Carnevale di Venezia

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    Carnevale di Venezia




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    CATEGORIA: Bollino Verde.
    GENERE: Sentimentale, Commedia



    Sinossi: Sono passati diversi anni da quando David e Alex si sono messi insieme, ma essere due attori affermati porta con sé un piccolo fardello che, alla lunga, si fa più pesante, soprattutto per dare una vita più normale e serena alla loro figlia adottiva, la piccola Jodie...


    »»————-  ————-««





    “Dimmi dove cresce il desiderio, nel cuore o nella mente?” continuò a leggere la stessa frase ancora una volta, incapace di frenare i propri pensieri e concentrarsi sulle battute del Mercante di Venezia. Gli sembrava di avere la testa completamente vuota, eppure riusciva a sentirla lì, fissa davanti a quel dannato cruccio; persino gli occhi erano caduti sotto la sua influenza, sfuggendo dalle pagine del libro per posarsi di sfuggita, su Alexander seduto di fronte a lui, intento a sistemare dentro il book fotografico le foto sparse sulla penisola della cucina.
    “Dimmi...” tentò nuovamente invano, chiudendo gli occhi alquanto sconfortato.
    “Chiediglielo, Dave, è l'unica soluzione...” si disse. Fece un respiro profondo, cercando di lasciar andare via quel briciolo di tensione che aveva in corpo, richiuse il libro e posò gli occhi su di lui. “Alex...”
    “Sì?” gli rispose quest'ultimo, che spostò il capo prima sul book e poi sulle fotografie, esaminandole con cura.
    “Hai intenzione di andarci?” chiese David, afferrando subito la tazzina di tea tra le mani per sorseggiarne un goccio e distendere i nervi; almeno avrebbe avuto un pretesto per non incrociare il suo sguardo. Non riusciva a comprendere come mai si sentisse così teso e agitato, non si trattava nemmeno di qualcosa di scandaloso o traumatico, eppure...


    Alexander posò gli occhi su di lui rivolgendogli il suo solito sorriso divertito. “Così è questo che ti turba?”
    David sussultò e quasi si strozzò con quel poco tea che aveva appena finito di ingerire, posò la tazzina sulla penisola e si schiarì la gola. “C-cosa? Che dici?” Il suo sguardo non riuscì a resistere al richiamo di quello sereno e brillante del compagno, che lo trascinò via dalla pesantezza che lo aveva imprigionato fino a quel momento.
    “Beh, sei fisso sulla pagina 108 del Mercante di Venezia da quasi mezz'ora, sospirando spesso... Mi sembra ovvio che ci sia qualcosa che ti turba! E quel qualcosa, a quanto sembra, è il mio raduno del liceo...” gli rivelò Alexander.
    Nel sentire quelle parole, la mano di David si aggrappò d'istinto al ciondolo Pikorua che portava al collo, incominciando a giocarci senza sosta. Non riusciva a dire nulla, la mente sembrava essersi svuotata di ogni pensiero, perdendo persino la capacità di formulare frasi di senso compiuto o pronunciare una sillaba.
    In quel breve attimo di silenzio, Alexander vide le lune argentate di David velate da una leggera nebbiolina di frustrazione; il suo animo stava cedendo sotto il peso dell'insofferenza. “Dave...” sussurrò con delicatezza.


    “Io... non so... non...” David si portò le mani sul viso, appoggiando i gomiti sulla penisola. “Non so che mi prende...” Allora Alexander si alzò e andò da lui, gli prese le mani tra le sue e lo fece voltare rincontrando il suo sguardo. “Scusami...” mormorò David, sentendo un nodo stringergli la gola.
    “E per cosa? Perché non riesci a capire cosa provi?” Alexander gli accennò un dolce e sereno sorriso e il compagno annuì. “Credo che nel profondo tu sappia cosa ti assilla, ma la tua mente tenta di trovare la logica anche dove non c'è... Quindi lascia fluire, anche se ti sembra stupido quello che senti.”
    David abbassò lo sguardo per un istante, chiuse le palpebre e fece un respiro profondo per poi tornare a guardarlo. “Sei tornato da poco e fra qualche mese dovrai di nuovo partire per andare a Valhalla perché i licei americani fanno questi... questi ridicoli raduni.” Le mani presero a tremargli impercettibilmente, con lo stomaco che continuava ad attorcigliarsi su sé stesso arrivandogli fino in gola, allora portò l'attenzione sul ciondolo Pikorua di Alexander e mormorò: “A chi interessa sapere che fanno i vecchi compagni di scuola e tanto meno rivederli...”
    Alexander rimase in silenzio, dandogli tutto il tempo necessario per permettere di liberarsi della zavorra che lo tormentava. Non c'era rabbia, nemmeno nervosismo nella sua voce, solo una lieve frustrazione deturpata dalla malinconia.



    “Vorrei solo... vivere una vita normale, per una volta...” La voce rotta di David ruppe la quiete, mentre i loro sguardi tornarono a fondersi l'uno nell'altro. “Senza dovermi preoccupare dei maledetti gossip o di gente che ti sorprende e sparge in giro la tua vita... Dannato web... dannati social...” Alexander gli prese il viso tra le mani e gli accarezzò la guancia, notando i suoi occhi inumidirsi. “Certe volte penso che forse non sarei mai dovuto diventare attore...”aggiunse David. Si morse il labbro inferiore per cercare di tenere a freno le emozioni che gli stavano scuotendo l'animo.
    “Ich versteh dich sehr gut*, Dave...” Le parole scivolarono via dalle labbra di Alexander, liberandosi di quella stessa frustrazione che aveva intrappolato il compagno. “Però amiamo ciò che facciamo, siamo fortunati è solo il mondo ad avere questo suo lato tossico...”
    David annuì e un certo senso di colpa lo scosse. Alexander aveva ragione, eppure lui non poteva fare a meno di sentirsi chiuso in una morsa. Condividere la propria vita con tutto il mondo stava diventando alquanto opprimente.
    “Potremmo... potremmo uscire allo scoperto, io... io credo di potercela fare...” aggiunse Alexander. Nonostante avesse cercato di mantenersi il più deciso possibile, un certo timore dato dall'incertezza incrinò la sua compostezza facendolo tentennare. David aggrottò le sopracciglia e gli accennò un piccolo e sincero sorriso affettuoso, il cuore che ribolliva di tutto l'amore che provava nei suoi confronti, sapeva che per Alexander uscire allo scoperto non sarebbe stato facile, forse non lo sarebbe stato nemmeno per lui stesso. “Però...” continuò Alexander, dopo aver fantasticato brevemente su ciò che sarebbe potuto succedere, “lo stiamo facendo per proteggere Jodie, per permetterle di avere una vita piuttosto normale...”
    “Lo so...”


    Alexander posò la fronte su quella del compagno, lasciandosi riempire da quel suo sguardo argentato capace di infondergli tutta la speranza e sicurezza di cui aveva bisogno. “Magari in futuro potremmo... Al momento ti prometto che non starò via molto...” gli sussurrò. “Ich bin gleich wieder bei dir*.”
    “Danke...” David respirò profondamente, lasciandosi cullare dal suo profumo avvolgente e fresco come un bosco nel pieno dell'estate, ritrovando subito la calma e la stabilità che aveva perso poco prima. “Pensi che... ci sarà anche Dafne?” gli chiese.
    Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Alexander. “Sei geloso?” mormorò con un tono suadente e divertito, facendo sussultare il cuore del compagno che arrossì lievemente, mordendosi il labbro inferiore.
    “Scommetto che ti piacerebbe...” gli rispose a tono, avvicinandosi appena alle sue labbra.
    “Mmh... forse...”
    David si lasciò sfuggire una piccola risata per poi scuotere il capo. “Comunque no, non lo sono... Chiedevo perché mi dispiace per com'è finita tra voi, mi sembra di essermi messo in mezzo...” rivelò alquanto rammaricato e un po' imbarazzato, tornando con la mente a quattro anni addietro quando Alexander e Dafne erano ancora fidanzati.
    “Anche a me dispiace, ma non ti sei messo in mezzo... Per quanto le volessi bene, la nostra relazione non era più sana da un pezzo. Sicuramente il mio atteggiamento non le ha reso le cose facili e ha contribuito a raffreddare il rapporto, diciamo che non avrei mai dovuto chiederle di mettersi con me, ma...” Alexander non riuscì a continuare e a dar voce a quella verità che ancora non era riuscito ad affrontare – e forse non ce l'avrebbe mai fatta.
    “Tuo padre...” lo aiutò David e Alexander annuì, schiarendosi la gola.
    “L'avevo sempre vista come una sorella: due tedeschi cresciuti insieme a New York, in quel buco di Valhalla... Era come se tu avessi chiesto a Elizabeth di sposarti!” esclamò, arricciando il naso alquanto disturbato dalla visione. “Se ci fossimo sposati le avrei rovinato ancora di più la vita...”
    David sorrise affettuosamente con un'espressione comprensiva. “Spero con tutto il cuore che abbia trovato il suo angolo di felicità, che sia riuscita a costruirsi una bella vita...”
    “Anch'io...” Alexander gli spostò la ciocca ribelle dietro l'orecchio, contemplando ogni centimetro del suo viso che, in quel momento, sprigionava tanta dolcezza. “Hai un gran cuore, Dave...”


    Ich bin gleich wieder bei dir*: Torno da te presto



    Il Dickens Tavern non era mai stato così pieno di gente: tra tifosi dell'Arsenal, turisti e gruppi di impiegati appena usciti dall'ufficio, l'allegria non mancava di certo nel locale, accompagnata da infinite pinte di birra. Per fortuna Jack teneva sempre in serbo il loro tavolo, con un semplice trillo sul cellulare il posto era assicurato; così Mark ed Alexander erano riusciti a vedersi anche quella sera, deliziati dalla presenza di Elizabeth, appena lei aveva concluso lo shooting.
    “Oh, parlando di cose serie, la piccola fiammetta come sta?” chiese Elizabeth mangiando qualche patatina al forno.
    “È un fuoco dirompente!” esclamò Alexander. “Non ho idea di come faccia ad avere tutta quell'energia che ha in corpo! È disumana!”
    “Che brava, la mia piccola vichinga” ridacchiò soddisfatto Mark, grattandosi la barba sotto il mento.
    “Tu la fomenti troppo, fratello, dovresti smetterla prima che a me e Dave venga un collasso” lo ammonì Alexander, facendo scoppiare a ridere il migliore amico. “Guarda che te la lascio per un mese, a te e a tua moglie, eh! Non scherzo! Tanto sono sicuro che lei impazzirebbe di gioia, poi ne riparliamo.”


    Mark si portò le mani davanti in segno di resa e scusa, gli occhi sorridenti e nemmeno leggermente turbati all'idea. “Beh, non credo che a mia moglie dispiacerebbe, e se devo essere sincero, nemmeno a me: adoro quella piccoletta...” sottolineò, con tanto d'affetto sull'ultima frase. Elizabeth e Alexander si scambiarono un rapido sguardo complice e comprensivo, poi la ragazza prese la mano di Mark e gli sorrise dolcemente. “Stiamo bene, Ellie...” aggiunse, leggendole chiaramente sul volto l'apprensione, ma nonostante la questione fosse delicata Mark riuscì comunque a mantenersi sorridente e sereno.
    “Ehi, fratello...” lo chiamò Alexander. “Scherzi a parte, se volete davvero passare un po' di tempo con Jodie, non ci sono problemi. Lei vi adora, quindi non credo che le dispiaccia più di tanto.” Gli fece l'occhiolino, alzando la pinta di birra in suo onore, e ne gustò un sorso, seguito di rimando dagli altri due.
    “Avete mai pensato di adottare?” chiese Elizabeth, continuando a stringergli la mano.
    “Mmh... sì, di tanto in tanto ci pensiamo, ma... adottare non è così semplice e poi lei continua a farmi la testa tanta dicendomi: 'È dura, Mark, con un bambino adottivo, bisogna anche essere molto fortunati e con il lavoro che fai potrebbe essere ancora più tosta.' Lei e il suo lato da psicologa...” lui sospirò e scosse il capo. “Però non posso darle torto... a te e Dave è andata bene con Jodie” aggiunse, guardando il proprio migliore amico.
    “Urca, sì! Siamo stati fortunatissimi, anche se, nonostante tutto, tua moglie ha ragione. Non è facile per niente...” disse Alexander, posando lo sguardo verso il bancone davanti a sé e bevendo dell'altra birra.


    “Alex?” lo chiamarono gli altri due in coro, ma il diretto interessato sembrava non udire più le loro voci, nemmeno il trambusto dei tifosi esultanti per il goal della loro squadra. La sua mente era tornata a quel pomeriggio, gli occhi di David lo stavano guardando ricolmi di stanchezza e frustrazione. Senza nemmeno volerlo era finito nelle grinfie dell'insofferenza.
    “Ohi, fratello!” esclamò Mark, schioccando le dita davanti al suo viso. “Sputa l'osso.”
    Alexander li guardò un po' esitante, poi indugiò sullo sguardo amorevole di Elizabeth e sospirò. “Certe volte vorremmo solo avere una vita normale... Poter andare in giro come una coppia senza poi ritrovarci foto e gossip in prima pagina il giorno dopo, ma se lo facessimo sarebbe ancora più difficile dare una vita piuttosto normale a Jodie” rivelò, fissando il liquido ambrato che si divertiva a far roteare.
    “Lo capisco, è difficile mantenere certe cose della propria vita private. Persino a me e Tizzie riesce difficile...” disse Elizabeth, guardandolo comprensiva.
    “Eh già, è tosta pure dalle mie parti... tentare di mantenere mia moglie lontana dagli occhi del mondo per permetterle di fare il suo lavoro in santa pace. Grazie al cielo abitiamo a Londra e molti si fanno i fatti propri, insomma... non assillano, figuriamoci se fossimo in America” aggiunse Mark.
    “Non me ne parlare, odio tornarci...” gli diede corda Alexander, alquanto infastidito solo al pensiero di doverci rimettere piede.
    “Ehi, ora che ci penso!” I due ragazzi si voltarono verso Elizabeth, la cui espressione si illuminò quasi più del sole. “Perché tu, Dave e Jodie non venite con me e Tizzie a Venezia? C'è il carnevale, io e Tizzie ci facciamo un salto prima di andare dai suoi. Dice che è stupendo e, almeno una volta nella vita, bisogna andare a vederlo! In più ho scoperto che il tema di quest'anno è il lasciarsi andare, libera espressione di sé, direi che potrebbe essere ottimo per poter vivere come volete, almeno per qualche giorno!” esclamò entusiasta e con i suoi profondi occhi scuri sfavillanti di speranza e gioia.
    “Mmh... Venezia, eh?” mormorò Alexander sovrappensiero. “Sai, Ellie, credo proprio che non sia male come idea... Gli farò vivere le vie che hanno ispirato il suo amato Shakespeare, facendo da teatro al Mercante di Venezia.”



    A mattino inoltrato la vita nelle vie e nei canali di Venezia aveva già preso a pulsare: qualche gondola solcava il Rio del Ognissanti, turisti e locali andavano da una parte all'altra del quartiere, catturando l'attenzione di David che, silente e immobile dietro la finestra del Palazzo Veneziano, ammirava ogni angolo della città. Tutto sembrava fin troppo surreale: il sole che brillava alto nel cielo dando l'impressione di essere nel pieno della primavera; il profumo di salsedine e il garrito dei gabbiani; l'udire in lontananza il vociare della gente, con quel loro strano e affascinante dialetto, che contrastava con il silenzio della suite dove ancora regnava Morfeo. Se non fosse stato per i lievi brividi di freddo, sarebbe stato certo di essere ancora nel mondo dei sogni.
    “Wow... e così è questo il dialetto che dovrebbero avere i personaggi del Mercante di Venezia...” pensò e un radioso sorriso gli si dipinse sul viso, il cuore che scalpitava impazzito contro il petto.
    Mentre David era perso nei propri pensieri, Alexander, che si era destato già da un pezzo, prese ad ammirarlo in silenzio seduto sul letto alle spalle del compagno: la sua esile figura, i fini capelli con quel ciuffo ribelle che gli accarezzava la guancia, la luce delicata del mattino che illuminava, ancora di più, il suo delicato viso e la tenda pregiata di rosso acceso... Sembrava uscire da un ritratto Rinascimentale. Alexander non poté fare a meno di scattare quante più foto possibili con il cellulare. Poi si alzò dal letto, cercando di fare il minimo rumore, e gli si avvicinò, abbracciandolo da dietro e posando il mento sulla sua spalla.
    “Sei felice?” gli sussurrò, gli occhi su di lui così da poterne ammirare il sorriso.


    “Sì... mi sento un po' più libero, finalmente possiamo passare un po' di giorni come una coppia normale...” David posò lo sguardo su quello del compagno e il cuore gli sussultò. “So che... so che è una cosa prettamente mentale e che, anche qui, potrebbero esserci persone che ci riconoscono e chiedono foto o... fotografi che ci sorprendono mentre fanno servizi per l'evento...” Istintivamente afferrò la mano che Alexander aveva posizionato sul suo ventre e gliela strinse, nei suoi occhi si diluì un velo di frustrazione.
    “Non succederà...” gli sussurrò Alexander, abbozzando un piccolo sorriso per infondergli sicurezza. “Ci sarà talmente tanta gente che saremo dei punti insignificanti, passando completamente inosservati.”
    “Che idea allettante...” mormorò David con un sorriso soddisfatto.
    “Ja... genießt dieses Fragment von Normalität, Meine Liebling*” disse Alexander con un filo di voce per poi rubargli un bacio appassionato.
    Lentamente David si separò da quel cocente contatto, con il desiderio che gli sfavillava nel petto, e indugiò prima sui suoi zaffiri e poi sulle sue soffici labbra, mentre il respiro tornava a regolarizzarsi. “Vado a svegliare Jodie...” E a malincuore scivolò via dalle sue braccia per raggiungere il lettino della bimba, si sedette al suo fianco. “Principessa, sveglia, il carnevale ci aspetta...” le sussurrò, posandole una mano sul suo braccio intento a stritolare il cuscino.
    Jodie si girò e rigirò nel letto e in un istante si mise a sedere con gli occhi ancora chiusi. Un sorriso affettuoso spuntò sul viso di David, che le scostò un ricciolo fiammeggiante dal viso; solo a quel punto la bambina si svegliò del tutto.
    “Buongiorno, principessa...”


    “Hallo, Papi... Hallo, Vati...” mormorò Jodie con la voce ancora impastata e strofinandosi gli occhi.
    “Hast du gut geschlafen, Zaunkönig?*” le chiese Alexander avvicinandosi e dandole una scompigliata sulla testa ricciuta.
    “Ja! Ich bin glücklich!*” esclamò entusiasta con quei suoi grandi occhi smeraldini brillanti di gioia e pieni di vita. “Non vedo l'ora di vedere le maschere e i costumi e tutto quanto!”
    “Allora non perdiamo altro tempo, prepariamoci, facciamo una bella colazione e poi diamo il via alle danze con la zia Ellie e lo zio Tizzie” le disse David, dandole un bacio sulla guancia.
    “Papi, posso... posso vestirmi da guerriera?” Jodie guardò David con sguardo implorante.
    “Mi spiace, principessa, c'è troppo freddo per vestirti in quel modo.”
    A quelle parole Jodie abbassò il capo rassegnata, ma non appena lo udì continuare tornò a guardarlo con i suoi enormi smeraldi scintillanti di felicità. “Ma ti ho fatto fare dalla nonna un bellissimo vestito da principessa guerriera, almeno starai più al calduccio.”
    “Evviva! Grazie, papi!” Alzò le braccia per aria per poi fiondarsi su di lui.
    “Una piccola Xena, Principessa Guerriera” ridacchiò Alexander.


    “Chi è Xena?” chiese la bambina, voltandosi verso Alexander travolgendolo con crescente curiosità.
    “È una principessa guerriera tostissima che spacca il faccino a un sacco di gente per salvare e aiutare i bisognosi, sia uomini che donne cadono ai suoi piedi... fa stragi di cuori” le rivelò con fare teatrale, mentre il viso di Jodie si illuminò ancora più di meraviglia.
    “Voglio essere come Xena e spaccare il faccino alla gente per aiutare i bisognosi!” esclamò, guardando entrambi i genitori, indugiò un po' di più su David che scuoteva il capo.
    “Xena non è mai esistita, Jodie, è solo frutto dell'industria cinematografica. Piuttosto prendi come esempio donne vere e potenti come Lady Æthelflead di Mercia o la Regina Elizabeth I...” suggerì David mentre le preparava i vestiti.
    “Oppure Margaret Thatcher, la donna più tostissima del Regno Unito in epoca contemporanea, con solo lo sguardo riusciva a incutere timore e farsi valere – in un mondo pieno di uomini per giunta!” aggiunse Alexander alquanto divertito nel vedere la figlia che pendeva dalle sue labbra.
    “Voglio far paura con lo sguardo anche io!” Strizzò gli occhi con fare minaccioso e il sorriso perennemente inciso sul viso.
    Alexander scoppiò a ridere. “Sei troppo sbaciucchia e carina per far timore con lo sguardo, scricciolo.” La sommerse di baci e solletico, riempiendo la stanza di risate, mentre David sorridente ammirava la scena sentendo il cuore scoppiare di gioia e amore.
    “Papi, aiutami!” invocò Jodie il suo aiuto, tra un riso e l'altro.
    “Ah, chiedi l'aiuto del Re, eh? Allora...” Alexander le sollevò la maglietta e posò le labbra sul suo pancino pronto a fare una pernacchia per stenderla del tutto. Jodie prese a ridere ancora più forte, con le lacrime che le scendevano dagli occhi e lungo le guanciotte arrossate, risaltandone le lentiggini.


    “Vati, hör auf, bitte!*”
    “Che cessi il delirio, grazie. La principessa è stata spupazzata a dovere” intervenne David con tono deciso, il sorriso sul viso e alzando appena il mento; Alexander e Jodie si ricomposero ansimando. “Su, non facciamo aspettare troppo gli zii!”
    Quando ebbero finito di prepararsi scesero al piano inferiore, raggiungendo un ampia sala accuratamente preparata per la colazione: i tavolini e le sedie nere contrastavano con il bianco del pavimento e soffitto, rendendo il tutto ancora più raffinato.
    “Zia, zio!!!” esclamò Jodie, non appena li vide alzarsi dal posto, fiondandosi tra le braccia di Elizabeth.
    “Wow, ma sei stupenda, oggi. Papi ti ha fatto proprio un bel vestito principesco e degno di una nobile guerriera” constatò Elizabeth, prendendola in braccio e dandole un bacio.
    “L'ha fatto fare alla nonna! Non vedo l'ora di tornare a casa per ringraziarla!”
    “Sei proprio adatta per l'occasione, lo sai, fiammetta?” aggiunse Tiziano, sorridendole. La bambina si voltò verso di lui travolgendolo con i suoi enormi occhi ricolmi di stupore.
    Poco dopo presero posto, Elizabeth e David consumarono una leggera colazione mentre Tiziano, Alexander e Jodie ne approfittarono per assaggiare quanto più possibile. Una volta rifocillati a dovere, Tiziano richiamò l'attenzione su di sé.
    “Una piccola premessa prima di immergerci nello sfarzo colorato di Venezia. È carnevale e come vuole la tradizione bisogna lasciare i problemi fuori dalla porta, almeno per questi giorni di festa, quindi...” Guardò bene negli occhi David e Alexander. “La regola per questi giorni è: siate liberi di essere ciò che volete, non ci sono regole!”


    “Grande!” sogghignò Alexander, sistemandosi il cappotto di pelle, pronto a buttarsi nell'avventura. David lo guardò e il cuore gli sussultò così forte da arrivargli in gola; allora, contagiato dalla sicurezza del compagno, si ricompose. Si aggiustò il borsalino sul capo, alzò appena il mento e sorrise.
    Elizabeth li ammirò, le labbra all'insù e lo sguardo pregno di emozione. Incapace di trattenere l'entusiasmo, si lasciò sfuggire un risolino. “Non sto più nella pelle, sono troppo felice per voi! Si vede già che siete molto più rilassati!”
    Alexander prese la mano di David e gliela baciò, facendogli l'occhiolino; il compagno rise sotto i baffi, guardandosi intorno per poi soffermarsi sulla migliore amica, il cui sguardo esultava di gioia.
    “Andiamo, andiamo!” esclamò Jodie, prendendo le mani di David ed Elizabeth.
    “Diamo il via alle danze!!!” incitò Tiziano, seguito a ruota dalla piccola Jodie che prese per mano insieme ad Elizabeth. Si fiondarono fuori dal Palazzo Veneziano, seguiti dagli altri.


    Ja... genießt dieses Fragment von Normalität, Meine Liebling* : Sì, godiamoci questo frammento di normalità, mio caro
    Hast du gut geschlafen, Zaunkönig*: Hai dormito bene, scricciolo?
    Ja! Ich bin glücklich!: Sì, sono felice!
    Vati, hör auf, bitte!*” : papi, fermati, per favore!



    Si persero per le strade della città, tra musica, giocolieri, maschere e i migliori artisti del circo che rendevano ogni angolo pieno di allegria e colori. Venezia sembrava una vera e propria tavolozza variopinta, un quadro barocco dipinto dalle mani più abili che ne risaltava tutto il fascino particolare e raffinato. Alexander non perse l'occasione di catturare la meraviglia di ogni istante: Jodie con gli zii intenti a guardare i giocolieri, o anche Elizabeth e Jodie mentre danzavano, accompagnate dalla musica di qualche artista; Tiziano che ammirava la Basilica di Santa Maria della Salute con la piccoletta sulle spalle. E poi era riuscito a immortalare David completamente estasiato dinanzi alla magnificenza delle sale del Palazzo Ducale, in un unico scatto aveva racchiuso tutto il suo stupore: lo sguardo incantato e perso, la sue esile figura che quasi sembrava essersi fatta più piccola davanti alla grandezza di tutta quell'arte. Ma anche foto più buffe e spensierate, con Jodie e tutta la famiglia insieme ai migliori figuranti mascherati.
    “Uh, oddio che evento raro!” esclamò Tiziano poco dopo essere usciti dal Palazzo Ducale e trovando il Ponte della Paglia completamente deserto. “Possiamo fare delle foto con dietro il Ponte dei Sospiri e lo scorcio della città, se volete” suggerì, soffermandosi su Elizabeth.
    “Dai, mettetevi in posa, vi scatto qualche foto” disse Alexander impugnando la reflex e mettendosi in posizione.
    Dopo diversi scatti, Elizabeth allungò la mano verso la macchina fotografica: “Dammi, vi faccio qualche foto.” Fece un cenno con il capo a David e Alexander per farli mettere in posizione.
    “Ehm... non...” tentennò David, guardandosi intorno.
    “Libera espressione di sé!” esclamò Tiziano, facendogli l'occhiolino.
    “Forza, papi!” lo incoraggiò Jodie, saltellando sul posto e guardandoli con gli occhi a forma di cuoricino.


    Alexander gli prese la mano e lo guidò nel mettersi in posizione al suo fianco. Poi David si voltò verso di lui, reggendosi il borsalino con la mano; Alexander gli rubò un bacio ed Elizabeth racchiuse il momento con un semplice click. Subito dopo David rise di gusto, incredulo per ciò che era appena successo e il cuore scalpitante di gioia, contagiando il compagno che prese a punzecchiarlo a dovere; i loro animi non erano mai stati così leggeri e liberi, immortalati e impressi in semplici immagini dall'amica.
    Poco dopo le campane della Basilica di San Marco rintoccarono le sei, il sole stava già lasciando il posto alla luna incendiando l'orizzonte e il Canal Grande. Allora Alexander ed Elizabeth si scambiarono uno cenno d'intesa, mentre David, Jodie e Tiziano si persero ad ammirare il tramonto. Poi Alexander richiamò l'attenzione di tutti su di sé prima di riprendere il cammino: “Io e Dave avremmo una cosa da fare e...” Il diretto interessato aggrottò le sopracciglia e arricciò le labbra. “Avrei bisogno anche del vostro aiuto, per il momento” aggiunse, guardando Elizabeth e Tiziano.
    “Di che parli?” chiese David un po' sospettoso. Alexander gli si avvicinò, tirò fuori dalla tasca una busta e gliela mise in mano, cogliendo l'attenzione del suo sguardo. “Che cosa...?” David scosse il capo e sbatté più volte le palpebre, poi lo guardò.
    “All'interno troverai tutto quello che ti serve sapere, basta che segui i punti” lo rassicurò con tanto di sorriso radioso.


    “Ma...” tentennò David.
    “Fidati, ci vediamo fra poco...” Gli sfiorò le labbra e poi si voltò verso Tiziano. “Vieni con me, Tiz?”
    “Certo!”
    “Viel Spaß, Vati!*” esclamò Jodie, tuffandosi tra le sue braccia.
    “Danke, Zaunkönig.*” La prese un attimo in braccio, la riempì di baci e poi la rimise a terra. “A dopo!” Così Alexander e Tiziano si diressero verso il Rio della Misericordia.
    David rimase a guardarli allontanarsi per qualche istante, fino a che non li perse tra la moltitudine di turisti e veneziani. Poi si voltò verso Elizabeth, assottigliò lo sguardo e la scrutò per benino; la ragazza, sentendosi osservata, lo guardò e rise sotto i baffi.
    “Ellie... cosa sai? Che state confabulando?”
    “Oh, io non so niente.” Si mise le mani davanti, incapace di rimanere seria. “So solo che devo venire con te al momento e devo aiutarti dove posso.” David incrociò le braccia e alzò appena il mento, gli occhi fissi su di lei in cerca di una verità nascosta. “Tesoro, se sei tanto curioso, basta che leggi la busta” ridacchiò.
    Allora David l'aprì e lesse il primo punto: “Devo andare a un certo Atelier Antonia Sautter e scegliere un vestito...” Posò nuovamente lo sguardo sulla migliore amica, già pronta con Google Maps tra le mani.
    “Sì! Scegliamo un costume principesco per Papi!!!” esultò Jodie, prendendogli la mano. “Su, andiamo, andiamo!!!”


    Viel Spaß, Vati!*: Divertiti, papi!
    Danke, Zaunkönig.: Grazie, scricciolo



    Giunti a destinazione furono trasportati nel lontano Seicento: con abiti sfarzosi e pregiatissimi, curati in ogni minimo dettaglio, qualche parrucca stravagante e calzari di velluto. Dopo un breve attimo di incantevole stupore, si misero alla ricerca del capo perfetto anche se la scelta sarebbe stata ardua.
    Passò circa un'ora senza ottenere alcun risultato. David sospirò un po' rassegnato e si fermò a contemplare una veste – la stessa che aveva colto l'attenzione di Jodie – tutta d'oro, con tanto di pietre preziose e un'ampia gonna piena di drappeggi e ricami in pizzo.
    “Ti piace?” mormorò David, accovacciandosi al suo fianco.
    “No, preferisco il vestito che mi ha fatto nonna... Sono troppo ingombranti, come facevano a muoversi?” gli chiese lei, inclinando il capo con aria assorta.
    “Non ne ho idea...”
    “Ehi, Dave...” lo chiamò Elizabeth, facendo voltare entrambi. “Ho trovato qualcosa!” Gli mostrò un abito seicentesco interamente fatto di velluto bordeaux e con dei piccoli ricami dorati, i pantaloncini a sbuffo e un lato della giacca coperto da un mezzo mantello. La bambina corse ad ammirarlo più da vicino, seguita a sua volta da David. “Il colore ti dovrebbe donare, è comunque sobrio ma molto elegante... Sembra uno che potrebbe indossare Shakespeare. C'è persino il cappellino con la piuma.”
    “Provalo, Papi!”
    Senza farselo ripetere due volte, David andò in camerino e si cambiò. Non appena riapparve Elizabeth e Jodie rimasero senza fiato.
    “Wow, Dave... guardati...” suggerì l'amica, ammirandolo da capo a piedi.
    David annuì, alzò leggermente il mento e andò davanti allo specchio posizionato accanto ad Elizabeth. Il suo cuore sussultò. Più si ammirava e più si sentiva al proprio agio, riscoprendo una certa determinazione che solo impersonare il giusto personaggio riusciva a fargli provare.
    “Papi, sembri un principe...” mormorò Jodie, incantata dal suo fascino.
    “Allora credo proprio che lo prenderò.”
    Ultimata la ricerca del costume e pagato il noleggio, uscirono dal negozio. La sera aveva avvolto la città, riempiendola di luci.
    A quel punto David riprese la busta e lesse il secondo punto: “Ora io dovrei andare al Casinò di Venezia...”


    “Fiammetta...” disse Elizabeth, richiamando l'attenzione della bambina. “Che ne dici di passare il resto della serata con me e con lo zio?”
    A quelle parole il viso di Jodie s'illuminò di gioia e lei si girò verso David. “Papi, posso?”
    “Beh, se è stato pianificato così...” disse David, guardando la migliore amica con gratitudine e ricambiando il sorriso. “Direi che puoi stare con loro, l'importante è che fai la brava.”
    “Danke!!!” Lo abbracciò e David la strinse forte a sé.
    “Ci vediamo domani...” le disse a malincuore, dandole un enorme bacio sulla guancia.
    “Ich liebe dich, Papi e divertiti!”
    “Ti voglio bene anche io...” La posò a terra, riuscendo a stento a staccarsi da lei. Poi le guardò entrambe, mentre faceva un piccolo passo indietro.
    “Divertiti, Dave!” disse Elizabeth, strizzandogli l'occhio e salutandolo con la mano.
    “Lo farò.” Allora si voltò e andò dritto verso la sua destinazione.
    Ad ogni passo in avanti che faceva gli sembrava di inoltrarsi sempre di più nel Seicento, così chiuse gli occhi e la sua mente fece il resto, catapultandolo nel lontano passato.

    “Dimmi dove cresce il desiderio, nel cuore o nella mente?
    Come nasce, come si nutre?
    È generato negli occhi,
    Con lo sguardo nutrito, e il desiderio muore
    nella culla dove giace.”
    sussurrò le strofe del Mercante di Venezia, sentendole prendere ancora più vita lì, tra quelle vie e canali.
    Circa mezz'ora dopo giunse nei pressi di Fondamenta del Ponte Storto, svoltò alla sua sinistra e s'intrufolò nel vicolo, si fece largo verso l'entrata cercando Alexander con lo sguardo. Poco dopo lo vide in un angolino appartato accanto ad un albero spoglio, intento a fare avanti e indietro irrequieto, e in attesa. Non appena gli fu abbastanza vicino, Alexander si voltò verso di lui e il cuore di David ebbe un tuffo nel vederlo agghindato nel suo abito seicentesco di un pregiato velluto nero, finemente ricamato in bordeaux. Aveva l'aria di un nobile proveniente dalle lontane terre del nord: il colore scuro dell'abito gli faceva brillare ancora di più la pelle, accentuando il rossore delle sue labbra e rendendo ancora più profondo il mare nei suoi occhi.
    Alexander gli si avvicinò, rimase per un effimero istante ad ammirarlo per poi portarsi una mano sul cuore e inchinarsi. “Son lieto di vedervi qui...”
    “Messere...” lo salutò di rimando con un breve inchino.
    “Ho un dono per voi” disse Alexander, ritornando composto. “Vorrei avere l'onore di concederci di essere noi stessi, in codesta notte fuori dall'ordinario.”
    Nell'udire quelle parole, tanto accuratamente selezionate, David sentì il proprio cuore schiantarsi contro il petto mentre lo stomaco incominciò a riempirsi di farfalle. Un piccolo e brillante sorriso gli si dipinse sul viso.
    “Ne sarei lieto...”


    “Ebbene...” Alexander slegò dal proprio polso il nastro di una maschera e continuò: “Permettetemi di mettervi questa.” Gliela mostrò, bianca con decori intrecciati e dorati, e gliela mise annodandola dietro la nuca. Poi lo sguardo rintracciò subito quello di David, perdendosi in un lunghissimo istante in quelle lune argentate che sembravano brillare ancora di più. Riusciva a sentire il proprio animo in fermento, desideroso di fondersi con quello del compagno, il cuore scalpitante che tentava di sgusciare via dal petto.
    “Dovreste... dovreste indossare la vostra...” sussurrò David, rammaricato di dover rompere quell'attimo incantato.
    “Sì, giusto...” Alexander slacciò il nastro che aveva nell'altro polso e indossò la propria maschera bordeaux e dorata. “Bene, siamo pronti.” Gli porse la mano e David gliela prese, lasciandosi guidare all'interno.
    Oltrepassato l'ingresso e mostrati i biglietti, non poterono fare a meno di essere travolti dalla magnificenza delle sale barocche, in marmo pregiato, accuratamente decorate da dipinti.
    “Wow, Alex... guarda che spettacolo...” mormorò David, afferrandogli la manica della giacca e con il capo all'insù. “Sembra di stare in una Villa della Regina, cioè del Re...”
    “Già... e dire che la maggior parte dei palazzi storici italiani sono così...” constatò Alexander, ammirando ogni sala.
    “Come fa un paese così piccolo ad avere tutta questa magnificenza?”
    “Ich weiß es nicht*...” sussurrò Alexander, poi scosse il capo e ritornò con i piedi per terra. “Abar wir müssen gehen.*” Prese David per mano e andarono a sedersi al proprio tavolo, pronti a gustare una prelibata cena completamente fuori dall'ordinario.
    Luci, maschere colorate e costumi sfarzosi, giocolieri, balli e musica deliziarono la serata facendo da accompagnamento a ogni portata.


    “Madame e Messeri, or che il vostro corpo è stato ristorato con le vivande che avete assaporato, or vi chiedo di lasciar libero ciò che più desiderate così, per una notte, potete dar vita a ciò che più bramate” disse l'intrattenitore al centro del piccolo palco, una volta ultimato il pasto. “Cosa si cela nelle vostre profondità?” chiese, scrutando gli ospiti con fare teatrale.
    “Avere la possibilità di viaggiare, vedere il mondo, senza preoccuparmi di soldi e lavoro” esordì uno, alzandosi dal tavolo e finendo sotto i riflettori.
    “Direi che vi siete concesso questo viaggio senza problemi, Messere, quindi siete già sulla buona strada anche se vi esorto a valutare con parsimonia” gli disse l'animatore per poi tornare a esaminare il pubblico. “Ma ciò che vi chiedo è qualcosa di ancora più intimo, scavate a fondo...”
    “Io...” Una donna si alzò, abbassò per un istante il capo e poi, una volta fattasi coraggio, lo rialzò trovando compostezza. “Vorrei avere la forza di essere la protagonista della mia vita, fregandomene di ciò che dicono o pensano gli altri. Vivere a pieno ed essere felice.” A quelle parole un mormorio generico si diffuse, concordando con quanto aveva detto. Era toccante notare che la maggior parte delle persone era accomunata dal medesimo sogno, indipendentemente dalla propria mansione o luogo d'origine, riusciva ad essere universale.
    David guardò la donna che aveva parlato. Malgrado si fosse espressa con un inglese incerto, quel desiderio gli accarezzò il cuore riempiendolo di compassione. La comprendeva a pieno: troppe volte si era ritrovato a invocare la libertà, una speranza che era sempre stata celata e accuratamente rinchiusa nelle profondità del suo essere. Nonostante le gioie che riempivano la sua vita, non poteva definirsi del tutto libero... e sapere che persino Alexander ne era vincolato rendeva quella prigione ancora più angusta, più opprimente.


    Alexander, d'istinto, posò lo sguardo su di lui e notò la familiare frustrazione gravargli nuovamente addosso. Allora si alzò e le parole si librarono nell'aria guidate dal suo animo: “Io ho solo un desiderio...” Guardò l'intrattenitore mentre David, colto alla sprovvista, indugiò su di lui. “Poter amare liberamente il mio compagno come una coppia qualsiasi.” In quel momento i suoi occhi cercarono quelli di David, desiderosi di potersi fondere, così da comunicargli tutto ciò che le parole non avrebbero potuto dire. “Per questa notte voglio donargli la libertà di poter fare ciò che vuole...”
    David sentì il proprio cuore tamburellare impazzito contro il petto e mozzandogli il fiato, le farfalle svolazzanti nello stomaco e l'animo travolto da un'ondata di emozioni.
    L'animatore si voltò verso il violinista e con un tacito segno lo esortò a intonare una melodia. Le note presero a echeggiare nella stanza, l'atmosfera divenne calda e avvolgente.
    “Balli con me?” chiese Alexander a David, porgendogli una mano.
    Subito lui la strinse nella propria. “Con piacere...” Si alzò e si lasciò accompagnare al centro della sala, incominciando a danzare.
    In quel momento il tempo sembrò cristallizzarsi, mentre la musica del violino li trascinò via da lì, conducendoli nel loro angolo di paradiso, dove ogni sguardo, preoccupazione e dovere non era altro che polvere e l'unica luce di riflettori era quella della luna. Finalmente erano riusciti ad assaporare una certa dose di normalità.


    Ich liebe dich,: Ti voglio bene
    Ich weiß es nicht*: Non lo so
    Abar wir müssen gehen.*: Ma dobbiamo andare




    A festa conclusa, presero una gondola – che Alexander aveva prenotato non appena erano giunti a Venezia – e si fecero portare a Palazzo Veneziano.
    “Godetevi il viaggio!” esclamò il gondoliere con il suo inglese maccheronico.
    “Grazie, signore” scandì bene David in un italiano dall'accento britannico, per poi voltarsi subito verso Alexander e rituffarsi nel suo oceano cristallino. “Spero che tu l'abbia pagato bene, visto che è l'una e mezza di notte...” gli mormorò, il viso illuminato da un radioso sorriso.
    “Come minimo...” Alexander si avvicinò ancora di più, lo sguardo che, di tanto in tanto, veniva richiamato dalle delicate labbra del compagno. Riusciva a sentire il caldo respiro di David sul viso, appena macchiato dal profumo di limone e alcol, mentre quelle sue lune argentate ardevano di passione. Incapace di resistergli, annullò quei pochi centimetri che li separavano: catturò le sue labbra e si spinse appena oltre, per poter assaporare quel gusto agrumato. “Ti desidero...” gli sussurrò, posando la fronte sulla sua.
    Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di David, che gli mise una mano sul petto e lo scostò leggermente. Allora Alexander attese, rimanendo ancorato al suo sguardo e mantenendo acceso l'intenso fuoco di passione che gli bruciava dentro.
    Giunti a Palazzo Veneziano – e lasciata un'ulteriore mancia al gondoliere – David volò via verso l'ingresso, poi su fino al secondo piano e al loro alloggio, sfuggendo ad Alexander che continuava a stargli dietro. Una volta al sicuro nella loro stanza da letto, Alexander avanzò fino a farlo finire contro il muro e i loro sguardi si fusero di nuovo.


    David sentì il proprio animo e corpo ribollire di passione sotto l'effetto di quel suo mare ardente e cristallino, le labbra cocenti bramavano quelle dell'altro.
    “Dimmi... dove nasce il desiderio, dal cuore o dalla mente?” sussurrò, avvicinandosi al suo viso.
    “Dal cuore...” gli rispose Alexander con un filo di voce per poi baciarlo con crescente passione, mentre le loro mani presero a liberarsi dei costumi diventati fin troppo ingombranti. Alexander lo prese in braccio, lo adagiò sul letto e solo allora si separò dalle sue labbra per riprendere fiato e poterlo ammirare: le pozze argentate luccicanti di libidine e un lieve rossore accennato sul viso. Persino in quel momento, ai suoi occhi, sembrava spigionare una carica artistica cui solo gli antichi artisti dell'età barocca erano in grado di dar vita.
    A quel punto David lo afferrò e lo spinse sul materasso mettendosi seduto sopra di lui. Un malizioso sorriso non poté fare a meno di spuntare sul viso di Alexander, colto piacevolmente alla sprovvista attizzò ancora di più il fuoco che scoppiettava dentro di lui, così ribaciò David e finalmente le loro anime poterono riunirsi e fondersi in un'unica essenza, mentre delicati ansiti incresparono la quiete che regnava nella stanza.
    La luce della Venezia notturna rendeva l'atmosfera della camera ancora più intima e soave, intrufolandosi dalle finestre e sfiorando i corpi dei due amanti: David, con l'orecchio appoggiato sul cuore di Alexander, ascoltava il ritmo armonico, accoccolato tra le sue braccia.
    “Alla fine ho deciso...”mormorò Alexander, accarezzandogli il braccio con la punta delle dita. David posò lo sguardo sul suo viso, rimanendo in attesa; i loro occhi s'incontrarono. “Non parto più.”
    “Perché?” gli chiese.


    “Beh, perché preferisco passare momenti di quotidiana normalità tra le mura di casa con la mia famiglia, piuttosto che andare in un raduno dove non posso essere me stesso e... devo indossare una maschera” rivelò Alexander, e David gli sorrise dolcemente. “Tu, Jodie e la nostra famiglia siete la cosa più importante, gli unici che danno quel tocco di vita normale nella nostra esistenza perennemente sotto il grande occhio.”
    “Mmh...” Una punta di malizia si dipinse sul viso di David, che si mise seduto su di lui. “Non sei un po' troppo... romantico?” gli sussurrò, avvicinandosi con il viso e sfiorandogli le labbra.
    Alexander fece per pensarci un po' su con quel suo solito sorriso. “Sai, forse hai ragione. Non vorrei far venire a entrambi il diabete.” Scosse il capo con aria divertita mentre David tentava a stento di trattenere le risate. “Quindi rimedio subito!” Allora prese a fargli il solletico facendolo dimenare e scoppiare a ridere, almeno per una buona manciata di minuti.
    “Hör auf, hör auf*, per favore!” implorò David tra una risata e l'altra.
    “Va bene, va bene.” Alexander lo liberò dalla tortura, scuotendo il capo. “Diamine, non riesco a resisterti quando parli in tedesco!”
    David a poco a poco si calmò, ammirando il suo volto sorridente e spensierato, capace di donare leggerezza nel suo animo. “Grazie, Alex... per averci concesso un weekend di libertà, senza riflettori, senza maschere, liberi di essere una coppia e una famiglia come le altre...”
    Alexander lo baciò. “Dona più a te il lato romantico...”
    “E a te quello burlone...”


    Hör auf, hör auf*: smettila, smettila!

    Edited by Rue Ryuzaki - 27/11/2023, 16:45
     
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    Una splendida storia sulla libertà e sui desideri. Mi è piaciuta moltissimo l'atmosfera teatrale e delle maschere,che pervade tutto la storia e che in un certo senso fa riscoprire loro l'importanza di essere sé stessi. Mi piace il tuo porre l'accento sul fatto che è meglio essere semplici e normali piuttosto che degli"eroi"spiati e vittime dei pettegolezzi. Sin dalle prime righe,è molto chiaro il dolce legame tra Alexander e David e questa avventura consolida questo legame ancora di più❤ Jodie è tenerissima e ho adorato le scene in cui si divertono insieme. Sono rimasta sorpresa quando ho letto che in realtà sono vichinghi(e complimenti per le traduzioni😍sembri davvero molto esperta del mondo antico e ti ammiro moltissimo❤),ma questa è comunque un'opera originale? Perché ho visto che c'è un'altra opera legata a questa,"Oltre le onde,oltre i tuoi occhi"e non sono riuscita a leggerla,mi rimanda a una sezione della Biblioteca. Poi ho visto che il nome Valhalla è presente in un'altra opera della Biblioteca che ancora non ho letto.Loro quindi sono degli eroi?
    Il finale è romanticissimo😍
    Complimenti per la storia Rue❤
     
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    ~Sweet Dreamer~ grazie per essere passata da qui! La storia è uno spezzone di un racconto a capitoli che avevo scritto due anni fa e pubblicato qui, la prima parte (che racconta di come si sono messi insieme David e Alex) è nella sezione "Scrigno delle Gemme" perché è diventata una storia molto più grande che vorrei fare pubblicare, quindi ho deciso di limitare l'accesso con l'aiuto di Elizabeth!
    CITAZIONE
    Mi piace il tuo porre l'accento sul fatto che è meglio essere semplici e normali piuttosto che degli"eroi"spiati e vittime dei pettegolezzi

    Ho voluto mettere questo accento perché ho cercato di mettermi nei panni loro: attori con un po' di notorietà che vorrebbero avere una loro privacy anche per proteggere la figlia.
    Sono contenta che ti sia piaciuta la bambina 🤣 ammetto che io personalmente ho problemi con i bambini, quindi mi fanno piacere le tue parole.
    CITAZIONE
    Sono rimasta sorpresa quando ho letto che in realtà sono vichinghi(e complimenti per le traduzioni😍sembri davvero molto esperta del mondo antico e ti ammiro moltissimo❤)

    Alexander è tedesco, David è inglese e stanno insegnando a Jodie il tedesco. Eh grazie per i complimenti per la traduzione e sul mondo antico 🤭 ho studiato tedesco per tre anni,un pochino di cose me le ricordo, e comunque ho studiato/continuo a studiare la cultura e la mitologia norrena/germanica.
    CITAZIONE
    Poi ho visto che il nome Valhalla è presente in un'altra opera della Biblioteca che ancora non ho letto.

    Questa a cui ti riferisci è una fan fiction sulla serie tv "The Last Kingdom" e se ti piace il contesto vichingo/medievale potresti leggere le mie fan fiction la maggior parte sono leggibili da tutti, anche chi non ha visto la serie (anche se c'è sempre la sinossi per aiutare). Quindi i personaggi di questa storia originale non sono i protagonisti dell'altra che hai visto in Biblioteca 😊
     
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    Sì,penso di darci un'occhiata anche perchè le opere storiche mi hanno sempre affascinata :wub:
     
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    allora ne troverai un bel po'! Ho scritto un po' di storie ambientate nel medioevo (oltre alle fan fiction ci sono due storie originali)
     
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