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Vlad Valacchio guarda, con me sfondi una porta aperta Nel senso che per anni non sono riuscita a leggere "Il Signore degli Anelli", proprio perché intimidita dalla mole del libro e scoraggiata dalle lunghe descrizioni (nonché dal fatto che, avendo visto i film, conoscevo già la trama e il finale, cosa che mi "ammazzava" la curiosità!). Avevo passato i vent'anni quando ho finalmente iniziato a leggere Tolkien...
Penso che il modo migliore per approcciarsi a quest'autore sia mettere da parte, almeno temporaneamente, i canoni che oggigiorno vanno per la maggiore, sia nel fantasy che in altri generi: immediatezza, colpi di scena continui, narrazione "cinematografica" in cui non c'è spazio per la (sana) voglia di raccontare. Col "Signore degli Anelli" bisogna dare il tempo all'autore di guidarti pian piano nell'universo da lui creato - anche attraverso notizie etnografiche che possono sembrare noiose, canzoni e poesie che paiono interrompere il flusso della storia, descrizioni paesaggistiche. Tolkien va assaporato imparando ad apprezzare l'importanza della lentezza, del fascino di una storia che, pur essendo collocata in un periodo specifico (ovviamente inventato dall'autore), risulta essere senza tempo perché attinge agli archetipi della fiaba, del mito e dell'epica. Con questo non intendo che lui non sapesse introdurre colpi di scena o sorprese all'interno della sua storia; semplicemente non è il tipico autore odierno il cui primo pensiero sembra essere quello di tenere il pubblico sulla corda. Tolkien è soprattutto un filologo e un narratore, quindi ama raccontare, gioca con le parole (specie quelle inventate da lui!), dipinge un affresco in cui il passato dei personaggi e dei popoli, anche quando non risulta ben definito nella narrazione, è chiaro nella sua testa (e ciò si capisce benissimo leggendo l'ampia cronologia collocata nelle appendici del romanzo), tanto che il lettore, prima o poi, si rende conto che "Il Signore degli Anelli" è un frammento di qualcosa di molto più grande. Insomma, diciamo che non va preso alla leggera come scrittore: bisogna leggerlo con convinzione, dedizione e pazienza. Per quanto riguarda le descrizioni, non c'è nessuna identikit o auto-identikit, perciò su quello puoi stare tranquillo I personaggi, quando vengono descritti, vengono descritti in breve, perché all'autore interessano di più le caratteristiche fisiche distintive dei popoli che quelle dei singoli individui. Invece, le descrizioni dei luoghi sono più corpose, ma in verità non le ho trovate pesanti, poiché secondo me sono collocate sapientemente nel testo (e ammiro la capacità dell'autore di immaginare tutti quei paesaggi!). L'unica cosa che mi ha messo un po' alla prova sono le scene di battaglia, che non mi piacciono neanche nei film
Quando sono finalmente riuscita a leggere il libro, ti dirò che mi ha conquistata. Non ho dovuto fare sforzi né cercare in me motivazioni particolari per continuare la lettura... È venuto tutto da sé e io per prima me ne sono meravigliata, tant'è che col senno di poi mi sono chiesta: ma perché l'ho letto solo adesso? Che ti devo dire, si vede che era proprio il momento giusto per immergermi in una storia del genere. A volte con le storie è così: arrivano nella vita di una persona quando c'è più bisogno di loro e lasciano nel cuore un'impronta indelebile
Mi sa che ho sproloquiato abbastanza, posso finirla qui Nel caso t'interessi, c'è una discussione nella sezione Libri che è dedicata al capolavoro di Tolkien (link); per esprimere qualsiasi altra osservazione in merito puoi passare da lì
P.S. I tre film di Peter Jackson li adoro, li guardo almeno una volta all'anno. Al di là della questione della fedeltà, che a mio avviso è relativa, penso che siano un ottimo adattamento del libro. In particolare amo il primo film, che mi colpisce per la sua "armonia narrativa" e la sua bellezza... Lo considero un vero gioiello
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