Samael

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    Titolo: Samael
    OPERA DI RIFERIMENTO: La caccia al tesoro di Yoghi.
    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Naturalistico
    NOTE AGGIUNTIVE: Canon-Fic
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: Il sottomarino di Dick Dastardly e il suo raggio che scambia le menti appartiene ad Hannah e Barbera e non ne detendo la proprietà.

    Questa storia deriva da una scena di pochi secondi di un episodio della serie televisiva "La caccia al tesoro di Yoghi". Per la precisione l'episodio "Lei non sa chi sono io" ("Beswitched, Buddha'd and Bewildered" in inglese). La cover non l'ho fatta io ma una a cui ho chiesto servizio su wattpad

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    Ovviamente in questa storia compaiono solo personaggi originali, ma ho deciso di considerarla Fan Fiction perché appunto deriva sempre da una cosa che accade in quell'episodio di Yoghi (per chiarire un dettaglio, questa storia sarà più oscura rispetto a quella serie). Il motivo per cui l'ho intitolata Samael è lo stesso per cui il terzultimo episodio di Breaking Bad si intitola Ozymandias in lingua originale. Per chi conosce quella serie, sa che in quell'episodio non viene accennato né l'omonimo poema, né l'omonimo faraone né compare un personaggio che si chiama così. Semplicemente serve a rappresentare la caduta dei potenti dopo che sono arrivati tanto in alto. Ed io in questa storia ho deciso di puntare su qualcosa di simile per il titolo. Ed ho scelto Samael perché tra le cose che ho letto su wikipedia a riguardo, c'è questa
    CITAZIONE
    ha il ruolo di accusatore, seduttore e distruttore, spesso associato all'angelo della morte (Azrael). È considerato arbitrario, buono e nel contempo crudele.

    che mi sembrava perfetta per le tematiche della storia. Ho anche fatto una trasposizione fumetto di questa storia perché mi sembrava una buona idea, e potrete leggere entrambe le versioni. La scena in questione che viene dalla serie che ho menzionato è quella in cui Dick Dastardly usa un raggio che scambia le menti su di un pesce e uno squalo che dopo non ricompaiono più (visto che il raggio è solo per collaudarli). E tutta la storia si basa su quella scena.




    Sinossi: In uno dei suoi piani malefici, Dick Dastardly creò un raggio che scambia le menti, e lo collaudò su di un pesce e di uno squalo ottenendo i risultati sperati. Nessuno seppe mai cosa ne fu di loro o chi fossero in generale. Ma oggi avremo la risposta.

    ------------------------

    Alfie era un pesce angelo timido e insicuro, ma con buoni amici e una vita felice. Un giorno, mentre scappava inseguito dallo squalo Tyson, una luce misteriosa lo fece finire nel corpo di quest'ultimo e viceversa. Finito in un corpo non suo, la vita di Alfie verrà stravolta e dovrà fare i conti con se stesso e scegliere il suo destino.


    Alfie 1

    “Alfie, Dalia, sbrigatevi!”

    “Arriviamo Franz!”

    “Mamma, papà, aspettatemi!”

    Nel cuore della notte una famiglia di pesci angelo gialli nuotava il più velocemente possibile, inseguiti da uno squalo. Arrivati alla barriera corallina si sarebbero salvati, ma il predatore li stava raggiungendo.

    “Dalia.” lo sguardo di Franz si fece serio “Proteggi nostro figlio.”

    A quelle parole si voltò e tornò indietro.

    “Papà!” chiamò il pesciolino.

    “No Alfie, non voltarti, nuota!”

    Lui obbedì muovendo le pinne con tutte le sue forze con il cuore colmo di paura alimentata dalle urla di dolore di Franz seguito dal rumore di ossa che si spezzavano.
    Arrivati a pochi metri dalla barriera corallina, l'ombra dello squalo incombette su di loro. Sul muso di Dalia si formò un sorriso.

    “Figliolo fai il bravo.” e si voltò verso il predatore.

    Il pesciolino non si fermò neanche questa volta e riuscì a raggiungere la barriera corallina, al sicuro tra gli scogli e i coralli. Si nascose in una fessura lontano dal mare aperto non avendo il coraggio di guardare fuori temendo che lo squalo lo trovasse.

    *



    I raggi del sole attraversarono l'acqua arrivando sulla schiena del pesce angelo, che uscì lentamente dal suo nascondiglio guardandosi intorno con prudenza per accertarsi che lo squalo se ne fosse andato davvero.

    “Mamma? Papà? Dove siete?” Cominciò a chiamarli nella speranza di ricevere la risposta.

    Ripercorrendo i suoi passi, uscì fuori dalla barriera, sperando di trovare i suoi genitori. Sperava che si fossero salvati, che sarebbero arrivati e lo avrebbero abbracciato rassicurandolo che andava tutto bene. Quelle speranze si infransero d'innanzi a ciò che vide: le teste mozzate di sua madre e suo padre staccate dai denti del predatore. Urlò di disperazione mentre tristezza, paura e orrore invasero il suo essere.

    “Alfie, va tutto bene?”

    Il pesce angelo si svegliò di soprassalto sbattendo sul soffitto di corallo.

    “Wow calmati.”

    Si voltò agitandosi verso il pesce palla.

    “È successo di nuovo Aaron.”

    “Il solito incubo?”

    Si afflosciò sulla sabbia.

    “Non vuole proprio andare via.”

    “Sei in ansia per oggi ma non preoccuparti, andrà tutto bene.” cercò di rassicurarlo. “Ora alzati e andiamo.”

    Alfie osservava il panorama fuori dalla grotta dove pesci di ogni forma e colore nuotavano da tutte le parti.

    “Ma dobbiamo farlo proprio oggi? Non potremmo rimandare un altro giorno?”

    “Se continuiamo a rimandare non lo faremo mai.”


    *



    “Finalmente siete arrivati. Cominciavo a pensare che Alfie si sarebbe tirato indietro, per fortuna sbagliavo.”

    I due pesci erano sul ciglio della barriera corallina accolti dai loro amici.

    “Forza.” lo incoraggiò il pesce volante “Questa è una sfida e non c'è niente di meglio che vincerla.”

    “Devi solo vederla come un gioco e andrà tutto bene.” continuò il pesce pagliaccio.

    “So che hai paura ma non sarai mai felice se lasci che ti controlli.” affermò il pesce chirurgo blu abbracciandolo.

    Alfie non si sentiva rincuorato.

    “E se ci perdessimo? O se uno squalo tentasse di mangiarci? Qui siamo al sicuro, perché correre dei rischi?”

    “Perché i rischi rendono la vita più eccitante.”

    “Grazie tante Lampo.” rispose al pesce volante mostrando tutto il suo sarcasmo. “Proprio quello che mi serviva.”


    *



    Alfie stava gareggiando con Lampo, che lo aveva già distanziato.

    “Vedrai, questa volta ti batto.” disse il pesce angelo.

    “No, vincerò di nuovo io.” ribatté superando la linea del traguardo. “Visto? Come ti avevo detto.”

    “Ma se ci si diverte che importa chi vince?” affermò il pesce pagliaccio.

    “Fedro, questo è un atteggiamento da perdenti.” rispose.

    “Essere competitivi va bene. Ma bisogna comportarsi anche da sportivi.“ affermò il pesce chirurgo.

    “Grazie Billy.” rispose Alfie “Ma non ho intenzione di rimanere un perdente per sempre. Un giorno sarò più forte e veloce di tutti voi.”

    “Che vuoi fare allora?” gli chiese Aaron.

    “Vi sfido a nuotare fuori dalla barriera corallina nel cuore della notte.”

    Quell'affermazione fu una sorpresa per tutti.

    “Questa sì che è una bella sfida.” Lampo era su di giri. “Facciamolo.”


    *



    “Fidati di noi andrà tutto bene.” lo sguardo di Aaron era serio. “Sarà graduale e ti resteremo accanto tutto il tempo.”

    “La via è libera. Niente predatori.”

    Lampo si gettò in un tifo sfrenato.

    “Vai Alfie ce la farai!”

    Invece Billy si era messo a recitare una poesia.

    “L'aura del pesce si fece scura il giorno in cui affrontava la paura, ma solo guardando oltre quel miraggio riuscirà a trovare il coraggio.”

    “Ok.” decise continuando a guardare il vuoto con timore. “Una nuotata veloce e poi torno dentro.” e si gettò fuori dalla barriera.

    Versione fumetto

    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Copertina-952453752



    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-1-952453744



    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-2-952453736



    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-3-952453729



    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-4-952453722



    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-5-952453716



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    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-7-952453797



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    Alfie 2

    “Visto Alfie? Non è successo niente.” commentò Lampo nuotando per la pianura esibendosi in capriole e giravolte.

    “Non è detto. Il pericolo può essere in agguato ovunque.” rispose Alfie guardandosi intorno in preda alla paranoia.

    Aaron appoggiò la pinna sul dorso dell'amico facendolo sobbalzare.

    “Calmati, siamo appena usciti e già ti aspetti il peggio? Torneremo indietro al primo accenno di guai, te lo prometto.”

    “Ok.” Rispose nonostante lo sguardo rassicurante dell'amico non lo calmasse.

    Il pesciolino cominciò con un giro breve appena a un metro di distanza dalla barriera.

    “Forza.” disse tra sé e sé “Arriva alla fine del percorso e torna indietro.”

    *



    Alfie e Lampo erano già sulla linea di partenza appena fuori dalla barriera corallina..

    “Bene amici.” disse Fedro “La gara sarà semplice. Dovete solo nuotare, arrivare al grande scoglio, e tornare indietro.” i due pesci annuirono. “Pronti, partenza, via!”

    I due nuotarono con tutte le loro forze, Lampo passò in vantaggio ma Alfie non intendeva arrendersi e nuotò con ancora più foga lanciando un urlo per sfogare la sua determinazione.


    *



    Nel corso della giornata Alfie riuscì gradualmente ad abituarsi ad andare oltre la barriera corallina trovandolo anche divertente, proprio come quando era piccolo. Lui e i suoi amici iniziarono a nuotare in modo disinibito, facendo slalom tra le alghe e nascondendosi tra gli scogli. Alla fine ci presero la mano ed ebbero anche l'idea di giocare a nascondino tutti insieme.

    “Vedrete. Mi divertirò a stare fuori dalla barriera da solo senza che voi ve ne siate andati veramente.”

    “Sicuro di non correre troppo?” chiese Aaron “Non vorrei che stessi esagerando.”

    “Il coraggio va bene, ma va affiancato alla prudenza.” convenne Billy.

    “Ma dai, mi avete portato qui e intendo andare fino in fondo.” protestò lui.

    I suoi amici cedettero alla sua determinazione e gli permisero di contare per primo.

    “Pronti o no sto arrivando.” ridacchiò una volta finito.

    Iniziò a cercarli tra alghe e piccoli scogli, non riuscendo a trovarli. Improvvisamente udì un rumore proveniente da un grande scoglio. Quella vista fece riemergere brutti ricordi.

    *



    Alfie continuava a nuotare, ma Lampo manteneva le distanze. Era già passato al grande scoglio mentre lui doveva ancora finire l'ultimo giro.

    “Alfie!” Sentì improvvisamente urlare suo padre. “Ora sei veramente nei guai!”

    “Fermati subito e torna indietro!” Aggiunse sua madre.

    Il pesce angelo non si voltò né si fermò. I suoi genitori non gli avrebbero rovinato la gara. Sarebbe andato fino in fondo indipendentemente dal fatto che vincesse o perdesse. Continuò a nuotare fino a raggiungere il grande scoglio. Girando l'angolo, si trovò d'avanti uno squalo gigantesco e spaventoso.


    *



    Ripensare a quel giorno gli dava ancora i brividi.

    “Ma di che mi preoccupo?” iniziò a dire tra sé e sé avvicinandosi. “Sono di certo i tuoi amici. Sarebbe un'assurda coincidenza se si trattasse di un altro squalo.” arrivò quindi all'altro lato dello scoglio. “Vi ho trovato.” disse sorridendo prima di rendersi conto di essere davanti a una fila di denti aguzzi.

    Il sorriso si spense trasformandosi in una smorfia di paura mentre alzava lo sguardo verso un grande squalo bianco.

    “Hai vinto, sei morto.” Fu tutto quello che disse quest'ultimo per poi buttarsi su di lui.

    Fortunatamente riuscì a evitare quelle fauci e cominciò a scappare. Tentò di raggiungere la barriera corallina, ma lo squalo gli tagliò la strada costringendolo a fuggire in mare aperto.
    Tutta la paura che aveva represso e ignorato era riemersa, riportandogli alla mente il ricordo della morte dei suoi genitori, travolgendolo così tanto che non si accorse di quello strano pesce di metallo che si trovava in zona né di quella cosa puntata contro entrambi che lì colpì con una strana luce rossa provocandogli uno strano mal di testa.
    Cosa stava succedendo? Doveva rimanere lucido se non voleva fare una brutta fine.
    L'immagine di se stesso gli comparve davanti, inizialmente credette fosse un'allucinazione dettata dalla paura, poi capì che non stava sognando. Come faceva ad essere lì? Non ebbe neanche il tempo di pensare che l'altro suo corpo si voltò verso di lui e con fare minaccioso cominciò a ruggirgli ferocemente. Continuò a fuggire senza voltarsi, consumato dalla paura. Doveva trovare un posto in cui nascondersi. Qualcosa. Qualunque cosa! Intravedendo un relitto, impresse più forza nelle pinne, riuscendo a raggiungerlo senza farsi vedere.

    “Dove caspita si sarà cacciato?” sentì dire allo squalo. ”Ma che diamine è successo? Perché sono uno stupido pesce?”

    Alfie non capiva di cosa stesse parlando, ma rimase nascosto continuando a tremare finché non se ne andò.
    Sollevato di averla scampata si sollevò per uscire sbattendo la testa.

    “Ahi, ma che succede?” Si chiese rendendosi conto che tutto sembrava più piccolo del solito.

    Cominciò a guardarsi intorno in preda alla più totale assoluta confusione.
    Avrebbe dovuto andarsene da lì, ma non voleva correre altri rischi dopo quello che era successo. Girò tra le rovine del relitto, continuando a nuotare veloce ma si accorse troppo tardi di un altro squalo bianco. Istintivamente si spaventò ma poi si accorse che era solo quella cosa che gli umani chiamavano specchio. Fu allora che capì la verità. Quello squalo era lui!
    Cacciò un urlo di terrore.

    “Ma non è possibile. Perché sono uno squalo? Non voglio essere uno squalo! Qualcuno mi aiuti!”

    Solo la voce era rimasta la stessa nel suo nuovo corpo. Iniziò a prendere a testate le pareti di legno.

    “Dev'essere un incubo, è senz'altro un incubo, sto ancora dormendo.”

    Le testate sfondarono il muro ma non si svegliò. Iniziò a piangere disperatamente.

    “Ecco, cosa ottengo a fare il coraggioso. Avrei dovuto continuare a essere un fifone. Perché non ho rispettato il mio giuramento?”

    *



    “È solo colpa mia!” continuava a piangere “Se non avessi voluto fare quella stupida gara quello squalo non mi avrebbe preso di mira, e mamma e papà non si sarebbero sacrificati per salvarmi.”

    I suoi amici, una volta saputo l'accaduto, si erano prodigati molto per stargli vicino, ed erano rimasti con lui tutto il tempo mentre seppelliva le teste dei suoi genitori in una tomba improvvisata.

    “Alfie, non è colpa tua.” gli disse Aaron. “Sono cose che succedono, nessuno ha il controllo di tutto.”

    “È vero” continuò Billy “A volte la natura può essere crudele e spietata. Nessuno può farci nulla.”

    Ma Alfie non riusciva a rasserenarsi. Era stato il suo comportamento spericolato a uccidere i suoi genitori, se avesse avuto paura non sarebbe successo. Giurò a se stesso che da quel momento in poi non sarebbe più stato un problema per nessuno.


    Versione fumetto

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    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-9-952815599



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    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-13-952815589



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    Tyson 1

    Essere uno squalo era la cosa più bella del mondo. Tutti avevano paura di lui, andava dove voleva, faceva quello che voleva, mangiava chi voleva e nessuno poteva fermarlo.

    "Ma perché mi è successo questo?" continuava a chiedersi. "Come ha fatto quello stupido pesce a rubarmi il corpo?"

    Nuotando al massimo della velocità che quel corpo gli permetteva, si recò verso un'enorme corrente marina. Gettandovisi all'interno si ritrovò travolto dalla sua forza.

    "Stormy, Glug, Fang, Dread, dove siete?" gridò più che poteva.

    A quelle parole venne coperto da un'ombra gigantesca. Per niente intimorito si voltò e vide 4 squali bianchi che lo guardavano con un'aria famelica.

    "Oh guardate, questo pesciolino ha la stessa voce di Tyson." disse Stormy.

    "Perché ci ha chiamato?" si chiese Glug.

    "Magari vuole che lo invitiamo a cena." scherzò Fang.

    "Chi siamo noi per deluderlo?" concluse Dread con un velo di minaccia.

    Tentarono di saltargli addosso ma lui schivò il loro assalto uscendo dalla corrente marina facendoli sbattere l'uno contro l'altro.

    "Fermi idioti, sono Tyson."

    "Sì figuriamoci." rispose Fang mentre tutti loro si riprendevano dallo scontro "Avrai anche la sua voce ma Tyson non è un minuscolo insignificante pesce. "

    Non riuscendo a convincerli cominciò a scappare mentre loro uscivano dalla corrente marina.

    "Che situazione imbarazzante." commentò mentre nel suo cuore si formava un sentimento nuovo mai sperimentato: la paura.

    Non era giusto, lui doveva incutere paura non provarla, pensava mentre si nascondeva sotto uno scoglio abbastanza stretto per impedire ai quattro di mangiarlo.
    Vedendo dalla prospettiva di una preda, come i suoi sottoposti cercavano di allargare il buco con le loro zanne, Tyson cominciò a capire come dovevano essersi sentiti tutti i pesci che aveva mangiato facendogli mancare ancora più di prima il suo vero corpo.
    Il tempo passava e gli squali non demordevano, la paura venne poi sostituita dalla calma e in seguito dalla rabbia.

    "Adesso basta idioti senza cervello." urlo. "Come faccio a farvi entrare in quelle teste d'alga che sono proprio io?"

    A quelle parole gli squali si fermarono.

    "Teste d'alga?" Si chiese Dread "Di solito è Tyson che ci chiama così."

    "Nessuno conosce questo insulto." commentò Glut. "E il capo non lo direbbe a qualcuno che sta per mangiare."

    "Quindi..." nella mente di Stormy arrivò la soluzione "Questo significa che..."

    "Tyson. Sei davvero tu." dissero i quattro squali in coro.

    "Uau. Era ora che lo capiste banco di imbecilli." rispose lui uscendo fuori dal nascondiglio.

    "Ma che ti è successo?" domandò Dread "Perché sei così minuscolo e giallo?"

    "Non lo so." rispose rimanendo sopra di loro "Stavo inseguendo questo bocconcino ma all'improvviso sono diventato lui e lui è diventato me."

    "Cosa?" disse Stormy stupito "Vuol dire che adesso c'è in giro un pesce che finge di essere te?"

    "Figuriamoci se un pesce riuscirebbe a capire cosa significa essere uno squalo.” ribatté Tyson.

    Tutti loro annuirono a quelle parole.

    "Beh, che facciamo ora?"

    "Non lo so, ma ci inventeremo qualcosa finché non riavrò il mio corpo."

    Versione fumetto

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    Alfie 3

    “Com'è potuto succedermi questo?” Continuava a domandarsi senza trovare risposta.

    Erano passate ore da quando si era trasformato in uno squalo e, dopo essersi calmato, stava tornando verso la barriera corallina alla ricerca dei suoi amici, avendo bisogno di loro più che mai. Fortunatamente erano ancora lì.

    “Dannazione.” sentì dire da Aaron. “Ma come abbiamo fatto a non accorgerci che c'era uno squalo nascosto?”

    “Speriamo che Alfie stia bene.” si preoccupò Billy.

    “Non temete.” volle rassicurarli Fedro “Alfie è bravo a scappare. Lo avrà già seminato e presto tornerà da noi.”

    “Se gli succede qualcosa non potrò mai perdonarmelo.” concluse tristemente Lampo.

    “Ragazzi sono qui! Sono vivo ma ho un grosso problema.” disse Alfie commosso dalla scena.

    “Non temere.” rispose Aaron voltandosi “Qualunque sia di certo potremo...” non riuscì a finire la frase che alla vista dello squalo il loro sorriso di sollievo si trasformò in una smorfia di puro terrore.

    “Squalo!” gridò Billy.

    Tutti scapparono e si infilarono tra le fessure degli scogli a nascondersi.

    “Aspettate!” cercò di spiegarsi. “Sono io, Alfie.”

    “Bugiardo.” lo accusò Lampo. “Non so come tu faccia a imitare la voce del nostro amico ma sappiamo che non sei Alfie.”

    “Ma è la verità, sono davvero io! Posso spiegare.”

    In quel momento il suo stomaco cominciò a brontolare.

    “Questo dice tutto.” rispose Aaron al rumore di quel suono. “Vattene via squalo, non riuscirai a mangiarci.”

    Tutti in coro cominciarono a gridargli e a ripetergli “Vattene.”

    Sul muso di Alfie si formò un'espressione di pura tristezza mentre scappava in mare aperto, incapace di sopportare altro.

    *



    Il grande squalo bianco nuotava allo sbando senza tenere conto del trascorrere del tempo o avere considerazione di ciò che gli succedeva intorno. Non aveva più una casa, era solo e affamato. La cosa più giusta da fare sarebbe stata arrendersi e lasciarsi morire.
    Tutto ciò che gli era caro era diventato un ricordo. I suoi genitori, gli amici, la sua vita, il suo corpo, tutto perduto. Cosa ne sarebbe stato di lui adesso?
    I suoi pensieri furono interrotti quando urtò contro quello che si rivelò essere uno squalo leuca.

    “Chi sei? Che cosa ci fai qui?”

    Versione fumetto

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    www.deviantart.com/lpallad/art/Samael-Pagina-31-953437129



    Alfie 4

    “Allora? Chi sei? Che cosa ci fai qui?”

    Alfie si sforzò a rispondere.

    “M-mi chiamo Alfie e mi sono perso.”

    “Alfie hai detto?”

    “Sì.”

    Lo squalo lo studiò attentamente, facendogli venire i brividi in tutto il corpo. Non si era mai trovato così vicino a un predatore senza provare a scappare.

    “Tu non me la racconti giusta, ora vieni con me.”

    “No.” Rispose cercando di evitare il suo sguardo. “Non vorrei disturbare.”

    “Oh, ma insisto.” rispose il predatore afferrandolo per la pinna e cominciando a trascinarlo, senza che opponesse resistenza.

    *



    Lo squalo leuca, chiamato Nathan, lo aveva portato al cospetto di altri tre squali, che cominciarono a interrogarlo su chi fosse e da dove venisse. Lo squalo martello, di nome Lorentz, lo aveva identificato come lo squalo bianco di nome Tyson, capo di una gang rivale. Alfie capì che doveva essere il nome dello squalo che aveva il suo corpo. Avendo cercato di spiegare che non era chi credevano, era stato percosso così tanto che alla fine aveva ceduto raccontando ogni cosa.

    “Questa è bella, un pesce nel corpo di uno squalo. Ma ti aspetti che ci crediamo?” Lo accusò Berard, lo squalo tigre.

    “Non saltiamo alle conclusioni.” commentò Lorentz. “L'aspetto in effetti è quello di Tyson, ma la voce è diversa, non combacia col suo corpo.”

    “Oltretutto guardatelo.” commentò Umar, lo squalo volpe. “Tyson non si metterebbe a piangere e implorare in modo così patetico.”

    “Che tu sia pazzo o dica la verità, cosa dobbiamo fare con te?”

    “Che razza di domande mi fate? Lo so che volete mangiarmi. Quindi fatelo e facciamola finita.” rispose esasperato.

    “Se devo suggerire qualcosa.” si fece avanti Lorentz “Questa potrebbe essere un'opportunità di studio interessante.”

    “Che intendi dire?” domandò Berard.

    “Semplice. Se è pazzo lo aiuteremo a guarire. Ma se dice la verità non sarebbe interessante vedere una preda imparare a comportarsi da predatore?”

    “Quindi ci suggerisci di usarlo come cavia per un esperimento?” chiese Nathan.

    “Ovvio. Teniamolo con noi e vediamo che succede.”

    Lo squalo leuca si rivolse allo squalo volpe.

    “Tu che ne pensi?”

    “Beh, se devo essere obiettivo...” rispose Umar “...forse dovremmo lasciarlo fare. Se il suo piano funziona, guadagneremmo un nuovo membro per la nostra gang e un nuovo amico. Altrimenti lo mangeremo. Amico o spuntino ci guadagniamo in entrambi i casi.”

    Nathan ci rifletté un attimo e poi si rivolse ad Alfie.

    “Congratulazioni. Hai appena guadagnato la possibilità di unirti a noi.”

    “No.” rispose continuando ad agitarsi. “Non voglio essere uno squalo, non voglio diventare come voi! Rivoglio il mio corpo, la mia vita.”

    Berard in risposta lo schiaffeggiò con la pinna.

    “Credo che tu non capisca la delicata e precaria situazione in cui ti trovi. Noi non sappiamo come farti tornare normale e neanche tu. Cosa preferisci? Essere come noi o venire mangiato?”

    Alfie posò lo sguardo sui quattro squali in attesa di una risposta. Non voleva fare del male ad altri pesci e la sola prospettiva lo faceva sentire un mostro. Ma l'unico modo per evitarlo era lasciarsi mangiare e lui aveva troppa paura per permetterglielo.

    “Va bene.” cedette rassegnato. “Insegnatemi ad essere uno squalo.”

    “Eccellente.” rispose Nathan. “Quando avremo finito con te non ti riconoscerai nemmeno. In caso contrario... beh... almeno ci faremo una bella mangiata.”

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    Alfie 5

    Alfie era in iperventilazione mentre nuotava con Berard, Nathan e Umar dietro di lui con Lorentz che guidava il gruppo. Ancora ricordava quanto lui e i suoi amici parlassero male degli squali da giovani.

    “Sono dei veri mostri.” diceva Lampo. “Non meriterebbero di esistere.”

    “Peccato che il mio veleno non gli faccia niente. Altrimenti compirei una strage.” si era lamentato Aaron.

    “Sono la morte con le pinne.” predicava Billy.

    “Già. Vorrei tanto che si estinguessero.” aveva risposto lui.

    Quei pensieri, uniti all'attuale situazione, gli causarono una stretta al cuore. Odiava non sapere cosa gli avrebbero fatto fare, dando per scontato che non gli sarebbe piaciuto.
    Un'ombra improvvisa oscurò la superficie dell'acqua e Alfie capì che si erano diretti verso una nave degli umani.

    “Ci siamo ragazzi.” disse Lorentz indicandone la prua con la pinna.

    “Vuoi dire che ci stavi portando qui di proposito?” chiese sorpreso Alfie. “Ma come facevi a sapere che c'era?”

    “Semplice.” rispose lo squalo martello. “Come presto imparerai, ogni squalo ha delle capacità diverse. Quelli come me sanno sentire il campo magnetico terrestre e degli altri pesci permettendomi facilmente di trovarli.”

    Questa rivelazione per Aflie fu interessante e allo stesso tempo una brutta notizia. Significava che anche se fosse riuscito a scappare avrebbero sempre potuto trovarlo.

    “Ma non ci sono pesci. Perché ci hai portato qui?”

    Ma Lorentz fece cenno di nuovo con la pinna indicando un banco di pesci a strisce bianche-grige e nere che nuotavano intorno alle alghe della poppa. Quella vista gli fece venire i brividi. Ora gli avrebbero chiesto di mangiare quei poveretti.
    Gli altri squali nuotarono verso di loro e lui si voltò per non guardare, preparandosi alle grida di paura e dolore del massacro imminente.

    “Ciao ragazzi. Come state?”

    La voce non sembrava spaventata. Continuando ad ascoltare sembrava che stessero ridendo e scherzando allegramente. Voltandosi lentamente vide che stavano interagendo come dei buoni amici.

    “Ma... Ma... Credevo dovessimo mangiarli.”

    Gli squali cominciarono a ridere a quelle parole.

    “Mangiarli?” rispose Berard continuando a ridere “Non sei ancora pronto a compiere la tua prima caccia.”

    “Questi sono pesci pilota.” spiegò Lorentz. “Noi squali viviamo in simbiosi con loro. Si nutrono dei nostri avanzi e parassiti. Figurati se li mangiamo.”

    “Sì.” commentò uno dei pesci pilota. “Servizio di pulizia completo per uno squalo felice”.

    Ogni squalo aveva il proprio pesce pilota personale. Quello di Lorentz si chiamava Gas, Berard aveva Gel, Umar Ice, e Nathan Juice.

    “Vedi, prima di iniziare la tua squalizzazione è giusto che anche tu abbia il tuo pesce pilota.” spiegò Umar. “Per darti una ripulita dopo mangiato.”

    Quelle parole fecero tirare ad Alfie un sospiro di sollievo. Era felice che non fosse già arrivato il momento di scegliere tra essere vittima o carnefice.

    “Conoscete qualcuno di disponibile?” Chiese Nathan rivolto al banco.

    I pesci pilota rifletterono con attenzione.

    “Ma certo.” rispose Juice “C'è Lisca che non ha ancora il suo squalo personale. Potremmo chiedere a lei.”

    “Allora andiamo” disse lo squalo leuca.

    *



    Lisca era stata trovata nella sua casa in un banco di meduse e Alfie imparò che i pesci pilota si riparano negli ombrelli delle meduse da giovani e solo da adulti si associavano a navi, tartarughe marine, mante, razze e squali per trovare cibo. Gli avevano spiegato che era da poco entrata nell'età adulta, ed era pronta per lasciare la medusa, sapendo già come provvedere alla pulizia. Perciò le avevano parlato di lui spiegandole ogni cosa.

    “Quindi mi state dicendo che dovrei essere il pesce pilota di uno squalo che non è ancora capace di essere uno squalo?” domandò seccata.

    “Guarda che neanche a me piace questa situazione. Se sapessi come riprendere il mio corpo lo avrei già fatto.” rispose Alfie esasperato.

    La pesce pilota lo guardò attentamente. L'ormai squalo bianco non sapeva se gli credesse o no, ma in fondo non era un dettaglio importante. Dopotutto lei voleva solo uno squalo con cui rispettare il rapporto di simbiosi che avrebbero dovuto stringere, indipendentemente da chi fosse.

    “Va bene.” rispose alla fine. “Proviamoci e vediamo come funziona. Ma ti avverto, io mi occuperò delle pulizie, ma assicurarti di fare anche tu la tua parte. Voglio uno squalo, non un morto di fame.”

    Alfie annuì. Sapeva che il momento in cui avrebbe ucciso la sua prima preda si avvicinava sempre di più e ne temeva l'inevitabilità.

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    Tyson 2

    “Ahahahahahahah!!!!!!!!!”

    “Olaf! Vuoi smetterla di ridere?” urlò Tyson furibondo

    “Scusa ma non ci riesco.” rispose il pesce pilota. “Guardati. Prima eri grande, feroce, e spaventoso, ma adesso sei un innocuo pesciolino piccino picciò.”

    Le risate si interruppero quando Tyson lo colpì con una codata per poi afferrarlo con la pinna.

    “Stammi a sentire, sarò anche intrappolato in uno stupido pesce finché non trovo una soluzione, ma sono sempre io. Intesi?”

    La stretta di Tyson non era molto forte, ma Olaf non riusciva comunque a reggere lo sguardo intimidatorio e feroce del capo. Era piccolo fisicamente, ma grande emotivamente.

    “Ok. Ora che si fa?”

    Dopo essersi fatto riconoscere dai suoi compagni aveva raccontato cos'era accaduto anche ai loro pesci pilota, compreso il proprio. Era stato così umiliante e aveva dovuto impegnarsi per ristabilire la sua autorità. Ora stava nuotando nei pressi della barriera corallina, in posti dove non era mai potuto andare a causa delle sue dimensioni.

    “Ci sto pensando.” rispose seccato. “Senza di me quelle teste d'alga non saprebbero cavare un verme dall'amo.”

    “Di cosa state parlando?”

    Si voltò verso la voce che veniva da un banco di triglie gialle.

    “Oh... beh... niente.”

    “Ah Olaf, che ci fai da queste parti?” chiese una triglia. “Non stavi cercando qualcosa da mangiare con il tuo squalo?”

    “Beh, diciamo che non è molto in sé in questo periodo.” rispose imbarazzato.

    “Meglio per noi. Non ci teniamo ad essere mangiati.” Poi il loro sguardo si posò su Tyson.

    “Vedo che hai un nuovo amico. Ciao, come ti chiami?”

    “Tyson.” rispose brontolando.

    “Che strano vocione inquietante che hai.”

    “Cosa intendete? Non vi faccio paura?” chiese sorpreso.

    “E perché dovresti? Dopotutto sei un pesce angelo, una preda come noi. Dall'aspetto sembri un tipo a posto. Vuoi fare amicizia?”

    Quelle parole sorpresero enormemente l'ex predatore.

    “Aspettate? Vuol dire che vi fidate di me?”

    “Ma certo. Perché non dovremmo?”

    Sul muso del pesce si formò un ghigno mentre un'idea cominciava a formarsi nella sua mente.

    “Volentieri. Sarei molto lieto di diventare vostro amico. Anzi, voglio fare amicizia e conoscere chiunque da queste parti.”

    I pesci esultarono a quelle parole mentre Tyson rifletteva sulla situazione. Gli era capitata una grande opportunità tra le pinne e doveva sfruttarla al meglio.

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    Edited by l.pallad - 1/5/2024, 10:44
     
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    Alfie 6

    Lorentz, su richiesta di Nathan, portò l'intero gruppo d'innanzi a dei sub.

    “Umani? Che cosa ci facciamo con gli umani? Non dovremmo mica mangiare loro?” chiese Alfie terrorizzato.

    “No non temere.” lo rassicurò Nathan “Anche se ci provassimo non ci riusciremmo.”

    “Che intendete?” chiese confuso.

    “Vedi, come ben saprai, certi umani sono pericolosi.” spiegò lo squalo martello. “Normalmente sarebbe meglio non averci niente a che fare. Ma questi sono dei ricercatori, e ci studiano.”

    “Perché?”

    “Perché per colpa di umani di altro genere noi squali siamo finiti nella lista delle specie in pericolo.”

    “Davvero?” domandò Alfie sorpreso. Per tutta la vita aveva sempre visto gli squali con un'aura di timore e invincibilità. Come facevano ad essere una specie in pericolo?

    “Certo.” rispose Lorentz. “Tutta colpa degli umani. Ma, come ho detto, non questi. Loro vogliono semplicemente studiarci. E noi approfitteremo della cosa per farti fare un po' di pratica.”

    “Come?”

    “Beh, ora stanno misurando la potenza del nostro morso. Vedi? Hanno degli spuntini legati lì.”

    Alfie vide che stavano impugnando un bastone di metallo su cui era legato un pesce morto. A quella vista avrebbe vomitato se non avesse avuto la pancia vuota.

    “Devo mordere quelli?”

    “Esatto.” rispose Berard. “Prima impari a mordere e poi a mangiare. Accomodati.”

    La cosa era preoccupante ma almeno ancora non doveva uccidere qualcuno. Tirò un respiro profondo per rilassarsi, spalancò la bocca, e affondò i denti sul pezzo di metallo. Era così duro ma era estremamente sorpreso dalla forza delle sue mascelle e che i suoi nuovi denti non si fossero rotti.

    “Il morso di uno squalo è così forte?”

    Mollò la presa e si voltò verso la gang.

    “No non va bene.” disse Berard “Hai dato forza solo alla bocca. Quando mordi devi usare i muscoli di tutto il corpo.”

    “Posso mordere anche più forte di così?” chiese sorpreso.

    “Ma certo. Gli squali bianchi sono bravi a mordere, dopo gli squali tigre ovviamente.” commentò con un sorriso di vanità. “Prova ancora.”

    Si voltò verso gli umani e, facendo come avevano detto, affondò i denti con una forza immensamente superiore a prima.
    Sia gli squali che e i pesci pilota cominciarono a fare il tifo per lui con grande vigore.

    “Mordi.” Gli ripetevano in coro.

    Con la forza delle sue fauci riuscì a strappare il bastone metallico dalle mani del sub e a scaraventarlo via. Tutti iniziarono ad applaudire la sua performance.

    “Ce l'hai fatta.” gli disse lo squalo tigre con orgoglio. “Come ti è sembrato.”

    Alfie alzò lentamente lo sguardo in alto.

    “È... stato... fantastico!” Disse cominciando a nuotare a destra e a manca in preda all'euforia. “Non mi sono mai sentito così vivo.”

    “Bene.” rispose soddisfatto Nathan.

    In quel momento il suo stomaco emise un brontolio.

    “Direi che abbiamo finito appena in tempo. Sei pronto per il tuo primo pasto.” annunciò Umar.

    A quelle parole ebbe di nuovo paura. Era arrivato il momento di uccidere e mangiare un povero pesce indifeso?
    Non gli diedero neanche il tempo di elaborare la cosa che Lorentz stava già ascoltando il campo magnetico per localizzare qualcosa da mangiare.

    “È fatta.” disse infine. “Ho trovato qualcosa di molto grande e gustoso.”

    “Bene. Allora andiamo a farci una bella scorpacciata.” esultò Nathan.

    Tutti lo imitarono tranne Alfie, sempre più preoccupato di quello che lo avrebbero costretto a fare.

    *



    “Questa si che è una manna dal cielo.” commentò Berard guardando la megattera morta che galleggiava d'avanti a loro.

    Alfie aveva delle opinioni contrastanti a riguardo. Da un lato gli dispiaceva della morte di quella povera balena, qualunque cosa le fosse successo, ma in parte era sollevato, il suo primo pasto da squalo sarebbe stato con qualcuno già morto.

    “Grasso di balena stagionato.” disse Berard con la lingua a penzoloni. “Non c'è niente di meglio. Che la scorpacciata abbia inizio!”.

    Si lanciò verso il mammifero morto quando Nathan si mise in mezzo.

    “Aspetta.” disse “Dato che è il suo rito di iniziazione, tocca ad Alfie dare il primo morso.”

    Tutti posarono lo sguardo su di lui.

    “Va bene.” cedette lo squalo tigre. “Ma che si spicci.”

    Guardò esitante la carcassa. Anche se la sua prima uccisione era ancora rimandata, l'idea di nutrirsi di carne non riusciva proprio a piacergli anche se i brontolii allo stomaco si facevano ancora più fastidiosi e insistenti.

    “Che cosa stai aspettando? Vai!” lo infastidì Lisca.

    Sentendo la pressione dello sguardo di tutti si avvicinò alla carcassa.

    “Coraggio.” cercò di convincersi. “Non l'hai uccisa tu, è già morta, non devi sentirti in colpa.” ricordando poi che lo avrebbero mangiato se non li assecondava, fece un respiro profondo, spalancò le fauci e affondò le zanne in quel corpo.

    Sentì il sapore della carne e del grasso riempirgli le papille gustative, mentre masticava e inghiottiva il tutto.

    “Allora? Che te ne pare?” domandò Berard.

    Il grande squalo bianco rimase in silenzio per qualche istante.

    “Ne... voglio... ancora!” disse in preda al delirio.

    Tutti lo applaudirono vedendolo buttarsi a capofitto sul cibo, strappando, masticando, e inghiottendo pezzi di megattera, prima di unirsi anche loro al banchetto.

    *



    Alfie emise un rutto poderoso, sentendosi in piena estasi, con lo stomaco pieno, mentre Lisca provvedeva a ripulirgli i denti dai frammenti di carne.

    “Non ho mai mangiato niente di più buono in vita mia.” disse quando ebbe finito.

    “E trovare tutto questo ben di Dio è stata fortuna.” disse Nathan “Aspetta di procedere alla tua prima caccia. Sarà un po' difficile acchiappare una preda, ma ti piacerà la soddisfazione e il senso di vittoria quando ci riesci.”

    “Sì, certo.” rispose evitando di guardarlo.

    Odiava ammettere che il suo primo pasto da squalo era stato qualcosa di incredibile, ma ancora non voleva mangiare dei pesci vivi. Forse avrebbe potuto nutrirsi di pesci già morti ma, come gli fece notare Umar, trovarli non era una garanzia. Ora era solo più confuso di prima su chi voleva essere e cosa voleva.

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    Tyson 3

    “Siete sicuri che non ci sia pericolo da queste parti?” domandò Tyson nuotando per la barriera corallina insieme ad altri pesci.

    “Certo, sta tranquillo.” gli rispose un cavalluccio marino del quale non si era curato di chiedere il nome. “Questa è una zona sicura dai predatori. Come puoi vedere c'è un intricato sistema di coralli e grotte e i predatori sono troppo grandi per passarci.”

    “Quindi nessuno squalo potrebbe entrare qui dentro?”

    “Ovviamente no.”

    “Capisco.”

    Durante l'esplorazione Tyson non faceva altro che guardarsi intorno e parlava quanto bastava per non farli insospettire.

    “Beh,” aveva detto. “Mio padre non l'ho mai conosciuto, e mia madre era una tipa autoritaria. Sempre a spronarmi a essere forte e a non farmi mettere le pinne in testa da nessuno.”

    “Davvero?” aveva chiesto una manta “Doveva essere una tipa tosta.”

    “La migliore.” convenne lui.

    Olaf lo aveva rassicurato che non c'era nessuno da quelle parti che conoscesse il proprietario del suo corpo attuale e questo fu un sollievo. Non poteva permettersi di dire o fare qualcosa di sbagliato che facesse saltare la copertura.

    *



    “Tutto sta procedendo alla grande.” aveva detto ad Olaf dopo il tramonto ed essersi assicurato che tutti i pesci fossero andati a dormire.

    “Suppongo tu abbia in mente qualcosa.” intuì quest'ultimo.

    “Ovvio. Non ho mai dovuto sforzare così tanto le meningi ma ne vale la pena.”

    “Davvero? Stare in quel corpo ti sta cambiando.”

    “Possibile. Questa spiacevole situazione può essere un'opportunità per affinare il mio intelletto.”

    “Va bene.” rispose il pesce pilota non volendo ribattere. “Cos'hai in mente?”

    “Vedrai.” disse il pesce Angelo con un ghigno. “Tu devi solo passare i miei ordini a quelle teste d'alga.”

    “Che devo dirgli?”

    Tyson si assicurò nuovamente che nessuno li stesse spiando.

    “Memorizza tutto con attenzione. Non te lo ripeterò di nuovo.”

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    Alfie 7

    Alfie nuotava per conto proprio con la sola compagnia di Lisca. Erano passati giorni da quando avevano mangiato la megattera e aveva voluto un po' di privacy permettendo solo a lei di seguirlo.

    “Qualcosa ti turba?” gli aveva chiesto.

    “Ecco... vedi... ancora non riesco a raccapezzarmi di essere uno squalo.”

    “Che intendi? Credevo che ti fosse piaciuta quella megattera.”

    “È questo che mi spaventa.” rispose “In quel caso non l'avevo uccisa io. Non è un problema mangiare qualcosa di già morto ma so che prima o poi dovrò mangiare qualcosa di vivo, qualcosa che sarò io a uccidere e l'idea non mi piace.”

    “E allora?”

    “Dovrei parlarne a Nathan e agli altri, ma non me la sento.”disse iniziando ad agitarsi.

    “Gran bel dilemma.” convenne lei. “Da un lato penso che dovresti dirglielo, per essere onesto con loro, ma dall'altro sappiamo entrambi cosa ti farebbero se non diventi uno squalo anche dentro.”

    “Già. Sono proprio messo male.” commentò continuando a nuotare con lo sguardo abbassato “Per favore non dirgli che te l'ho detto.”

    “Va bene.” rispose “Sono il tuo pesce pilota, non il loro. La mia fedeltà è riposta in te.”

    “Grazie.” disse tirando un sospiro di sollievo.

    Dopodiché i due continuarono a nuotare cercando di rilassarsi godendo la compagnia l'uno dell'altro.

    *



    “Vi prego lasciatemi andare.” si agitava lo sgombro intrappolato tra le fauci di Berard.

    Alfie era tornato dalla gang e le cose erano andate bene all'inizio ma poi gli squali, ridendo e scherzando, avevano deciso che era arrivato il momento per Alfie di mangiare la sua prima preda viva. Lo squalo bianco aveva provato a dire che non si sentiva pronto per cacciare qualcosa, ma loro in risposta avevano catturato una preda per lui affermando che in questo modo avrebbe potuto imparare prima a uccidere, e poi a cacciare.

    “Prenditi il tuo tempo.” gli disse Nathan, vedendo quanto fosse agitato. “Capisco che è un passo difficile per te ma sapevi che sarebbe successo. Dai un morso e non pensarci più.”

    Si avvicinò allo sgombro che ancora lottava per liberarsi. Con le sue narici da squalo poteva fiutarne la paura che anche lui condivideva. Volevano che lo mangiasse e sapeva cosa sarebbe successo se rifiutava. Era questa la scelta: Predatore o preda?

    “Come ti chiami?” chiese al pesce senza neanche pensare.

    “M-m-mi chiamo Gombo. Ma perché mi fai questa domanda?” chiese confuso.

    “Non lo so, ne sento il bisogno. Hai una famiglia? Una moglie, dei figli?”

    “S-sì. Ho una moglie e ben 400 figli. Mi adorano tutti, uno ha anche una pinna atrofica, non può cavarsela senza di me.”

    “Che puoi dirmi di te?”

    “Beh, i miei genitori sono stati mangiati da uno squalo, vivo con mia moglie in un ambiente povero, e riesco a malapena a procurarmi da mangiare per tutti. Se non provvedo a loro moriranno di fame.”

    Alfie, commosso dalla cosa, si rivolse alla gang.

    “Non posso mangiare qualcun altro? Guardate il povero Gombo. Cosa faranno i suoi figli senza di lui?”

    Nathan scosse la testa

    “Senti Alfie, non capisci? Ti sta prendendo in giro per intenerirti e scappare. Dovevi mangiarlo subito, ora ti sei reso le cose ancora più difficili.”

    “E se dicesse la verità?”

    “Forse è così o forse no. Non è un nostro problema.” ribatté Umar “Credi che quella megattera non avesse una storia? Tutte le prede ce l'hanno.” lo sguardo dello squalo volpe si fece più duro “O mangi questo sgombro, o lo faremo noi.”

    “E non sarà l'unica cosa che mangeremo.” aggiunse Nathan con un velo di minaccia.

    Alfie sentiva il peso di tutti quegli sguardi e sapeva chi altri avrebbero mangiato se non procedeva. Guardò di nuovo Gombo e, mentre quest'ultimo continuava a implorar pietà raccontando storie strappalacrime, lo addentò strappandolo dalle fauci dello squalo tigre e, dopo averlo masticato per bene, lo ingoiò.

    “Bravissimo.” disse Nathan con orgoglio. “Come è stato allora?” chiese con curiosità infantile.

    Alfie rimase qualche momento in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto. Tutti attesero con trepidazione la sua risposta.

    “È... stato... delizioso.” il suo tono era completamente privo di entusiasmo.

    “Ne sei sicuro?” chiese dubbioso Umar. “Come ti senti?”

    “Tutto a posto.” rispose. “In effetti è stato strano. Per tutta la vita ho avuto paura ma adesso sono io a fare paura. Mangiare quello sgombro mi ha fatto sentire potente, come se avessi potere di vita e di morte sugli altri, ma non sono sicuro che mi piaccia.”

    “Non temere.” lo rassicurò Nathan “Devi solo abituarti. Tutto qui. Un passo alla volta.”

    Gli altri squali si misero intorno a lui sorridenti, e facendogli i complimenti per la sua prima uccisione. Alfie si sforzò di partecipare alla loro gioia, ma qualcosa lo bloccava. Si era imboccato in una strada terribile dove, se fosse arrivato in fondo, sarebbe diventato la cosa che aveva più temuto e odiato: un automa divoratore di pesci.

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    [/SPOILER]

    Tyson 4

    Tyson, con il corpo pieno di tagli e graffi, ansimava terribilmente mentre veniva soccorso dagli altri pesci.

    “Cosa è successo?” chiese una manta.

    “Non lo so.” rispose “Stavo nuotando con altri pesci quando all'improvviso degli squali ci hanno attaccato. Sapevano dove ci nascondevamo, prevedevano le nostre mosse. Non ho mai visto dei predatori così furbi in tutta la mia vita. Mi sono salvato per miracolo ma gli altri non ce l'hanno fatta.” concluse mettendosi le pinne sugli occhi.

    “Va tutto bene.” cercarono di dirgli gli altri pesci. “Sono cose che succedono.”

    “Ora se non vi dispiace vorrei riposarmi. Non voglio neanche pensare a tutti quei morti.” disse recandosi in una piccola grotta in mezzo alle alghe.

    Gli altri pesci annuirono e lo lasciarono solo. Rimase rannicchiato per qualche ora fino a quando sobbalzò per il tocco di una pinna.

    “Olaf!” lo rimproverò. “Fai più attenzione. Questi tagli fanno male.”

    “Scusa ma era proprio necessario ferirti in quel modo?”

    “Beh, dava un tocco più drammatico alla mia esibizione.” disse con un filo di vanità.

    I due poi scoppiarono in una fragorosa risata.

    “Non posso credere che il tuo piano abbia funzionato così bene.” commentò Olaf.

    “Sì. Era un bello spettacolo vedere tutti quei pesci che provavano a scappare e venivano divorati.”

    “Già. Le indicazioni che ci hai dato erano giuste.”

    “E non posso credere che quelle teste d'alga siano riusciti a seguirle.”

    I due risero ancora.

    “È stato un banchetto fantastico.”

    “Già. Mi dispiace solo non avervi partecipato.” Tyson era completamente su di giri. “Questo corpo sarà piccolo e debole ma la riuscita del mio piano mi ha fatto sentire grande e potente come non mai. Ottenere le cose usando il cervello invece che i muscoli da molta più soddisfazione. Devo ricordarmene semmai riuscissi a tornare squalo.”

    “Lo faremo ancora?” chiese Olaf incuriosito.

    “Ovvio. Con questa strategia potrete mangiare più di quanto abbiate mai fatto in tutta la vostra vita.” concluse con un ghigno malefico.

    Versione fumetto

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    Alfie 8

    Alfie era di nuovo un pesce angelo e stava nuotando felicemente nella barriera corallina insieme ai suoi amici. Giocavano, facevano gare di velocità, si nascondevano tra le alghe ridendo e scherzando insieme.

    “Vi voglio bene.” disse a tutti loro con un abbraccio di gruppo.

    “Ti vogliamo bene anche noi ma c'è solo un problema.” gli rispose Aaron.

    “Che cosa?” chiese confuso.

    Ponendo fine all'abbraccio tutti gli puntarono le pinne contro con fare accusatorio.

    “Vattene via da qui squalo.”

    A quelle parole tutto divenne più scuro, Alfie cominciò a diventare più grande, la bocca si riempì di denti appuntiti, il suo colore passò dal giallo al grigio sopra e al bianco sotto. Era di nuovo uno squalo! Cominciarono a comparire pesci di ogni forma e colore, mutilati, con brandelli di carne strappata, con le ossa scoperte, che lo circondarono e lo guardarono con un tono accusatore.

    “Come hai potuto mangiarci?” Lo accusarono con una voce spettrale. “Eri uno di noi una volta. Assassino.”.

    Avrebbe voluto dire qualcosa, giustificarsi, ma in quel momento dalla sua bocca cominciò a fuoriuscire un flusso di sangue che gli impediva di parlare.
    Uno squalo avvolto da acqua scura si erse tra i pesci morti. Spalancando le fauci comparvero i suoi genitori completamente masticati.

    “Come hai potuto?” lo accusò suo padre.

    “Ti avevo chiesto di fare il bravo ma guarda cosa sei diventato.” continuò sua madre.

    “Avremmo dovuto lasciarti mangiare.” gli dissero insieme.

    “No.” avrebbe voluto rispondere. “Non volevo fare tutto questo.” ma non riusciva a parlare.

    “Non puoi più giudicarmi per aver ucciso i tuoi genitori. Adesso sei proprio come me.” gli disse lo squalo oscuro con una voce simile a quella di un demone, inghiottendo Franz e Dalia.

    Alfie cercò di muoversi, ma non ci riusciva. L'essere bloccato gli impediva anche di respirare, mentre tutti continuavano a dirgli.

    “Mostro.” o “Assassino.”

    “Non sono un Mostro! Non voglio essere un mostro!” urlò Alfie riattivando le parti spente del suo cervello.

    “Un altro incubo?” gli chiese Lisca con un grande sbadiglio. “È il quinto che fai in questi giorni.”

    “Non posso farci niente.” commentò lasciandosi guidare dalla corrente. “Mi sento come bloccato in questo momento.”

    “Come è possibile?” chiese confusa “Credevo che ormai ti stessi adattando e che cominciasse a piacerti essere uno squalo.”

    “Beh... commentò lui. “Non sono ancora sicuro di questo.”

    In quei giorni Alfie aveva mangiato altri pesci senza lasciarli parlare in modo da semplificarsi le cose. Imparò le varie tecniche di caccia e come sfruttare ogni parte del suo corpo da squalo. Scoprì anche, con sua enorme sorpresa, che gli squali devono usare il cervello mentre cacciano. Una volta diventato uno specialista nei pesci piccoli Nathan e gli altri lo avevano sottoposto alla prova definitiva. Uccidere e mangiare un pesce grosso. Ricordava ancora come era andata. Lorentz ne aveva trovato uno specifico apposta per lui.

    *



    “Vil marrano” gli aveva detto Ramon il pesce spada. “Non sarò la tua prossima preda. En garde.”

    Alfie guardò il pesce spada che gli puntava contro la spada. Lo sguardo degli altri squali e dei pesci pilota era su di lui. Ma era pronto a compiere questo passo.

    “Come vuoi.” rispose. “Fatti sotto.”

    I due nuotarono l'uno verso l'alto e Ramon iniziò a sfruttare le sua abilità con il naso per tentare di colpire Alfie, che fece altrettanto con i suoi denti.
    La lotta tra i due fu uno scambio tra morsi, tagli, forza, e strategia.
    Alla fine fu Alfie ad avere la meglio e, con un morso, strappò il ventre a Ramon.
    Mentre mangiava il suo nemico sconfitto, gli altri squali lo acclamarono e, dopo che ebbe finito, lo portarono in trionfo.

    “Ce l'hai fatta.” gli disse Berard. “Sei stato bravo e letale.”

    “Un lavoro impeccabile. Devo ammetterlo.” aggiunse Umar.

    “Ora sei uno di noi a tutti gli effetti.” annunciò Nathan.

    “Ti rimarrà qualche cicatrice, ma non importa.” concluse Lorentz “Perché esse sono solo una prova della tua forza e del tuo valore.”


    *



    Ricordava ancora quanto quelle parole lo avessero colpito. Mai nella vita avrebbe pensato che si sarebbe guadagnato l'amicizia e il rispetto di un gruppo di squali, ma era successo. Aveva sempre desiderato essere forte e potente, e sconfiggere Ramon in combattimento lo aveva fatto sentire tale. Quest'ultimo aveva una reputazione di abile duellante col naso e loro lo avevano scelto come sua preda proprio perché credevano in lui ed erano convinti che sarebbe stato un modo grandioso per diventare uno squalo a tutti gli effetti.

    “Pronto? Terra chiama Alfie.” lo chiamò Lisca bussandogli sulla testa.

    “Scusa.” rispose “ È che continuo ad avere dubbi e incertezze.”

    “Che intendi?”

    “Da un lato mi piace il sapore della carne. Ho cacciato e ucciso vari pesci in questo periodo, e mi sono sentito potente e inarrestabile. Mi piace il brivido della caccia, l'esaltazione e il piacere della sfida quando inseguo o tendo un agguato a una preda.” abbassò lo sguardo “Ma dall'altro lato non riesco a smettere di sentirmi in colpa, dato che ero uno di loro e il fatto che mi piaccia peggiora le cose. Per questo non dormo sereno la notte.”

    La pesce pilota rifletté attentamente prima di rispondere.

    “Beh, è comprensibile che ti senti così. Sei ancora incatenato alla tua vita passata e non riesci a lasciarla andare. Non hai accettato del tutto quello che sei diventato.”

    “Il problema è che non sapere cosa mi ha messo in questo corpo mi impedisce di capire se potrei tornare normale. Se mai accadesse, come potrei guardare in faccia gli altri pesci dopo quello che ho fatto?” spiegò Alfie.

    “Forse è proprio questo il problema.” rispose Lisca “Ti aggrappi alla speranza che un giorno potresti tornare quello di prima. Ma è un dato di fatto che le cose cambino senza possibilità di tornare indietro. Dovresti semplicemente metterti l'anima in pace e accettare che ormai è questo ciò che sei.” gli poggiò una pinna sul fianco con fare consolatore. “Forse un giorno potresti trovare il modo di tornare com'eri ma, se accadesse, lo vorresti davvero?”

    Il grande squalo bianco dovette ammettere che non aveva tutti i torti. Il problema era non sapere cosa fare ed essere. Voleva passare il resto della sua vita a mangiare gli altri pesci? Oppure tornare a essere una preda debole e indifesa? Una volta avrebbe accettato fin da subito di riavere il suo corpo, ma ora non ne era più sicuro.[/SPOILER]

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    Tyson 5

    Il terrore stava dilagando sempre di più nella barriera corallina con la voce che si diffondeva a macchia d'olio di una gang di squali pericolosa e inarrestabile che distruggeva tutto quello che incontrava al suo passaggio.
    Tyson aveva predisposto le cose in modo da evitare sospetti. I suoi sottoposti non attaccavano unicamente dove lui era presente, ma anche dove non c'era, seguendo sempre le istruzioni che gli recapitava, lasciando altri superstiti in modo che non sembrasse strano che fosse il solo a sopravvivere a quegli attacchi. Tutto stava andando meglio del previsto e Tyson adorava la sensazione di potere che gli dava spargere tutto quel terrore usando solo la mente.
    In quel momento era rannicchiato in un buco, recitando la parte del povero pesciolino traumatizzato e impaurito, pensando alla sua prossima mossa quando all'improvviso sentì delle voci chiamarlo, anche se non con il suo nome.

    “Alfie eccoti finalmente. Ma dove eri finito?”

    “Eravamo così preoccupati. Guarda come sei ridotto. Perché non sei tornato da noi?”

    Tyson vide un pesce palla, un pesce chirurgo, un pesce volante, e un pesce pagliaccio. Il loro atteggiamento preoccupato e amichevole fu la peggiore delle notizie. Quelli dovevano essere dei pesci che conoscevano il vero proprietario di quel corpo. Se avesse parlato avrebbero potuto smascherarlo, avendo ancora la sua voce.
    Gli dissero che lo avevano cercato in lungo e in largo e dello squalo che aveva tentato di imbrogliarli imitando la sua voce e di come avessero sentito di un pesce angelo smarrito da quelle parti.

    “Ma perché gli altri ti chiamano Tyson?” gli chiese Aaron. “C'è qualche motivo in particolare?”

    “Su, dicci qualcosa.” gli disse Billy.

    Tyson rimase zitto senza mascherare la sua preoccupazione. Come poteva rispondergli?

    “Ah.” udì la voce di Olaf. “Voi dovete essere suoi amici. Lieto che vi siete fatti vivi.”

    “E tu chi sei?” chiese Lampo “Non ti abbiamo mai visto.”

    “Scusate, non ci siamo presentati. Mi chiamo Olaf e sono un amico del vostro Alfie.”

    “Allora puoi darci delle spiegazioni.” disse Fedro “Perché non parla? Perché è così spaventato? E perché i pesci di queste parti dicono che si chiama Tyson?”

    “Semplice.” rispose il pesce pilota. “Quando l'ho trovato aveva sbattuto la testa perdendo la memoria. Ricordava solo di essere scappato da uno squalo. Così l'ho chiamato Tyson in attesa di scoprire il suo vero nome. Questi terribili attacchi di squali lo hanno spaventato ancora di più e adesso non riesce a parlare.”

    “Povero Alfie, come è potuto succedergli questo?” commentò Billy rattristato.

    “Ma adesso ci siamo noi. Grazie per quello che hai fatto ma ora lo riporteremo a casa.” disse Aaron.

    “Bene, ma è meglio che vi accompagni. Non si sa mai cosa potrebbe accadere.”

    Tyson tirò un sospiro di sollievo per come le cose si fossero sistemate. Non doveva temere di essere scoperto per il momento. Bastava reggere quella storia e tutto sarebbe andato bene.
    Quando partirono, il pesce pilota si mise accanto al suo padrone e, assicurandosi che non lo sentissero, bisbigliò:

    “Immagino che avrai già un piano in mente.”

    “Ovvio.” rispose “Quei ficcanaso sanno chi è questo pesce. Dobbiamo sbarazzarcene per continuare a spadroneggiare per i mari.”

    “Ok. Informerò gli altri appena ne avrò l'occasione.”

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    Alfie 9

    Il grande momento di Alfie era arrivato. Anche se era diventato un cacciatore esperto conquistando l'amicizia e il rispetto di Nathan e gli altri, lo attendeva una sfida particolare. Nella parte dell'oceano in cui si trovavano, giravano voci di uno squalo longimano molto ingordo che stava causando non pochi problemi da quelle parti e Tyson e la gang avevano proposto ad Alfie di combatterlo. Ramon aveva saputo difendersi, ma non era un predatore. Questa volta la posta in gioco della sfida sarebbe stato mangiare per non essere mangiato.

    “Puoi farcela, a noi hai già dimostrato di essere uno squalo bianco coi fiocchi.” gli aveva detto Nathan. “Ora potrai confermarlo anche a te stesso.”

    “Dovrò combattere da solo?” chiese incerto.

    “Ovvio.” rispose Berard. “Noi ci proteggiamo e aiutiamo a vicenda ma non siamo dei bulli codardi che approfittano della loro superiorità numerica per maltrattare gli altri.”

    “Ognuno di noi è forte e ci sa fare individualmente. Più siamo forti da separati, più lo siamo quando collaboriamo insieme.” spiegò Lorentz

    “Ma non temere, semmai perdessi, cosa che non succederà, penseremo noi a vendicarti.” concluse Umar.

    Nonostante fosse turbato dall'ultima affermazione, si limitò ad annuire e a seguirli senza ribattere.

    *



    “Guarda guarda. Un branco di squali rammolliti e fifoni.” disse Andrew in tono derisorio.

    Avrebbero potuto trovarlo anche senza l'aiuto di Lorentz. Bastava solo seguire la scia di cadaveri che si era lasciato dietro. Lui stesso si era fatto vedere appena avevano fiutato il suo odore, avendoli fiutati a sua volta.

    “No. Sei tu a essere una vergogna per il buon nome degli squali.” ribatté Nathan. “Cacci più del necessario, uccidi per il puro piacere di farlo invece che per necessità. Siamo qui per fermarti.”

    Alfie fu sorpreso da quell'affermazione. Non sapeva che gli squali tenessero al loro buon nome ma ne avrebbe parlato dopo.

    “Come no.” commentò con sarcasmo lo squalo longimano “Tanto gli altri pesci ci vedono comunque come mostri, quindi tanto vale esserlo davvero e spassarsela il più possibile.” e scoppiò in una folle risata.

    “Basta parlare, di te mi occupo io. Fatti sotto!” Si fece avanti Alfie non riuscendo più a sopportarlo.

    Il suo avversario ridette di nuovo.

    “Ma guarda, un duro con la voce buffa, ora penso di averle viste tutte nella vita.”

    “La mia voce non sarà adatta a uno squalo, ma ti assicuro che sono comunque pericoloso.” rispose.

    “Bene.” sorrise Andrew. “Divertiamoci.” e a quelle parole i due squali nuotarono l'uno addosso all'altro a fauci spalancate.

    La lotta fu molto feroce, con morsi, schivate, pinnate e codate l'acqua iniziò a tingersi di rosso con il sangue di entrambi. Non avendo abbassato la guardia, vide subito che il suo avversario, nonostante fosse completamente pazzo, era abile e attento nella lotta. Sarebbe già morto se non fosse per tutte le esperienze fatte nel suo nuovo corpo.
    Dopo essere stato morso da Andrew a un fianco, Alfie gli diede una doppia codata agli occhi, accecandolo. Questi si orientò seguendo l'olfatto ma non fu abbastanza. Il grande squalo bianco, con un'abile mossa, gli strappò la pinna dorsale, dopodiché affondò i denti nel collo del nemico fino a spezzarglielo, per poi lasciarlo affondare nel fondo dell'oceano.
    Gli altri squali, che avevano assistito al duello col fiato sospeso, corsero subito in aiuto del loro amico.

    “Stai bene?” chiese Berard. “Eravamo davvero preoccupati.”

    “Sapevo che potevi farcela, sei un tipo tosto dopotutto.” gli disse Nathan con orgoglio.

    “Ti rimarrà una brutta cicatrice questa volta.” commentò Lorentz.

    “Ma le cicatrici sono prova di valore.” rispose Alfie.

    “Sta fermo, adesso ti do una pulita.” si sbrigò a dire Lisca prima di mettersi al lavoro facendo cenno agli altri pesci pilota di aiutarla.

    Alfie non era ancora abituato a tutto questo. Se da piccolo gli avessero detto che avrebbe fatto amicizia con altri squali dopo essersi trasformato in uno di loro non ci avrebbe mai creduto.

    “Beh, sei uno squalo in tutto e per tutto ormai.” dichiarò Umar dopo che i pesci pilota riuscirono a bloccare la fuoriuscita del sangue.

    “Non ancora.” rispose.

    “Perché?” chiesero tutti confusi.

    Alfie decise che era giunto il momento della verità.

    “In questa circostanza mi è piaciuto vincere il combattimento e uccidere quello squalo senza provare rimorso. Mi piace questa sensazione di vittoria unita al sapore della carne e del sangue. Da quando sono in questo corpo mi sento sempre più in grado di affrontare le mie paure. Purtroppo non riesco a non sentirmi in colpa quando mangio altri pesci. Mi sembra così immorale e sbagliato e io non voglio diventare un predatore malvagio.”

    “Malvagio?” chiese sorpreso Nathan. “Pensi quindi che noi squali siamo malvagi?”

    “Beh... è quello che mi dicevano nella mia vecchia vita. Ma voi non mi sembrate così male, a parte il fatto che mangiate i pesci.”

    Tutti fecero una risata fragorosa.

    “Senti, devi capire una cosa.” gli disse Nathan gentilmente “Noi squali non siamo dei parassiti. Noi siamo parte integrante della natura. Non mangiamo i pesci per divertimento sadico, ma per fame.”

    “Quello squalo, Andrew, era un folle e uccideva i pesci per divertimento. Per questo abbiamo scelto lui come predatore da farti combattere. Dovevamo fermarlo in qualche modo, ma non tutti gli squali fanno come lui.” continuò Umar.

    “È vero. Il ruolo di noi squali è mantenere l'equilibrio tra le specie marine e gli ecosistemi. Se noi con la nostra predazione non limitassimo il numero di prede nell'oceano, si riprodurrebbero più del dovuto e potrebbero cibarsi di troppe alghe portando una riduzione di ossigeno nell'acqua. Il nostro compito è impedire la proliferazione di specie invasive, o potenzialmente tali. Senza di noi si aggraverebbero gli effetti dei cambiamenti climatici e nel crollo degli ecosistemi che vanno anche oltre quello marino.” concluse Lorentz.

    Alfie era allibito da quella spiegazione, ma come facevano a sapere tutte quelle cose?

    “Uau. Non l'avevo mai pensata in questo modo. Credevo che foste dei mostri privi di sentimenti ma invece fate qualcosa di molto importante. Ora che lo so le mie certezze passate continuano a vacillare ancora di più. Forse anche lo squalo che ha mangiato i miei genitori non l'aveva fatto per cattiveria, ma aveva solo fame. Non posso dire che lo perdonerei se lo incontrassi e non dimentico la paura che ho provato quel giorno ma adesso so che forse non c'era niente di personale in quel gesto. E mi dispiace di aver visto solo il peggio in tutti quanti voi.”

    “Scuse accettate. Dopotutto la vita può essere più complicata di quanto sembri.” rispose Nathan. “Allora dimmi, sei finalmente pronto a lasciarti il passato alle spalle e a diventare uno squalo in tutto e per tutto?”

    Alfie ci rifletté per qualche minuto.

    “Sì. Ma c'è un'ultima cosa che devo fare.”

    “Che cosa?”

    “Devo confrontarmi un'ultima volta con i miei vecchi amici di quando ero un pesce. Devo dare una conclusione al mio passato una volta per tutte. Forse è questo che mi blocca. Se non lo risolvo temo rimarrò ancora un pesce nel corpo di uno squalo.”

    “Capiamo.” disse lo squalo leuca. “Se senti il bisogno di farlo vai. Ma ti accompagneremo in questo passo importante.”

    Detto ciò, dato che ci sarebbe voluto tempo prima che la sua ferita guarisse, si misero accanto ad Alfie e lo aiutarono a muoversi in modo da accompagnarlo alla sua vecchia casa.

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    Tyson 6

    Tyson aveva continuato a recitare la parte del pesciolino traumatizzato e impaurito per tutto il tempo, lasciando che fosse Olaf a parlare per lui. Per fortuna gli amici di Alfie lo assecondavano senza fare domande. Grazie alla scusa dell'amnesia la sua incapacità di riconoscere certi luoghi non sorprese nessuno. Come aveva fatto in precedenza, imparò il più possibile sulla nuova zona della barriera corallina per prepararsi a una nuova razzia e sbarazzarsi di testimoni scomodi che avrebbero potuto rovinare i suoi piani.

    “Allora è il momento?” chiese Olaf.

    “Sì. Più aspettiamo e più questi stuzzichini potrebbero sospettare qualcosa.”

    Il pesce pilota annuì e poi se ne andò.

    “Alfie? Puoi venire un momento?” si sentì chiamare da Aaron.

    Tyson li raggiunse, vedendo che erano tutti ad attenderlo con un sorriso amichevole.

    “Dov'è Olaf? Beh, non importa. Abbiamo pensato a come potresti recuperare la memoria.” gli annunciò Fedro.

    “Già. Vieni con noi.” disse Lampo facendogli cenno di seguirli.

    Lui obbedì e nuotò insieme a loro, raggiungendo il posto dove ricordava di aver inseguito Alfie quando era ancora uno squalo.

    “Abbiamo provato a farti rivedere tutti i luoghi che abbiamo frequentato, ma non ha funzionato niente. Forse ripercorrere i tuoi passi potrà aiutarti a ricordare.” propose Aaron.

    Tyson annuì. Doveva resistere finché i suo compari non fossero arrivati, poi avrebbe posto fine a quella maledetta farsa.
    I pesci lo portarono fino alla roccia in cui aveva teso l'agguato ad Alfie rimembrando di nuovo l'accaduto e i loro sensi di colpa.

    “Ma siamo felici che stai bene e sei tornato, ci assicureremo che non succeda più niente di terribile.” disse Billy.

    Tyson ascoltò quello che stavano dicendo, poi fece un ghigno.

    “Qualcosa non va?” chiese confuso Fedro.

    In risposta si mise le pinne sulla testa e assunse un'espressione confusa e dolorante.

    “Alfie? Stai bene?” chiese preoccupato Billy. “Ti sta tornando la memoria?”

    Tutti si misero intorno a lui con espressioni preoccupate. In quel momento un'ombra gigantesca li avvolse da tutti i lati, e i pesci si trovarono circondati dagli squali.

    “Oh, io sto bene.” disse Tyson con un ghigno malefico. “Ma voi non lo starete ancora per molto.”

    A quelle parole si formò un'espressione di puro orrore nei musi di tutti loro.

    “Tu non sei Alfie!” Fu tutto quello che riuscì a dire Aaron quando uno degli squali spalancò le fauci per mangiarlo.

    Il pesce palla fece in tempo a gonfiarsi, e Glut non riuscì ad affondare le zanne per colpa degli aculei. Lampo lo afferrò e cominciò a spingerlo via insieme a Billy e Fedro.

    “Cosa fate idioti? Prendeteli!”

    Tutti loro li inseguirono dopo aver soccorso Glut ma, per loro sfortuna, riuscirono a entrare in un buco con Aaron che fece da tappo per impedire agli squali di entrare.

    “Ora provate a prenderci.” li intimò quest'ultimo.

    “Non potrete rimanere lì per sempre.” disse Tyson quando li ebbero raggiunti. “Oltretutto non ci serve mangiarvi per sbarazzarci di voi.”

    “Che intendi?”

    “Voi siete tra gli unici a sapere chi era il proprietario di questo corpo. Noi vogliamo solo che moriate, non importa come.” si voltò verso la gang. “Fate crollare quel buco.” ordinò.

    Gli squali cominciarono a prendere lo scoglio a codate, e a testate, aiutati dai loro pesci pilota arrivati nel frattempo. Inizialmente le rocce ressero, ma poi cominciarono a creparsi, a crollare e il buco cominciò a reggersi solo sul peso di Aaron.
    Tyson osservò con piacere come per il pesce palla era sempre più difficile resistere. Presto avrebbe ceduto e tutti loro sarebbero morti.
    Accadde in un attimo. Le rocce cedettero e i pesci dovettero uscire fuori per non essere schiacciati, costringendo Aaron a sgonfiarsi. Gli squali si avventarono sui di loro per finirli, quando un altro squalo spuntò fuori dal nulla e li spintonò via.

    “State lontani dai miei amici.”

    Disse mettendosi con fare protettivo sulle loro prede.

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    Alfie 10

    Alfie era così sollevato di aver deciso di tornare. Se non lo avesse fatto, o fosse venuto un momento in ritardo, ora tutti loro sarebbero morti. Arrivato alla barriera aveva lasciato la gang indietro per poter parlare da solo con i suoi vecchi amici cercando di non spaventarli. Solo Lisca era venuta con lui, in qualità di sua pesce pilota. Vedendo gli squali e il suo vecchio corpo radunati intorno a quelle rocce e, temendo il peggio, si era lanciato a tutta velocità addosso a loro, confermando la sua preoccupazione.

    “Alfie? Sei davvero tu?” chiese Aaron con un tono che trasmetteva più sorpresa che paura.

    “Ci dispiace di non averti creduto. Avremmo dovuto riconoscerti subito.” aggiunse Billy.

    “Fa niente.” rispose Alfie. “Ne riparliamo dopo.”

    In quel momento sentì un dolore sul fianco. A causa dello scatto la ferita della lotta contro Andrew si era riaperta.

    “Ma guarda se non è il ladro che ha preso il mio corpo.” disse arrogantemente Tyson. “E non ne hai neanche avuto cura a quanto vedo. È già tanto che non sei ridotto pelle ossa o morto di fame.”

    “Beh sono vivo e non vi permetterò di toccarli neppure con una pinna.”

    “Oh, il pesciolino si è convinto di essere un vero squalo.” disse Stormy deridendolo insieme agli altri.

    Alfie rimase impassibile. Valutando la situazione vide che gli altri pesci pilota stavano impedendo a Lisca di fuggire per chiedere aiuto, quindi doveva cavarsela da solo. La ferita era un impedimento ma non poteva abbandonare i suoi amici.

    “Dategli una lezione ma evitate dei danni permanenti. È sempre il mio corpo dopotutto.” ordinò Tyson senza dare al suo avversario il tempo di riflettere ulteriormente.

    Gli squali lo accerchiarono, e cominciarono a prenderlo a codate. Alfie tentava disperatamente di difendersi ma, per colpa della ferita e delle indicazioni che ricevevano dal loro capo e la preoccupazione di dover proteggere i suoi amici, non riusciva a sferrare nessun colpo.

    “Alfie scappa, non puoi farcela!” gli disse Billy addolorato.

    Quelle parole risvegliarono in lui brutti ricordi. Anche i suoi genitori gli avevano detto di scappare, lui lo aveva fatto e loro erano morti.

    “No!” sul suo muso si formò un'espressione determinata. “Non permetterò che succeda ancora”.

    I pesci spalancarono la bocca allibiti alla risposta del loro amico.

    “Se Alfie fa il coraggioso io non sono da meno.” affermò Lampo mettendosi al fianco dell'amico.

    “Sono con te.” rispose Aaron facendolo a sua volta.

    “Se moriremo, moriremo insieme.” li raggiunse Billy.

    “Bene. Questa volta sarò serio e attaccherò.” concluse Fedro.

    Il gruppo era circondato con gli altri squali pronti ad attaccare.

    “Ma guardavi.” disse Tyson “Avete la decenza di morire con dignità, ma siete comunque soli.”

    “Non sono soli.”

    Alfie, si voltò riconoscendo la voce di Berard. Tutta la gang era lì, insieme ai loro pesci pilota.

    “Lasciate stare il nostro amico. Se avete un problema con lui allora lo avete anche con noi.” ordinò Nathan.

    Alfie era così commosso che i suoi nuovi amici erano lì a salvare lui e i suoi vecchi amici.

    “Questo lo vedremo gruppo di squali male assortiti. Prendeteli.” Ordinò il pesce angelo.

    I due gruppi si scontrarono squalo contro squalo e pesce pilota contro pesce pilota. Fu tutto uno scambio di morsi, e codate. Ma la gang di squali bianchi, con le indicazioni fornitegli da Tyson, riuscivano a prevedere tutte le loro mosse e a contrattaccare in modo efficace.
    Lo svantaggio poi si ribaltò quando Aaron, Billy, Lampo, e Fedro vennero in soccorso degli squali amici. Mentre loro distraevano, gli altri approfittarono per colpire.
    Questo fino a quando il loro capo adattò una strategia che permise loro di abituarsi alla situazione, portando di nuovo lo scontro alla pari.
    Alfie, avendo capito che quei grandi squali bianchi non erano così in capaci ad apportare strategie da soli, prese la sua decisione e, con grande sforzo, nuotò verso il suo vecchio corpo.

    “Che cosa pensi di fare?” gli intimò Tyson.

    “Quello che va fatto.” rispose.

    “Lo sai che non puoi farmi niente. È vero, non sappiamo come ci siamo scambiati né se questa condizione è reversibile o se troveremo il modo di riavere i nostri corpi, ma una cosa è certa. Se a uno dei due accade qualcosa per l'altro è finita. Vuoi davvero rimanere nel mio corpo per sempre?” affermò Tyson per niente intimorito.

    “Di questo non sono sicuro.” ammise Alfie “Ma di una cosa sono certo: Non ti permetterò di fare del male ai miei amici!” a quelle parole, prima di dargli il tempo di reagire, spalancò le fauci e addentò il suo vecchio corpo, lo masticò e lo ingoio.

    Fatto questo si rilassò e sia per la ferita che per i sentimenti che provava nel sapere cosa aveva fatto e quanto ne conseguiva, perse i sensi.

    Versione fumetto

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    Alfie 11

    Un pesce angelo lo guardava con aria addolorata.

    “Sei sicuro di quello che hai fatto?” gli chiese.

    Alfie, guardandosi le pinne da squalo sospirò. Il pesce che gli parlava era lui, o meglio il lui che era stato un tempo e che ormai non sarebbe stato più.

    “Sì. Ammetto che avevo dei dubbi sulle conseguenze di quel gesto, ma ero sicuro che dovevo proteggere i miei cari a qualunque costo.”

    “Potresti rimpiangere questa scelta.”

    “Forse, ma solo il tempo lo dirà.”

    In quel momento sentì le voci degli altri che lo chiamavano.

    “Alfie, svegliati.”

    Il cervello del grande squalo bianco riprese a funzionare e il sogno finì.
    Riprendendo i sensi Alfie si accorse di essere circondato sia dai vecchi che dai nuovi amici. Non perdeva più sangue ma le ferite facevano ancora male.

    “Hai fatto una follia.” lo rimproverò Lisca “Ma almeno stiamo tutti bene.”

    “Grazie.” rispose. Poi il suo sguardo si posò verso gli squali. “Sono lieto che non li abbiate mangiati.”

    “Ovvio.” rispose Nathan “Abbiamo visto come li difendevi e nessuno rischierebbe la vita per uno spuntino. Così abbiamo avuto la conferma che eri sincero quando dicevi di non essere squalo di nascita. E se loro sono tuoi amici lo sono anche per noi.”

    “Ammetto che è strano stare tanto vicino a uno squalo senza provare a scappare.” convenne Fedro.

    “Comunque,” chiese Alfie rivolto agli squali “Come avete fatto a sapere che ero in pericolo?”

    “Beh, non lo sapevamo in modo diretto.” rispose Lorentz. “Ma quando ho percepito il campo magnetico degli altri squali ho sospettato che potesse esserci qualcosa che non andava. Così siamo venuti e appena in tempo direi.”

    “Cos'è successo alla Gang di Tyson?”

    “Beh, dopo che lo hai mangiato hanno resistito ancora un po' ma poi, senza di lui a guidarli, siamo riusciti a sopraffarli e sconfiggerli.”

    “Meno male.” tirò un sospiro di sollievo. “Almeno sono lieto di sapere che è tutto finito.”

    “Davvero?” chiese Aaron “Ma che ci dici di te?”

    “Vero.” aggiunse Billy “Hai rinunciato a qualunque possibilità di tornare com'eri pur di salvarci. Sei condannato a rimanere uno squalo per sempre. Non è giusto.” era quasi sul punto di piangere per la tristezza.

    “Ormai posso solo accettarlo.” rispose “A volte le cose cambiano nella vita, e possono succedere avvenimenti inspiegabili e fuori controllo ma se riesci in qualche modo ad accettarli si può comunque essere felici.”

    “Puoi davvero essere felice in questo stato?” chiese Fedro.

    “Sì non temete. Per voi va bene?”

    In risposta i quattro pesci si strofinarono amorevolmente su di lui.

    “Ma certo. Sei nostro amico e ti vogliamo bene, indipendentemente da quale corpo tu abbia.” gli disse Aaron.

    Dopo un lungo momento di tenerezza con i suoi vecchi amici, lo squalo si rivolse ai suoi nuovi amici.

    “Direi che è il momento di sistemare le cose presumo.”

    “Beh, sì.” rispose Nathan “Ormai sei uno di noi, con tutti i pro e i contro. Sai benissimo che anche se possiamo astenerci dal mangiare i tuoi amici non possiamo farlo con tutti i pesci dell'oceano.”

    “Lo so.”

    “Quindi la decisione finale dipende dai tuoi vecchi amici.” concluse. “Potete accettarci così come siamo?”

    Aaron, Billy, Fedro, e Lampo si guardarono con i musi pieni di dubbi.

    “Beh potremmo tentare.” disse infine il pesce palla “Con i giusti compromessi funzionerebbe.”

    “Sì, ci avete parlato della vostra importanza nel ciclo della natura e lo capiamo. Ma sarebbe comunque sgradevole per noi vedervi mentre vi nutrite. Magari potreste farlo quando non vi guardiamo. Come si dice: occhio non vede, cuore non duole.”

    “Sì, penso sia ragionevole.” convenne Umar.

    “Allora non devo scegliere tra di voi?” chiese felicemente Alfie.

    “No.” lo rassicurarono tutti.

    “L'unica scelta che devi fare riguarda te stesso.” concluse Nathan.

    “Bene. Allora scelgo di venire a patti con quello che ero e con quello che sono diventato.” dichiarò “E scelgo di non scegliere tra voi. Siete tutti importanti per me, e quindi vi voglio tutti nella mia vita. In un modo o nell'altro.”

    “Allora è deciso.” affermò Fedro. “Tutti amici?”

    “Tutti amici!” dissero tutti in coro.

    Versione fumetto

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    Edited by l.pallad - 23/10/2023, 18:59
     
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    Alfie era da solo di fronte alla tomba dei suoi genitori.

    “Ciao mamma e papà, è da molto che non venivo a trovarvi ma sono successe tante cose e volevo parlarvene.” In quel momento sul suo muso si formò un'espressione imbarazzata. “Come potete vedere mi sono trasformato in uno squalo, e ora vivo tra di loro come uno di loro. Ma non temete, anche se mi sono abituato a questo nuovo stile di vita non dimentico le mie origini.” e raccontò quello che gli era successo fino al momento in cui aveva mangiato Tyson per salvare i suoi amici. “All'inizio è stata dura trovare il modo di far andare tutti d'accordo, ma grazie ai giusti compromessi ci siamo riusciti in qualche modo. Ora siamo praticamente una famiglia. Ho smesso di avere gli incubi, avendo finalmente capito che anche così sono parte di questo mondo e ne ho un ruolo ben specifico. I miei vecchi amici, insieme a quelli nuovi, hanno anche scoperto di avere alcune cose in comune, come Lampo con Berard, o Aaron con Nathan. Fedro poi ha fatto emergere il senso dell'umorismo di Umar, e Billy ha condiviso la sua passione per la poetica con Lorentz.” al solo pensarci gli venne da ridere. “Tutto questo mi ha insegnato l'importanza del saper accettare i cambiamenti e a trarne il meglio. Ho finalmente imparato a bilanciare il coraggio con la prudenza, e sono felice che la mia mente sia libera, e tutto perché ho avuto la forza di compiere il primo passo che mi ha portato a questo risultato e aver avuto la perseveranza di continuare.” in quel momento sentì Nathan e Aaron che lo chiamavano. “Beh, ora devo andare ma non temete, tornerò a trovarvi ogni volta che ne avrò la possibilità.” e se ne andò raggiungendo i suoi amici dove si sentì finalmente libero e in pace.[/SPOILER]

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    Edited by Elizabeth Swann - 24/11/2023, 11:33
     
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