Sarò il Tuo Appoggio

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    Conte degli Elfi-Vampiri

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    Sarò il Tuo Appoggio



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    OPERA DI RIFERIMENTO: Merlin
    CATEGORIA: bollino verde per tutti
    GENERE: Commedia, Malinconico
    NOTE AGGIUNTIVE: What if?
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: I personaggi della storia purtroppo non mi appartengono, sono proprietà della BBC e del ciclo bretone!



    Sinossi: Morgana, figliastra di Re Uther, scopre la causa delle sue notti insonni: la magia scorre dentro di lei; ma nel Regno di Camelot praticare l'Antica Arte è proibito, pena la morte. Un giorno la ragazza rincontra il piccolo Mordred - mago anche lui - che, dopo aver chiesto il suo aiuto, la conduce in un piccolo villaggio Druido, dove la ragazza pensa di poter rimanere per essere felice, ma le cose non vanno per il verso giusto: Merlino interferisce per evitare che Morgana possa allearsi con i druidi e quindi rivoltarsi contro il regno di Camelot. È proprio a questo punto che la solitudine e il risentimento sembrerebbero pronte a prendere il sopravvento nel cuore di Morgana, spingendola, così, a cedere alla malvagità per vendicarsi della crudeltà subita dal popolo druido.

    Note Autore: La storia ha partecipato alla Sfida di scrittura L'estate dei What if...

    »»————-  ————-««




    “Merlino, ho paura... se faccio ritorno a Camelot e venissi scoperta potrei... potrei...” La voce flebile e rotta di Morgana gli echeggiava nella testa mentre i suoi occhi blu, ricolmi di lacrime represse, indugiavano su di lui in cerca di uno spiraglio di luce e conforto; “invece, qui, insieme ai druidi non mi sento più sola... Non so se puoi capirmi, ma per la prima volta in vita mia mi sento a casa e accettata davvero per ciò che sono.”
    “O Morgana, capisco benissimo ciò che provate: la solitudine che si riempie e ti fa sentire completo...”
    La ragazza annuì e un piccolo sorriso le spuntò sul viso. “Cosa dovrei fare, Merlino?”
    Il giovane mago esitò per un breve istante, lo sguardo implorante dell'amica gli dilaniava l'animo. Era stato avvertito sulle possibili conseguenze legate alla vicinanza di Morgana con il piccolo Mordred: il futuro prospero di Camelot sarebbe stato incerto e la nascita del Regno di Albione sarebbe stato oscuro, la magia sarebbe stata vista ancora come una minaccia e con essa anche i suoi praticanti. Eppure la comprendeva fin troppo bene: avrebbe donato quel poco che aveva pur di essere sé stesso; poter praticare l'Antica Arte alla luce del sole senza il timore di ritrovarsi con un cappio al collo. Allora chiuse le palpebre e respirò a fondo, poi schiuse le labbra e parlò: “Dovreste restare...” La guardò e il pallido viso di lei si velò di un leggero rossore. “Il vostro posto è qui...” Per un brevissimo attimo le donò, almeno con le parole, ciò che lui stesso aveva sempre desiderato: la speranza di vivere in pace. Ma poco dopo i cavalieri di Camelot scovarono il campo druido e, su ordine di Uther, lo distrussero.

    Morgana tornò nella sua regale fortezza della solitudine, quanto a Merlino... fu travolto dal senso di colpa. Così, come ogni sera, si ritrovava nella sua camera spoglia seduto sul giaciglio, la scura testa china e gli occhi fissi sul pavimento, mentre la mente lo riportava a quel momento dando linfa ai pensieri. Morgana e Mordred erano stati divisi, quindi il futuro prospero per il Regno di Albione era tornato a brillare, eppure Merlino udiva la flebile voce dell'intuito suggerirgli qualcosa che faticava a comprendere. Il destino continuava a mutare ogni giorno per effetto delle decisioni dei singoli, ne era certo, e forse proprio per questo motivo una parte di sé non credeva che il ritorno di Morgana avrebbe dissipato ogni ombra sul futuro di Camelot.

    “E se con tali eventi non fosse cambiato nulla? E se avessi solo peggiorato le cose?” pensò. Era sicuro che la tristezza e la solitudine che attanagliavano il cuore della principessa avrebbero investito il Regno, riusciva a vedere le tenebre avvolgerlo e portare via ogni speranza. “Io ho il vecchio Gaius, che condivide con me il mio segreto, con lui posso essere me stesso, invece lei... è sola...” La vide nella sua fredda stanza da letto, sola e impaurita, con lacrime silenti che le rigavano il pallido viso; un brivido gelido gli percorse tutto il corpo, strizzò gli occhi e scosse il capo, a quel punto si alzò di scatto e uscì dalla camera. Doveva vederla. Doveva rimediare, o per lo meno doveva provarci.
    Raggiunse di soppiatto le stanze di Morgana, sgusciando tra i cavalieri che presidiavano il castello, fece un respiro profondo e bussò.
    “Lady Morgana, sono io... sono Merlino...” bisbigliò, la testa che si voltava da una parte all'altra e il cuore che scalpitava inferocito; poco dopo la porta si aprì facendolo sussultare.
    “Merlino!” esclamò, sotto voce, la principessa scrutandolo da capo a piedi, la fronte increspata. “Cosa... cosa ci fai qui a quest'ora?”

    “Ecco... io... mi rincresce di avervi svegliato, ma avevo bisogno di vedervi.” La vide scuotere la lunga chioma corvina e sbattere più volte le palpebre. “Volevo chiedervi se... se domani mattina voleste venire a cavalcare con me. Ho pensato che poteva farvi bene allontanarvi da qui e passare un po' di tempo con un amico...”
    Morgana sussultò e le gote le si tinsero di un lieve rossore, poi un piccolo sorriso le illuminò il viso. “E Artù?”
    Merlino alzò le spalle e sorrise. “Credo che cavarsela da solo per metà giornata non può fargli altro che bene, magari può imparare a vestirsi da solo.”
    La ragazza si portò una mano sulle labbra trattenendo le risate. “Ebbene... ci vediamo domani mattina.”
    “Vi chiedo di farvi trovare alle scuderie presto, molto presto, così... ecco... non sorgono problemi.” La principessa annuì con il capo e in quel momento udirono il tintinnio di armature echeggiare per il piano, seguito dalla luce di una torcia sopraggiungere dalla soglia del lungo corridoio dalla parte opposta. “Ora è meglio che vado. Dormite bene, Morgana.”
    “Anche tu...” E Merlino si dileguò.

    Alle prime luci dell'alba, quando buona parte di Camelot era ancora dormiente, i due si incontrarono nel luogo prestabilito e, nel giro di poco tempo, cavalcarono verso il bosco. Si fermarono in una radura verdeggiante e serpeggiata da un piccolo fiumiciattolo baciato dai raggi dorati del sole, ormai ben alto nel cielo. Merlino distese un telo sul prato e Morgana vi si sedette sopra, mentre lo guardava arrabattarsi con le sacche che aveva portato con sé. Poco dopo il ragazzo s'inginocchiò al suo fianco, le sorrise e le porse un pezzo di pane e una mela.
    “Mi spiace non potervi offrire qualcosa di più, ho preso quanto ho potuto dalle cucine...”
    Morgana prese la mela, la guardò e poi riportò lo sguardo su quello di Merlino con le labbra all'insù. “Non importa, va bene così.” A quel punto diede un piccolo morso al frutto e si voltò verso il fiume. “È proprio bello qui...” mormorò e il giovane mago si fermò per un lunghissimo secondo a contemplarla: i lunghi capelli corvini, che danzavano leggiadri con il delicato vento autunnale, le illuminavano il candido viso, mentre i suoi occhi celesti erano offuscati da una lieve malinconia.
    “Già, è proprio bello...” sussurrò il ragazzo senza nemmeno accorgersene.
    “Merlino...” Girò il capo verso di lui e continuò: “perché mi hai portato qui?”
    Il moro sussultò, il cuore scalpitante e la bocca all'insù con lo sguardo incapace di restare fisso su quello di lei. “Ecco... io...”
    La principessa sorrise divertita. “Stai tranquillo, Merlino, non ho alcuna intenzione di mangiarti” lo rincuorò.

    Allora Merlino fermò i suoi zaffiri e subito notò che una punta di spensieratezza brillava in quelli di lei. “Volevo condividere con voi una cosa importante e volevo farlo in un posto un po' più appartato, lontano da occhi e orecchie indiscrete, non so se capite cosa intendo.” Morgana raddrizzò la schiena e aggrottò le sopracciglia rimanendo in silenzio. “So quello che state passando e, soprattutto, so quello che state provando: la solitudine che affligge il vostro cuore è stata la mia fedele compagna per molti anni e, ancora adesso, torna a farmi visita per ricordarmi che... non c'è posto per uno come me, come noi, se non in luoghi sperduti e nascosti, dove possiamo toglierci le maschere ed essere ciò che siamo, perché celati da tutti; ma la tristezza continuerebbe a persistere poiché non vivremmo in piena libertà e tale condizione ci ricorderebbe quanto siamo diversi agli occhi degli altri...” Vide il volto di lei riempirsi di stupore e allo stesso tempo confusione, allora Merlino le sorrise e le prese una mano con dolcezza. “Non siete da sola, Morgana, poiché i vostri timori e inquietudini sono gli stessi che provo anche io ogni giorno. So che una parte di voi vede il dono che possedete come una condanna, un peso, una prigione, ma sono del parere che siamo stati scelti per potare la luce nei momenti più bui proprio grazie a ciò che ci hanno donato.”
    La ragazza chiuse le palpebre e una lacrima le scivolò. “Ma... saremo costretti a vivere per sempre nell'oscurità e affanno...” Tornò a guardarlo, la fronte increspata e le mani tremanti. “Come fai a...”
    “Ho speranza che il futuro possa donarci la libertà che ci meritiamo. La magia che scorre dentro di noi ci permette di portare speranza e gioia nella vita degli altri e ciò può solo offrirci qualcosa di ugual piacevolezza.”

    La principessa abbassò lo sguardo. “Passeremo la nostra vita in solitudine sperando nel futuro...” mormorò con voce rotta.
    Merlino le asciugò la guancia, richiamando la sua attenzione, e le strinse più forte la mano. “No, non siete più da sola, Morgana... ci sono io con voi, potete contare sempre su di me.”
    E nell'udire quelle parole Morgana si sentì meno sola e un piacevole tepore prese a riscaldarle il cuore. “Perché hai deciso di esporti così tanto? Non hai paura?”
    “Diciamo che non ho l'animo impavido come un cavaliere e quindi sì, ho molta paura” ammise senza troppi problemi e nel fare ciò la vide sorridere ancora di più, poi proseguì: “Però in questi giorni ho riflettuto a lungo su di me e su di voi e la nostra condizione: avete perso i vostri genitori e il vostro patrigno, Re Uther, non è proprio misericordioso nei confronti della gente come noi; perciò ho pensato che avreste potuto sentirvi ancora più triste e sola nell'affrontare la vostra nuova realtà e ad accettarvi. Io, invece, ho avuto la fortuna di avere mia madre, che mi ha supportato e sostenuto nei primi momenti; e poi c'è Gaius che mi ha accolto con sé e mi ha fatto vedere la magia come una virtù, che può portare benefici a tutti. Per questo ho deciso di espormi, perché so quanto è importante avere qualcuno su cui poter contare, specie quando tutto sembra buio e non si riesce a trovare una via d'uscita. L'affetto di una persona fidata rende il nostro viaggio e la nostra missione più leggera e io vi sto offrendo la mia vicinanza e il mio appoggio, così da rendere il vostro cammino più piacevole.”

    “O Merlino, sei tanto caro!” esclamò, le guance arrossate e appena inumidite da qualche lacrima spensierata; finalmente il freddo pungente della solitudine le aveva abbandonato l'animo, ormai completo e sfavillante di gioia. “E io, allora, non posso fare altro che ricambiare e aiutarti a costruire un futuro migliore per tutti quelli come noi, magari insieme avremo più possibilità” aggiunse con un sorriso determinato.
    Il moro annuì sereno e deciso con il capo. “Sono contento di vedervi di nuovo felice. Il vostro viso è ancora più incantevole...” le disse a cuor leggero e le labbra all'insù. “Sembrate una fata” azzardò e subito lo sguardo si spostò altrove per poi schiarirsi la gola.
    “Grazie, potente Mago Merlino.” Il ragazzo tornò a guardarla e, a quel punto, lei gli fece l'occhiolino per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
    “È un piacere, incantevole Fata Morgana.”
     
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