema».

    Le due fate, quando arrivarono, trovarono il giardino di David pieno di animali morti, tra cui cervi, cavalli, e mucche, ma per fortuna riuscirono a ripulire il tutto con la loro magia prima che qualcuno vedesse quello che la dragonessa aveva fatto. Anche lei era lì, e lui non perse tempo prima di sgridarla.

    «Ma che ti è saltato in mente? Sei impazzita? Hai idea di cosa sarebbe potuto succedere se la gente avesse visto casa mia in questo stato?»

    «Ma David». Rispose lei confusa dalla sua reazione: «Ho preso le prede più succulente e gustose solamente per te».

    Lui non ebbe nemmeno voglia di replicare a quello che aveva detto. Prese le macchina e se ne andò a lavorare.
    La dragonessa era decisamente confusa da quanto accaduto e ci pensarono le due fate a chiarirle il malinteso.

    «Aitrìa, David non è un drago. Forse a te piacerebbe ricevere carcasse di animali morti per poterle mangiare, ma non è così che funziona tra umani». Spiegò Greta

    «Già. Tra umani di solito ci si scambiano fiori». Aggiunse Ingrid,

    «Comunque, penso che dovresti smetterla. Lui non ti ama. Lascialo perdere. Sei anche troppo appiccicosa». Disse Greta.

    «Avete ragione ma, purtroppo, non ci riesco a lasciarlo andare. Ora che ho capito questo errore, farò meglio la prossima volta».

    *



    Il giorno dopo David fu di nuovo sorpreso, ma questa volta non vide delle carcasse di animali morti sul pavimento del suo giardino, ma dei fiori. Non sapeva da dove venissero, e di certo sperò che Aitrìa non li avesse rubati nel giardino degli aranci o da qualche altra parte. Ma nonostante questo, fece un sospiro di sollievo. Era stato decisamente un miglioramento rispetto a ieri. E, siccome lei era già lì, orgogliosa ad aspettare la sua reazione, non poté evitare la conversazione.

    «Visto David? Questa volta non ho sbagliato». Gli disse senza nascondere il suo orgoglio per il lavoro fatto.

    «Beh, sì. Grazie per il fatto che questa volta non ci sono animali morti». Le rispose prima di uscire con la macchina. Avrebbe ripulito tutto più tardi.

    *



    Nei giorni successivi David ricevette altri fiori e piante da Aitrìa. Alcuni vennero sradicati, altri invece portati in un vaso. Il ragazzo si chiese dove li avesse presi.
    Alcune delle piante che portava erano belle ed esotiche. Venivano da zone lontane che probabilmente la dragonessa aveva impiegato ore, se non giorni, per raggiungerle. Oppure se l'era procurate in qualche altro modo, ma, indipendentemente da quale fosse, erano decisamente belle. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto rifiutarle, perché accettandole le avrebbe dato delle idee sbagliate. Ma quelle piante erano troppo belle per lasciarle seccare, per cui le piantò, arricchendo il suo giardino.

    *



    I giorni passavano, l'autunno lasciò posto all'inverno, e lui continuava ad ignorare la dragonessa, che non riusciva a smettere di far notare la sua presenza. Ogni settimana continuavano ad arrivare piante esotiche ed il giardino del fotografo diventava sempre più bello e stravagante. Nonostante David avesse detto più volte ad Aitrìa di smetterla, apprezzava veramente quei regali, ma sapeva che ormai lei non lo considerava solo un amico, e che prima o poi le cose sarebbero peggiorate. Quindi capì che il piano di ignorarla era fallito.
    Aitrìa probabilmente, dopo essere rimasta prigioniera dell'ombra nera per ben 200 anni, doveva aver sviluppato una grande pazienza, ed aspettare che lui ricambiasse il suo amore doveva essere un'inezia in confronto al tempo passato in prigionia.
    Arrivato a questa conclusione, aveva di nuovo invitato Arianna a casa sua per dirle come stavano andando le cose.

    «Beh, starle lontano non sembra serva a qualcosa.» Le spiegò: «Quella ha una pazienza secolare. Se facessimo così dovrei passare il resto della mia vita ad allontanarla. Sarebbe sgradevole, oltretutto è troppo forte per riuscire a tenerla lontano. Mi sorprende infatti che non mi abbia rapito e tenuto prigioniero nella sua tana. E questo è già qualcosa».

    La ragazza volle riflettere su quello che potevano fare. La situazione era molto difficile, e quella creatura si stava dimostrando davvero cocciuta. Non potevano di certo prevedere come avrebbe potuto reagire se lui avesse continuato a respingerla, e tenerla a bada per tutta la vita sarebbe potuto essere faticoso.
    Un'alternativa sarebbe stata permettere all'ombra nera di riprenderla. Ma entrambi non avrebbero permesso che accadesse. Sarebbe stato crudele e, anche se quello che Aitrìa stava facendo era sbagliato, non lo meritava. In fondo non era cattiva. Era solo una sognatrice, rimasta intrappolata in un sogno. E loro dovevano liberarla.
    All'improvviso nella mente di Arianna si formò un'idea, che probabilmente avrebbe avuto un doppio vantaggio, sia per lei che per David.

    «Senti, stavo pensando, forse ti lascerebbe in pace se vedesse che tu hai già una ragazza».

    «Sì. Potrebbe essere un'idea. Ma d'altra parte, non c'è il rischio che così facendo potremmo farla ingelosire e impazzire veramente?»

    «Tu credi che ci sia questo rischio?»

    «Potrebbe tentare di uccidermi pensando che se non può avermi lei non mi avrà nessuna. Oppure prendersela con chi esco. In effetti temo che se avessi un appuntamento con qualcuno quella potrebbe cominciare a sabotarmi in modo da indurmi a credere che sarei felice solo con lei. O peggio, se addirittura mi afferrasse con una zampa e si arrampicasse su un grattacielo tenendomi sempre in pugno per poi ruggire la sua furia una volta in cima?»

    «David!» Cercò di calmarlo Arianna «Aitrìa non mi sembra capace di fare una cosa del genere. Ed anche se ci provasse, credo che Greta ed Ingrid sarebbero in grado di farla ragionare. Se fosse davvero così pericolosa non penso che l'avrebbero liberata con il rischio che facesse del male a qualcuno».

    «Ma sei sicura che non ci sia nulla di rischioso in questo?» Rispose lui dopo essersi calmato.

    «Beh, se non funziona questo, non so cos'altro potremmo fare».

    «Anche se funzionasse, a chi potremmo chiedere di fingersi la mia fidanzata? La mia relazione con Rosalba è finita da tempo, e quindi sarebbe credibile che finalmente abbia ripreso ad uscire con altre persone. Però non posso trovare nessuna così su due piedi».

    La biologa in quel momento lo sorprese.

    «Beh, forse quella ragazza non è poi così lontana. Forse è più vicina di quanto pensi».

    «Che intendi?»

    Di colpo capì a cosa si riferiva. Lui e Arianna avevano sempre avuto dei buoni rapporti, e si erano divertiti molto a lavorare insieme.
    Quindi sarebbero stati una coppia credibile, almeno quanto bastava per convincere Aitrìa che ormai lui era occupato e non c'era alcuna speranza per lei.

    «Beh, se pensi veramente che potrebbe funzionare, e se sei davvero disposta a fingerti la mia ragazza per aiutarmi, allora facciamolo. E grazie».

    «Prego. Vedrai che questo piano funzionerà».

    I due si misero d'accordo che il giorno dopo avrebbero iniziato la loro finta relazione. Così avrebbero avuto tutto il tempo di organizzarsi.

    *



    Il giorno seguente tutto era pronto per l'appuntamento. David si era vestito elegante per l'occasione. Ora doveva solo sperare che andasse tutto bene.
    Greta ed Ingrid gli avevano assicurato che avrebbero fatto in modo che Aitrìa avrebbe visto tutto. Se erano fortunati forse si sarebbe arresa con lui e se ne sarebbe andata via subito. Nonostante questo, David era anche impensierito da quello che avrebbe potuto fare. Come aveva già detto ad Arianna, era decisamente preoccupato per i possibili atti di sabotaggio di Aitrìa. Aveva già visto come poteva essere terribile la furia di una donna gelosa, figurarsi come sarebbe potuta essere la furia di una dragonessa gelosa. Ma, come aveva detto la biologa, dovevano provarci, altrimenti non sarebbero arrivati da nessuna parte e quella avrebbe continuato a fare l'appiccicosa con lui. Per cui, si diede una sistemata ai capelli, mise il deodorante e, guardandosi allo specchio, sorrise soddisfatto di come si era sistemato.
    Doveva essere al meglio se voleva che l'appuntamento fosse credibile e l'operazione "allontana Aitrìa" funzionasse. Uscì fuori pronto per il suo appuntamento.

    *



    I due si incontrarono alla pescheria "la trota argentata", un ristorante situato sulla punta del porto. Anche Arianna si era vestita elegante per la serata. A David piaceva molto il posto che avevano scelto. Di sicuro si sarebbero trovati bene.
    I due avevano prenotato il tavolo proprio sulla terrazza all'aperto, in modo che Aitrìa potesse vederli.

    «Beh,» Disse lui dopo essersi seduto ed aver preso le ordinazioni: «Ora dobbiamo far vedere che parliamo e che ci divertiamo».

    «Ok». Rispose prontamente lei: «Sai, di questi giorni ho partecipato ad una protesta ambientalista».

    «Davvero?»

    «Sì».

    «Su cosa avete protestato?»

    «Le solite cose. Il surriscaldamento climatico, l'innalzamento del livello dei mari, cose così».

    «Sembra interessante».

    «Lo è. Bisogna sempre darsi da fare per preservare l'ambiente».

    «Già». Disse lui, quando all'improvviso un rumore attirò la sua attenzione, e, guardando il mare, continuò il dialogo: «Con tutto l'inquinamento che c'è nel mondo, se nessuno se ne preoccupasse sarebbe peggio».

    «Ma che stai guardando?» Chiese lei accorgendosi che qualcosa aveva attirato la sua attenzione.

    «Tu che dici?» Rispose lui.

    Arianna, guardando il mare a sua volta e, con suo grande stupore, vide Aitrìa immersa completamente in acqua che stava guardando dritta verso di loro in modo indecifrabile.

    «Ma come le sarà venuto in mente di fare una cosa del genere solo per spiarci?» Si lamentò lei mettendosi la mano sulla faccia.

    «Io mi chiedo come faccia a respirare così a lungo in apnea».

    «Grossa com'è potrà immagazzinare nei polmoni una quantità d'aria che noi invece ci sogniamo».

    Per loro fortuna l'incantesimo che la rendeva invisibile agli altri ad eccezione di loro due, era ancora valido, così non avrebbe attirato l'attenzione di nessuno. Avendola localizzata, i due continuarono la loro finzione, facendo attenzione a tenere d'occhio la dragonessa.

    «Comunque,» Disse Arianna cercando di cambiare argomento: «Alla protesta abbiamo fatto tutto pacificamente e così non abbiamo avuto problemi con la polizia».

    «Meglio così». Rispose distrattamente continuando a guardare con un occhio Aitrìa.

    Il fotografo era decisamente preoccupato di quello che avrebbe potuto fare. Si aspettava che avrebbe potuto alzare l'acqua con il corpo colpendo entrambi con uno spruzzo. Oppure che avrebbe potuto tirare la testa fuori dall'acqua ed alitare fumo su Arianna. Qualunque cosa che potesse guastare la serata ed impedire che si divertissero. La biologa fece intendere con lo sguardo che era molto infastidita dal fatto che pensasse più a preoccuparsi di questo che di lei.
    Stranamente non accadde nulla, neanche quando andarono a fare una passeggiata, David passò tutto il tempo a preoccuparsi di quello che la dragonessa avrebbe potuto fare per sabotare il suo appuntamento con Arianna. Ma Aitrìa rimase tranquilla fino alla fine.
    Dopo che ebbero pagato il conto, e la biologa si accinse ad accompagnare il suo finto ragazzo a casa, Aitrìa si fece avanti, bloccando la strada ai due.

    «Finalmente!» Le disse il fotografo, dando sfogo alle sue frustrazioni. «Qualunque cosa tu abbia in mente falla subito. Allora, che cosa vuoi?»

    «Niente». Rispose la dragonessa lasciando entrambi esterrefatti.

    «Cosa?»

    «Avete capito bene. Non ho intenzione di fare nulla».

    «Hai finalmente compreso che io e David stiamo insieme e te ne andrai rinunciando alle tue fantasie romantiche?» Chiese Arianna

    «No».

    «Ed allora che intendi dire che non farai nulla?»

    «Intendo dire quello che giocherò lealmente questa sfida». Quindi si rivolse a David «Sei arrivato a questo? A metterti con un'altra pur di allontanarmi?»

    «Ma che dici?» Mentì lui. «Io ed Arianna ci amiamo davvero. E se non riesci ad accettarlo vuoi dirmi cosa farai? Vuoi spaventarla per sbarazzarti della tua rivale?»

    «Cosa? No!» Rispose. «Lei mi ha salvato. E anche se adesso dovremo batterci per te, non sono un'ingrata».

    «Allora vuoi rapirmi e portarmi su un grattacielo tipo King Kong?»

    «Non offendermi, perché dovrei fare una cosa simile? Non potrei mai farti del male! Voglio che tu stia con me per amore, non per paura! Non desidero che tu mi guardi con terrore, cercando di compiacermi preoccupato di cosa ti succederebbe se non lo facessi! Voglio che tu mi guardi con amore, desiderandomi, trasmettendomi la consapevolezza di come io appartengo a te e anche tu appartieni a me». Dopo essersi calmata, aggiunse «È per questo che non ho sabotato il tuo appuntamento. Io voglio che tu preferisca me a lei. Sabotarvi per farti credere che lei sia peggiore di quanto sembri in realtà sarebbe disonesto e mi farebbe vivere nella paura che se non l'avessi fatto, non ti avrei avuto. Voglio un rapporto sincero e semplice tra di noi. E sono più che mai determinata a non permettere che Arianna ti porti via da me!» Concluse prima di andarsene alzandosi di nuovo in volo.

    A quelle parole il fotografo iniziò a riflettere ed ebbe per un breve momento lo sguardo perso nel vuoto.

    «Qualcosa non va?» Gli chiese la biologa.

    «No. Non è nulla».

    «Sei sicuro?»

    «Sono solo un po' preoccupato. Non temere. Su andiamo a casa». Rispose lui

    *



    Tornando a casa Arianna trovò Aitrìa che la stava aspettando.

    «Questa è una conversazione privata che volevo avere con te, senza David ad ascoltarla».

    La biologa fu completamente sorpresa di ritrovarsela davanti. Ma comunque accettò di parlare.

    «Che cosa vuoi allora?»

    «Credi che non lo sappia a che gioco stai giocando? Ho capito che hai proposto a David questa messinscena per farmi allontanare da lui, ma so che in realtà anche tu ami David sul serio».

    Arianna fu veramente sorpresa dal fatto che la creatura avesse intuito tutto. Se aveva capito il suo piano, era veramente molto intelligente.

    «Beh, anche se fosse, cosa pensi di fare?»

    «Mi pare ovvio: competerò con te per il suo amore».

    «Ma come lo vuoi capire? Lui non ti ama! Tu non hai alcuna speranza nei suoi riguardi! Ha bisogno di stare con una ragazza vera. Qualcuno che sia umano».

    «E tu pensi di essere quella giusta? Quante volte hai avuto l'occasione di dirgli quello che provi ma non l'hai fatto? Quante volte lo hai spinto tra le braccia di un'altra senza dire nulla, lasciando che gli spezzasse il cuore? Io non ho esitato un solo istante a dirgli quello che provo. Per questo sono sicura che sarebbe più felice con me che con te».

    «Già. Glielo hai detto subito. Ed hai visto come è andata a finire. Certe cose non sono così facili in una relazione come invece ti piace credere. Forse io ho aspettato tanto, ma sai come si dice, meglio tardi che mai. E questo David lo capirà. Te lo ripeto, rinuncia ed evita inutili dolori per tutti».

    La dragonessa, dalla sua espressione, le fece capire che non aveva intenzione di rinunciare.

    «Ok». Disse Arianna con tono stizzito. «Vuoi sfidarmi in una competizione amorosa? Fa come ti pare. Ma non metterti a piangere quando sceglierà me invece di te».

    «Lo vedremo». Rispose, per poi alzarsi in volo ed andarsene.

    Arianna rientrò in casa e si buttò sul letto accolta dalle fusa di Morgana, che le si strofinò amorevolmente addosso. Accarezzando la sua gatta rifletté sulla situazione in cui si era andata a cacciare. Quando aveva organizzato la sua farsa con David non aveva mai pensato che si sarebbe ritrovata in questa situazione.
    Competere con un animale parlante per il suo amore.
    Anche se sapeva che era impossibile che lui provasse quel genere di sentimento per Aitrìa, ed anche se adesso non doveva temere nessun gesto estremo di una dragonessa gelosa, non poteva negare quanto la cosa fosse fastidiosa. Si chiese se sarebbe stato meglio se quel giorno non lo avesse portato con sé.
    Almeno Aitrìa non lo avrebbe mai conosciuto e se ne sarebbe andata evitando che si creasse tutta questa confusione. Ma, purtroppo, pensare a cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente, era inutile. Ora doveva solo dormire. Domani sarebbe stata la prima di molte altre giornate in cui avrebbe dovuto muoversi nella giusta direzione se voleva riuscire a creare il momento opportuno per esternare a David i suoi sentimenti.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:34
     
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    Capitolo 14


    Le giornate passavano senza che ci fossero nuovi sviluppi con David ed Arianna che continuavano con i loro finti appuntamenti. Per rendere la loro farsa più credibile avevano anche mentito ad amici e parenti, dicendogli appunto che si erano messi insieme.
    Tutti sembravano decisamente felici di quanto stava accadendo.
    I genitori di David sembrava non aspettassero altro, ed anche per i loro amici sembrava proprio che pensassero che, siccome erano stati fin da subito una coppia affiatata con il lavoro, avevano sempre sperato che ciò sfociasse in qualcosa di più.
    Arianna, vedendo come tutti fossero felici della cosa, non vedeva proprio l'ora di rivelare a David i suoi sentimenti, in modo che si mettessero insieme per davvero.
    L'unico problema era Aitrìa. Non li aveva sabotati o intralciati come aveva promesso. Ma, ad ogni singolo appuntamento di loro due, la dragonessa era sempre stata presente. Che fossero andati in barca al lago Albano, o al ristorante, o anche solo a fare una passeggiata al parco dei castelli romani, lei c'era sempre, ed aveva fatto in modo che loro la vedessero.
    Durante gli appuntamenti successivi, David non si era più preoccupato di lei come era accaduto per il primo, e di certo avevano anche provato ad ignorarla, ma era decisamente difficile ignorare una dragonessa argentata con una grande determinazione.
    Il ragazzo aveva pensato che la cosa sarebbe durata pochi giorni, e che poi lei si sarebbe rassegnata andandosene. Ma invece erano passate due settimane, senza che ci fossero progressi. David dovette riconoscerlo, quella lucertolona si stava davvero dando da fare per ottenere il suo cuore.
    Nessuna ragazza si era mai data tanto da fare per lui, e questa era una cosa che lo aveva colpito molto. Gli sarebbe davvero piaciuto incontrare un'umana che si impegnasse così tanto per lui. Ma per il momento non c'era nulla. Oltretutto ufficialmente stava insieme ad Arianna, e quindi non poteva trovarsi una ragazza o sarebbe diventato l'uomo che Rosalba lo aveva accusato di essere e inoltre stava davvero bene con Arianna.
    Le loro conversazioni erano interessanti, ed anche i momenti che stavano passando insieme erano piacevoli, ma sapeva che dovevano fare qualcosa per allontanare Aitrìa. Non potevano continuare così per sempre. Di questo passo per allontanarla avrebbero addirittura dovuto fingere di sposarsi, e la cosa non sarebbe stata veramente possibile.
    I due avevano provato a rivolgersi a Greta ed Ingrid chiedendogli di convincere Aitrìa ad abbandonare i suoi sogni romantici, ma i loro tentativi non erano andati bene.
    Prima avevano provato a parlarle, spiegandole che non era una buona idea, che non avrebbe mai potuto funzionare tra di loro, e che David non la amava. Avevano perfino provato a farle vedere il film del 1930 L'angelo azzurro, mostrandole come appunto il professor Rath avesse lasciato l'insegnamento per seguire Lola Lola e di come poi non gli fosse piaciuta la vita insieme a lei e fosse sprofondato nella pazzia e fosse addirittura morto pieno di rimpianti aggrappato alla sua vecchia cattedra da insegnante.

    «Vedi, questo è solo un film, ma ciò che evidenzia sono i rischi che si corrono nell'agire impulsivamente e rinunciare a tutto per la persona sbagliata. Ed è quello che tu stai chiedendo a David, di lasciare la sua carriera di fotografo, di abbandonare il suo lavoro, i suoi amici, ed i suoi parenti per venire via con te». Spiegò Greta.

    «Già. Hai visto come Rath era infelice e pentito di essersi lasciato tutto alle spalle per seguire Lola Lola e di come desiderasse tanto tornare indietro senza poterlo fare. Capisci che se convinci David a rinunciare a tutto per venire via con te e poi si scopre che non siete fatti l'uno per l'altro potrebbe succedere qualcosa di simile? Non proprio identico, ma simile. Devi permettergli di trovare qualcuna della sua specie, qualcuna che gli permetta comunque di vivere la sua vita». Aggiunse Ingrid.

    La dragonessa, però, fu completamente inflessibile.

    «No». Rispose: «Quella Lola Lola era una persona orribile per aver lasciato che Rath cadesse così in basso. Ma io non farei mai una cosa simile a David. Mi impegnerei molto per renderlo felice, gli resterei sempre accanto nel momento del bisogno, e non permetterei mai e poi mai che lui muoia stringendo una macchina fotografica. So di essere quella giusta per lui. Quindi non lo lascerò perdere».

    «Ma non potete neanche fare l'amore». Provò a dirle Ingrid, anche se il suo era un tentativo decisamente azzardato.

    «Non mi importa». Fu la sua unica risposta.

    «Senti,» Le disse Greta «Sappiamo che è importante per te, ma è solo una cotta, niente di più. Se tu andassi via e trovassi dei draghi, ti troveresti anche tu un compagno della tua specie e saresti felice. Se rimani, oltre a rischiare di essere ricatturata dall'ombra nera, stai anche facendo del male a te stessa».

    «Come potete dire che sarei felice in questo modo?» rispose Aitrìa «Io sono sicura che è quello giusto per me, e se anche andassi a cercare quelli della mia specie, niente mi garantisce che un giorno riuscirei a trovarli, mentre invece David è una certezza assoluta. Non me ne andrò senza di lui rischiando di perderlo».

    E con questa dichiarazione, fece intendere che aveva chiuso il discorso.

    *



    Giorni dopo le due fate provarono un nuovo tentativo. Questa volta avevano in mente un piano completamente diverso da quello precedente, ed erano dell'ottimistica opinione che avrebbe funzionato. Andarono direttamente nella sua tana, e le dissero con il tono di chi vuole fare una sorpresa a qualcuno.

    «Aitrìa? Indovina chi c'è qua?»

    Si misero di lato e con grande gioia della dragonessa entrò David, e dalla sua espressione sembrava contento di vederla. Aitrìa si alzò eccitata ed avvicinandosi gli disse

    «David, che ci fai qui? Credevo che stessi tentando di ignorarmi».

    «Sono venuto qui per amarti, ed essere tutto quello che vuoi che io sia. Sono a tua completa disposizione. Fa' di me quello che vuoi, ed andiamo via insieme». Le disse il giovane in risposta aprendo le braccia.

    Lei fu così tanto felice che gli saltò addosso per abbracciarlo. Fu allora che in quell'abbraccio si accorse che c'era qualcosa di strano nella sua consistenza. Allora lo appoggiò a terra e cominciò ad annusarlo attentamente, e quando ebbe finito capì con grande rabbia e sconvolgimento la verità. Così si rivolse infuriata alle due fate.

    «Un golem? Avete preparato un golem per ingannarmi?»

    La creatura ovviamente sapeva cosa fosse un golem, un essere magico artificiale che si può creare con vari tipi di materia e programmare a proprio piacimento per fargli fare quello che si vuole, perché era tra le cose magiche di cui Greta ed Ingrid le avevano parlato nei suoi anni di prigionia.


    «Beh, non proprio ingannarti». Disse Ingrid con imbarazzo. «Volevamo solo farti un favore. Volevi un David che ti amasse ed allora te ne abbiamo creato e programmato uno. Non è quello vero, ma potresti accontentarti».

    In tutta risposta, Aitrìa distrusse il Golem situato davanti a lei con una zampata, riducendolo in pezzi per poi finire l'opera con una fiammata.

    «Credevo che mi conosceste meglio». Disse delusa dal loro comportamento. «Io non voglio un giocattolino. Io voglio un compagno. Solo il vero ed originale David è l'unico a cui intendo donare il mio cuore. Non illudetemi più in questo modo per favore».

    E si rintanò nella profondità della sua tana, decisa a non rivolgere più la parola alle due sorelle per il resto della giornata.

    *



    Nei giorni successivi il broncio le passò, ma le due fate non sapevano più cosa fare con lei. Ok che era sbagliato che continuasse a corteggiare David ma, nonostante tutto, loro volevano davvero che lei fosse felice, e l'essere respinta dall'uomo di cui si era innamorata di certo non la rendeva tale. E, visto che il piano del golem non aveva funzionato, non sapevano più cosa inventare. Se non avessero trovato una soluzione per risolvere questa situazione, rischiava seriamente di compiere scelte sbagliate che l'avrebbero portata all'autodistruzione.

    *



    Durante uno dei loro appuntamenti, David ed Arianna, sempre spiati da Aitrìa, andarono al giardino delle rose, un buon posto per due aspiranti innamorati.
    La ricercatrice si stava sinceramente godendo i momenti piacevoli che stava vivendo. Tutto stava procedendo a meraviglia, proprio come aveva pianificato. Ed anche il fotografo, da come aveva notato, si stava divertendo all'appuntamento, e presto avrebbe potuto fare la sua dichiarazione, certa che lui l'avrebbe ricambiata.

    «Beh, è una bella giornata, vero?»

    «Sì. Ammetto che tutto sta andando bene con questo piano. Aitrìa è testarda, ma si sente realmente minacciata da te. Quindi se continuiamo di questo passo prima o poi si arrenderà e se ne andrà».

    Arianna era in parte delusa che David pensasse solo al piano. Ma del resto è così che avevano deciso di fare e quindi dovevano avvicinarsi più gradualmente al momento della dichiarazione. Ma decise che era il momento di fare il prossimo passo per potersi avvicinare di più a lui.

    «Senti, ormai stiamo uscendo insieme da abbastanza tempo. Non dovremmo cominciare a fare qualcosa di romantico per ingelosire per bene Aitrìa?»

    «Sono d'accordo. Stiamo andando così bene, ed ammetto che sto benissimo con te. Quindi possiamo anche cominciare a fare qualcos'altro».

    «Bene. Allora non ti dispiacerà se faccio questo». Disse lei avvicinandosi a lui avvolgendolo in un abbraccio, e dandogli un bacio lungo e passionale sulle labbra.

    A quella vista ad Aitrìa si spezzò il cuore. Il suo amato stava veramente cominciando ad innamorarsi della sua rivale, come poteva capire dal modo in cui lui stava ricambiando quel bacio. Ormai le sue speranze stavano cominciando a sparire, e lei non aveva la più pallida idea di come fare a ribaltare la situazione. Per cui si voltò e si allontanò con le lacrime che le rigavano il muso e, facendolo, non si accorse di quello che accadde dopo. David ed Arianna erano così presi da quel bacio che si appoggiarono su un cespuglio di rose, e lì il ragazzo sentì un piccolo dolore alla mano. Non era nulla di che, e non faceva molto male, ma fu sufficiente ad interrompere il bacio.

    «Ma che è stato?» Chiese grattandosi nel punto dove aveva sentito quel piccolo dolore.

    «Non lo so». Rispose Arianna «Forse è la spina di una rosa».

    Poi i due si accorsero che la dragonessa non c'era più.

    «Ehi!» Disse il fotografo tutto contento «Il bacio ha funzionato. Aitrìa è andata via. Perfetto!»

    «Già». Commentò Arianna «Tutto perfetto».

    Per lei tutto andava bene. Aitrìa stava rinunciando e lui aveva istintivamente risposto a quel bacio. Ormai era tutto pronto. Doveva solo aspettare il momento giusto per dichiararsi. Tutto sarebbe stato perfetto, e niente avrebbe potuto rovinare quel momento.

    *



    Due giorni dopo, Patrick Bellico si presentò a casa del fotografo.

    «Ciao David. Ti andrebbe di fare una serata fra amici? So che esci con Arianna adesso, ma non credo che ti farebbe male una serata per soli uomini».

    «Beh, perché no». Rispose al suo amico «Ma, se ti viene in mente una delle tue, non coinvolgermi».

    Il ragazzo si preparò per bene. D'un tratto però cominciò a venirgli un senso di vertigini alla testa ma pensando che fosse solo una di quelle cose che passano mangiando qualche dolcetto, decise di ignorarlo. E dopo che ebbe finito raggiunse l'amico e si diresse al bar con lui.

    *



    Una volta che furono lì, David ordinò del succo di frutta mentre Patrick prese della birra. Entrambi stavano bevendo quello che avevano ordinato quando l'amico, come al suo solito, non perse tempo ed adocchiò una coppia di ragazze carine che stavano facendo gli affari loro al bar.

    «Ehi, pensi che quelle due pollastre ci starebbero se ci provassimo con loro».

    «Patrick. Te l'ho detto che non voglio starci in quello che fai. Se vuoi proprio provarci con loro allora fai pure. Ma comunque io me ne tiro fuori».

    Non che lui non fosse tentato in quel momento, dato che la sua uscita con Arianna era solo per finta, ma proprio per questo, anche se stava fingendo di uscire con lei, doveva comportarsi come in una vera relazione. Quindi le sarebbe davvero rimasto fedele.

    «Certo che sei proprio per bene David. Lo sai che dovresti lasciarti andare. Al giorno d'oggi nessuno è così».

    «Beh, Rosalba non mi ha considerato per bene. Ma su tutto il resto era d'accordo con te».

    «Ah, è vero. È finita proprio male con lei. Ed è proprio per questo che penso che dovresti lasciarti andare. Tanto, anche se non lo fai, tutte le ragazze appena avranno l'occasione penseranno comunque che sei così. Quindi perché sforzarsi dall'essere diverso da quello che ti vedono gli altri?»

    «Beh, io voglio tenere duro. Vedrai che con Arianna non andrà in quel modo se mi comporto bene. Quindi se vuoi stare dietro a quelle due ragazze, vai pure da solo. Sei mio amico e rispetto questo, ma non sono tenuto ad imitarti».

    «Va bene. Buon per me. Vorrà dire che me le prenderò entrambe». Rispose Patrick per poi avviarsi pregustando come si sarebbe divertito con quelle due belle pollastre.

    All'improvviso sentì un rumore provenire da David e si voltò accorgendosi che l'amico era caduto a terra. Allora si sbrigò a raggiungerlo e lo aiutò a rialzarsi.

    «Amico? Stai bene?"»

    «Beh, in effetti è da un po' di tempo che mi sento strano».

    Vedeva già tutto annebbiato, cominciava ad avere sbandamenti, e si sentiva stanco. Quando poi non riuscì a reggersi in piedi e rischiò di cadere di nuovo, Patrick si preoccupò e non poco.

    «Okay, basta! Ti porto in ospedale, la serata è finita».

    *



    Dovette fare molto in fretta quando vide che le condizioni di David andavano peggiorando. Una volta arrivati in ospedale Patrick dovette esporre al personale i sintomi dell'amico, che venne portato in analisi per vedere cosa avesse. Per fortuna c'era una dottoressa esperta che capì subito che cosa aveva, e la diagnosi fu che era stato morso da un ragno violino. Il ragazzo intuì che era stato quello che lo aveva pizzicato due giorni fa, e non una zanzara o una spina di una rosa. Nonostante la situazione fosse molto grave, dato che non si erano accorti subito dell'accaduto, e non erano arrivati prima, non era ancora troppo tardi, potevano ancora salvarlo. Infatti erano ben organizzati per questo tipo di puntura, e lui non era l'unico caso di morso di ragno violino in quella stagione.

    *



    Durante i periodi di visita tutti andarono a trovarlo. Sia i suoi amici, che Arianna, che i suoi genitori, Angelo e Carmelina. Ognuno di loro era molto preoccupato per lui, e gli dissero le solite cose che si dicono a qualcuno che è ammalato, quando vogliono e sperano che si rimetta.
    Arianna si sentiva in parte responsabile per quello che era accaduto, ma il fotografo la rassicurò che non era colpa sua ma era stato solo uno scherzo del destino.
    Quando le visite furono finite, David, girando l'occhio fuori dalla finestra della stanza, si accorse che fuori c'era Aitrìa. Aveva ovviamente il solito incantesimo di occultamento, e quindi solo lui poteva vederla. Ma nonostante questo fu molto sorpreso che fosse lì, e si accorse dall'espressione del suo muso che anche lei era molto preoccupata come tutti gli altri.
    Si aspettò che se ne andasse dopo qualche ora, ma invece lei rimase lì per tutto il giorno e, anche nel cuore della notte, lei rimase lì a guardarlo.
    La dragonessa non poteva infilare la testa nella stanza attraverso la finestra perché era chiusa, e vedere era l'unica cosa che poteva fare.
    Anche il giorno dopo, quando si svegliò, si accorse che era ancora lì e non si era mossa. E la cosa si ripeté nei giorni successivi. Gli altri andavano e venivano a seconda dei giorni di visita, ma lei invece rimase lì per giorni e giorni, senza mai andarsene e, quando ci fu un brutto temporale, ignorò la pioggia e continuò a restare dove si trovava.
    Egli fu molto colpito e anche un po' preoccupato da quel gesto, non si aspettava una simile testardaggine, Aitrìa era rimasta per tutto quel tempo indipendentemente dal fatto che fosse una bella o una brutta giornata. Che ci fosse pioggia o sole non cambiava nulla. Lei restava sempre lì preoccupata e in attesa che lui guarisse.
    La creatura aveva fatto per lui quello che nessuna invece aveva voluto fare. E questa era una cosa che lo faceva pensare.
    Si chiese se lei lo avesse fatto, proprio perché provava un sentimento intenso nei suoi riguardi, o se fosse soltanto una pazza possessiva. Anche la pazienza che aveva dimostrato era una roba da drago, era naturale che una creatura simile, dopo aver aspettato 200 anni per essere liberata, avrebbe aspettato un tempo per lei insignificante che lui guarisse.
    Probabilmente anche altri dei suoi cari avrebbero potuto fare quello che lei stava facendo per lui, se avessero avuto tutto il suo tempo e le sue capacità. Ma il punto rimaneva che era lei ad avere quelle qualità, e aveva scelto di usarle per lui.
    Questo era qualcosa di più di quello che chiunque aveva mai fatto per lui prima d'ora.
    Naturalmente non sarebbe stato così egoista da pretendere qualcosa del genere da parte sua, né da chiunque altro. Se anche fosse andata e venuta solo durante gli orari di vista, questo sarebbe stato anche troppo. Per quello che aveva fatto le doveva ringraziamenti ed apprezzamenti, e glieli avrebbe dati.

    *



    Quando fu finalmente guarito e libero di poter lasciare l'ospedale, Aitrìa ovviamente lo seguì in volo per tutto il tempo senza dire una parola perché i suoi amici avrebbero potuto sentirla. Ma, arrivato a casa, quando alla fine della giornata fu lasciato da solo, la dragonessa non perse tempo ed infilò una zampa nella finestra per afferrarlo ed abbracciarlo.

    «Oh, David! Ero così preoccupata per te! Non so cosa avrei fatto se non fossi guarito! Ma per fortuna stai bene. Sono così felice!»

    Il giovane non era dell'umore di respingere le sue attenzioni, dato quello che aveva passato. E non sarebbe stato giusto respingerla visto quello che lei aveva fatto.

    «Andiamo nel nostro posto speciale per festeggiare? Solo per oggi?» Gli propose la dragonessa.

    Quest'ultimo non se la sentiva di rifiutare in quel momento, per cui si limitò ad annuire e le saltò in groppa.
    Era da tanto che non volava con lei, ma la sensazione di vedere tutto dall'alto, il vento che gli scompigliava i capelli, il sentirsi così libero, erano qualcosa di fantastico che non aveva dimenticato, ed era bello poter provare di nuovo quelle emozioni.

    «Ti piace, non è vero? Rifletti, solo io posso darti questa gioia. Nessun'altra donna può darti quello che posso offrirti».

    A quelle parole il fotografo sospirò. Aveva creduto che Aitrìa avesse finalmente rinunciato a quelle sue fantasie romantiche. Ma a quanto pareva, non era così.
    Quando finalmente arrivarono nel loro posto speciale, David, dopo essere sceso dalla groppa della dragonessa, arrivò subito al dunque.

    «Aitrìa. Come facevi a sapere quello che mi era successo?»

    «Beh...» Rispose lei «All'inizio non lo sapevo. E ti chiedo scusa per essermene andata. Se fossi rimasta avrei potuto accorgermi del morso di quel ragno ed avvertirti. Ma quando ti ho visto baciare Arianna ho sofferto davvero tanto, e sono tornata alla mia tana a piangere. Quando poi mi sono calmata erano già passati due giorni, e quindi sono venuta a casa tua a cercarti, perché volevo provare ancora a farti capire che sono io quella giusta per te».

    Il ragazzo si mise una mano sulla testa al pensiero che nonostante tutto, la dragonessa non volesse comunque lasciar perdere le sue fantasie amorose.

    «Ma quando non ti ho trovato, sono andata a casa di Arianna per chiederle dove fossi, e lei mi ha raccontato quello che ti era successo. Allora sono andata prima da Greta ed Ingrid, a chiedere loro se potevano usare la loro magia per curarti e farti stare meglio, ma loro non hanno potuto farlo perché, come mi hanno spiegato, era contro le regole, perché se fossi guarito miracolosamente, la cosa sarebbe sembrata sospetta. Allora, non potendo fare nulla per farti guarire prima, ho fatto l'unica cosa che potevo fare. Sono venuta da te e ti sono rimasta accanto come meglio potevo ed ho sperato che tu stessi meglio. E per fortuna è successo». Spiegò lei asciugandosi le lacrime di gioia versate per il fatto che il suo amato si fosse salvato.

    «In effetti ho apprezzato che tu sia rimasta con me per tutto il tempo. Ti ringrazio davvero di cuore per questo». Rispose David dopo aver finito di ascoltare tutta la storia.

    «Allora hai capito finalmente che sono io quella giusta per te?» Chiese la dragonessa speranzosa.

    «Aitrìa». Le rispose lui alzando la mano per bloccarla «Adesso vedi di non esagerare». Poi gli venne in mente una cosa: «Ma non eri preoccupata per il fatto che l'ombra nera avrebbe potuto prenderti finché eri lì?»

    «Non mi importava. Se questo era il rischio che dovevo correre per restarti accanto nel momento del bisogno ero disposta a correrlo».

    Quelle parole causarono di nuovo una fitta al cuore di David.

    «Aitrìa, avevamo un bel rapporto prima che tu ti prendessi questa cotta per me. Perché non puoi dimenticartene e lasciare che tutto ritorni come prima tra di noi?»

    «David, non puoi chiedermi di dimenticare quello che io provo per te. La mia non è una semplice cotta. Io provo davvero un sentimento profondo nei tuoi riguardi. E la cosa non deriva semplicemente dal fatto che tu sia stato il primo ragazzo che ho incontrato e che mi ha trattato bene. Tu sei gentile, dolce, adoro come apprezzi la bellezza delle cose e come cerchi sempre di dare un'anima alle tue fotografie, ed oltretutto mi piace il tuo lato scherzoso e spiritoso, mi piace come tu ti lasci andare con me. Io sento la mia anima molto vicina alla tua, e il cuore mi dice che anche per te sarebbe lo stesso se ti lasciassi andare e cercassi di connetterti a me». Rispose prontamente la creatura.

    Lui fu molto colpito dalla dolcezza e la profondità di quelle parole, che gli causarono nuove fitte al cuore. Ma, nonostante ciò, continuava ancora a vedere solo una lucertolona gigante sputafuoco davanti a sé.
    Era bellissima, a modo suo, i suoi occhi, nonostante fossero da rettile, avevano un che di intenso, e di profondo, si sentiva sempre catturato da quel suo sguardo così potente ed ipnotico.
    Le sue squame erano ancora più belle con il riflesso della luce della luna, che quella notte era piena. Tutti quei pensieri gli fecero capire che qualcosa si stava rompendo dentro di sé.

    «No». Rispose «Io non provo tutto questo per te. Dopotutto lo sai che io sto con Arianna ed hai visto come il nostro rapporto proceda bene».

    La dragonessa d'argento non gli avrebbe più permesso di allontanarla. Ormai, dal tono con cui lo stava dicendo, sembrava proprio che non ci credesse più a quello che gli usciva dalla bocca.

    «No, David, solo perché provi qualcosa per Arianna, non significa che non provi lo stesso anche per me. Quindi quel bacio non significa niente. Ammettilo che mi ami!»

    «Aitrìa non dire così. Lo sai che ci sono anche persone disoneste al mondo che si approfitterebbero di questo tuo atteggiamento dolce ed ingenuo?» le fece notare.

    «Tu sei una di quelle persone?»

    «No».

    «Allora non c'è alcun problema per me nel comportarmi in questo modo».

    Il ragazzo purtroppo non aveva nulla da ribattere su questo, e qualcosa stava cambiando dentro di lui, ed Aitrìa non aveva alcuna intenzione di chiudere lì la loro conversazione.

    «Avanti David. Smettila di negare quello che hai nel cuore, ed ammetti di amarmi».

    «No». Rispose cominciando a dare segni di nervosismo.

    «Allora dì che mi odi e che non vuoi rivedermi mai più».

    Quella poteva essere la salvezza. Doveva solo dirlo e tutto sarebbe finito lì.
    Ci provò ma, quando tentò di dirlo, le parole gli morirono in gola. Tentò di nuovo, ma per qualche motivo non ci riusciva.

    «Beh...» Disse alla fine «Odiarti mi sembra eccessivo. Sì, vorrei che tu te ne vada, ma solo perché non voglio che l'ombra nera ti catturi di nuovo. Tutto qui».

    «Non ci riesci proprio a dirmi qualcosa di estremamente cattivo, vero?» Gli disse la dragonessa con il tono di una persona furba convinta di avere ragione.

    «No... è che...»

    Il fotografo purtroppo non sapeva più cosa dire, ed aveva proprio l'aria di uno che si era fregato da solo. Non capiva.
    Perché non era riuscito a dirle quelle parole?
    Era davvero così debole da non fare quello che andava fatto per allontanarla e salvarla dall'ombra nera?
    Quei pensieri gli causarono un certo affanno.

    «Ammetti di amarmi!»

    «No!» Rispose David cominciando anche a sudare per l'ansia.

    «Ammettilo!» Gli intimò Aitrìa con più forza e decisione

    «No!» Ripeté di nuovo cominciando a sentirsi come una persona che non aveva più scampo.

    «Ammettilo!»

    «No!»

    «Ammettilo!»

    «No!»

    «Ammettilo!»

    Alla fine qualcosa si ruppe dentro di lui.
    Si tirò forte i capelli come per strapparseli ed urlò esasperato.
    Alla fine si accasciò sconfitto e, voltandosi verso Aitrìa, le disse con le lacrime agli occhi

    «Sei la creatura più meravigliosa e straordinaria che io abbia mai conosciuto! Adoro stare con te. E quando siamo insieme è come se tutti i mie problemi sparissero, e mi sento in pace con me stesso e con il mondo!»

    Aitrìa sorrise felice e sollevata, la prese come una confessione.
    Finalmente, secondo lei, aveva ammesso di amarla, ed adesso potevano finalmente stare insieme.
    Avvicinò la testa verso di lui preparandosi a baciarlo, ma egli fece il gesto di allontanarla con la mano.

    «Che problema c'è ancora?» Chiese con molta sorpresa «Ora che lo hai ammesso va tutto bene. Io amo te, tu ami me, e quindi possiamo stare insieme».

    «Non è così semplice». Rispose.

    «Ma perché?» Chiese con un velo di tristezza nella voce.

    «È che... noi siamo troppo diversi. Io sono umano, tu sei un drago, e quindi non potrà mai funzionare».

    Aitrìa rimase sconvolta da quell'affermazione.

    «È solo a causa del mio aspetto che mi respingi? Non ricordi più tutte quelle favole che dicevano che la bellezza esteriore non conta e che è quella interiore l'unica cosa che conta? Pensa alla Bella e la Bestia. Belle ama la bestia a scapito di tutto. E poi so che tu non sei superficiale. Ti prego, non farmi questo».

    «Lo so Aitrìa, ma non c'è futuro in una relazione tra un uomo ed un animale. E poi in quella favola la bestia si trasforma in un principe, ed anche in altre favole c'è sempre la trasformazione in umano. E tu non sei una bella principessa vittima di un incantesimo che si ritrasformerà in umana con il bacio del vero amore. Oppure sì?»

    «No». Rispose lei con tristezza. «Non lo sono. Questo è il corpo con cui sono nata, cresciuta e con il quale morirò».

    «Beh...» Rispose lui «Allora portami a casa. Voglio andare a dormire».

    La dragonessa gli diede retta. Era troppo triste per opporsi. Quindi lo fece salire sulla sua groppa e lo riportò in volo a casa.
    Fatto questo, se ne andò senza però mascherare la sua tristezza per quello che era successo.
    Una volta arrivato a casa il fotografo sentì il bisogno di parlare con qualcuno, ed anche se era ormai tardi, non poteva rimandare. Per cui telefonò ad Arianna, le disse che dovevano parlare.
    Arianna era stanca e voleva dormire, ma per David era importante, e quindi lo fece venire a casa sua.

    *



    La ragazza aspettò che il suo ospite arrivasse per ore, e quando finalmente si fece vivo si accorse che era completamente madido di sudore con lo sguardo abbassato e con un'espressione rassegnata in volto. Quindi si avvicinò a lui.

    «David, ma che hai?»

    «Aitrìa aveva ragione». Le rispose piangendo mentre entrava dentro casa.

    «Ma che dici?»

    «Aveva ragione per tutto il tempo».

    «Ragione su cosa?»

    «Quando diceva che ricambiavo i suoi sentimenti».

    La ricercatrice fu sorpresa e scioccata da quella rivelazione. Quello che aveva detto era impossibile ed andava contro ogni logica. Solo un malato di mente avrebbe potuto pensare una cosa simile e lei sapeva che lui non era affatto pazzo.

    «David, non stai ragionando. Ok che quel drago ti ha assillato parecchio con le sue avances ma, solo perché continuava a dirti questa cosa, non vuol dire che sia vera. Non puoi iniziare a crederle».

    «No». Rispose lui sedendosi a terra e stringendosi le ginocchia. «Credevo anch'io che stesse solo delirando, che la sua convinzione che io la amassi fosse solo frutto della sua fantasia ma, adesso, non più. Ho cercato di ingannare me stesso ma, ora, non ho più scampo. Non posso più negarlo. Io provo davvero dei sentimenti per lei».

    Arianna si chinò su di lui, gli afferrò il volto in modo che potesse guardarla dritta negli occhi, gli asciugò le lacrime e gli rivolse uno sguardo estremamente serio e preoccupato. Doveva assolutamente farlo ragionare.

    «David! Ma ti ascolti quando parli? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Questa non è una cosa normale! Se fosse vero dovresti farti ricoverare! E sei fortunato che non siamo nel medioevo, perché lì una cosa simile sarebbe stata considerata una blasfemia per il quale ti avrebbero messo al rogo».

    «Lo so!» Rispose, in preda alla disperazione. «Dimmi, si può provare attrazione e repulsione per qualcuno allo stesso tempo? Mi piace stare con lei, però so anche che questa cosa è sbagliata. Mi sento spingere in direzioni diverse e tutti questi dubbi, incertezze e confusione mi stanno facendo impazzire. Hai presente le fitte al cuore che avevo in alcuni momenti? Erano i miei sentimenti per lei che ho tentato di reprimere. Ho avuto vari problemi con le ragazze ma questa è la cosa peggiore che potesse capitarmi. Ma come ho fatto a cadere così in basso?» Si liberò dalla presa di Arianna e si sdraiò a terra ed urlò dando sfogo a tutta la sua esasperazione «NON SO CHE COSA FARE!»

    Ci fu un momento di silenzio tra i due. Nessuno disse nulla. Alla fine la ragazza, dopo averlo aiutato a rialzarsi, prese coraggio e continuò il discorso.

    «È davvero così complicato questo tuo problema? La cosa ti fa esasperare davvero così tanto?»

    «Altroché». Rispose «Praticamente mi sento spinto in due direzioni diverse nella maniera più estrema possibile».

    Per David il dilemma era davvero enorme. Da una parte c'erano tutti i pregi di Aitrìa ed i motivi per cui si dovrebbe amare qualcuno indipendentemente dal suo aspetto, mentre dall'altra c'erano tutte le cose che gli facevano impressione di lei ed i motivi sul perché un uomo non può amare un animale, e questo lo portava ad un punto morto.

    «Mi dici come è potuto succedere? Come hai fatto ad innamorarti di lei?»

    «Il fatto è che mi chiedo proprio come potrei non amarla. È così dolce, gentile, sincera, vivace, spontanea, quando ha capito di amarmi mi ha detto subito quello che provava senza esitare e senza girarci intorno. Si è data da fare per me più di quanto abbiano mai fatto tutte le precedenti ragazze che ho avuto. Mi ha ricoperto di così tante attenzioni. Non si è mai arresa nel tentativo di avermi e...» Si interruppe brutalmente tappandosi la bocca quando si accorse che mentre parlava il suo tono era passato da essere esasperato e stressato a dolce e sognatore. «Lo vedi?» Disse tornando esasperato «Solo nel parlare di lei finisco col perdermi. È qualcosa di veramente grave».

    «Lo so». Commentò Arianna con tristezza. «E quindi che vuoi fare? Vuoi lasciar perdere il tuo piano e smetterla di uscire con me?»

    La biologa era decisamente terrorizzata da quella risposta. Già non le piaceva che fosse innamorato di un drago. Ma che venisse anche scaricata per questo, sarebbe stato davvero tragico.

    «No. Tranquilla». Rispose rassicurandola «È meglio continuare il nostro piano. Aitrìa deve andarsene. È anche per il suo bene. Ed oltretutto mi piace davvero stare con te. Devo liberarmi di questo sentimento che provo per lei, e farò tutto il possibile per riuscirci».

    Arianna non poté che essere d'accordo su questo. Ma nonostante ciò non riusciva a fare a meno di preoccuparsi. Se provava davvero qualcosa per Aitrìa, e soprattutto, se lei lo aveva anche capito, questo l'avrebbe scatenata ancora di più e l'avrebbe spinta a darsi ulteriormente da fare per averlo. La cosa non poteva di certo finire bene se non fossero stati presi i giusti provvedimenti.

    Capitolo 15


    Le giornate passavano l'una dopo l'altra. David ormai aveva perduto la sua serenità da quando era stato costretto ad ammettere a se stesso che ricambiava l'amore di Aitrìa. Le uniche cose che lo facevano stare meglio e gli permettevano di distrarsi da quei pensieri erano le uscite con Arianna. Il fotografo dovette decisamente ammettere che gli piaceva stare con lei.
    Cominciò a pensare che fosse un vero peccato che uscissero insieme solo per finta. Si chiese ovviamente cosa avrebbe dovuto inventare come scusa quando tutto questo fosse finito, ammesso che finisse. Ora che sapeva di amare Aitrìa, di un sentimento veramente intenso, pur sapendo che la loro relazione sarebbe stata sbagliata, non riusciva più ad ignorarla come faceva prima. E questo gli complicava le cose, visto che l'impossibilità di questo amore stava facendo del male ad entrambi. Faceva del male a David, per il fatto che provava sia attrazione che repulsione, allo stesso tempo, per quella dragonessa. E faceva del male ad Aitrìa perché più rimaneva a Roma, prima l'ombra nera avrebbe potuto catturarla di nuovo.
    E fu per questo che andò da Greta ed Ingrid per chiedere aiuto.

    *



    Le due fate furono molto scioccate da quella rivelazione quando David si presentò d'avanti all'ingresso di casa loro e raccontò tutto.

    «Quindi ti sei davvero innamorato della nostra piccola?» Chiese Ingrid scioccata

    «E che tipo di aiuto vorresti da noi?» Chiese Greta

    «Beh, quello che vorrei da voi è che mi faceste qualche bibbidi bobbidi bu in modo da togliermi questo sentimento d'amore che provo per lei».

    «Prima di tutto noi non diciamo bibbidi bobbidi bu». Disse Ingrid con decisione

    «E secondo, non sappiamo come aiutarti. Le fate non distruggono l'amore».

    «Ma non potete fare un tentativo?» Chiese speranzoso: «Questa storia sta facendo male ad entrambi, e temo che se non risolviamo subito potrebbe succedere di peggio».

    «E va bene». Disse Greta «Facciamo un tentativo, vediamo se è vero amore. Vieni dentro».

    Lo portarono così in casa loro, lo fecero distendere su di un letto, e lo esaminarono. Ma quando le loro bacchette magiche gli toccarono il cuore, furono respinte da una forza invisibile molto potente.

    «Spiacente. Niente da fare». Disse Greta.

    «Come niente da fare?» Chiese il fotografo. «È così grave?»

    «Oh sì». Spiegò Ingrid. «Il sentimento che provi per Aitrìa è così potente che nessuna magia potrà mai rimuoverlo».

    «Quindi devo sopportare tutto questo comunque?» Chiese sconvolto.

    «Sì. Mi dispiace. Non puoi usare la magia per risolverlo».

    All'improvviso si udì dentro la casa la voce infuriata di Aitrìa.

    «Hai chiesto a Greta ed Ingrid di toglierti il tuo amore per me con la magia? Come hai potuto?»

    David, Greta ed Ingrid, si voltarono e videro la testa della dragonessa infilata nella finestra delle due fate, e la sua espressione non era piacevole

    «Cosa hai sentito?» Chiese lui preoccupato.

    «Ho sentito tutto». Disse la creatura senza nascondere quanto fosse offesa «Ti ricordo che il mio udito è superiore a quello degli umani, ed anche se non ho fatto in tempo a fermarvi so cosa avete tentato di fare». La sua espressione poi cambiò e passò dall'essere arrabbiata all'essere affranta, «Perché hai fatto questo?»

    «Senti, questa storia non fa bene né a me né a te. E quindi ho cercato di rimuovere il problema come meglio potevo. Non va affatto bene quello che sta succedendo tra di noi. Dovremmo per forza separarci. Non c'è altro modo».

    Dal muso di Aitrìa cominciarono a scendere delle lacrime di dolore

    «Arriveresti a questo pur di non stare con me? Non è giusto!»

    Dopodiché tirò la testa bruscamente fuori dalla finestra, facendo vibrare i mobili, e se ne andò via in lacrime.
    David era addolorato per averla ferita in quel modo, ma allo stesso tempo sapeva che questo non sarebbe bastato ad allontanarla. Era solo questione di tempo prima che lei ritornasse all'attacco.

    *



    Nei giorni successivi Aitrìa era profondamente turbata da quello che il ragazzo aveva cercato di fare, ma nonostante ciò non aveva alcuna intenzione di rinunciare a lui. Sembrava proprio che i due fossero arrivati ad un punto morto. E fu durante uno dei loro incontri che ebbero modo di chiarirsi. Per la precisione durante una delle loro chiacchierate prima di andare a letto. Lui era sotto le coperte, e lei aveva di nuovo infilato la testa nella stanza passando per la finestra. Era decisamente da tanto che non lo facevano, ma dovevano assolutamente parlare.

    «David. Non vuoi proprio ripensarci?» Chiese la dragonessa.

    «No. Non ci riesco proprio ad accettarti. Vorrei farlo, ma non posso». Rispose il fotografo

    «Perché non vuoi? Se ti lasciassi andare, posso assicurarti che saprei renderti felice».

    Lui si girò e rigirò tra le coperte.

    «Te l'ho detto. Sei un drago, mangi carne cruda, cammini, a quattro zampe hai la bocca piena di denti appuntiti».

    La dragonessa fu molto ferita da quelle parole. Ma comunque ciò che disse le fece venire in mente qualcosa, forse l'unica idea possibile.

    «Quindi, se per esempio, fossi umana, tu staresti con me?»

    David fece uno sbadiglio profondo.

    «Magari». Fu la sua risposta quando ormai si trovava sul punto di addormentarsi.

    La creatura gli diede un buffetto dolce sulla guancia e rispose con dolcezza

    «Capisco».

    Diede un ultima occhiata al suo amato, che ormai stava dormendo, e si alzò di nuovo in volo, lasciando Castel Gandolfo, diretta a Nemi da Greta ed Ingrid. Aveva ormai preso la sua decisione e quindi doveva arrivare lì il prima possibile. Una decisione molto dolorosa, certo, ma che gli appariva necessaria. Ormai era disposta a tutto pur di stare con lui.

    *



    Una volta arrivata a destinazione, si avvicinò alla casa delle due fate e bussò, nuovamente, alla finestra con una tale foga che finì per fracassare il vetro. Le sue mentori si svegliarono di soprassalto per il rumore dei vetri rotti. Vedendo poi chi era la responsabile, Greta chiese subito

    «Aitrìa, ma cosa ti prende? Sei impazzita?»

    «Scusate. È che dovevo parlarvi di nuovo. È molto urgente». Rispose la dragonessa un po' imbarazzata da quello che aveva fatto.

    Le due vecchiette prima ripararono la finestra rotta con un colpo di bacchetta, poi uscirono fuori senza togliersi la camicia da notte:

    «Allora, Aitrìa. Cosa vuoi stavolta?» Chiese Ingrid, ancora un po' assonnata.

    «Finalmente ho capito cosa devo fare perché David smetta di respingermi. Ma ho bisogno del vostro aiuto per riuscirci». Prese un respiro profondo. Sapeva che quella richiesta non era roba da poco. Ma doveva farlo. Non c'era altro modo. «Potreste trasformarmi in un'umana?» Chiese con tutto il fiato che aveva in corpo.

    Le due fate rimasero sconvolte da quella richiesta

    «Aitrìa! Avevo ragione. Sei impazzita. Ma ti rendi conto di cosa stai chiedendo?»

    «Il fatto è che non c'è altro modo». Rispose lei: «David è stato chiaro a riguardo. Lui continua a respingermi, nonostante mi ami, per colpa del mio corpo di drago. Se voglio avere una qualche possibilità di stare con lui devo diventare come lui».

    Le due fate non erano assolutamente d'accordo con la decisione della dragonessa.

    «Aitrìa. Ma lo capisci che significherebbe questo? Non voleresti più! Non avresti più tutto il tempo libero che hai adesso! Non potresti più cacciare liberamente il tuo cibo. Saresti fisicamente, immensamente, più debole. Ed inoltre la società ha delle regole e delle restrizioni che dovresti rispettare. Per non parlare del fatto che la tua vita si accorcerebbe notevolmente». Spiegò Greta.

    «Aitrìa. Tu sei uno spirito libero! Sei sicura di volere questo?» Chiese Ingrid

    «No!» Ammise lei: «Non voglio farlo! Non voglio diventare umana! L'idea non mi piace per niente! Ma devo! David non mi vorrà mai se rimango così! Per favore, io voglio davvero stare con lui! Aiutatemi a cambiare! Se non faccio presto qualcosa, Arianna me lo porterà via!»

    Dal canto loro, le sorelle rifletterono attentamente. L'amore che provava per quel fotografo la stava facendo davvero soffrire molto, ed ora che avevano scoperto che lui la ricambiava nonostante la respingesse, le cose non erano affatto migliorate, e per lei sembrava così importante che le cose funzionassero tra loro due. E le fate volevano solo che la loro piccola fosse felice.

    «Se le cose stanno così, allora ti aiuteremo. In effetti forse c'è un modo per darti quello che vuoi. Ma dovremo andare nel regno delle fate per poterlo fare. Tu aspetta domani. Ci occuperemo noi di tutto». Spiegò Greta.

    A quelle parole nel cuore di Aitrìa si accese la speranza. Se le due fate potevano davvero aiutarla, allora finalmente avrebbe potuto avere David.

    «Beh, allora grazie!»

    Per cui si recò nella sua tana nel giardino delle due fate e si addormentò. Ora che aveva delle speranze di diventare umana, doveva dormire in fretta, perché prima arrivava domani, prima sarebbe diventata umana, e prima lei e David avrebbero potuto essere felici insieme.

    *



    Il giorno dopo, fu sempre Aitrìa a svegliare Greta ed Ingrid, perché, nonostante fosse di natura molto paziente, in questa occasione non lo era, dato che quello poteva essere il giorno più importante della sua vita. Il giorno in cui avrebbe avuto il suo amore, quindi era impaziente. Le due fate non ebbero il coraggio di lamentarsi, perché sapevano quanto questa cosa fosse importante per la dragonessa. Quindi, dopo essersi vestite di tutto punto ed essersi sistemate, aprirono il portale per andare nel mondo delle fate.
    Il passaggio per il portale generò una scia di colori luminosi che passavano davanti agli occhi delle fate a gran velocità. Una volta arrivate apparvero in un bosco immerso in un verde profondo pieno di piante alberi e fiori esotici di ogni tipo, con ruscelli d 'acqua pura che scorrevano in ogni luogo, vi erano tante piccole fate che svolazzavano qua e là. Anche loro avrebbero voluto rimpicciolirsi per poter volare più liberamente, ma decisero che per convenienza era meglio rimanere grandi. Dopotutto stavano per avere un'udienza con la regina delle fate, Iris, e quindi sarebbe stato uno spreco di tempo rimpicciolirsi per poi crescere di nuovo. Oltretutto dovevano essere di taglia grande per maneggiare quello che erano venute a prendere.
    Attraversarono quindi il bosco, salutando allegramente le fate, di passaggio, fino ad arrivare alla città capitale del regno. Le case erano un tutt'uno con gli alberi, costruite in stile celtico, ed erano di tutte le dimensioni, perché potessero adattarsi alle fate che preferivano restare piccole e a quelle che volevano essere grandi. In effetti non si potevano distinguere bene le case dagli alberi, dato che le fate vivevano un tutt'uno con la natura. Le due fate anziane, si fecero spuntare le ali e si alzarono in volo fino a raggiungere l'albero madre, dove viveva la regina delle fate. L'albero madre era di dimensioni gigantesche, sul tronco e sui rami c'erano case dove viveva la nobiltà e le consigliere della regina. Ma Greta ed Ingrid volarono oltre, fino ad arrivare sulla cima dell'albero, dove era la reggia della fata Iris. Dovettero naturalmente seguire le procedure burocratiche per poter avere udienza. Alla fine, arrivato il proprio turno, poterono finalmente incontrarla.
    La regina era seduta sul suo trono di cipresso, aveva i capelli lunghi e verdi, con occhi dello stesso colore, la pelle candida e delicata, e delle ali con i riflessi di rugiada.

    «Benvenute, Greta ed Ingrid. È da un po' che non vi si vede da queste parti. Cosa vi porta qui?» Chiese loro la regina con gentilezza.

    «Vostra Altezza. Come sa è un piacere essere alla vostra reale presenza. Siamo qui per una faccenda privata. Per la precisione dobbiamo parlare di quella cosa di cui non possiamo parlare pubblicamente». Spiegò Greta.

    La regina, capendo di cosa si trattava, spostò la conversazione agli alloggi privati.

    «Allora, come va con Aitrìa? L'avete liberata no? Quindi qual è il problema?» Chiese una volta che furono lì.

    Le due fate dovettero spiegarle tutto, riguardo al fatto che la dragonessa si fosse innamorata dell'umano David, di come questo le impedisse di andarsene, di come la cosa la facesse soffrire, di come lui ricambiasse il suo amore per lei. E di come la cosa stesse distruggendo entrambi.

    «Dunque è una cosa seria. Ma non capisco cosa c'entri io con questo». Chiese Iris una volta finito il racconto.

    Loro si guardarono con imbarazzo e si decisero a fare la loro richiesta.

    «Il punto è» Spiegò Greta «che Aitrìa ha deciso che vuole diventare umana per stare con lui. Abbiamo cercato di farle cambiare idea, ma non c'è stato nulla da fare. Noi vogliamo solo che lei sia felice, quindi abbiamo deciso di onorare la sua decisione. E per farlo ci occorre la drákollísei».

    Iris si irrigidì a quella richiesta.

    «Quindi siete qui non solo per chiedermi in prestito un artefatto molto raro del tesoro reale, ma anche di aiutarvi a far sì che un nobile drago rinneghi la sua natura».

    «Beh, detta in questo modo sembra una cosa brutta, ma è proprio così». Disse Ingrid con un po' di imbarazzo.

    «Vi rendete conto che i draghi oggi sono ormai una rarità, da quando hanno abbandonato il mondo? Ed ora che ne spunta fuori uno, dovremmo intrappolarlo in un corpo umano?»

    «Lo so. Anch'io penso che non sia una buona idea farlo. Ma so anche che questo amore che sta provando per David non le sta facendo bene. Se nemmeno lui riesce a mandarla via, allora tanto vale accontentarla. In fondo non credo che abbiamo qualcosa da perdere. Se poi starà bene nella sua nuova vita da umana, allora è a posto. Se invece non le piacesse essere umana, allora potrà semplicemente tornare drago. Quindi non è un problema». Evidenziò Greta.

    Iris volle sollevare un argomento importante.

    «Vi rendete conto che i draghi, quando ancora erano nel mondo, odiavano quella lancia? Avevano maledetto il nome di chi l'aveva creata, e l'hanno sempre considerata un'arma crudele e abominevole. Non so dove siano finiti ora, ma se la utilizzassimo su Aitrìa e loro scoprissero quello che abbiamo fatto, non la prenderebbero molto bene. Un'intera razza che se ne inimica un'altra non è una bella cosa».

    Le due fate si preoccuparono molto di quella prospettiva. Ma non avevano intenzione di cambiare idea.

    «Lo so che è un rischio, ma dobbiamo tentare. Quei due non stanno bene a causa dell'amore che provano l'uno per l'altro. Non possiamo nemmeno rimuoverlo con qualche mezzo magico. Ci abbiamo provato ma è troppo intenso. Comunque non è detto che gli altri draghi lo vengano a sapere. Non hanno saputo niente di lei per tutto questo tempo, perché dovrebbero scoprirlo ora?» Spiegò Greta

    Iris dovette ammettere che quello era un valido argomento. Così cominciò a camminare in circolo, e a riflettere bene. Dopo averci pensato per un po', giunse ad una conclusione.

    «È deciso. Potrete avere in prestito la drákollísei, ma lo faccio solo perché sono curiosa di vedere come andrà a finire questa storia. Aitrìa non riuscirà davvero a rinunciare alla sua natura di drago. Quindi è probabile che ritornerà normale prima che i draghi scoprano quanto è successo. Ricordatevi comunque di restituirla al più presto».

    Le due fate furono contente del risultato ottenuto e quindi ringraziarono la regina con tutti gli onori che le convenivano.
    Mentre accadeva tutto questo, una piccola fata adolescente dai capelli e gli abiti di un color viola fece irruzione nella stanza facendo molte acrobazie di gioia.

    «Che bello!» Disse dando libero sfogo alla sua eccitazione «La mamma ha appena contribuito ad una storia d'amore! Posso fare anch'io qualcosa? Posso? Posso?»

    La regina Iris dovette volare verso di lei e calmarla con molta dolcezza.

    «Violetta, non è il caso che ti agiti tanto. Quello che dovevamo fare è già stato fatto. Ora è meglio che tu torni ai tuoi studi di principessa».

    La fata viola si avvilì e afflosciò a quella notizia.

    «Va bene, me ne vado. Sarà per la prossima volta». Disse andandosene rassegnata, senza nascondere la sua delusione.

    *



    Aitrìa, nel frattempo, stava ancora aspettando che Greta ed Ingrid tornassero. Avevano promesso di darle aiuto, e lei voleva credere che avrebbero potuto darglielo. All'improvviso si aprì di nuovo il portale, e finalmente le due fate tornarono a casa. E le due non erano a mani vuote. Avevano una lancia con sopra incisi dei draghi d'oro su di uno sfondo d'argento. La punta invece era nera. Aitrìa percepì che qualcosa non andava in quella lancia, e ne ebbe paura.

    «Che cos'è quell'affare?» Chiese un po' intimorita.

    «È il mezzo con cui ti trasformeremo in umana». Rispose Ingrid.

    «E che cosa sarebbe?»

    «Si chiama drákollísei. Fu creata in passato come arma contro i draghi, ma può aiutarti a risolvere il tuo problema». Spiegò Greta.

    «Raccontami la storia di quell'arma».

    «Beh, quest'arma non è l'unica del suo genere. Essa è stata creata insieme a poche altre, nei tempi antichi, da un mago talentuoso. Ma ormai la conoscenza di come abbia creato quest'arma è andata perduta e ne sono rimasti solo rari esemplari al mondo, e la nostra regina, per nostra fortuna, ne possedeva una. Nessuno sa come sia stata creata un'arma di una potenza del genere. Comunque essa ha il potere di strappare ad un drago la sua stessa essenza per poi intrappolarlo in un corpo umano, più debole e vulnerabile». Spiegò Greta.

    «E che ne sarà della mia essenza, una volta tolta?»

    In risposta alla domanda della dragonessa, Ingrid, con un colpo di bacchetta, si fece apparire nell'altra mano una boccetta di vetro con tanto di tappo d'argento.

    «Semplice. Una volta estratta, l'essenza andrebbe messa dentro un contenitore, perché, altrimenti tornerebbe subito da te, e torneresti ad essere drago. L'essenza, una volta estratta, lotterebbe per farlo. Per questo va contenuta».

    Aitrìa fu soddisfatta per la spiegazione.

    «Quindi è anche meglio di quanto sperassi. Posso diventare umana e poi, quando voglio, posso ridiventare drago ogni tanto per sgranchirmi, per poi tornare di nuovo umana».

    «Spiacente di doverti deludere, Aitrìa». Disse Greta «Non puoi fare così. Se ti riprendessi la tua essenza di drago, poi non potresti diventare umana una seconda volta. La tua natura di drago protegge sé stessa. Se tu tornassi ad essere drago, ti immunizzeresti ai poteri della lancia. Come quando ci si immunizza da malattie come il morbillo o la varicella. Esistono al mondo delle magie potenti che hanno come limite il fatto che funzionano solamente una volta. E questa è una di esse. Quindi, se vorrai restare umana, dovrai esserlo per sempre, per tutta la vita».

    La notizia fece rattristare Aitrìa. Avrebbe dovuto tenere duro se voleva costruirsi una vita umana insieme a David.
    Le due fate videro l'esitazione di lei.

    «Ma sei sicura di volerlo fare?» Le chiese Ingrid

    Alla dragonessa sfuggì qualche lacrima.

    «Ve l'ho già detto. Non voglio farlo, ma devo. Non mi piace l'idea di abbandonare il mio forte, bellissimo e meraviglioso corpo. Ma David non mi vorrà mai se non lo faccio, ed io lo amo troppo per rassegnarmi. Per cui avanti, procediamo».

    Greta ed Ingrid allora, dopo averla guardata un'ultima volta, decisero di procedere. La prima impugnò la lancia, la puntò verso Aitrìa, e richiamando il potere magico di essa la appoggiò sul ventre di lei. Il corpo della dragonessa cominciò a brillare di un'aura d'argento. La fata poi cominciò a tirare a sé con la lancia e l'aura d'argento cominciò ad abbandonare la creatura, come se fosse rimasta appiccicata ad essa. La cosa non fu indolore. Anzi, per lei fu la sensazione più dolorosa di tutta la sua vita. Non ricordava proprio di aver mai provato tanto dolore. Sentiva che le stavano strappando dal suo corpo tutto il suo essere, come se le togliessero la parte più importante di sé stessa. Per questo fece un ruggito di dolore estremo. Greta finì di strapparle l'aura di dosso e la versò nella bottiglia che Ingrid si sbrigò ad aprire, per poi chiuderla subito, girando per bene il tappo, quando l'aura fu tutta dentro. Una volta fatto, videro il corpo di Aitrìa che si stava sciogliendo come se si stesse decomponendo, avvolto in un bagliore luminoso. Quando la luce scomparve, al posto della dragonessa di prima c'era una ragazza nuda in terra, che ancora si contorceva per i residui del dolore. La ragazza aveva i capelli lunghi color argento, lo stesso colore di cui erano state in passato le sue squame. E quando aprì gli occhi, le due fate videro che erano sempre dello stesso azzurro di prima, ma con la differenza che questa volta erano umani. I lineamenti erano sensibili e delicati, il corpo era magro, e la pelle era liscia come quella di un bambino. La ragazza si alzò in piedi, perché sapeva che adesso, poteva farlo, seppur con difficoltà, ed una volta fatto, ebbe qualche problema a rimanerci, non essendo abituata a camminare su due zampe, o meglio, su due gambe, come ormai avrebbe dovuto dire, e la mancanza della coda a darle equilibrio rendeva tutto più difficile. Una volta riuscita a bilanciarsi, si guardò sconvolta le mani.
    Le due fate erano preoccupate per lei. Era tutto così nuovo per lei, quindi le si avvicinarono entrambe.

    «Aitrìa. Come stai? Tutto bene?» Le chiese Greta

    «No, non sto bene. Guardatemi, Sono orrenda! Non ho più né le ali né la coda. Questa pelle flaccida e molle mi fa schifo. Denti quadrati e non appuntiti. Non riesco più a vedere, sentire o annusare bene. Ho il muso piatto, e questi capelli sono fastidiosi». Rispose, ancora sconcertata dal suo cambiamento.

    Nell'ascoltare quelle parole, le maghe poterono constatare che, anche se ormai non era più un drago, almeno la voce era rimasta quasi la stessa.

    «Se vuoi possiamo aprire subito la bottiglia e ti facciamo ritornare drago». Propose Ingrid, mostrandole la bottiglia che, all'interno, risplendeva di luce d'argento.

    «No. Per quanto questo corpo gracile e debole non mi piaccia, l'importante è che piaccia a David. Quindi andiamo da lui. È il momento di vedere se questa volta mi accetterà».

    E cominciò a fare un passo per volta in modo goffo, cercando ancora di capire come fare per camminare su due gambe. Le due fate si sbrigarono subito a fermarla.

    «Aspetta. Se vuoi andare da lui devi prima metterti qualcosa addosso. Gli umani non indossano i vestiti solo per bellezza. Quindi dovrai imparare anche questo». Le disse Ingrid

    «Cosa vorresti indossare?» Chiese Greta.

    «Fate un po' voi. Non mi interessa quello che ho addosso». Rispose la ragazza.

    Le due fate puntarono le loro bacchette su di lei, ed con un solo gesto, le fecero apparire addosso un vestito color azzurro cielo, con delle scarpe da tennis color argento perché probabilmente per lei sarebbe stato più difficile abituarsi ai tacchi, bassi o alti che fossero.

    «Beh, adesso sei pronta. Coraggio. Facciamo un po' di pratica in modo da abituarti a muoverti nel tuo nuovo corpo e poi andiamo da David e vediamo se gli piaci così». Le disse Ingrid ottimisticamente ed allegramente dopo che ebbero finito.

    Per cui, fecero far pratica ad Aitrìa su come muoversi nel suo nuovo corpo. La abituarono a muoversi su due gambe, ad usare i pollici, e ad acquisire consapevolezza dei limiti del suo corpo e dei suoi nuovi sensi. Dopo che ebbero fatto, salirono tutte e tre in macchina, una Volkswagen Polo, e partirono dirette a Castel Gandolfo.

    *



    David aveva passato una giornata in tutta tranquillità. Aitrìa sembrava averlo lasciato in pace quel giorno, ed il che gli sembrava strano. Probabilmente stava pensando a qualcosa di grosso da fargli, anche se non sapeva cosa. Erano passate ore, da quando era tornato dal lavoro, e se ne stava a casa riposando e guardando la televisione, al telegiornale si parlava di nuovo di una vittima del ladro di volti. All'improvviso sentì suonare al citofono, e quando si alzò dal divano ed andò a rispondere chiedendosi chi fosse, si accorse che erano appunto Greta ed Ingrid. Questo lo fece preoccupare. Che Aitrìa avesse fatto qualcosa e loro erano venute a parlarne con lui? O che finalmente si fosse decisa ad andarsene, salvandosi definitivamente dall'ombra nera? Qualunque cosa fosse, lo avrebbe scoperto tra poco. Quando le fece entrare si accorse che c'era un'altra ragazza con loro. Non sapeva chi fosse, ma doveva ammettere che era piuttosto carina. Ma che ci faceva lì? E fu proprio questo quello che chiese.

    «Ciao. Fa piacere vedervi, ma ditemi, perché siete venute qui? Vedo che avete compagnia. Chi è quella ragazza?»

    La ragazza non esitò nemmeno un secondo, né fece giri di parole.

    «David! Guardami! Sono io! Aitrìa!» Fu quello che disse.

    «Sì. Bello scherzo. Non fatemi ridere».

    «No, David. Sono proprio io. Ascolta la mia voce, capirai che è la stessa, anche se con qualche differenza». Continuò ad insistere.

    «Beh, in effetti è vero, la voce è simile. Ma, come ho detto, non sei Aitrìa. Cosa sta succedendo?»

    Fu l'intervento di Greta ed Ingrid a convincerlo.

    «David». Le disse la prima «È davvero lei».

    «Sì. Le abbiamo fatto un incantesimo e l'abbiamo trasformata in umana». Spiegò l'altra.

    Acquisita la consapevolezza che avevano ragione, il fotografo rispose ad Aitrìa, mostrando tutto il suo sconvolgimento

    «Aitrìa? Ma che cosa hai fatto?»

    «Quello che era necessario per poter stare con te. Mi hai detto che era il mio corpo di drago l'unica ragione per cui non mi volevi. Beh, adesso non c'è più. Vado finalmente bene per te?»

    David tremava tutto per l'emozione. Non riusciva veramente a credere a quello che era successo.

    «Tu... hai veramente rinunciato al tuo essere drago solo per stare con me?»

    «Sì». Rispose la ragazza: «L'ombra nera adesso non potrà più trovarmi né riconoscermi con queste sembianze. Quindi posso restare con te per sempre. Adesso vado bene per te? Ora mi vuoi?»

    Lui non riuscì più a trattenersi e corse verso di lei abbracciandola forte. Era davvero perfetto. Finalmente poteva guardarla senza avere alcun conflitto interiore per la repulsione fisica. Era così bello potersi lasciare andare con lei senza avere più nulla che lo trattenesse. Finalmente poteva essere lui a stringere lei invece che il contrario. Era tutto così meravigliosamente perfetto. Oltretutto nessuna ragazza si era mai data tanto da fare né aveva mai fatto un simile sacrificio per lui, e quindi poteva solo esserne contento.

    «Oh, Aitrìa». Le disse «Altroché se adesso vai più che bene per me. Non ho mai sperato altro. Non hai idea di quanto apprezzi quello che hai fatto. Vedrai, non ti pentirai della tua scelta. Adesso dobbiamo solo pensare ai dettagli, come darti un'identità, insegnarti le abitudini umane, e roba simile. E visto che adesso sei umana dovrai anche stare attenta a tante cose, per esempio i criminali».

    «Davvero?» chiese lei confusa.

    «Certo, ce ne sono vari tipi. Pensa che ce n'è perfino uno che tutti chiamano il ladro di volti, che uccide le persone belle e gli ruba la faccia. Devi fare molta attenzione».

    «Dopo essere stata prigioniera dell'ombra nera per tutta la vita non credo lui sia un problema». Rispose ottimisticamente Aitrìa. «E, se dici che potrebbe prendermi di mira, vuol dire che mi trovi bella in questo corpo?»

    «Certo che sì. Prima ti trovavo fantastica solo dentro, ma adesso sei anche molto bella».

    Aitrìa a quelle parole cominciò a piangere per la gioia. Finalmente non la respingeva più e la trattava come lei voleva essere trattata. Allora significava che ne era valsa veramente la pena rinunciare ad essere un drago anche solo per quel momento felice. E presto ce ne sarebbero stati altri. Sì, tutto sarebbe andato bene da ora in poi.
    Anche Greta ed Ingrid osservavano contente la scena. Non apprezzavano di certo che lei avesse rinunciato ad essere un drago per stare con David, ma se era felice, allora lo erano anche loro. Questo era ciò che contava. Comunque se qualcosa fosse andato storto, avrebbero potuto sempre restituirle la sua essenza in futuro. Quindi erano pronte a qualunque evenienza.

    Capitolo 16


    I giorni successivi furono molto impegnativi. David presentò Aitrìa sia agli amici che ai parenti, dicendo loro che lei era una nipote di Greta ed Ingrid venuta a vivere con loro dall'estero. Le fate usando la loro magia le dovettero creare una identità con tanto di documenti praticamente validi a tutti gli effetti, Aitrìa chiese ovviamente di tenere il suo nome, perché era l'unica cosa che le era rimasta della sua vecchia vita, e voleva essere sincera almeno su questo, visto che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto mentire sul suo passato.
    Arianna non prese bene la trasformazione della dragonessa, né il fatto che il fotografo avesse intenzioni serie con lei. Ma, nonostante questo, sapeva che lui le voleva bene e non voleva ferirla. David, dovette quindi far credere che le loro uscite insieme erano state solo uscite da buoni amici e che loro avevano frainteso tutto.
    I suoi amici ed i genitori in generale erano un po' delusi da questa notizia. Avevano davvero creduto che David ed Arianna sarebbero diventati una coppia fissa, specialmente perché loro, al contrario di quest'ultimo, avevano capito che la biologa provava qualcosa per lui.

    *



    Il giorno in cui presentò in modo diretto Aitrìa ad i suoi amici, erano tutti al bar, dove di solito andavano per le loro serate tra amici: "La Grotta Azzurra." E lì David procedette ad introdurre la sua nuova amica agli altri. Dovette presentarla in questo modo perché sarebbe stato strano che si fossero fidanzati insieme troppo presto, e quindi dovevano procedere con calma e gradualmente. In quella circostanza l'ex dragonessa indossava una maglietta aderente e una minigonna, in modo da muoversi meglio, tutto sempre creato dalla magia di Greta ed Ingrid.

    «Aitrìa, questi sono Marcello e Filippo Grimm». Disse indicando i due gemelli. «A loro piace divertirsi e lavorano in una fabbrica di elettronica».

    I due avevano i capelli scuri, gli occhi neri, dei vestiti sgargianti, e un'aria molto socievole.

    «Ciao Aitrìa». Disse quello a sinistra. «Io sono Marcello e sono felice di conoscerti. Sento che andremo molto d'accordo».

    «Già. Vedrai che ne faremo di cose insieme. Mi raccomando, attenta ai capelli. O gli altri ti daranno un'età maggiore di quella che tu hai veramente». Aggiunse quello di destra, ovvero Filippo, con un tono piuttosto allegro e scherzoso.

    Aitrìa non capì molto bene la battuta, ma volle comunque andare avanti con le presentazioni.
    Il prossimo che David presentò fu l'uomo castano con gli occhi marroni e vestito con jeans e felpa.

    «Aitrìa, lui è Massimo Mariano. Lavora al museo ed è stato lui a presentarmi Arianna».

    Massimo non disse nulla perché era troppo occupato a fumare una sigaretta, ed anche perché David aveva già detto abbastanza su di lui al posto suo, quindi si limitò ad un cenno del capo.

    «Lui invece è il mio migliore amico Dario Ricci. Ci conosciamo fin dall'asilo e di mestiere fa il l'insegnante di letteratura». Spiegò indicando l'uomo con addosso un soprabito e camicia marrone, gli occhi verdi e capelli neri.

    David di solito si confidava sempre con lui, ma da quando aveva incontrato Aitrìa, costretto a mantenere il segreto e a non dirgli nulla, aveva dovuto mentirgli su molte cose. Per fortuna adesso poteva essere più sincero con lui, anche se purtroppo avrebbe dovuto comunque nascondergli il passato da drago di lei e le vere identità di fate di Greta ed Ingrid. Ma almeno era già qualcosa potersi aprire un po' di più con lui.

    «Lieto di conoscere una nuova amica». Fu quello che disse Dario.

    Poi arrivò il momento di presentare l'ultimo membro della comitiva. Un ragazzone biondo, con gli occhi azzurri, dei vestiti eleganti, ed un bel faccino. Un vero Adone in parole povere.

    «Aitrìa, lui è Patrizio, Patrizio Bellico. Lavora in banca ed è un buon amico».

    «Esatto, sono proprio io, Patrizio, ma tu puoi chiamarmi Patrick. Certo che sei proprio carina». Disse quest'ultimo ad Aitrìa con il suo solito modo di fare da dongiovanni.

    «Beh,» Disse Aitrìa un po' imbarazzata dall'atteggiamento di Patrick: «Sono lieta di conoscervi tutti quanti. Siete gli amici di David e spero di legare con tutti voi».

    «Dimmi, Aitrìa,» chiese Patrick incuriosito «Sappiamo il tuo nome, ma qual è invece il tuo cognome?»

    Quelle parole spiazzarono la ragazza. Lei non aveva mai avuto un cognome quando era un drago, e non ne aveva mai sentito il bisogno. Come avevano fatto a dimenticare di inventarne uno per la sua identità fittizia?

    «Ecco... il mio cognome è...» esitò preoccupata, non sapendo cosa dire.

    «Fairy». Si intromise David, dicendo a caso la prima cosa che gli era venuta in mente. «Il suo cognome è Fairy».

    «Quindi ti chiami Aitrìa Fairy?» Chiese Dario?

    «Esatto. È proprio così il mio nome completo. Aitrìa Fairy». Disse con un sorriso imbarazzato.

    «Beh... Direi che è proprio un cognome da favola». Ridacchiò scherzosamente Filippo.

    Dopo quella frase il resto della conversazione fu molto piacevole e scorrevole. Il fotografo dovette mentire su cosa lei aveva fatto tutto quel tempo prima che venisse da loro. Per fortuna fu abbastanza credibile e tutto andò bene.
    Fu quando portarono da bere del tè al limone per David ed Aitrìa che le cose presero una piega imbarazzante. Aitrìa, essendo abituata a bere come un drago, invece che come una persona, avvicinò la faccia alla tazza ed iniziò a lappare, con grande stupore del resto della comitiva. Il giovane dovette sbrigarsi a giustificarla.

    «Aitrìa, lo capisco che ti piace scherzare, ma non è il momento adesso».

    «Scherzare? Ma che intendi? Non capisco».

    David la attirò a sé.

    «Che spiritosa!» Commentò con un sorriso forzato «Non è così che bevono gli umani. Guarda come si comportano tutti e capirai come si fa». Dovette bisbigliarle all'orecchio per poi mostrarle come bere da un bicchiere.

    Per sua fortuna Aitrìa imparò come fare con una grande rapidità.

    «Wow. Non sapevo che esistessero altri modi per bere. Tutto ciò è così nuovo per me».

    Quella frase non sembrava farle fare una buona impressione, ma il resto della serata passò in tutta tranquillità. David dovette poi accompagnarla fuori. E lì, dopo averla mandata verso la macchina in modo che non sentisse quello che avevano da dire, si rivolse poi ai suoi amici.

    «Allora? Come vi è sembrata?»

    «Beh, se vuoi sapere la mia» disse Dario «a me è sembrata un po' strana».

    Tutti gli altri annuirono.

    «Non è strana». Disse David in sua difesa «È solo che...»

    «Solo che cosa?» Chiese Massimo

    Purtroppo non poteva dire loro la verità, ovvero che lei era un drago in un corpo umano e che si stava ancora abituando a tale corpo e che quello di prima era solo un errore da umana principiante. Fortunatamente, Greta ed Ingrid, nella vita fittizia che avevano preparato per lei, avevano pensato a questa eventualità.

    «È straniera. Viene dal Tajikistan».

    «Davvero? Ma non ha l'aspetto di una nativa del posto». Commentò Marcello.

    «Infatti, i suoi genitori non sono nativi, ma si sono trasferiti da quelle parti, e lei è nata e cresciuta lì, quindi non è abituata alle nostre abitudini, ma non temete, le imparerà presto».

    Detto questo si diresse in macchina a sua volta.

    *



    «Come è andata allora?» Chiese Aitrìa mentre tornavano a casa.

    «Beh...» Rispose lui: «Hai fatto qualche erroruccio, ma non temere. Sei ancora agli inizi come umana. Col tempo migliorerai».

    «Lo spero». Disse lei: «Ti confesso che in effetti bere da umana è meglio che bere da drago. È più comodo e si possono anche ingerire più liquidi».

    Per lui sentirsi dire quelle cose fu una buona notizia. Era decisamente ottimista che Aitrìa avrebbe imparato ogni cosa col tempo, e tutto sarebbe andato bene.

    *



    Il giorno dopo i due avevano un appuntamento a pranzo con i suoi genitori, in modo da presentare anche a loro la sua nuova amica. L'incontro coi suoi genitori, Carmelina e Angelo, andò bene. Ma, quando portarono da mangiare, Aitrìa, si buttò con voracità sul cibo appoggiandoci la faccia e mangiandolo con le mani in modo animalesco, come faceva di solito da drago.
    I genitori di David furono sconvolti dal comportamento della ragazza dai capelli d'argento. Il ragazzo dovette sbrigarsi a riprendere il controllo fermandola.

    «Non è così che si mangia». Le bisbigliò in fretta per mostrarle anche come si mangia. Ottenendo di farle fare una figuraccia con i suoi genitori, che scoprirono che appunto non aveva mai usato le posate in vita sua.

    «È strano che voi facciate le cose in questo modo. Personalmente ritengo il mio modo di mangiare molto più semplice e comodo». Commentò lei peggiorando la situazione.

    «Ma davvero non ha mai usato le posate prima d'ora? Da dove viene, dalla giungla?» Chiese Carmelina

    David ovviamente si giocò di nuovo la carta del fatto che fosse cresciuta nel Tajikistan per giustificarla. Dopodiché andarono avanti con il pranzo. Quando fu il momento in cui dovettero andarsene, dovette confrontarsi con i suoi genitori.

    «Allora? Come è andata con Aitrìa?»

    «Beh, David, devo dirtelo, lei mi è parsa un po' strana. Una che fino ad oggi non sapeva come si mangia non può andare lontano». Disse Angelo.

    Per lui fu una brutta cosa che la pensassero in quel modo.

    «David, ti avevo già avvertito con Delia e non mi hai ascoltato. Credevi davvero che potesse funzionare con lei, ma poi ti ha abbandonato per fare carriera. Se è solo un'amica strana, allora va bene, ma non infatuarti di lei, perché potrebbe finire male».

    Al fotografo non piacque affatto quello che stava succedendo. Se lei non piaceva ai suoi genitori le cose avrebbero potuto essere ancora più complicate. Lui voleva davvero che piacesse sia a loro che ai suoi amici.

    «Aitrìa non è come Delia, lei ci tiene davvero a me. Non avete idea di cosa ha fatto per me».

    «Sentiamo allora, che cosa ha fatto per te?» Chiese Angelo.

    David purtroppo non ebbe di nuovo idea di cosa dire. Non poteva rivelare la natura di drago di Aitrìa ai suoi genitori.

    «Sentite, è vero che ci sono cose che non ha ancora avuto la possibilità di imparare, ma vedrete che col tempo andrà meglio di oggi. Quando la conoscerete meglio vedrete che ho ragione». Fu quello che disse prima di andarsene con Aitrìa.

    Purtroppo la situazione non era cominciata nel migliore dei modi: sia i suoi amici che i suoi genitori avevano un opinione negativa di Aitrìa. Ma lui voleva credere che poi, quando avrebbe imparato a fare meno figuracce come quelle che aveva già fatto, avrebbe potuto fargli cambiare idea e far capire che era lei la ragazza giusta per lui.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:36
     
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    Capitolo 17


    Nei giorni successivi, Aitrìa dovette fare molta pratica per imparare quelle che erano le abitudini degli umani, dato che, nel suo periodo di prigionia, aveva letto libri storici, culturali, fantasy, ed anche scientifici. Ma non aveva mai letto libri generici sul bon ton.
    Tra le cose da imparare c'erano usare il denaro, abbinare anche i vestiti più comuni, a mangiare in modo educato, usare le posate, ed anche ad usare la tazza del bagno per i suoi bisogni.
    Lei sembrava assimilare tutto con estrema facilità, e David era molto felice per la cosa. Più cose imparava su come essere umana, più avrebbe significato che la loro relazione avrebbe funzionato.
    Per lei certe cose erano una novità assoluta. Non sapendo cucinare né fare le pulizie toccava a lui occuparsi di tutto, ma naturalmente l'ex dragonessa era decisa ad imparare a fare anche questo con il tempo. Cominciarono anche ad uscire insieme come una vera coppia, ed anche in quel caso Aitrìa se la cavava bene, avendo visto come funzionavano le cose quando era uscito con Arianna, sapeva come comportarsi ad un vero appuntamento tra esseri umani.
    Il periodo iniziale fu davvero difficile per lei, l'impulso di cedere al suo drago interiore era davvero forte, come appunto la voglia di leccare per manifestare affetto, o di dormire accucciata a letto. Oltretutto non fece mistero o dubbio a se stessa che le mancavano i suoi sensi superiori da drago, la sua forza o il poter volare, soprattutto il poter volare. Si sentiva completamente imprigionata in quel corpo debole e gracile, anche se d'altra parte ne valeva completamente la pena per il fatto che finalmente David aveva smesso di respingerla e la accettava.
    Anche gli amici ed i genitori di lui potevano constatare che nonostante la pessima prima impressione che gli aveva fatto, ora Aitrìa si stava comportando decisamente meglio.

    *



    Il papà di David, Angelo, fu quello che dovette darsi da fare di più con lei perché, in quanto cristiano devoto, quando scoprì che era avversa al cristianesimo, rimase veramente scioccato. Lei infatti non aveva letto la bibbia, cosa che David giustificò dicendo che i suoi genitori erano atei.

    «Ma Dio è malvagio». Aveva detto quando Angelo gliene aveva parlato per la prima volta.

    «Cosa?» Aveva risposto Angelo sconvolto. «Ma come ti è venuta in mente una cosa così orribile?»

    «È semplice. Ho letto dei crimini che la chiesa ha compiuto nel corso della storia in nome di questo Dio. Ha intralciato il progresso, ha anche bruciato vive delle persone solo perché praticavano la magia. Che c'è di male nella magia? Ed oltretutto questo essere impone anche di considerare sbagliato tutto quello che non si capisce. Perché qualcuno dovrebbe venerare un essere così malvagio?»

    «Non è così che stanno le cose». Aveva risposto lui: «Quello non è il volere di Cristo».

    «Cosa?»

    «Quelle sono delle azioni compiute da persone ignoranti e malvagie che hanno perverso e distorto la parola di Dio, ma ti assicuro che tutto quello che hanno fatto non è il suo volere, anche se hanno detto il contrario».

    «Davvero?»

    «Certo. Per quanto mi riguarda, la scienza per me è solo una cosa che il signore ci ha lasciato perché potessimo ampliare le menti. Certo, secondo alcuni, è stato il peccato originale a donare al genere umano la conoscenza, ma gli ha comunque fatto scoprire quello che lui ha messo in questo mondo».

    «E per quanto riguarda la magia?»

    «La magia non esiste. Ma, se esistesse, ho la mente aperta e lascerei a chi la pratica la possibilità di dimostrare che non è opera del demonio».

    «Quindi davvero lui non è responsabile di tutte le cose orribili che ho letto?»

    «No. I roghi alle streghe e ostacolare il progresso scientifico, e per quel che mi riguarda, neppure i conflitti tra cattolici, protestanti e altre religioni sono il volere del Signore. Sono convinto che chi ha pensato il contrario ora brucia all'Inferno».

    «Davvero?»

    «Certo. Il cristianesimo significa solo pace, amore e tolleranza, non considerare satanico e malvagio tutto quello che è inspiegabile».

    «E per quelli che non ci credono?»

    «Se sono virtuosi per tutta la vita, sono certo che il nostro signore li perdonerà e permetterà di andare in Paradiso comunque».

    «Ma è assurdo. Come può qualcuno essere così stupido da cambiare una cosa del genere in qualcosa di così malvagio?»

    «È l'ignoranza che causa tutti questi danni. E, se tu me ne dai la possibilità, ti mostrerò la vera faccia del cristianesimo».

    «Molto bene». Rispose lei dopo averci pensato attentamente. «Dimostrami se hai ragione».

    Nel suo periodo di studi, cominciò ad interessarsi sinceramente a tutto. Si chiese se anche la sua specie fosse stata creata da questo Dio. Nella parte che apprese riguardo Gesù, dovette sommergere di domande Angelo sul perché quando fu crocifisso, non aveva usato i suoi poteri per salvarsi e lui dovette spiegarle che quello era un sacrificio fatto per redimere l'umanità dai suoi peccati. Lei lo trovò notevolmente ingiusto, e pensò che se fosse stata ancora un drago e fosse stata presente in quella circostanza, lo avrebbe salvato per poi incenerire quelle persone malvagie che gli avevano fatto del male. Naturalmente fu contenta di sapere che dopo era resuscitato, anche se Angelo dovette spiegarle i significati profondi della resurrezione e cosa significa porgere l'altra guancia.
    Ovviamente il cristianesimo non fu la sola ed unica cosa che imparò in quel periodo. Anche Carmelina ebbe il suo gran da fare nell'istruirla a cucinare e a fare le pulizie. Non approvava che David frequentasse una ragazza disoccupata che praticamente non sapeva fare nulla, né conosceva nulla.

    «Ma da dove vieni?» Volle quindi chiederle.

    «I miei genitori conducono una vita ritirata. Vivono in montagna, lontani dalla civiltà e dalla tecnologia. Le mie zie mi hanno invitato in Italia per una visita ed è allora che ho conosciuto David».

    Chiarito questo dettaglio, e colpita dalla storia, riprese ad insegnarle varie cose su come essere una casalinga. Da Greta ed Ingrid aveva già imparato come si usano scopa, straccio e strofinaccio, su dove si può trovare la polvere, ed ogni quanto avrebbe dovuto rifarlo, e come si lavano i piatti a mano. Carmelita le insegnò invece come usare le cose più moderne, come aspirapolvere, lavastoviglie, lavatrice, e quali generi di detersivi avrebbe dovuto usare per pulire, dove andare a fare la spesa per comprare tutto, cosa avrebbe dovuto comprare, e la quantità giusta da comprare. La ragazza trovava molto stressante tutto questo. Tutti questi pensieri, preoccupazioni o responsabilità non facevano per lei. Imparare a cucinare era davvero seccante, dove capire quanto doveva cucinare qualcosa, miscelare bene gli ingredienti, e capire cosa poteva mischiare oppure no. Era decisamente tutto più facile ai vecchi tempi quando era un drago e tutto quello che doveva fare era solamente trovarsi una preda e mangiarla, senza fare nulla di complicato o complesso. Per alcune cose cucinate pensò che ne valeva la pena fare tutti quei condimenti particolari. Il suo palato umano aveva tanti sapori da imparare e sperimentare, ed alcuni le piacquero davvero. Era interessante come gli umani riuscissero a creare tutti quei sapori e quei gusti diversi ma, nonostante tutto, il procedimento da fare per raggiungere tali sapori era difficile e faticoso. Anche le pulizie erano piuttosto noiose e faticose per il suo debole corpo umano. Quando era un drago di solito se ne stava tranquilla a rilassarsi circondata dai suoni e gli odori della natura o facendosi qualche voletto. Adesso doveva togliere tutta quella fastidiosa sporcizia che poi sarebbe anche tornata. E fare la spesa dovendo usare i soldi per comprare la roba che le serviva per vivere, invece di usarli per divertirsi e godersi la vita, dato che erano limitati e quindi non andavano sprecati. Non le piacque nulla su come fare la casalinga. Ma decise di sopportare tutto, ed inghiottire l'amaro boccone dato che era stata Carmelina stessa a dirle:

    «Se vuoi prenderti cura di mio figlio devi impararle queste cose. È compito della donna di casa prendersi cura del marito e tenere unita la famiglia, sempre che lui si dimostri degno di lei ovviamente».

    Aitrìa cercava sempre di seguire tutto quello che le dicevano ed era certa che David fosse degno di lei. Se doveva sopportare tutto questo per poter stare con lui, allora lo avrebbe fatto. Non si era aspettata che quello che avrebbe imparato come umana le sarebbe piaciuto o che sarebbe stato facile, ma si era preparata ad affrontare qualunque difficoltà ed ostacolo che si sarebbe messo tra l'amore tra loro due. Sarebbe diventata una casalinga provetta ed avrebbe accettato tutti i limiti che essere umana comportava, così lui sarebbe stato contento e finalmente avrebbero avuto una vita felice insieme.

    *



    «Oh, Aitrìa, stai proprio benissimo con questo vestito». Aveva detto Palmira, una delle amiche con cui usciva.

    «Già». Le rispose Aitrìa mentre guardava il suo riflesso ad uno specchio «Questo vestito non è poi così male».

    Con il passare del tempo, Aitrìa aveva capito tutto quello che doveva imparare, con il proseguire delle loro uscite, le cose erano andate meglio. David era decisamente fiducioso che alla fine Aitrìa si sarebbe anche trovata un lavoro e sarebbe riuscita ad integrarsi completamente nella società. Infatti si era trovata anche delle nuove amiche, un gruppo di ragazze che aveva incontrato al centro commerciale quando era andata con David a comprarsi dei vestiti nuovi, dato che Greta ed Ingrid gliene avevano procurato qualcuno con la magia, ma non potevano farlo per sempre e all'infinito, sarebbe stato sospetto che degli abiti nuovi spuntassero fuori dal nulla senza saperne la provenienza, e di certo non potevano dire che se li cuciva da sola o sarebbe stato troppo.
    Lì Aitrìa era stata avvicinata da quattro ragazze vestite in modo elegante con tanto di trucco ed acconciature alla moda. La ragazza con i capelli neri e lisci, con gli occhi marroni, si avvicinò per prima ad Aitrìa e ruppe il ghiaccio con lei, presentandosi come Susanna Proietti. Poi presentò le altre ragazze che venivano con lei. La ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri si chiamava Barbara Mariani. Quella con i capelli castani e gli occhi verdi si chiamava Palmira De Santis. Mentre invece quella con i capelli ricci, gli occhi azzurri e gli occhiali, si chiamava Wendy Fusco. Nel primo incontro si scambiarono solo quattro chiacchiere, poi nei giorni successivi cominciarono a frequentarsi e a fare shopping insieme di tanto in tanto. Le quattro ragazze avevano deciso che Aitrìa era abbastanza bella per unirsi a loro e quindi pensavano che fosse conveniente riuscire a stringere un legame. Ed Aitrìa, ignorando i motivi superficiali per cui avevano deciso di frequentarla, accettò la loro amicizia e decise di imparare da loro come essere una ragazza moderna. Così grazie alle sue nuove conoscenze imparò a riconoscere i vestiti di qualità, a mettersi il trucco e a capire quali fossero le mode. Naturalmente provava poco interesse per tutte quelle cose, e le faceva senza che le piacessero o la appassionassero veramente. Ma se era questo il modo di comportarsi di una ragazza umana, allora lo avrebbe fatto.

    «Pensate davvero che sia giusto comportarsi così?» Aveva chiesto loro dopo che avevano finito di farle provare uno dei vestiti comprati dopo una serata di shopping.

    «Ma certo». Aveva risposto Susanna. «Seguire la moda è una cosa che fa qualunque ragazza».

    Ne aveva comprati tanti di vestiti, grazie a loro, e tra quelli ne aveva anche uno da escursionista che volle provare con David, per andare con lui nel loro posto speciale, anche se, senza avere più le sue ali, era più difficile per entrambi andarci a piedi.

    *



    Era un giorno come un altro ed era una delle volte in cui David ed Aitrìa erano nel loro posto speciale. Quest'ultimo sembrava molto nervoso, ma le cose andavano così bene che aveva preso un'importante decisione.

    «Aitrìa». Le disse avvicinandosi mentre lei guardava il panorama «Sai, ho visto come in questo periodo ti sei data molto da fare per essere umana».

    «Beh, sì.» Rispose lei: «È stata dura all'inizio, ma ormai mi ci sto abituando».

    «Sono lieto di questo, perché c'è una cosa che vorrei chiederti. E non vedo l'ora di poterlo fare. Avrei pensato di aspettare che ti trovassi un lavoro prima di farlo, ma dato che di sicuro in futuro ce la farai, ho deciso di non rimandare oltre e di anticipare i tempi».

    «Che intendi?»

    «Voglio fare le cose per bene. Sì, mi hanno detto che questo è un passo importante, che non bisogna essere troppo impulsivi nel farlo, ma ormai so quanto ti amo, e che la vita che ci costruiremo insieme funzionerà di sicuro. Quindi compirò questo gesto».

    Lei non capiva a che cosa si riferisse, ma, dal suo tono, comprese che si trattava di qualcosa di importante e quindi non aveva fatto altri errori né si era messa nei guai. David si inchinò a terra, mise la mano in tasca e prese una piccola scatoletta da esso, la aprì e dentro c'era un anello di platino a spirale con un diamante incastonato.

    «Aitrìa, vuoi sposarmi?»

    La ragazza fu enormemente sorpresa dalla richiesta.

    «Sposarti? Vuoi dire quello che fate voi umani quando trovate qualcuno che amate veramente e con il quale volete trascorrere la vita insieme come compagni? È questo che intendi?»

    Per lei quello era un concetto sconosciuto, ma se anche quella era una tradizione che facevano gli umani che si amano, allora l'avrebbe fatta anche lei. E questo la rese molto felice, dato che significava che David l'amava davvero se erano addirittura arrivati a questo. Per cui lo rialzò in piedi e lo abbracciò con forza:


    «Sì. Sì che ti voglio sposare!» Gli rispose con gioia disinibita senza alcun dubbio, incertezza o esitazione.

    Poi, dimenticandosi di essere umana, cominciò a leccarlo affettuosamente sulla faccia. David non si oppose a quel gesto e non cercò di correggerla. Era troppo felice che lei avesse accettato. Tutto stava andando così bene, e lui era più che fiducioso che presto si sarebbero costruiti una bella vita insieme, una vita come marito e moglie.

    Capitolo 18


    «Sono molto felice per entrambi». Fu quello che disse Arianna quando David venne a trovarla e la informò del suo matrimonio con Aitrìa.

    Ma quando quest'ultimo se ne andò per continuare con i preparativi, lei andò in camera da letto, si buttò su di esso, abbracciò il cuscino e cominciò a piangere.
    Tutto era andato in malora. David stava per sposare un'altra e lei non aveva avuto nemmeno la possibilità di dichiararsi e di fargli sapere quello che provava per lui. Come era potuto succedere? Come poteva prevedere che Aitrìa avrebbe fatto qualcosa di così estremo come diventare un essere umano?
    Se solo si fosse dichiarata prima che quella dannata dragonessa si trasformasse, forse si sarebbero messi insieme per davvero, e lui non si sarebbe gettato tra le braccia di quella bestia. E quel che era peggio è che non poteva nemmeno sfogarsi e dire apertamente quello che pensava, perché, avendogli nascosto quello che provava per lui, sarebbe stato ingiusto dichiararsi solo per lamentarsi del fatto che avesse scelto Aitrìa invece di lei.
    La ragazza non smetteva di piangere e Morgana, vedendo quanto la sua padrona fosse triste, le si avvicinò e cominciò a strofinarsi a lei amorevolmente.
    Arianna si voltò verso la gatta e cominciò ad accarezzarla dolcemente.

    «Grazie Morgana. Guardami. Mammina è davvero patetica. Avevo l'occasione di dire a David quello che provo, ma purtroppo adesso è troppo tardi. Ho rimandato troppo. Se solo non avessi sottovalutato Aitrìa, avrei anche potuto farcela. Ma ora non so più che fare».

    In quel momento suonarono alla porta, ed Arianna alzò il citofono per sentire chi fosse.

    «Chi è?»

    «Arianna, figliola, sono io. Apri».

    La ragazza, capendo di chi si trattava, si sbrigò ad aprire la porta, e poi abbracciò un uomo magro, sulla cinquantina con i capelli grigi, corti e dritti, il viso con qualche ruga e gli occhi azzurri, con indosso una maglietta nera e pantaloni neri.

    «Papà». Disse: «Sei tornato, come è stato il tuo viaggio?»

    «Beh» Rispose il padre di Arianna: «È stato molto fruttuoso, come al solito. Dimmi, cosa è successo da queste parti?»

    «Ne sono successe di cose. Non so nemmeno da che parte cominciare». E iniziò a raccontargli tutto.

    Gli raccontò di Aitrìa, omettendo, naturalmente, il fatto che fosse un drago, e tutto quello che riguardava il mondo magico. Gli raccontò di come lei e David uscissero insieme e come lei avesse nascosto i suoi sentimenti, ed alla fine arrivò, non senza qualche esitazione, riguardo la parte del matrimonio.

    «E così adesso non c'è più qualche possibilità per me. Avevo forse la possibilità di stare con lui, ma ho aspettato troppo, ed adesso non so più come comportarmi».

    «Arianna, è vero che hai sbagliato ad aspettare troppo. Io con tua madre, non ho aspettato. Quando mi innamorai di lei, mi feci avanti subito. Non mi buttai ovviamente a capofitto senza pensare, dicendole qualcosa tipo: "Ciao, mi chiamo Asclépios. Ti amo. Vuoi sposarmi?". Ma lasciai che il nostro rapporto si sviluppasse gradualmente prima di dirle quello che provavo e di farle la proposta. Tu avevi già un bel rapporto con David, e sono sicuro che se tu ti fossi dichiarata prima, lui avrebbe potuto accettare il tuo amore».

    «Papà, così non mi fai sentire meglio. Oltre al danno anche la beffa?»

    «Scusa. Sono solo sincero. Forse troppo. Cosa farai adesso?»

    «Non lo so. David mi ha invitato al matrimonio. Ma io non so come potrei andarci. Mi sentirei a disagio così».

    «Io credo che dovresti andarci».

    «Ma...»

    «Ascolta, David non ti ha ancora escluso dalla sua vita. Non sa cosa provi per lui. Oltretutto, da quanto mi hai detto, il matrimonio con questa Aitrìa sembra essere un gesto impulsivo ed avventato. Magari in futuro potrebbe scoprire di aver sbagliato e divorziare da lei. In un matrimonio i problemi sono inevitabili. Tu continua a restargli accanto, e guarda che succede. Se anche le cose non volgessero per il meglio, vuoi davvero allontanarlo senza dargli nemmeno una spiegazione?»

    La ragazza ci rifletté attentamente. Suo padre aveva ragione. David, anche se la considerava solo un'amica, ancora le voleva bene. Ed anche se in effetti la faceva soffrire che lui non si fosse neanche accorto di quello che provava, non farsi vedere senza dirgli nulla non sarebbe servito a farla stare meglio. Magari poi aveva ragione. Forse Aitrìa non si sarebbe comunque rivelata quella giusta per lui, e quindi per lei ci sarebbe stata ancora qualche speranza. In caso contrario, almeno non avrebbe comunque dovuto compromettere la loro amicizia.

    «Hai ragione». Fu la sua risposta mentre si asciugò le lacrime: «Andrò al matrimonio, e vedrò cosa succederà».

    «Ed io ti sarò accanto in questo momento difficile». Disse Asclépios. «Vedrai che le cose si risolveranno in un modo o nell'altro».

    *



    Per il matrimonio David chiamò un'organizzatrice professionista. Lui voleva davvero che il giorno che aveva atteso per tutta la vita fosse perfetto. Ella aveva predisposto tutto.
    Aitrìa, invece, aveva passato tutto il giorno dalla sarta per farsi un abito da sposa. Era stato immensamente noioso restare ferma mentre venivano prese le misure.

    *



    Guardando video filmati da delle telecamere predisposte nella prigione di Aitrìa, aveva intenzione di controllare come si era comportata la creatura in sua assenza. Apparentemente tutto era normale. Ma, supervisionando i video, si accorse che parte dei filmati erano compromessi, probabilmente da un incantesimo. Preoccupato per le ragioni di tale interferenza, cominciò a supervisionare tutti i monitor per vedere dove si trovasse il suo drago in quel momento e, quando non lo trovò, capì cosa doveva essere successo. Aprì quindi un portale di teletrasporto per recarsi da coloro che erano sicuramente le responsabili dell'accaduto.

    *



    L'ombra nera fece brutalmente irruzione in casa di Greta ed Ingrid, facendo esplodere la porta. Le due fate, temendo che sarebbe potuto succedere, non avevano mai abbandonato le loro bacchette magiche ed erano pronte a combattere.

    «Suppongo che siate state voi ad aver rubato il mio drago. Ditemi, dove lo avete nascosto?» Chiese minacciosamente l'ombra nera con la sua voce distorta puntando loro contro il suo bastone.

    «È troppo tardi.» Mentì Greta. «È volata via».

    «Bugiarde!» Urlò per poi attaccarle con una sfera di fuoco.

    Le due fate bloccarono l'incantesimo con una barriera protettiva, per poi cominciare ad attaccare con dei raggi di energia marroni. L'ombra nera fece degli agili movimenti col suo bastone, e li parò tutti quanti, per poi generare un'onda d'urto che sbalzò le due fate in aria rompendo tutti gli oggetti fragili della stanza. Fatto questo tese rapidamente la mano verso le due fate facendo comparire delle corde con cui le intrappolò entrambe.

    «Ora parliamo attentamente. Voi avete preso il mio drago, e quindi mi direte dove si trova».

    «Ma ti abbiamo detto che non c'è più. Non sappiamo dove sia». Insisté Ingrid.

    L'ombra nera in risposta le alzò in aria con la sua magia, e le attirò a se.

    «Quindi non vi dispiacerà se adesso andiamo a controllare insieme».

    «Fa pure». Disse Greta «Non abbiamo nulla da nascondere».

    Così l'essere le trascinò fuori, portandole con sé. Ed i tre prima andarono nella tana, dove appunto l'ombra nera poté constatare che Aitrìa era stata lì. Raccolse allora una delle squame d'argento che si trovavano a terra ed applicò ad essa un incantesimo di localizzazione. Quando stranamente non funzionò, si rivolse minacciosamente alle due fate.

    «Se pensate che schermarla mi impedirà di trovarla, lo vedrete come vi sbagliate».

    Detto questo iniziò a cercare in tutta Italia attraversando varchi di teletrasporto in ogni posto dove fosse possibile nascondere un drago. Ma non riuscì in alcun modo a trovarla.

    «Sei convinto adesso che non c'è più? Puoi anche rassegnarti. Non la troverai mai».

    Il losco individuo strinse il bastone con rabbia e rancore.

    «Bene. A quanto pare me l'avete fatta. Non so ancora come avete aggirato i miei incantesimi protettivi, ma lo scoprirò. Ma non crediate di farla franca con questo. Per il momento non voglio farvi nulla per evitare guai, ma non sarete fortunate per sempre». Disse facendo sparire le corde ed andandosene con un altro varco di teletrasporto.

    Le due fate tirarono un sospiro di sollievo. Ci erano riuscite. Erano riuscite ad imbrogliarlo.

    «Meno male che non ha mai voluto dare un nome ad Aitrìa né ha mai saputo come la abbiamo chiamata, altrimenti sarebbe stato un guaio». Disse Greta.

    «E meno male che abbiamo nascosto bene l'essenza di Aitrìa né ha sospettato quello che abbiamo effettivamente fatto. Altrimenti sarebbe stato un grosso guaio». Aggiunse Ingrid.

    «Già. Ma adesso dobbiamo fare maggiore attenzione. Se scopre che è diventata umana, e com'è nella sua nuova forma, la nostra piccola sarebbe impotente e indifesa. Quindi massima prudenza finché non avrà rinunciato».

    «Hai ragione. È meglio fare così».

    Scena modificata del capitolo 18

    Greta ed Ingrid stavano prendendo il tè insieme, quando all'improvviso la porta di casa esplose ed un uomo incappucciato ammantato di nero con in mano un bastone di bambù sulla mano destra.
    Le due fate in risposta si alzarono bruscamente ed impugnarono le bacchette.

    «Sapevamo che prima o poi saresti arrivato farabutto». Lo incalzò Greta con disprezzo puntando la bacchetta contro di lui.

    «Allora sapete perché sono qui». Rispose l'individuo con una voce alterata e metallica. «Dove avete messo il mio drago?»

    «Non so di cosa stai parlando». Rispose Ingrid facendo la finta tonta.

    «Lo vedremo». Rispose l'ombra nera generando una sfera di fuoco, con la mano libera, scagliandola contro le due fate.

    Esse bloccarono l'incantesimo con una barriera protettiva, per poi cominciare ad attaccare con dei raggi di energia marroni generati dalle bacchette. L'ombra nera fece degli agili movimenti col suo bastone, e li parò tutti quanti, per poi generare un'onda d'urto che sbalzò le due fate in aria rompendo tutti gli oggetti fragili della stanza. Fatto questo tese rapidamente la mano verso le due fate facendo comparire delle corde con cui le intrappolò entrambe.

    «Ora parliamo attentamente. Voi avete preso il mio drago, e quindi mi direte dove si trova».

    «Ti ho già detto che non abbiamo idea di cosa tu stia parlando». Insisté Ingrid.

    L'ombra nera in risposta le alzò in aria con la sua magia, e le attirò a se.

    «So che state mentendo. Ed adesso vi tirerò fuori io la verità». Rispose lui con un ghigno.

    Dopodiché mise la mano libera in tasca, nella sua borsa magica. Quando la tirò fuori, essa impugnava una spada. La lama della spada era verde, e i due lati dell'impugnatura avevano la forma della parte superiore di una libellula. La lama partiva dalla testa con le zampe allargate dell'insetto, mentre le ali erano la guardia dell'impugnatura, mentre il corpo era il manico, e la parte posteriore si concludeva con il pomello dell'arma. A quella vista, il cuore delle due fate si riempì di puro terrore. Sapevano che cosa stava per fare. Ma non erano in grado di fermarlo.
    L'ombra nera, dopo aver rimirato l'arma, la alzò puntandola verso la gola di Ingrid, che per la paura, le parve che ci mise un'eternità a farlo.

    «Ora, comincia a parlare. Avete preso voi il mio drago o no?»

    «Sì». Rispose la fata dolorante mentre le parole le uscivano dalla bocca senza che lei riuscisse a controllarle.

    «Avete approfittato della mia assenza per farlo?»

    «Sì».

    «E dove si trova allora?» Chiese con impazienza.

    A quella domanda la mascella di Ingrid cominciò a indurirsi, facendo smorfie di dolore.

    «Lo sai che non puoi opporti a questa lama». Le disse con freddezza. «Dimmi dov'è».

    La fata sapeva che non poteva più impedire a sé stessa di parlare. Ed anche sua sorella, nonostante non fosse lei quella interrogata, guardava la scena con terrore e preoccupazione.
    In preda alla disperazione la fata provò ad aggrapparsi a quell'unica speranza possibile, sperando che funzionasse.

    «Non c'è nessun drago qui». Rispose alla fine, sollevata di essere riuscita a dirlo.

    «Che intendi? Dov'è il mio drago?»

    «Il tuo drago non è più di questo mondo».

    «È morta?»

    «No».

    «È tornata dalla sua gente?» Chiese preoccupato.

    «No».

    «Allora dov'è?»

    «Te l'ho detto. Non troverai alcun drago da nessuna parte. Né qui né da qualunque altra parte del mondo».

    «Non riesco a capire cosa vuoi dire». Disse avvicinando la lama di più al suo collo. «Sai dove si trova il mio drago e cosa sta facendo o no?»

    Dopo un momento di sofferenza la fata cedette. «No. Non so dove si trova e cosa sta facendo in questo momento».

    In risposta spostò la lama dalla gola di Ingrid a quella di Greta.

    «Tu sai di più riguardo questa storia?»

    «Io so quello che sa lei». Fu la sua risposta.

    L'ombra nera rimase per qualche momento in silenzio.

    «Molto bene». Disse abbassando la lama. «Se non sapessi che non potete mentire d'innanzi a questa spada, mi sarei impegnato di più per tirarti fuori la verità. Vorrà dire che la troverò per conto mio».

    Dopodiché se ne andò, lasciando alle due fate il compito di liberarsi da sole.
    Dopo essersi accertate che fosse andato via, le due fate, in modo goffo, imbranato e con qualche difficoltà, riuscirono ad afferrare le loro bacchette e ad usarle per liberarsi dalle corde.

    «Sei stata fantastica». Disse Greta alla sorella con orgoglio. «Quando ha tirato fuori quella spada ho temuto il peggio».

    «Lo so. Meno male che sono riuscita ad aggirare la verità». Rispose Ingrid con orgoglio. «Dopotutto, ora che è umana, è vero che non c'è più alcun drago qui. E per fortuna che noi veramente non sappiamo dove sia e cosa stia facendo in questo momento, con David».

    «E meno male che non sa nemmeno il suo nome». Commentò Greta con un sospiro. «Altrimenti non avremmo potuto aggirare le sue domande». Si massaggiò un attimo le braccia ancora indolenzite dalle corde. «Ma adesso dobbiamo fare maggiore attenzione. Se scopre che è diventata umana e com'è nella sua nuova forma, la nostra piccola sarebbe impotente e indifesa. Quindi massima prudenza finché non avrà rinunciato».

    «Hai ragione. È meglio fare così».

    Capitolo 19


    Il giorno dopo Aitrìa fu molto turbata nel sapere che l'ombra nera era venuta a cercarla. Anche lei temeva che sarebbe potuto succedere, ma ora che era veramente accaduto, per la ragazza la tensione era enorme.

    «Dannazione! Perché è accaduto proprio adesso? Finalmente sono riuscita a farmi volere da David. Lui mi ha chiesto di legarci insieme con questa cosa del matrimonio, sto imparando come essere umana, ho anche delle nuove amiche, tutto sta andando bene. Perché quel mostro deve rovinare tutto proprio ora?»

    «Calmati». Cercò di rassicurarla Ingrid. «È vero che ormai sa che sei scappata e ti sta cercando, ma per il momento non ti ha ancora trovata, né sa che sei diventata umana. Finché non lo scoprirà puoi stare tranquilla. Certo, se lo scoprisse, la cosa più logica da fare sarebbe che tu ridiventi drago e voli via, perché se ti trova come umana, saresti completamente e totalmente indifesa contro di lui».

    «Lo so». Disse con tristezza la ragazza dai capelli d'argento. «Ma non posso proprio farlo. Lo avete detto voi che, se ridivento drago, non potrò più tornare umana una seconda volta. E se il rischio di essere di nuovo catturata dall'ombra nera mi spaventa, il rischio di perdere per sempre David, senza che per noi ci sia alcuna possibilità di stare insieme, è qualcosa che mi spaventa ancora di più».

    Le due fate non contestarono questa affermazione. Ormai si erano rassegnate al fatto che la loro piccola avesse deciso di abbandonare la sua natura di drago e fosse determinata ad andare fino in fondo con il suo innamorato.

    «Ma comunque Aitrìa, credo sia meglio che non ti lasciamo più da sola finché l'ombra nera non si sarà rassegnata ed il problema non sarà risolto». Propose Greta «È meglio che tu rimanga sempre in luoghi pubblici e che, ovunque tu vada, ti faccia sempre accompagnare da qualcuno. L'ombra nera non ti avrà riconosciuto ma, nel caso ci riuscisse, non credo che ti potrà prendere in luoghi dove tutti possano vederti».

    Lei fu decisamente d'accordo su questo.

    «Ok. Anch'io mio sentirò più sicura se non rimango da sola. Questo corpo mi fa sentire troppo debole ed indifesa e non voglio neanche immaginare cosa mi farebbe l'ombra nera se mi trovasse conciata così».

    Stabilito questo dettaglio le tre organizzarono tutti i giri di Aitrìa per i preparativi del matrimonio. Non ci fu nessun problema a riguardo, dato che non aveva niente di particolare da fare in quei giorni, a parte la sua festa di addio al nubilato. Doveva solo assicurarsi di farsi accompagnare da qualcuno all'andata e al ritorno e tutto sarebbe andato bene.

    *



    Quando arrivò la grande sera, la festa di addio al nubilato di Aitrìa procedette con grande foga e disinibizione.

    «Allora Aitrìa. Ti piace come ho organizzato il tutto?» le chiese Wendy con gioia e soddisfazione.

    In effetti la ragazza non si era risparmiata per la festa dell'amica. Per l'occasione erano prima andate in discoteca e, dopo aver finito di ballare, stavano rifacendosi il trucco divertendosi come matte. Per Aitrìa portare il trucco non era qualcosa che le piaceva molto, dato che per lei era un'altra strana usanza, ma ovviamente tenne i suoi pensieri per sé, perché sarebbe stato maleducato dire queste cose. Doveva stare al gioco ed assecondare il tutto. Quella festa era una tradizione umana, ma in fondo era d'accordo sul fatto che la sua unione con David era decisamente qualcosa da festeggiare. Era un po' dispiaciuta che Arianna non fosse venuta, ma probabilmente la cosa derivava dal fatto che non volesse avere niente a che fare con la vittoria della sua rivale in amore.

    «Beh, sei stata davvero brava. La mia unione con David è qualcosa di davvero importante per me. Quindi ci tengo che tutto avvenga nel modo giusto. Ti ringrazio davvero tanto per questo».

    Nonostante fosse felice che la sua prima festa stesse andando bene, era comunque preoccupata per l'ombra nera. Susanna si accorse del turbamento dell'amica.

    «C'è qualcosa che non va?» Le chiese avvicinandosi.

    «No. Niente». Rispose lei.

    «Su, dai, a noi puoi dirlo». Insistette Susanna.

    La festeggiata si ritrovò lo sguardo di tutte le sue amiche, e vedendo la loro curiosità e preoccupazione, dovette cedere.

    «Beh, ecco, c'è un uomo, non David. Qualcuno del mio passato, che mi sta dando la caccia. Ora come ora non credo possa trovarmi, ma ho paura che succeda. Specialmente ora che sto per coronare il mio sogno d'amore».

    «E chi è?» Chiese Barbara preoccupata. «Non è il ladro di volti, vero?»

    «No, non credo sia lui. Non ho mai saputo chi fosse veramente. Ma mi ha fatto delle brutte cose, e temo che non voglia lasciarmi andare».

    «Ah, ho capito». Disse Barbara «È un molestatore, uno stalker. È terribile!»

    Aitrìa assecondò questa teoria, che dopotutto era la cosa più logica che potesse dire per giustificare la presenza dell'ombra nera senza dover parlare della magia o altro.

    «Non hai chiamato la polizia?» Domandò Palmira.

    «No. Non è così facile». Rispose Aitrìa «Greta ed Ingrid hanno proposto che non debba rimanere sola finché le acque non si saranno calmate. È questo il piano».

    Le sue amiche si dimostrarono molto disponibili e d'accordo sul fatto che avrebbero dovuto tenerla d'occhio finché non sarebbe stata al sicuro da quell'individuo, chiunque fosse. E se avessero scoperto chi era, lo avrebbero consegnato alla polizia. Chiarito questo, la festa proseguì senza altri intoppi, e ci pensarono proprio loro ad accompagnarla a casa per assicurarsi che non fosse sola durante il tragitto. E rimasero con lei per tutto il tempo intanto che aspettavano che David tornasse a sua volta dalla propria festa di addio al celibato.

    *



    Anche la festa di David, organizzata da Patrick, procedette senza intoppi. Quest'ultimo avrebbe voluto portare una spogliarellista, ma gli altri amici del giovane furono inflessibili sul fatto che non avrebbe dovuto farlo, dato che il suo amico non era come lui. Quindi si era dovuto accontentare di organizzare una serata al ristorante.
    Il fotografo inizialmente si preoccupò, perché sarebbero andati al ristorante anche il giorno dopo, e quindi tutto quel mangiare avrebbe potuto nuocergli per la linea, ma gli amici lo rassicurarono dicendogli che era il suo matrimonio quello che stava facendo e quindi doveva solo godersi la festa e lasciarsi andare. David, fattosi convincere, cominciò allora a divertirsi, continuando ad avere una grande gioia nel cuore per il fatto che finalmente aveva trovato l'amore. Aveva davvero cominciato a temere che quel giorno non sarebbe mai arrivato, ma adesso sapeva con grande contentezza che si sbagliava. Certo, non si aspettava una situazione così, che l'amore della sua vita fosse un drago nel corpo di un umano, ma in fondo che importava? Aveva trovato una ragazza fantastica, e quindi doveva solo essere felice.
    Patrick fece uno dei suoi soliti discorsi contro i matrimoni, e di come, secondo lui, fosse stupido legarsi ad un'unica ragazza rinunciando a tutte le altre. Ovviamente David e gli altri si erano abituati a questo suo atteggiamento. Quindi lo lasciarono fare, senza curarsi più di tanto della cosa.
    Quando poi finirono di mangiare, David fece per andarsene. Ma gli amici gli spiegarono che c'era anche altro da fare. Quindi lo misero in macchina e gli bendarono gli occhi per poi partire.
    Durante il tragitto, il giovane si chiese dove stessero andando, e che sorpresa avessero per lui. Quella era la sua festa di addio al celibato dopotutto. Quindi sperò che i suoi amici avessero davvero in mente qualcosa di speciale. E qualunque cosa fosse lo eccitava veramente. Il tempo sulla macchina passò tranquillamente, senza che succedesse nulla di particolare, a parte qualche buca o dosso.

    «Ecco, siamo arrivati. Ora puoi toglierti la benda». Disse Dario a David quando quest'ultimo percepì che la macchina si era fermata.

    Il fotografo si sbrigò ad ubbidire e, dopo averlo fatto, vide che erano arrivati al lago Albano.

    «Ma che ci facciamo qui?» Chiese.

    «Beh, è semplice». Disse Patrick. «Dopo esserci fatti una bella abbuffata aspettiamo la digestione, e poi andremo a farci una bella nuotata al lago, senza nemmeno metterci il costume da bagno».

    «Wow». Commentò il festeggiato. «Ma siamo sicuri che possa andare bene?» Chiese un po' intimorito.

    «Ma dai, è la tua festa di addio al celibato». Volle rassicurarlo Marcello.

    «È vero. Non preoccuparti di possibili conseguenze. Lasciati andare, e divertiti». Lo incoraggiò allegramente Filippo.

    David ebbe ancora qualche esitazione, ma decise di dare retta ai suoi amici, dato che in fondo era vero che, in una festa di addio al celibato, il bello era lasciarsi andare. Così aspettarono di aver digerito il cibo, godendosi il cielo stellato della notte, pensando a come da domani in poi tutto sarebbe cambiato per sempre. Per tutti loro il matrimonio del loro amico rappresentava la fine di un viaggio, e l'inizio di un altro per lui, ed ancora non si sapeva come sarebbe stata la vita coniugale tra lui ed Aitrìa. Poi, quando finalmente ebbero digerito il tutto, misero da parte quei pensieri, si tolsero i vestiti e si buttarono in acqua.
    Tutti quanti si divertirono come dei matti in quella nuotata folle, e David dovette constatare che era bello lasciarsi andare una volta tanto. Dopo aver finito, si diedero una bella asciugata con degli asciugamani che Patrick aveva provvidenzialmente portato in macchina quando aveva organizzato il tutto, e poi, dopo essersi anche rimessi i vestiti, andarono a casa a dormire per prepararsi. Dopotutto domani era il grande giorno, e tutti dovevano vestirsi ed essere freschi e riposati per l'evento.

    *



    Una volta tornato a casa, David si mise sulla poltrona, a rilassarsi. Era stata una serata fantastica, e non vedeva l'ora che fosse domani. Il suo turbine di pensieri venne interrotto dallo squillo del telefono.

    «Pronto?» Disse dopo aver risposto.

    «David. Ascolta. Devo dirti qualcosa di importante».

    Il fotografo riconobbe la voce di Aitrìa e, dal tono della sua voce, riuscì a percepire la sua paura.

    «Aitrìa, che succede? Qualcosa non va?»

    «David, è accaduta una cosa orribile». Rispose «L'ombra nera ha fatto irruzione in casa di Greta e Ingrid. Sono riuscite a mandarlo via e non ha scoperto della mia trasformazione, ma ora mi sta cercando».

    «Ma è terribile! Se sicura che non sa dove sei e non sa niente di noi?»

    «Certo. Ho paura di quello che potrebbe fare se mi trovasse, e temo che avrò qualche problema a dormire questa notte. Ti ho chiamato per avvertirti, ma non temere, questo non mi impedirà di sposarti domani».

    «Ma sei sicura che andrà bene?»

    «Sì, non temere. Mi sono messa d'accordo con tutti. Non mi lasceranno più da sola in nessuna circostanza, così staro al sicuro. Speriamo solo che sia abbastanza».

    David purtroppo non riuscì a non preoccuparsi. Quando la telefonata finì e si mise al letto, ebbe qualche difficoltà ad addormentarsi a causa della preoccupazione che lo attanagliava.
    Il giorno dopo riuscì comunque a svegliarsi in tempo, a cambiarsi e a partire in macchina verso la chiesa.

    *



    Tutto si svolse come previsto. Una volta arrivato all’altare, David vide che c’erano tutti al matrimonio, i suoi genitori, i suoi amici, perfino Arianna e suo padre. Naturalmente c’erano anche varie fate che non conosceva, travestite da umane, che si erano presentate come parenti e/o amiche della sposa, e che quindi stavano sedute insieme a Susanna, Barbara, Wendy e Palmira. In seguito, l’organista partì con la marcia nuziale e lo sposo vide Aitrìa avvicinarsi con il suo abito da sposa con Greta che l’accompagnava all’altare. Avevano detto che i suoi genitori non erano potuti venire perché erano troppo lontani ed erano impegnati. Ingrid era la testimone di lei, mentre Dario era il testimone di lui. Quando la musica finì, i due innamorati si trovarono l’uno di fronte all’altra, e il sacerdote cominciò a pronunciare il discorso.

    «Carissimi David Amato e Aitrìa Fairy, siete venuti nella casa del Signore, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità, perché la vostra decisione di unirvi in Matrimonio riceva il sigillo dello Spirito Santo, sorgente dell'amore fedele e inesauribile. Ora Cristo vi rende partecipi dello stesso amore con cui egli ha amato la sua Chiesa, fino a dare se stesso per lei. Vi chiedo pertanto di esprimere le vostre intenzioni».

    David riusciva a stento a tenere dentro le sue emozioni. Era tutto perfetto, stava succedendo per davvero. La situazione era proprio come quella di una favola: l’animale si trasforma in una bella ragazza, i due si sposano e vissero per sempre felici e contenti. Non avrebbe mai creduto di trovare l’amore in questo modo, ma l’aveva trovato, e adesso tutto stava andando bene. Dovevano solo dire entrambi “lo voglio” e sarebbe iniziata la loro nuova vita insieme. Per cui procedette con la sua promessa.

    «Aitrìa. Prima di conoscerti, credevo che non avrei mai trovato l’amore. Non avrei mai creduto che avrei potuto amare ancora in generale. Ma averti conosciuto ha risvegliato una parte di me che credevo addormentata per sempre, repressa in un mondo di sottigliezza e meschinità. Ma ora che ti ho trovata, non ho intenzione di perderti. E con questo anello, io ora mi dono a te». Disse mettendole l’anello al dito.

    «David, per tutta la vita mi sono sentita sola. Quando ci siamo incontrati, non pensavo che ci saremmo amati. Forse era destino che ci incontrassimo. Forse mi hanno portata via da casa perché era destino che tu mi trovassi. Ma, ora che siamo davvero insieme, mi sento completa. Ora che sono cambiata per te, non ti lascerò mai andare». Rispose mettendogli a sua volta l'anello.

    «Vuoi tu, David Amato, prendere come tua legittima sposa la qui presente Aitrìa Fairy, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?» Pronunciò il sacerdote.

    «Sì, lo voglio».

    «Vuoi tu, Aitrìa Fairy, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente David Amato, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?»

    «Sì, lo voglio».

    «Per il potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa».

    Nonostante il sacerdote avesse detto questo a David, fu Aitrìa che invece si lanciò verso di lui stampandogli un bacio lungo, passionale. Quello fu un momento di estrema felicità per entrambi. Era fatta, si erano sposati. Poi i due uscirono fuori dalla chiesa, sommersi dalla pioggia di riso, mentre andavano in macchina, pronti per andare prima al ristorante, per poi partire per la luna di miele.

    *



    Giunti al ristorante, ovviamente tutti fecero un brindisi, ai novelli sposi congratulandosi con loro, e poi mangiarono un bel buffet.
    Per l'occasione misero anche la canzone accidentally in love, dei Counting Crows, che David riteneva la più appropriata alla situazione, dato che il suo incontro con Aitrìa era stato casuale, visto che, se non fosse partito con Arianna per quella spedizione, non avrebbe mai incontrato Aitrìa e probabilmente non avrebbe saputo neanche della sua esistenza.
    Anche Arianna, che aveva capito il motivo per cui era stata scelta proprio quella canzone, si avvilì ancora di più, sapendo che aveva perso David proprio per questo motivo. Avrebbe tanto voluto urlare, mettersi a piangere, ma dovette tenersi tutto dentro, per non rovinare la festa a nessuno.
    Aitrìa ovviamente stava mangiando quanto c'era al buffet. Tra le vettovaglie c'erano delle cose che non aveva mai mangiato nel suo primo periodo come umana e quindi poté sperimentarne il sapore per la prima volta. All'improvviso sentì una mano dietro di lei e sussultò, essendo stata colta di sorpresa.

    «Scusa». Disse l'individuo che l'aveva toccata.

    La ragazza si voltò e vide il volto di chi le aveva parlato.

    «Ah, non importa. Capita di cogliere gli altri di sorpresa. E lei è...»

    «Non abbiamo mai avuto modo di parlare. Mi chiamo Asclépios. Asclépios Mancini».

    «Ah, lei è quindi il padre di Arianna?»

    «Sì». Rispose lui.

    «Ah, piacere di conoscerla. Anche sua moglie è qui da queste parti?»

    «No». Disse lui con un velo di tristezza. «Mia moglie è morta da tempo in un incidente d'auto».

    «Oh, ma è terribile!» Rispose sconvolta «Non riesco ad immaginare un dolore terribile come perdere qualcuno che si ama».

    E questo le fece nascere un sentimento di paura. Cosa avrebbe fatto se anche a David succedesse qualcosa del genere?

    «Beh, purtroppo la vita a volte è ingiusta. Succede. Ho dovuto crescere Arianna da solo ma, nonostante questa tragedia, siamo andati avanti ed abbiamo avuto una bella vita e un bel rapporto».

    Aitrìa a quella rivelazione si rese conto di non aver mai pensato di avere qualcosa in comune con la sua rivale in amore. Quindi nemmeno lei aveva conosciuto sua madre. Questo la fece sentire dispiaciuta per lei. Nonostante questo la invidiò perché almeno lei aveva avuto un padre che la crescesse ed amasse, un lusso che a lei invece le era stato negato. Poi volle cambiare argomento.

    «Mi dica, lei conosceva già David?»

    «Ma certo. Arianna me lo ha presentato da tempo, sono vecchi amici. Ma dimmi, tu invece come lo hai conosciuto? Devi essere davvero speciale se ha voluto sposarti così presto». Chiese con fare indagatore.

    «Beh, è stato proprio merito di Arianna se ci siamo conosciuti».

    «Davvero?» Chiese sorpreso e confuso, come se non si aspettasse una risposta del genere.

    «Certo». Rispose lei, decisa a dirgli tutto, omettendo ovviamente la parte riguardo la sua vera natura di drago e la magia. «Vede, lei e David mi hanno...»

    «Aitrìa!» La chiamò Ingrid all'improvviso cogliendo i due di sorpresa. «Dovresti venire con noi. Sai, i doveri da sposa, le tue amiche vogliono parlarti, non vorresti magari ballare un po' con tuo marito?» Le disse la fata cominciando a trascinarla via.

    Anche Greta intervenne.

    «Sì, vieni Aitrìa. È il tuo matrimonio dopotutto. Scatenati invece di limitarti a chiacchierare e basta».

    E così Asclépios poté solo vedere come le due vecchiette portavano via la sposa interrompendo bruscamente la discussione.

    *



    La festa per il matrimonio in effetti fu un vero successo, e tutti si divertirono molto. Poi, quando fu finita, arrivò il momento per loro due di partire per il viaggio di nozze. Non avendo badato a spese per la cosa, il posto scelto da David per il viaggio furono le isole Seychelles. Così si sarebbero potuti divertire al mare.
    Arrivarono ovviamente in tempo per prendere il volo, ed il viaggio fu molto tranquillo. Aitrìa non ebbe paura del volo perché, nonostante il suo corpo umano, dentro era pur sempre un drago, e sarebbe stato stupido ed assurdo per una creatura dei cieli avere paura delle altezze. Si, il fatto che non avesse più le ali la turbava, ma non ebbe veramente paura di cadere.

    *



    Una volta che l'aereo atterrò, si era ormai fatta notte, ed i due arrivarono nell'hotel vicino alla spiaggia che avevano prenotato, stanchi ed assonnati. Quando entrambi entrarono ed arrivarono nella stanza prenotata, a David piacque molto.

    «Beh, abbiamo finalmente tutto signora Amato. Guarda che bella stanza. Ora mentre vado a sistemare i bagagli, tu va in camera da letto e riposati. Domani iniziamo a goderci la luna di miele».

    Quando suo marito se ne andò, Aitrìa si buttò sul letto. Quel matrimonio era stato davvero noioso, anche se ne era valsa la pena, perché adesso lei e David appartenevano l'uno all'altra.
    La festa le era piaciuta, ma il vestito da sposa era stato davvero scomodo. In effetti portare i vestiti era tra le cose che non le piacevano dell'essere umana, specialmente quelli più scomodi.
    E non le era piaciuto che avevano avuto bisogno dei soldi per venire lì, quando, se fosse stata un drago, le sarebbe bastato sbattere le ali e volare per arrivarci. Ovviamente non doveva lasciare che i limiti di quel corpo le impedissero di essere felice con il suo amato. Ormai si erano sposati e si amavano, e quindi doveva continuare ad impegnarsi come aveva fatto fino a quel momento, se voleva che le cose tra di loro funzionassero. Oltretutto adesso erano anche in un posto nuovo. Quindi, come aveva sempre fatto, da quando era cucciola, ora doveva solo divertirsi ed esplorarlo.
    Deciso questo, dopo che David ebbe finito di disfare i bagagli, i due si misero il pigiama, e poi si addormentarono abbracciandosi amorevolmente insieme.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:38
     
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    Capitolo 20


    Le Seychelles erano un posto piacevole. E ad Aitrìa piacquero gli ambienti selvaggi del posto, che David aveva scelto appositamente proprio per soddisfare le sue esigenze. Solo perché non aveva un lavoro che si occupasse della difesa dell'ambiente, questo non significa che non apprezzasse la bellezza della natura, che aveva imparato ad apprezzare ancora di più da quando aveva conosciuto la sua beneamata moglie.
    La settimana era predisposta in modo che potessero andare al mare ed esplorare l'interno.
    Il primo giorno prima di tutto si fecero una bella nuotata in acqua, ridendo e scherzando. Poi, presero il sole, asciugandosi sulla spiaggia, ed in tale occasione David dovette spiegare ad Aitrìa come funzionava la crema solare, e di come un corpo umano abbia dei limiti a sopportare di rimanere sotto il sole cocente. Questa fu una grave seccatura per lei, dato che come drago poteva invece rimanere sotto il sole per tutto il tempo che voleva, ed il suo vecchio corpo avrebbe tratto piacere dal caldo. Ovviamente tenne tutti questi pensieri per sé, e non disse nulla a David, limitandosi ad accettare i suoi consigli su come ci si prende un'abbronzatura.
    Quindi andarono a riposarsi nella camera dell'albergo per recuperare le energie e rinfrescare la pelle. Nel frattempo si videro qualche film in televisione per ingannare l'attesa, prima di uscire di nuovo, dato che Aitrìa era decisamente incuriosita dal posto e voleva esplorarlo, desiderio che David aveva intenzione di concederle. Per l'occasione videro Oceania, che era il film più adatto alla loro situazione.
    Dopo essersi riposati come si deve, i due poterono cominciare l'escursione. E per Aitrìa poter esplorare qualche cosa di nuovo sembrava essere tornata cucciola nei primi momenti in cui era uscita dall'uovo.
    Tutto era una novità per lei, e non vedeva l'ora di imparare qualcosa di nuovo. La differenza tra allora e adesso purtroppo era che non poteva mettersi ad esplorare tutto a quattro zampe ed i suoi sensi erano decisamente ridotti. Ma si accontentò comunque, l'importante era vedere posti nuovi e stare in compagnia di colui che amava. Aitrìa rimase colpita soprattutto dalla vegetazione esotica.
    Quando la giornata giunse al termine, la novella sposa poté dire a se stessa con assoluta certezza che la giornata era stata fantastica, nonostante i limiti del suo corpo.
    Non appena ritornarono in camera da letto, si videro di nuovo un film in TV mentre si abbuffavano al frigobar, per poi dormire abbracciandosi allegramente ed amorevolmente.

    *



    Le giornate successive andarono alla grande. I due passarono tutta la settimana a divertirsi al mare, a guardare film, leggere libri che si erano portati per il viaggio e ad esplorare il posto, imparando come orientarsi, a riconoscere i luoghi e ad ambientarsi tra gli alberi. David scattò anche molte foto per ricordare il tutto.
    Ma alla fine della settimana arrivò il momento di tornare a casa. Aitrìa si era già alzata pronta per un'altra giornata di divertimento, quando si accorse che suo marito stava già facendo i bagagli, con sua grande sorpresa.

    «David, che stai facendo? Ho voglia di farmi una bella nuotata oggi».

    «Aitrìa», le disse lui volendo essere sincero e diretto: «La settimana ormai è finita. È arrivato il momento di tornare a casa».

    «Davvero?» rispose con un mix di tristezza e delusione: «Perché dobbiamo andarcene? Ci stiamo divertendo tanto. Ho potuto imparare cose nuove su questo posto, mi sono fatta quella che voi chiamate abbronzatura, e soprattutto non ho più pensato all'ombra nera, che mi sta ancora cercando. Perché deve finire così presto?»

    «Beh...» Spiegò lui: «La settimana è finita. Non abbiamo una quantità illimitata di soldi, ed io devo anche tornare al lavoro».

    Quelle parole purtroppo furono un brutto colpo per Aitrìa, perché rappresentavano i limiti che comportava l'essere umano. Avere bisogno di denaro, che potrebbe non essere abbastanza, per potersi divertire ed essere libera tutto il tempo che voleva.

    «Ehi, tutto bene?» Chiese David accorgendosi che era pensierosa: «Capisco che è triste che sia ora di andarsene ma, se ti è piaciuto così tanto, ti prometto che in futuro andremo a divertirci da qualche altra parte. Solo che ora non è più il momento».

    «Sì. Ok. D'accordo. Tranquillo, lo capisco. Va tutto bene, te lo garantisco». Mentì lei.

    Suo marito decise di crederle, e quindi, dopo aver finito di preparare le valigie, i due presero un taxi per l'aeroporto, poi l'aereo e tornarono a casa.
    Quando arrivò il momento del decollo, Aitrìa guardò per un'ultima volta il paesaggio verde del posto, rattristata dall'idea di andarsene, sospirò, e poi si mise ad aspettare che l'aereo facesse tutto il viaggio e che venisse annunciato l'arrivo.

    *



    Ad aspettare il loro ritorno c'erano tutti i loro amici al completo a dare loro il bentornato, ad eccezione di Arianna, di cui David pensò che non fosse venuta perché doveva avere qualche impegno importante a tenerla occupata, mentre Aitrìa intuì che fosse la gelosia nei loro confronti la ragione per cui non fosse venuta. I due gruppi ovviamente vollero subito sapere tutto della loro luna di miele.

    «Come è stato il viaggio?» Chiese Dario.

    «Vi siete divertiti?» Domandò Filippo.

    «Lo avete fatto?» Fu indiscreto Patrick.

    Susanna, Barbara, Palmira e Wendy invece fecero i complimenti Aitrìa per la sua abbronzatura, e per non essere ingrassata così tanto durante la vacanza.
    Poter parlare con loro ovviamente era per la ragazza uno dei pochi lati positivi per la fine della vacanza, dato che non poteva negare a se stessa di essere contenta di rivederli tutti quanti, ed anche per suo marito era lo stesso.
    Passarono la giornata insieme a parlare di come era stato il viaggio, e dei loro divertimenti ed esplorazioni.

    «Per me vi sareste divertiti di più se aveste passato tutto il tempo in camera». Commentò Patrick con malizia.

    Gli altri lo zittirono con lo sguardo, non gradendo il suo solito atteggiamento, poi continuarono ad ascoltare il resto del racconto.

    *



    Alla fine della giornata i due salutarono tutti per poi tornare a casa.

    «Beh, è fatta». Commentò Aitrìa una volta che furono dentro: «Ora che abbiamo fatto tutto, secondo le tradizioni umane, siamo finalmente una coppia. Giusto?»

    «Sì. Da domani comincia la nostra vita quotidiana da sposati». Rispose lui.

    «Abbiamo già in mente qualcosa a riguardo?» Chiese lei.

    «Io da domani devo riprendere a lavorare. Tu, mentre mi aspetti, che farai?»

    «Penso che chiamerò Greta ed Ingrid per sapere se ci sono novità sull'ombra nera. Se finalmente ha rinunciato a cercarmi e posso mettere da parte questa storia una volta per tutte. Poi non saprei».

    «Beh... Quando torno potremmo controllare gli annunci sul giornale per vedere se riusciamo a trovare un lavoro da farti fare. È l'unica cosa che manca per rendere completa la nostra vita».

    «Ok». Rispose sua moglie: «Se pensi che debba farlo, lo farò».

    Dopodiché i due, dopo essersi resi conto di essere piuttosto stanchi, si cambiarono ed andarono a dormire, pronti ad affrontare il domani, che sarebbe stato il primo giorno del resto della loro vita da sposati.

    Capitolo 21


    I novelli sposi si svegliarono alla buon'ora di mattina. Era il primo giorno della loro nuova vita, ed avevano una giornata piena di impegni quel giorno.
    Per Aitrìa fu una seccatura doversi svegliare proprio a quell'ora. Avrebbe voluto continuare a dormire finché voleva ma, adesso che era umana, aveva delle responsabilità e di conseguenza le toccava prenderle. I due si diedero il buongiorno con un bel bacio, e poi andarono a darsi una sistemata. Fatto questo fecero una bella colazione nutriente e, dopo essersi salutati con un altro bacio, David partì con la macchina per andare al lavoro lasciando sua moglie da sola ad occuparsi della casa.
    Avevano deciso che era meglio non andasse in giro da sola finché l'ombra nera non avesse rinunciato a cercarla, ma se quest'ultima ignorava la sua trasformazione in umana e se lei rimaneva in casa sarebbe stata al sicuro.
    La ragazza fece prima quello che aveva già deciso e chiamò Greta ed Ingrid per chiedere loro se il suo carceriere aveva finalmente lasciato perdere e si era rassegnato al fatto che non l'avrebbe mai trovata. Quando le risposero, entrambe furono molto felici per il suo ritorno, le fecero le loro congratulazioni per il matrimonio, domandandole se si era divertita, se le era piaciuto il posto e roba simile. Lei ovviamente rispose a tutto, ma quando arrivò al punto della questione, e chiese se l'ombra nera aveva rinunciato a cercarla, la risposta fu negativa.

    «Mi dispiace Aitrìa». Le disse Greta al telefono: «Purtroppo non sembra voler lasciare perdere. Ancora non sappiamo in che modo pensa di trovarti, ma è una certezza che sta pensando a come fare. Quindi mi raccomando, fai attenzione».

    «Capisco». Rispose lei con un filo di tristezza: «In fondo non devo sorprendermi. Dopotutto mi ha tenuta per duecento anni. È naturale che non voglia lasciarmi andare così facilmente».

    «Parlando d'altro». Disse Ingrid volendo cambiare argomento: «Cosa farai adesso?»

    «Beh, penso che farò un po' di pulizie e poi, quando David tornerà, andrò all'ufficio collocamento con lui per trovarmi un lavoro. Una volta fatto questo, la mia vita da umana dovrebbe essere completa».

    «Ok. Capisco. Vuoi che veniamo a darti una mano con le pulizie? Ci basta solo qualche incantesimo, e sarà tutto fatto in un attimo».

    «No». Rispose lei: «Preferisco fare tutto da sola. Non posso dire di essere una brava moglie per David se non riesco a cavarmela con le mie sole forze, nonostante i limiti di questo corpo».

    «Ok. Ci sentiamo in un altro momento. E buona fortuna con il lavoro. Ciao».

    Dopo aver riattaccato, lei si rimboccò le maniche e si mise al lavoro. Era un peccato non poter fare come i cartoni Disney: cantare una canzone e richiamare degli animali ad aiutarla. Ma si sarebbe arrangiata da sola con quello che aveva, proprio come le aveva insegnato Carmelina.

    *



    L'ombra nera si stava organizzando su come ritrovare il suo drago. Se non si era ancora ricongiunta alla sua specie, c'era ancora possibilità per lui di ricatturarla. Ovviamente non poteva sapere con assoluta certezza dove fosse, quindi aveva bisogno di tempo e risorse per riuscirci. Aveva preso quindi un modello di drone avanzato per poi potenziarlo, schermarlo e moltiplicarlo con la magia, e aveva mandato questa flotta, in parte magica ed in parte tecnologica di in varie parti del mondo per cercare il suo drago. Ci sarebbe voluto tempo per ricevere tutte le informazioni possibili, ma era un buon inizio.

    *



    Quando suo marito tornò, Aitrìa poté mostrargli come era riuscita a mettere in ordine la casa, dando sfoggio a quello che aveva imparato dalla sua nuova suocera. Lui fu molto contento del risultato. Dopo averle fatto i complimenti, tirò fuori un giornale pieno di annunci di lavoro, che aveva comprato durante la via del ritorno, ed insieme cominciarono a sfogliarlo per vedere se c'era qualcosa che fosse pertinente alle sue capacità.
    La ricerca non fu breve, dato che vari lavori o erano troppo complicati o noiosi. Ma alla fine David riuscì a trovare qualcosa. In una scuola privata c'era un annuncio in cui si richiedeva un lavoro da bidello.

    «Che ne dici di questo?» Le propose mostrandoglielo.

    «Ancora pulizie?» Chiese lei seccata.

    «Non sembra che ti piaccia». Intuì.

    «Mi sembra di pulire abbastanza qui dentro. Perché devo pulire anche fuori di qui?» Si lamentò lei.

    «Senti,» Le disse David con pazienza e comprensione: «Questo lavoro non è così male. Oltretutto non esistono lavori inutili. E così puoi socializzare con nuove persone, ed imparare cose nuove su come essere umana».

    Aitrìa fece un respiro profondo.

    «Beh, se è in effetti un modo per imparare cose nuove, dovrei accettare. Sei sicuro che potrei cavarmela?»

    «Sì. Oltretutto, se non riesci a trovare un lavoro che ti piace, ti conviene cominciare con uno ed in seguito puoi vedere se trovi qualche cosa che ti soddisfa di più».

    La ragazza rimase in silenzio per qualche minuto prima di rispondere.

    «Va bene. Se è così che funzionano le cose, allora lo farò».

    David le diede un colpetto leggero sulla spalla per farle coraggio facendole un piccolo sorriso. Ormai tutto stava andando al posto giusto. Mancava solo questo, e tutto sarebbe stato perfetto.

    *



    Quando arrivarono alla scuola privata per rispondere all'annuncio, nel colloquio di lavoro tutto andò per il verso giusto, e sbrigarono le pratiche necessarie. Oltretutto, a facilitare la cosa, nessun altro si era presentato all'annuncio, e quindi non ci furono rivali a competere con lei per il posto. Di conseguenza il lavoro fu suo.
    David fu molto contento di questo passo. Finalmente sua moglie aveva ottenuto il lavoro. Ora doveva solo abituarsi ed il suo inserimento alla società umana sarebbe stato completo. In fondo, cosa mai poteva andare storto?

    Capitolo 22


    Quando arrivò alla scuola, Aitrìa era molto emozionata. Avendo imparato dal padre di David che l'ignoranza è il male, intuì che la scuola doveva essere un tempio del sapere in cui gli umani ricevono conoscenza in modo da poter evitare che l'ignoranza li corrompesse. Si chiese come fosse stata la vita di suo marito quando ci era andato a sua volta, e di come sarebbe stata la sua vita se ci fosse andata anche lei. Che esperienze avrebbe vissuto, cosa avrebbe potuto imparare, e quali amici avrebbe potuto farsi lì. Ma ormai questo non importava. Era il suo primo giorno di lavoro, e doveva solo pensare a fare tutto bene.
    Non successe nulla di particolare. Era tutto così nuovo per lei, e dovette imparare a conoscere tutti i luoghi della scuola, e dove passare quando era il momento di pulire dopo il passaggio degli studenti.

    *



    Una volta tornata a casa, poté ricongiungersi con David, che le chiese come era andata.

    «Diciamo che non è successo nulla di importante. Quindi devo ancora decidere se mi piace o no». Fu la sua risposta.

    «L'importante è che te la sei cavata. Conta solo questo. Sono fiero di te».

    «Grazie. Sono lieta di sentirmelo dire. Penso che sto facendo bene il mio lavoro».

    E chiarito questa cosa, si godettero il loro tempo libero con il loro film quotidiano.

    *



    Nei giorni successivi Aitrìa rimase al suo posto e fece il suo dovere senza lamentarsi. In quello che faceva, la cosa che adorava di più era poter ascoltare le conversazioni e vedere gli avvenimenti di quella scuola. Per poter studiare meglio gli umani ed imparare ad essere una di loro, quella posizione era decisamente utile.
    Imparò come si comportavano gli adolescenti, i loro contesti sociali, il loro linguaggio e concetti, ed assistette a vari eventi interessanti.
    Suo marito non le fece altre domande, dato che ricordava benissimo come era la scuola. Quindi non era necessario che le chiedesse come fossero le cose. E lei sembrava davvero cavarsela bene nel suo nuovo ruolo.

    *



    Un giorno, David stava leggendo, quando Aitrìa rientrò in casa prima del tempo. Aveva l'aria molto turbata.

    «Cara, che c'è? È successo qualcosa? Perché sei rientrata in casa prima?»

    «David,» Rispose lei: «Spero davvero di non deluderti per quello che sto per dirti: Mi hanno licenziata!»

    «Cosa?» Rispose lui sconvolto: «Ma come è potuto succedere? Che cosa è accaduto? Credevo stesse andando tutto bene».

    «È cominciato tutto quando ho iniziato a capire come funzionava davvero la scuola. Inizialmente era tutto interessante, nuove cose da imparare, e credevo che quel posto fosse un luogo di sapienti che si radunavano in nome della conoscenza. Poi ho cominciato a vedere cose davvero orribili. Ho imparato il concetto di popolare ed impopolare, ed ho visto come i popolari approfittano del loro status quo per fare del male a quelli che non lo sono. Ho imparato cos'è un bullo e cos'è un secchione, non mi è piaciuto per niente. Ho visto delle persone tradire i loro amici solo per stare con quelli più fighi. È stato orribile. Certo, c'erano anche delle brave persone, ma non riesco a dimenticare quelle cose».

    David non disse nulla ma capiva quello che provava. Lui non era stato né un secchione né una persona popolare a scuola, ma un normale studente nella media che non faceva né caldo né freddo a quelle persone, ma il suo amico Dario invece non era stato fortunato, ed era stato bollato come secchione, e tormentato dalle persone sbagliate. Lui ovviamente non lo aveva lasciato solo e lo aveva sempre spalleggiato e sostenuto, rimanendogli fedele a scapito del fatto che potessero pensare male anche di lui, cosa per il quale gli era sempre stato grato. Furono tutte quelle cose la ragione per la quale Dario era diventato un professore: per opporsi al bullismo e ai preconcetti.
    Avendo finito di rimembrare il passato, continuò ad ascoltare il racconto di sua moglie.

    «Vedere tutte quelle cose mi turbava molto. Durante la ricreazione ho anche incontrato un ragazzo, che era completamente solo ed allora ho parlato con lui. Si chiamava Giorgio, ed ho scoperto che era il nuovo arrivato della sua classe, ed era anche molto intelligente, per questo era stato bollato come secchione. C'era anche un bullo di nome Caio che lo tormentava, e quindi nessuno osava avvicinarsi a lui per non essere picchiato a sua volta. Io gli ho proposto di dirlo a qualcuno, ma lui ha rifiutato perché non voleva essere considerato dagli altri uno spione. Ho cercato di fargli cambiare idea, ma non c'è stato niente da fare. Nei giorni successivi ho rivisto quel ragazzo, e la sua situazione sembrava migliorata. Ho pensato che finalmente quelli della sua classe lo accettassero, ma poi ho scoperto che aveva cominciato a sbagliare le risposte scolastiche di proposito solo per apparire più simpatico».

    «Un classico». Commentò lui.

    «Alla fine io l'ho convinto a non farsi degli amici in quel modo perché non è giusto che le persone ti giudichino solo per i voti che prendi. Gli ho dato il coraggio di essere sé stesso e di farsi forza. Nei giorni successivi le cose sembravano migliorate. Era uscito fuori dal guscio ed aveva trovato il modo di catturare gli interessi degli altri senza nascondere la sua vera natura. C'era anche una ragazza popolare che gli piaceva, Caterina. Lui ha trovato il coraggio di farsi avanti e lei sembrava ricambiare il suo interesse, ed andava tutto bene. Li ho visti anche un po' insieme».

    Quando il suo sguardo si rabbuiò, lui capì subito cosa poteva essere successo.

    «Ma era tutto un trucco. Lei in realtà stava con Caio, e gli hanno teso una trappola, che hanno messo in atto oggi, nella quale lo hanno ridicolizzato facendo ridere tutti di lui».

    David non volle nemmeno sapere cosa avevano fatto a quel poveretto.

    «Quel bullo ha anche filmato tutto con il cellulare di lei per metterlo su internet ed umiliarlo pubblicamente. Giorgio era sconvolto dalla cosa e piangeva. Era davvero convinto che lei lo amasse, ma quella, ridendo di lui, ha detto che non avrebbe mai potuto provare interesse per un povero sfigato. Io mi sono intromessa e li ho sgridati entrambi per il fatto che sentirsi fighi non dava loro il diritto di comportarsi così male con lui, ma quella mi ha semplicemente detto che sono solo una bidella, e che il mio compito era unicamente pulire, non dare critiche e giudizio, e mi ha intimato di riprendere a farlo. Io allora mi sono infuriata ed ho agito».

    «Che hai fatto?» Chiese David turbato e preoccupato.

    «Li ho attaccati, ed ho fracassato il cellulare di Caterina, prima che postassero il video su internet, e poi sono saltata addosso a Caio e l'ho morso».

    «L'hai morso? Aitrìa, le persone non mordono le altre persone senza sembrare strane».

    «Lo so. Ma non ci ho visto più davanti a tanta cattiveria. Ho perso la calma, e mi sono dimenticata di essere umana. Comunque, dopo quello che ho fatto, siamo statti tutti convocati dal preside. Hanno chiamato anche i genitori di Giorgio, Caterina e Caio, ed io mi sono sfogata con il preside ed i genitori di quei due bulli per aver permesso che i loro figli facessero una cosa del genere».

    «Non è finita bene immagino». Commentò il marito.

    «Già». Disse tristemente Aitrìa: «Come ti ho detto, mi hanno licenziata, ed ho anche subito una denuncia per aggressione. Ma, anche se nei miei riguardi è andato tutto male, almeno Giorgio ha deciso di parlare, capendo che è sbagliato tenersi tutto dentro solo per paura di essere considerato uno spione. Così Caio e Caterina sono stati puniti, e Giorgio ha promesso che d'ora in poi non avrebbe più permesso a nessuno di ferirlo, sarebbe stato forte, non avrebbe più avuto paura di parlare, e si sarebbe battuto contro queste cose. Si è anche sentito in colpa per il mio licenziamento, perché per lui, se avesse parlato prima, le cose sarebbero andate diversamente. Io ovviamente non ce l'avevo con lui, e gli ho anche dato un ultimo consiglio prima di andarmene. Gli ho suggerito che, la prossima volta che si sarebbe innamorato di qualcuno, non avrebbe dovuto scegliere chi non lo meritava».

    Finito il racconto, David espresse la sua opinione.

    «Hai compiuto decisamente un gesto nobile e, a livello personale e morale, sono molto orgoglioso di te. Ma rimane comunque una brutta cosa che tu abbia perso il lavoro ed adesso hai anche una macchia sul tuo curriculum».

    «Lo so. Ma non mi pento di quello che ho fatto. Quei due se lo meritavano. In effetti l'unica cosa che mi turbava era che tu potessi essere deluso da me per il fatto che ho perso il lavoro. Ma sono contenta di sapere che non lo sei».

    Nonostante egli non fosse arrabbiato né deluso per quello che aveva fatto, sperava comunque che potessero risolvere quel problema.

    «Greta ed Ingrid non possono cancellare la memoria a tutti in modo che possano dimenticare questa storia e ridarti il lavoro?»

    «No. Non penso che sia una buona idea. Se cancellassimo a tutti la memoria, anche Giorgio dimenticherebbe i suoi buoni propositi, ed il preside dimenticherebbe di aver punito Caio e Catarina, che la farebbero franca e penserebbero a qualcos'altro. Non posso recuperare il lavoro a scapito di lui».

    Per David fu un peccato questo. Ma se era la sua decisione sacrificarsi per quel Giorgio, avrebbe dovuto onorarla.

    «Vorrà dire che troveremo un altro lavoro per te. Basta solo che la prossima volta eviti di cacciarti nei guai».

    Dato quello che era successo, quando fu ora di pranzo, nessuno dei due se la sentì di cucinare, e quindi si fecero portare della pasta con l'astice dal ristorante.
    Quando il cibo arrivò e loro apparecchiarono a tavola e cominciarono a mangiare, Aitrìa si buttò sul cibo con fare disinibito ed animalesco.

    «Ma che ti prende? Credevo avessi ormai imparato come comportarti a tavola!»

    «Ho imparato. Semplicemente non mi piace farlo. E, dopo quello che mi è successo, non me la sento di trattenermi oggi». Rispose sua moglie.

    «Però continui a bere sempre in modo umano».

    «Ovvio. Come ho già detto, è meglio che lappare. Posso ingerire più acqua e molto più in fretta. Ma a parte questo non voglio seguire delle regole addirittura per mangiare. Lo farò quando dovrò stare in mezzo agli altri, ma non voglio farlo quando sono con te. Tu non vuoi reprimermi. Vero?»

    Dal modo in cui lo chiese e per come lo guardava, il coniuge cominciò a sentirsi in colpa. Aitrìa non faceva così perché era maleducata ed irrispettosa nei suoi confronti, ma semplicemente perché voleva essere sé stessa con lui. Negarle questo avrebbe potuto ferirla, e lui, dopo che era appena stata licenziata, non aveva alcuna voglia di farlo.

    «No. Non voglio. Per cui mangia pure liberamente quando siamo soli».

    Aitrìa allora ricominciò a strafogarsi ma vide che suo marito mangiava ancora nel modo che si usa per compiacere gli altri.

    «David, neanche tu devi compiacermi con quelle regole di tavola. Mangia pure più liberamente».

    Lui ebbe una reazione contrastante a riguardo. Da un lato doveva aspettarselo che lei non avesse alcuna considerazione su certe cose. Ma dall'altro era stata comunque una richiesta nuova a cui non era abituato. Aveva sempre dovuto mangiare secondo le regole. Ricordava di come in passato non lo facesse e venisse criticato per questo. Suo padre in effetti aveva anche smesso di portarlo a cena con i suoi colleghi perché si vergognava di lui, ed erano anche loro che non lo avevano più voluto. Alla fine aveva imparato a mangiare nel modo giusto, e tutto si era risolto. Ma adesso la richiesta di Aitrìa di smettere di farlo lo aveva colto alla sprovvista.

    «Aitrìa,» Disse confuso e spiazzato: «Non so se dovrei farlo. Non vorrei che...»

    «Andiamo!» Lo interruppe sorridendogli dolcemente: «Stiamo solo mangiando! Che importa come lo facciamo? E poi è solo una cosa che rimarrà tra di noi!»

    Per il modo tenero con cui lei lo guardava, non riusciva ad essere contrariato. Posò allora lo sguardo sul cibo e cominciò, con qualche dubbio ed esitazione ad afferrarlo e a portarselo in bocca con le mani.
    Inizialmente ebbe ancora qualche esitazione, ma poi alla fine il suo istinto giocoso prese il sopravvento e cominciò a scatenarsi come lei. Con questo i due finirono con lo sporcarsi completamente, bocca, mani e vestiti. E David, guardandosi come fosse sporco di cibo, rimase sconvolto.

    «Che cosa ho fatto? »

    Lei gli si avvicinò leccandogli dolcemente il sugo sulla faccia.

    «Dai, non c'è stato niente di male. Non è stato bello poterti lasciare andare senza doverti preoccupare di cosa pensano gli altri?»

    Lui era ancora un po' confuso a riguardo, e preferì non rispondere.

    «Beh, andiamo a lavarci adesso».

    Andò al bagno, mise i vestiti sulla cesta dei panni sporchi e si apprestò ad entrare nella vasca. Ma poi si voltò e si accorse con sgomento che Aitrìa era entrata insieme a lui.

    «Ma che stai facendo? Si entra uno per volta». Le disse imbarazzato da quell'atto inaspettato.

    «David. Quando ero drago non indossavo mai i vestiti e non è mai stato un problema per te. Che differenza fa se non li indosso anche adesso?»

    Il fotografo odiava dimenticare sempre quel dettaglio. Lei non lo faceva apposta. Non cercava di sedurlo. Il suo era davvero un gesto innocente perché estranea al concetto di pudore.

    «Perché aspettare che lo fai prima tu e poi io quando possiamo farlo insieme?»

    Lui non ebbe nulla da dire a riguardo. Che c'era di male? A lei non importava mostrare le parti intime, e non voleva vederlo nudo per motivi diversi, e quindi potevano farlo tranquillamente. Allora si limitò ad annuire sorridendo.

    Così entrarono entrambi nella vasca, e David per fortuna aveva già spiegato ad Aitrìa come funzionavano bagnoschiuma, shampoo e sapone. Così non ci fu nessun pasticcio. Almeno non all'inizio. Perché poi lei, per giocare, cominciò a schizzargli addosso. Lui non si fece ripetere la sfida e le schizzò addosso a sua volta. Alla fine tra i due ci fu una vera e propria battaglia di schizzi, e questa volta il giovane ammise a se stesso che si stava divertendo. I due continuarono a schizzarsi l'un l'altro ridendo come matti, senza tenere in considerazione di quanto stessero bagnando tutto. Poi, sempre rimanendo a mollo, saltarono addosso l'un l'altro e si rotolarono nell'acqua rimanendo abbracciati e, in un impeto di divertimento e di gioia, David fece qualcosa che lo sconvolse molto: le diede una leccata sulla faccia.
    Il gesto sorprese molto entrambi. Lei sorrise toccandosi la guancia che suo marito aveva leccato, mostrando chiaramente che, nonostante fosse sorpresa, aveva gradito la cosa. Lui invece era solo sconvolto e basta. Come era possibile? Di solito era lei che leccava lui, non il contrario.

    «Beh... ormai ci siamo lavati. È il momento di pulire tutto». Disse cercando di evitare l'argomento.

    Quindi prese lo straccio e cominciò a togliere il bagnato, chiedendosi ancora perché avesse fatto una cosa simile.

    Edited by l.pallad - 24/10/2023, 05:48
     
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    Capitolo 23


    La notizia che Aitrìa aveva morso uno studente e che si era fatta licenziare arrivò in fretta tra gli amici ed i genitori di David, nonostante quest'ultimo avesse cercato di nasconderlo. Gli amici, non vedendola andare al lavoro, cominciarono a chiedere a dei conoscenti, i cui figli andavano in quella scuola, se fosse successo qualcosa. Fu così che vennero informati dell'accaduto, dato che anche i parenti di Caio e Caterina avevano provveduto a spargere la notizia per screditarla ulteriormente. Saputo questo, anche i genitori di lui e le amiche di lei vennero informati di tutto.
    Gli amici e i genitori vollero discutere con lui tutti insieme. Non mancarono le critiche, dopo che fu costretto ad ammettere che quello che si diceva in giro su sua moglie era vero.

    «Visto?» Disse Dario «Te lo dicevo io che quella aveva qualcosa che non andava».

    «Credevo tu fossi contro il bullismo». Ribatté David.

    «Sì, capisco che volesse difendere quel Giorgio. Ma di solito una persona, quando reagisce impulsivamente in modo violento, da uno schiaffo o un pugno. Se lei d'istinto si mette a mordere, non è normale».

    «E non è una bella cosa che abbia risposto male agli altri finendo col perdere il lavoro». Commentò Massimo.

    Anche gli altri erano d'accordo su quel pensiero.

    «Vedi,» spiegò Angelo: «Capita che se ci si sposa troppo impulsivamente, uno dei due poi scopre dei lati dell'altro che non si conoscono. Ciò che vogliamo sapere è se quello che è successo è un caso isolato e particolare, o se invece accadrà ancora».

    «Cosa vi fa pensare che potrebbe accadere ancora?»

    «Il tuo sguardo». Rispose Patrick: «A vederti, non sembri sorpreso più di tanto. È come se tu sapessi qualcosa di lei che ti ha fatto pensare: "Non me l'aspettavo, ma avrei dovuto immaginarlo." Quindi, vorrei chiederti: c'è qualcosa che non ci hai detto su Aitrìa?»

    «No. Niente».

    «David, ci stai forse mentendo?» Gli chiese sua madre.

    «No».

    «David, è da tempo che ti comporti in modo strano. Prima c'erano quei periodi in cui sparivi senza dirci dove andavi, poi inizi a frequentare, ti fidanzi e sposi una ragazza nuova che non hai conosciuto da chissà quanto tempo. Poi lei mostra degli atteggiamenti strani, ed ora questo».

    «Che cosa volete dire?» Domandò confuso.

    «Non è che, dopo la rottura con Rosalba, sei caduto nella disperazione e ti sei fiondato sulla prima che ti è capitata a tiro solo perché era gentile con te?» Domandò indiscretamente Patrick.

    Quello fu un duro colpo per lui. Come potevano chiedergli questo?

    «Come osate?» Rispose in modo brusco: «Aitrìa non ha assolutamente nulla che non va. Ed io non sono disperato».

    E, di fronte a quelle insinuazioni, se ne andò via furiosamente, senza neanche più ascoltarli, nonostante lo chiamassero e volessero continuare il discorso.

    *



    Per Aitrìa le cose non andavano meglio. Anche le sue amiche erano arrabbiate con lei.

    «Ma che ti è preso? Questo non è un comportamento da signora». La criticò Susanna.

    «Vero. Lo capisci che girano brutte voci su di te adesso?» Commentò Barbara.

    «Sei fortunata che nessuno ti abbia ripreso o fotografato, o avrebbero potuto screditarti anche su internet». Disse Palmira.

    «Lo sai che gli amici di David, quando ci hanno informato, credevano che noi c'entrassimo qualcosa con questo? Gli abbiamo chiarito che non era così, ma è stato terribile che lo pensassero. Per fortuna nessun altro lo ha fatto, o sarebbe stato un guaio». Concluse Wendy.

    La ragazza subì tutto con grande turbolenza. Possibile che se la prendessero così tanto anche loro solo per un morso?

    «Ma io volevo solo...»

    «Sì, ce lo hai detto. Volevi salvare uno sfigato. Beh, non dovevi farlo». Rispose Susanna: «Vedi, è così che funzionano le cose. Ci sono quelli in e quelli out, e tu devi assecondare questa corrente invece di andarci contro».

    Ad udire quelle parole, e nel vedere come le altre avevano annuito ad esse, nella mente di Aitrìa si formò una domanda terribile.

    «Avete fatto anche voi qualcosa del genere quando andavate a scuola?»

    «Beh,» Rispose Susanna: «È quello che si fa nelle scuole: O raggiungi il top, o vieni schiacciato. Quindi è più che naturale compiere certe azioni e allontanarsi dai perdenti».

    «Allora lo avete fatto!» Le accusò brutalmente.

    «Ed anche se fosse? Che c'è di male nel mettere uno sfigato al suo posto?»

    Aitrìa dovette sforzarsi enormemente per non mettersi a ringhiare e a sibilare.

    «Pensate davvero che il fatto che qualcuno non sia in o faccia una figuraccia vi dia il diritto di trattarlo male? E di me che ne dite invece? Anch'io sono una sfigata o una perdente?»

    «No. Non lo sei. Hai il potenziale per essere una popolare. Segui i nostri consigli, e non sarai mai una perdente». Volle rassicurarla Susanna.

    Quelle parole invece la fecero arrabbiare ancora di più.

    «Scusate, ma devo andare. Ho molte cose su cui riflettere». Rispose alzandosi, non sapendo cos'altro dire preferiva troncare il discorso.

    «Aspetta. Non abbiamo ancora finito di parlare». Cercò di fermarla Wendy.

    «Sì invece che abbiamo finito. Ora voglio solo rimanere un po' da sola». Tagliò corto lei, per poi uscire, volendo mettere le distanze il più possibile da loro.

    *



    David, camminando per strada da solo, rifletté sul fatto che i suoi amici e i suoi genitori si stavano facendo un'opinione davvero negativa di Aitrìa, e che se non si faceva qualcosa, la situazione sarebbe potuta solo peggiorare.

    «È meglio che ne parli con mia moglie». Pensò tra sé e sé: «Quello che sta succedendo va risolto, in un modo o nell'altro».

    Per fortuna, tra le cose che aveva imparato dal suo nuovo gruppo di amiche, c'era saper usare il cellulare. Così aveva potuto regalargliene uno per tenersi in contatto con lei. Cominciò allora a digitare il numero per chiamarla.

    *



    Aitrìa nel frattempo stava camminando a sua volta per strada, riflettendo sul fatto che forse le sue presunte amiche in realtà si fossero interessate a lei solo per la sua bellezza, e non per come era dentro.

    «Mi chiedo se dovrei continuare a frequentarle o allontanarle. Certo, ho bisogno di loro per imparare ad essere una ragazza moderna, ma è davvero giusta un'amicizia basata su motivi frivoli?»

    I suoi dubbi vennero interrotti dal suono del cellulare. Quando vide che era David a chiamarla, lei si sentì molto sollevata.

    «Finalmente qualcuno con cui parlare che non mi critichi e giudichi». Pensò felicemente.

    «Ciao David». Disse dopo aver risposto: «C'è qualcosa che non va?»

    «Sì. Possiamo vederci a casa? Ho bisogno di parlarti in privato».

    «Ma certo. Ci vediamo lì allora».

    E, dopo aver riattaccato, cominciò a correre più velocemente che poteva verso la destinazione. Se voleva vederla, di sicuro doveva essere qualcosa di importante e, con quello che stava succedendo, non sarebbe stata una buona idea farlo aspettare.

    *



    Lui rientrò per primo, ed Aitrìa arrivò dopo. Ma, quando furono entrambi lì, cominciarono subito la loro discussione.

    «Allora, di cosa vuoi parlarmi?» Chiese subito lei.

    «Riguarda quello che è successo con il morso». Rispose lui.

    «Ancora?» Chiese confusa: «Credevo ci fossimo chiariti. Hai detto che non sei arrabbiato con me per questo».

    «No no». Si sbrigò a rispondere: «Non riguarda noi due, ma gli altri. Non sono molto contenti di quello che hai fatto». E le raccontò quello che era successo con i suoi genitori ed amici.

    «Anche loro quindi sono delusi da me? Come se le critiche delle mie amiche non fossero abbastanza». Commentò tristemente Aitrìa per poi raccontare la ramanzina che aveva ricevuto dalla sua comitiva.

    «Non va affatto bene così». Rispose David dopo aver ascoltato quello che aveva detto: «Hai di nuovo fatto una cattiva impressione, e dobbiamo trovare il modo di rimediare».

    «Non chiederò scusa a quei bulli, se è questo che intendi».

    «No di certo. Purtroppo ritengo che non sarebbe comunque abbastanza per sistemare la tua immagine. Devi solo cominciare a fare qualcosa di normale e di responsabile».

    «E cosa potrebbe essere?»

    «Fammi riflettere». Rispose lui cominciando a camminare, riflettendo su cosa sua moglie avrebbe potuto fare per cominciare a sistemare le cose. «Ci sono!» Disse alla fine: «Potresti imparare a guidare le automobili e prendere la patente. Una cosa normale per un umano».

    «Pensi davvero che funzionerà?» Chiese lei.

    «Prima o poi avresti dovuto farlo comunque. Quindi tanto vale toglierci il pensiero. Oltretutto prendere la patente è qualcosa di molto responsabile. Vederti guidare una macchina senza combinare guai dimostrerebbe che sei affidabile».

    «Se la pensi in questo modo dimmi, chi mi insegnerà tutto?»

    «Lo farò io». Disse decidendo che era meglio tenerla d'occhio. «Non si potrebbe fare senza foglio rosa, ma per questa volta faremo uno strappo alle regole per vedere come te la cavi. Vieni, andiamo in un posto in cui non c'è nessuno». Aggiunse cominciando ad uscire facendole cenno di seguirla.

    Lei lo fece, e David guidò verso un posto sicuro dove sua moglie avrebbe potuto fare pratica in totale libertà senza causare problemi.

    *



    Arrivati in un posto pianeggiante e deserto, David, spiegò ad Aitrìa cosa fare per la sua prima lezione di guida le spiegò come regolare le marce e mettere la cintura di sicurezza, e la funzione dei pedali. La dragonessa detestava non potersi muovere liberamente, ma doveva arrangiarsi. I limiti di questo corpo le imponevano di ricorrere a certi mezzi per muoversi di più. In fondo era facile.

    «Bene. Pedale, marcia, cintura e volante. Capito». E senza preavviso mise in moto e partì a tutto gas.

    Nonostante la possibile noia iniziale, Aitrìa fu molto colpita dalla gran velocità che quel pezzo di metallo poteva raggiungere. Come era possibile che tutti andassero così lentamente quando potevano scatenarsi a piena potenza? Avendo già imparato come funzionava il finestrino, lo abbassò subito e mise fuori la testa. Lei si sentì il vento che le scompigliava i capelli e le accarezzava il viso. La cosa era incredibile. Era la cosa più vicina al volo che avesse mai fatto. Dopo aver rimesso la testa dentro si divertì a fare curve spericolate e grandi sterzate. Uno sguardo folle si dipinse sul suo volto. Era da tanto che non si sentiva viva, e le piaceva la sensazione di potenza che le dava il guidare. Una volta che si fu sfogata, si rivolse a David, che aveva ignorato tutto il tempo, presa dall'adrenalina del guidare.

    «Come sono andata?»

    Solo allora si accorse dell'espressione terrorizzata del marito. Ma che gli aveva preso? Non si era divertito come lei?

    «Non... Non fare mai più una cosa del genere senza prima avvisarmi». Le disse mentre cercava di riprendersi dallo spavento.

    «Ho sbagliato qualcosa?» Chiese confusa

    «Diciamo che l'unica cosa buona di quello che hai fatto è che non abbiamo cappottato».

    La dragonessa si afflosciò a quelle parole.

    «Ora cercheremo di muoverci più gradualmente, d'accordo?» Le spiegò cominciando a riprendersi dallo spavento preso.

    «D'accordo». Rispose lei.

    *



    Durante le settimane successive, Aitrìa si immerse completamente nello studio, imparando con grande avidità tutto quello che c'era da imparare sulla guida, come segnali stradali, i limiti di velocità ed i metodi di soccorso. A volte con l'aiuto di suo marito, ed altre volte da sola.
    Quando si seppe che stava studiando per prendere la patente, tutti i suoi amici ed i genitori di David espressero la loro preoccupazione. Dopo la figuraccia che aveva fatto in quella scuola pensavano che non avrebbe dovuto provare a guidare un'auto perché, se avesse avuto uno scatto d'ira simile, avrebbe potuto causare un'incidente.
    Per lei fu molto triste che nessuno di loro pensasse che potesse farcela, ma suo marito la rassicurò che invece era una buona cosa perché, se adesso pensavano che non ne era capace, quando ci sarebbe riuscita avrebbero dovuto per forza ricredersi completamente su di lei, ritenendola migliore di quanto avevano creduto.
    Greta ed Ingrid le mostrarono invece più fiducia e le augurarono buona fortuna in questo suo grande passo della sua nuova vita da umana.

    *



    Il giorno in cui andò a fare l'esame teorico David aspettava preoccupato davanti all'entrata della scuola guida. Sperava davvero che sua moglie ce la facesse. Certo, durante gli studi era andata alla grande e, se si sentiva pronta, allora era pronta. Ma, finché non ci fosse riuscita, non poteva essere sicuro di niente.
    Trenta minuti dopo Aitrìa finalmente uscì fuori in tutta fretta, e portò il marito dentro per mostrargli il risultato del suo esame, che si rivelò eccellente.

    «Ce l'hai fatta!» Disse lui sollevato e contento.

    «Ce l'ho fatta». Confermò lei con orgoglio.

    «Ora il foglio rosa dovrebbero dartelo. E, una volta che lo avrai preso, potremo iniziare subito con le lezioni pratiche».

    «Già. Non vedo l'ora». Commentò con eccitazione.

    *



    I giorni seguenti, non appena ottenne il foglio rosa, Aitrìa poté passare più tempo con suo marito a fare lezioni pratiche con la guida, che si svolsero senza più alcuna azione spericolata da parte di quest'ultima.
    Nel primo periodo continuarono a fare pratica in luoghi poco trafficati, ma poi, quando fu chiaro a David che ormai era pronta, la portò a fare dei giri in posti frequentati, spiegandole tutto quello che ricordava quando aveva preso lezioni di guida a sua volta, come rispettare i semafori e fare i parcheggi.
    La ragazza imparò tutto per bene, ed alla fine riuscì a fare tutto quanto e poté anche cominciare ad andare in giro per Roma senza causare problemi.
    Sentendosi finalmente pronta, poté cominciare a fare le lezioni di guida pratiche con gli insegnanti della scuola guida. Anche in quel caso, ascoltando tutto quello che dicevano, se la cavò bene.

    *



    Arrivato il giorno dell'esame pratico, lui dovette rimanere ad aspettare nei pressi della scuola guida che tutto finisse. La tensione era alta pure in quel momento. Sua moglie se l'era cavata bene finora, ma doveva stare attenta a non farsi prendere dall'entusiasmo e/o a non dire qualcosa di sbagliato al suo esaminatore.
    Dopo quella che sembrò un'attesa interminabile, finalmente Aitrìa tornò con il suo insegnante di guida. Il fotografo non esitò nemmeno per un momento e chiese com'era andata.

    «Molto bene. Sua moglie è davvero brava. Può considerarsi finalmente promossa».

    Fu molto contento di sentire queste parole.

    «Visto David? Ora che ho fatto questo, devo solo finire di sbrigare tutte le pratiche e finalmente avrò la patente». Disse sua moglie.

    La gioia che lui provava nel cuore era davvero immensa. Ora che sua moglie aveva preso la patente, avrebbe dimostrato a tutti che era matura e responsabile e quel morso era solo un caso isolato.

    *



    Ovviamente gli amici di David e di Aitrìa vennero a festeggiare questo suo piccolo traguardo, e fu lui stesso ad organizzare una festicciola per l'occasione. Ognuno fece i propri complimenti alla ragazza, erano molto sorpresi che ce l'avesse fatta davvero. Sembrava proprio che avessero dimenticato l'incidente del morso, e questo fu un sollievo per la coppia.
    Arianna fu l'unica a non farsi vedere, nonostante fosse stata invitata anche lei, e questo fu strano. Non si era mai persa una festa organizzata dal fotografo. Quest'ultimo dovette in effetti ammettere a se stesso che era da dopo la luna di miele che non la vedeva più. Inizialmente non ci aveva fatto caso, perché era troppo preso ad organizzare la sua vita matrimoniale, ma adesso stava davvero cominciando a preoccuparsi.
    Quando poi sentì suonare il citofono pensò che fosse lei, ma quando rispose, scoprì che era Asclépios.

    «Ah, signor Mancini, mi dica, Arianna è con lei? E, se non c'è, quando arriva?»

    «Mi dispiace». Rispose lui: «Ma Arianna non può venire perché è occupata con il lavoro. Mi ha mandato infatti ad avvisarvi, in modo che non perdeste tempo ad aspettarla».

    «Davvero?» Chiese sorpreso: «Se è occupata con il lavoro, perché non mi ha chiamato? Di solito mi coinvolge sempre quando può farlo».

    «Probabilmente non avrà avuto bisogno di te». Rispose l'uomo: «Se vuoi parlarle, puoi andare a trovarla. Se ha tempo ti vedrà volentieri». Concluse prima di andarsene.

    Le ultime parole le disse come se fossero una velata critica, e questo confuse il marito della festeggiata. Sembrava quasi che Arianna fosse arrabbiata con lui. Ma perché avrebbe dovuto esserlo? Forse, quando avrebbe avuto tempo, sarebbe stato davvero meglio parlare con lei. Deciso questo, tornò a godersi la festa, mettendo da parte qualunque altro pensiero che avrebbe potuto turbarlo o distrarlo.

    Capitolo 24


    Quella notte stessa, dopo la festa, David ed Aitrìa stavano camminando nei pressi del lago di Albano. Aveva di recente smesso di piovere, ed il terreno era pieno di pozzanghere e fango. La ragazza aveva voluto farsi una passeggiata per godersi un po' l'aria aperta, e suo marito aveva voluto accompagnarla per non lasciarla sola, dato che l'ombra nera era ancora in giro.
    I due si godettero il bel paesaggio stellato, e la vista del lago illuminato dalla luce della luna.

    «Sono felice che sia andato tutto bene». Disse lei.

    «Sì». Rispose David: «Ormai possiamo quasi stare tranquilli. Hai cominciato a convincerli che puoi essere responsabile».

    «Lo sai, mi sento così bene, e sono così felice che voglio fare qualcosa di folle». Commentò cominciando a togliersi i vestiti.

    «Ma che fai?»

    Lei nemmeno rispose, ma finì di spogliarsi, e poi si buttò dentro una pozzanghera. Il marito rimase allibito da quella vista.

    «Ma che stai facendo? Se ti vedesse qualcuno sarebbe imbarazzante».

    «Ma non c'è nessuno in questo momento, ed io voglio lasciarmi andare e non preoccuparmi di quello che pensano gli altri». Poi gli fece cenno di avvicinarsi ed unirsi a lui con la mano.

    «No. Meglio di no». Rispose capendo le sue intenzioni.

    «Coraggio». Insistette lei: «È come quando abbiamo mangiato insieme senza preoccuparci delle buone maniere. Divertiti e lasciati andare, non lo saprà nessuno».

    David ebbe ancora qualche esitazione, dato che sarebbe stato umiliante e poco igienico mettersi a giocare nel fango. Ma poi, piano piano, e riflettendoci attentamente, si convinse a farlo. Dopotutto era stato divertente mangiare senza curarsi delle buone maniere e poi fare il bagno insieme senza preoccuparsi del pudore. Forse sarebbe stato divertente anche questo. Oltretutto era giusto che lei si divertisse a modo suo per il traguardo appena raggiunto. E, se voleva che si unisse a questo suo divertimento, allora l'avrebbe accontentata.
    Dopo essersi spogliato completamente, fece un respiro profondo, e si buttò nel fango a sua volta.
    Fu proprio come l'altra volta. Inizialmente ebbe qualche momento di esitazione, data la situazione in cui si trovava, ma poi, senza nemmeno rendersene conto, si lasciò andare alla pazza gioia e si divertì come un matto a giocare nudo nel fango con sua moglie. Fu una sensazione incredibile per lui. Fece di tutto, si rotolò, schizzò e venne schizzato, fece con lei dei pupazzi, e non si preoccupò di essere sporco o pulito.
    Quel momento venne interrotto improvvisamente dal rumore di un rametto che si spezzava. I due si voltarono di scatto vedendo qualcuno nel buio che li stava osservando. Chiunque fosse, scappò subito prima di farsi riconoscere, ma nessuno dei due osò inseguirlo, dato che non era una buona idea correre nudi nel cuore della notte.

    «Oh, mio Dio, è un disastro. Qualcuno ci ha visti. Ora potremmo finire nei guai». Disse David cominciando a respirare affannosamente.

    «Dai, non temere». Cercò di rassicurarlo Aitrìa. «Anche senza la mia vista superiore da drago, ho visto che quell'individuo non aveva alcun cellulare con cui filmarci, ed oltretutto, come noi non abbiamo potuto vedere chi fosse, forse anche lui non ha potuto identificarci. E se fosse stato l'ombra nera, probabilmente ci avrebbe attaccati invece di scappare».

    «Dato che non possiamo farci nulla, speriamo solo che tu abbia ragione». Rispose il fotografo, ancora preoccupato: «Ma comunque non forziamo la sorte. Diamoci una sciacquata, approfittandoci del lago, e poi torniamo a casa».

    *



    Dopo essersi lavati al lago, rimessi i vestiti ed essere tornati a casa, i due si fecero una doccia come si deve, e poi se ne andarono a letto, completamente assonnati.
    Aitrìa, come al solito, si era avvinghiata a lui accoccolata. David non si era opposto alla cosa, ed in quel momento era ancora in confusione ripensando a come si era divertito a giocare nel fango con lei, e a come prima ancora si fosse divertito a mangiare abbandonando le buone maniere. Nonostante i progressi fatti, sembrava come se sua moglie non riuscisse ad abbandonare il suo passato da drago. Era convinto che sarebbe riuscito ad insegnarle ad essere umana ma, per qualche motivo, sembrava che invece fosse lui a trasformarsi in un animale. Non riusciva proprio a capire cosa gli stesse succedendo ma, sopraffatto dal sonno, decise di preoccuparsene in un altro momento. Per cui si addormentò pensando a quando avrebbe reincontrato Arianna il giorno dopo.

    *



    La casa di Arianna era tutta in disordine, con vari libri e riviste su piante, animali, miti, leggende e occulto ammucchiati in vari punti della casa. E la biologa ne stava leggendo uno sui leoni proprio in quel momento quando sentì suonare il citofono. Questo scatenò la sua curiosità, perché non aspettava nessuna visita in quel momento.

    «Chi è?» Chiese dopo aver risposto.

    «Arianna, sono David. Posso entrare?»

    Scoprire chi era le fece tremare la mano, e riattaccò senza nemmeno rispondere. Quando suonò di nuovo, e lui insistette per entrare, lei, ritenendo che sarebbe stato da maleducati lasciarlo fuori, dovette cedere e gli aprì il cancello e, quando lui arrivò dietro la porta, gli aprì pure quella.
    Il fotografo, dopo averla salutata, senza ricevere alcuna risposta, si guardò intorno e contemplò il disordine con confusione. Avrebbe voluto commentare che lei di solito era una precisina ed una maniaca dell'ordine, ma sarebbe stato maleducato fare una critica del genere, ed oltretutto doveva esserci una buona ragione per questo.

    «Allora, come stai?» Chiese cercando di rompere quello che poteva diventare un silenzio imbarazzante.

    «Bene». Rispose lei freddamente.

    «A me non sembra». Commentò lui.

    «Ho detto che sto bene!» Protestò lei.

    Il fotografo fu sorpreso da tanta rabbia da parte dell'amica.

    «Arianna, ma che ti succede? Non è da te fare così». Dopo aver aspettato che lei si diede una calmata, continuò. «Senti, sinceramente, che ti prende? Perché non ti sei fatta vedere in tutto questo tempo? Perché non mi hai più chiamato?»

    «Oh, sai, non volevo darti fastidio, ora che avevi la tua nuova vita insieme a tua moglie». Rispose con sarcasmo facendo le virgolette con le dita alla parola moglie.

    «Non capisco. Perché mi parli così, ti ho fatto qualcosa per caso?»

    Lei stringeva forte i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo delle mani. Avrebbe tanto voluto dirgli come le aveva spezzato il cuore, di come odiasse il fatto che si fosse buttato tra le braccia di un'altra, e che non si fosse mai accorto di quello che lei provava per lui, e di come il tempo passato insieme non lo avesse smosso minimamente. Ma purtroppo dovette tenersi tutto dentro. Aveva avuto molte volte l'occasione di dirgli quello che provava, ma non le aveva mai sfruttate. Anche al matrimonio, quando il prete aveva detto: "Se qualcuno tra i presenti è contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre." lei non aveva parlato, e quindi le toccava tacere per sempre. Sarebbe stato immorale e sbagliato dichiararsi così a buffo e all'improvviso senza dargli nessuna spiegazione, anche se tenersi tutto dentro la faceva star male.

    «Senti,» Disse cercando di tenere buon viso a cattivo gioco «Ho avuto qualche difficoltà al lavoro, e adesso sto per fare qualcosa di importante».

    «Cosa?»

    «Andrò in Africa ad esaminare i pesci. Devo fare dei confronti nelle zone con maggiore e minore inquinamento d'acqua, per verificare se ci sono modificazioni genetiche o morfologiche».

    «Sembra interessante». Rispose lui: «Posso venire con te? Come abbiamo sempre fatto da quando ci siamo conosciuti?»

    «Non so se è una buona idea, vorrei stare un po' da sola, non credo di aver bisogno di aiuto». Commentò evitando di guardarlo.

    «Arianna,» Disse il fotografo: «Stai per caso cercando di evitarmi? Cosa c'è che non va per davvero?»

    «Senti, non c'è proprio niente che non va. Voglio solamente lavorare in pace. Oltretutto Greta ed Ingrid mi hanno informato del fatto che l'ombra nera sta dando la caccia ad Aitrìa. Non dovresti quindi restare al suo fianco per proteggerla?»

    «L'ombra nera non sa ancora che si è fatta trasformare in umana. E di certo, se non vogliamo farle sospettare qualcosa, dobbiamo comportarci normalmente come se niente fosse. Quando dovresti partire?»

    «Tra due giorni».

    «Allora è tutto a posto. Due giorni sono sufficienti per organizzarci in modo che non rimanga mai da sola per tutto il tempo in cui staremo via».

    «Non saprei».

    «Coraggio Arianna,» Insistette lui «Mi piace davvero lavorare con te, ed oltretutto ho l'impressione di averti trascurata. Permettimi di rimediare. Solo perché adesso sono sposato non significa che non voglia più avere niente a che fare con gli altri miei amici e con te».

    Arianna avrebbe voluto dirgli ancora di no, che voleva fare tutto da sola ma, quando lo guardò negli occhi, e vide l'ingenuità e la sua innocenza, ricordò a se stessa che lui non era una canaglia che non aveva rispetto per i suoi sentimenti. Lui non sapeva quello che lei provava, e di certo si sarebbe comportato differentemente se così non fosse stato.

    «Va bene. Puoi venire».

    «Grazie. Vedrai che non te ne pentirai». Rispose lui felicemente.

    *



    I due giorni successivi tutto fu organizzato per bene. Aitrìa sarebbe stata a casa di Susanna, per tutto il tempo in cui David sarebbe stato via e, nel caso ci fosse stato qualche problema, avrebbe sempre potuto chiamare Greta ed Ingrid col cellulare per chiedere aiuto. Aitrìa non era gelosa del fatto che il marito trascorresse un po' di tempo con la biologa.

    «Sicura che va bene per te?» Le aveva chiesto lui, preoccupandosi del fatto che avrebbe potuto ingelosirsi.

    «Ma certo». Gli aveva risposto: «Tanto lo so che tu ami me, ed io non voglio tenerti imprigionato impedendoti di fare quello che vuoi. Va pure con lei e divertiti».

    La ragazza sospettava ovviamente che Arianna avrebbe potuto provarci con lui, ma lei era fiduciosa del fatto che il suo amato avrebbe potuto resistere alle sue avance.
    Per questo, il giorno della partenza, i due si salutarono con un bacio affettuoso, augurandosi buona fortuna.
    Stranamente Marcello, quando venne a salutarlo con il resto degli amici, fu molto cupo.

    «C'è qualcosa che non va?» Gli aveva chiesto, volendo chiarire tutto subito.

    «In effetti qualcosa c'è. Ma ti dirò tutto quando torni. Non voglio distrarti ora che devi fare questo viaggio».

    David, decidendo che non voleva insistere più del dovuto, accettò di rimandare la cosa a quando sarebbe tornato ed entrò verso l'aereo insieme ad Arianna.
    Dopo il decollo, Marcello si rivolse agli altri, assicurandosi che Aitrìa non potesse sentirlo.

    «Più tardi vediamoci al solito bar, ho qualcosa di importante da dirvi».

    *



    Più tardi al bar, Marcello spiegò quello che aveva da dire.

    «Ragazzi, c'è un problema serio di cui parlare, riguardo quella Aitrìa. Ieri, dopo che sono usciti, sono andato a fare una passeggiata al lago di Albano, per prendere un po' di fresco, e sono passato davanti al nostro solito posto, dove abbiamo fatto il bagno dopo la festa di addio al celibato di David ed allora ho visto una cosa molto strana».

    «Cosa?» Chiese Patrick un po' preoccupato.

    «Li ho visti spogliarsi e giocare nudi nel fango».

    Inizialmente gli altri si fecero qualche risata, credendo che scherzasse ma, quando videro il suo sguardo, capirono che diceva sul serio.

    «Vuol dire che lo hanno fatto davvero?» Domandò Massimo sorpreso.

    «Esatto. E prima di farlo hanno anche parlato di come, quando sono da soli, mangiano senza ritegno come se fossero animali».

    Quella fu una grande sorpresa per tutti.

    «Ok,» Disse Filippo «Abbiamo cercato di ignorarlo, ma ormai è chiaro che quella Aitrìa non ha le rotelle apposto. Mangia in modo strano, morde le persone, ed adesso gioca addirittura nel fango, manco fosse un maiale».

    «Ed oltretutto sta spingendo David ad imitarla. Quanto tempo ci vorrà prima che anche lui morda qualcuno, o inizi a mangiare con le mani anche davanti agli altri?» Dovette ammettere Marcello.

    «Esatto. Quella ha una cattiva influenza sul nostro amico. Quindi non c'è altro da fare. Quando tornerà dal suo viaggio con Arianna, dobbiamo convincerlo a lasciarla, prima che possa rovinarlo e lo faccia diventare come lei».

    Tutti annuirono all'unanimità con decisione a quella proposta. Non avrebbero permesso che una stramba rovinasse il loro amico, ed avrebbero preso tutti i provvedimenti necessari al suo ritorno.[/SPOILER]

    Capitolo 25


    «Oh, Aitrìa, stai davvero benissimo. L'argento ti dona». Commentò Barbara.

    «Già». Rispose lei.

    Come pianificato, era rimasta con Greta ed Ingrid, per assicurarsi di non essere sola mentre David era via. Le amiche in quei giorni, avevano organizzato un pigiama party a casa di Susanna per festeggiare il loro periodo di libertà senza ragazzi. La ragazza era stata invitata per distrarsi e rilassarsi, e lei aveva accettato con gioia di venire. Si erano divertite a truccarsi la faccia e a dipingersi le unghie, scegliendo il colore che preferivano, guardare video su internet e a spettegolare sui ragazzi. Aitrìa ne aveva preso parte, ed aveva la faccia piena di trucco, con tanto di brillantini. Ogni notte, tramite lo Smartphone, aveva ricevuto vari messaggi da David su come stava procedendo la sua spedizione in Africa.

    «Ancora a pensare a tuo marito, eh?» Le chiese Barbara.

    «Sì». Fu la sua risposta: «In questi giorni mi ha mandato un po' di messaggi per informarmi di come procedono le cose».

    «Davvero? Diccene qualcuno». Domandò Palmira.

    «Ecco il primo: Cara Aitrìa, tutto sta andando bene. Le analisi di Arianna sono cominciate senza intoppi. Dovremo fare dei giri per esaminare vari fiumi differenti, e quindi ci vorrà del tempo per fare tutto, ma penso che non ci saranno problemi a riguardo. Stammi bene. Con amore, David». Lesse la ragazza.

    «Awww, che romantico». Commentò Wendy.

    Fu Susanna quella che non aveva nulla da fantasticare.

    «Ma ti fidi davvero a lasciarlo andare da solo con un'altra ragazza?»

    «Certo». Rispose lei ottimisticamente: «So che forse anche Arianna ha un debole per lui, ma David ha scelto me, quindi non mi preoccupo se si avvicina ad altre ragazze».

    «Sul serio?» fu la sorpresa di Susanna: «Allora sì che dovresti preoccuparti».

    «E perché? Anche se lei ci provasse, David resisterebbe. Non mi sarebbe mai infedele».

    «Sei davvero troppo ingenua».

    «Che intendi?»

    «Ma non capisci? Nessuno è davvero fedele al giorno d'oggi. Tutti vogliono sempre un po' di pepe e di rischi in una relazione. Ed è sempre meglio sospettare e dare per scontato un possibile tradimento del proprio compagno».

    «David non è così».

    «Ne sei sicura? A tutti i ragazzi piace solo un bel faccino e nient'altro. Cosa ti dice che lui sia diverso?»

    Lei tentò di rispondere, ma si sentì un groppo in gola. David in effetti l'aveva sempre respinta quando era un drago, anche dopo aver ammesso di amarla. Si era lasciato andare con lei arrivando perfino a chiederle di sposarlo solo dopo la sua trasformazione in umana.

    «Possibile che mi ami solo per il mio corpo umano?» Cominciò a pensare.

    «Visto?» Disse Susanna intuendo i suoi dubbi: «È così che vanno le cose al giorno d'oggi. E capirlo è un passo importante nel riuscire a diventare una ragazza moderna».

    *



    «Davvero mi hai trovato un nuovo lavoro?» chiese sorpresa Aitrìa.

    «Ma certo». Aveva risposto Dario «È un lavoro di bibliotecaria. Devi solo stare lì, tenere d'occhio i libri, e puoi trovare anche il tempo di leggere».

    Nei giorni successivi, la ragazza non fece altro che pensare a quei dubbi che le sue cosiddette amiche avevano insinuato nella sua testa. Allo stesso tempo aveva continuato a leggere i messaggi che David continuava a mandarle. In essi la informava di come procedevano le analisi di Arianna, e di quanto si stava divertendo con lei, senza ovviamente sottolineare di quanto sentisse la sua mancanza.

    «Arianna può offrire molte avventure a David, io invece che posso fare? Ultimamente sembra che io sia solo un peso per lui». Aveva cominciato a pensare.

    La notizia di Dario che le aveva trovato un lavoro fu una piacevole distrazione per lei.

    «Grazie mille di questo». Gli aveva detto

    «Non ringraziarmi. Sappi che è stato difficile convincerli ad assumerti, perché anche loro sapevano di quel morso che hai dato nel tuo precedente lavoro. Alla fine ci sono riuscito, ma vedi di non combinare altri guai». L'aveva ammonita lui.

    «Ok. Lo farò».

    *



    «Questo è davvero interessante». Pensò Aitrìa mentre leggeva un libro sul comportamento dei delfini.

    La ragazza, dopo essere stata assunta, aveva passato i giorni successivi ad imparare come orientarsi in biblioteca, e l'ordine giusto in cui i libri andavano sistemati. Fatto questo, fece un lavoro impeccabile, trovando anche il tempo di leggere qualche cosa. Dopo quello che aveva imparato da Angelo, sui danni che può causare l'ignoranza, non voleva più ignorare nulla.
    In quei giorni aveva anche più e più volte incontrato uno degli amici di David, che veniva o a farsi prestare o a leggere un libro direttamente, da quelle parti.
    Non ci vedeva nulla di sbagliato su quel lavoro. Le permetteva di leggere molti libri, e soprattutto la distraeva dall'avere pensieri cupi riguardo suo marito, a cui aveva scritto della cosa, rendendolo molto felice.
    Per entrambi questa era una vittoria. Se fosse riuscita a tenersi questo lavoro non avrebbero più dovuto preoccuparsi di nulla, e la sua conversione in umana sarebbe stata completa.

    Capitolo 26


    «David, mi sei mancato davvero tanto». Disse Aitrìa abbracciando suo marito, dopo averlo incontrato all'aeroporto.

    «Mi sei mancata anche tu». Rispose lui dandole un bacio sulla bocca.

    Era passato quasi un mese dalla partenza di David e Arianna per l'Africa. Finalmente erano tornati, e tutti erano venuti ad accoglierli all'aeroporto.

    «Ce ne sono di cose che dobbiamo dirci». Disse Dario all'amico, senza intromettersi nell'abbraccio. «Che ne dici se domani ci vediamo insieme al solito bar?»

    «È una buona idea». Rispose: «Aitrìa, vieni anche tu?»

    «Non posso. Domani ho orario di lavoro. Dovrai andarci da solo».

    «Ok. Capisco. Sarà per un'altra volta allora».

    *



    «Ciao ragazzi». Disse David sedendosi insieme ai suoi amici, dopo averli raggiunti al bar. «Immagino che vogliate sapere subito com'è stato il viaggio in Africa. Bene. Quando io ed Arianna siamo...»

    «David,» lo interruppe Dario «non è del tuo viaggio che vogliamo parlare. Quella è solo una scusa per averti da solo con noi, senza Aitrìa».

    «Perché?» Chiese confuso.

    «Perché lei è una svitata e devi lasciarla». Disse indelicatamente Patrick arrivando subito al sodo.

    «Cosa?»

    «Senti, ti sei divertito con lei, è un bel faccino, puoi andarci a letto, ma alla fine, dopo po' di tempo, la dovevi chiudere lì, invece di prenderti un impegno così serio». Aggiunse Patrick.

    «Ma di che state parlando?»

    «David, dopo la festa per la sua presa della patente, sono andato anche io al lago e vi ho visti giocare nudi nel fango insieme». Spiegò Dario.

    «Ci hai spiato?» Chiese arrabbiato, ma allo stesso tempo spaventato dalla prospettiva che era il suo amico la figura misteriosa che li aveva visti nel cuore della notte.

    «Non è solo questo il punto. David, avete fatto quella cosa, e vi ho anche sentiti dire che mangiate come se foste animali quando siete da soli, è vero oppure no?»

    «Sì». Rispose lui, non potendo mentire ai suoi amici: «Ma è stato solo un caso, e quello che facciamo tra di noi è pur sempre una cosa privata». Tentò di giustificarsi.

    «David, i tuoi genitori te lo avranno detto che certe cose non si fanno nemmeno in privato». Gli disse Massimo.

    «Senti, abbiamo provato a farcela piacere, ma è chiaro che lei non è affatto normale». Disse Marcello.

    «Ed è ovvio che ha una cattiva influenza su di te». Aggiunse Filippo.

    «Ma le avete anche trovato un lavoro e si è sempre comportata bene». Protestò lui.

    «Il lavoro era solo per tenerla sotto controllo in modo che non provocasse guai». Spiegò Massimo.

    Dario prese la mano di David, ed aggiunse.

    «Senti, noi vogliamo il meglio per te, e lei non lo è. Devi divorziare da lei ed allontanarla».

    «No». Rispose lui indispettito mentre si liberava dalla presa della mano. «Aitrìa è la cosa migliore che mi sia mai capitata, e non ho alcuna intenzione di perderla. E se volete parlare solo di questo, non abbiamo altro da dire». Disse per poi alzarsi in piedi ed andarsene.

    Dario provò a chiamarlo, chiedendogli di tornare, ma lui non lo ascoltò ed uscì dal bar ignorandoli completamente. Il gruppo rimase in silenzio ancora un po' prima di parlare.

    «È più grave di quanto pensassi». Disse Dario: «Quella lo ha praticamente reso succube. Cosa facciamo ora?»

    «Non è ovvio?» Propose Patrick: «Se lui non lascerà lei, dobbiamo fare in modo che sia lei a lasciare lui».

    «Ma come potremmo...» Si interruppe Dario capendo cosa avesse in mente l'amico. «Ma non sarà crudele e disonesto fare una cosa del genere?»

    «No». Rispose Patrick «Ricordate che lo facciamo per il bene di David, e se lui non lo capisce da solo che sta sbagliando, dobbiamo farglielo capire noi».

    «Vero». Rispose Massimo.

    «È per il suo bene». Disse Marcello.

    «Se dobbiamo farlo per salvare il nostro amico da sé stesso, facciamolo». Disse Filippo.

    «Va bene. Se non c'è altro modo per aiutare David, allora sono d'accordo anch'io». Rispose Dario dopo averci riflettuto attentamente.

    Dopo che tutti decisero di fare come aveva detto Patrick, iniziarono tutti insieme a discutere su quello che avrebbero fatto.

    *



    L'ombra nera stava controllando i video a gran velocità, ma non trovava tracce del suo drago. Dopo aver finito di vedere il video dell'ultimo drone, senza alcun risultato, batté la terra col bastone, generando una forte onda d'urto che distrusse lo schermo, ormai inutile per le sue ricerche.

    «Dannazione» disse tra sé e sé «Ma dove può essere finita? Non può essere già tornata dalla sua gente, perché solo io so dove si trovano, e anche se fosse riuscita a trovarli da sola, allora perché non sono venuti a cercarmi per vendicarsi? No. Qui c'è qualcosa che non quadra». Iniziò poi a camminare avanti ed indietro, facendo respiri molto profondi. «Calmati. Lo sai che farsi dominare dalla rabbia non serve a niente. Se vuoi risolvere questo problema devi usare la logica. Non ho idea di dove si trovi, ma di certo è qualche parte». Avanzò avanti ed indietro riflettendo con cura su cosa fare. «Molto bene». Concluse alla fine «A quanto pare non c'è altro modo. Volevo prendermela comoda ed aspettare un secondo momento, ma ormai non ho scelta se voglio ritrovare quel drago».

    Detto questo aprì un portale con il bastone. Varcandolo arrivò nel bel mezzo di una foresta e, versando una goccia del suo sangue per terra aprì un passaggio. Vi entrò discendendo per le scale in una caverna illuminata dal fuoco. Attraversò qualche corridoio e stanze, ed alla fine arrivò in un luogo dove c'erano molti libri ed artefatti di ogni tipo, ma anche oggetti normali di uso comune. Attraversando la stanza prese uno zaino, dopodiché si avviò verso un libro con la copertina di pelle marrone, senza titolo, chiuso in una teca di vetro. Tirando fuori una chiave dalla sua veste, aprì la teca, lo prese e lo mise nello zaino. Fatto questo poi iniziò a cercare tra i libri nella libreria e ne prese uno intitolato Trappole magiche e non mettendo tra i bagagli anche quello. Dopodiché, sempre in quello scaffale, infilò la mano tra i vari libri, e premette un pulsante segreto, per poi fare lo stesso in altri sei punti della parete. Essa si aprì mostrando uno scrigno incatenato con vari lucchetti. Poi tirò fuori dalla veste varie chiavi che utilizzò per aprire ogni lucchetto della catena. Tolte le catene utilizzò poi un'ultima chiave per aprire lo scrigno. All'interno di esso comparvero due cose: Un anello d'oro con un sigillo a stella a cinque punte fatta di lapislazzuli, e un libro dalla copertina color carne putrefatta, su cui c'era un volto urlante di sofferenza con gli occhi color sangue.

    «Molto bene». Commentò dopo aver indossato l'anello e essersi messo anche quell'ultimo libro in tasca. «Questi mi basteranno». Cominciò poi ad andarsene. «Ah, dimenticavo» Si diresse di nuovo nella sezione dei libri, cominciando a cercare tra i vari classici della magia. «C'è un'ultima cosa che devo fare». Disse tra sé e sé mentre trovava il libro che stava cercando.

    Edited by l.pallad - 24/10/2023, 05:47
     
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    Capitolo 27


    L'ombra nera stava camminando nel bel mezzo del deserto, impugnando il bastone con entrambe le mani, questo lo stava trascinando verso una montagna, come un pezzo di metallo attratto da una calamita. Quando la punta toccò l'immensa parete di roccia, vi comparve sopra una X luminosa.

    «L'incantesimo che ho usato per ritrovare questo punto è decisamente utile». Commentò. «Adesso farò quello che avrei dovuto fare la prima volta che sono stato qui».

    Puntò il bastone sulla roccia ed utilizzò un incantesimo, per vedere nelle profondità della terra, fino a quando il suo sguardo visualizzò un'enorme caverna sotterranea, al cui interno c'era un grande tempio antico di stile medievale.

    «Proprio come l'avevo visto l'ultima volta». Pensò tra sé e sé. «Ora dovrò per forza mettermi ad aspettare il momento opportuno per attivare l'incantesimo di ingresso. E se ciò che ho pensato è corretto, potrò farlo quando ci sarà il prossimo perigeo lunare».

    Purtroppo per lui, quella non era la notte giusta. Aveva trovato l'ingresso quando il perigeo era passato e quindi avrebbe dovuto aspettare. Anche se mancavano alcuni giorni, era tornato in anticipo per poter aprire l'ingresso alla caverna il prima possibile. Quindi ora si sarebbe accampato ed avrebbe atteso il giorno corretto per agire.

    *



    «Non capisco perché tu scegli sempre l'argento, tra tutti i colori che ci sono per il trucco, ma non nego che ti dona molto». Aveva commentato Barbara mentre metteva il trucco sulle sopracciglia di Aitrìa.

    «Sì, questi giorni sono stati decisamente positivi per te. Te lo meriti un po' di divertimento». Commentò Wendy.

    «Grazie a tutte voi. Sono felice che le cose con David stiano andando per il meglio. Tutti i problemi che ho avuto ad inserirmi mi sembrano solo un brutto ricordo».

    «Sì, molto bello. Anche se... ma no. Lasciamo perdere». Disse Barbara.

    «Che c'è?» Chiese Aitrìa con un filo di sospetto.

    «No. Niente». Insistette.

    «Temevamo che non lo sapessi. E avevamo pensato di non dirti nulla, è meglio lasciar perdere». Commentò Susanna.

    «Ditemi subito di cosa state parlando». Volle essere seria Aitrìa con un tono di rimprovero nella voce.

    Barbara fece un grosso sospiro e poi cominciò a vuotare il sacco.

    «Di recente in questi giorni sono cominciate a circolare su David delle voci sul fatto che stia iniziando a frequentare una vecchia fiamma».

    «Una vecchia fiamma?»

    «Sì, a quanto pare l'essersi sposato deve avergli dato più fiducia in sé stesso e quindi ha deciso di lasciarsi andare a certi atteggiamenti da galletto».

    «David non lo farebbe mai!» si lamentò Aitrìa offesa di questo.

    «Aitrìa,» le disse Susanna in tono molto serio e materno «sei una persona molto dolce, ma purtroppo questo può portare anche all'ingenuità. Succede purtroppo che le persone cambino e/o si approfittino degli altri. Purtroppo è quello che succede con gli uomini al giorno d'oggi».

    «Anche David mi ha messo in guardia su certe cose, ma lui non è così e non è cambiato».

    «Ma quei pettegolezzi?»

    «Non so chi li abbia messi in giro, ma sono sicura che siano falsi. E non ho alcuna intenzione di parlarne ancora».

    E detto questo chiuse la conversazione.

    *



    «Non capisco cosa sia successo. Oggi un uomo mi ha incontrato ed ha detto di aver sentito delle voci secondo cui avrei infastidito sua moglie. Ma io non conosco né lui né sua moglie». Disse David esasperato ai suoi amici.

    «Già. Proprio una seccatura». Commentò Patrick.

    «Non so chi abbia messo in giro quella voce, ma non è stata l'unica. Ne ho sentite altre di voci simili tra la gente, ad andarmene in giro per strada. È stato così imbarazzante». Si lamentò con lo sguardo a terra.

    «Lo sai cosa si dice dei pettegolezzi». Lo consolò Dario. «Per non dargli forza devi solo ignorarli. Vedrai che col tempo passeranno».

    «E chiunque lo avrà fatto rimarrà fregato». Concluse Marcello.

    «Ora vai a casa e rilassati un po'. E vedrai che ti sentirai meglio».

    «Molto bene. Grazie». Disse David abbracciando tutti per poi andarsene. Era decisamente lieto di quella chiacchierata, ed era sicuro che le cose più avanti sarebbero andate meglio.

    Dario si mise una mano sulla fronte cadendo in depressione.

    «Patrick, non so che cosa potrebbe succedere. Come abbiamo potuto dare il via a questa cosa? E se la situazione sfuggisse al nostro controllo?»

    «Non ti preoccupare. Questo è un piano a prova di bomba» commentò ottimisticamente l'amico «Ora, dopo questi pettegolezzi, passiamo alla fase due, ed è fatta».

    «Lo spero veramente». Rispose Dario. «Se ci scoprono, e qualcosa va storto, non saremmo solo nei guai con lui, ma anche con la legge. Abbiamo davvero toccato il fondo, se David lo venisse a sapere potrebbe arrabbiarsi davvero con noi al punto da denunciarci. Quindi spero per te che vada tutto bene. Non voglio altri problemi».

    *



    «Dovresti proprio denunciare chi ha messo su queste voci». Disse Arianna arrabbiata quando David telefonò e le raccontò tutto. «Ma chi ha potuto farti una cosa del genere?»

    «Proprio non lo so. Spero sinceramente che Aitrìa non le senta mai. Già con Rosalba non sono riuscito a dimostrare la mia innocenza senza pettegolezzi, se adesso Aitrìa decidesse di ascoltarli... No. Non voglio neanche pensarci. Non voglio assolutamente guai con lei».

    «Ah, già». Commentò Arianna con sarcasmo «Perché non ne parli proprio con lei allora?»

    «No. Non voglio metterle in testa certe idee. Mi hanno consigliato di ignorare questi pettegolezzi, ed io lo farò. Quindi non voglio dire nulla per il momento».

    «Ed allora perché ne hai parlato con me?»

    «Perché sei importante per me, e quindi mi sembrava giusto dirtelo».

    Quelle parole sorpresero molto la biologa.

    «Grazie. Beh, lieta di sentirtelo dire».

    Quando la biologa riattaccò, si volse verso suo padre, che era nella stanza con lei.

    «A quanto pare il tuo amichetto ti prende in considerazione più di quanto pensassi, vero?» le chiese quest'ultimo.

    «Certo. Beh, sono contenta di essere ancora parte della sua vita». Rispose.

    Lui le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.

    «Vedrai che le cose miglioreranno col tempo. Che ne dici di andare a farci una bella passeggiata dove vuoi?» le propose allegramente.

    «D'accordo». Rispose lei alzandosi e seguendolo.

    *



    L'ombra nera sorrise soddisfatta al sorgere della luna. Finalmente era la notte del perigeo, quindi poteva cominciare la sua ricerca. Era stato davvero seccante aspettare tutti quei giorni sotto il sole cocente, ma finalmente l'attesa sarebbe stata ripagata, e quando avrebbe preso quello che cercava, l'avrebbe fatta pagare alle due fate per avergli forzato la mano ed aver dovuto subire questa complicazione. Facendo l'incantesimo di localizzazione, ritrovò il punto giusto della parete della montagna, avrebbe dovuto aspettare che venisse colpito dalla luna.
    Dopodiché, quando la luce lunare illuminò la parete, alzò le braccia in cielo e pronunciò la formula per attivare l'incantesimo di passaggio. Dei cerchi luminosi apparvero sulla parete, allargandosi sempre di più, alla fine si aprì una caverna con delle scale, che portavano al passaggio sotterraneo. A quella vista alzò il suo bastone che si illuminò di una forte luce, poi cominciò a scendere, andando nelle profondità della terra. Arrivato alla fine della discesa poté vedere direttamente con i suoi occhi il tempio che aveva intravisto con il suo incantesimo, la costruzione si ergeva in tutta la sua grandezza ed inquietudine, ma l'ombra non si fece impressionare. Quel posto era di un grande valore archeologico, e sarebbe potuto diventare famoso se ne avesse reso pubblica la scoperta. Ma non era la fama la ragione per cui era venuto lì. Aveva del lavoro da fare, e non si sarebbe fermato finché non lo avesse compiuto. Quindi si avvicinò all'ingresso del tempio ed aprì la porta, facendo molta attenzione a tenere la guardia alta. Appena fu dentro, sentì subito un rumore, ed istintivamente alzò una barriera magica. Sentì cozzare su di essa qualcosa a grande velocità che lo sbalzò indietro. Completamente indolenzito dalla botta presa, avendo visto che il colpo veniva dall'alto, si abbassò mettendosi a carponi e avanzò con prudenza.
    Avvicinandosi verso la porta, vide come dietro di essa ci fosse una lama sul muro, predisposta con un congegno meccanico per colpire chiunque volesse entrare. L'ansia e la paura per quello che sarebbe potuto accadere si impadronirono subito dell'ombra nera. Se la lama fosse stata più potente, o la barriera più debole, sarebbe morto prima ancora di cominciare l'esplorazione del tempio. Il terrore venne lentamente sostituito dal sollievo per essere riuscito a scamparla. Avanzando a carponi, controllando con la massima cura che non ci fossero altre trappole, proseguì verso il corridoio, per poi alzarsi lentamente, quando fu sicuro che non sarebbe partita un'altra lama. Fatto questo, fece maggiore luce con il bastone, illuminando l'interno del tempio, mostrando grandi affreschi in cui c'erano draghi che venivano squartati e smembrati dagli esseri umani. L'ombra sorrise malignamente a quella vista. Se chi aveva costruito quel tempio era proprio chi credeva, le possibilità che si fosse sbagliato e che non avrebbe trovato quello che cercava, diminuivano drasticamente. Per cui, si inoltrò ancora più a fondo nel tempio, con la certezza che avrebbe trovato quello che cercava.

    Capitolo 28


    Esaminando il libro sulle trappole che aveva portato con sé, l'ombra nera fu in grado di prevederne alcune. Quando vide un corridoio lungo, con dei raggi luminosi che passavano in alcuni punti, dall'alto verso il basso, si accorse dei buchi che si trovavano sul lato sinistro delle pareti. Avendo studiato il libro sulle antiche trappole, acquisì la consapevolezza che quello era un muro con le frecce. Non sapeva ovviamente se fossero i fasci di luce ad attivarle, o se invece fosse la pressione del pavimento. Per cui si mise di nuovo a gattoni e, toccando il pavimento con la mano, fece partire le frecce, ma lui era in una posizione sicura per evitarle. Non fidandosi poi dei fasci di luce, staccò un pezzo di roccia dal pavimento, ormai vecchio, e lo scagliò verso il fascio luminoso, anche in questo caso le frecce partirono. Iniziò a cercare nei dintorni un passaggio segreto che potesse permetterle di aggirare quel corridoio, ma non lo trovò.

    «Mi tocca volare a quanto pare».

    Con il tempo e con l'approfondimento degli studi sulla magia aveva trovato un incantesimo per volare. Puntò quindi il bastone in avanti, si sollevò per aria e, lentamente, cominciò a volare nel corridoio. Avrebbe anche potuto rendersi intangibile, ma il rischio che ci fossero degli incantesimi capaci di neutralizzarlo era troppo alto per provare, ed oltretutto non poteva mantenere quell'incantesimo troppo a lungo perché gli toglieva molta energia. La tensione era molto alta, non poteva nemmeno permettersi di sudare. Continuando ad avanzare, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, cominciò ad evitare con cura ed attenzione i raggi di luce del corridoio, alcuni fasci furono facili da evitare, altri più difficili. Quel percorso parve durare un'eternità, perché stava camminando sul filo del rasoio, ed un qualunque errore poteva significare morte certa. Quando riuscì finalmente ad atterrare dall'altra parte del corridoio, tirò finalmente un sospiro di sollievo tirando fuori tutto quello che aveva dentro.

    «Metterò anche questo sul conto delle fate». Commentò tra sé e sé.

    Proseguendo per i corridoi del tempio, trovò poi un baratro e, facendo luce verso di esso, vide degli spuntoni nel fondo.

    «Sembra che dovrò volare di nuovo». Fu il suo primo pensiero.

    Si apprestò a farlo, ma, un'istante prima di usare l'incantesimo, ebbe un momento di esitazione. Come era possibile che avesse appena superato un ostacolo volando, ed adesso avrebbe dovuto farlo di nuovo? Il sospetto che qualcosa non andasse non riusciva ad abbandonarlo. Volendo verificare la sua teoria, utilizzò l'incantesimo di levitazione su un pezzo di pavimento, e lo fece volare verso il baratro. Apparentemente tutto procedeva bene, ma poi d'improvviso il pezzo di roccia smise di fluttuare, e cadde schiantandosi violentemente.

    «Una trappola della gravità. Ingegnosi». Pensò «Hanno predisposto le cose in modo che qualunque cosa volante provi a passare faccia questa fine».

    Tirò un grande sospiro di sollievo per non essere cascato in questo trabocchetto, e poi cominciò a cercare il modo per andare avanti. Questa volta dovevano avercelo messo un qualche passaggio, altrimenti come avrebbero potuto i costruttori del tempio spostarsi in quel punto? Vedendo che non si poteva trovare ad occhio e al tatto, tirò fuori il libro con la copertina di pelle marrone e, aprendolo, cominciò a controllare tra i vari incantesimi.

    «Dunque,» pensò «Forse se combino questi due potrebbe funzionare».

    Attingendo alle sue emozioni fece fluire il suo potere attraverso il suo bastone, e dalla punta di esso iniziarono a fuoriuscire delle luci gialle e rosa. Quelle luci iniziarono a girare per la stanza, e cominciarono a cercare qualcosa nella stanza e nel baratro. Alla fine le luci gialle si fermarono su di uno spuntone, mentre le luci rosa, quando lo colpirono, gli fecero cambiare colore, rivelando che quella roccia non era un vero spuntone, ma una leva. Intuendo a cosa servisse, utilizzò un incantesimo telecinetico per abbassarla a distanza. A quel gesto all'improvviso si attivò un altro meccanismo, alcuni spuntoni del centro del baratro si appiattirono e si aprirono, rivelando una pedana attaccata a delle catene, che collegavano il lato in cui si trovava con il lato opposto. Al centro della pedana c'era una ruota collegata alle catene, che serviva a farla muovere avanti ed indietro. Controllò prima come funzionava la pedana, e se era in grado di tenere il suo peso, dopodiché si legò il bastone alla schiena ed iniziò a far girare la ruota con le mani, cominciando ad avanzare, proprio come aveva previsto. La ruota era pesante, ed anche un po' arrugginita, e dovette sforzare molto le braccia per farlo e, dato che la pedana non aveva pareti, rischiava seriamente di cadere se perdeva l'equilibrio. Per cui, si resse con forza alla ruota e continuò a girare. Finalmente riuscì ad arrivare dall'altra parte del baratro. Fu sollevato, anche questa era fatta, aveva le braccia indolenzite per lo sforzo compiuto, ma oramai non si sarebbe fermato di fronte a nulla. Dopo essersi riposato, guardò la porta d'innanzi a lui, chiedendosi quali ostacoli ci sarebbero stati oltre. Di certo sarebbe stato qualcosa di seccante, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Aprendola percorse le scale che portavano verso il basso e, percorrendole, arrivò in una grande stanza piena di teschi di draghi morti rivolti verso il centro della stanza, dove vi era una bara di pietra. Trovò inquietante incrociare gli sguardi di tutti quei draghi morti. Era come se lo giudicassero per il furto dell'uovo e che, se fossero stati vivi, gli avrebbero fatto del male per vendicarsi. Cercando di non pensarci, arrivò fino al centro della stanza ed aprì la bara, credendo che vi avrebbe trovato quello che cercava. Purtroppo vi trovò all'interno solo della cenere.

    «Molto bene. Come supponevo solo un morto può dirmi dove si trova quello che cerco». Commentò prendendo dallo zaino il libro color carne putrefatta.

    Sfogliando le pagine, trovò quello che cercava, dopodiché cominciò a leggere e a recitare in arabo antico quello che c'era scritto, mentre la copertina cominciò ad brillare di una luce nera, e le scritte sulla pagina si illuminavano di un colore rosso sangue. Le ceneri cominciarono ad essere sollevate dal vento e formarono un tornado, da cui cominciò a provenire un urlo demoniaco. Il vortice si disfece e prese la forma trasparente di un uomo con la pelle completamente ustionata ed una ferita che gli attraversava la fronte fino all'altro lato della testa.

    «Finalmente sono tornato». Disse con voce demoniaca. Si rivolse poi verso l'ombra nera. «E posso riprendere quello che ho iniziato» per poi avventarsi su di lui.

    Il fantasma venne però respinto da una luce celeste che proveniva dal sigillo dell'anello. Sconvolto da quello che era accaduto, ed osservando meglio colui che lo aveva evocato.

    «Aspetta un momento. Tu hai il vero Al Azif? Come è possibile? Io ed i miei seguaci avevamo solo una pagina tradotta. Nessuno aveva trovato il vero libro. Come mai ce l'hai tu?»

    «È vero. Se voi ne avevate solo una pagina copiata e non avete mai trovato il vero libro, è perché non avete mai avuto le giuste conoscenze e la perseveranza di cercarlo, dato che eravate troppo presi a odiare. Io ho dovuto faticare per trovarlo ed ho avuto molte difficoltà ad impadronirmene, ma ne è valsa la pena».

    «Ma il libro non dovrebbe impedirmi di prendere il tuo corpo».

    «Vero. L'Al Azif non può fermarti». Alzò la mano mostrando cosa aveva al dito «Ma l'anello di Andaleeb può farlo».

    L'espressione dello spettro fu un misto di sorpresa e terrore.

    «Non è possibile! Come puoi avere anche un artefatto simile? E come fai ad usarlo contro di me? Dovrebbe controllare i demoni, e bisognerebbe marchiarli per farlo funzionare!»

    «Normalmente sì. Ma sono riuscito a trovare il modo di usarlo anche per controllare i morti, senza neanche avere bisogno di marchiarli. Semmai incontrassi un demone dovrei farlo, ma tu non lo sei, e quindi non ne ho bisogno». Poi aggiunse con malignità e trionfo, accarezzando l'Al Azif. «Niente male vero? Un libro di negromanzia arabo mi ha permesso di evocarti, mentre un anello magico ebraico mi ha permesso di dominarti. È bello avere le conoscenze di varie culture diverse, non è vero?»

    In risposta lui provò di nuovo ad attaccarlo, ma l'anello di Andaleeb si illuminò di nuovo, costringendolo ad inchinarsi.

    «Ma chi sei tu per possedere due artefatti di tale potere? Chiunque mi avesse evocato avrebbe avuto l'onore di ospitare il mio spirito per permettermi di riprendere la mia missione». Disse con disprezzo.

    «Wulfstan, fondatore e capo della setta del drago insanguinato».

    «LO SO CHI SONO IO!» Gli urlò. «HO CHIESTO CHI SEI TU!»

    «Questo non ti riguarda». Rispose l'ombra nera. «Dirò solo perché ti ho evocato! Voglio la sfélenchos, e tu mi dirai dove l'hai messa».

    «La userai per uccidere i draghi?»

    «Non proprio».

    «Allora non te lo dirò. Lo scopo della mia esistenza è sterminare quei mostri e non darò la mia arma migliore a chi non condivide il mio odio e la mia santa missione». Disse con pura ed assoluta follia.

    Tentò di nuovo di attaccarlo, solo per venire nuovamente neutralizzato dall'anello di Andaleeb.

    «Non mi interessa quello che provi. Non hai alcuna scelta. Io ho l'anello e quindi ti comando. Dammi la sfélenchos».

    «Va bene». Rispose Wulfstan rassegnato alla cosa. «Ma comunque c'è una condizione che va rispettata»

    «Condizione?»

    «Sì. Quando ho nascosto la sfélenchos ho fatto in modo che il nuovo proprietario nel caso non fosse un membro della mia setta, dovesse essere messo alla prova per dimostrare di esserne degno».

    «Che cosa dovrei fare?»

    «Dovrai superare tre prove. La prova del dolore, quella della felicità, ed infine quella dell'orgoglio».

    «E come dovrei fare?»

    «Ti manderò in tre illusioni diverse nella tua testa, e tu dovrai affrontare quelle situazioni per uscirne. Se riuscirai a farcela gli incantesimi che rendono la sfélenchos inaccessibile si annulleranno ed allora potrai averla».

    «Molto bene». Rispose dopo un attimo di riflessione. «Se non sapessi di essere protetto dall'anello non mi fiderei, ma so che non puoi farmi del male in nessun modo. Quindi dimmi, che devo fare per cominciare?»

    «Sdraiati sulla mia tomba e penserò io a tutto».

    L'ombra nera, dopo aver fatto qualche incantesimo per proteggere le sue cose, obbedì a quanto gli era stato detto. Lo spettro gli mise le mani nelle tempie e si ritrovò a camminare lungo un tunnel oscuro. Sapendo che doveva andare avanti per cominciare la prova, non si fermò. Percorrendolo tutto arrivò d'innanzi ad una porta. Con fare esitante la aprì, e si ritrovò in una stanza con un grande letto, che riconobbe subito, nonostante non lo vedesse più da anni. Ma come era possibile? Iniziò ad avvicinarsi al letto con lentezza ed esitazione con il cuore che gli saliva in gola. Quando fu vicino vi trovò sdraiata una donna dai capelli lunghi e castani, con la pelle blu di chi è morto per soffocamento. A quella vista, gli tornarono in mente degli orribili ricordi e delle lacrime cominciarono a rigargli il volto. Si avvicinò alla donna morta, quando all'improvviso lei aprì gli occhi, gli afferrò la mano stringendola e lo guardò con tono accusatorio.

    «È colpa tua se sono morta. Potevi salvarmi e non lo hai fatto».

    L'ombra nera cercò disperatamente di liberarsi.

    «No». Rispose «Io volevo salvarti ma non me l'hanno permesso. Non me l'hanno permesso».

    «Mi hai lasciata morire perché non hai avuto la forza per opporti».

    «NO!» Urlò riuscendo a liberarsi per poi scappare dalla porta in cui era entrato.

    Ma nell'attraversarla si ritrovò in un'autostrada dove pioveva. Lì vide una macchina schiantata dove all'interno, ricoperta di sangue, c'era una altra donna. Anche lei lo guardò in modo accusatorio.

    «Non mi hai mai amata! Per te ero solo un ripiego ed un rimpiazzo. Hai pianto almeno quando sono morta?»

    «Non è vero!» Cominciò ad urlare e a ripetere l'ombra nera chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie. «Non è vero!»

    Ma nulla poteva impedirgli di vedere e sentire quegli orrori che l'avevano fatto soffrire da tutta la vita.

    *



    «Ma da dove vengono questi pettegolezzi?» Continuava a pensare David.

    Ormai la gente del quartiere cominciava a guardarlo con sospetto, ed anche quando scattava foto al lavoro, sentiva alcuni bisbigliare alle sue spalle. Non riusciva bene a sentire cosa dicessero, ma era chiaro che parlavano delle scappatelle che gli venivano attribuite.

    «Qualche problema?» gli aveva chiesto una volta Aitrìa quando era tornato a casa.

    «No. Va tutto bene». Le aveva risposto mentendole.

    «Davvero? Eppure ti vedo turbato».

    «Ti assicuro che sto bene. Non c'è alcun problema». Insistette. Se lei per qualche miracolo non aveva sentito nulla di quei pettegolezzi, allora era meglio che continuasse ad ignorarli.

    Sua moglie alla fine decise di cedere e chiuse lì l'argomento.

    «Che ne dici di vederci un film allora?»

    «Volentieri».

    Così entrambi si misero insieme sul letto, misero un DVD e cominciarono a guardarsi un bel film insieme. Ed in quel loro momento intimo, tutti i loro problemi sembravano nuovamente scomparire. La avvolse con un braccio, pensando quanto lei fosse la cosa più preziosa che avesse mai trovato, e di come l'amasse ardentemente e non desiderasse perderla. Specialmente a causa di quelle cattive dicerie.

    *



    I suoi amici gli avevano dato appuntamento al solito locale, tanto per chiacchierare un po', e lui aveva accettato perché sperava di distrarsi. Sapeva che Aitrìa era con le sue amiche, quindi aveva un po' di tempo per sé stesso. Non sapeva ancora di cosa volessero chiacchierare, ma erano suoi amici, e se volevano parlare, li avrebbe accontentati.
    Si sedette al solito tavolo, e cominciò ad aspettarli.

    «David? Sei davvero tu?»

    David fu sconvolto nel sentire quella voce che lo aveva fatto soffrire ma che non aveva dimenticato.

    «Rosalba?»

    «Già». Rispose lei avvicinandosi al tavolo. «Proprio io».

    «Ma che ci fai qui?»

    «Beh, passavo da queste parti, e sinceramente non sapevo che fossi qui». Rispose sedendosi davanti a lui.

    «Sì, ma insomma, credevo che ormai fosse finita tra di noi. Sai con quello che è successo e tutto il resto».

    «Non temere, ormai ho capito».

    «Davvero?»

    «Sì. Alla fine ho saputo che non conoscevi quella ragazza, ma immagino che sia troppo tardi per rimediare». Disse dando un'occhiata da dietro di lui.

    «Sì, come sai ormai sono sposato. Ma non ci vedo nulla di male nel provare almeno a rimanere amici».

    «Beh, non sarebbe male come idea. Ed immagino che tua moglie deve essere davvero una ragazza speciale».

    «Eccome se lo è». Rispose in tono sognatore e beato.

    «Diciamo che lei è riuscita dove io ho fallito». Rispose Rosalba continuando a guardare verso l'entrata.

    «Ma certo». Rispose. Poi si rese conto di quello che aveva detto. «Non che quello che c'è stato tra di noi non sia stato bello finché è durato».

    «No. Tranquillo. È acqua passata per me. Sono andata avanti».

    «Beh, meno male». Rispose lui con un sospiro di sollievo. «Non voglio ferire nessuno».

    «Oh, non temere per questo». Rispose lei in tono sinistro con una strana luce negli occhi dopo aver visto l'entrata un'altra volta.

    «Ma che hai da guardare?»

    «Avvicinati e te lo spiego».

    David obbedì, ed avvicinò il volto a quello di lei credendo che gli avrebbe bisbigliato tutto all'orecchio. Rosalba agì rapidamente e gli diede un bacio sulle labbra. E quando ebbe finito, la sua espressione calma divenne di puro disprezzo.

    «Ora anche lei ti vedrà per quello che sei veramente». Le bisbigliò con risentimento per poi alzarsi e andare via.

    «Aspetta!» Si alzò istintivamente per seguirla «Ma che cosa stai...?»

    «David!»

    In preda all'orrore si voltò verso chi lo aveva chiamato, e lì vide Aitrìa che lo guardava in preda alla confusione. Le sue amiche erano con lei e lo guardavano storto. E David capì che avevano visto tutto.

    «Allora è vero che sei un mascalzone!» Lo accusò Susanna.

    «No! Io...»

    «Le voci su di te erano vere allora». Disse Barbara.

    «Chi ci aveva telefonato dicendo che te la spassavi con la tua vecchia fiamma diceva la verità». Affermò Palmira.

    «Come? Vi hanno telefonato?»

    «È inutile provare a cambiare argomento. Ormai ti abbiamo beccato». Disse Wendy con rabbia. «Hai finito di ingannarla e di farle del male».

    Tutte loro si misero intorno ad Aitrìa e cominciarono a trascinarla via. Lei non oppose resistenza, e andò con loro mostrando uno sguardo spento e vuoto.

    «Aitrìa!» La chiamò cercando di raggiungerla, venendo all'improvviso fermato dagli amici.

    «David, calmati! Ma che sta succedendo?» gli chiese Dario insieme agli altri.

    David lo ignorò e continuò a chiamare disperatamente Aitrìa cercando di avvicinarsi. Ma non poté fare niente, tranne guardarla mentre saliva in macchina, mentre Susanna la metteva in moto e partiva. Nonostante in quel momento ci fossero i suoi amici con lui, che continuavano a chiedergli cosa fosse successo, lui lì ignorò completamente, e cadde sulle ginocchia, sentendosi solo come mai si era sentito in tutta la sua vita.

    Capitolo 29


    «Mi dispiace amico, ma temo che dovrai rinunciare». Aveva detto Dario a David.

    «Ma io non voglio».

    David stava ancora discutendo di quello che era successo.

    «Senti, ormai è accaduto, quel bacio e quei pettegolezzi, chiunque li abbia messi in giro, non ti fanno fare bella figura». Gli aveva accennato Massimo.

    «Ma voi sapete che quello che sto dicendo è vero?»

    «Certo che ti crediamo». Rispose Filippo

    «Ma dubitiamo che lei potrà farlo». Aggiunse Marcello.

    «Sai come sono le donne al giorno d'oggi. Devono per forza credere a tutti i costi il peggio nei ragazzi, indipendentemente dal fatto che sia vero oppure no. E se la legano al dito molto profondamente. Pensa a Rosalba, ti ha baciato perché era ancora arrabbiata con te per quello che è accaduto tra di voi, e quello è stato il suo modo di vendicarsi. Quindi, mi dispiace dirtelo, se non lo ha fatto lei, perché anche Aitrìa dovrebbe comportarsi diversamente?» Commentò Patrick.

    «Non lo so perché dovrei sperarlo, ma sento il bisogno di provarci. Io la amo, e non sopporterei di perderla in questo modo».

    «Senti,» insistette Patrick «Non devi farti illusioni, lei non ti ascolterà né ti crederà, quindi tanto vale arrenderti e prepararti ad una possibile separazione seguita dal divorzio».

    «No, mi rifiuto di prendere in considerazione un'idea simile». Rispose David scuotendo violentemente la testa.

    Detto questo, se ne andò senza dare spiegazioni.

    Quando furono certi che se ne fosse andato, lo sguardo di tutti si portò su Patrick.

    «Complimenti,» gli disse Dario con sarcasmo «Hai fatto proprio un bel lavoro».

    «Non so ancora come tu abbia fatto a convincere Rosalba a baciarlo, ma temo che la situazione ci sia sfuggita di mano e dovremmo porre un freno a tutto».

    «Non temete». Rispose ottimisticamente Patrick «Ora dobbiamo solo lasciare che gli eventi agiscano per conto loro, con il tempo i pettegolezzi verranno dimenticati e tutto tornerà come prima».

    «Non ne sono sicuro,» commentò Dario con tristezza «comincio a pensare che dovremmo confessare e mandare tutto all'aria prima che sia troppo tardi».

    «Sei sicuro di quello che dici?» domandò Patrick «Guarda che David non ci perdonerebbe mai se sapesse quello che abbiamo fatto. È troppo tardi per tornare indietro, ci siamo spinti troppo in là, ma non dimenticate che tutto questo è per il suo bene».

    Dario non rispose e si limitò ad abbassare lo sguardo con tristezza e rassegnazione.

    *



    «Fatemi parlare con David!»

    «No».

    «Ho detto che voglio parlare con David!»

    «Abbiamo detto di no».

    «Ma...»

    «Niente ma Aitrìa, lo stiamo facendo solo per te».

    Aitrìa era in casa di Susanna, insieme alle altre, e stava cercando di convincerle a lasciarla andare a parlare con David.

    «Aitrìa, adesso stai attraversando una fase di negazione e di debolezza». Le disse Wendy.

    «NON STO NEGANDO NIENTE!» Rispose furiosa. «LO SO QUELLO CHE HO VISTO. MA VOGLIO COMUNQUE PARLARGLI. VOGLIO SENTIRE LA SUA VERSIONE DEI FATTI, FORSE LE COSE NON SONO QUELLO CHE SEMBRANO».

    «Sì che lo sono». Rispose Barbara «Che c'è da spiegare? Le voci parlavano chiaro. Il tuo David è un infedele, e quel bacio è la conferma che è tutto vero».

    «Come potete dirlo se non gli abbiamo nemmeno permesso di spiegarsi?»

    «Perché non serve a niente parlare. È ovvio che negherebbe quanto è successo, gli uomini mentono sempre!» Affermò Susanna. «Ormai al giorno d'oggi è normale per un uomo tradire la propria ragazza o la propria moglie, ed una donna non può perdonare una cosa simile, altrimenti sarebbe solo una debole che non ha alcun rispetto per sé stessa».

    «Come potete dire una cosa del genere?» Rispose sconvolta Aitrìa. «Capisco che possano esserci persone che si comportano davvero in questo modo, ma David non è così».

    «Come ti ho appena detto, le persone cambiano e gli uomini sono falsi, quindi è meglio che ti abitui a questo genere di comportamenti e ti regoli di conseguenza». Rispose Wendy «Adesso sei solo accecata dai tuoi sentimenti per lui. Devi fidarti di noi, devi stargli lontano e devi schiariti la mente per vederlo per il traditore infedele quale è. E quando lo avrai fatto, potremo procedere alla fase successiva».

    «Quale fase successiva?»

    «Ma che domande sono? Ti ha tradito. Quindi è ovvio che devi chiudere con lui, dovrete prima separarvi, e poi procedere con il divorzio».

    «Ma quale divorzio? Non voglio arrivare a questo. Devo parlare con lui e si sistemerà tutto».

    «Diamine Aitrìa, sei messa proprio peggio di quanto pensassimo! Ma non ti preoccupare, ci pensiamo noi a te». Rispose Palmira.

    «Ma...»

    «Senti». Disse Susanna cercando di essere più ragionevole. «Adesso sei solo confusa e accecata dall'emotività. Prenditi qualche giorno per rilassarti, e stai lontano da lui, e quando poi ti sarai calmata, potrai decidere cosa fare a mente fredda».

    Aitrìa rimase per un momento in silenzio

    «D'accordo». Rispose alla fine. «Non so cosa sta succedendo, ma se pensate che qualche giorno da sola mi aiuti a riflettere, allora lo farò».

    «Bravissima. Vedrai che non te ne pentirai». Commentò Wendy entusiasta.

    «Comunque se David viene a cercarmi voglio parlare con lui. Ha il diritto di espormi la sua versione dei fatti».

    Tutte loro annuirono e lasciarono la stanza. Aitrìa, non volendo continuare a pensare alla giornata orribile che aveva vissuto, si gettò sul letto e, con il viso ancora rigato dalle lacrime, si abbandonò a un sonno profondo.


    *



    «Lasciatemi spiegare, vi assicuro che posso risolvere tutto».

    «Non ci interessa sapere quale storia ti sia inventato brutto mascalzone. Vogliamo solo che te ne vada e la lasci in pace, lei non vuole vederti».

    David stava di fronte alla casa di Susanna, con le amiche di Aitrìa che lo guardavano male, il cancello li teneva separati, lui all'esterno, e loro all'interno.

    «Ma vi assicuro che non è quello che sembra. Se mi lasciaste spiegare...»

    «Non ci interessa sapere quale sciocchezza tu voglia sparare, i fatti parlano chiaro. Quello che dicevano su di te era tutto vero».

    «Sapevate dei pettegolezzi?» chiese sconvolto. «Anche Aitrìa lo sapeva?»

    «Sì, abbiamo cercato di metterla in guardia su di te, ma non ci ha voluto ascoltare». Disse severamente Barbara

    «Ma quei pettegolezzi non sono veri».

    «Perché allora hai fatto finta di niente e non ne hai parlato con lei?» Chiese indagatoria Wendy.

    «Avevo paura, lo ammetto, avrò sbagliato a non parlarne con lei, ma vi assicuro che sono innocente».

    «Tutti i colpevoli lo dicono. Per quanto ci riguarda ti abbiamo ascoltato anche troppo». Affermò Susanna. «Vattene via e non farti rivedere». Detto questo, tutte loro si voltarono e cominciarono a rientrare in casa.

    «Fatemi parlare con Aitrìa». Insistette lui.

    «Lei non vuole neanche guardarti». Rispose Susanna, chiudendo la porta senza neanche voltarsi.

    «Non è vero. Fatemi parlare con lei, vi prego». Le implorò, ma la porta non si aprì, e non tornarono più indietro.

    David tentò ancora di insistere, provando a chiamare Aitrìa, sperando che si affacciasse dalla finestra, ma non ricevette alcuna risposta. Sconfitto e rassegnato, se ne andò lentamente tenendo lo sguardo in basso.

    *



    «Vorresti che io e Greta usassimo la magia per portarti in casa di Susanna?» Chiese Greta sorpresa.

    Le due fate erano decisamente sorprese che David si fosse presentato d'innanzi casa loro con questa richiesta.

    «Certo. Devo parlare con Aitrìa, ma le sue amiche non me lo lasciano fare. Sono giorni che provo a parlare con lei. Ma quelle riescono sempre ad impedirmelo. Perfino quando è al lavoro riescono a tenermi lontano da lei».

    «Capiamo» disse Ingrid «Ma di certo tu non sei stato carino con quel bacio».

    «Per favore non fatelo anche voi. La voce di quel bacio è già circolata e quelli del quartiere si sono fatti un'opinione pessima di me». Al solo pensare di come lo guardava la gente quando passava, gli dava un grande fastidio. Ormai sembrava che agli occhi di tutti lui fosse solo un traditore infedele che aspettava solo di avere l'occasione giusta per andare a letto con chiunque. Scosse allora la testa ricordandosi di pensare a quello che era davvero importante. «Non che mi importi in questo momento. Voglio solo sistemare le cose con Aitrìa, e voi siete la mia ultima speranza per riuscire a parlarle».

    «Ma te lo abbiamo spiegato che le regole del mondo magico ci vietano qualunque tipo di interferenza con le faccende degli umani privi di magia». Rispose Greta.

    «Non chiedo nulla di complicato. Devo solo entrare di nascosto in casa di Susanna per parlare con Aitrìa. Le sue amiche continuando a dirmi che non vuole parlare con me, ma io voglio sentirmelo dire direttamente da lei. Indipendentemente da quello che succederà, poi me ne andrò senza che nessuno si accorga di me. Tutto qui».

    «Non saprei...»

    «Vi prego. Qualcuno, forse Rosalba, ha cercato di incastrarmi, e se sono infelice io, lo sarà di sicuro anche la vostra piccola. Se riuscissi a parlarle e a farle capire la verità, anche lei sarebbe di nuovo felice, no? Quindi, se volete aiutare almeno lei, dovete farlo».

    Le due fate ci pensarono attentamente.

    «A quanto pare...» disse infine Greta.

    «...sembra che ci tocchi agire». Proseguì Ingrid.

    David in risposta le abbracciò entrambe ringraziandole ripetutamente. Una volta fatto, iniziò ad aspettare che facessero qualunque cosa dovessero fare per portarlo da sua moglie. In risposta loro, quando agitarono le bacchette, fecero apparire dal nulla un grimaldello.

    «E questo che significa?» chiese confuso.

    «Se ti scoprono dovrai mentire dicendo che hai scassinato la serratura. Lo so che così finiresti nei guai per violazione di domicilio ma dobbiamo proteggere l'esistenza del mondo magico e questa è la nostra condizione per aiutarti». Spiegò Greta.

    «Ok. Accetto». Rispose subito David prendendo il grimaldello. L'idea di finire nei guai a causa di questo non gli piaceva per niente, ma se era il rischio da correre lo avrebbe fatto.

    Una volta chiarito questo, le due fate prima fecero un incantesimo di localizzazione per vedere in quale stanza si trovasse Aitrìa, e poi aprirono un varco magico, facendo cenno a David di entrare, e lui si sbrigò subito ad obbedire.

    *



    Aitrìa passava il tempo a leggere per distrarsi dai pensieri tetri che la tormentavano. Da quando lo aveva visto baciare quella ragazza, David non si era più fatto vedere né sentire. Le sue amiche avevano cercato di distrarla, ma senza successo.

    «Non è nemmeno venuto a cercarti quel mascalzone». Le aveva detto Susanna «Non basta questo per confermarti che il suo è stato un vero atto di infedeltà?»

    Quelle parole l'avevano scossa dentro. Perché non era venuto a parlare? Pensava ancora a lei? L'aveva davvero tradita? Tutti quei dubbi le stavano facendo scoppiare la testa, e una parte di lei stava cominciando a credere a quanto le era stato detto, e cominciava anche a prendere in considerazione l'idea di tornare drago. A che le serviva rimanere umana se non poteva stare con David?
    Cercando di distrarsi da quei pensieri, tornò a concentrarsi su quel libro di viaggi che stava leggendo.
    Improvvisamente un lampo di luce marrone avvolse la stanza, e lei vide un varco magico, e da quel varco vide uscire suo marito.

    «David!» Disse lei.

    «Aitrìa!» Rispose lui.

    I due rimasero poi in silenzio a guardarsi, senza muovere un dito lasciando trasparire la loro preoccupazione.

    «Ascoltami». Disse infine il marito «Ti assicuro che quella ragazza dell'altro giorno si è gettata su di me cogliendomi di sorpresa. Io non l'ho baciata. È lei che ha baciato me».

    «David, in questi giorni mi sono chiesta come stessi e se stavi pensando a me, e cosa fosse quel bacio. Se quello che mi stai dicendo è vero, perché non sei venuto a cercarmi?»

    «Cosa? Io sono venuto a cercarti di continuo, ma le tue "amiche" non hanno fatto altro che allontanarmi dicendomi che non volevi parlarmi».

    «Cosa? Io volevo parlarti eccome. E avevo detto loro di lasciarti entrare se fossi venuto».

    «A quanto pare ti hanno mentito». Commentò lui offeso

    Aitrìa sospirò, non volendo continuare a parlare di questo, ma di quello che era successo tra loro due.

    «Davvero mi confermi che è solo questo, i pettegolezzi su di te erano falsi, e il tuo non era un tradimento?» Gli chiese dopo un lungo silenzio.

    «Sì, te lo garantisco. Tu sei fantastica, ti amo e perderti è l'ultima cosa che voglio».

    «Me lo giuri che stai dicendo la verità?»

    «Sì, te lo giuro».

    «Va bene. Allora io ti credo». Rispose lei senza esitazione.

    A quelle parole David corse verso di lei e la abbracciò forte, con lo sguardo in lacrime di un bambino sperduto che aveva ritrovato la via di casa e cominciò a ricoprirla di baci.

    «Oh, Aitrìa, non immagini nemmeno quanto tu mi renda felice. Temevo di averti persa con questa storia, ma apprezzo sapere che mi credi, mi ascolti e ti fidi di me, molto più di quanto tu possa lontanamente immaginare».

    «Oh, David, io ti conosco, e lo so che non mi faresti mai niente del genere. Ricordi? Ho capito che mi amavi prima ancora che lo capissi tu. Ed il cuore mi dice che è vero. E se essere una ragazza moderna significa non doverlo ascoltare, allora non voglio esserlo».

    I due si strinsero con forza e si sdraiarono a terra, facendo una di quelle loro pazzie, godendo appieno la presenza l'uno dell'altro. Per entrambi era un gran sollievo essersi finalmente chiariti. Ora dovevano solo sistemare il tutto in modo da incontrarsi anche davanti agli amici, ma decisero di pensarci dopo, volendo godere appieno il loro ritrovarsi.

    *



    L'ombra nera aveva provato in più modi ad uscire da quell'illusione, che non faceva altro che ripetersi come in un ciclo infinito. Aveva fatto di tutto, aveva utilizzato tutti gli incantesimi di annullamento che conosceva, ma niente aveva funzionato. Aveva anche preso in considerazione l'idea di uccidersi ma, anche se sapeva che era un'illusione, c'era il rischio che morendo nell'illusione sarebbe morto anche nella realtà, e questo era un rischio che non poteva correre. Per cui, nonostante quello che vedesse fosse molto doloroso, capì che l'unica soluzione possibile era affrontare la cosa. Allora, quando la donna soffocata, gli rinfacciò di nuovamente che l'aveva lasciata morire, guardò dentro di sé e vide la verità.

    «Hai ragione». Ammise. «Non ho avuto la forza di oppormi quando ti sei ammalata, ma da allora ho imparato molto, ho acquisito esperienza ed ho avuto la possibilità di crescere ed evolvermi. Se avessi avuto allora la conoscenza di adesso ti avrei salvata a scapito di tutto, senza neanche pensare alle conseguenze, trovando il modo di aggirare le regole». Pronunciate quelle parole, strinse forte la sua mano ed una luce si sprigionò dal viso di lei.

    La pelle della donna riacquistò colorito alla luce di quel bagliore, tenero e rassicurante, ed essa, una volta guarita, si rialzò con uno sguardo pieno d'amore, ed i due si scambiarono un bacio tenero e delicato, prima che lei scomparisse in una luce bianca.
    Fatto questo l'ombra proseguì e raggiunse la donna insanguinata.

    «Non è proprio così». Rispose a lei quando l'accusò di nuovo di averla considerata un ripiego. «È vero, all'inizio ti ho frequentata solo perché mi ricordavi lei. Ma poi, conoscendoti meglio, ho imparato ad amarti per quello che sei. La tua morte è stata qualcosa su cui non avevo alcun controllo, ed il tempo passato insieme è stato qualcosa di prezioso che ho amato e non potrò mai cancellare».

    Dette quelle parole, la tirò fuori dalla macchina e anche lei riprese il suo vero aspetto. Anche in quel caso si concluse tutto di nuovo con un bacio e la donna scomparve con tutto quello che c'era intorno, e con questo capì di aver superato la prova.
    Il risveglio fu molto brusco ed improvviso ma, ritrovandosi nel tempio, ebbe ulteriore conferma di avercela fatta.

    «Complimenti». Udì la voce di Wulfstan. «Ce ne hai messo di tempo, cominciavo a credere che non ce l'avresti mai fatta ad uscire».

    «Cosa vuoi dire?» Chiese con sospetto.

    «Niente». Rispose con lo sguardo di chi aveva detto troppo.

    Capendo che stava nascondendo qualcosa, utilizzò di nuovo l'anello di Andaleeb contro di lui per costringerlo a parlare.

    «Va bene». Confessò. «Il tempo scorre diversamente nell'illusione. Per te saranno passate solo ore. Ma per me sono passati giorni, da quando hai iniziato la prova».

    Quelle parole furono un brutto colpo e gli diedero una grande preoccupazione, era decisamente una brutta notizia. Certo, aveva predisposto tutto per la sua partenza, ma se ci metteva più tempo del dovuto, rischiava di non trovare più il suo drago. Purtroppo era l'unica via da percorrere, e questa notizia gli dava più determinazione per finire più in fretta possibile le prove successive.

    «Molto bene». Rispose al fantasma «Allora non perdiamo tempo e andiamo avanti con la prossima prova».

    Il fantasma obbedì e gli mise di nuovo le mani sulle tempie, dopo che si fu sdraiato. Questa volta si ritrovò istantaneamente in un letto, e si chiese come fosse finito lì. Improvvisamente le due donne a cui aveva appena detto addio nell'illusione precedente apparvero di nuovo preoccupate.

    «Tesoro, stai bene?» Chiese la prima.

    «Eravamo davvero molto preoccupate». Disse la seconda.

    «Beatrice» disse rivolgendosi alla prima donna «Serena». Disse invece all'altra. «Che ci fate qui?» Chiese con grande sorpresa.

    «Beh, noi viviamo qui». Rispose Beatrice.

    «La vita che ci stiamo costruendo insieme. Ricordi?»

    Quelle parole fecero capire all'ombra nera che quella doveva essere la prova della felicità. E questo fece insinuare in lui una domanda. Nella prova del dolore aveva dovuto affrontare ciò che la faceva soffrire, ma cosa avrebbe dovuto fare in questa prova? Come avrebbe potuto superarla?

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:41
     
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    Capitolo 30


    Nei giorni successivi David ed Aitrìa riuscirono a riavvicinarsi e a raccontare agli altri cosa era successo veramente con Rosalba. Purtroppo questo non bastò per calmare le acque.

    «Non puoi veramente credergli». Aveva detto Susanna ad Aitrìa «È ovvio che sta mentendo. È quello che gli uomini fanno sempre».

    «Davvero? A me sembra che voi abbiate mentito». Commentò offesa. «Avevate detto che David non era venuto a cercarmi, ma invece siete state voi a tenerlo lontano da me».

    «Volevamo solo proteggerti. E lo vogliamo tutt'ora. Rischi grosso nel farti abbindolare da lui in questo modo».

    «No. Voi sbagliate. Non conoscete David come lo conosco io». Fu la sua risposta «Capisco che in questo mondo ci siano persone che sono davvero come dite voi, ma questo non significa che lo sia anche lui, ed il fatto che non sia stato influenzato da quel genere di persone è la ragione per cui lo amo».

    «Aitrìa, non esistono più questo genere di sentimentalismi al giorno d'oggi, stai vivendo in una favola, e facendo così farai solo del male a te stessa».

    «No. David è sincero, e te lo dimostrerò».

    Gli amici di David invece furono solamente sorpresi del loro riappacificamento, e discussero in casa di Dario di quello che era successo.

    «Non pensavo che sarebbe riuscito a convincerla». Aveva detto quest'ultimo. «Con quello che era successo con Rosalba, pensavo che la storia si sarebbe ripetuta».

    «Quella Aitrìa è proprio una persona originale, devo ammetterlo». Affermò Patrick «Non so se sia ingenua o furba».

    «Tu fai attenzione a quello che dici». Aveva risposto l'insegnante di matematica arrabbiato. «Per colpa tua adesso la gente pensa che David sia una sorta di persona viscida che si stia approfittando dell'ingenuità e della bontà di Aitrìa. Il tuo piano è stato un fallimento totale, e quel pettegolezzo che abbiamo sparso ora è sfuggito ad ogni controllo».

    «Non posso negarlo». Aveva detto Filippo «Ciò che sta succedendo non è affatto divertente».

    «Quindi ci tocca per forza sistemare le cose e sperare che quel pettegolezzo si sgonfi da solo». Concluse Marcello.

    *



    «Ma perché non la smettono di guardarci?» Si era lamentato David durante una passeggiata notturna con sua moglie.

    «Vedrai che col tempo passerà tutto». Aveva risposto lei.

    La coppia aveva voluto fare una cena con gli amici ad un ristorante nei pressi del quartiere di David, così lui ed Aitrìa non avevano dovuto usare la macchina per andare lì. Lì erano venuti sia Arianna che suo padre, gli amici di David e le amiche di Aitrìa. Dato che la situazione era tesa, evitarono di parlare di quanto stava accadendo. Dopo cena, ognuno si salutò e tornarono tutti in casa propria, e dato che loro due non avevano bisogno della macchina, potevano andare a piedi. Durante la via del ritorno avevano anche preso le strade meno frequentate per arrivare prima.

    «Spero davvero che sia come dici tu. Ma, finché la cosa non si risolve, sarà sgradevole».

    «Ce la farai. Non temere. Io ho dovuto aspettare 200 anni prima di essere liberata dalla mia prigione. E se io ho aspettato così tanto prima di essere libera, tu dovrai aspettare molto meno prima che quei pettegolezzi spariscano».

    David si sentì molto rincuorato da quelle parole, e quindi i due proseguirono verso casa, cercando di ridere e scherzare di quello che era successo. Mentre camminavano sentirono dei passi alle loro spalle e, voltandosi, si accorsero di un signore con i capelli rossi ed una tuta sportiva che stava correndo verso di loro, non riuscendo comunque a vedere la sua faccia per via del buio e della distanza. Probabilmente stava facendo una corsetta notturna per mettersi in forma, anche se era strano che indossasse dei guanti, ma in fondo erano affari suoi quello che faceva. Così i due si misero un po' più a sinistra per lasciarlo passare, continuando nel frattempo a camminare. L'uomo in tuta sportiva passò vicino a loro, ed in quel momento David sentì una fitta lancinante. Cacciando un urlo di dolore si accorse che il tizio gli aveva conficcato un coltello da cucina nel fianco. Nel cuore di David, si formò una grande paura alla vista di tutto quel sangue, e sentì le forze che gli mancavano. Istintivamente mise le mani sulla ferita mentre cadeva a terra, nel tentativo di tenere le parti del suo corpo ed il sangue che sgorgava dentro di lui. Nei suoi ultimi momenti di coscienza, osservò il tipo con il coltello insanguinato avventarsi contro Aitrìa con un'espressione folle e perversa nello sguardo.

    «Voi bellocci credete di poter fare quello che volete perché siete belli. Ma vediamo quanto ancora vi pavoneggerete senza le vostre adorate facce».

    Fu quello che sentì dire dal suo assalitore prima di perdere i sensi, mentre intravedeva impotente Aitrìa che lottava disperatamente.

    *



    Lentamente David riaprì gli occhi, sentendosi stordito e debole. Guardandosi intorno si accorse di essere in un letto di ospedale e, toccandosi la faccia, capì di averla ancora attaccata al corpo. Poi, passando la mano dove era stato accoltellato, sentì i punti delle cuciture.

    «David! Ti sei finalmente svegliato!».

    Non fece neanche in tempo a capire chi fosse, che si ritrovò Arianna che lo strinse forte tra le braccia con le lacrime te le rigavano il viso.

    «Arianna, ma che...»

    «Venite tutti, si è svegliato». Chiamò l'amica.

    Il fotografo vide la porta aprirsi ed entrare tutti i suoi cari insieme. I suoi amici e i suoi genitori, ed anche il padre di Arianna. Tutti esternarono la loro preoccupazione ed il loro sollievo per il fatto che fosse ancora vivo.

    «Ma che è successo?» Chiese confuso «Ricordo solo che c'era quel tipo in tuta sportiva che mi aveva pugnalato».

    «Quel "tipo" era il ladro di volti». Rispose brutalmente sua madre.

    «Cosa?»

    «Sì. La polizia lo ha identificato finalmente. Si chiamava Gabri Piras. Era un Incel, un celibe involontario. Sembra che da piccolo fosse vittima di bullismo di un gruppo di ragazzi, tra cui una ragazza che gli piaceva. Poi lei è scomparsa, e nessuno ha saputo più niente, dopo è stato scoperto che l'aveva uccisa lui. Nella sua cantina hanno trovato tutte le facce delle sue vittime. Il suo movente a quanto pare era la sua vendetta nei confronti delle persone belle». Gli Spiegò Patrick.

    «E voi come le sapete tutte queste cose?»

    «Le hanno dette al telegiornale». Spiegò Asclépios. «La polizia tra le sue cose ha trovato anche il suo diario dove annotava i suoi atti criminosi».

    «Come al telegiornale?»

    «Sei rimasto convalescente per giorni. I medici ti hanno operato in tempo, ma non c'era ancora la certezza che ti saresti risvegliato, ma per fortuna ce l'hai fatta». Rispose suo padre.

    David era certamente felice di essere ancora vivo e che tutti loro fossero rimasti con lui per tutto il tempo. Improvvisamente, guardandosi attorno, si rese conto di chi mancava.

    «Aitrìa! Dov'è lei? Cosa le è successo? Sta bene?»

    Tutti rimasero con un silenzio preoccupante ed un'espressione cupa.

    «David,» gli disse infine sua madre. «Tua moglie sta bene. Ha chiamato lei la polizia e l'ambulanza, ma tu non devi più starle vicino».

    «Perché? Cosa le è successo? Se l'ha sfigurata non importa. Ditemi come sta?»

    «David, sai perché il ladro di volti non ti ha ucciso?» Rispose alla fine Angelo. «Perché è lei che lo ha ucciso per prima».

    «Cosa?»

    «Sì. Lo ha ucciso, ed in questo momento è in un ospedale psichiatrico». Disse brutalmente Patrick.

    «Come è possibile? È lui che ci ha attaccati! È stata legittima difesa». Si lamentò David.

    «È per il modo in cui lo ha fatto». Rispose Carmelina.

    «Ma che cosa ha fatto? Ditemelo!» Si lamentò.

    «Lo ha sbranato. Va bene?» Disse suo padre.

    «Cosa?»

    «Sì, quando la polizia e l'ambulanza sono arrivati, hanno trovato Gabri a terra morto con la gola squarciata, ed era pieno di morsi in altre parti del corpo. Aitrìa aveva ancora la bocca sporca del suo sangue, e le analisi hanno confermato che le impronte dei denti erano le sue, non che fosse necessario farlo, dato che lei stessa ha ammesso tutto».

    «Cosa?»

    «Già. Questo sarebbe bastato ad incriminarla per eccesso di legittima difesa. Ma durante l'interrogatorio della polizia ha dichiarato che in caso di pericolo lo avrebbe fatto di nuovo, di non essere né pentita né turbata e che per lei era giusto e naturale uccidere per proteggerti. Hanno anche chiamato uno psichiatra per farla visitare, la sua personalità è stata definita fortemente repressa e antisociale, quindi è stata giudicata mentalmente instabile e pericolosa. A dare ulteriore conferma a questo è anche saltato fuori il fatto che aveva anche morso uno studente quando lavorava come bidella».

    «E durante la detenzione non se n'è neanche stata buona. Non faceva altro che lamentarsi chiedendo di te e se stavi bene e voleva scappare per raggiungerti. Così ai suoi problemi si è aggiunta anche la resistenza a pubblico ufficiale». Aggiunse Massimo.

    «No!»

    «Purtroppo sì. Per calmarla hanno dovuto imbottirla di sedativi». Continuò Patrick.

    «Dov'è adesso? Fatemi parlare con lei!»

    «No David!» rispose sua madre «Ti avevamo avvertito che Aitrìa aveva qualche rotella fuori posto, ma questo dimostra che era anche peggio di quello che pensavamo. Sei stato impulsivo a sposarla. Quando ti sarai rimesso devi cominciare ad organizzare davvero il divorzio».

    David continuò ad agitarsi e a lamentarsi, e dovettero arrivare anche degli infermieri per tenerlo fermo. Ancora non poteva crederci, che Aitrìa fosse finita in seri guai per averlo salvato. Come poteva fare per aiutarla adesso?

    Capitolo 31


    «COME HAI POTUTO FARLE QUESTO?» Aveva urlato Greta a David, dandogli uno schiaffo, quando lui si era presentato a casa loro. «LO CAPISCI VERO CHE È TUTTA COLPA TUA? SE NON LE AVESSI MESSO IN TESTA DI DIVENTARE UMANA, ORA SAREBBE ANCORA LIBERA».

    «Lo capisco». Aveva risposto lui in lacrime. «Ho combinato un disastro».

    Il fotografo, dopo essersi rimesso, era riuscito a scoprire in quale ospedale psichiatrico era stata mandata. Ma purtroppo non era ancora riuscito a vederla. Tutti quelli che conosceva glielo avevano impedito. Nel farlo aveva anche scoperto che le sue amiche si erano completamente allontanate da lei e avevano tagliato ogni contatto, non volevano avere niente a che fare con un'assassina psicopatica.

    «David,» gli aveva risposto Arianna, che era venuta con lui per dargli supporto morale. «Non potevi sapere che le cose sarebbero andate in questo modo».

    «Ma avrei dovuto». Fu il suo commento. «Lei è uno spirito libero. È naturale che non sia fatta per la società d'oggi». Poi guardò le due fate «Però perché voi due non l'avete aiutata prima? Perché non le avete detto come comportarsi e cosa dire alla polizia?»

    «Non abbiamo fatto in tempo. È accaduto tutto così in fretta che non siamo riuscite a suggerirle nulla». Fu la risposta di Ingrid «Ma non cambiare argomento. Allora, come pensi di fare a sistemare le cose?»

    «Ci ho pensato in questi giorni». Rispose lui «Purtroppo non la faranno uscire finché non verrà considerata guarita. Ed anche dopo questo, non credo che qualcuno le darà un lavoro o altro, e la assoceranno sempre a quell'evento». Commentò con tristezza.

    «Quindi...?» Chiesero le due fate.

    «Lo sapete già cosa dovremo fare dopo, ma ora la priorità è farla evadere».

    «Cosa?» Disse Arianna sconvolta «David, se la fai evadere rischi di finire nei guai, nel caso ti becchino. Hai in mente qualcosa per mettere in atto questo piano?»

    «No. Pensavo che magari potreste aiutarmi voi due». Rispose David rivolto alle fate. «Fatela evadere usando la magia».

    «Non credi che se le leggi del mondo magico ci avessero permesso di farlo lo avremmo già fatto?» Rispose Greta scocciata. «È proibito fare questo genere di cose. Un'evasione misteriosa senza alcuna spiegazione logica attirerebbe troppo nell'occhio. Per riuscire ad evadere dovrebbe avvenire in una maniera spiegabile. Allora così andrebbe bene».

    «Non potete almeno fare cose minime, come appunto camuffarmi, aprire le porte, o roba simile?»

    «Hmm...» Rispose Ingrid «Normalmente non si potrebbe fare neanche questo. Ma dobbiamo aiutare Aitrìa, quindi potremmo rischiare anche noi».

    «Va bene». Cedette Greta «Appena avremo un piano in mente potremo usare un po' di magia per metterlo in atto».

    Così tutti quanti loro iniziarono a riflettere su cosa fare.

    *



    Aitrìa se ne stava nella sua stanza ancora a preoccuparsi di come stesse David. Da quando l'avevano portata in quel posto nessuno l'aveva informata di come stava, e non aveva ricevuto nessuna visita. E questo l'aveva ferita molto. Come era possibile che le sue amiche l'avessero abbandonata in quel modo? In quei giorni non aveva fatto altro che fare sedute psichiatriche dove volevano farle dire che il suo comportamento era sbagliato, e desideravano capire perché lo avesse fatto in quel modo. Che c'era di sbagliato ad essersi difesa ed aver voluto proteggere qualcuno che amava con qualunque mezzo?

    «Ma perché mi è successo tutto questo?» Aveva pensato. «Io sono stata solo me stessa!»

    Ormai non era neanche più nello spirito di ribellarsi, né di ringhiare o di soffiare. Guardando la finestra, contemplando le strade di Roma, rifletté su quanto le mancasse essere un drago.

    «Se avessi ancora le mie ali potrei semplicemente volarmene via da qui». Sospirò.

    «Beh, in questo momento non possiamo ancora farti volare, ma c'è un altro modo per andartene».

    La ragazza si voltò e vide suo marito insieme a Greta, Ingrid, ed Arianna.

    «David!» Gli disse Aitrìa abbracciandolo con tutte le sue forze con gli occhi rigati dalle lacrime. «Sei vivo e stai bene per fortuna. Ho temuto il peggio quando quell'uomo ti ha pugnalato. Ti prego, dimmi che non mi consideri pazza per quello che ho fatto».

    «Va tutto bene Aitrìa. Lo so che volevi solo proteggermi. Sei un drago, e ti sei comportata come tale».

    «David, ormai non lo sono più da tempo. Ho commesso qualche errore adesso, ma vedrai che sistemerò tutto».

    «Di questo ne parliamo dopo». Rispose lui «Ora devi scappare via da qui subito».

    «Mi porterete via voi?»

    «No, non possiamo» Aveva risposto Greta. «Ma ti faremo uscire fuori ugualmente».

    A quelle parole la fata tirò fuori la bacchetta e, con un suo movimento fluido le lenzuola presero vita propria e si legarono tra di loro formando una corda che si legò alla finestra. Dopodiché, con un altro movimento, le sbarre caddero a pezzi come se fossero state tagliate da una lima.

    «Questo è il meglio che possiamo fare. Per il resto devi scappare da sola, noi ti aspettiamo fuori, ma non temere, nessuno ti vedrà, a parte noi». Spiegò Ingrid, toccandole la testa con la bacchetta, avvolgendole il corpo in un bagliore di luce marrone, per poi aprire un varco per portare via David e la sorella.

    Una volta che furono scomparsi, Aitrìa discese sulla corda di lenzuola, dopodiché iniziò a correre a tutta velocità. Mentre correva, passò vicino ad una guardia, ma quella non notò la sua presenza, grazie all'incantesimo di occultamento che Ingrid aveva posto su di lei, anche se dovette fare attenzione per non farsi sentire. Quando la guardia passò oltre, lei continuò la sua corsa fino a raggiungere l'uscita. Lì vi trovò le fate e suo marito ad aspettarla.

    «Incredibile!» Affermò, quando lei lo raggiunse. «Arianna aveva ragione. Al giorno d'oggi il trucco della corda con le lenzuola funziona ancora. Un piano stupido ma che ha funzionato benissimo».

    «Andiamocene adesso prima che qualcuno ci veda». Affermò Greta aprendo un varco che, una volta attraversato, riportò tutti al giardino di casa di Greta ed Ingrid.

    «Ed adesso che cosa facciamo?» Chiese Aitrìa. «Sono contenta di essere di nuovo libera, ma come la mettiamo con la vita che ci eravamo costruiti insieme?»

    «Aitrìa...» disse David, con un sguardo molto serio. «Purtroppo per noi due non c'è più speranza di una vita insieme».

    «Che intendi?» Chiese lei?

    A quelle parole Greta ed Ingrid presero le bacchette e, con un gesto fluido fecero arrivare in volo sulla mano di David la boccia in cui all'interno luccicava l'essenza di drago di Aitrìa.

    «David!» Aitrìa era sconvolta «Ma che ti prende? Lo sai che se ritorno drago poi non potrò più ridiventare umana una seconda volta».

    «Lo so. Ma ormai è l'unico modo per te di essere libera. Non puoi passare il resto della tua vita a scappare, devi tornare te stessa e ricongiungerti alla tua gente, ovunque essa si trovi».

    «Ma David, te l'ho già detto, non voglio andarmene senza di te».

    «Nemmeno io vorrei che tu te ne vada via. Ma purtroppo non c'è scelta».

    «Ma credevo che ormai tu mi amassi».

    «Certo che ti amo, ed è proprio per questo che devo lasciarti andare. Io voglio quello che è meglio per te, e purtroppo non è essere umana».

    «Ma...»

    «Aitrìa. A te piaceva essere umana? Allora?» David era davvero serio con quella domanda.

    «No». Rispose con lo sguardo a terra, rassegnato e sconfitto. «Voglio di nuovo volare, cacciare, sentirmi libera. Odio questo corpo debole e gracile. Non mi piace neanche portare i vestiti, né che gli altri mi dicano cosa fare e come comportarmi. Non mi piace nemmeno che mi impongano perfino il modo in cui devo mangiare. Voglio sentirmi di nuovo me stessa».

    David annuì e, senza il bisogno che ci fosse altro da dire, fece spazio in modo che Aitrìa, una volta tornata drago, non sarebbe andata addosso a nessuno, una volta recuperate le sue vecchie dimensioni. La ragazza vide come il marito la stesse osservando attentamente, e non poteva biasimarlo, dato che era l'ultima volta che la vedeva con le sue sembianze umane, e probabilmente voleva ricordarla così. In fondo era quel corpo il motivo per cui aveva accettato il suo amore.

    «Fallo». Gli disse.

    David obbedì ed aprì la bottiglia. L'essenza uscì fuori da essa e volò verso Aitrìa come un pezzo di metallo attratto da un magnete. La ragazza percepì un torpore piacevole in tutto il corpo, mentre veniva sollevata in aria. Vide le unghie tornare ad essere artigli, la pelle ricoprirsi di squame, sentì i denti appuntirsi, il volto tornare ad essere muso, e le ali e la coda che le stavano rispuntando.
    Quando il bagliore si dissolse, Aitrìa atterrò nuovamente con le sue ritrovate quattro zampe. Dopo aver acquisito la consapevolezza fisica di essere tornata drago, si diede una bella sgranchita piena di sollievo per aver riavuto il suo corpo. Finalmente si sentiva di nuovo completa. Aveva riavuto la sua forza, i suoi sensi erano acuti come prima, e non essere più intrappolata in un corpo che non aveva mai riconosciuto come proprio era un gran sollievo. Tutto ciò che rimaneva della ragazza che era stata erano solamente i vestiti ridotti a brandelli. Scagliò poi una fiammata in aria per riabituarsi al suo alito di fuoco. Stava per sorridere per il fatto di essere di nuovo sé stessa quando, posando lo sguardo su David, si ricordò perché aveva deciso di annullarsi, ed il suo cuore si riempì di immensa tristezza, che anche lui stava manifestando.
    La dragonessa lo vide fare qualche passo indietro, con le lacrime agli occhi e scappare via, lei vedendolo agire in quel modo, si alzò in volo, avendo qualche difficoltà a riabituarsi alle sue ali, per poi andarsene di nuovo nella sua vecchia tana. Lì ruggì di dolore, e si abbandonò alla tristezza e allo sconforto.

    *



    L'ombra nera si era goduta quei momenti di felicità con le donne che ormai aveva perduto, ma allo stesso tempo aveva continuato a valutare la situazione, non avendo dimenticato che fosse tutta un'illusione, per quanto fosse piacevole. I suoi ricordi non erano alterati, e sapeva che loro due erano morte. Sarebbe stato bello abbandonarsi a questa realtà, dimenticarsi del mondo esterno e vivere nell'illusione che tutto fosse reale. Beatrice e Serena ancora vive, era quello che avrebbe voluto di più al mondo, e il poter vivere con entrambe, senza gelosie, era qualcosa di allettante. Ma era proprio il fatto di poter avere entrambe che gli aveva fatto aprire gli occhi. Questa era la vera illusione. Se fossero state entrambe vive, non avrebbero accettato una vita in comune, non avrebbero voluto condividerlo, non era neanche possibile che scegliesse una e mandasse via l'altra. L'illusione non aveva ricreato le loro personalità e non aveva neanche riprodotto i loro difetti. Decise di evitare il dolore della separazione aspettando il calare del sole, e che tutti andassero a dormire. Quando loro si addormentarono, le accarezzò amorevolmente il volto contemplandolo con infinita tristezza ed uscì fuori dalla porta di corsa, volendo concludere il più in fretta possibile. Intorno alla casetta in cui viveva insieme alle sue amate, c'era una foresta, ed un paese dove facevano la spesa ed andavano qualche volta. Ma c'era anche una stradina che si inoltrava di più nell'oscurità, che non aveva ancora osato percorrere. Quella doveva essere l'uscita.

    «Aspetta! Non andare di là» Lo chiamò Beatrice.

    «È pericoloso da quella parte, è una strada senza ritorno!» Aggiunse Serena.

    Il fatto che entrambe si fossero risvegliate, era la prova definitiva. L'illusione non gli avrebbe permesso di cavarsela facilmente.

    «Sapete perché me ne sto andando. Ormai è arrivato il momento per me». Disse con tristezza voltandosi verso di loro.

    «Di cosa stai parlando?» Chiese Beatrice.

    «Del fatto che devo lasciarvi». Fu la sua risposta. «Voi non siete reali, e per quanto io desideri il contrario, questo non cambia la realtà dei fatti».

    «Ma che stai dicendo? Noi siamo reali! Ma se te ne vai non potrai più tornare, lo capisci?»

    «Siamo qui per te e ti amiamo. Perché vuoi lasciarci?» si lamentò Beatrice.

    «Perché ho cose importanti da fare. Rifugiarsi nei sogni è sbagliato. I momenti felici che ho passato con voi in questa illusione sono stati belli ma devo affrontare la realtà. Vi ho sempre amate, e sempre vi amerò. Sarete sempre nel mio cuore, ma devo andare avanti e lasciarvi andare. Addio». Disse per poi voltarsi ed addentrarsi nella foresta oscura, temendo che se si fosse trattenuto ulteriormente, non sarebbe più riuscito ad andarsene.

    A nulla valsero i richiami e le suppliche di Beatrice e Serena che lo imploravano di non andarsene, di rimanere con loro, di non lasciarle da sole, ma l'ombra non si voltò e proseguì il suo viaggio nell'oscurità, per quanto le loro parole gli causassero un gran dolore, resistette, continuando a ricordare che niente di tutto quello che lo circondava era reale. In risposta a quei pensieri, quando si fu allontanato completamente dalla casa, l'oscurità degli alberi lo avvolse completamente e, come aveva previsto, si risvegliò di nuovo nel tempio.

    «Ritorno spiacevole dal regno della felicità?» Chiese in tono canzonatorio Wulfstan.

    «Perché mi hai fatto questo? A che serviva questa prova?» Chiese l'ombra nera furente con il viso ancora rigato dalle lacrime.

    «Serve a dimostrare che chi cerca la sfélenchos deve anche essere disposto a mettere da parte i suoi sentimenti personali in nome della sua missione. Sai, alcuni avrebbero ceduto e avrebbero sprecato tutta la loro vita nell'illusione. Complimenti a te per non averlo fatto». E batté le mani trasparenti ed ustionate in un applauso.

    Quelle parole lo fecero ribollire di rabbia, ma si trattenne. Dopotutto quanto vissuto era irreale, e quel fantasma forse non ricordava più che c'è sempre una colossale differenza tra una illusione e la realtà.

    «Smettiamola di parlare, e procediamo. Ormai manca solo l'ultima prova. Facciamola subito e togliamoci il pensiero».

    «Che impaziente, ma d'accordo. Procediamo e vediamo come te la cavi». Rispose il fantasma, per poi mettergli per un'ultima volta le mani nelle tempie.

    Questa volta l'ombra si ritrovò in una biblioteca antica.

    «Ma che ci faccio qui?» Si chiese.

    «Ehi, tu! Che aspetti? Spolvera quei libri, e ricorda che non devi leggerli!» Disse una voce alle sue spalle.

    Voltandosi, l'ombra nera vide un uomo che non conosceva, vestito da monaco. E guardando sé stesso, si accorse di avere anche lui degli abiti ed un cappuccio da monaco. Non capendo il senso di quella prova, decise per il momento di assecondare quel tipo. Prese allora il piumino che si era ritrovato in mano, e cominciò a spolverare. Come aveva fatto con la prova precedente, avrebbe dovuto assecondare l'illusione, valutare la situazione e poi sperimentare ogni possibile teoria per capire come uscire fuori di lì e prendere finalmente la sfélenchos.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:44
     
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    Capitolo 32


    «Dai Aitrìa, non fare così». Le disse Ingrid

    «Lo capiamo che stai soffrendo. Ma devi farti forza. Ci siamo noi qui con te». Cercò di consolarla Greta.

    Nei giorni successivi Aitrìa era rimasta nella sua tana a piangersi addosso, uscendo unicamente per fare i suoi bisogni, limitandosi solo a mangiare quello che le due fate le portavano, senza cacciare nulla per conto suo.

    «Coraggio. Facci uno di quei sorrisi che fai di solito». Provò ad incitarla Ingrid facendo apparire delle sfere luminose con la bacchetta e facendogliele volare intorno per provare a fargliele acchiappare come faceva sempre con loro quando era cucciola.

    La dragonessa diede uno sguardo vuoto alle sfere, per poi tornare a crogiolarsi nel suo dolore.

    «Su andiamo». Provò ad insistere Greta «La situazione non mi sembra così grave».

    «Sì che lo è». Rispose la dragonessa con le enormi lacrime che le scendevano dal muso bagnando il pavimento della caverna. «Diventare umana era l'unica possibilità che avevo per poter stare con David. Ma non ha funzionato. L'unica speranza che avevo con lui è perduta».

    «Non puoi dirlo con assoluta certezza». Le disse Greta, pur sapendo che non era il caso di darle false speranze, visto che Aitrìa aveva davvero bisogno di voltare pagina.

    «Sì invece». Rispose la dragonessa. «A lui non è mai piaciuto questo corpo. Amava la donna che ero diventata, ma ho rovinato tutto. Ora che sono di nuovo così non mi vorrà più. Probabilmente all'inizio soffrirà, ma poi gli passerà, si metterà con Arianna, vivranno felicemente insieme, moriranno alla fine della loro breve vita, ed io rimarrò da sola».

    «No. Dai. Non essere di un pessimismo così estremo». Cercò di incoraggiarla Ingrid. «Non è detto che le cose vadano proprio in questo modo».

    «Certo che andranno in questo modo. Arianna ha sempre amato David. Ed adesso che io non ci sono più ad intralciarla può finalmente averlo tutto per sé. E perfino io riesco a capire che, senza di me, è lei la compagna migliore per lui».

    «Beh...» disse Ingrid: «Forse allora dovresti partire e trovare la tua gente. Ricorda che l'ombra nera ti sta ancora cercando. Ricongiungerti con gli altri draghi è la tua unica salvezza. Magari tra di loro potresti trovare qualcun altro e innamorarti di nuovo».

    «Io non voglio qualcun altro. Io voglio solo David. Lo sento nel cuore. Lui era l'unico per me. Non mi importa più se l'ombra nera mi riprenderà. Non mi importa più di niente. Lasciatemi sola». Rispose Aitrìa con la voce rotta dal pianto.

    Greta ed Ingrid provarono di nuovo a parlare con lei, ma la creatura le allontanò ruggendo furiosamente contro di loro. Le due sorelle fate capirono la sofferenza e quindi lasciarono sola la dragonessa con il suo dolore.

    «Ma che facciamo adesso? Non l'ho mai vista così triste e tormentata in tutta la sua vita». Disse Ingrid alla sorella.

    «Non lo so. Proprio non lo so». Rispose Greta sconsolata. «Possiamo solo riprovare a parlarle in un altro momento, quando si sarà calmata».

    *



    Nei giorni successivi la notizia dell'evasione di Aitrìa aveva fatto scalpore, era anche finita al telegiornale. La polizia aveva perquisito la casa di David, credendo che si fosse nascosta da lui. Perquisirono anche le case dei suoi genitori, quelle dei loro amici, ed anche la casa di Greta ed Ingrid, senza riuscire a trovarla. Il sospetto che fosse riuscita ad evadere grazie a lui c'era ma, grazie alla magia, aveva un alibi che lo scagionava completamente. I pettegolezzi su David erano anche cessati, ma a lui non importava. Aver lasciato andare Aitrìa era stato troppo doloroso. Oltretutto non poteva nemmeno andarsene da qualche parte senza venire sorvegliato dalla polizia che lo teneva d'occhio pensando che si sarebbe potuto vedere con Aitrìa.
    Inizialmente, i suoi amici lo lasciarono in pace per dargli il tempo di smaltire la sofferenza, poi iniziarono le parole di consolazione ed i tentativi per convincerlo ad andare avanti e a voltare pagina.

    «Dovevi lasciarla da tempo». Gli aveva detto Dario.

    «È una fortuna che non ti abbia cercato. Se ha potuto uccidere un uomo sbranandolo, chissà cosa ti avrebbe fatto se la facevi arrabbiare». Disse invece Massimo.

    «Quella aveva un'ossessione compulsiva nei tuoi riguardi». Aveva affermato Filippo.

    «Devi capire che la polizia cerca di proteggerti da lei. Spera solo che riescano a prenderla». Invece aveva commentato Marcello.

    «Te lo avevo detto che c'era qualcosa che non andava in lei». Gli aveva detto sua madre.

    «Sei stato impulsivo a sposarla». Lo aveva rimproverato suo padre.

    Perfino Patrick provò a consolarlo, a modo suo.

    «Te lo avevo detto. Di questi tempi le relazioni serie non portano a nulla di buono. Fai come me. Una botta e via. Facile, rapido ed indolore. E ti permette di conoscere tante ragazze diverse».

    Ma niente gli risollevava il morale.
    Ormai non lo vedevano quasi mai, dato che usciva solo per lavorare, mentre per il resto del tempo se ne stava in casa sua a guardare la televisione, senza lavarsi e senza radersi.

    *



    «David? Sono Arianna. Lo so che stai malissimo, ma per favore, fammi entrare. Io e gli altri siamo preoccupati davvero per te». Aveva detto Arianna quando era venuta a trovarlo ma lui non le rispose. «Lo so che sei lì dentro. Quindi per favore apri la porta e fammi entrare».

    Non ricevendo nessuna risposta, Arianna fece qualcosa di folle, scavalcò il cancello entrando in giardino. Poi, arrivando d'innanzi alla porta della sua casa, si accorse che era aperta. Entrando trovò tutto al buio e, accendendo la luce, vide David, seduto sulla poltrona che si stava per portare una bottiglia alla bocca. Lei, a quella vista, si spaventò, corse verso di lui e si sbrigò a togliergliela.

    «David! Ok che sei depresso, ma darti all'alcolismo mi sembra un po' troppo!» Disse preoccupata, solo per accorgersi dopo che quella non era una bottiglia di una qualche bevanda alcolica, ma solamente una bibita.

    «Non sono capace di fare una cosa simile». Disse con un tono devastato. «Ma guardami quanto sono patetico». Aggiunse mentre Arianna poté constatare quanto era messo male.

    La barba gli era cresciuta, segno che aveva passato quei giorni senza radersi, ed i capelli erano completamente spettinati, e aveva il viso rigato dalle lacrime. Il deodorante lo aveva messo perché nei giorni di lavoro ce l'aveva fatta ad apparire con un aspetto presentabile. Ma ogni volta che era in casa si lasciava andare completamente.

    «Una persona normale nello stato di tristezza in cui mi trovo io sarebbe già sprofondata nell'alcolismo. Io invece mi dedico all'acqua e alle bibite gassate». Poi concluse con grande esasperazione «Ma che cos'ho io che non va? Perché non riesco ad adeguarmi in questo mondo?»

    «David, tu non hai niente che non va. Tu sei un ragazzo meraviglioso e speciale. Una rarità che al giorno d'oggi è difficile trovare. Il fatto che tu abbia resistito all'alcool nonostante il tuo livello di tristezza ti rende forte, non strano ed anormale». Gli disse Arianna con tutta la dolcezza possibile abbracciandolo.

    Lui ricambiò l'abbraccio scoppiando in un pianto disperato. La biologa non disse nulla e cominciò ad accarezzarlo lasciandolo libero di sfogare tutta la sua tristezza e la sua frustrazione.

    «Perché? Perché non riesco a trovare l'amore? Mi è sempre andata male con tutte, e quando finalmente riesco a trovarne una speciale ci ha pensato la sfortuna a separarci».

    «Che intendi?»

    «Non è ovvio? Tra tutte le persone che ci sono in questo mondo, proprio noi due doveva prendere di mira il ladro di volti? E se magari avessi fatto un corso di autodifesa avrei potuto sconfiggerlo io, Aitrìa non lo avrebbe sbranato per proteggermi, e tutti non avrebbero incominciato a pensare che fosse pazza».

    «No, David, non è stata colpa tua».

    «Dillo a Susanna, Barbara, Palmira e Wendy. Tra le cose che mi sono successe, loro me lo hanno detto in faccia, pensano che io abbia fatto qualcosa ad Aitrìa per farla impazzire in questo modo. E mi hanno augurato di non riuscire a ritrovarla, ovunque ella sia».

    «Non dare loro retta. Sono solo arrabbiate perché la loro amica è scomparsa, ma non devi pensare di averle fatto del male».

    «Certo che gliene ho fatto. Se non mi avesse mai conosciuto non si sarebbe mai innamorata di me. Si sarebbe ricongiunta con la sua specie, e probabilmente avrebbe trovato qualcuno di uguale a lei che l'avrebbe di certo resa felice più di quanto avrei fatto io. Quindi avevano ragione a dire che il mio amore è stato tossico per lei. Scommetto che anche lei lo pensa, e che mi odia per questo».

    «No dai». Tentò di confortarlo Arianna: «Solo perché non l'hai più vista da quando è ritornata drago non significa che lei ti odi».

    «Sì invece! Prima mi era sempre vicina perché sperava di avermi. Adesso non lo fa più. Mi sento come se avessi un vuoto incolmabile nel mio cuore. Rimpiango perfino il periodo in cui mi corteggiava come drago. Ogni giorno spero sempre di trovarla davanti alla finestra ad aspettarmi, pronta a farmene una delle sue per convincermi a stare con lei. Ma niente. Non c'è. È probabile che non voglia più vedermi. Ormai è solo questione di tempo che se ne vada per non tornare mai più. Ed io non avrò più alcuna speranza di rivederla. Aitrìa era unica e speciale, e non ne troverò mai un'altra come lei». E continuò a piangere.

    La biologa gli permise di sfogarsi per un tempo indeterminato, sempre tenendolo stretto tra le sue braccia. Aveva visto altre volte David con il cuore a pezzi per una ragazza, ma questa era la situazione peggiore di tutte e non sapeva che fare. Forse questa per lei era l'occasione che aspettava da tempo. Aveva già creduto di averlo perduto una volta quando aveva sposato Aitrìa, ed adesso il fato le aveva dato un'altra possibilità, e lei doveva sfruttarla. Forse era insensibile provarci con lui, ma quel drago non aveva esitato neanche un momento per dirgli quello che provava, ed alla fine David aveva scelto lei. Quindi era il momento di prenderla d'esempio ed avere la medesima forza interiore.

    «Su, non fare così. Non è detto che dopo questa esperienza tu non riesca ad amare di nuovo. Forse quella giusta per te è anche più vicina di quanto tu creda». Lui alzò lo sguardo verso di lei manifestando la sua confusione. «David, la verità è che io ti amo davvero. Avrei sempre voluto dirtelo, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Fin dall'inizio, quando ti ho proposto di fingere di stare insieme era solo per potermi avvicinare a te in modo che potessi vedere quanto stavamo bene insieme e dirti quello che provavo. Poi hai scelto lei e questo mi ha ferito. Voglio davvero che tu questa volta scelga me».

    Quelle parole ebbero un certo effetto nel cuore di David. Forse nel profondo lo aveva sempre saputo. In fondo quegli appuntamenti fatti con Arianna erano stati piuttosto piacevoli. Ed oltretutto erano stati amici per così tanto tempo, che forse mettersi insieme era il passo successivo. Arianna era piena di buone qualità. Era bella, intelligente, intraprendente, avventurosa, più di una volta gli aveva risollevato il morale. Oltretutto né i suoi amici né i suoi genitori l'avrebbero mai criticata. Gli era sempre piaciuto lavorare insieme a lei, ed erano sempre stati un'ottima squadra. Quindi chissà, forse poteva anche essere Arianna quella giusta. Forse doveva cominciare a farsi forza e fare il primo passo per riprendersi e voltare pagina. Forse doveva cercare di nuovo qualcuna che fosse umana, anche se questo non era certo il momento giusto, Arianna indubbiamente non sapeva scegliere le circostanze adatte per certe cose. Mentre aveva tutti quei pensieri per la testa, Arianna prese l'iniziativa e gli diede un bacio sulle labbra, un bacio che lui non ostacolò.

    «Su dai, alzati. Ti aiuto a ripulirti» Gli disse dopo aver fatto.

    Dopo avergli fatto lavare il viso ed averlo aiutato a radersi, lo invitò a fare una passeggiata insieme, tanto per fargli assaporare di nuovo l'aria, al di fuori degli orari lavorativi. I due passarono di nuovo per i parchi e le abitazioni godendosi l'aria fresca del pomeriggio e, piano piano, ricominciarono a parlare tra di loro.
    Quando la passeggiata fu finita, lo riaccompagnò a casa.

    «Pensi che potremmo rivederci domani?»

    «Beh, perché no». Rispose lui con lo sguardo che sembrava aver ripreso un po' di vitalità.

    I due quindi si scambiarono un breve sorriso, e poi si separarono andando ognuno per la sua strada.

    *



    Arianna se ne stava a guardare la televisione con Morgana tra le sue braccia e pensieri ottimistici nella testa.

    «Lo sai Morgana?» Le disse «Mammina finalmente è riuscita a dichiararsi al suo amato, e lo ha messo sulla strada giusta per riprendersi dalla sua depressione. Ho una possibilità finalmente. Ed ho tutta l'intenzione di sfruttarla. Sì, sono convinta che andrà tutto bene». E si mise a danzare con la gatta tra le sue braccia per poi sdraiarsi sul letto con espressione beata.

    Proprio in quel momento sentì bussare alla porta. Quando andò ad aprirla vide che fuori di essa c'erano Greta ed Ingrid.

    «È permesso Arianna? Vorremmo parlare un po' con te.» Chiese Greta

    «Ok. Accomodatevi pure.» Rispose lei.

    Le due fate non se lo fecero ripetere due volte ed entrarono. Ed Arianna gentilmente le invitò a sedere, per poi farlo anche lei.

    «Siamo venute a parlare con te perché sei una persona intelligente ed abbiamo bisogno ancora del tuo aiuto». Disse Greta.

    «È Aitrìa il problema!» spiegò Ingrid, per poi raccontare quello che stava succedendo.

    «E che volete che faccia? Di certo non possiamo riavvicinarla a David. Oggi ha appena iniziato a riprendersi. Sarebbe controproducente se si rivedessero di nuovo».

    «Già. Non riusciranno mai ad andare avanti se si rivedono. Ma purtroppo non sappiamo cos'altro fare. La cosa migliore sarebbe che Aitrìa se ne vada, ma non vuole proprio sentire ragione. Ormai l'unica cosa che le interessa è starsene nella sua tana a piangersi addosso».

    «Beh, che cos'altro potremmo fare? Quei due hanno finalmente capito che non c'è alcuna possibilità che la loro relazione funzioni. Lei non è stata in grado di vivere come umana, e di certo David non può farsi trasformare in un drago». A quelle parole Greta ed Ingrid evitarono di guardarla negli occhi, ed allora capì. «Esiste un modo per trasformarlo? Avevate detto che la trasformazione in drago non era qualcosa che si poteva fare!» Esclamò sconvolta.

    «Tecnicamente abbiamo detto che non si poteva fare con metodi normali e convenzionali, non che non fosse possibile in generale. Un modo esiste, ma una volta fatto, non avrebbe più alcuna possibilità di tornare indietro. Sarebbe costretto a rimanere un drago per sempre».

    «E voi vorreste costringerlo a fare una cosa del genere?»

    «Ovviamente no». disse Greta. «Ma tu che ne pensi?»

    Quelle parole instillarono in Arianna una grande preoccupazione. Il fotografo nel suo stato attuale avrebbe di certo accettato di fare una cosa simile. Ed indipendentemente dal fatto che poi le cose tra di lui ed Aitrìa avessero davvero funzionato oppure no, lo avrebbe davvero perduto per sempre.

    «Toglietevi dalla testa di fare una cosa simile! David ha appena fatto il primo passo per riuscire a riprendersi, sta cominciando a nascere qualcosa tra di noi. E non vi permetterò di approfittare del suo attuale stato di debolezza per fargli fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi per il resto della sua vita!» Si alzò in piedi, poi fece alzare anche le due fate, cominciando a spintonarle fuori. «Adesso andatevene via, e guai a voi se provate a dirgli una cosa del genere. Lui deve riprendersi, andare avanti e trovarsi una ragazza vera! Per quanto riguarda Aitrìa dovrete trovare un altro modo per aiutarla». E, dopo averle messe entrambe fuori casa, sbatté la porta con rabbia.

    Fatto questo si buttò di faccia sul letto, con la perdita dell'ottimismo appena ottenuto. Ora doveva davvero impedire a Greta ed Ingrid di parlare con David, se non voleva rischiare che gli distruggessero la vita e qualunque possibilità avesse ancora con lui.

    Capitolo 33


    Nelle giornate successive David, grazie ad Arianna, cominciò a fare piccoli passi per voltare pagina ed andare avanti. Inizialmente si limitava solo a fare delle passeggiate, ma col tempo riprese di nuovo ad uscire con gli amici, anche se la maggior parte del tempo lo trascorreva insieme alla biologa. Ma, nonostante stesse davvero bene con lei, e nonostante cominciasse davvero a stare meglio, il pensiero di Aitrìa rimaneva costante nella sua testa. Quando lui ed Arianna andavano al cinema, quando andavano a cena fuori, quando andavano a ballare, il ricordo di lei rimaneva costante. Arianna, nonostante non glielo dicesse apertamente, fece capire che lo sapeva, continuando comunque ad essere paziente con lui, specialmente quando adottava comportamenti che di solito adottava in compagnia di sua moglie. Come quando aveva mangiato davanti a lei senza preoccuparsi delle buone maniere. O la volta in cui lo sorprese a giocare nel fango. Ovviamente si era scusato tutte le volte, e non lo aveva più rifatto. Ma Arianna, dal suo sguardo, capì che queste cose gli mancavano.

    *



    Avevano appena finito di ballare durante uno dei loro appuntamenti, e stavano mangiando le loro ordinazioni a base di pesce.

    «Beh, che ne dici? Ci stiamo divertendo, no?» Chiese con un po' di imbarazzo.

    «Sì». Rispose debolmente. «Ammetto che le cose stanno cominciando ad andare meglio».

    «Dimostramelo». Rispose lei.

    Lui a quella richiesta, avvicinò le labbra alle sue e la baciò. Fu durante quel bacio che ad Arianna cominciò a capire la verità. Nel baciarla non ci stava mettendo la stessa passione e lo stesso desiderio che ci metteva con Aitrìa, e mai ce l'avrebbe messa. Qualunque cosa avrebbero fatto, per quanto impegno ci stesse mettendo, lui non avrebbe mai smesso di pensare a quella creatura. Se anche la loro relazione fosse cresciuta, si fossero fidanzati e sposati, forse David non avrebbe mai smesso di pensare a lei. La sua ombra avrebbe avvolto tutta la loro relazione per sempre. Certo, Arianna sapeva benissimo che lui non era un tipo talmente meschino da considerarla una ruota di scorta, ed era una delle ragioni per cui lo amava, e quel bacio per lui era un tentativo per staccarsi dal passato. Ma ormai era troppo tardi. Quella dragonessa gli era entrata nel cuore in un modo speciale, e non ne sarebbe mai uscito fuori. Forse, se avesse agito prima che David si mettesse con altre ragazze, se si fosse mossa prima che incontrassero quella dragonessa, se avesse dichiarato i suoi sentimenti prima che avessero incontrato Aitrìa, forse David avrebbe pensato a lei in quel modo, ed allora sì che ci avrebbe messo il medesimo desiderio e passione. E capì qual era la cosa giusta da fare in quel momento, per quanto fosse dolorosa.

    «David, stai ancora pensando a lei anche durante il bacio, non è vero?» Gli chiese facendosi forza.

    «È così evidente?»

    «Apprezzo che tu non mi menta. E so che ti stai davvero impegnando per far sì che le cose funzionino davvero tra di noi. Ma credo che sia il momento che tu ti confronti con lei, per poter decidere cosa fare».

    «Come puoi dire che lei sarà felice di vedermi?»

    «Lo so perché Greta ed Ingrid sono passate da me e mi hanno detto quanto lei stia soffrendo perché sta sentendo la tua mancanza».

    «Davvero? È ancora qui?»

    «Sì. Lei muore per te. Non ci riesce davvero ad andare via senza di te. Quindi dovresti parlarle».

    «Ne sei sicura?»

    «David, io voglio solo che tu sia felice. Quindi, raggiungila e scegli a cuore sereno. Non ti preoccupare di ferirmi, non ti odierò per questo». Pronunciate quelle parole vide il sollievo nello sguardo di David e capì cosa aveva nel cuore. Lui voleva davvero rivedere Aitrìa senza ferire lei. Ed il sapere che non lo avrebbe fatto lo faceva stare bene «Prima di andare però, potremmo finire la serata allegramente?»

    «D'accordo». Rispose lui. «Arianna, tu te lo meriti di essere amata, ed un giorno sono sicuro che troverai qualcuno che possa renderti felice come Aitrìa ha reso felice me. Sai, forse se la magia ed il soprannaturale non fossero mai esistiti e al mondo ci fossero stati solo umani, avremmo potuto stare insieme. Non perdere la tua passione per questo. Ti voglio bene, e ti auguro di trovare pace da questa storia».

    Finite quelle parole i due si abbracciarono teneramente, per poi, dopo aver finito di mangiare, andare a fare un'ultima passeggiata insieme.

    *



    «Sei venuto allora». Disse Ingrid quando vide David ed Arianna presentarsi d'innanzi alla porta di casa.

    «Certo. Ho una gran voglia di vedere Aitrìa. Devo mettere in chiaro le cose con lei una volta per tutte». Rispose lui

    «Beh, questo di certo la farà felice». Commentò Greta.

    «Quindi Arianna ti ha detto che...»

    Arianna interruppe quello che Ingrid stava per dire. Lui si chiese perché lo avesse fatto ma, vedendo che non insistevano, pensò che non fosse nulla di importante.

    «Comunque, come sta Aitrìa?»

    Loro in risposta gli raccontarono quanto stesse soffrendo.

    «Sei pronto a rivederla allora?» Chiese poi la biologa al fotografo

    «Ma certo che lo sono». Rispose avviandosi nel giardino incantato.

    Tutte le creature fatate posarono lo sguardo su di lui mentre percorreva la strada che aveva scelto per arrivare da Aitrìa, che condusse all'ingresso della tana. Fece quindi un respiro profondo ed entrò dentro.
    Il fotografo avanzò nella tana della sua beneamata dragonessa trovandola, come Greta ed Ingrid gli avevano detto, rannicchiata in un angolo, con un'aria piuttosto triste. A David si strinse il cuore nel sapere che anche lei avesse sofferto tanto quanto lui per tutto questo tempo. Ma adesso avrebbe rimediato. Non avrebbe lasciato che rimanesse in quello stato di infelicità neanche un minuto di più.

    «Aitrìa». La chiamò con esitazione e timidezza.

    La dragonessa, a quelle parole si ridestò da quello stato di torpore in cui si trovava. Si alzò sulle quattro zampe di scatto, e si voltò verso di lui senza nascondere la sua sorpresa.

    «David! Cosa ci fai qui?» Le chiese confusa abbassando la testa, con ancora dei residui dell'infelicità che l'avevano accompagnata per tutto quel tempo.

    «Sono venuto per te». Le disse per poi corrergli incontro abbracciandole la testa.

    La dragonessa lo ricambiò strofinando con amore il muso sul suo viso e lui accolse con gioia il gesto.

    «Mi dispiace così tanto, per tutto» Si sfogò David.

    «Per cosa?»

    «Per tutto.» Rispose rompendo l'abbraccio per poi guardarla negli occhi. «Ti ho trattata ingiustamente, quando invece avrei dovuto darti fin dall'inizio tutto l'amore e l'affetto che ti meriti. Avrei dovuto accettare e ricambiare il tuo amore direttamente il giorno in cui ti sei dichiarata e mi hai baciato. Ed invece ho rovinato il momento e ti ho fatto soffrire quando non dovevo. Ma adesso non succederà più». E le diede un bacio sulle sue labbra squamose.

    Nel farlo ripensò a quanto si odiasse per essersi sciacquato la bocca col collutorio la prima volta. Ma ora non sarebbe più successo.

    «David,» chiese confusa «Ci siamo baciati altre volte quando ero umana».

    «Lo so, ma il punto è proprio questo». Rispose dandole un altro bacio. «Quella ragazza non eri tu. Questo drago, questa sei tu. Ed io voglio stare con te. Con la vera te. Non capisci? Ho cercato di renderti uguale agli altri, ma io ti amo proprio perché sei diversa dagli altri. Non ti vorrei diversa da quella che sei per niente al mondo». Le diede un altro bacio «Tu sei una creatura unica e speciale, ed io posso solo essere grato del fatto che fra tutti gli esseri di tutto il creato hai scelto di donare a me il tuo amore. E sta pur certa che lo terrò stretto senza più lasciarlo andare».

    «E quel fatto che le nostre differenze fisiche sono troppe?»

    «Non mi importa.»

    «E quel...»

    «Non capisci? Ormai non mi importa più niente di niente. Il mio amore per te ormai ha sfondato qualunque barriera costruita dalla mia mente. Voglio solo lasciarmi andare con te senza più preoccuparmi di nulla. Voglio restare con te, non importa come».

    La dragonessa, a quelle parole, si sedette sulle zampe posteriori e gli diede un abbraccio delicato sia con le sue ali che con la sua coda.
    Il fotografo si abbandonò completamente ad esso. Era una sensazione così bella e piacevole poter stare così vicino a lei senza più lasciare che il suo pregiudizio sulla diversità gli impedisse di vederla per come era realmente.
    I due rimasero in quello stato amorevole per un tempo indefinibile lenendo tutto il dolore che la separazione aveva causato ad entrambi.

    «Sentite, sono contenta per voi, ma adesso dobbiamo sistemare le cose tra voi due. Ok che vi amate, ma le cose non possono funzionare tra di voi a causa della vostra diversità» Disse Greta, che era arrivata nel frattempo.

    A quelle parole Aitrìa strinse più forte il suo amato.

    «Non mi importa del fatto che siamo diversi. Io voglio veramente che le cose tra di noi funzionino. E sono disposto a tutto per riuscirci». Affermò il fotografo con determinazione.

    «È quello che speravamo che tu dicessi. Vedi, ci sarebbe un modo per far funzionare le cose tra di voi. Potreste avere la possibilità di una relazione normale».

    «Di che state parlando?» Chiese confuso. «Io credevo aveste detto che una volta tornata drago non sarebbe più stata in grado di ridiventare umana. Ed anche se fosse possibile darle una forma ed un'identità diversa in modo che la polizia non possa più riconoscerla, io non voglio ritrasformarla. A me lei piace così com'è».

    «Infatti non si tratta di questo». Disse Greta. «Vedi, non ritrasformeremo Aitrìa in umana, ma potresti essere tu invece a diventare un drago».

    «Cosa?» Disse Aitrìa sconvolta ponendo fine all'abbraccio ed avvicinandosi a Greta ed Ingrid, che era arrivata nel frattempo a gran velocità. «Esiste un modo per trasformare David in un drago e non me lo avete detto?» Chiese con un misto di rabbia e stupore.

    «Calmati Aitrìa». Si difese Ingrid un po' spaventata dalla sfuriata della dragonessa «Prima di tutto tu non avevi chiesto se fosse possibile. Poi non è qualcosa di comune e facile. Vedi, un conto è trasformarsi in un comune animale come un cane, o un gatto. Ma la trasformazione in drago è qualcosa di totalmente diverso. Non è qualcosa di comune nemmeno con le magie più potenti o avanzate. Ma comunque un modo per farlo c'è». Poi si rivolse a David «Quindi spetta a te decidere se vuoi farlo oppure no».

    «Ma ti avverto». Disse Greta «Questa è roba molto potente. Non è come la trasformazione di Aitrìa in umana. In quel caso reprimevamo solo la sua natura di drago e quindi andava liberata per farla tornare normale. Ma qui si tratta di imporre una natura diversa e molto potente a qualcun altro. Per trasformarti in drago dovremmo distruggere e cancellare completamente la tua umanità. Quindi significa che una volta fatto non si torna indietro. La trasformazione sarà permanente ed irreversibile. Rimarrai un drago per sempre. Quindi riflettici bene prima di farlo».

    «Hai sentito David?» Gli disse Aitrìa senza riuscire a nascondere la sua eccitazione, saltellandogli intorno come una cagnolina vivace. «Abbiamo finalmente un modo per stare insieme. Devi solo fare questo e finalmente le cose andranno bene fra di noi. Tu vuoi farti trasformare. Vero?»

    David aveva quasi perso l'equilibrio a causa delle vibrazioni causate dai saltelli della dragonessa ma, nonostante questo, in effetti era piuttosto sconvolto dalla notizia. Ok, amava Aitrìa con tutto il suo cuore e voleva stare con lei. Ma, da quello che gli avevano spiegato, se decideva di cambiare sarebbe stato irreversibile. Significava gettare via tutta la sua vita. Era davvero disposto a fare questo? Avrebbe davvero potuto passare il resto della sua vita a dormire nelle grotte e a mangiare animali morti, carne, ossa, sangue e tutto il resto? Per non parlare del fatto che non avrebbe più potuto usare il bagno. Sarebbe stato capace di vivere allo stato brado come lei? Certo, doveva ammettere che le possibilità di volare e di vivere più a lungo lo allettavano eccome. Ma non rendevano il tutto più facile.

    «David? Di qualcosa! Ci hanno praticamente offerto la soluzione a tutti i nostri problemi. Perché non dici niente?» Lo distolse Aitrìa dai suoi pensieri.

    «Tu... vorresti che io lo facessi?» Rispose con esitazione.

    «Ma certo che lo voglio». Rispose lei. «Ho provato ad essere umana, ed hai visto come è andata. E ti confesso che mi sentivo così intrappolata in quel corpo tanto piccolo e fragile, privata della mia forza, senza squame e artigli, con una vista ed un udito deboli, ed incapace di volare. Ovviamente avrei sopportato tutto per stare con te, ma hai ragione. Quella non ero io, questa sono io. Ed anche se ho sofferto all'idea di perderti sono stata anche sollevata di essermi liberata di quella forma ed essere di nuovo me stessa. Non ti sto semplicemente chiedendo di adattarti per stare con me, io ti offro anche la stessa libertà che io ho bramato ogni giorno della mia prigionia. Lo so, probabilmente all'inizio dovrai abituarti, ma io ti starò vicino e ti guiderò passo dopo passo in questa nuova vita. E ti assicuro che sarai felice in un vero corpo come si deve. Potrai godere dell'ebbrezza del volo, il sapore di una buona preda, potrai godere dei sensi superiori di cui solo i draghi dispongono, godremo insieme il passaggio delle ere, andremo dove vogliamo e faremo quello che vogliamo senza che nessuno ci dica che è sbagliato o imbarazzante. E tutto quello che devi fare è accettare questa offerta». La dragonessa abbassò cupamente lo sguardo «Lo so. La scelta deve essere completamente e totalmente tua. Non posso obbligarti a farlo, ma ne sarei tentata. Voglio poterti avere tutto per me senza doverti più condividere con nessuno. Quindi, cosa scegli?»

    David era un po' spiazzato da questo, ma capiva perché Aitrìa voleva così tanto che lo facesse e perché fosse convinta di fargli un favore. Tutto ora dipendeva solo da lui.

    «Se non ti dispiace, vorrei avere del tempo per rifletterci come si deve. Lasciatemi da solo a pensare». Rispose uscendo dalla caverna.

    Mentre se ne andava, salendo in macchina, non riusciva a smettere di pensare all'offerta che aveva ricevuto. Quella era l'ultima possibilità rimasta per rimanere insieme alla sua amata. Ma, se avesse sbagliato, o non fosse stato capace di adattarsi, avrebbe rischiato di pentirsene amaramente per il resto della sua vita e quindi, per quanto ricongiungersi con lei fosse forte, doveva rifletterci sul serio su cosa fare, riflettere su quello che si lasciava alle spalle, facendo attenzione a non commettere errori in quella che era la decisione più importante di tutta la sua vita.

    Capitolo 34


    David iniziò la giornata andando al lavoro. E questa fu la sua prima riflessione. Aveva sempre desiderato diventare un fotografo con la F maiuscola. Era stato faticoso riuscirci, ed adesso avrebbe davvero dovuto rinunciarci? Buttare via il suo sogno? Beh, d'altra parte non poteva proprio ignorare quello che provava per Aitrìa. Lei era praticamente l'amore della sua vita. Era davvero una favola divenuta realtà. Era tutto quello che aveva sempre sognato in una relazione.
    Finita la giornata lavorativa, David tornò poi a parlare con Arianna per fare una passeggiata insieme. Lei se lo meritava un ultimo confronto a riguardo, ed oltretutto non era giusto non prendere in considerazione la sua opinione, e lei era l'unica con cui poteva parlare di questa storia.

    «Vuoi davvero fare questo?» Gli aveva detto lei durante la camminata. «Intendi trasformarti in un drago. Non ti nascondo che non voglio che tu lo faccia. Hai sempre avuto dei sogni, una vita, e non devi buttare via tutto così. Capisci quello che rischi?»

    «Lo so. Ma d'altra parte non posso più negare quello che provo per Aitrìa, indipendentemente dalla sua forma, e sono stufo di provarci».

    «David, ricorda però che non sei obbligato a farlo solo perché temi che altrimenti non troverai l'amore. Ci sono io qui per te. E se tu scegliessi me o un'altra non dovresti cambiare. Troveresti comunque la felicità senza doverti separare da tutti i tuoi cari».

    «Lo so». Rispose lui in preda alla confusione.

    Dopo aver finito la passeggiata e passato il momento, David se ne tornò a casa per prepararsi con la cena con i suoi amici.

    «Ricorda, tu hai una scelta. Se cambierai idea e deciderai di non farlo, io sono disponibile qui per te». Volle dirgli prima di andarsene.

    Chiarito questo punto, arrivato a casa si preparò per la cena e, dopo essersi vestito come si deve ed aver aspettato l'ora giusta, David poté recarsi al ristorante dove fu accolto amorevolmente dai suoi amici. Insieme presero le ordinazioni e cominciarono a mangiare.
    Nel mentre mentì dicendo che Arianna lo stava aiutando a riprendersi dalla faccenda di Aitrìa, per evitare di parlare di lei durante quella serata.

    «Lo vedi che finalmente hai voltato pagina?» Gli disse Marcello

    «Te lo dicevamo che prima o poi ti sarebbe passata». Disse Dario per rincuorarlo

    «Vedrai che presto avrai completamente dimenticato quella pazza e ti troverai una persona più educata e sana di mente. Come dico sempre il mare è pieno di pesci. Devi solamente prenderne uno e tirarlo su». Commentò premurosamente Filippo

    «Già». Mentì ai suoi amici.

    Passarono quindi una serata normale di quelle che passano insieme i buoni amici. E David amava tutti quanti loro. Sapeva che non avrebbe più potuto rivederli se avesse deciso di diventare un drago. Avrebbe dovuto dire loro addio per sempre senza neanche avere la possibilità di salutarli. Ma anche in quel caso restare con loro significava perdere la sua Aitrìa per sempre. E questa era una possibilità che non poteva prendere in considerazione.
    Finita la giornata tornò a casa salutando tutti quanti loro come se fosse un giorno come l'altro. Ed arrivato nella sua casa prese il telefono e telefonò ai suoi genitori, altre persone che non avrebbe più rivisto se avesse accettato di diventare un drago. Disse che aveva chiamato solo per salutare, e fece una normale chiacchierata con loro senza che sospettassero qualcosa. Dopo andò nella sua stanza a dormire, ed una volta nel letto diede un'occhiata intorno a sé. Non avrebbe più potuto rivedere nemmeno la sua vecchia casa né avrebbe più dormito nel suo letto se avesse accettato di rinunciare alla sua umanità. Già. Avrebbe rinunciato a tanto, però avrebbe avuto in cambio un amore vero e sincero di quelli che si vedono solo nelle favole. L'indecisione di David era estrema. Aitrìa aveva ragione nel dire che questa era l'unica possibilità che il fato offriva loro di stare veramente insieme, ma lui era disposto a pagare il prezzo che ne comportava? Lei, ricordò, tra le sue qualità, aveva anche creduto in lui quando Rosalba lo aveva baciato, quando qualunque altra ragazza lo avrebbe lasciato subito senza pensarci due volte. Il fatto che non fosse saltata alla conclusione e gli avesse parlato era qualcosa che non aveva mai dimenticato. Ora però gli aveva chiesto di rinunciare a tutto. La dragonessa era molto speranzosa che le cose tra di loro sarebbero andate più che bene e che, dal suo punto di vista, gli stava facendo un grande dono. Ma David non sapeva se per lui diventare un drago sarebbe stata una prigione ed una condanna come era stato per Aitrìa esserlo come umana. Non sapeva se sarebbe riuscito a vivere una vita da drago. Sapeva solo questo. Se lui avesse accettato di farlo, se avesse accettato di cambiare e di diventare una creatura come Aitrìa, lei in cambio gli avrebbe dato tutto il suo amore, e ne aveva così tanto da donargliene. Ed un'altra cosa pure era certa: non voleva perderla mai più. Presa la sua decisione, chiuse gli occhi ed andò a dormire. Quella di domani sarebbe stata una giornata veramente importante.

    *



    «Allora David? Che hai deciso?» Chiese la dragonessa a David, quando ritornò da lei per informarla della sua decisione.

    «Beh...» Rispose lui «Ho deciso di farlo. Diventerò un drago».

    «Davvero?» Chiese con pura ed assoluta gioia, mostrando le zanne in quello che era un sorriso.

    «Ma certo. Non te lo nascondo. Sono molto spaventato all'idea di farlo. Ho dei dubbi, e non sono sicuro se mi piacerà o no essere come te. Ma sono sicuro di amarti. Quando sei diventata umana ho imparato cosa si prova a stare con te. E quando ti ho perduta ho imparato cosa si prova a stare senza di te». Le afferrò il muso e aggiunse guardandola negli occhi: «Non capisci? Ti ho fatto sentire sbagliata, come se ci fosse qualcosa che non andava in te, ma mi sbagliavo. Come ti ho già detto, tu sei perfetta esattamente così come sei. Ero io ad essere sbagliato. Ero sempre stato io. Non dovevo cercare di cambiarti, sarei dovuto cambiare io in modo da essere degno di te. Io voglio stare con te, con la vera te. Io ti voglio, e se questo è il modo per averti allora lo accetto con gioia. Sì, ho qualche dubbio ed incertezza sulla trasformazione, ma correrò il rischio. Mi butterò senza guardare. Se questa è veramente la nostra unica possibilità di stare insieme allora farò questo tentativo».

    «Bene!» Rispose Aitrìa non potendo più controllare quanto fosse emozionata. «Allora facciamolo!»
    Dopodiché si rivolse a Greta ed Ingrid. «Allora?» Chiese non riuscendo a controllare la sua eccitazione. «Cosa dobbiamo fare? Come trasformeremo David in un drago?»

    «Beh, ecco. Questa è la parte difficile.» Disse Ingrid con un po' di imbarazzo: «Non è come quando abbiamo trasformato te in umana. Perché in quel caso ci serviva qualcosa che era alla nostra portata. Ma adesso per trasformare David ci serve qualcosa che non possiamo procurarci con la stessa facilità con cui abbiamo preso la drákollísei».

    «Vuol dire che la vostra regina, Iris, non ve la darà con la stessa facilità con cui vi ha dato la lancia?» chiese Aitrìa.

    «No. Vuol dire che non ce l'ha proprio». Spiegò Ingrid.

    Quella rivelazione cominciò a spaventare la creatura. Ma non volle perdere la speranza. Se le due fate avevano voluto dirle che c'era un modo per trasformare David in drago, allora significava che potevano farlo davvero. Non avrebbero mai potuto illuderla in modo così crudele.

    «Ma sapete dove procurarvelo, vero? Sapete dove c'è tutto? Cosa dobbiamo fare? Cosa ci serve? Qual è la storia dietro a quell'oggetto?»

    «Calmati Aitrìa. Sono sicuro che loro sanno quello che fanno, ed hanno tutto sotto controllo. Ma adesso non farti prendere troppo dalle emozioni» La accarezzò amorevolmente David fino a riuscire a calmarla. «Ma comunque sono curioso anch'io. Che cosa ci serve per trasformarmi in drago? E che storia c'è dietro? Aitrìa mi ha già raccontato la storia della drákollísei. Quindi se c'è un'altra storia dietro quello che trasformerà me, vorrei sentirla».

    «Beh,» Cominciò Greta: «Ciò che può trasformarti in drago è un ciondolo magico chiamato metallagí. E la sua storia è in effetti legata a quella della drákollísei. Vedete, quando i draghi cominciarono a perdere la loro essenza a causa delle drákollísei, c'era chi pensava di trovare un modo di sfruttarne il potere, ma la cosa non fu affatto facile. L'essenza era instabile e pericolosa. Non si riuscì ad ottenere nulla da essa. E respingeva qualunque fonte esterna che non fosse il corpo del drago a cui era stata rubata. Ma un giorno un mago molto talentuoso, non lo stesso che aveva fatto la drákollísei, riuscì a costruire qualcosa che fu in grado di sfruttarne l'energia. Ovvero il metallagí. Ma purtroppo le cose non funzionarono come aveva previsto».

    «Perché? Se deve aiutarmi a diventare un drago, cosa c'è che non va?»

    «Beh, il piano originale di chi aveva creato quel ciondolo era che esso doveva permettergli di trasformarsi in drago a comando, di usufruire di tutti i poteri di un drago, e poi tornare normale ogni volta che lo si voleva. Ma invece il metallagí, se ti trasforma in drago, non ti permette di tornare umano. Neanche togliertelo serve a qualcosa. Neppure distruggerlo ti fa tornare normale, ma è una cosa che non bisogna assolutamente fare».

    «Perché non si deve rompere?» chiese David un po' confuso cominciando a preoccuparsi.

    «Perché vedi,» spiegò Greta «Se il metallagí si rompe l'essenza abbandona il tuo corpo. Ma siccome quando lo usi, te ne sei appropriato indebitamente, essa per darti il tuo nuovo corpo di drago, distrugge il tuo corpo umano, e di conseguenza, se la perdi, non hai un corpo umano in cui tornare, e senza un corpo a cui tornare c'è una sola conseguenza».

    «Quale?» Chiese David temendo già la risposta.

    Greta fece un respiro profondo

    «La morte».

    «No». Disse Aitrìa, scuotendo la testa e cominciando ad avere qualche dubbio. «Io voglio che David diventi un drago, ma non voglio che leghi la sua vita a quel ciondolo. Non ci sarebbe un modo più sicuro?»

    «No,» disse Ingrid. «O così o niente».

    «Aitrìa,» le disse David «L'idea di legare la mia vita ad un oggetto non piace neanche a me. Ma non voglio neanche separarmi da te. Quindi credo che rischierò. Non fraintendermi, ho paura eccome di morire. Ma sono sicuro che se stiamo attenti potremo evitare questa tragedia». Poi volle chiedere. «Ma ci sono anche altri effetti collaterali per il metallagí?»

    «Solo un altro. Non potrai essere in grado di utilizzare la magia dei draghi».

    «Quale magia?» Chiese Aitrìa confusa «Io non possiedo alcuna magia».

    «Sì che la possiedi.» Spiegò Ingrid «Tutti i draghi hanno la magia. Solo che non sei capace di usarla. Se tu trovassi il tuo luogo di appartenenza potresti benissimo imparare, ma per il momento non puoi farci nulla».

    «Capisco». Disse Aitrìa, comprendendo che aveva ancora molto da imparare su se stessa e la sua specie.

    «Quindi in definitiva gli effetti collaterali del metallagí sono che non posso più tornare umano, nemmeno se me lo tolgo e se si rompe muoio? E, per finire, non possiederò alcuna magia? Ma a parte questo sarei un drago in tutto e per tutto? O almeno lo sarei abbastanza da poter far funzionare la mia relazione con Aitrìa?» Chiese David.

    «Sì». Spiegò Greta. «Comunque, il mago che creò quel ciondolo non fu così scemo da usare se stesso come cavia per provarlo. E ne creò molti altri tentando di risolvere questi problemi e perfezionare il suo metodo. Ma purtroppo non ci riuscì mai. Non avendo detto come aveva creato il metallagí, la conoscenza di come costruirlo andò perduta nel tempo con la morte di quel mago, e le essenze rubate che non si potevano restituire finirono perdute nel mercato nero della magia, o nelle case di qualche mago collezionista che voleva solo la soddisfazione di possederne una».

    «E per i metallagí?»

    «Beh, anche per quelli non distrutti ed inutilizzati furono dispersi e diventarono delle reliquie antiche di valore».

    «Quindi in definitiva per trasformarmi mi serve un metallagí e un essenza di un drago, che comunque è morto e che quindi non potrebbe reclamarla» Disse il fotografo volendo assicurarsi di non fare del male ad un drago intrappolato in un corpo umano.

    «Purtroppo devo dirvi che la nostra regina non ha né il metallagí né dell'essenza di drago.»

    «Ma comunque lo sapete dove trovare sia il metallagí che dell'essenza?» Chiese David, non volendo rassegnarsi, e pensando che se gli avevano detto tutto questo una ragione c'era.

    «Ma certo. Sappiamo di qualcuno che ha sia l'essenza che il metallagí tra la sua collezione. Ma non vi piacerà sapere chi è che li possiede.» Disse Greta con un po' di esitazione.

    «Su, avanti, siamo arrivati fino a questo punto, quindi andiamo fino in fondo. A chi dovremmo chiedere il metallagí e l'essenza di drago?»

    Ci fu un momento di inquietante silenzio prima di ricevere una risposta.

    «L'ombra nera». Disse infine Ingrid.

    Quella risposta mise in Aitrìa un terrore grande ed immenso ripensando a tutte le cose che le erano successe quando era ancora cucciola. Alla paura nel cuore della notte che quell'essere venisse a prenderla. A come la toccava, le metteva le mani addosso e le prendeva il sangue. La creatura d'argento venne quindi percorsa dai brividi e toccò a David accarezzarla amorevolmente per poterla rassicurare. Fatto questo si rivolse alle due fate.

    «Ma siete impazzite? Non possiamo semplicemente andare da lui e chiedergli quella roba. Già per nostra fortuna non ha ancora trovato Aitrìa. Ma, se andiamo da lui per chiedergli aiuto, sarebbe come forzare la sorte! Non possiamo fare così!»

    «E chi ha parlato di chiedergli aiuto?» Disse Ingrid: «Noi avevamo in mente ben altro».

    David all'improvviso capì cosa intendeva.

    «Vuoi dire che dovremmo rubare tutto?»

    Le due fate annuirono. Il fotografo si mise la mano sulla fronte e cominciò a riflettere. Non bastava che facessero un colpo di bacchetta per trasformarlo in drago, ma avrebbero dovuto perfino intrufolarsi nella casa di un mago cattivo, ovunque essa fosse, e prendere quello di cui avevano bisogno tra le sue cose. Questa era davvero bella. Lui non era un criminale, non si era mai fatto tentare dall'idea di prendersi qualcosa di nascosto. Aveva sempre seguito la legge. Ma adesso, proprio come aveva fatto quando l'aveva fatta evadere, doveva di nuovo uscire fuori dagli schemi.

    «Cosa non si fa per amore». Pensò tra sé e sé facendo un respiro profondo. Poi si rivolse alle due fate. «Va bene, sono pronto. Che cosa devo fare?»

    «Tu un bel niente». Disse Ingrid

    «L'ombra nera ha messo delle protezioni magiche nel luogo dove tiene le sue cose. Non tutti possono entrare.» Spiegò Greta. «Ci serve Arianna per compiere questo furto. La sua natura speciale le permetterà di passare tra le protezioni presenti lì».

    David rimase allibito dalla richiesta. Non poteva semplicemente chiedere ad Arianna di aiutarlo a mettersi con un'altra, dopo che lei aveva dichiarato di amarlo e che non voleva che rinunciasse a tutta la sua vita per stare con Aitrìa.

    «Siete certi che lei vorrà aiutarci?»

    «Beh, posso dirvi questo. Se non ci aiuta lei, non c'è speranza alcuna di prendere il metallagí e l'essenza di drago».

    A quelle parole David capì che avevano ragione. Anche se sarebbe stata una richiesta un po' difficile da fare, se Arianna era la sua unica speranza per diventare un drago, allora doveva assolutamente tentare. Per cui prese il cellulare, digitò il numero di Arianna, e quando chiamò e lei rispose, lui le spiegò tutto quanto riguardo il metallagí, l'essenza di drago ed il fatto che avrebbe dovuto rubarla per aiutarlo a trasformarsi.

    «Mi stai quindi chiedendo di intrufolarmi a casa di qualcun altro e rubare qualcosa solo per distruggere la tua vita e aiutarti a stare con un'altra?» Disse Arianna dopo aver finito di ascoltarlo.

    «Beh, sì». Rispose con un po' di imbarazzo.

    La biologa nemmeno gli rispose e gli riattaccò il telefono in faccia.

    «Non ha accettato, vero?» Intuì Ingrid

    «Beh, è naturale». Commentò. «Essendo innamorata di me non mi metterebbe tanto facilmente tra le braccia o, in questo caso, tra le zampe di un'altra».

    Aitrìa ci rifletté un momento.

    «Vado a parlarle io. È una cosa tra me e lei. Lo è sempre stata, dopotutto».

    «Sicura che andrà bene?» Chiese David.

    «Ma certo. Vedrai che riuscirò a convincerla». Rispose prima di alzarsi in volo.

    *



    «Che cosa vuoi?» Chiese Arianna arrabbiata quando si ritrovò Aitrìa d'innanzi a casa sua. «David ha già scelto te. Ma, se credi che io ti aiuti a devastargli completamente la vita, scordatelo!»

    «Senti, lo so che la cosa ti ferisce. Ma per favore, è di David che stiamo parlando! Non vuoi che lui sia felice? Io posso renderlo felice, e lo sai. Quindi permettimi di farlo» insistette Aitrìa.

    La biologa non volle nemmeno guardarla per quanto era furibonda con lei, per averle rubato l'unico uomo che avesse mai amato. Ma, nonostante questo, la sua parte più profonda sapeva che la dragonessa aveva ragione. Aitrìa non avrebbe mai fatto nulla per ferire David, e si sarebbe impegnata per renderlo felice. Quindi sarebbe stata la cosa giusta da fare aiutarlo a trasformarsi in drago. Ma la parte più emotiva di lei ancora voleva sperare che cambiasse idea, e se lo avesse aiutato in questa metamorfosi, non ci sarebbe più stata alcuna possibilità tra di loro.

    «Guardami! Ti sto supplicando! Ti sembra che mi costi poco doverlo fare?» Disse Aitrìa abbassandosi d'innanzi a lei in un gesto di sottomissione, mettendo da parte l'orgoglio.

    Arianna ebbe qualche soddisfazione a vedere la sua rivale umiliarsi in quel modo di fronte a lei. Ma comunque la biologa doveva ammettere a sé stessa che, anche se era una goduria vedere Aitrìa chiederle aiuto in quel modo, non aveva nulla da guadagnarci a non fare niente. Come aveva già dedotto, se si fossero messi insieme David non avrebbe smesso di pensare ad Aitrìa. Anzi, probabilmente ormai avrebbe cercato di far funzionare le cose tra di loro anche se non si fosse trasformato. Quindi alla fine non lo avrebbe avuto comunque. Non avrebbe risolto nulla. Allora fece un sospiro profondo.

    «E va bene. Vi aiuterò».

    Aitrìa le si avvicinò di scatto e le strofinò amorevolmente il muso addosso.

    «Grazie Arianna! Grazie! Ti sarò grata in eterno per questo!»

    Quando le due tornarono volando a casa delle fate con la prima sulla groppa della seconda, David capì che la sua amata era riuscita a convincere la ricercatrice ad aiutarli.

    «Arianna, grazie. Non sai quanto questo è importante per me».

    «Infatti l'ho fatto solo perché voglio che entrambi vi ricordiate per tutta la vita che sarà solo merito mio se potrete finalmente stare insieme». Rispose. «Quindi avanti. Dove si trova la casa segreta dell'ombra nera? Così possiamo sbrigarci con questa cosa».

    «Beh, non c'è tempo per dirlo.» Rispose Greta aprendo un portale con un gesto della bacchetta.

    «Ti ci portiamo noi con la magia. Quindi vieni e andiamo». Aggiunse Ingrid prendendola per mano e trascinandola dentro il portale.

    L'esperienza di un viaggio magico sarebbe stato qualcosa di molto eccitante per Arianna, se non fosse stato per la ferita che si portava nel cuore. Una volta arrivati a destinazione si trovarono sopra ad una botola priva di maniglia e serratura, nel bel mezzo di una foresta, e che era nascosta perfettamente con la terra. Arianna non sapeva come ci fossero arrivati in modo così perfetto proprio davanti alla botola, dato che avrebbero potuto impiegare un'eternità per trovarla nel bel mezzo della foresta. Ma probabilmente era tutta roba magica. Quindi era meglio non fare domande. Tranne una.

    «Beh, eccoci qui. Ora ditemi, come dobbiamo fare ad aprire la botola?»

    «Questo non ti piacerà». Commentò Ingrid facendo apparire un coltello sulla mano sinistra con un colpo di bacchetta.

    «Non sarà mica una di quelle cose magiche in cui devo bagnarla con il sangue, vero?»

    «Beh, lo è». Ammise Greta, facendo cenno ad Arianna di porgerle la mano.

    «Beh, allora facciamolo». Rispose tendendo la mano rassegnata.

    Ingrid procedette a farle il taglio. La biologa strinse forte a pugno, ed il sangue cominciò a gocciolare da essa cadendo a terra sopra la botola che cominciò a vibrare per poi aprirsi mostrando delle scale.

    «Beh, adesso dovrai andare da sola. Noi non possiamo entrare. Solo tu, per via della tua natura speciale potrai superare gli altri ostacoli». Disse Greta.

    «Però aspetta, prima ti curiamo la ferita». Disse Ingrid, che con un colpo di bacchetta fece rimarginare e sparire completamente la ferita di Arianna senza lasciare nemmeno una cicatrice sulla sua mano.

    Quest'ultima non si sentiva nemmeno nello spirito di contestare.

    «Come faccio a riconoscere il metallagí quando lo vedo? Non so come è fatto».

    «Ok. Ora ti facciamo un disegno». Rispose Ingrid per poi far apparire dal nulla con un gesto della bacchetta un pezzo di carta con un disegno sopra.

    La ricercatrice lo afferrò e vide come era fatto il metallagí, anche se il disegno non aveva colori. Sembrava una bocca di drago spalancata, con una pietra tra le fauci. Un design davvero semplice. Si chiese, per questo, se funzionasse davvero.

    «E per quanto riguarda invece il contenitore con dentro l'essenza di drago?»

    «Quello è facile». Disse Ingrid «È l'unica cosa luccicante della stanza. Trova quindi qualcosa con della luce colorata e avrai trovato l'essenza di drago».

    Chiariti questi dettagli Arianna cominciò quindi a scendere da sola per le scale. Per fortuna c'erano delle luci che le permettevano di vedere. Per cui riuscì ad arrivare in fondo ad una caverna scavata nella roccia illuminata da torce primitive appese alle pareti. Si chiese come mai ci fossero delle torce che continuavano a bruciare, dato che ogni tanto il padrone di casa avrebbe dovuto passare a sostituirle. Ma, dato che si trovava ad avere a che fare con la magia, probabilmente quelle dovevano essere delle torce magiche che bruciavano in eterno. Comunque fosse, la ricercatrice andò avanti fino ad arrivare ad una stanza circolare, priva di qualunque tipo di iscrizione o altro. Al centro della stanza c'era un tavolo di pietra, anch'esso circolare con sopra una specie di cubo di Rubik, al centro del tavolo c'era anche una fessura quadrata abbastanza grande per metterci dentro il cubo. Dall'altro lato della stanza invece c'era una porta priva di maniglia e serratura. Arianna provò a mettere il cubo nella fessura per vedere cosa sarebbe successo, ma non accadde niente. Probabilmente bisognava prima completarlo per poter attivare qualunque altra cosa. Per una persona di medie capacità probabilmente sarebbe stato piuttosto difficile. Ma per Arianna invece fu una passeggiata. Suo padre le aveva regalato un cubo di Rubik quando era piccola proprio per affinare la sua intelligenza, e lei, con qualche difficoltà era riuscita a risolverlo. Da allora ne aveva risolti altri, e le era sempre stato più facile. Si chiese cosa avrebbe pensato ora di lei suo padre se l'avesse vista affrontare un'avventura magica per permettere all'uomo che ama di mettersi con un'altra. Era decisamente comica come cosa. Comunque, una volta completato il cubo di Rubik, Arianna lo rimise nella fessura e questa volta successe qualcosa. Il cubo cominciò a brillare di una luce bianca e la porta si sollevò aprendo la via ad un altro percorso. Arianna avanzò in esso e proseguì fino ad un'altra rampa di scale che portava sotto terra. Per fortuna la luce non mancava. Sperò solo che non avrebbe dovuto scendere troppo. Una volta arrivata sul fondo delle scale, avanzò in un corridoio e alla fine arrivò in quella vicino ad un'altra porta. Questa volta non sembrava esserci nulla lì, tranne che due statue di Gargoyle ai due lati della porta.

    «Fantastico». Pensò Arianna tra sé e sé. «Adesso devo capire come fare ad aprire questa porta».

    Non ebbe fatto in tempo a finire di formulare quel pensiero che gli occhi dei due Gargoyle si illuminarono di rosso e le due statue presero vita. La ricercatrice cacciò un urlo di terrore e tentò di scappare. Ma le due creature balzarono in avanti e la circondarono. Arianna respirò affannosamente in preda al terrore, non riuscendo nemmeno a parlare. Per la ricercatrice era il colmo. Stava per morire, e per cosa? Non c'era ironia più grande di questa. In preda al terrore chiuse gli occhi, ed aspettò che i due Gargoyle le facessero del male. Ma stranamente accadde qualcosa di diverso da quello che pensava. Sentì il fiato delle creature sul collo, ed aprendo gli occhi Arianna scoprì che la stavano annusando. Non che questo la fece sentire più tranquilla.

    «Greta, Ingrid, se riesco a sopravvivere io vi uccido».

    La cosa strana che la stupì fu che le due creature, dopo che ebbero finito di annusarla, annuirono come se la trovassero giusta e pulita, e poi si rimisero al loro posto. Arianna non aveva la benché minima idea del perché l'avessero lasciata andare. E quello che la sorprese maggiormente fu che la porta si aprì da sola, senza che avesse fatto nulla. Non riusciva proprio a capire quello che era successo.

    «Beh, a caval donato non si guarda in bocca». Commentò sbrigandosi ad entrare nella porta non volendo che i due Gargoyle di guardia cambiassero idea e la uccidessero.

    Passata oltre arrivò in quella che doveva essere la destinazione di quella sua avventura, e di questo ne fu sollevata. Non voleva provare altre emozioni forti dopo aver appena temuto di morire, per fortuna non sembrava più esserci niente. Infatti la stanza in cui era appena arrivata era piuttosto grande. Era piena di oggetti ed artefatti di ogni tipo. Alcune sembravano semplicemente cose comuni, ma altre invece erano cose che non aveva mai visto prima, e la biologa si chiese da dove venissero. Naturalmente non aveva alcuna intenzione di verificare cosa potessero essere con il rischio di trasformarsi in una rana o in qualcos'altro. Per cui cominciò a cercare il metallagì e l'essenza di drago, senza preoccuparsi di cos'altro potesse esserci. Trovò facilmente l'essenza di drago. All'interno della stanza, oltre alle luci delle torce, c'era anche una luce blu che brillava in un angolo. Seguendola, vide che proveniva all'interno di un'ampolla da alchimista. Presa quell'ampolla cominciò a cercare il metallagí, che fu molto più difficile da trovare, a causa di tutto quello che c'era dentro. Il ciondolo non era in un posto "d'onore" e particolare. Quindi Arianna ci impiegò un po' a trovarlo. Ma alla fine lo trovò, era messo tra i tanti reperti del posto. Osservando il colore dell'oggetto vide che la testa del drago era verde, mentre la pietra tra le sue fauci era bianca. Quando lo toccò, al tatto capì che la testa del drago era fatta di Malachite, mentre la pietra che aveva tra le fauci era fatta di Apofillite bianca.

    «Due pietre che simboleggiano il cambiamento. Quindi anche le pietre comuni possono essere usate per gli effetti magici dei maghi. Interessante». Pensò.

    Non volendo restare in quel posto più del dovuto, cominciò a tornare indietro. Ma poi il suo interesse venne catturato da qualcosa. C'era su un altare prezioso un quaderno, risalente a qualche secolo fa.
    La biologa, nonostante si fosse ripromessa di non toccare niente, cominciò ad avvicinarsi ad esso. Per liberarsi le mani appoggiò l'ampolla con l'essenza di drago a terra, e si mise il metallagí attorno al collo. Tanto, come gli era stato spiegato, finché non era caricato con l'essenza di drago, era innocuo, e quindi lei non rischiava di trasformarsi. Aprì allora il quaderno, e vi trovò all'interno delle scritte di avvenimenti, con delle date. Allora capì. Quello doveva essere il diario segreto dell'ombra nera. E Arianna vide in questo una grande opportunità. Non aveva idea di chi fosse l'ombra nera o perché facesse quello che faceva. Ma quel diario avrebbe potuto darle tutte le risposte che voleva. Per cui lo prese e se lo mise sotto la maglietta per nasconderlo. Probabilmente Greta ed Ingrid non avrebbero approvato la cosa, quindi era meglio che non lo sapessero. Fatto questo raccolse nuovamente l'ampolla con l'essenza di drago per andarsene da quel posto, facendo la strada al contrario.
    Quando tornò all'ingresso della botola, Arianna mostrò trionfante l'ampolla ed il ciondolo.

    «Beh, è fatta. Possiamo andarcene».

    Le due fate allora richiusero la botola.

    «Allora sbrighiamoci. Se l'ombra nera scopre che ci siamo infiltrate nel suo deposito ed abbiamo preso le sue cose, questa è la volta buona che finisce male». Disse Greta. Dopodiché, con un gesto della sua bacchetta, aprì un portale, che le tre si sbrigarono ad attraversare.

    *



    David ed Aitrìa avevano approfittato del fatto di essere rimasti soli per giocare e scherzare, mentre aspettavano il ritorno di Arianna, Greta ed Ingrid. Ma quando le tre tornarono e videro che avevano portato tutto il necessario, il cuore di Aitrìa si riempì di eccitazione.

    «Quindi allora è tutto a posto? David sta per diventare un drago?» Chiese senza nascondere il suo entusiasmo.

    «Sì. Tranquilla. Presto avrai il tuo compagno. Ed allora potrete fare quello che volete». La rassicurò Ingrid.

    David ovviamente era un po' preoccupato per il fatto che presto si sarebbe trasformato in un animale, ma aveva ormai deciso di farlo, e quindi sarebbe andato fino in fondo. Anche se c'era ancora un dettaglio che lo preoccupava.

    «Questa trasformazione sarà dolorosa?»

    Ingrid decise che era meglio optare per una verità brutale.

    «Oh, sì. Lo sarà».

    «Vedi, dopotutto stiamo per importi una natura che non è la tua. E distruggeremo per sempre la tua umanità. E quindi è naturale che questo procedimento non sarà indolore. Sempre che tu abbia ancora voglia di farlo». Spiegò Greta.

    «Sì che voglio farlo». Rispose: «Ho un po' di paura ma voglio andare fino in fondo. Quindi procediamo».

    Greta quindi chiese ad Arianna di consegnargli il ciondolo e l'ampolla con dentro l'essenza. Lei prima ebbe qualche esitazione, ma poi glieli consegnò.
    Ad Aitrìa batteva il cuore forte per l'emozione. Ma, nonostante questo, volle prima rassicurarsi su qualcosa.

    «Siamo sicuri che il drago a cui appartiene quell'essenza sia morto e quindi non possa più reclamarla? Voglio davvero che David si trasformi, ma non voglio che un mio simile, anche se non lo conosco, sia condannato a passare per sempre quello che ho passato io».

    «Sì, tranquilla. Te lo abbiamo detto». Rispose Greta «Nei tempi antichi molti draghi a cui venne rubata l'essenza vennero uccisi. E sarebbe davvero una coincidenza sfortunata che il drago a cui appartiene questa l'essenza sia ancora vivo. Ed anche se fosse sopravvissuto, sarebbe comunque morto di vecchiaia, perché, come sai, gli umani non vivono quanto un drago, ed è passato tanto tempo da quando gli umani facevano uccidere i draghi. Quindi non temere. Non è possibile in alcun modo che il drago a cui appartiene l'essenza sia ancora vivo».

    Sollevata dal sapere questo, anche se dispiaciuta del fatto che il drago a cui è appartenuta l'essenza che ora stavano per usare probabilmente aveva vissuto una vita infelice, o fatto una brutta fine, la dragonessa non ebbe più dubbi, incertezze ed esitazioni.

    «Bene. Allora procediamo».

    Greta allora aprì l'ampolla vicino al metallagí, mentre Ingrid fece un movimento fluido con la bacchetta, e l'essenza di drago venne assorbita dal ciondolo. Il procedimento fu lungo e lento. Ma, quando tutto fu finito, l'Apofillite bianca del ciondolo e gli occhi del drago di malachite brillavano di quella luce blu che era l'essenza.

    «Beh, adesso che bisogna fare?» Chiese lui.

    «Ora devi solo mettertelo ed è fatta. La metamorfosi si compirà automaticamente». Rispose Greta mettendo il metallagí nelle mani di David.

    Quest'ultimo lo guardò molto attentamente. Non capitava molto spesso ad una persona di ritrovarsi il proprio destino, il proprio futuro, nel palmo delle sue mani. Ma era quello che sarebbe successo.

    «Pensate che dovrei togliermi i vestiti prima di cambiare, dato che dopo non ne avrò più bisogno, o è meglio che li tenga addosso?»

    «Beh, io, oltre a riconfermarti che sono contraria alla trasformazione, preferisco che tu ti tenga i vestiti addosso, anche se poi non ne avrai più bisogno. E' meglio che tu tenga il poco pudore che ti rimane finché puoi farlo».

    David, sapendo che con questo gesto stava spezzando il cuore di Arianna, decise di accontentare questo suo ultimo desiderio. Stava per mettersi il metallagí, quando fu Aitrìa a fermarlo.

    «Aspetta. Facciamolo da un'altra parte. Dove potrai muoverti più liberamente».

    David assecondò anche la sua amata, e così il gruppo si diresse verso il lago di Nemi. Lì avrebbe avuto più libertà per quella che sarebbe stata la sua nuova vita. Ovviamente le due fate fecero l'incantesimo di occultamento su tutti per evitare di attirare l'attenzione. Una volta arrivati, il fotografo volle prima sistemare le cose nella sua vecchia vita.

    «Ti offro la mia casa. Prenditene cura, mi raccomando. Ed inventati tu una scusa su dove sono andato ai miei amici e ai miei genitori. Così non si preoccuperanno. Non dirgli ovviamente che sono scappato con Aitrìa. Voglio tenermi pulita la mia fedina penale, anche quando non ci sarò più». Disse ad Arianna dopo averle consegnato le chiavi di casa sua.

    Lei non rispose a parole, non nascondendo la sua tristezza, ma volle comunque annuire rispettando il suo ultimo desiderio da umano.

    «Voi due invece...» disse poi rivolgendosi alle due fate «Vorrei che inviaste a tutti una mia e-mail in cui informo che sto partendo, e che non ho tempo per spiegarvi tutto di persona. Decideteli voi i dettagli. Potete farlo?»

    «Ma certo». Rispose Greta «Nessun problema».

    Chiarito questo, David non volle più aspettare per paura di cambiare idea.

    «Beh, cominciamo». Disse prima di mettersi il metallagí.

    Aveva appena finito di compiere il gesto, che il suo corpo cominciò ad avere spasmi di un dolore atroce. Sentiva come se gli stesse andando tutto in fiamme, come se stesse bruciando vivo. Per quanto si sforzasse non riuscì più a contenere il suo dolore e lanciò un forte urlo.
    Greta ed Ingrid si sbrigarono subito a fare anche su David l'incantesimo di occultamento, in modo da evitare che attirasse l'attenzione di qualcuno. Poi continuarono a vedere quello che gli stava succedendo. Il ciondolo cominciò ad emanare fasci di luce blu, fasci che cominciarono ad entrare nel corpo di David, che continuava a contorcersi dal dolore. Quando i fasci ebbero finito di entrare in lui, fu il corpo di David a brillare di una luce blu e ad emanare molta energia. Il cambiamento cominciò a farsi sentire nel corpo di lui che cominciò a crescere diventando sempre più grande fino a quando i vestiti furono troppo piccoli e si strapparono riducendosi a brandelli. Solo il metallagí sembrò adattarsi al cambiamento crescendo insieme al corpo del giovane. La pelle cominciò a ricoprirsi di squame blu, come la luce che lo stava avvolgendo. Le unghie delle mani e dei piedi si trasformarono in artigli. Le braccia e le mani si trasformarono in zampe anteriori, mentre le gambe e i piedi diventarono zampe posteriori. I capelli si ritrassero fino a scomparire nella testa, mentre in contemporanea cominciarono a spuntargli le corna da drago. I denti si acuminarono fino a diventare zanne. Il volto si allungò e diventò un muso. Due ali gli spuntarono dietro la schiena, ed anche la colonna vertebrale si allungò e cambiò facendo spuntare sul fondoschiena una lunga coda.
    Aitrìa continuava a guardare il cambiamento con gioia ed ansia. Finalmente tutti i suoi problemi stavano scomparendo e David stava diventando quello che avrebbe sempre dovuto essere fin dall'inizio.
    Anche Arianna guardava la trasformazione di David, ma con una grande tristezza nel cuore. Perché quello che stava vedendo non era solo una trasformazione da uomo in drago ma era la morte delle sue speranze e dei suoi sogni romantici.
    Quando la luce si dissolse David non c'era più. Al suo posto c'era un drago poco più grande di Aitrìa. Le squame erano di un colore blu acceso, il ventre bianco come la neve, mentre gli occhi da rettile erano di un colore verde smeraldo. Il drago era già a quattro zampe. Quando provò ad alzarsi nuovamente su due, non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde a terra. Il neo drago fu molto sorpreso di non essersi fatto male. Si guardò quindi una zampa munita di artigli e muovendo le dita, vide che non era affatto male. Girò poi il suo lungo collo vedendo le sue ali, che mosse sbattendole per provarle, e con la coda scodinzolò per vedere che effetto faceva. Anche avere un collo lungo era una novità per lui, ma avrebbe dovuto abituarcisi. Infine si toccò i denti con la lingua, constatando che ormai erano zanne appuntite. Muovendosi il drago fu sorpreso di come riuscisse già a coordinare il camminare a quattro zampe, e si diresse verso il lago, vedendo il suo riflesso e quello che era diventato. Non stava male con le sue nuove sembianze, ma adesso aveva bisogno di un altro parere. Provando a parlare, David si accorse che la sua voce era rimasta la stessa. Il neo drago era piuttosto disorientato e confuso dal suo nuovo corpo. Era appena cambiato tutto, e gli sembrava di non capirci niente. La prima su cui posò lo sguardo fu Arianna.

    «Sembri così piccola adesso». Si voltò poi verso Aitrìa. Nello sguardo della dragonessa c'era una così immensa gioia. Quanto era appena accaduto significava davvero molto per lei. «Beh, allora come sto?» Le chiese aspettando il suo giudizio.

    La creatura non se lo fece ripetere due volte, e gli saltò addosso e cominciò a riempirlo di leccate e di morsetti.

    «Sei bellissimo!» Gli disse con pura ed assoluta gioia nel cuore.

    David si accorse di come il suo nuovo corpo di drago provasse piacere alle leccate della dragonessa, e non oppose resistenza. Dopo che lui si rialzò, lei non riuscì più a trattenere il suo entusiasmo.

    «Come ti senti allora?»

    «Beh, non lo so». Rispose lui «Ammetto che mi fa uno strano effetto camminare a quattro zampe e non avere più i vestiti addosso. Ed oltretutto sento una miriade di rumori in tutta la zona. Sento il rumore delle macchine che si muovono, le persone che chiacchierano, gli uccellini che cinguettano, di tutto. Sento poi una miriade di nuovi odori talmente intensi che mi danno fastidio. Ho come l'impressione di vederci meglio di quanto abbia mai fatto in vita mia. Ma non riesco a controllare praticamente nulla.»

    «Non temere». Lo rassicurò Aitrìa «I tuoi sensi sono incrementati notevolmente da quando sei un drago. Adesso devi solo abituarti ad essi ed imparare a controllarli. Nient'altro. Vedrai quanto ci divertiremo ora insieme. Ti insegnerò tutto quello che so su come essere un drago, e mi impegnerò affinché tu sia felice in questa tua nuova vita. Tutto andrà per il meglio. Te lo prometto».

    «Beh, ora cosa facciamo?» Chiese David, dopo essersi ripreso ed aver riordinato le idee.

    «Che ne dici di un bagno nel lago di Nemi?» Propose giocosamente la dragonessa.

    Il neo drago rifletté sul fatto che ormai non rischiava più che nessuno lo guardasse o che lo sgridasse per questo.

    «Mi raccomando. Tenetemelo al sicuro». Disse a Greta ed Ingrid togliendosi il metallagí e dandolo a loro.

    Dopodiché si tuffò in acqua insieme ad Aitrìa. I due sollevarono delle onde molto grandi. Ma quando fu in acqua dovette imparare a nuotare a quattro zampe. E si rese conto che non era tanto difficile. Doveva solo usare lo stile cagnolino.
    Mentre i due si divertivano ad immergersi, a spruzzarsi l'acqua addosso e a fare gare di nuoto, Arianna continuava a guardare la scena con una grande tristezza nel cuore. Ormai non aveva più alcuna speranza con David. Ma almeno lui sembrava felice. E questo era quello che contava anche se era una piccola consolazione.
    Durante la sua riflessione, si toccò sotto la maglietta e sentì che aveva ancora il diario dell'ombra nera e si ricordò che doveva ancora leggerlo. Cosa che avrebbe fatto con calma a casa sua.

    «Hai fatto la cosa giusta». Le disse Greta

    «Già. Non immaginavo che ti saresti spinta così tanto per il bene di David. Hai davvero mostrato grande carattere». Le disse Ingrid.

    «Beh, non mi fa stare poi così bene. Ora, se volete scusarmi, io me ne vado».

    Decise che per tornare avrebbe usato l'auto di David, dato che lui ormai non ne aveva più bisogno e la sua era rimasta a casa.

    I due draghi rimasero nel lago tutto il giorno, e poi, nel cuore della notte, tornarono a piedi nella caverna di Aitrìa. Ci avrebbe pensato il giorno dopo ad insegnare a David a volare. Infatti il piano era che prima avrebbero insegnato a David le basi di come vivere la sua nuova vita da drago, e poi sarebbero andati via per il loro viaggio intorno al mondo e a cercare il luogo di appartenenza di Aitrìa.
    Quando i due draghi furono insieme nella tana si accoccolarono l'un l'altro sdraiandosi sul pavimento roccioso. David ebbe qualche problema iniziale a dormire per terra a pancia in giù ma si sarebbe abituato presto. La sensazione di calore del contatto fisico tra i due draghi era per entrambi piacevole e rilassante. Al quel contatto fisico il drago blu poteva persino sentire il battito del possente cuore della dragonessa, il cui suono era così conciliante. E ogni volta che inspirava poteva sentire l'odore di Aitrìa pervadergli le narici. Odore che amava davvero tanto.
    Adesso poteva dirlo con assoluta certezza, non si era mai sentito così vicino, sia fisicamente che emotivamente, a qualcuno come lo era in questo preciso istante. Aitrìa lo avvolse amorevolmente con una delle sue ali.

    «Oh, David. Non hai idea di quanto sono felice per quello che hai fatto. Non vedo l'ora di insegnarti quello che so. Domani stesso potrai sperimentare tutto quello che ti ho promesso».

    «Beh, allora dormiamo. Se devi addestrarmi, allora è meglio che sia fresco e riposato per il mio grande momento».

    «Sì amore. Buona notte».

    David quindi chiuse i suoi nuovi occhi da rettile e si addormentò. Aitrìa fece lo stesso. Ma prima di farlo volle contemplare nuovamente il suo amato come se fosse un'opera d'arte. Era così bello nel suo nuovo corpo squamoso. Ed adesso era tutto suo e di nessun'altra. E lei se lo sarebbe goduto appieno ogni singolo giorno della sua vita. Sì. Era certa che tutto sarebbe andato bene e che le cose sarebbero solo migliorate da quel momento in poi.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:46
     
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    Capitolo 35


    «Forza, svegliati! Il sole è sorto e devo cominciare ad insegnarti ad essere un drago! Svegliati!» Sentì David da un'eccitata ed esuberante Aitrìa.

    Lui aprì i suoi nuovi occhi da drago, si alzò sbadigliando e sentì un senso di pigrizia che passa di solito sgranchendosi, ed in quel momento si rese conto di non avere la più pallida idea di come sgranchire il suo nuovo corpo.

    Per fortuna si ricordò le lezioni di Yoga che aveva fatto quando era umano, una delle cose che gli facevano fare era mettersi a quattro zampe e sgranchirsi come un quadrupede, e quindi decise di fare così. Tutto funzionò ed il senso di pigrizia scomparve.

    «Beh, sono pronto. Cominciamo». Disse dopo aver fatto un altro grosso sbadiglio.

    La dragonessa si strofinò amorevolmente sul suo compagno, e lo spinse fuori dalla tana portandolo alla luce del sole.

    «Ora aspetta qui. So io come cominciare». Disse prima di levarsi in volo.

    Non ci volle molto prima che tornasse, e David si accorse che aveva una capra viva tra le grinfie. Non era ancora atterrata davanti a lui che l'ex fotografo capì che cosa doveva fare.

    «Tu quindi vuoi che io la mangi?» Le disse, mostrando un po' di paura. Nonostante sapesse il fatto che avrebbe dovuto cominciare a mangiare animali crudi e vivi nella sua nuova vita, ora che era arrivato il momento, aveva un po' di disgusto all'idea di farlo.

    «David». Rispose dolcemente lei «Questo è quello che facciamo noi draghi. Lo so che non è cibo cucinato, con tanto di condimenti e altro, ma penso che sia ora che impari a uccidere e a mangiare come un drago. In seguito ti insegnerò a cacciare, ma fino ad allora ti procurerò io il cibo finché non ti sarai abituato ad uccidere una preda e a mangiarla per conto tuo. Almeno quando inizieranno le lezioni di caccia, saprò che non avrai esitazione nell'uccidere una preda con le tue zanne».

    Detto questo gli passò la capra, che lui si sbrigò ad afferrare con le zampe anteriori prima che scappasse. Il drago poi la guardò mentre si divincolava e cercava disperatamente di liberarsi. Grazie ai suoi sensi sviluppati, a cui doveva ancora abituarsi, riusciva benissimo a percepire la paura dell'animale e quindi, come la sua compagna aveva previsto, aveva qualche esitazione nel doverla uccidere e mangiarla così su due piedi senza doverla cucinare. Oltretutto non aveva mai ucciso alcun tipo di animale quando era umano, e questo rendeva più difficile compiere l'atto.

    Ma poi passò lo sguardo su Aitrìa e nei suoi occhi vide la paura. La paura che lui non ce la facesse. Che fallisse nel compiere questo suo primo passo nella sua nuova vita da drago.

    David allora capì che, volente o nolente, doveva farlo. Ormai era bloccato per sempre in quel corpo e non aveva alcuna speranza di tornare umano, quindi tanto valeva che cominciasse ad abituarsi a fare certe cose. Oltretutto che lui compisse questo gesto era estremamente importante per la sua amata Aitrìa. Avevano fallito nello stare insieme come umani, e riuscire ad uccidere e a mangiare quella capra serviva a dimostrare che c'era qualche speranza per loro di stare insieme come draghi.

    «Fallo per lei e per te stesso».

    Quindi guardò ancora per qualche istante la capra bloccata tra le sue grinfie, fece un respiro molto profondo ed affondò le zanne nella sua carne. Nel compiere quel gesto sentiva la bocca riempirsi di sangue e le ossa dell'animale che si rompevano al suo morso facendo sperimentare al neo drago la potenza delle sue mandibole, e la vita che abbandonava la capra.

    Nel masticarla, le ossa continuavano a scricchiolare tra le sue zanne e il sangue cominciò a scendergli in gola e a sporcargli il muso. Alla fine, quando tutto fu una poltiglia nelle sue fauci, inghiottì il boccone.

    «Beh, allora? Che mi dici?» chiese la dragonessa «È... È buona?»

    David si leccò le labbra squamose pulendosi dal sangue che gli aveva sporcato il muso.

    «È... Delizioso!» rispose manifestando la sua sorpresa «Non immaginavo che un animale crudo fosse così buono! È sconvolgente!»

    L'ex fotografo non aveva idea se era stata la magia che lo aveva trasformato in drago ad indurlo a considerare buona e gustosa la carne cruda con tanto di ossa e sangue, o se invece il suo fosse un semplice palato da drago e quindi lo trovasse gustoso perché ormai era quella la sua nuova natura. Qualunque fosse dei due motivi non era importante. Ciò che contava era che avesse superato la prima prova della sua nuova vita. Ora sapeva che avrebbe potuto mangiare come un vero animale selvatico, ed in futuro gli sarebbe stato più facile uccidere e mangiare una preda adesso che ne conosceva il sapore.

    Anche Aitrìa non nascose il fatto di essere molto felice che il suo compagno fosse riuscito a compiere quel gesto, e che gli fosse piaciuto, e strofinò amorevolmente il proprio muso sul suo per manifestare la sua gioia. Il primo passo di David per diventare un vero drago era compiuto.

    Quando ebbe finito di mangiare, la sua compagna lo portò su una collina vicina.

    Il drago capì subito cosa la sua compagna avesse deciso di insegnargli, ed anche se da un lato aveva un po' di paura, dall'altro era un po' eccitato all'idea di volare. Se gli era sempre piaciuto farlo in groppa ad Aitrìa, chissà come sarebbe stato riuscirci da solo con le proprie ali?

    «Dunque,» Gli disse quando furono arrivati «Prima di tutto devi cominciare ad abituarti e a controllare i tuoi nuovi sensi». Spiegò. «Così potrai godere meglio l'esperienza del volo».

    «Va bene». Rispose lui «In effetti mi farebbe anche bene alla salute se riesco a superare questa fase dei sensi superiori».

    Per cui la dragonessa gli spiegò tutto. Come avrebbe dovuto concentrarsi per escludere i troppi rumori dalla sua testa, a come focalizzare e a mettere a fuoco con la vista e a come essere selettivo con gli odori.

    Gli ci volle un po' per riuscire a fare tutte queste cose insieme, ma alla fine cominciò a raccapezzarsi, dato che era qualcosa che faceva comunque parte del suo corpo e quindi gli venne quasi naturale.

    Fatto questo i due draghi poterono finalmente procedere con il volo. Per prima cosa Aitrìa gli mostrò come sbattere le ali lentamente, senza alzarsi da terra, e David imitò il movimento. Fatto questo la dragonessa prese lo slancio con le sue potenti zampe e si alzò qualche metro da terra, invitandolo poi a seguirla.

    Lui allora fece quanto lei gli aveva detto, e si alzò cercando di raggiungerla ma, a differenza della sua compagna, aveva qualche problema ad alzarsi in volo. I suoi movimenti erano goffi ed impacciati ed oltretutto ogni gesto era faticoso. A vederlo sembrava proprio una gallina spennacchiata, e lei capì che non avrebbero potuto divertirsi a volare subito insieme, come avevano sperato. Ma era paziente, e sapeva che era solo questione di tempo prima di arrivare a quel momento.

    «Ma come fai a farlo?» Chiese dopo essere riuscito a raggiungerla con grande difficoltà: «È davvero faticoso!»

    «Io non ho tutti questi problemi, ma non temere». Rispose pazientemente «Devi solo riuscire ad irrobustirti ed abituarti, ci riuscirai anche tu. Ma fino a quel momento ci alzeremo solo a bassa quota. Così non rischierai di schiantarti».

    Fu esattamente quello che fecero. Quel giorno volarono solo per brevi tratti, ed Aitrìa insegnò al suo compagno come planare e come atterrare, in modo che non dovesse lasciarsi cadere come un sacco di patate per scendere a terra.

    *



    Nei giorni successivi l'addestramento di David fu diviso in varie fasi.

    Un paio d'ore per il volo, nel quale dovette imparare anche a girare e a curvare nei brevi tratti in cui volava usando la coda come timone, poi un'ora per il riposo, e successivamente un'ora a nuotare nel lago per irrobustire ulteriormente i suoi muscoli con il nuoto.

    Per il resto della giornata dovette cominciare ad imparare a cacciare, dato che la sua compagna non poteva farlo per lui tutta la vita. Naturalmente fu compito di Greta e di Ingrid trasportarlo con la magia dove avrebbe potuto trovare qualche preda adatta a lui.

    Nei primi giorni cominciò a fare pratica a nascondersi e a tendere gli agguati, e quando finalmente fu pronto per prendere una preda, poté assaporare il brivido della caccia, e la soddisfazione di riuscire a procurarsi il cibo da solo, e la cosa gli piacque molto.

    Non credeva che, nella sua nuova vita da drago, anche mangiare sarebbe diventato divertente. Naturalmente non si montò la testa, dato che ora stava imparando solo le basi e le prede erano le più semplici da catturare, ma col tempo avrebbe imparato a prendere anche quelle più difficili compresi i pesci. Naturalmente doveva mangiare solo quanto bastava per sopravvivere, e senza esagerare, non avrebbe mai dovuto farlo per piacere o divertimento.

    Tra le altre cose che fece fu imparare a divertirsi e ad esprimere affetto come un vero drago, come mordicchiare, leccare, zampettare e roba simile.

    Inizialmente dovette forzarsi a fare cose di questo genere, ma a forza di farlo alla fine gli diventò naturale.

    Ma una delle cose più interessanti che imparò fu come sputare fuoco e come controllarlo. Quando Aitrìa gli spiegò come fare, inizialmente ebbe qualche problema a far uscire fuori le fiammate dalla bocca, poi col tempo tirò fuori sempre più fuoco, ed alla fine riuscì a fare una bella fiammata che durava anche qualche minuto.

    Fatto questo Aitrìa cominciò a farlo allenare con la mira facendogli fare pratica. Anche per questo fu necessario molto tempo prima che potesse migliorare, ma alla fine diventò abbastanza bravo.

    Riuscì infatti con le fiamme a disegnare un cuore con le sue iniziali e quelle di Aitrìa sulle pareti libere all'interno della loro tana, cuore che mostrò con orgoglio alla sua compagna.

    Anche nel volo le cose migliorarono col passare del tempo grazie alla continua pratica, alla ginnastica e al nuoto, David si era irrobustito ed ogni giorno la fatica per il volo diminuiva sempre di più ed il drago cominciò a muoversi sempre meglio e sempre con meno sforzo.

    Quando arrivarono alla collina, Aitrìa gli disse che secondo lei era pronto a volare davvero, gli fece ripetere gli stessi esercizi del loro primo giorno di lezione, David cominciò a sollevarsi di nuovo in volo, ma con la differenza che, grazie agli allenamenti fatti ora riusciva a muoversi sereno e senza sforzo. Più il drago blu dal ventre bianco si alzava in aria più tutto diventava piccolo, ma lui poteva ancora vedere tutto anche se in lontananza. I due draghi si alzarono sempre più in alto, sempre più in alto, fino a raggiungere le nuvole.

    «Ora assapora per bene con i tuoi sensi il mondo attorno a te». Le disse la dragonessa dolcemente.

    David le obbedì e chiudendo gli occhi fece un respiro profondo, e cominciò a godere del rumore della natura attorno a se. Aveva già assaporato l'aria fredda, rarefatta e limpidissima quando aveva volato sulla groppa di Aitrìa, ma sentirla con i suoi nuovi sensi da drago era molto meglio. Riusciva a sentire tutto intorno a lui, come non aveva mai fatto prima d'ora.

    Dopo aver preso consapevolezza di quello che aveva intorno a sé, vide la dragonessa che si lanciava in picchiata facendogli cenno di seguirla. Lui obbedì e fece come lei, imitandone i movimenti. Questo gli fece prendere velocità e gli fece battere forte il cuore per l'adrenalina. Se non fosse già abituato a farlo sulla groppa di Aitrìa quando era umano, di certo avrebbe avuto una gran paura. Ma adesso poteva cominciare a divertirsi davvero godendo della bella esperienza.

    La creatura poi si rialzò in volo, lui la seguì a sua volta, ed i due cominciarono a giocare in cielo.

    Per David fu l'esperienza più strabiliante ed incredibile della sua vita. Sentiva come se ormai avesse abbandonato ogni sua inibizione e che non ci fosse più alcun limite a quello che poteva fare. Era così libero, pieno di vita, superiore, onnipotente, poteva vedere tutto da lassù e focalizzare con la sua vista ogni cosa, anche i più piccoli dettagli. Poteva udire tutti i rumori, anche delle cose più lontane. Sentiva come il vento gli accarezzasse tutto il corpo come se lui fosse avvolto in un grande bozzolo d'aria. Non si era mai sentito così bene in tutta la sua vita. Cominciò quindi a cimentarsi con delle acrobazie aeree e a giocare in cielo con la sua compagna, volando in mezzo alle nuvole.

    Passarono tutta la giornata a divertirsi insieme, e quando ebbero finito Aitrìa chiese al suo compagno

    «Allora, non è stato bellissimo?» David per tutta risposta abbracciò con amore la sua compagna. «Perché questa manifestazione d'affetto?» Chiese divertita ed incuriosita.

    «Aitrìa, è stata una esperienza fantastica ed emozionante! Ora so che cosa significa stare bene con sé stessi, cosa si prova a sentirsi davvero liberi! Per te è così ogni giorno? E quando sei diventata umana avresti davvero rinunciato a tutto questo solo per stare con me? Oh, adesso capisco fino a che punto mi ami e sono deciso più che mai a restarti accanto per tutta la vita, che sarà anche piuttosto lunga adesso che sono un drago».

    Quelle parole resero molto felice la dragonessa, che si abbandonò all'abbraccio del suo compagno. Era tutto troppo bello per essere vero. I tempi in cui lui la respingeva erano ormai lontani, adesso lui era come lei e stava acquisendo sempre di più le sue abitudini ed il suo modo di vivere. E tutto perché lei non si era arresa, non aveva mai smesso di lottare per lui, ed alla fine aveva vinto. Ormai era fiduciosa che sarebbe riuscito a diventare un vero drago ed insieme avrebbero avuto il loro lieto fine, visto che stavano vivendo una vera e propria favola.

    Conclusosi l'abbraccio i due draghi erano tornati nella loro tana, si erano accoccolati l'uno all'altra, e mentre Aitrìa stava già dormendo godendo dall'essere avvolta dalle ali del suo compagno, David invece rifletteva su tutto quello che gli stava succedendo.

    Stava imparando abbastanza bene su come usare e vivere il suo nuovo corpo, ma non era più solo questo. Ormai lo sentiva, stava cambiando, era sempre meno umano ogni giorno che passava e anche il suo modo di pensare ormai era diverso.

    Se prima tutti quegli animali morti che Aitrìa gli aveva lasciato fuori casa quel giorno ormai lontano lo avevano spaventato e inorridito, adesso pensava solo a tutte quelle prede succulente e deliziose che lui aveva sprecato. Anche tutte le altre azioni che lei aveva fatto per lui adesso le vedeva per quello che erano sempre state ma lui era stato troppo cieco per vederle: gesti sinceri che venivano dal cuore. Diventare un drago aveva davvero rafforzato il loro legame. Non si era mai sentito così vicino a lei come in questi giorni. Ormai sembrava che la capisse sempre meglio. Che la stesse finalmente vedendo per come avrebbe dovuto vederla fin dall'inizio fin da quando l'aveva conosciuta? Ed oltre a ciò sentiva come tutte le inibizioni che aveva avuto per adattarsi alla società stessero sparendo una dopo l'altra. Si stava perdendo, ma in fondo era quello che voleva: perdersi completamente in lei.

    Poi gli venne in mente una cosa. Le inibizioni erano sue, stava tirando fuori tutto quello che si era tenuto dentro perché non sarebbe stato opportuno tra gli umani. Quindi forse in realtà non si stava perdendo, stava trovando sé stesso. Forse stava diventando quello che avrebbe dovuto essere fin dal principio. Forse era vero che in fondo Aitrìa lo aveva liberato come lui alla fine aveva liberato lei, e di questo poteva solo esserle grato.

    Oltretutto dal giorno in cui si era trasformato in drago, Aitrìa era diventata più felice di quanto lo fosse mai stata. Ne era sicuro, neanche nei momenti di maggiore giocosità in passato era stata così felice e non poteva biasimarla. Era stata sola per buona per parte della sua vita, poi aveva trovato la compagnia di Greta ed Ingrid che però non erano della sua specie. Alla fine non solo non aveva trovato un drago come lei, ma aveva incontrato colui di cui si sarebbe innamorata. David ormai capiva che trasformandosi in un drago le aveva fatto il dono più grande che potesse immaginare, qualcuno come lei da amare e che le sarebbe sempre stato accanto nel momento del bisogno. Ormai lo sentiva che stava diventando sempre di più il drago che lei si meritava, e non vedeva l'ora che il cambiamento si compisse completamente, così avrebbe potuto godere sempre di più della presenza della sua compagna.

    *



    Nei giorni successivi il neo drago poté appurare ulteriormente il suo cambiamento. Infatti ora che era migliorato poteva dedicare meno tempo agli allenamenti, e più a rilassarsi. Naturalmente non avrebbe abbandonato del tutto l'allenamento perché ne aveva ancora di cose da imparare, come catturare una preda scendendo in picchiata in volo o come prendere i pesci sott'acqua.

    L'ex fotografo continuava a sentirsi sempre più inebriato da tutto. Per questo un giorno fu lui a svegliare con esuberanza Aitrìa, che si sorprese molto nel vedere David saltellare giocosamente intorno a lei come un cane in festa ansioso di giocare.

    «David, che ti prende?»

    Il drago rispose in maniera eccitata mettendosi in posizione scodinzolante quasi come volesse saltarle addosso

    «Giochiamo!»

    «Cosa?»

    «Comportiamoci come cuccioli. Ci ho pensato in questi giorni. Non hai avuto nessuno della tua età che ti facesse compagnia quando sei uscita dall'uovo e quindi ho deciso, voglio aiutarti a recuperare il tempo perduto ed essere il cucciolo con cui non hai mai potuto giocare».

    «Ma David. Ormai siamo entrambi adulti».

    «E allora? Che cosa ci impedisce di tornare piccoli ed essere un po' puerili? Chi ce lo vieta?»

    A quelle parole Aitrìa si rese conto che il suo compagno aveva ragione. Chi gli impediva di comportarsi da cuccioli? Potevano fare quello che volevano senza che nessuno potesse fermarli né giudicarli. Ma che cosa le aveva preso? Possibile che il suo tempo come umana l'avesse contaminata? Oltretutto era anche positivo che il suo compagno avesse cominciato a prendere iniziative personali.

    «Hai ragione David. Comportiamoci da cuccioli!» Disse mettendosi nella sua stessa posizione con tono altrettanto eccitato.

    E così i due iniziarono a correre e a giocherellare insieme. La cosa fu molto divertente e fece bene ad entrambi. David ebbe modo di sfogare i suoi nuovi impulsi giocosi e disinibiti, mentre Aitrìa poté godere di un po' delle gioie dell'essere cucciola che non aveva mai potuto sperimentare per colpa dell'ombra nera.

    *



    Nei giorni successivi i due passarono molti momenti di pura felicità a giocare, nuotare e volare insieme. Ogni problema ed ansia del passato era scomparso completamente. Era come se il mondo intero non esistesse, come se ci fossero solo loro. Non si limitarono a sperimentare le gioie da animali, ma, approfittando anche del loro essere oltre le regole della società e con i loro sensi superiori, potevano vedere avvenimenti sportivi, spettacoli teatrali e cinema all'aperto, tenendosi a grande distanza anche se, avendo l'incantesimo di occultamento, nessuno li poteva vedere.

    Tutto era meravigliosamente perfetto, e quando il drago blu si sentì pronto per affrontare il viaggio che avrebbero compiuto insieme, volle prima di tutto fare una sorpresa alla sua compagna.

    Si alzò quindi molto presto quel giorno e poi sgattaiolò fuori dalla tana di nascosto lasciando la sua compagna a dormire, andò da Greta ed Ingrid spiegando loro quello che aveva in mente.

    Più tardi, quando Aitrìa si svegliò sentì molti odori, ed aprendo gli occhi si accorse che la loro tana era piena di prede di tutti i tipi, sia di terra, che di mare, e il suo compagno se ne stava in piedi orgoglioso davanti a lei.

    «David». Esclamò la dragonessa senza nascondere la sua sorpresa «Hai veramente cacciato tutto questo da solo?»

    «Certo». Rispose lui «Greta ed Ingrid mi hanno portato nei luoghi dove potevo trovare tutto questo, ma le prede le ho catturate completamente da solo e senza aiuto». Poi aggiunse: «Lo so che ho ancora da imparare ma nel frattempo pensi che io sia abbastanza bravo per permettere ad entrambi di partire alla ricerca della nostra specie?»

    Delle lacrime scivolarono fuori dal muso della dragonessa.

    «Ma certo che sei pronto». Rispose andandogli incontro e abbracciandolo «Finalmente possiamo andare, godiamoci questa ultima giornata qui e poi domani partiremo».

    E fu quello che fecero. Passarono la giornata a giocare come dei veri draghi.

    Poi verso il tramonto mentre stavano accucciati insieme godendo del panorama, dei suoni e degli odori che la natura aveva loro da offrire, guardarono un film che stavano trasmettendo all'aperto. Le loro code erano attorcigliate tra di loro, i loro musi si strofinavano amorevolmente, le loro squame riflettevano il tramonto del sole.

    «Beh, ci siamo, Aitrìa. Presto partiremo alla ricerca di quelli della tua razza. Sei eccitata da questo?»

    «Perché me lo chiedi?» Rispose voltandosi verso di lui.

    «Non lo so. Forse ne sentivo il bisogno».

    Aitrìa come risposta lo colse di sorpresa e gli saltò addosso buttandolo a terra, sovrastandolo con la sua mole e tenendolo bloccato con le sue zampe e posò lo sguardo su di lui con aria felina.

    «Ascoltami bene David, sì è vero, per tutto questo tempo ho desiderato di incontrare quelli della mia specie e, se accadrà, sarò molto felice. Ma, da quando ho capito di amarti, la mia priorità è stata che tu fossi accanto a me. In questo istante tu sei l'unico altro drago di cui desidero la presenza, e questo mi basta per sentirmi appagata e completa. Non ho bisogno di altro».

    David fu colto di sorpresa da quel contatto fisico in quel momento. Ma sapere che lei si sentiva appagata solo stando con lui era davvero importante e lo rese molto felice. Anche se era diventato un drago solo per stare con lei, ormai sapeva che gli piaceva davvero. Da quando si era trasformato non aveva più dovuto preoccuparsi di cose come vestirsi, lavarsi, mettersi il deodorante, pettinarsi, radersi, tagliarsi i capelli, o altro. Niente più preoccupazioni per il lavoro per la reputazione, o per guadagnarsi da vivere. Poteva dormire e svegliarsi quando voleva, ed andare ovunque volesse semplicemente sbattendo le ali. Era tutto meravigliosamente perfetto, e domani avrebbero intrapreso finalmente il loro viaggio insieme. Niente poteva andare storto o avrebbe potuto fermarli.

    Capitolo 36


    «Come sarebbe a dire che se n'è andato?» Aveva chiesto sconvolto Dario.

    «Mi dispiace, ma è così». Aveva risposto Arianna.

    In quei giorni, la biologa, grazie all'aiuto di Greta ed Ingrid, aveva sistemato il tutto per far sembrare che David avesse traslocato e si stesse facendo inviare tutta la sua roba. Ora era di nuovo al solito bar ad informare gli amici della sua partenza.

    «Ma perché lo ha fatto?» Chiese confuso Patrick.

    «Beh, la storia con Aitrìa lo ha proprio ferito, così ha deciso di andare a lavorare come fotografo in Australia per dimenticare».

    «Ma aveva detto che stava meglio!» Si era lamentato Massimo.

    «Proprio perché stava meglio che ha deciso che doveva cambiare aria e tagliare i ponti con il passato».

    «Ma perché non ci ha detto nulla?» Chiese Filippo.

    «Perché non voleva addii strappalacrime o temeva che avrebbe cambiato idea. Ma mi ha lasciato il suo nuovo indirizzo e-mail, così potrete contattarlo». Rispose Arianna mostrando a tutti il foglio con scritto l'indirizzo che aveva preparato.

    «Vuol dire che non si è portato dietro nemmeno il cellulare? Con quello sarebbe stato più facile comunicare». Aveva chiesto Filippo confuso.

    «Beh, nella zona dove deve andare non prende, e quindi ha deciso che non conveniva portarlo». Improvvisò lei.

    «Siamo sicuri che non sia scappato per andare da Aitrìa?» Aveva chiesto Dario con un po' di sospetto.

    «No. Impossibile. La polizia non ha mai smesso di sorvegliarlo. Se avesse cercato di contattarlo, l'avrebbero già beccata, non vi pare?»

    Tutti fecero un sospiro di sollievo.

    «Come ha potuto farci questo?». Chiese Dario sconsolato, abbassando lo sguardo. «Ci conosciamo fin dall'asilo. Avrebbe dovuto almeno parlarne con me».

    «Non piace nemmeno a me l'idea che se ne sia andato». Si sfogò Arianna, dicendo la verità almeno su questo. «Non posso negare che tutto questo mi fa soffrire. Ma non ho potuto fare nulla per fermarlo. Aveva preso la sua decisione, non sapevo come fargli cambiare idea. Non prendetevela con me adesso. Già i suoi genitori mi hanno sgridata per non averli avvertiti in tempo. Sto già male per conto mio senza il bisogno di essere criticata brutalmente».

    «Nessuno vuole criticarti Arianna. Siamo solo preoccupati che Aitrìa possa trovarlo». Cercò di dire Massimo.

    «Ma è ovvio che lo pensiate. Se David non avesse mai conosciuto Aitrìa, tutto questo non sarebbe mai successo e lui sarebbe ancora con noi». Mentre parlava, le lacrime le fuoriuscivano dagli occhi e, non potendo sopportare lo sguardo compassionevole di tutti, se ne uscì fuori in lacrime.

    Ad attenderla c'era suo padre, che l'aveva accompagnata, perché lei aveva davvero bisogno di stare in compagnia con qualcuno, e non era nello stato d'animo per guidare.

    La ragazza aveva gli occhiali appannati per le lacrime, e cercando di reprimere il suo dolore, si rannicchiò sul sedile posteriore della macchina, non volendo vedere nulla del mondo esterno.

    «Piangi figliola,» le disse Asclépios. «Piangere ti fa bene».

    «Non ho voglia di piangere». Rispose lei.

    «Sì, che dovresti. Sei sempre stata precisa e non hai mai voluto esternare i tuoi sentimenti. Hai sempre tenuto sotto controllo le tue emozioni affidandoti alla logica. Ma adesso devi sfogarti».

    «No». Rispose lei. «Dopo quello che è successo alla mamma ho deciso che sarei stata forte, e quindi voglio esserlo anche adesso».

    «Negando quello che provi farai solo del male a te stessa. Tira fuori tutto quello che hai dentro. Ti sentirai meglio».

    Per Arianna la tentazione era alta. Avrebbe tanto voluto dire a suo padre tutto riguardo la vera identità di Aitrìa, di come le avesse portato via David e l'esistenza stessa della magia. Ma aveva promesso di non dire niente a nessuno, e quindi doveva mantenere la parola data.

    «Non voglio parlarne per il momento. Portami a casa». Rispose lei.

    Quando furono arrivati, lei salutò suo padre e si gettò a piangere sul letto. Morgana, vedendo la sua padrona triste, si avvicinò a lei e le si strofinò amorevolmente.

    «Oh, Morgana. Come ha potuto la vita darmi una simile delusione? Ora non so cosa fare». Disse la biologa alla sua gatta.

    Mettendosi a cercare qualcosa da leggere per distrarsi, la ragazza si imbatté nel diario dell'ombra nera che aveva rubato.

    «Ma certo». Pensò. «Mi ero ripromessa di leggerlo. Quindi, tanto vale cominciare».

    Si mise quindi comoda e, aprendolo, cominciò a sfogliare le pagine per vedere cosa poteva scoprire a riguardo.

    *



    L'ombra nera aveva decisamente faticato a trovare la risposta per come risolvere l'ultima prova. Nei primi giorni in cui si trovava in quell'illusione era stato seccante dover spolverare i libri senza neppure poterli leggere. Oltretutto non era in un ambiente in cui era concesso usare la magia. Dovette per forza usare l'ingegno per riuscire a capire cosa fare. Prima cosa ebbe la certezza che quello in cui si trovava era un monastero. Cominciando poi a spiare le conversazioni degli altri monaci, aveva capito come funzionavano le cose da quelle parti, ed aveva cominciato a comprendere le loro personalità. Capito questo, pensò che per superare la prova doveva fare carriera e diventare importante per quel posto. Almeno era quello che sperava. Non aveva alcuna garanzia su questo, ma non costava niente provarci. Così aveva passato tutto quel tempo a fare carriera nel monastero, sopportando la noia.

    Dovendo obbedire agli ordini era stato più faticoso capire come migliorare la sua posizione, ma alla fine ci era riuscito. Aveva solamente dovuto accumulare e sfruttare le conoscenze del luogo, capire come muoversi, assecondare le necessità degli altri, fare sfoggio della sua intelligenza, e rendersi utile nei modi più disparati. Alla fine era diventato capo di quel monastero ed era riuscito a migliorarne l'efficienza. Così facendo, come aveva previsto, la prova venne superata, e tutto cominciò a sparire, con suo grande sollievo.

    Quando ritornò nel tempio, trovò subito il fantasma di Wulfstan.

    «Ma bene» gli disse. «A quanto pare ce l'hai fatta».

    «Certo. È stato seccante starmene in quel posto per tutto quel tempo. Ma spero che ne sia valsa la pena. Ora, dammi la sfélenchos». Richiese scendendo dalla tomba e tendendo la mano.

    «Ma certo. Come d'accordo». Rispose il fantasma infilandosi all'interno della tomba.

    In seguito a quel gesto essa si aprì magicamente, e ne uscì fuori una sfera metallica color rosso da un lato ed oro dall'altro grande quanto una palla da tennis. L'ombra la prese avidamente tra le sue mani e, esaminandola, vide la linea che separava i due colori. La aprì allora per esaminarla meglio, quando come un lampo lo spirito di Wulfstan uscì fuori afferrando l'anello di Andaleeb. Appena lo toccò questo si illuminò respingendolo all'indietro.

    «Credevi che non avrei messo un incantesimo di protezione all'anello per evitare che me lo sfilassi?» Lo rimproverò l'ombra nera «Non mi faccio fregare così facilmente».

    «No. Posso spiegare».

    «Sei solo un essere patetico che ha gettato al vento la propria vita per un suo odio malato». Continuò riprendendo e cominciando a sfogliare l'Al Azif «Purtroppo per te, è il momento di tornare all'Inferno».

    «Non farlo, ti supplico».

    «Una delle guerre più sanguinose del mondo magico è stata scatenata per un tuo capriccio. Non sperare che qualcun altro ti evochi in futuro. La tua setta si è estinta da tempo, distrutta in un'esplosione». Concluse trovando la pagina giusta, iniziando a leggere la formula.

    «No». Implorò il fantasma, cercando di scappare, mentre una voragine di fuoco si apriva sotto di lui. Da essa uscirono dei tentacoli incandescenti che furono più veloci di lui e lo avvolsero per poi trascinarlo nelle viscere dell'inferno. «Me la pagherai». Risuonò la voce di Wulfstan nella voragine, mentre si chiudeva. «Ti giuro che me la pagherai».

    «Non credo proprio». Rispose rimanendo calmo e concentrato.

    Una volta scomparso lo spettro, l'ombra nera guardò con avidità la sfera che aveva tra le mani. Finalmente aveva il suo nuovo oggetto da collezione, e con esso avrebbe anche riavuto il suo drago. Con questa consapevolezza, rifece al contrario tutto il percorso del tempio, stando attento nuovamente alle trappole, e poi, una volta uscito, aprì di nuovo un varco magico che lo portò a casa.

    Una volta tornato, la prima cosa che fece fu andare alla cripta per riporre la sua roba. Quando la trovò aperta, iniziò a preoccuparsi.

    «Ma come è possibile? Avevo lasciato dei potenti incantesimi di protezione».

    Si sbrigò quindi a scendere le scale e a percorrere i corridoi fino a destinazione. Controllando quello che mancava, si accorse dell'assenza dell'essenza di drago, del metallagí e del suo diario.

    «Ma come hanno fatto a derubarmi di nuovo? Prima mi prendono il drago, ora prendono il mio diario e due oggetti magici dalla mia collezione. Adesso basta! La pagheranno cara per questo!»

    Non capiva perché avessero preso quelle cose, ma aveva intenzione di scoprirlo. Per cui, si diresse in seguito nel suo laboratorio, prese un campione di sangue di drago in suo possesso, aprì la sfera e lo versò dentro. Quando si chiuse, essa cominciò a brillare.

    «Perfetto. Funziona».

    *



    Aitrìa dormiva tranquillamente, accoccolata con David, in totale ed assoluta beatitudine.

    «Drago».

    Si svegliò di soprassalto al suono di quella voce. Ma da dove veniva? Si apprestò a svegliare David per avvertirlo, quando la sentì di nuovo.

    «Non farlo».

    A quelle parole Aitrìa sentì come il suo corpo pietrificarsi. Non riusciva ad avvertire il suo compagno, ma non sapeva perché.

    «Mostrami dove ti trovi».

    A quelle parole il suo corpo cominciò a muoversi da solo.

    «Che mi sta succedendo?» Pensò preoccupata.

    Senza avere alcun controllo di sé stessa, uscì fuori dalla caverna, e vide tutto il paesaggio attorno a sé. Mentre lo faceva ebbe come la sensazione che ci fosse qualcun altro nella sua testa, ma non riusciva a capire cosa fosse.

    «Allora ecco dove sei. Ma come ho fatto a non trovarti?»

    Improvvisamente una luce si manifestò da dentro alla caverna, ed Aitrìa, come nei suoi peggiori incubi, rivide davanti a sé l'ombra nera.

    Il cuore della dragonessa si riempì di paura a quella vista, e tentò di bruciare il suo carceriere con le proprie fiamme. Ma il suo corpo non obbediva ai suoi comandi.

    «Che mi sta succedendo?» Pensò con il cuore pieno di terrore.

    «Non ho idea di cosa sia successo» disse l'ombra, parlando direttamente ad Aitrìa invece che nella sua mente. «Ma ne parleremo in seguito».

    Si voltò quindi verso David. A quella vista la dragonessa provò di nuovo ad attaccarlo, ma il suo corpo si bloccò di nuovo. Solo in quel momento si accorse della sfera che teneva tra le mani e allora capì.

    «Mi sta controllando con quella».

    Vide poi quell'essere così minuscolo in confronto a lei, ma comunque pauroso, mentre gettava della polvere rossa sul suo David.

    «Non ho idea di chi fossi prima» disse al drago blu «Ma adesso capisco che fine hanno fatto le mie cose». Poi si rivolse ad Aitrìa «Gli ho solo dato qualcosa che lo manterrà addormentato mentre ce ne andiamo. Ma prima penso che mi vendicherò di quelle fate per aver osato sfidarmi una volta di troppo».

    A quelle parole, la creatura capì cosa stava per accadere, anche se sperava di sbagliarsi, perché non avrebbe potuto fare nulla per fermarlo.

    «Distruggi la casa ed il giardino delle due fate». Ordinò stringendo la sfera.

    A quelle parole il suo corpo si mosse, uscendo di nuovo dalla caverna, alzandosi in volo verso l'abitazione di Greta e Ingrid. Quando fu abbastanza vicina spalancò le fauci e cominciò a sputare fuoco, bruciando tutto. A quella vista le si spezzò il cuore. Quel posto era stato la sua prima vera casa, e ora lo stava distruggendo completamente.

    «SCAPPATE!» Riuscì ad urlare.

    La dragonessa vide le due fate uscire fuori di casa, e vide l'orrore nel loro sguardo, alla vista dell'incendio.

    «AITRÌA! CHE STAI FACENDO?» Le urlò Ingrid.

    «È L'OMBRA NERA! HA UNA STRANA SFERA CHE MI COSTRINGE A FARE QUELLO CHE VUOLE! SCAPPATE O FERMATEMI, VI PREGO!»

    «Zitta e procedi». Le ordinò il suo carceriere direttamente nella sua testa.

    Nella scia di panico e distruzione che seminava, Aitrìa vide che le fate erano rientrate in casa. E le venne un colpo al cuore, quando il suo corpo la indusse ad attaccarla, distruggendola con il fuoco e con potenti zampate.

    «Ti prego. Fa che si siano salvate in qualche modo».

    Stava lottando con tutte le sue forze per fermare tutto questo, ma non ci riusciva.

    «Molto bene. Ora ritorna nel tuo terrario».

    A quelle parole la dragonessa si alzò in volo in direzione di quella che sembrava la strada per il lago, ancora continuando a piangere per quello che aveva fatto.

    Alla fine arrivò dove era stata prigioniera per tutta la vita.

    «No. Non voglio tornare là dentro».

    Entrando nella caverna e ripercorrendo a ritroso la strada che l'aveva condotta verso la sua libertà, iniziò a piangere dentro. Aveva aspettato tanto per uscire da lì, e una volta fuori aveva anche trovato l'amore. Ed ora stava perdendo entrambe le cose. Quando arrivò nella foresta, l'ombra nera era già lì ad attenderla accanto ad una gabbia con le rotelle.

    «Bentornata». Le disse. «Ti è piaciuto il tuo giretto? Ora mi dirai come hai fatto a scappare da qui e cosa hai fatto da quel momento in poi».

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:47
     
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    Capitolo 37


    «Svegliati David. Presto!» Udì il drago dalle preoccupate Greta ed Ingrid.

    Aprendo gli occhi si accorse di come loro due gli svolazzavano attorno in preda all'agitazione.

    «Ma che vi prende?» Chiese confuso ed assonnato. Poi si accorse dell'assenza della sua compagna. «Che fine ha fatto Aitrìa?»

    «L'ha presa l'ombra nera!» Rispose Greta.

    «COSA?» Urlò alzandosi di scatto «Come è possibile?» Poi fiutò l'odore del fumo e, uscendo dalla caverna, vide tutto distrutto, bruciato e devastato «Ma cos'è successo?»

    «È Aitrìa che ha fatto tutto questo». Spiegò Ingrid.

    «No! Lei non farebbe mai una cosa del genere».

    «Sapevamo che l'ombra nera cercava la sfélenchos. Ma non pensavamo che l'avesse trovata».

    «Scusate?» disse David «Non mi avete raccontato tutta la storia del mondo magico. Che succede?»

    «Hai ragione. Non te lo abbiamo detto, e non abbiamo raccontato la storia neppure ad Aitrìa perché non volevamo fosse eccessivamente diffidente nei confronti del genere umano». Disse Greta. «Dunque, tanto tempo fa c'era una setta di fanatici chiamata "Drago Insanguinato". Erano dei malati di mente che odiavano i draghi, e volevano il loro genocidio. Tra le cose che fecero, crearono anche la sfélenchos, una sfera magica che ha il potere di controllare i draghi, con l'intento di screditarli agli occhi della gente».

    «E vorreste dirmi che l'ombra nera ha trovato questa sfera magica, e che con essa ha preso il controllo di Aitrìa?»

    «Sì, con essa si può controllare il drago da qualunque distanza. E si può vedere e sentire attraverso di lui».

    «Può controllare anche me?»

    «No. Il potere della sfélenchos è limitato. Può controllare un solo drago per volta. E bisogna metterci dentro qualcosa di quel drago per poterlo controllare, come il suo sangue, la sua saliva, una lacrima, un pezzo di dente o di artiglio. Non puoi metterci qualcosa di due draghi diversi e controllarli entrambi. Per metterci qualcosa di un drago diverso devi togliere prima quella del drago precedente o non funziona. E soprattutto, da quanto ne sappiamo, tu potresti esserne immune, dato che non sei nato drago, anche se non è certo, perché nessuno ha mai provato ad usare la sfélenchos per controllare qualcuno nella tua situazione. È stata usata solo sui veri draghi».

    Il drago blu assunse un'espressione determinata.

    «Molto bene. Se non può usare la sfera anche contro di me, allora vado subito a salvare Aitrìa».

    «Aspetta!» Lo ammonì Greta «Potresti metterti nei guai. L'ombra nera prima di riprendere Aitrìa può essersi organizzata per un possibile attacco. Facci prima chiamare Arianna. Lei può essere utile».

    «Io non intendo lasciare la mia compagna in balia di chiunque sia in realtà l'ombra nera più del necessario. Voi chiamate pure Arianna, io vado a salvare Aitrìa da solo». Detto questo si levò in volo ignorando le grida di avvertimento delle due fate.

    *



    David, seguendo il proprio olfatto, si recò in volo al lago Turano, nel luogo dove lui, Arianna, Greta ed Ingrid avevano trovato Aitrìa. La dolina ormai era scomparsa, ma lui ricordava benissimo dove si trovava.

    Ritrovato il punto giusto, cominciò a scavare con le zampe artigliate sulla roccia. Unita alla sua forza di drago e alla sua perseveranza, riuscì a raggiungere in fretta la caverna sotterranea che portava alla prigione della sua compagna. Infilandosi dentro la gigantesca buca scavata nella grotta notò che c'era qualcosa di diverso dall'ultima volta che l'aveva vista: era piena di ragnatele. Non curandosi della cosa, continuò ad avanzare correndo a gran velocità. Lo slancio lo fece finire addosso ad una ragnatela che si trovava proprio nel bel mezzo del percorso. Dopo aver tentato di liberarsi con la forza, senza riuscirci, si diede una calmata per riflettere lucidamente su cosa fare. All'improvviso la ragnatela cominciò a muoversi, ed in quel momento il terrore si impadronì di lui.

    «Oh, no. Ma come ho fatto ad essere così stupido? Se c'è una ragnatela gigante, allora vuol dire che c'è anche...»

    Come aveva intuito, dai meandri della caverna, comparve una femmina di vedova nera gigantesca quanto lui. David ricordava benissimo, dai documentari che Arianna gli faceva vedere, che le femmine sono più grandi e velenose dei maschi. L'immensa aracnide cominciò ad avvicinarsi minacciosamente sempre di più, ed il drago riprese ad agitarsi terrorizzato da quella che era praticamente l'incarnazione della paura e della morte che veniva verso di lui.

    «Che cappero faccio adesso?» Pensò in preda al panico, mentre il ragno era sempre più vicino. «Stupido drago. Sono proprio uno stupido... drago?» Ricordandosi che non era più umano, capì cosa fare.

    Cominciò a sputare fuoco sulle ragnatele, che bruciarono molto in fretta, e così riuscì a liberarsi e ad allontanarsi con un goffo balzo all'indietro un istante prima che l'insetto gigante riuscisse a prenderlo. Mentre si toglieva la ragnatela bruciata di dosso, il drago continuava a tenere d'occhio la vedova nera che esitava in parte ad avanzare, a causa delle fiamme. Quindi ne approfittò e sputò fuoco verso di lei. Non aveva alcuna intenzione di affrontarla corpo a corpo, sia per non essere morso sia perché gli faceva schifo l'idea di avere parti di ragno addosso.

    L'aracnide prese fuoco e cominciò a contorcersi, ma David non smise, finché non cessò di muoversi. Le ragnatele che bruciavano illuminarono tutta la caverna, ma il suo nuovo corpo di drago, con sua grande sorpresa, trovava piacevole tutto quel calore.

    «Ma quella cosa era gigantesca per via di un incantesimo, o era una sorta di ragno magico che non conosco?» Si chiese tra sé e sé guardando il ragno morto che continuava a bruciare. «Mi sa che non voglio saperlo».

    Volendo allontanarsi da lì il prima possibile, proseguì oltre, chiedendosi se l'ombra nera avesse preparato altri ostacoli del genere per lui più avanti.

    Ritornato alla foresta sotterranea, decise per prima cosa di andare a darsi una sciacquata al fiume, mentre rifletteva sul da farsi. Per fortuna l'ombra nera aveva riportato Aitrìa proprio in quella zona, ma non si sarebbe sentito sollevato finché non l'avesse salvata. Niente e nessuno lo avrebbe fermato.

    Dopo aver finito di lavarsi, si alzò in volo e, usando la sua vista da drago, localizzò la tana in cui sua moglie lo aveva portato il giorno in cui si erano conosciuti. Entrandoci vide che era tutto come lo avevano lasciato. Accarezzò amorevolmente i disegni che lei aveva fatto con il fuoco, ripensando con nostalgia al primo incontro con il suo amore, e come esso fosse stato il primo passo che aveva cambiato la sua vita per sempre.

    Finito di perdersi nei ricordi e, capendo che non avrebbe trovato altro lì, uscì fuori in volo e cominciò a cercare con gli occhi e a ad annusare con il muso per vedere se ci fosse qualcosa di nuovo rispetto all'ultima volta che era stato lì. Se l'ombra nera aveva riportato Aitrìa da quelle parti, significava che doveva aver aggiunto qualcosa per assicurarsi che non scappasse ancora. Cercando attentamente riuscì ad individuare una nuova grotta ai piedi della montagna, che era anche più grande della tana di Aitrìa. Andando verso di essa, riuscì a fiutare di nuovo l'odore della sua compagna ma anche qualcos'altro, di sconosciuto e misterioso. Ebbro dalla vittoria contro la vedova nera gigante, non se ne curò, dando per scontato che avrebbe vinto anche questa lotta. Entrando, vide un'enorme stanza circolare, grande anche per lui, ma inadatta a volare. La stanza aveva appese delle catene giganti sui muri ed aveva varie gabbie giganti vuote. In una di esse vi trovò la sua compagna.

    «Aitrìa!» La chiamò.

    La dragonessa si voltò e David si accorse che le avevano incatenato anche il muso, in modo che non potesse sputare fuoco per tentare di liberarsi ma nonostante non potesse parlare, dal suo sguardo il drago blu capì che era felice di vederlo.

    «Adesso ti tiro fuori». Disse avvicinandosi e cercando di rompere la gabbia con la forza delle sue zampe.

    Purtroppo la gabbia era più dura del previsto, e le sbarre non vollero saperne di piegarsi. Provò anche ad ammorbidirle con il fuoco, ma le sue fiamme non avevano ancora raggiunto una temperatura abbastanza elevata.

    «È inutile che ci provi, la gabbia è completamente a prova di drago». Disse una voce metallica e tenebrosa dietro di lui.

    David si voltò e si accorse che quella voce proveniva da una persona che indossava una tunica nera con un grande cappuccio. In mano aveva anche un bastone di bambù intagliato con dei simboli che non conosceva. Il cappuccio gli copriva il volto e quindi non poteva capire chi fosse. Provò allora ad annusarlo ma si accorse che non riusciva a sentirne l'odore, probabilmente doveva aver fatto qualche incantesimo per nasconderlo.

    «Tu sei l'ombra nera». Lo accusò.

    «Non ricordo che nessuno mi abbia mai chiamato così. Questo è un soprannome che mi avete dato voi presumo». Rispose con la medesima voce.

    Al drago non importava come si chiamasse.

    «Beh, qualunque cosa tu sia, arriviamo al punto: LASCIA ANDARE LA MIA COMPAGNA!» Gli ruggì contro minacciosamente.

    «La tua compagna? È curioso che tu lo dica, dato che non sei neanche un vero drago, David Amato».

    Quella rivelazione lo sconvolse parecchio.

    «Come fai a conoscere il mio nome?»

    «Beh, questo lo scoprirai a suo tempo. Devo ammetterlo, mi hai sorpreso molto. Oltre a rubare il mio drago avete anche rubato l'essenza ed il metallagí tra le mie cose. Nessuno ha mai voluto usarlo dopo averne scoperto le imperfezioni e gli effetti collaterali. Non mi aspettavo che proprio tu ti saresti spinto a tanto, solo per una relazione. Davvero notevole».

    David non volle sentire ragioni.

    «Libera Aitrìa, altrimenti...»

    «Altrimenti cosa? Credi davvero di potermi sconfiggere? Beh, sei davvero divertente. Quindi giocherò un po' con te».

    Solo allora il drago blu si accorse che una delle altre gabbie presenti nella stanza non era vuota. C'era qualcos'altro dentro: "Una chimera". Una vera chimera, con corpo e testa leonina, una seconda testa di capra e un serpente come coda.

    «Ecco a chi apparteneva l'altro odore che ho fiutato venendo qui».

    L'ombra nera schioccò le dita e la gabbia si aprì da sola. L'animale mitologico si avventò allora contro David, che si ritrovò scaraventato a terra, per la sorpresa. Le due creature si mordevano e graffiavano, ma lui, spingendo con le zampe posteriori, riuscì a liberarsi e quando si rimise in piedi, assunse la posizione di combattimento, e la chimera fece la stessa cosa. Gli avversari si studiarono attentamente girando in cerchio. Il drago provò a sputare fuoco, ma la chimera fece lo stesso, e le due fiammate si annullarono a vicenda. David dovette pensare in fretta, il che era difficile, dato che non era abituato a combattere. Il suo nuovo nemico era più piccolo sia di lui che di Aitrìa, e se la testa leonina e quella caprina sputavano fuoco, la coda di serpente doveva essere velenosa. Quindi che poteva fare?

    «Dovrò batterla in astuzia a quanto pare».

    Quindi aspettò che la chimera facesse la sua mossa, e quando provò a saltargli di nuovo addosso, si scansò di lato, per poi attaccare con le sue fauci e staccandole con un morso la coda di serpente. L'animale cominciò a ruggire di dolore e la coda mozzata cominciò a spruzzare sangue, ma poi cominciò a ruggire con maggiore ferocia balzò verso di lui. David riuscì a sfruttare la furia del nemico a suo favore, schivando il suo attacco scansandosi lateralmente, per poi andargli addosso, buttandola a terra, e la sventrò con gli artigli. Quando ebbe finito e la chimera era morta, guardandosi sporco di sangue fu sorpreso del gesto brutale e animalesco appena compiuto.

    «Wow. Comincio davvero a sentirmi un drago».

    Quanto aveva fatto era un'ulteriore prova che si stava completamente desensibilizzando nel fare certe cose. Non era sicuro se essere contento o no di questa cosa, ma decise che non era il momento di pensarci, con la sua compagna che ancora doveva essere salvata.

    «Allora, tornando a noi». Si rivolse all'ombra nera. «Te lo ripeto un'altra volta: Libera subito la mia compagna!»

    «No, non credo che lo farò. Lei è di mia proprietà, ora più di prima».

    «Lasciala andare, altrimenti te le suono di santa ragione». Lo minacciò ringhiando.

    «Provaci» Fu la risposta.

    David per tutta risposta provò a saltargli addosso, ma la figura scomparve da dove si trovava, e per lo slancio sbatté contro il muro roccioso. Rialzandosi e riprendendosi dalla botta, il drago cominciò a guardarsi intorno per trovare il suo avversario, apparso dall'altra parte della gabbia, illeso e senza problemi.

    «Non credere che sia così facile battermi. Il ragno e la chimera li ho usati solo perché ero curioso di vederti in azione. Non mi aspettavo che ti fermassero davvero».

    David provò di nuovo a saltargli addosso, ma lui scomparve ancora, ricomparendo da un'altra parte della stanza.

    «Non capita tutti i giorni di vedere un drago nato da un metallagí. Quindi volevo metterti alla prova e vedere cosa potevi fare».

    Il drago blu provò di nuovo con una zampata, ma scomparve di nuovo. Provò ancora a colpirlo sia con le zampe che con la coda più e più volte, ma niente da fare. Per quanto ci provasse l'ombra nera continuava a sparire in continuazione schivando tutti i suoi attacchi. Non potendone più, provò con una fiammata, ma l'avversario si limitò ad alzare una mano, e le fiamme gli girarono attorno come se fosse protetto da una bolla invisibile.

    «Beh, se hai finito di umiliarti in quel modo, ora tocca a me».

    A quelle parole, le catene giganti appese nella stanza si sollevarono in aria e cominciarono ad andare addosso a David frustandolo violentemente. La cosa gli fece un male cane, ma non si arrese. Provò a colpirle con una zampata per farle cadere, ma purtroppo si muovevano troppo velocemente per lui. Non osava comunque provare a colpirle con il fuoco perché avrebbe potuto arroventarle, e lui non sapeva che conseguenze ci potevano essere. Provò ancora a colpirle con tutto quello che poteva, ma i suoi movimenti erano troppo disorganizzati e imprecisi.

    «Ma guardati, sei veramente patetico. Non vale nemmeno la pena che combatta io». A quelle parole batté il bastone a terra, generando un'onda d'urto, e le catene che tenevano bloccata Aitrìa si tolsero, e la gabbia che la teneva prigioniera si aprì.

    David, non capendo questo gesto, decise di approfittarne per tirare fuori la sua compagna, ma quando lei uscì fuori, inaspettatamente, lo colpì con una zampata, scaraventandolo lontano.

    «Ma che stai facendo?»

    «Fermami ti prego!» Lo implorò terrorizzata.

    Accorgendosi che qualcosa non andava, portò lo sguardo sull'ombra nera, e lì si accorse che adesso stava tenendo in mano una sfera metà d'oro e metà rossa. Quella doveva essere la sfélenchos.

    «Come vedi ormai lei mi appartiene completamente. Con questa posso controllarla quanto voglio, ovunque si trovi. Quindi, dato che non può più scapparmi, che ne dici di lasciar perdere ed andartene?»

    In risposta, provò a saltargli addosso, ma lui si limitò a muovere le dita sulla sfera, ed Aitrìa lo intercettò buttandolo da parte, facendolo sbattere contro la parete.

    Rialzandosi in piedi, David si rese conto che la sfera sembrava essere una specie di Joystick, e per l'ombra nera, controllare la sua compagna, era come controllare il personaggio di un videogioco. Vedendo l'espressione sofferente di lei, e pensando a cosa stava succedendo, si infuriò ancora più di prima, e provò di nuovo ad attaccare.

    In risposta Aitrìa si mise in mezzo tra di loro, e cominciò a sferrare delle zampate, facendolo indietreggiare.

    «Reagisci». Lo implorò la sua compagna «Non voglio farti del male».

    «Neanch'io lo voglio. Ma non so come fare».

    Doveva prendere quella sfera, ma non riusciva neppure ad avvicinarsi. Come poteva fare? Stando sulla difensiva non avrebbe potuto vincere. E, a quanto pareva, il suo nemico sapeva manovrare il corpo di Aitrìa più di quanto lui sapesse usare il suo nuovo corpo da drago. Alla fine, non riuscendo a reagire, fu sconfitto e atterrato dalla sua compagna.

    «Tienilo fermo mentre mi occupo di lui». Ordinò tramite la sfera.

    La dragonessa fu costretta ad obbedire, mentre l'ombra nera utilizzava la sua magia per far muovere le catene, intrappolandolo per le zampe e la coda.

    David, in un ultimo tentativo disperato, tentò di nuovo di colpirlo con una fiammata, ma non ci fu nulla da fare, così si ritrovò semplicemente a terra cercando di divincolarsi.

    In risposta, la figura incappucciata costrinse Aitrìa a colpire violentemente il suo compagno, causandogli graffi e ferite, che lo fecero urlare.

    «Oh, andiamo. Non hai alcuna resistenza al dolore? E questo è il minimo che ti meriti per aver spezzato il cuore di mia figlia».

    «Tua figlia? Ma di che cosa stai...»

    Il drago non finì la frase che l'ombra nera si tolse il cappuccio rivelando finalmente il suo volto.

    «Signor Mancini? Ma che cosa sta succedendo?» Chiese nella più totale ed assoluta confusione.

    «Sì. Sono proprio io». Rispose Asclépios «È buffo come chi ti sta vicino possa nascondere dei segreti davvero grandi. Non trovi?»

    «Ma allora Arianna...»

    «Sì. Avevo imposto in questa zona e nella mia cripta un incantesimo di protezione in modo che solo io potessi prendere delle cose da lì e liberare il mio drago».

    «SI CHIAMA AITRÌA!» Lo interruppe.

    Asclépios lo ignorò e proseguì.

    «Un incantesimo che può essere aggirato solo dai parenti biologici. E voi avete sfruttato il fatto che lei fosse mia figlia per intrufolarvi nei miei antri e appropriarvi delle mie cose. Devo ammettere che ho sottovalutato davvero alla grande quelle due fate. Non mi aspettavo che avrebbero sfruttato il fatto che avessi una figlia per derubarmi».

    Il drago fu sconvolto da quella rivelazione. Quindi Greta ed Ingrid avevano mentito. Loro avevano sempre saputo che l'ombra nera era lui, ma lo avevano tenuto nascosto. Ora sì che avrebbe avuto voglia di dirgliene quattro semmai fosse uscito da quella situazione. Ma non era il momento migliore per lamentarsi. Era a terra, sconfitto, e il suo avversario lo sovrastava in tutta la sua superiorità, nonostante fosse più piccolo.

    «Ma come hai fatto? Non ho mai notato nessuna assenza misteriosa da parte tua». Volle sapere.

    «Semplice, quando parto per i miei viaggi e non voglio che si sappia, creo un mio duplicato e lo lascio al mio posto, poi quando torno assimilo da lui tutte le informazioni su quello che ha visto e fatto mentre non c'ero e devo dire che sapere come tu hai spezzato il cuore a mia figlia non è stato molto piacevole. Me lo chiedevo in effetti chi fosse quella ragazza misteriosa che avevi sposato, ma è stata proprio la tua cara "Aitrìa" a raccontarmi tutto quando l'ho ripresa, così ho tappato i buchi di questa storia».

    David, mentre ascoltava il tutto, pensò a quanto si odiasse per non aver anche solo sospettato di lui. Ma come era possibile? Gli sembrava un tipo così gentile, colto ed educato.

    «Comunque, credevi davvero di potermi sconfiggere? Hai decisamente peccato di superbia. Non siamo in una favola dove semplicemente l'eroe sconfigge il cattivo e salva la damigella in pericolo. Hai anche una percezione estremamente limitata per quanto riguarda il potere. Non sei abituato ad avere le capacità di un drago e questo ti ha portato a sopravvalutarti. La forza che possiede quel corpo ti ha dato l'illusione di essere invincibile, ma esso, per quanto possa apparire straordinario per una mente umana limitata come la tua, in realtà rientra solo nelle capacità di un drago nella media. Non sei ancora in grado di sfruttare appieno le abilità di quel corpo. Sei solo una persona comune che è appena entrata in un mondo che conosce a malapena. Un dilettante in tutto».

    Iniziò poi a camminargli intorno mentre David tentava in vano di spezzare le catene.

    «Io invece sono un vero esperto di entrambi i mondi. Si dice che la conoscenza sia nemica del potere, ma se li possiedi entrambi puoi ottenere dei risultati straordinari».

    Aprì la mano sinistra e generò con essa una vampata di fuoco azzurro che poi si dissolse nel nulla.

    «Grazie alle mie conoscenze scientifiche ho potuto migliorare vari incantesimi ed ho potuto anche idearne dei miei personali. Sono riuscito persino ad ottenere la vita eterna».

    «Vuoi dire che hai chissà quanti anni?» Chiese con grande shock, cercando ancora di liberarsi.

    «Certo. Come credi che abbia fatto a tenere Aitrìa duecento anni ed essere ancora vivo? Vedi, vari maghi hanno cercato di ottenere la vita eterna. Cercando di creare la pietra filosofale o trovare la fonte della giovinezza, rubando i corpi degli altri, facendosi mordere da vampiri o licantropi, o stringendo patti col diavolo. Io sono l'unico che ci è riuscito senza intoppi ed inconvenienti, ed in maniera completamente gratuita. E per farlo ho solo dovuto sfruttare la teoria dei radicali liberi e la biochimica dell'invecchiamento. Non ho nemmeno dovuto aprire una cosiddetta porta che separa il mondo dei vivi da quello dei morti per riuscirci. Una volta capite le giuste cose è stato semplice. È bastato solo attingere alla conoscenza biologica, un po' di alchimia e i vari tipi di magia, da quella della natura a quella negromantica. La parte più difficile è stata evitare gli effetti collaterali. Le conoscerai quelle storie o film fantastici in cui ci mostrano quelli che si mantengono giovani con qualche magia ma che appena tale magia viene annullata, tutti gli anni che ha gli ricadono addosso e loro invecchiano rapidamente fino a morire. All'inizio era quello il problema peggiore per me. Mi ci sono voluti anni e vari tentativi, calcoli scientifici ed esperimenti per riuscire a correggere questo difetto. Non passerò il tempo a raccontarti i dettagli ma alla fine ce l'ho fatta. Che sia io stesso a decidere di farlo, o se invece fosse qualcun altro o qualcos'altro ad annullare l'incantesimo che mi mantiene giovane, non mi trasformerei in cenere. Ricomincerei ad invecchiare normalmente come un essere umano».

    «Wow. Devo ammettere che è notevole».

    «Sì. Posso dirti anche che la tua cara Aitrìa mi è stata molto utile».

    «Cosa?»

    Quell'affermazione gli fece prendere un colpo e lo indusse ad un altro vano tentativo di liberarsi.

    «Non le ho fatto del male più del dovuto, se è questo che ti preoccupa. Ed avrei potuto cavarmela anche senza di lei. Ma te lo avranno spiegato che i draghi sono creature molto longeve. Quindi studiare la sua biologia mi ha dato informazioni molto utili. Non ho avuto bisogno di una parte qualunque del suo corpo come ingrediente senza il quale avrei potuto fare l'incantesimo. In effetti non avrei neanche più bisogno di lei. Completato l'incantesimo è diventata inutile».

    «Se non hai più bisogno di lei perché allora la tieni ancora prigioniera? Lasciala andare!» Lo implorò disperatamente.

    «Stai scherzando vero?» Gli rispose con freddezza ed indifferenza: «Un'altra delle cose che di certo avrai imparato stando con lei è che i draghi non sono creature che si trovano comunemente in giro e che sono alla portata di tutti. Quindi, avendone preso uno, per quale motivo ora dovrei privarmi di una merce così rara? Non ho ideato questo incantesimo perché avevo paura di morire, ma perché in questo modo ho tutto il tempo che voglio per vedere, fare ed imparare tante cose. E non sono così folle da sprecarlo. Se hai studiato la storia cinese avrai saputo che anche l'imperatore Qin Shi Huang cercava la vita eterna perché riteneva di non poter vivere abbastanza a lungo per fare tutto quello che aveva in mente, ma che fu proprio questo che lo fece morire prima del tempo. Vedi, sono vari i motivi per cui non si accetta la morte. C'è chi non lo fa per paura di essa in generale. Chi invece lo fa per paura dell'Inferno, se ha avuto una vita peccaminosa. Ci sono anche quelli che non l'accettano per il fatto che tutti i loro successi, tutte le loro conquiste, tutti i traguardi raggiunti alla fine scompaiano come polvere al vento a causa dell'inevitabile scorrere del tempo. E infine chi pensa di non avere abbastanza tempo per fare tutto quello che si era prefisso nella vita. Io rientro tra quel genere di persone. Ma sono riuscito a risolvere questo problema. Ce ne sono di cose che ho fatto e che potrò fare grazie all'illimitata quantità di tempo di cui dispongo. E una di queste è che ho trovato un drago ed ho l'intenzione di tenermelo».

    «Se proprio vuoi un drago allora prendi me al posto suo!» Gli chiese David disperatamente, avendo perso qualunque speranza di vincere contro di lui in combattimento.

    «Cosa?»

    «Se vuoi un drago da tenere con te prendi me al posto di Aitrìa».

    Asclépios gli volse le spalle con indifferenza senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

    «Mi stai prendendo in giro? Non ti è bastata la batosta che ti ho dato per fartelo entrare in testa? Tu non sei un vero drago. Non lo sei mai stato e mai lo sarai. Tu sei e sarai sempre un essere umano in un corpo di drago. È qualcosa di davvero interessante, lo ammetto, però non cambia il fatto che sei inferiore ad un vero drago. Anche per quanto riguarda il valore».

    David cadde in preda allo sconforto e alla disperazione. Che cosa poteva fare? Aveva già sofferto troppo per aver perduto Aitrìa una volta, e la prospettiva di perderla ancora gli causava un dolore atroce. Se non poteva nemmeno sacrificare sé stesso per liberarla allora era completamente inutile. Non era giusto! Da quando si erano conosciuti erano successe tante cose da cui era nato il loro sentimento, prima che David riuscisse a sfondare le barriere di logica e concretezza che gli avevano impedito di vedere quanto magnifica e meravigliosa fosse senza il bisogno che dovesse cambiare, e le aveva causato un dolore per il quale non si sarebbe mai perdonato. Aveva rinunciato alla sua umanità, faticato per adeguarsi al suo nuovo corpo di drago in modo che le cose potessero finalmente funzionare tra di loro. E adesso era tutto perduto.

    «No! Mi rifiuto di accettarlo!»

    Cercando di scervellarsi alla fine decise cosa fare. Era qualcosa di folle e disperato, ma ormai non c'era altro modo.

    «Se non posso barattare me stesso con lei allora prendimi e basta».

    Asclépios si voltò verso di lui confuso da quell'affermazione

    «Che intendi?»

    «Se non posso tirare fuori Aitrìa dalla prigionia allora rinchiudi anche me insieme a lei. Dopotutto, anche se valgo meno di un vero drago, valgo sempre più di niente. Insomma, dopotutto mi sto offrendo senza chiederti nulla in cambio. Quindi è solo un'aggiunta senza sottrazione. È un po', come diresti tu, come se io mi stessi offrendo come schiavo senza compenso ma gratis. Ti chiedo solo di lasciarmi insieme ad Aitrìa. Permettimi di stare con lei. Non tenermi separato da lei».

    Asclépios iniziò a riflettere sul da farsi, ed alla fine prese la sua decisione.

    «Molto bene. Accetto. Ma devi promettere che non cercherai mai di scappare. Voglio la tua totale collaborazione. Ogni cosa dovrà essere come voglio io. Accetti?» Fu la sua controproposta.

    David, sconfitto e sottomesso, annuì senza nemmeno dire una parola.

    Alla vista di quel gesto il mago si rivolse verso la gabbia dove era rinchiusa Aitrìa, con un gesto della mano ne aprì la porta e lo invitò, con un cenno, ad entrare. Il drago si sbrigò ad obbedire ed entrò dentro la gabbia, che si richiuse appena dietro di lui. Vide poi le catene che avevano avvolto Aitrìa sfilarsi da lei lasciandola libera e rapidamente raggiunse la sua compagna.

    I due si strofinarono i musi amorevolmente, prima che lei parlasse.

    «Cosa hai fatto? Hai appena rinunciato alla tua libertà!»

    «Lo so». Rispose lui. «Ma dovevo farlo. Non c'era altro modo per stare con te».

    «Ma così adesso siamo entrambi prigionieri!»

    «Lo so. Ho appena rinunciato alla mia libertà per questo. Ma comunque tu non hai forse fatto lo stesso quando ti sei fatta trasformare in umana? Beh, mi sembrava giusto che ora toccasse a me fare qualcosa del genere».

    «Ma...»

    «Aitrìa, non capisci? Tu ormai mi sei entrata nel cuore ed io non ho alcuna intenzione di farti uscire. Preferisco rimanere tutta la vita in questa gabbia con te piuttosto che essere libero senza di te». La abbracciò amorevolmente con le ali. «Non c'è niente per me fuori da qui se non ci sei anche tu».

    La dragonessa, in risposta, si abbandonò completamente a quell'abbraccio.

    Scena modificata del capitolo 37

    «Bel tentativo». Rispose l'ombra nera a quel gesto. «Ma ora ti farò vedere io cos'è il vero potere». Sguainò di nuovo la sua spada verde. «Sai cos'è questa? Si chiama Fragarach, ed è una spada della mitologia irlandese. Un tempo era appartenuta ai re del ciclo dell'Ulster. Ho faticato per riuscire a trovarla, ma ne è valsa la pena. Basta puntarla alla gola di qualcuno e questi può dire solo la verità. Infatti non è una coincidenza che la sua impugnatura ha l'aspetto di una libellula. Infatti nella cultura europea la libellula, tra i suoi significati, c'è anche la ricerca della verità. Ma, oltre a questo, la spada può anche placare i venti, e penetrare le armature in un colpo solo».

    Si avvicinò minacciosamente al drago e poggiò la lama su una giuntura della sua zampa destra.

    «Vedi, io non sono un abile spadaccino, ma non serve avere talento nella spada e possedere un grande potere magico per quello che ho in mente. Ho imparato molto studiando la tua Aitrìa nel corso degli anni. So infatti che mi basta fare così». Conficcò la lama nel corpo del drago, causandogli un forte ruggito di dolore «Per reciderti un nervo e paralizzare un tuo arto».

    David capì che quello che diceva era vero. Essere infilzato con quella spada era stato doloroso, ma adesso non riusciva più a sentire né a muovere il suo arto. Il suo nemico poi ripeté il gesto anche sugli altri arti del corpo, lasciandolo completamente immobilizzato. Completato questo, ordinò poi alla sua compagna, completamente distrutta dal dolore per l'accaduto, di lasciarlo andare. David provò di nuovo ad attaccare l'ombra nera, ma purtroppo non riusciva più a muovere le zampe. Era completamente bloccato. Riusciva a muovere la coda, la testa e le ali, ma erano inutili per la situazione in cui si trovava, dato che non c'era abbastanza spazio per volare, il suo nemico avrebbe di sicuro schivato le sue codate, ed era protetto benissimo dal fuoco.

    «Vedi?» Disse poi l'ombra nera con un tono di superiorità. «Questo è il potere della conoscenza e dell'informazione. Mi è bastato un semplice gesto per renderti impotente ed inerme».

    David capì che aveva ragione, e cominciò a piangere, odiando sé stesso per aver fallito miseramente nel salvare la sua compagna.

    «Oh, andiamo. Non hai alcuna resistenza al dolore? E questo è il minimo che ti meriti per aver spezzato il cuore di mia figlia».

    «Tua figlia? Ma di che cosa stai...»

    Il drago non finì la frase che l'ombra nera si tolse il cappuccio rivelando finalmente il suo volto.

    «Signor Mancini? Ma che cosa sta succedendo?» Chiese nella più totale ed assoluta confusione.

    «Sì. Sono proprio io». Rispose Asclépios «È buffo come chi ti sta vicino possa nascondere dei segreti davvero grandi. Non trovi?»

    «Ma allora Arianna...»

    «Sì. Avevo imposto in questa zona e nella mia cripta un incantesimo di protezione in modo che solo io potessi prendere delle cose da lì e liberare il mio drago».

    «SI CHIAMA AITRÌA!» Lo interruppe.

    Asclépios lo ignorò e proseguì.

    «Un incantesimo che può essere aggirato solo dai parenti biologici. E voi avete sfruttato il fatto che lei fosse mia figlia per intrufolarvi nei miei antri e appropriarvi delle mie cose. Devo ammettere che ho sottovalutato davvero alla grande quelle due fate. Non mi aspettavo che avrebbero sfruttato il fatto che avessi una figlia per derubarmi».

    Il drago fu sconvolto da quella rivelazione. Quindi Greta ed Ingrid avevano mentito. Loro avevano sempre saputo che l'ombra nera era lui, ma lo avevano tenuto nascosto. Ora sì che avrebbe avuto voglia di dirgliene quattro semmai fosse uscito da quella situazione. Ma non era il momento migliore per lamentarsi. Era a terra, sconfitto, e il suo avversario lo sovrastava in tutta la sua superiorità, nonostante fosse più piccolo.

    «Ma come hai fatto? Non ho mai notato nessuna assenza misteriosa da parte tua». Volle sapere.

    «Semplice, quando parto per i miei viaggi e non voglio che si sappia, creo un mio duplicato e lo lascio al mio posto, poi quando torno assimilo da lui tutte le informazioni su quello che ha visto e fatto mentre non c'ero e devo dire che sapere come tu hai spezzato il cuore a mia figlia non è stato molto piacevole. Me lo chiedevo in effetti chi fosse quella ragazza misteriosa che avevi sposato, ma è stata proprio la tua cara "Aitrìa" a raccontarmi tutto quando l'ho ripresa, così ho tappato i buchi di questa storia».

    David, mentre ascoltava il tutto, pensò a quanto si odiasse per non aver anche solo sospettato di lui. Ma come era possibile? Gli sembrava un tipo così gentile, colto ed educato.

    «Comunque, credevi davvero di potermi sconfiggere? Hai decisamente peccato di superbia. Non siamo in una favola dove semplicemente l'eroe sconfigge il cattivo e salva la damigella in pericolo. Hai anche una percezione estremamente limitata per quanto riguarda il potere. Non sei abituato ad avere le capacità di un drago e questo ti ha portato a sopravvalutarti. La forza che possiede quel corpo ti ha dato l'illusione di essere invincibile, ma esso, per quanto possa apparire straordinario per una mente umana limitata come la tua, in realtà rientra solo nelle capacità di un drago nella media. Non sei ancora in grado di sfruttare appieno le abilità di quel corpo. Sei solo una persona comune che è appena entrata in un mondo che conosce a malapena. Un dilettante in tutto».

    Iniziò poi a camminargli intorno mentre David tentava in vano di muoversi.

    «Io invece sono un vero esperto di entrambi i mondi. Si dice che la conoscenza sia nemica del potere, ma se li possiedi entrambi puoi ottenere dei risultati straordinari».

    Aprì la mano sinistra e generò con essa una vampata di fuoco azzurro che poi si dissolse nel nulla.

    «Grazie alle mie conoscenze scientifiche ho potuto migliorare vari incantesimi ed ho potuto anche idearne dei miei personali. Sono riuscito persino ad ottenere la vita eterna».

    «Vuoi dire che hai chissà quanti anni?» Chiese con grande shock, cercando ancora di liberarsi.

    «Certo. Come credi che abbia fatto a tenere Aitrìa duecento anni ed essere ancora vivo? Vedi, vari maghi hanno cercato di ottenere la vita eterna. Cercando di creare la pietra filosofale o trovare la fonte della giovinezza, rubando i corpi degli altri, facendosi mordere da vampiri o licantropi, o stringendo patti col diavolo. Io sono l'unico che ci è riuscito senza intoppi ed inconvenienti, ed in maniera completamente gratuita. E per farlo ho solo dovuto sfruttare la teoria dei radicali liberi e la biochimica dell'invecchiamento. Non ho nemmeno dovuto aprire una cosiddetta porta che separa il mondo dei vivi da quello dei morti per riuscirci. Una volta capite le giuste cose è stato semplice. È bastato solo attingere alla conoscenza biologica, un po' di alchimia e i vari tipi di magia, da quella della natura a quella negromantica. La parte più difficile è stata evitare gli effetti collaterali. Le conoscerai quelle storie o film fantastici in cui ci mostrano quelli che si mantengono giovani con qualche magia ma che appena tale magia viene annullata, tutti gli anni che ha gli ricadono addosso e loro invecchiano rapidamente fino a morire. All'inizio era quello il problema peggiore per me. Mi ci sono voluti anni e vari tentativi, calcoli scientifici ed esperimenti per riuscire a correggere questo difetto. Non passerò il tempo a raccontarti i dettagli ma alla fine ce l'ho fatta. Che sia io stesso a decidere di farlo, o se invece fosse qualcun altro o qualcos'altro ad annullare l'incantesimo che mi mantiene giovane, non mi trasformerei in cenere. Ricomincerei ad invecchiare normalmente come un essere umano».

    «Wow. Devo ammettere che è notevole».

    «Sì. Posso dirti anche che la tua cara Aitrìa mi è stata molto utile».

    «Cosa?»

    Quell'affermazione gli fece prendere un colpo e lo indusse ad un altro vano tentativo di muovere il suo corpo.

    «Non le ho fatto del male più del dovuto, se è questo che ti preoccupa. Ed avrei potuto cavarmela anche senza di lei. Ma te lo avranno spiegato che i draghi sono creature molto longeve. Quindi studiare la sua biologia mi ha dato informazioni molto utili. Non ho avuto bisogno di una parte qualunque del suo corpo come ingrediente senza il quale avrei potuto fare l'incantesimo. In effetti non avrei neanche più bisogno di lei. Completato l'incantesimo è diventata inutile».

    «Se non hai più bisogno di lei perché allora la tieni ancora prigioniera? Lasciala andare!» Lo implorò disperatamente.

    «Stai scherzando vero?» Gli rispose con freddezza ed indifferenza: «Un'altra delle cose che di certo avrai imparato stando con lei è che i draghi non sono creature che si trovano comunemente in giro e che sono alla portata di tutti. Quindi, avendone preso uno, per quale motivo ora dovrei privarmi di una merce così rara? Non ho ideato questo incantesimo perché avevo paura di morire, ma perché in questo modo ho tutto il tempo che voglio per vedere, fare ed imparare tante cose. E non sono così folle da sprecarlo. Se hai studiato la storia cinese avrai saputo che anche l'imperatore Qin Shi Huang cercava la vita eterna perché riteneva di non poter vivere abbastanza a lungo per fare tutto quello che aveva in mente, ma che fu proprio questo che lo fece morire prima del tempo. Vedi, sono vari i motivi per cui non si accetta la morte. C'è chi non lo fa per paura di essa in generale. Chi invece lo fa per paura dell'Inferno, se ha avuto una vita peccaminosa. Ci sono anche quelli che non l'accettano per il fatto che tutti i loro successi, tutte le loro conquiste, tutti i traguardi raggiunti alla fine scompaiano come polvere al vento a causa dell'inevitabile scorrere del tempo. E infine chi pensa di non avere abbastanza tempo per fare tutto quello che si era prefisso nella vita. Io rientro tra quel genere di persone. Ma sono riuscito a risolvere questo problema. Ce ne sono di cose che ho fatto e che potrò fare grazie all'illimitata quantità di tempo di cui dispongo. E una di queste è che ho trovato un drago ed ho l'intenzione di tenermelo».

    «Se proprio vuoi un drago allora prendi me al posto suo!» Gli chiese David disperatamente, avendo perso qualunque speranza di vincere contro di lui in combattimento.

    «Cosa?»

    «Se vuoi un drago da tenere con te prendi me al posto di Aitrìa».

    Asclépios gli volse le spalle con indifferenza senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

    «Mi stai prendendo in giro? Non ti è bastata la batosta che ti ho dato per fartelo entrare in testa? Tu non sei un vero drago. Non lo sei mai stato e mai lo sarai. Tu sei e sarai sempre un essere umano in un corpo di drago. È qualcosa di davvero interessante, lo ammetto, però non cambia il fatto che sei inferiore ad un vero drago. Anche per quanto riguarda il valore».

    David cadde in preda allo sconforto e alla disperazione. Che cosa poteva fare? Aveva già sofferto troppo per aver perduto Aitrìa una volta, e la prospettiva di perderla ancora gli causava un dolore atroce. Se non poteva nemmeno sacrificare sé stesso per liberarla allora era completamente inutile. Non era giusto! Da quando si erano conosciuti erano successe tante cose da cui era nato il loro sentimento, prima che David riuscisse a sfondare le barriere di logica e concretezza che gli avevano impedito di vedere quanto magnifica e meravigliosa fosse senza il bisogno che dovesse cambiare, e le aveva causato un dolore per il quale non si sarebbe mai perdonato. Aveva rinunciato alla sua umanità, faticato per adeguarsi al suo nuovo corpo di drago in modo che le cose potessero finalmente funzionare tra di loro. E adesso era tutto perduto.

    «No! Mi rifiuto di accettarlo!»

    Cercando di scervellarsi alla fine decise cosa fare. Era qualcosa di folle e disperato, ma ormai non c'era altro modo.

    «Se non posso barattare me stesso con lei allora prendimi e basta».

    Asclépios si voltò verso di lui confuso da quell'affermazione

    «Che intendi?»

    «Se non posso tirare fuori Aitrìa dalla prigionia allora rinchiudi anche me insieme a lei. Dopotutto, anche se valgo meno di un vero drago, valgo sempre più di niente. Insomma, dopotutto mi sto offrendo senza chiederti nulla in cambio. Quindi è solo un'aggiunta senza sottrazione. È un po', come diresti tu, come se io mi stessi offrendo come schiavo senza compenso ma gratis. Ti chiedo solo di lasciarmi insieme ad Aitrìa. Permettimi di stare con lei. Non tenermi separato da lei».

    Asclépios iniziò a riflettere sul da farsi. Alla fine prese la sua decisione e gli puntò Fragarach alla gola.

    «Molto bene. Accetto. Ma devi promettere che non cercherai mai di scappare. Voglio la tua totale collaborazione. Ogni cosa dovrà essere come voglio io. Accetti?» Fu la sua controproposta.

    David, non avendo avuto comunque l'intenzione di mentire, gli rispose di sì ed accettò tutte le sue richieste.

    In risposta il mago rinfoderò la spada e recuperò il bastone. Si rivolse verso la gabbia dove era rinchiusa Aitrìa, costrinse la dragonessa a spostare David all'interno di essa. Dopodiché curò il drago con la magia, rimettendogli insieme i nervi, e mentre quest'ultimo, riacquisiva sensibilità e movimento con le zampe, vide la sua compagna entrare di nuovo nella gabbia, che si richiuse dietro di lei.

    I due si strofinarono i musi amorevolmente, prima che lei parlasse.

    «Cosa hai fatto? Hai appena rinunciato alla tua libertà!»

    «Lo so». Rispose lui. «Ma dovevo farlo. Non c'era altro modo per stare con te».

    «Ma così adesso siamo entrambi prigionieri!»

    «Lo so. Ho appena rinunciato alla mia libertà per questo. Ma comunque tu non hai forse fatto lo stesso quando ti sei fatta trasformare in umana? Beh, mi sembrava giusto che ora toccasse a me fare qualcosa del genere».

    «Ma...»

    «Aitrìa, non capisci? Tu ormai mi sei entrata nel cuore ed io non ho alcuna intenzione di farti uscire. Preferisco rimanere tutta la vita in questa gabbia con te piuttosto che essere libero senza di te». La abbracciò amorevolmente con le ali. «Non c'è niente per me fuori da qui se non ci sei anche tu».

    La dragonessa, in risposta, si abbandonò completamente a quell'abbraccio.

    Capitolo 38


    «Lascia andare entrambi, o te la vedrai brutta». Disse Greta entrando improvvisamente nella stanza, con la bacchetta in pugno, insieme a sua sorella Ingrid.

    David fu sorpreso ma felice di vederle. Forse non era ancora finita, anche se notò entrambe con il segno di una mano arrossata in faccia, e capì che dovevano aver preso un bello schiaffo.

    «Ma guarda. Avete ancora la faccia tosta di infastidirmi». Affermò il mago stringendo forte il bastone. «Siete state meschine ad ingannare ed usare mia figlia contro di me. Ma questa volta non ve la farò passare liscia».

    «No papà». Udirono tutti la voce di Arianna, mentre quest'ultima spuntava fuori da dietro le due fate. «Sei tu che devi smetterla con tutto questo».

    «Allora ti hanno convinta ad aiutarci». Disse David sollevato di vederla.

    «Certo che vi aiuto. Qualunque sia il mio stato d'animo non lascerei mai nessuno in una situazione così orribile».

    «Non sei arrabbiata per aver scoperto che c'è tuo padre dietro a tutto questo, vero?»

    «Certo che lo sono». Rispose stringendo i pugni. «Potete vederlo da voi,» spiegò indicando le facce schiaffeggiate di Greta ed Ingrid.

    «Senti,» le disse il padre «qualunque cosa ti abbiano detto io...»

    «Oh, ma loro non hanno avuto bisogno di dirmi nulla. Ho scoperto tutto da sola». Rispose tirando fuori e gettando a terra il diario d'innanzi a lui. «So che hai imparato la magia per ambizione, che ti sei messo ad accumulare conoscenza per saziare la tua avidità, arrivando addirittura a compiere azioni spiacevoli per ottenerla. Hai vivisezionato delle creature viventi alle mie spalle e per fortuna non hai scritto i dettagli perché scommetto che non mi sarebbero piaciuti».

    «Ma allora da quando avevate pensato di usare Arianna per liberare Aitrìa?» chiese David.

    «Se dobbiamo essere sincere,» rispose Greta con un po' di imbarazzo «Abbiamo iniziato a pianificare tutto fin da quando scoprimmo che Serena era incinta».

    «Già. Me lo avete spiegato». Rispose Arianna, senza nascondere quanto fosse seccata dalla cosa. «Hai la più pallida idea di come mi senta?» Si rivolse poi a suo padre. «Per tutta la vita io e la mamma credevamo di conoscerti. Ed invece in tutto questo tempo ci hai nascosto la tua vita segreta. Hai strappato un cucciolo di drago alla sua famiglia senza nessuna intenzione di restituirlo».

    «Arianna, non posso semplicemente rendere ad Aitrìa la libertà. È vero che la tengo per opportunismo, ma allo stesso tempo devi capire che se la lasciassi andare ed i draghi la ritrovassero, poi verrebbero a cercarmi per uccidermi. E non punirebbero solo me, ma anche te, solo per il fatto di essere mia figlia».

    «Se è solo questo il problema allora posso giurare che non dirò niente a nessuno». Rispose Aitrìa. «Non dico che posso perdonarti così su due piedi per quello che mi hai fatto, ma posso rinunciare a cercare vendetta. L'unica cosa che voglio è essere libera con David, non m'importa altro».

    Asclépios, dal solo sguardo fece intendere che non le credeva, e continuò a parlare con Arianna.

    «Senti, so che tutto questo può essere seccante per te, ma...»

    «Seccante? Tu non hai idea di come mi senta. Imparando a conoscere David l'ho amato veramente, non ho mai avuto il coraggio di dirlo, ma lui poi ha conosciuto quella Aitrìa che me lo ha portato via per sempre. Poi ho scoperto un lato di mio padre che neppure conoscevo». Mentre parlava tutto cominciò a vibrare intorno a lei.

    «Arianna. Ma che sta succedendo?» chiese suo padre.

    «Non lo so e non mi interessa». Rispose lei ignorando il tutto. «So solo che per come mi sento ho una gran voglia di urlare». Detto questo, lo fece. Nel momento in cui urlò si generò un'onda d'urto micidiale che scaraventò tutti, eccetto David ed Aitrìa, indietro, tenendoli poi tutti inchiodati al muro «Ma che significa?» Chiese in preda alla più totale ed assoluta confusione, dopo che ebbe finito di urlare e scoprì quello che aveva fatto.

    «È semplice, figlia mia». Rispose lui rialzandosi in piedi, sorridendo con soddisfazione «Anche tu sei benedetta dal dono della magia. A quanto pare possiedi un potenziale davvero notevole superiore ad un mago nella media. Non sai quanto questo mi renda felice ed orgoglioso».

    Quella rivelazione fu un nuovo colpo brutale per lei.

    «Ma come è possibile? In tutti questi anni non mi è mai capitata una cosa del genere».

    «È semplice. A volte la magia può essere innata, oppure si può imparare con lo studio ed il duro lavoro, ma in entrambi i casi, il suo utilizzo è legato alle emozioni. E i poteri innati possono sbloccarsi quando si prova un'emozione davvero forte. Tu non hai mai manifestato il tuo potere perché sei sempre stata molto pacata ed organizzata. Hai sempre tenuto sotto controllo le tue emozioni ed io non ho mai cercato di forzarti. Ma, a quanto pare, il dolore per aver perso David era proprio la spinta che ti serviva per liberare il tuo potenziale».

    Il sapere che praticamente il potere che aveva appena scoperto era una sorta di compenso per la fine dei suoi sogni romantici non la fece stare meglio. Ma almeno forse poteva tornarle utile.

    «Se sono davvero così potente allora lascia andare quei due, altrimenti userò il mio potere contro di te».

    Il padre ritrovò la sua impassibilità.

    «Lascia perdere, non puoi fare nulla».

    Arianna allora urlò di nuovo, cercando di scatenare l'onda d'urto di prima, ma non successe nulla.

    «Possiedi di sicuro un grande potenziale ed un grande potere». Spiegò «Ma poco fa hai manifestato solo una forma primordiale ed incontrollata. Può capitare tra i maghi principianti che ancora non hanno iniziato ad istruirsi o che non hanno consapevolezza di esso. Non potrai usarlo né controllarlo senza uno studio e un'istruzione adeguata. E io in questa stanza sono l'unico che può dartela».

    «E perché dovrei accettare questo?»

    «Perché sono tuo padre e ti voglio bene».

    «Davvero?»

    «Certo. Figliola, io ti sono stato accanto e ti ho cresciuta con amore, lo sai. Che amassi te e tua madre è una cosa su cui non ti ho mai mentito. Ti aiutavo a studiare quando eri piccola, ho sostenuto i tuoi sogni di un mondo migliore. Non ti ho detto la verità solo perché non hai mai manifestato i tuoi poteri e quindi non mi sembrava giusto coinvolgerti, ma adesso che finalmente si sono rivelati, posso iniziarti alle vie della magia. Posso condividere tutta la conoscenza che ho accumulato nella mia lunga vita con te. Possiamo viaggiare insieme ed imparare cose nuove. A te è sempre piaciuto l'occulto e adesso puoi farne parte. Non mentirmi, so che sei tentata di farlo».

    Arianna si sentì fremere di rabbia, ma non solo per tutto quello che le era capitato, ma anche perché sapeva che aveva ragione. Per quanto stesse soffrendo, il fatto di aver scoperto di avere la magia la elettrizzava. La curiosità di quello che avrebbe potuto vedere, imparare o fare, era immensa. C'era tutto un mondo magico nascosto, e adesso aveva un pretesto per vederlo tutto. Ma non poteva semplicemente cedere così su due piedi.

    «Se davvero dici di amarmi, allora, in nome dell'amore che provi per me, ti chiedo di lasciare andare quei due draghi».

    «Figliola, te l'ho già spiegato che...»

    «... che i draghi si vendicheranno di noi se vengono a sapere della tua colpevolezza? Beh, ti assicuro che non accadrà. Se Aitrìa dice una cosa sta pur certo che dice la verità. Lo hai saputo che quando è stata interrogata dalla polizia per aver ucciso il ladro di volti, non ha mentito per apparire migliore di quanto sembrasse. È stata aperta e sincera. Se preferisce stare con David piuttosto che vendicarsi, sta pur certo che lo farà».

    «Ti fidi davvero di lei?»

    «Aitrìa è tante cose, ma non è una bugiarda su certi argomenti. Ha dovuto mentire sul suo passato quando è diventata umana, ma non ha mentito su tutto il resto».

    «Arianna...»

    «Ti prego, padre, questa storia mi ha appena mostrato un lato di te che non conoscevo» Lo implorò «Se nonostante quello che ho scoperto e quello che hai fatto sei comunque il padre che conosco ed amo, allora fai come ti ho chiesto e libera loro due». Poi decise di imporsi

    Aspettando la risposta, la biologa vide come suo padre fosse lacerato dal dubbio e l'incertezza, di come lo avesse messo di fronte ad una scelta difficile e pericolosa, nel caso Aitrìa fallisse nell'evitare la vendetta degli altri draghi. Vedendolo così pieno di dubbi, lei decise di insistere di più.

    «Per favore. Anche in quel diario ho letto del tuo lato buono. So che sei diventato avido di conoscenza perché il tuo primo amore, Beatrice, è morta di polmonite e il consiglio del mondo magico ti ha impedito di usare la magia per salvarla. E che, a causa di questo, ti sei convinto che se le conoscenze mediche di allora fossero state più avanzate, lei sarebbe ancora viva. Di come, anche se inizialmente ti sei interessato alla mamma perché te la ricordava, poi ti sei innamorato davvero di lei come persona. Ho letto dei momenti felici con noi, e che hai davvero sofferto quando è morta in quell'incidente d'auto. Quindi, per favore, dimostra che quella parte non era falsa».

    A quelle parole, Asclépios si afflosciò con un'aria di rassegnazione.

    «Va bene figliola, come vuoi tu». Rispose compiendo un gesto della mano, che fece aprire la gabbia.

    I due draghi uscirono fuori con qualche esitazione, probabilmente perché temevano uno scherzo ed una fregatura.

    «Quindi adesso sono davvero libera?» Chiese Aitrìa ad Asclépios «Non cercherai più di riprendermi ed è tutto finito?»

    «Sì». Rispose «Mia figlia è più importante del possedere un drago. Non posso tenerti se questo significa perdere lei».

    La dragonessa fece un grande sospiro di sollievo per poi strofinarsi a David.

    «Suppongo che adesso tu voglia sapere dove sono gli altri draghi. Giusto?»

    «Tu sai dove sono?»

    «Certo. Altrimenti come avrei potuto rubarti quando eri un uovo? I draghi sono scomparsi da tempo, mai io ho avuto la perseveranza e la pazienza necessari per riuscire a trovarvi. E se manterrai la promessa di non cercare vendetta, allora ti dirò come raggiungerli».

    «Non dirlo a me». Rispose «Dillo a David».

    «Perché?»

    «Non voglio andare subito a casa. Prima voglio godermi dei momenti privati con il mio compagno e vedere il mondo. Quando sarà il momento, allora voglio che sia lui ad avere l'onore di riportarmi tra la mia gente».

    «Sei sicura di questo, Aitrìa?» Chiese David con un tono di incertezza.

    «Sì. Non temere. Ho fiducia in te e so che andrai bene».

    Il drago blu, in risposta, si avvicinò ad Asclépios.

    «Beh, sono, pronto. Dimmi pure tutto».

    *



    «Mi sembra che questo sia di nuovo un addio». Aveva detto Greta accarezzando il muso di Aitrìa.

    Tutte le fate erano di nuovo venute a salutare i due draghi pronti per il viaggio, certe che questa volta non sarebbe successo nulla di male.

    Asclépios aveva dovuto usare la sua magia insieme alle altre fate della terra per riparare la casa di Greta ed Ingrid, e la fatica maggiore fu dover ripristinare la vegetazione del posto.

    «Ecco,» aveva detto sfinito «Ora va bene?»

    «È un inizio». Rispose Ingrid senza neanche voltarsi a guardarlo, facendo cenno che non lo avrebbe perdonato facilmente. «Comunque,» si rivolse poi ad Aitrìa «Ti auguro davvero di trovare la felicità tra i tuoi simili e di goderti il tuo compagno».

    «Sta tranquilla». Rispose maliziosamente «Lo farò».

    Arianna intanto stava abbracciando la testa di David.

    «Mi mancherai davvero tanto. Dimmi, tornerai qualche volta?»

    «Non ne ho idea. Spero che i draghi me lo permetteranno, ma non posso promettere nulla. Mi mancherai anche tu, comunque».

    Il drago blu aveva al collo il metallagí ed avevano deciso di portarsi anche la sfélenchos, che era stata legata con una corda al collo di Aitrìa. Non potendola distruggere, decisero che non si fidavano a lasciarla ad Asclépios. Il mago si era opposto e lamentato, per via della fatica che aveva fatto per ottenerla, ma tutti loro erano stati inflessibili ed alla fine aveva dovuto cedere.

    «Comunque non rivelare subito agli altri draghi il fatto che sei un umano». Aveva detto il mago a David, dopo aver consegnato la sfera ad Aitrìa «I draghi sono diventati ostili agli umani dopo quello che è successo tra le due razze anni fa, e di certo dopo quello che ho fatto io, anche se non gli direte in modo diretto della mia colpevolezza, lo saranno ancora di più».

    Quell'avvertimento per David fu molto preoccupante, ma volle credergli, dato che non aveva alcuna ragione di mentirgli, ed annuì, facendogli intendere di aver capito.

    «È stato bello conoscere tutti quanti voi». Aveva detto Aitrìa alle fate e Arianna, quando fu tutto pronto per la partenza. «Non sarei qui adesso se non fosse stato per il vostro aiuto. Vi auguro di vivere una vita felice. Addio». Pronunciate quelle parole, si alzò in volo, seguita dal suo compagno.

    Tutti quanti loro videro i due draghi volare sempre più lontano, finché non sparirono all'orizzonte.

    «Che cosa faremo adesso?» Chiese Asclépios.

    «Beh, immagino che dovremo imparare ad andare tutti d'accordo». Commentò Ingrid, rivolgendosi al mago.

    «È vero». Disse Arianna guardandosi le mani. «Comunque padre, ho preso una decisione. Accetto la tua offerta di istruirmi».

    «Davvero?» Chiese lui, senza mascherare la sua gioia.

    «Ma certo. Con tutto quello che è accaduto, ho bisogno di distrarmi, e questo mi sembra il modo migliore per farlo. E ce ne sono di cose che mi paiono interessanti e che voglio imparare».

    «Molto bene. Ma devo avvisarti di una cosa. Anche in questo mondo magico ci sono dei pericoli. David è stato fortunato, perché se avesse combattuto contro qualcuno di più malvagio di me sarebbe sicuramente morto tra atroci sofferenze. Ed io possiedo conoscenze che sarebbero pericolose se finissero nelle mani sbagliate».

    «Questo è vero». Convenne Greta. «Nonostante quello che ha fatto, ci sono persone peggiori di lui anche nel mondo magico».

    «Devo dirti anche questo: io posso insegnarti come usare la magia, però non illuderti che con essa potrai risolvere tutti i tuoi problemi. Non pensare a cose del tipo che se qualcosa non va ti basta solo schioccare le dita per sistemare tutto. Non ti insegnerò solo a controllare il tuo potere, ma anche a non dipendere da esso e ad usarlo con responsabilità. Accetti questo?»

    «Sì. Accetto, papà. Tanto, ormai ho molto tempo libero e voglio sfruttarlo. Quindi andrò fino in fondo». Fu la risposta di Arianna.

    L'avvertimento del padre era serio, ma lei era decisa a proseguire il viaggio che era iniziato quando aveva incontrato Aitrìa, che a quanto pare non era ancora finito. Sarebbe stato un modo davvero interessante per delle attività padre e figlia insieme.

    Epilogo

    David ed Aitrìa avevano passato dei momenti di vera gioia, felicità e serenità insieme. La dragonessa aveva portato entrambi in varie parti del mondo, dove loro avevano potuto fare quello che volevano, protetti alla vista dall'incantesimo di occultamento. Era tutto così bello per loro. Nessun pensiero, responsabilità, ambizione o preoccupazione. Liberi di godersi completamente l'un l'altro. Era tutto troppo bello per essere vero, ed entrambi avrebbero voluto che durasse per sempre.

    Ma alla fine, dopo mesi di piacere e di divertimento, decisero che era il momento di incontrare la loro specie. Ma, prima di farlo, David, ricordando l'avvertimento di Asclépios, volle nascondere il ciondolo che lo aveva trasformato in drago in una montagna a Carpineto, dentro una grotta nelle vicinanze, facendo attenzione che non fosse visibile e raggiungibile da nessun umano, per poi incidere un cuore con le iniziali sue e di Aitrìa in un albero vicino, per assicurarsi di ricordare dove lo aveva lasciato, nel caso ne avesse avuto bisogno.

    «Non ti preoccupare». Aveva voluto rassicurarlo la sua compagna dopo che ebbero finito di nascondere il metallagí. «Lo so che adesso sei preoccupato per quello che ti ha detto il padre di Arianna, ma vedrai, quando gli altri draghi avranno imparato a conoscerti meglio e a vederti come ti vedo io, potremo dirgli la verità in tutta calma e tranquillità, e loro ti accetteranno comunque per quello che sei».

    David volle davvero credere che le cose sarebbero andate secondo la teoria ottimistica di Aitrìa, ma non ne era del tutto sicuro, visto che, anche se Greta e Ingrid non avevano detto tutti i dettagli, intuiva che i draghi dovevano aver sofferto veramente se avevano addirittura deciso di andarsene dal mondo.

    Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro, per cui, dopo aver dato un'ultima occhiata alla grotta, il drago blu si alzò in volo, seguito dalla sua compagna.

    *



    «Sei sicuro che sia questo il posto?» Aveva chiesto lei quando erano atterrati ai laghi di Plitvice.

    «Sì. Asclépios mi ha spiegato che ci sono vari portali nel mondo. E questo è quello che ha usato lui».

    «E come funziona?»

    «Ci vuole un incantesimo particolare. Ma, visto che non ho la magia, dovrai farlo tu».

    «Ti ha detto l'incantesimo da usare?»

    «Certo. È stato seccante doverlo imparare a memoria, ma lo so». E le spiegò come fare.

    Aitrìa, quindi, come le aveva appena detto David, si poggiò su di uno dei laghi e pronunciò la formula che il suo compagno aveva faticosamente imparato. Quando ebbe finito, l'acqua divenne di un colore bianco latte.

    «Allora è il momento. Prepariamoci». Disse la dragonessa alla vista di quello che era stato il suo primo vero incantesimo.

    Dopodiché i due, tenendosi per le zampe anteriori, si tuffarono dentro.

    Il viaggio fu molto più rapido ed istantaneo per David, rispetto a quando aveva attraversato il varco magico delle fate.

    I due, quando arrivarono, si ritrovarono in una grotta buia. Il drago spalancò le fauci per accendere un fuoco, quando si sentì improvvisamente spinto a terra da qualcosa. Provò a rialzarsi, ma non riusciva a muoversi. Qualunque cosa lo avesse buttato a terra, gli stava anche facendo pressione tenendolo bloccato. E, cercando di localizzare Aitrìa, poté sentire che anche lei era stata bloccata da qualcosa.

    «E voi due chi sareste?» Disse una voce sconosciuta nel buio.

    Poi improvvisamente si accese una fiammata, e dalla luce del fuoco David si accorse che chi aveva bloccato loro due a terra e che ora li aveva circondati erano altri draghi. C'era un intero gruppo di colori diversi attorno a loro e tutti li scrutavano con uno sguardo indagatorio aspettandosi una risposta a quella domanda.

    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:49
     
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    CITAZIONE (-Laura- @ 20/11/2023, 19:30) 
    Come da promesso la tua Beta-Reader è qui! :)
    Premetto che tutto quello che dirò, saranno solo opinioni soggettive, poiché mi baso solo sulla mia esperienza.

    Analisi Del Prologo.

    L'oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    Qui abbiamo già qualcosa che non va… il cielo se è completamente nero vuol dire che è anche privo di stelle, però quest’ultime me le hai inserite nello scenario… quindi… sono un po’ confusa, vedi di riscrivere l’inizio. Ti do anche un altro consiglio. L’Incipit di un romanzo è sconsigliato di iniziarlo con una descrizione, bensì molto meglio è invece un’azione. Riflettici su.

    protetto dal favore delle tenebre…
    Toglierei favore.

    Hai ripetuto due volte nero, nel giro di due frasi all’inizio del Prologo. Levane uno.
    Anche qui la descrizione del personaggio la aggiungerei dopo, prima evidenzierei più la sua azione.

    divenendo trasparente come un fantasma, passandoci attraverso.
    Diventò trasparente, suona meglio…

    Ti ho segnalato intanto quello che ho rilevato di più, diciamo, disturbante, incoerente e scorretto.

    Come già detto, è meglio iniziare L’Incipit con un’azione, un dialogo e un emozione che riguarda il protagonista.
    L’inizio è abbastanza ben promettente. La trama ha un buon inizio e un buon sviluppo.
    Purtroppo, non prenderla come un offesa, lo stile narrativo è scarso e pessimo. Le frasi, per la maggior parte, sono scritte e strutturate male, quindi nel complesso il testo è molto confusionario poiché ci sono troppe:
    -virgole che spezzano la frase
    -troppo e invadente l’uso del gerundio. Ti consiglio di formulare frasi più semplici
    -troppe ripetizioni accostate, appesantiscono il testo e mandano un po’ in confusione il lettore, sembra di rileggere la stessa cosa ogni tre righe, per dirti. Questo l’ho notato, soprattutto nella parte centrale del testo.
    -termini non inseriti nella maniera corretta, rendono un po’ sciocca la storia

    Non sono un editor, ma se vuoi veramente riprendere in mano la storia, te lo dico già, per il tuo bene: devi riscriverla pensando allo scrittore di adesso e non a quello di sei anni fa. Sicuramente sei migliorato. :)

    Si lo sò. Ero molto più inesperto quando ho scritto questo, e mi sono lasciato contaminare facendo sempre quello che mi dicevano gli altri. Per questo, quando riprenderò questa storia la riscriverò da capo.
     
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22 replies since 22/10/2023, 07:19   273 views
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