Le Porte del Valhalla

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Conte degli Elfi-Vampiri

    Group
    Custodi dei Silmaril
    Posts
    870
    Reputation
    +891
    Location
    Errante nei Mondi Fantasy

    Status
    Offline

    Le Porte del Valhalla



    3271ad656c6454846c25eae930b12635



    OPERA DI RIFERIMENTO: The Last Kingdom
    CATEGORIA: bollino verde per tutti
    GENERE: Malinconico, Spirituale, Storico, Missing Moment
    NOTE AGGIUNTIVE: Canon-Fic
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: I personaggi della storia purtroppo non mi appartengono, sono proprietà della Netflix e dell'autore Bernard Cornwell con i suoi romanzi The Saxon Stories



    Sinossi: Lord Uhtred, guerriero nato sassone e cresciuto danese, ha passato la sua intera vita a servire il Regno del Wessex (perennemente minacciato dai danesi pagani), e i suoi re Alfred e, successivamente, Edward, per poter arrivare a riconquistare ciò che era suo di diritto: la fortezza di Bebbanburg. Nel corso dei suoi lunghi anni ha perso molto: la sua famiglia danese adottiva, le donne che ha amato e l'unico prete che gli era caro e che considerava come un padre. Questi sacrifici lo hanno portato a realizzare qualcosa di molto più grande: la nascita dell'Inghilterra e a condurlo a una nuova vita.

    Note Autore: La storia è ispirata ad alcuni eventi avvenuti nel film conclusivo "Seven Kings Must Die", ma sono rielaborati da me e quindi non troppo spoiler

    »»————-  ————-««




    Aveva combattuto molte battaglie nel corso della sua intera vita, che gli costò spesso ciò che gli era più prezioso. Aveva vinto scontri e guerre, ma pagando un ingente prezzo: ogni posto che poteva considerare casa gli era stato sottratto; gli amici più cari e fedeli erano caduti uno dopo l'altro, colpa dei continui tradimenti tra nobili signori assetati di potere; tutta la sua famiglia era diventata cenere unendosi al Banchetto di Odino nelle sale del Valhalla. Aveva perso fin troppo, tutto per il regno del Wessex e la riconquista di ciò che era suo di diritto.
    Sperava che il suo destino non fosse più legato alle sorti del casato dell'amato re Alfred, una volta diventato signore di Bebbanburg, ma fu solo una mera illusione, poiché le sorti del giovane Æthelstan – nipote di Alfred – si intrecciarono con le sue per l'ultima volta: per la battaglia che diede vita all'Inghilterra. Fu così che Lord Uhtred di Bebbanburg si ritrovò per la prima volta a provare sulla propria pelle le profonde ferite inflitte dalla brutalità della guerra.
    Lo spumoso sciabordio delle onde, che si infrangevano sulle scogliere, e il profumo di salsedine lo destarono dal suo lungo sonno. Si mise seduto sul letto e si guardò intorno cercando di ricordare gli ultimi avvenimenti, fino a che la vista non tornò di nuovo limpida. Allora si avvolse la coperta sulle spalle, si alzò, stringendo una mano sul petto che pulsava indolenzito, e si diresse verso le voci che giungevano dal salone principale. Spinse la porta e si trascinò oltre l'uscio posando lo sguardo su tutti i presenti, che si erano voltati verso di lui.

    “Uhtred!” esclamarono i suoi fedeli compagni, Finan e Sihtric.
    “Uhtred, pensavamo che...” disse Æthelstan, spingendosi d'istinto verso di lui.
    “Fossi morto?” concluse il diretto interessato con un sorriso stanco sul viso cadaverico, mentre veniva accompagnato dal figlio Osbert a sedersi al tavolo. “Lo credevo anche io...” ammise, una volta preso posto.
    “Avresti dovuto restare a letto! Sei troppo debole” aggiunse Finan, con i suoi occhi scuri e penetranti intenti a scrutarlo in ogni centimetro.
    “Devo occuparmi di una cosa importante” rispose Uhtred, posando il suo sguardo su quello dell'amico per rassicurarlo. “Ho visto troppe guerre e uomini assetati di potere, che giocavano con i loro sporchi tranelli a scapito di molte vite. Troppo sangue ha bagnato queste terre” guardò tutti i presenti e poi continuò “Nella nostra ultima battaglia abbiamo combattuto come inglesi, non come sassoni, gallesi e merciani, ma come un unico popolo... e se si vuole mantenere la pace è questo ciò che dobbiamo essere e possiamo riuscirci solo con un'unica guida.” Si voltò verso Æthelstan e si fermò per un istante a guardarlo negli occhi, impregnati di profondo dispiacere e gentilezza; poco dopo riprese il suo discorso “È ciò che voleva tuo nonno Alfred, perché sapeva che ci sarebbero stati sempre conflitti che avrebbero impedito al popolo di prosperare e diventare grande...”
    Æthelstan annuì e abbassò il capo; il senso di colpa per le vite che erano state distrutte anche a causa sua si fece più pesante e, se solo avesse potuto, avrebbe voluto ritornare sui propri passi e cambiare le scelte che aveva preso.

    “Solo la Northumbria è di ostacolo a questa unione, quindi resta a me decidere in qualità di signore di queste terre” disse Uhtred, richiamando l'attenzione di Æthelstan su di sé. “Avevo promesso a tuo padre che avrei ceduto la Northumbria solo al momento giusto, quando avrei trovato una degna guida per tutti gli inglesi... quindi cedo le mie terre a te, Æthelstan, ma a una condizione...” Il giovane s'inginocchiò di fronte a lui, rimanendo in attesa. “Non prenderai moglie e non avrai figli, così tuo fratello Edmund ti succederà e non ci saranno ulteriori spargimenti di sangue.”
    Æthelstan si voltò verso il fratello minore Edmund e si scambiarono uno sguardo comprensivo e solidale, poi tornò a guardare Uhtred: “Lo giuro. Vi prometto che proteggerò mio fratello e difenderò queste terre per mantenere la pace e portare prosperità.”
    “Allora ti nomino, Æthelstan, re degli inglesi e dell'Inghilterra” esordì Uhtred posando una mano sopra il capo del giovane re, con un sorriso stanco ma sereno sul viso. “Sono certo che farai un buon lavoro.”
    “Grazie...” mormorò Æthelstan, che gli prese la mano e gliela strinse con affetto.
    “Ora credo che... andrò a riposare un altro po'...” si alzò dalla sedia, aiutato dal figlio e dall'appena nominato re inglese, e si voltò nella direzione dalla quale era giunto poc'anzi.
    S'incamminò verso la porta e, a poco a poco, incominciò a udire delle voci indistinte echeggiare qua e là; allora tornò a guardare i compagni rimasti attorno al tavolo, ma tutto apparve tranquillo.
    “Uhtred, ti senti bene?” chiese Finan preoccupato dallo strano atteggiamento dell'amico; ma le sue parole non riuscirono a raggiungere Uhtred, che rimase per un istante a contemplare l'ingresso che conduceva alle stanze da letto.

    Fece ancora qualche altro passo e questa volta riuscì a cogliere delle fragorose risate tra lo schiamazzo generico. Senza ulteriori indugi, spinse le ante di legno della porta e qualcosa di totalmente differente si mostrò dinanzi a lui: un ampio salone avvolto da una calda e confortevole luce era ricolmo di gente, che scherzava e conversava tra un boccale di birra e l'altro, sotto lo sguardo vigile di due corvi. Il suo cuore sussultò e una prima impavida lacrima gli rigò il viso. Tutte le persone che aveva perso, tutti i suoi cari erano proprio davanti ai suoi occhi. Si voltò per un istante così da incontrare lo sguardo degli ultimi sopravvissuti: Finan e Sihtric, i suoi fedeli compagni d'armi e amici; suo figlio Osbert; Æthelstan e suo fratello Edmund, tutti intenti a guardarlo impensieriti. La vita terrena e quella eterna erano entrambe davanti al suo cospetto e lui era lì nel mezzo, sospeso tra le due realtà che lo chiamavano a sé.
    “Che fai, Uhtred, non vieni? Te la fai sotto?” gli disse Brida, l'amata amica e sorella, con la sua solita aria strafottente.
    “Vai, Uhtred... te lo sei meritato...” Le parole di Finan gli giunsero come una carezza e quasi lo sospinsero via. Così fece un respiro profondo e un'altra lacrima gli scivolò, mentre ogni fibra del suo corpo incominciò a farsi più leggero di una piuma; fu allora che la sua anima prese coraggio e andò oltre, separandosi da quella esistenza materiale e fatta di sofferenza, per trovare un po' di pace.
    Quando la calda luce accogliente lo avvolse, sentì ogni affanno dissolversi nel nulla; non vi era più alcuna ferita o traccia di oscurità, data dai peccati umani, a corrodere il suo spirito, tutto si era trasformato in purezza, semplice e cristallina.
    “Ce ne hai messo di tempo a venire!” esclamò un'entusiasta Brida, pronta ad accoglierlo nella sua nuova vita.

    “Ho avuto il mio da fare” le rispose; poi voltò per un istante il capo come a voler dare un ultimo saluto ai suoi compagni rimasti indietro, ma non vi era alcuna traccia della sala di Bebbanburg, solo altri volti noti e sconosciuti che facevano baldoria nel Valhalla.
    “Non temere, li rivedrai un giorno” disse una voce familiare che richiamò la sua attenzione.
    Non appena lo vide vide le lacrime gli rigarono il viso, copiose e silenti, mentre una sconfinata gioia lo riempì: “Ragnar...” mormorò con un filo di voce.
    “Benvenuto, fratellino, ti stavamo aspettando...” disse il giovane Ragnar, il sorriso sereno che brillava sul suo volto e le braccia aperte pronto ad accoglierlo; e Uhtred vi si fiondò, stringendogli la maglia.
    “Mi... mi dispiace, se ti fossi stato vicino non ti avrebbero ucciso...” riuscì, finalmente, a liberarsi del peso che gravava nel suo animo da troppi anni.
    “Ormai è passato, Uhtred...” Lo prese per le spalle e lo guardò, “Adesso sei con la tua famiglia, questo è ciò che conta.” Gli posò la fronte sulla sua, mentre Brida si asciugò gli occhi e li abbracciò.
    “Thyra” esordì Uhtred al ricordo della sorella, “anche lei è qui?” chiese poco dopo, con la speranza di poterla rivedere, e guardando Ragnar e Brida.
    “Certo!” esclamò la ragazza.
    “E non immagini chi c'è con lei” aggiunse il fratello maggiore con un sorriso divertito, per poi venire spinto via dalla compagna Brida sotto gli occhi interdetti di Uhtred.
    “Che intendi dire?”
    “Ragnar trova divertente che ci sia anche lui – e altri come lui – qui con noi...”
    Il moro li guardò sempre più confuso e a quel punto Ragnar e Brida lo presero sotto le braccia e si fecero strada tra la gente.

    “Credo che sia meglio che te lo mostriamo, così nostra sorella può salutarti anche lei” continuò il biondo, sempre con le labbra all'insù e la curiosità di vedere la reazione del fratellino che cresceva a dismisura. Poco dopo la videro seduta in un angolo appartata, con un boccale di birra in mano, insieme a un gruppetto di vecchie conoscenze.
    “Sorellina, guarda chi ti ho portato!” la chiamò Ragnar e subito il volto della ragazza s'illuminò di gioia nel vedere il nuovo arrivato.
    “Uhtred!” esclamò Thyra, posando la pinta per poterlo abbracciare. “Che bello vederti.”
    Il moro sciolse la stretta e posò le mani sulle sue spalle “È un piacere vederti finalmente felice e serena, cara sorella.”
    “Il dono della vita eterna, come dice sempre Beocca.”
    “Già, Beocca...” mormorò Uhtred, lo sguardo pensoso e appena malinconico al ricordo di quanto fosse successo all'uomo che, senza nemmeno volerlo, era diventato come un padre per lui. Era stato difficile accettare la sua dipartita, che lo fece sentire disperso e senza alcun punto di riferimento, con parte della propria esistenza strappata e dissolta. Eppure in quel momento qualcosa di inaspettato cancellò quel lieve turbamento, che aveva tentato di contaminare il suo spirito ormai puro.
    “Thyra, mia cara, ti ho portato un po' di vivande” la voce di Beocca, e poco dopo la sua figura, scossero Uhtred come a svegliarlo da uno spiacevole sogno.
    “Be... Beocca?” lo chiamò, sbattendo le palpebre più volte. Il prete si voltò e, non appena lo vide, lo travolse con tutto il suo affetto.

    “Uhtred, sei qui! Sia lodato il Signore!” Si staccò dall'abbraccio e lo guardò da capo a piedi per constatare che fosse tutto integro come l'aveva lasciato.
    “Beocca, io... io...” Le parole gli morirono sul nascere, impossibilitate nel prendere forma e dar libero sfogo a ciò che aveva sempre desiderato rivelargli, dal giorno in cui era morto; solo le lacrime scesero copiose.
    “Va tutto bene, Uhtred. Troppo a lungo ti sei sentito in colpa per ciò che mi è successo. Avrei dovuto dirti più spesso che il peso del mondo non grava solo sulle tue spalle – piuttosto che tentare di convertirti – ma ora siamo tutti qui, il dolore è lontano dai nostri cuori.” E gli baciò la fronte con fare paterno per poi accennargli un sorriso sincero, che gli donò il conforto necessario per permettere al suo spirito di tornare a brillare.
    “Ma... cosa ci fate qui?” chiese Uhtred, asciugandosi il viso e con la confusione che non ne voleva sapere di attenuarsi. “Il vostro Dio vi ha spedito all'inferno, per caso?” aggiunse, trovando la situazione alquanto buffa e esilarante, mentre Ragnar, Brida e Thyra non poterono fare a meno di ridere.
    “Non dire sciocchezze! Dio è grande, Uhtred, e ha permesso che ciò accadesse.”
    “Mmh...” Il moro rimase per qualche istante a guardarlo per cercare di comprendere a fondo le sue parole e, magari, intuire qualcosa di più dal suo sguardo sereno e in armonia con il Tutto; ma ancora faticava a dare una soluzione al mistero, forse doveva semplicemente accettare la realtà così com'era? “Sì, forse avete ragione, Beocca.”
    “Ciò che importa è che siamo tutti qui, adesso” disse Thyra con un dolce sorriso sul viso.
    “Thyra ha ragione. La famiglia è di nuovo riunita e questa volta per sempre” approvò Ragnar, avvolgendo sua sorella e Uhtred tra le braccia.
    “Ora niente ti può trattenere, caro Uhtred! Sei libero” aggiunse Brida, tirandogli un pugno sulla spalla per poi dargli un bacio sulla guancia.

    “Farò fatica ad abituarmici” ridacchiò alquanto stranito dalla nuova realtà che lo vedeva privo di vincoli e giuramenti a Re e signori. Dopo aver passato la sua intera esistenza a mettere a disposizione le sue abilità di guerriero e stratega, una prospettiva lontana da tutto ciò sembrava quasi un sogno e, allo stesso tempo, si sentiva vuoto e quasi inutile; ciononostante nemmeno un briciolo di inquietudine e ansia lo scalfirono.
    “Spero che non farai fatica ad abituarti, di nuovo, alla mia presenza.”
    Uhtred sussultò nell'udire quella voce soave che, in tutti quegli anni, aveva avuto il timore di dimenticare. Si separò da Ragnar e si girò verso di lei, senza nemmeno un attimo di esitazione le corse in contro e la strinse forte a sé, alzandola da terra. Poi la riadagiò sul pavimento e fece intrecciare le loro dita senza mai distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhi scuri.
    “Non immagini quanto mi sei mancata, Gisela...”
    “Lo so, mio adorato marito, non dev'essere stato facile...”
    Uhtred si portò una mano di lei sulle labbra e gliela baciò. “No, non lo è stato, ma almeno avevo i nostri figli... ognuno ha un pezzo di te, quindi sembrava che fossi con noi, anche se avrei preferito averti al mio fianco.”
    “Anche io, ma almeno noi siamo stati fortunati per tutti gli anni trascorsi insieme, a differenza di qualcuno...” gli fece notare Gisela mentre gli accarezzava una guancia.
    “Che intendi dire?”

    “Tu e Æthelflead...” A quelle parole il respiro di Uhtred si mozzò e istintivamente abbassò lo sguardo. “Sono stata felice di sapere che avevi aperto il tuo cuore a qualcun altro e mi è dispiaciuto venire a conoscenza del vostro destino infelice. Speravo che almeno con lei avresti potuto passare il resto della tua vita e essere felice, ma anche se non è andata in questo modo ora avrete la possibilità di rimediare” concluse Gisela con un sorriso soddisfatto sul viso.
    “Anche lei è qui?” le chiese incredulo e ancora più convinto che non ci fosse alcuna spiegazione a tutto ciò che stata vivendo nella vita eterna.
    “Certo, ci siamo tutti!” gli rivelò come se fosse la cosa più scontata dei Cieli. “E credo proprio che dovresti andare da lei” Si voltò verso il lunghissimo tavolo vivo di gente e gliela indicò con il capo, “è proprio lì, vicino a suo fratello Edward. Credo che stia aspettando questo momento più di me, per poterti amare liberamente e stare insieme.”
    Uhtred guardò la moglie alquanto incredulo nell'udire le sue parole, ma il suo viso sereno e pieno di affetto gli dissiparono ogni dubbio. Gisela aveva avuto la fortuna di conoscere la felicità di un amore sincero e puro in vita, grazie al tempo passato con suo marito, mentre Æthelflead aveva conosciuto solo solitudine e dispiaceri, venendo privata troppo presto degli unici attimi di gioia con Uhtred.
    “Vai...” lo incitò a buttarsi; il moro le diede un bacio sulla guancia e si allontanò, facendosi largo tra la folla esuberante e a dir poco alticcia.

    Quando le fu vicino, si fermò e la guardò: i capelli intrecciati con cura mostravano il candido viso illuminato dalla spensieratezza, sembrava ancora più angelica e principesca rispetto a quando era in vita. Poco dopo Æthelflead si voltò, sentendosi osservata, e subito avvertì la presenza di Uhtred chiamarla; così i loro sguardi poterono incontrarsi per la prima volta dopo parecchi anni di separazione. Il tempo, se scorreva in ugual modo anche in quel Regno, sembrò fermarsi; tutto intorno a loro si fece distante, i suoni e gli odori scomparvero nel nulla, fino a che Æthelflead non si alzò dal suo posto, gli si avvicinò e, solo quando Uhtred udì la sua voce, tutto tornò a fluire.
    “Uhtred...” sussurrò la signora della Mercia con il suo solito tono dolce e gentile, poi chiuse gli occhi e assaporò il tocco delicato dell'amato sulla propria guancia. Non appena tornò a incontrare il suo sguardo cristallino, Uhtred la baciò senza ulteriore esitazione e stringendola a sé. Troppo a lungo avevano aspettato di rivedersi, di poter vivere i loro sentimenti a pieno e finalmente non vi erano più obblighi o divieti, erano liberi.
    “Ora nessuno ti separerà da me...” mormorò Uhtred, le labbra che si sfioravano appena e gli occhi fissi su quelli amabili di lei. “Sei il dono che la vita eterna mi ha concesso e non ho alcuna intenzione di rinunciarci.”
    “Hai già incontrato Padre Beocca, vedo...” constatò Æthelflead con un sorriso divertito sul viso. “Uno dei tanti piaceri di questa vita: poter essere riuniti con i propri cari. Ho aspettato tanto il tuo arrivo...”
    “Scusa il ritardo.” Le scostò una piccola ciocca ribelle e scampata all'intreccio per poi rubarle un altro bacio fugace.
    “Non ti devi scusare, l'attesa è stata piacevole e priva di ansia o timore perché sapevo che prima o poi saresti giunto in queste sale.”
    “Io non credevo che ti avrei rivisto, quando te ne sei andata... pensavo che fosse finita.”
    “Dio è grande, Uhtred, dovevi solo avere fede nei tuoi Dei. L'importante è che ora siamo qui, il resto lasciamocelo alle spalle.”

    “Mmh... credo proprio che tu abbia ragione e ho come la sensazione che non mi sarà difficile abituarmi alla mia nuova vita” le disse con un sorriso malizioso sul viso, facendola arrossire appena; poi acciuffò le sue labbra e lasciò che la passione bruciasse, fino a che Uhtred non fu pervaso da un brivido gelido lungo la schiena, che lo spinse a sciogliere quel cocente contatto per guardarsi intorno. Fu in quel momento che lo vide, seduto al centro della seconda tavola posta su un piano leggermente rialzato rispetto all'altro: Re Alfred, fiero e attento come lo aveva conosciuto in vita, lo stava pugnalando con il suo sguardo scrutatore; nonostante fosse abile a mascherare le sue emozioni, era chiaro che non approvasse il legame della figlia Æthelflead con Uhtred.
    Allora il moro si congedò dall'amata e, con il suo solito sorriso beffardo, si avvicinò ad Alfred e prese posto al suo fianco.
    “Che strano vedervi qui, signore, sembra quasi che il vostro Dio vi abbia punito facendovi riunire nel Valhalla insieme a tutti questi danesi. Dev'essere stato tremendo per voi” lo punzecchiò Uhtred e subito vide il Re alzare leggermente il capo e voltarlo, così da far incontrare i loro occhi.
    “Noto che il vostro pessimo umorismo non si è spento nemmeno con la morte, Lord Uhtred.”
    “Solo perché si passa a miglior vita non significa che si diventa dei Santi” ribatté il signore di Bebbanburg, trattenendosi dal ridere ma impossibilitato a cancellare il sorriso strafottente e divertito dalle labbra. Nonostante fossero passati parecchi anni dal loro ultimo incontro, per Uhtred era buffo vedere che certe cose non erano cambiate e, in qualche modo, provava un certo sollievo, come se fosse tornato nel suo confortevole ovile dopo un lungo periodo di assenza. “Anzi, forse si diventa ancora più umani rispetto a quando eravamo in vita. Scommetto che avrete pensato di essere finito nel vostro temutissimo Inferno, rimpiangendo la vita terrena che, in confronto, sembrava un vero Paradiso.”

    “Invero, Lord Uhtred, non ho avuto certi pensieri, ero solo sorpreso – così come lo siete stato anche voi quando avete visto Padre Beocca – quindi mi sono semplicemente limitato a riflettere su tutto ciò. Sono certo che anche voi siete stato assalito dai miei stessi dubbi...” ribatté Alfred con tono pacato e composto mentre, di tanto in tanto, posava lo sguardo sulla gente in festa.
    “Non posso negare il contrario.”
    “Ebbene, vi siete fatto qualche idea, anche se siete giunto da poco?”
    Uhtred rimase in silenzio per un breve attimo, così da concedersi un istante per ammirare tutte le persone radunate nella vasta sala. La loro allegria era contagiosa a tal punto che Uhtred sentì il proprio animo brillare ancora di più; anche se in vita alcuni erano stati rivali o altri non si conoscevano affatto, ora erano tutti legati dall'amore e dal rispetto, condividendo la felicità.
    “Non credo che ci sia una risposta certa al nostro dubbio, ma penso che siamo tutti riuniti qui perché siamo nati dalla stessa Volontà, chiunque essa sia” disse Uhtred per poi tornare a guardare il sovrano, che aveva già puntato gli occhi su di lui.
    “Mmh... acuta osservazione, Lord Uhtred; a volte siete ingenuo e impertinente, ma altre molto brillante.”
    “Grazie, signore. E voi che idea vi siete fatto in tutto questo tempo? Siete riuscito a darvi una risposta soddisfacente?”
    “Come voi reputo che non ci sia una soluzione certa al nostro dilemma, ma ho avuto modo di riflettere e osservare le persone qui presenti. Tutti siamo nati per il volere di Dio, questo è certo, ma credo che ci siamo ritrovati qui, in un unico posto, perché ogni essere vivente è collegato all'altro. La nostra esistenza, in vita, è intrecciata a quella di altri attraverso le nostre azioni, che hanno un impatto anche su persone che magari non conosciamo, e così anche nella vita eterna permane questo legame.”

    Le parole di Alfred incantarono Uhtred che rimase in silenzio intento ad ascoltarlo con estrema attenzione. Quasi gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, nel giorno del loro primo incontro, quando restò affascinato nell'udire del suo sogno dell'Inghilterra. E esattamente come in vita, Uhtred fu grato di poter seguire il flusso dei ragionamenti del Grande Re del Wessex, ancora una volta, e avere la possibilità di conversare in eterno con qualcuno capace di stimolare la sua mente.
    “Devo dire che la vostra riflessione è molto accurata e logica, credo che possa essere una degna risposta al nostro interrogativo” disse Uhtred per poi soffermarsi, entrambi, a osservare ogni angolo dell'infinito salone; poter ammirare così tante persone prive di afflizione donava ancora più leggerezza e benessere.
    “Lord Uhtred...” lo chiamò Alfred, rompendo quell'attimo di contemplazione e spingendo il diretto interessato a guardarlo. “Mi ha fatto piacere vedere che siete riuscito a riprendervi la vostra Bebbanburg, capisco ciò che avete provato nel tornare nel luogo in cui siete nato.”
    Uhtred sussultò: “Grazie, signore...” si limitò a rispondere, completamente spiazzato dalle sue parole; forse non tutto era rimasto invariato come credeva, qualcosa nel loro legame era cambiato.
    “Sono io che devo ringraziarvi. Avete permesso la nascita dell'Inghilterra, con il vostro ultimo volere... Avete realizzato il mio sogno e vi sono riconoscente” rivelò il Re guardandolo con lo sguardo serio ma pregno di rispetto e gratitudine.
    “Credevo in quel sogno anche io, signore, e ammetto che mi avete aiutato a capire che la pace e l'unione è l'unico modo per permettere a un popolo di prosperare e essere forte. Ho sempre cercato di agire seguendo questi principi. Non siete stato voi a fare nascere l'Inghilterra, ma avete piantato i semi che lo hanno permesso, io ho solo protetto ciò che voi avete seminato fino a che il degno custode non fosse giunto. Il cuore di Æthelstan ha il meglio di voi e di Edward e questo lo ha reso il Re dell'Inghilterra.”
    “Credo che abbiate ragione; grazie, Lord Uhtred, per le vostre parole. Spero che Æthelstan trovi un leale consigliere come lo siete stato voi per me...”
    “Sono sicuro di sì, signore, ma non pensiamo alle questioni terrene che non ci appartengono più, godiamoci questa vita e limitiamoci a vegliare sui nostri cari che sono rimasti giù” suggerì Uhtred, con un sorriso rassicurante sul viso.
    “Ebbene, ora siete a casa, Lord Uhtred, vi do benvenuto fra noi.”
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,828
    Reputation
    +1,630
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    Mi ero ripromessa di leggere questa storia molto tempo fa, ma riesco a commentarla solo adesso.

    Parto col dire che non so nulla della religione pagana professata dal protagonista, eppure ho trovato molto apprezzabile il suo passaggio nell’aldilà, descritto in maniera efficace e toccante. Mi ha trasmesso proprio la sensazione di pace, serenità e allegria provate alla fine di una vita di avversità e sofferenze: è stato confortante e piacevole daisy1

    Altra cosa che ho notato è lo spazio dedicato al rapporto fra Uhtred e Æthelflead. Mi sa che è la prima volta che leggo una tua storia che si focalizza per un po’ su una relazione etero, a parte il racconto sull’eventuale accoppiata Merlino-Morgana… Che dire, secondo me te la sei cavata bene nel tratteggiarla! Complimenti :b:
    Ovviamente la conclusione non poteva che essere incentrata sul dialogo con Re Alfred, molto significativo e bello da leggere, ma sono contenta che in precedenza sia stata data importanza all’elemento femminile (sai che ci tengo! *^^* ).
    Qualunque cosa ci attenda dopo la morte, è consolante veder rappresentato un aldilà dove tutti i nostri cari defunti ci accolgono con affetto, liberi da qualsiasi risentimento e pronti a offrirci rassicurazione e perdono. Grazie per averci donato questa dolce immagine incoraggiante <3

    Adesso passo alle dritte sullo stile. Considera che alcune cose che ti dico sono semplici osservazioni personali, perciò scegli tu quale peso attribuirvi. ^_^ Colgo l’occasione per dirti che, al di là di qualche piccola “sbavatura”, ho molto apprezzato il modo in cui hai scritto questa storia, poiché a mio parere hai saputo farlo con la delicatezza che merita il tema affrontato, senza rinunciare a descrivere, con la giusta intensità, i momenti più emozionanti :)

    CITAZIONE
    Aveva combattuto molte battaglie nel corso della sua intera vita, che gli costò spesso ciò che gli era più prezioso. Aveva vinto scontri e guerre, ma pagando un ingente prezzo: ogni posto che poteva considerare casa gli era stato sottratto; gli amici più cari e fedeli erano caduti uno dopo l'altro, colpa dei continui tradimenti tra nobili signori assetati di potere

    Direi che per colpa ci sta meglio.

    CITAZIONE
    “Devo occuparmi di una cosa importante” rispose Uhtred, posando il suo sguardo su quello dell'amico per rassicurarlo. “Ho visto troppe guerre e uomini assetati di potere, che giocavano con i loro sporchi tranelli a scapito di molte vite. Troppo sangue ha bagnato queste terre” guardò tutti i presenti e poi continuò “Nella nostra ultima battaglia abbiamo combattuto come inglesi, non come sassoni, gallesi e merciani, ma come un unico popolo... e se si vuole mantenere la pace è questo ciò che dobbiamo essere e possiamo riuscirci solo con un'unica guida.” Si voltò verso Æthelstan e si fermò per un istante a guardarlo negli occhi, impregnati di profondo dispiacere e gentilezza; poco dopo riprese il suo discorso “È ciò che voleva tuo nonno Alfred, perché sapeva che ci sarebbero stati sempre conflitti che avrebbero impedito al popolo di prosperare e diventare grande...”

    Qui c’è qualche problema di punteggiatura. «Troppo sangue ha bagnato queste terre» è una frase che meriterebbe di essere seguita da una pausa forte, quindi da un punto. Dopodiché puoi mettere il verbo in maiuscolo e aggiungere i due punti a “continuò”.
    Anche più avanti, dopo “discorso”, ci vogliono i due punti.

    CITAZIONE
    Æthelstan annuì e abbassò il capo; il senso di colpa per le vite che erano state distrutte anche a causa sua si fece più pesante e, se solo avesse potuto, avrebbe voluto ritornare sui propri passi e cambiare le scelte che aveva preso.

    Modesto consiglio: sostituisci il punto e virgola con il punto, più avanti togli la e congiunzione e metti lì, al suo posto, il punto e virgola. Trovo che il passaggio suoni meglio così.

    CITAZIONE
    Fece ancora qualche altro passo e questa volta riuscì a cogliere delle fragorose risate tra lo schiamazzo generico. Senza ulteriori indugi, spinse le ante di legno della porta e qualcosa di totalmente differente si mostrò dinanzi a lui: un ampio salone avvolto da una calda e confortevole luce era ricolmo di gente, che scherzava e conversava tra un boccale di birra e l'altro

    Qui potresti usare l’inciso, che ne pensi?
    […] spinse le ante di legno della porta e qualcosa di totalmente differente si mostrò dinanzi a lui: un ampio salone, avvolto da una calda e confortevole luce, era ricolmo di gente […].

    CITAZIONE
    “Vai, Uhtred... te lo sei meritato...” Le parole di Finan gli giunsero come una carezza e quasi lo sospinsero via. Così fece un respiro profondo e un'altra lacrima gli scivolò, mentre ogni fibra del suo corpo incominciò a farsi più leggero di una piuma

    Leggera perché riferito a “fibra”.

    CITAZIONE
    “Ormai è passato, Uhtred...” Lo prese per le spalle e lo guardò, “Adesso sei con la tua famiglia, questo è ciò che conta.” Gli posò la fronte sulla sua, mentre Brida si asciugò gli occhi e li abbracciò.

    Il pronome complemento è superfluo, toglilo.

    CITAZIONE
    Il moro sciolse la stretta e posò le mani sulle sue spalle “È un piacere vederti finalmente felice e serena, cara sorella.”

    Dopo “spalle” manca il punto.

    CITAZIONE
    “Certo, ci siamo tutti!” gli rivelò come se fosse la cosa più scontata dei Cieli. “E credo proprio che dovresti andare da lei” Si voltò verso il lunghissimo tavolo vivo di gente e gliela indicò con il capo

    Anche qui manca un punto, dopo la chiusura delle virgolette che ho evidenziato.
    (Comunque, «come se fosse la cosa più scontata dei Cieli» è un’espressione che mi piace un sacco! *_* )

    CITAZIONE
    “Mmh... credo proprio che tu abbia ragione e ho come la sensazione che non mi sarà difficile abituarmi alla mia nuova vita” le disse con un sorriso malizioso sul viso, facendola arrossire appena; poi acciuffò le sue labbra e lasciò che la passione bruciasse, fino a che Uhtred non fu pervaso da un brivido gelido lungo la schiena, che lo spinse a sciogliere quel cocente contatto per guardarsi intorno. Fu in quel momento che lo vide, seduto al centro della seconda tavola posta su un piano leggermente rialzato rispetto all'altro: Re Alfred, fiero e attento come lo aveva conosciuto in vita, lo stava pugnalando con il suo sguardo scrutatore; nonostante fosse abile a mascherare le sue emozioni, era chiaro che non approvasse il legame della figlia Æthelflead con Uhtred.

    Non occorre usare il nome proprio, il soggetto è chiaro ;)
    Dopo “intorno” ti consiglio di andare a capo, per dare più enfasi al periodo successivo.

    CITAZIONE
    “Devo dire che la vostra riflessione è molto accurata e logica, credo che possa essere una degna risposta al nostro interrogativo” disse Uhtred per poi soffermarsi, entrambi, a osservare ogni angolo dell'infinito salone; poter ammirare così tante persone prive di afflizione donava ancora più leggerezza e benessere.

    Quel “disse” seguito da un infinito con soggetto plurale non mi convince. Magari non è scorretto, ma credo che il periodo si possa formulare in maniera più fluida e naturale.
    Esempio:
    “Devo dire che la vostra riflessione è molto accurata e logica, credo che possa essere una degna risposta al nostro interrogativo” disse Uhtred. Entrambi si soffermarono a osservare ogni angolo dell'infinito salone […].

    CITAZIONE
    “Sono io che devo ringraziarvi. Avete permesso la nascita dell'Inghilterra, con il vostro ultimo volere... Avete realizzato il mio sogno e vi sono riconoscente” rivelò il Re guardandolo con lo sguardo serio ma pregno di rispetto e gratitudine.

    Qui c’è una ridondanza da evitare.


    Per concludere in bellezza il mio commento, vorrei riportare una citazione che mi ha divertita particolarmente:

    CITAZIONE
    “Noto che il vostro pessimo umorismo non si è spento nemmeno con la morte, Lord Uhtred.”
    “Solo perché si passa a miglior vita non significa che si diventa dei Santi” ribatté il signore di Bebbanburg, trattenendosi dal ridere ma impossibilitato a cancellare il sorriso strafottente e divertito dalle labbra.

    :) :) :)
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Conte degli Elfi-Vampiri

    Group
    Custodi dei Silmaril
    Posts
    870
    Reputation
    +891
    Location
    Errante nei Mondi Fantasy

    Status
    Offline
    Elizabeth Swann Ah! Che bello che sei passata! Spero che tu sia riuscita comunque a comprendere quanto scritto anche se non sei del fandom!
    E contenta che tu abbia apprezzato la storia!
    L'incontro con la principessa era d'obbligo! Diciamo che era una cosa che avrei voluto vedere nel film di chiusura perché li adoro come coppia! Avevo anche altre idee di fan fiction su di loro, ma poi mi son persa via.
    Per le tue annotazioni vedrò di modificare, grazie!
     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Re(gina) dei Pirati

    Group
    Elfa della Luce
    Posts
    3,828
    Reputation
    +1,630
    Location
    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

    Status
    Offline
    Di niente! :*:
    Era veramente da tanto che volevo leggere questa storia, ne ero incuriosita... e così, siccome in questi giorni sto provando a recuperare un po' di cose, ho deciso di fare un salto in questo topic.
    Penso che le cose importanti si capiscano, anche per chi non conosce l'opera originale, sebbene un fan ne abbia, com'è ovvio, una comprensione più profonda e completa. Spero che passi anche qualcun altro a leggerti! ^_^
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Penna d'argento

    Group
    Amici degli Elfi
    Posts
    506
    Reputation
    +595

    Status
    Offline
    Rue Ryuzaki
    Eccomi a divorare nuovamente una fanfic sul nostro amato personaggio. Credo che il suo incontro con le persone a cui era legato in vita sia stato ovviamente descritto molto bene e sia stato bellissimo vedere come sei riuscita a tratteggiare anche le loro personalità. Credo che questo racconto si sarebbe potuto prolungare per capitoli, ognuno dedicato a uno dei personaggi ( amo troppo la loro storia e mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa in più; spero che ci penserai in futuro ;) ). Inizialmente temevo che l'incontro con Alfred non ci sarebbe stato, dovuto alla diversità della loro religione, ma quando ho letto dell'incontro con Beocca, ho solo pensato: "allora presto comparirà Alfred?". L'incontro fra i due è descritto in maniera eccellente, specie per la posizione "sopraelevata" che hai lasciato per il re e per le caratteristiche originali che sei riuscita a lasciare e in questo caso per la loro capacità intellettiva. Io credo che sia un racconto in grado di far nascere la voglia di conoscere maggiormente l'opera originaria e questo è sicuramente un magnifico punto di forza
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Conte degli Elfi-Vampiri

    Group
    Custodi dei Silmaril
    Posts
    870
    Reputation
    +891
    Location
    Errante nei Mondi Fantasy

    Status
    Offline
    Nancy Cuomo waaa! Che belle parole! Grazie di cuore 🥰
    Ammetto che mi sarei dilungata volentieri, ma per non fare cose troppo lunghe (io e la mia mania delle long story) ho voluto provare a fare qualcosa di più corto, in one shot. Però, sì, c'ho pensato.
    La cosa difficile è stata proprio l'inserimento di tutti i personaggi e saperli caratterizzare bene per renderli distinti e comprensibili anche a chi non ha visto l'opera, quindi le tue parole finali mi fanno tanto piacere.
    Per quanto riguarda Alfred e Uhtred... io lo adoro troppo, starei ore a sentirli parlare!
     
    Top
    .
5 replies since 9/7/2023, 19:46   65 views
  Share  
.