La vita di Maria Vittoria

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    Titolo: La vita di Maria Vittoria
    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Slice of life

    Sinossi: Morente in ospedale per colpa di un tumore al collo, Maria vittoria ripensa a tutta la sua vita fino a quel momento.

    Storia che ho scritto per un contest in cui dovevo creare una storia di massimo 2000 parole basandomi su questa immagine.

    Immagine-16963972760202



    La notte del 6 gennaio, sofferente in un letto di ospedale per colpa di un tumore inoperabile al collo, Maria Vittoria lottava per evitare di perdere i sensi. Sapeva che stava per giungere la sua ora, ma doveva resistere fino alla mezzanotte. Se fosse morta la sua famiglia non avrebbe più potuto festeggiare l'Epifania dovendola associare per sempre alla sua dipartita.
    Per tenersi occupata pensò alla sua vita e come l'aveva vissuta.

    *



    Era nata in un appartamento di Roma l'otto settembre del 1936.
    La sua famiglia l'aveva amata fin da subito, adorando i suoi occhi sprizzanti di ingenuità infantile e i neri capelli ricci. Giocava spesso con la sorella minore Gabriella, la cui somiglianza era tale che a volte le confondevano.
    Durante la seconda guerra mondiale, al suono dell'allarme, le due sorelle venivano nascoste in cantina insieme a tutte le bambine del palazzo in cui vivevano, passavano il tempo a giocare e divertirsi, protette e ignare degli orrori esterni.

    “Vorrei che le sirene suonassero sempre. Per continuare a giocare con voi.” aveva detto ricevendo uno schiaffo dalla madre preoccupata per i bombardamenti.

    Finita la guerra la cantina, che era stata la sua stanza delle meraviglie, divenne solitaria e silenziosa. Diventata grande intravide alcune delle sue amiche, ma non riuscì a tenere i contatti.

    *



    A 18 anni era diventata una ragazza bella e attraente, in quel periodo conobbe e cominciò a frequentare un ingegnere di Nettuno, Luciano, ammaliata dai suoi folti capelli castani e dal suo sguardo dolce e gentile. I due, quando potevano, uscivano insieme generalmente quando Luciano era a Roma per lavoro, lei lo aspettava con trepidazione alla stazione.
    Quando si fidarono abbastanza l'uno dell'altro lo presentò alla sua famiglia, molto felice di conoscerlo.
    Anche Gabriella aveva trovato un ragazzo, Armando, tipo intraprendente che voleva aprire un'azienda di elettronica e le due coppie fecero molte uscite a quattro.

    *



    “Pensavi davvero che avremmo lasciato che uno forestiero con te?”

    “Ora lo faremo pentire amaramente.”

    Maria Vittoria, andando all'incontro quotidiano alla stazione, era stata aggredita da un gruppo di ragazzi che conosceva bene, dato che vivevano nello stesso palazzo e avevano provato più volte a corteggiarla.

    All'arrivo del treno perse ogni speranza. “Faranno del male a Luciano e io non posso fermarli.”

    Stranamente Luciano non scese dal treno con gli altri passeggeri.

    Quando il treno ripartì, il capo dei bulli cominciò a sudare freddo. “Qualcuno deve averlo avvertito!”

    I suoi complici erano altrettanto preoccupati. “Forse ha anche chiamato la polizia dandogli i nostri nomi.”

    “Scappiamo.”

    Maria Vittoria venne lasciata lì, spaesata ma sollevata.

    *



    Tornata a casa, aveva raccontato tutto ai genitori, che sporsero denuncia.

    “Sicura di star bene?”

    “Sì.” rispose “Adesso voglio sapere se Luciano sta bene.”

    Aveva telefonato a casa di quest'ultimo ma era stata la madre, Palmira, a rispondere, dicendo che il figlio era andato al lavoro come sempre, e non era ancora tornato, aumentando la sua preoccupazione.

    *



    “Su, non piangere, sto bene.”

    Il giorno dopo Maria Vittoria era tornata alla stazione, nella speranza, avveratasi, che Luciano ritornasse. Raccontandogli cosa aveva rischiato, scoprì che nessuno lo aveva avvertito. Semplicemente il giorno prima era andato a letto tardi, partendo assonnato, si era addormentato sul treno e non era sceso al capolinea.

    “Perché sei andato a letto così tardi?”

    “Beh... ecco... vedi...” infilando la mano in tasca, vi tirò fuori un anello con diamante. “Ho lavorato molto per comprarti questo. ”

    Maria Vittoria si emozionò. “Ma la nostra è una relazione a distanza. Pensi che possa davvero funzionare?”

    “In effetti vorrei chiederti se vuoi venire a vivere con me a Nettuno.”

    “Nell'appartamento vicino a quello di tua madre?”

    “Per il momento. Perché costruirò una casa solo per noi, appena avrò il terreno e i soldi..”

    Era così indecisa, poteva davvero lasciare la sua città natale per andare a vivere dove non conosceva nessuno? Poi pensò a quanto avesse sofferto all'idea di perderlo, e i suoi dubbi scomparvero.

    “Va bene. Accetto di sposarti.”

    *



    Fu così che Maria si trasferì a Nettuno, con grande tristezza dei genitori, perché anche Gabriella si era sposata e trasferita a Pomezia con Armando.
    A Nettuno incontrò Palmira di persona, ostile nei suoi riguardi e contraria al matrimonio. Quel periodo fu difficile sia per i litigi e i contrasti con lei, sia perché si sentiva fuori posto, ma malgrado tutto rimase con suo amato.

    *



    “Finalmente ti ho trovato mascalzone!”

    Luciano e Maria erano andati a fare la spesa quando improvvisamente qualcuno di ostile si era avvicinato a loro.

    “Scusi, lei chi è? Di cosa sta parlando?”

    “Ah, quindi lei è la nuova vittima di questo infame?”

    Maria non trattenne la rabbia. “Di che sta parlando? Come osa offendere il mio fidanzato?”

    “Il suo fidanzato è andato a letto con mia moglie.”

    “Non sia ridicolo, deve averlo scambiato per qualcun altro. Diglielo Luciano.”

    Lui evito il suo sguardo. “Ha detto la verità.” disse dopo un interminabile silenzio.

    Dopo una brusca discussione il seccatore se ne andò, ma non prima di dire “Se vuoi sposare questo pervertito sei davvero una stupida.”

    “Come hai potuto nascondermi una cosa simile?” gli chiese furibonda.

    “Mi vergognavo troppo per dirtelo.”

    “Quando è successo?”

    “Prima che ti conoscessi, giuro.”

    “Quindi non lo hai fatto con nessun'altra in seguito?”

    “No.”

    Lei non si intenerì. “Lo hai fatto altre volte?”

    “Non nego di essere stato un playboy e di essere andato a letto con diverse ragazze, mi sembrava eccitante, ma quella fase della mia vita è finita.”

    “Perché?”

    Finalmente riuscì a guardarla. “Perché stando con te ho imparato cos'è il vero amore.”

    Maria cominciava a calmarsi. “Puoi assicurarmi che non farai la corte a nessun'altra?”

    Luciano la prese per le mani. “Te lo giuro. Sei l'unica donna della mia vita, non ti tradirò mai.”

    Guardandolo dritto negli occhi pieni di lacrime vide il suo dolore, la sua vergogna, la sua disperazione. Poteva davvero credergli? Lo conosceva davvero o non lo conosceva affatto?

    “Va bene.” disse infine. “Non è un tradimento se non stavamo insieme quando facevi queste cose. Crederò in te e nel nostro amore.”

    “Grazie. Non te ne pentirai.” disse abbracciandola con la voce strozzata dal pianto.

    *



    Il matrimonio e la luna di miele furono felici e sereni.
    Per un po' dovettero rimanere vicini di casa di Palmira sopportandone la sgradevole presenza, fino a quando Luciano informò Maria di essere riuscito finalmente a trovare un terreno, dove costruire la loro casa, anche se ci volle molto tempo e denaro per finirla.
    Fortunatamente Gabriella decise di trasferirsi a Nettuno col marito e di costruire una bifamiliare insieme a Maria Vittoria.
    A fine lavoro, Maria era molto felice di quella casa enorme, due piani, un giardino con fontana, un orto con un pollaio per le galline, un campo da tennis e un garage per le automobili.

    La presenza di Gabriella rese sua vita a Nettuno più gradevole.

    *



    Maurizio nacque il 7 Maggio del 1956 e per Maria e Luciano non ci fu gioia più grande. Successivamente anche Gabriella e Armando ebbero due figli, Alessandra e Fabio.
    I tre, crescendo, divennero inseparabili compagni di giochi.
    Maurizio si impegnò duramente per seguire le orme del padre, diventando un ingegnere e, durante l'estate, incontrò in spiaggia una ragazza di nome Attilia, originaria di Lanuvio, venuta a Nettuno in vacanza coi genitori.
    Si frequentarono per molto tempo prima di fidanzarsi e sposarsi con gioia di entrambe le famiglie.
    Attilia si trasferì a Nettuno e lavorando come insegnante divenne molto conosciuta e apprezzata.
    Quando Attilia annunciò la sua gravidanza, fu un momento da festeggiare.

    “Non vedo l'ora che nasca il mio nipotino.” aveva detto Luciano alla moglie mentre erano entrambi nel loro letto al piano di sopra. “Quando accadrà sarò l'uomo più felice della terra.”

    “Non sarai il solo ad esserlo.” gli rispose Maria beandosi tra le sue braccia.

    Improvvisamente cominciò ad agitarsi e si mise una mano al cuore.

    “Oh mio dio! Sto male, mi fa male.”

    Maria, dopo un attimo di panico, scese al piano di sotto dove c'era la rubrica del telefono.

    “Resisti. Chiamo il dottore.”

    “Fa presto!”

    Chiamò prima il medico di famiglia e poi il 118 spiegandogli tutto. Poi tornò di sopra.

    “Non temere, adesso arriva il dottore.” Non udì alcuna risposta. “Luciano?”

    Corse in camera da letto con il terrore nel cuore e trovò il marito immobile con lo sguardo fisso nel vuoto. Gli si gettò addosso iniziando a scuoterlo, chiamandolo disperatamente, ma lui non reagì. Toccandogli il petto non sentì il battito del cuore e capì.

    *



    Maria non riusciva a smettere di piangere. All'arrivo dell'ambulanza i medici confermarono che il suo cuore aveva smesso di battere perché aveva avuto un infarto per colpa del troppo fumo e che non avrebbero potuto fare nulla neppure se fossero arrivati subito dopo l'inizio dei primi sintomi.
    Tutti i suoi cari le furono accanto durante il periodo di lutto, ma fu comunque dura.

    *



    Mesi dopo, il 26 dicembre, nacque suo nipote.

    “È così adorabile.” disse dolcemente guardandolo. “Come lo chiameremo?”

    “Luciano” le rispose Maurizio “Proprio come il nonno.”

    Quelle parole la fecero piangere dalla commozione. Dopo la perdita subita finalmente poteva ricominciare a vivere.

    *



    Gli anni passarono e Luciano crebbe mostrando una personalità vivace e intelligente. Maria invecchiava, ma era felice con il suo amato nipote, che le voleva altrettanto bene.

    *



    Anni dopo nacque il suo secondo nipote, Alberto, altrettanto intelligente e vivace di carattere.
    Mentre i suoi nipoti crescevano, Luciano, volendo intraprendere la carriera di attore, cominciò a frequentare corsi teatrali, intenzionato ad arrivare al cinema, lavorando nel frattempo come magazziniere nell'azienda che Fabio aveva ereditato dal padre.
    Alberto, spinto dalla morte di Armando, per un cancro al fegato, decise di diventare medico.
    La famiglia era orgogliosa dei suoi nipoti e di come stessero crescendo bene.
    Nonostante Maria diventasse sempre più vecchia e debole, rimase un punto di riferimento per tutta la famiglia.
    Mentre Luciano passeggiava con lei, si accorse che non vedeva più come volta, le poggiò la mano sopra la sua e le disse:

    “Non temere nonna. Sarò io i tuoi occhi.”

    E negli anni a venire mantenne la parola.

    *



    Quando le fu diagnosticato il tumore, ripensò a come i suoi familiari le fossero rimasti accanto tentando di tutto per salvarla, senza mai arrendersi.
    Finalmente l'orologio scoccò la mezzanotte, era il 7 Gennaio, giorno di San Luciano, smise di resistere lasciandosi andare col sorriso sulle labbra.

    *



    La famiglia ricevette la notizia il 7 gennaio intorno alle 10:00. Maria Vittoria era morta per il tumore all'età di 82 anni. Tutti furono molto tristi e devastati dalla notizia e allo stesso tempo felici di essere andati a trovarla il giorno prima di averla lasciata serena e felice di aver visto tutta la sua famiglia.
    Nonostante avesse vissuto a Nettuno, venne seppellita a Roma, come era suo desiderio.
    Nonna, ci hai amato e sei stata amata, rimarrai per sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi.

    Edited by l.pallad - 30/4/2024, 22:44
     
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    Ciao! :)
    Ho avuto il piacere di leggere anche quest'opera. A differenza di tutte le altre lette fino a ora è quella che mi è risultata più drammatica, ma anche più colma d'amore e affetto. :wub:
    Il genere è azzeccato. Anche qui non riesco a capire la scelta del bollino giallo. Non desta turbamento al lettore.
    La trama è semplice e lineare, diciamo che segue un impostazione autobiografica. La scelta del narratore, purtroppo, non la trovo azzeccata. Io avrei optato un narratore in prima persona. La storia avrebbe avuto un sapore e di conseguenza uno stile molto differente, uno stile che avrebbe esaltato ancora di più le emozioni della povera nonna malata, iniziando con le che descrive che è in un letto d'ospedale. Avresti potuto iniziare a scriverla con le sensazioni, i suoni, i rumore che prova lei in un letto d'ospedale. Poi da lì, saresti partito a raccontare la sua fugace vita fino al finale che prima di chiudere gli occhi si bea dell'ultimo conforto dei suoi cari, i quali non l'hanno mai lasciata sola. Un aspetto molto bello devo dire, che mi ha commossa, di quest'opera è l'importanza che dai all'amore della famiglia. Una famiglia molto fortunata la sua, perché le è sempre stata vicino fino alla morte. Non si è mai sentita sola, nemmeno in questo tragico momento.
    Diciamo che i suoi ricordi che vuole raccontare sono quelli, credo, più significativi della sua vita. Il tema dell'amore e della famiglia e dell'unione ha subito una giusta rilevanza e si intensifica fino alla scena finale, dove il lettore capisce che, appunto, non è mai stata una donna sola. Posso dire che non ha mai sofferto la solitudine. Be' quanto la invidio! :cry:
    Tutto sommato ha avuto una bella vita, curata dal conforto della famiglia e dei nipotini.
    Ha visto una bella e anche luna vita (82 anni sono un bel traguardo è!)
    Nel complesso è stata una scorrevole lettura, senza impegno.
    Ovviamente anche qui avresti potuto esaltare di più la componente emotiva.
     
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