La Bestia Interiore

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    La Bestia Interiore


    Categoria: bollino giallo (adolescenti)

    Genere: horror/fantasy

    Sinossi: Un mago chiuso nel suo rifugio affida i suoi pensieri a chiunque troverà la sue ultime annotazioni, nelle quali ripercorre la lenta discesa verso la follia.



    Il mio tempo sta per scadere. A ogni rintocco dell’orologio mi sento come se una lama mi affondasse nelle membra.

    Affido le mie ultime volontà a chiunque troverà questa lettera. Che gli dèi, se esistono ancora, la guidino nelle giuste mani.

    Il progetto cominciò tanti anni fa… trenta? Quaranta? Non so dirlo. Ricordo bene la sofferta vittoria in cui i valorosi soldati del regno sconfissero i barbari, ma a che prezzo? Quanti giovani erano caduti, quante donne erano state private dei loro cari?

    Io ero là, a vagare nel campo di morte. In quel momento giurai a me stesso che non avrei più permesso una cosa simile.

    Ne parlai coi miei esimi colleghi: a molti di loro la mia idea parve sciocca, ma altri scelsero di appoggiarmi.

    Ci mettemmo subito all’opera. Volevamo costruire dei soldati perfetti, delle truppe senza legami che non conoscessero la paura.

    Cominciammo svuotando le carceri: la feccia era l’ideale su cui fare i primi esperimenti.

    Prelevammo il sangue di qualche orrida creatura che infestava le nostre terre e lo iniettammo nei prigionieri. L’esperimento ci deluse, ma non ci perdemmo d’animo.

    Elaborammo altre strategie: demmo le carni mostruose in pasto ai carcerati, li facemmo mordere dalle creature, ma non servì. Fu dopo un ennesimo fallimento che, mentre frugavo in biblioteca, trovai un vecchio tomo.

    Conteneva magie segrete, arcaiche. Mi rivelò la verità. Io e i miei colleghi avevamo sbagliato tutto, la mostruosità non andava cercata al di fuori dell’uomo, ma dentro di lui.

    Seguendo gli antichi testi, preparammo un potente siero che si diceva capace di portare alla luce il vero essere. Gli studi spiegavano che tutti quanti, anche i più puri e immacolati, tengono incatenata una parte della coscienza, una sorta di bestia interiore. Pensammo che sarebbe stato facile liberarla in uomini già di loro bestiali, ma i risultati non furono dei migliori.

    Ci furono comunque dei passi avanti. I prigionieri svilupparono una folta peluria, dei denti più forti e assunsero comportamenti più selvaggi. Ma erano deboli, troppo deboli. E stupidi. Non erano in grado di riconoscere la loro immagine riflessa o risolvere semplici esercizi, sapevano solo assalire. Il primo soggetto, che nominammo B-0, arrivò a causarsi un trauma cranico nel tentativo di evadere. Gli altri esemplari non rispettavano i loro simili, probabilmente perché li vedevano come rivali. Non erano creature sociali, e questo le rendeva inadatte ai nostri scopi.

    Nei mesi successivi ebbi modo di accertarmi che la manifestazione della bestia variava a seconda del soggetto: il satiro nasceva per i lussuriosi, il lupo per i bruti, il wendigo per i cannibali.

    Ci ampliammo. Legammo, anzi, cucimmo, con fili metallici tre colpevoli nella speranza di ottenere una chimera, ma non si fusero mai in un’unica entità e non fecero altro che attaccarsi tra loro, fino a uccidersi. Il soggetto che durò più a lungo si cibò degli altri due, ma così facendo si arrecò gravi ferite e morì.

    Esperimenti su esperimenti ci permisero di scoprire che legare tra loro individui dotati di un qualche legame psicologico permette un più facile adattamento. Incuriositi, provammo a cucire tra loro due fratelli. Con nostra gioia, le due teste della bestia furono fin da subito collaborative! Chiamammo quel soggetto C-0.

    Ma non erano ancora abbastanza forti. Per capire dove sbagliavamo dovevamo fare più prove. Per esercitarci usammo dei criminali macchiatisi di delitti minori. Funzionarono, ma con nostra somma sorpresa, durante un combattimento di prova, ci rendemmo conto che erano più selvaggi, più forti e resistenti.

    Tentammo di addomesticare quei bruti. Colpirli non serviva a nulla, incatenarli non li piegava. Se li affamavi divoravano i loro arti e bevevano il loro sangue.

    Un soggetto, che chiamammo Alpha-0, era diverso: più intelligente – fu tra i pochi a comprendere che tirando una leva riceveva cibo – più forte, più veloce. Nei giorni seguenti altre cavie si mostrarono ugualmente capaci. Ne mettemmo due nella stessa gabbia, e scoprimmo che una si sottometteva all’altra. Solitamente preferiva sdraiarsi per mostrare il ventre, come fanno i lupi.

    Era nata la loro gerarchia. Presto i soggetti più interessanti formarono un branco. Se fossimo riusciti a ottenere e dominare un mostro invincibile li avremmo schiavizzati tutti quanti.

    Per mesi ci chiedemmo cosa li differenziasse dagli altri. La risposta arrivò per puro caso: il soggetto A-0 era in realtà una vittima accusata ingiustamente, il colpevole del furto era un suo collega e presunto amico.

    Mutammo il vero colpevole del reato e lo consegnammo ad A-0. Questi lo uccise con un innaturale sadismo, logorandolo lentamente. Mirò ai punti non vitali con precisione chirurgica. Significava che lo aveva riconosciuto!

    Fu illuminante. Dopo le iniziali perplessità tentammo ancora e ancora. I soggetti che, da sani, non avevano rinnegato la loro umanità per compiere le più orride nefandezze diventavano mostri più efficaci e conservavano vaghe memorie del loro passato.

    La differenza di potenza ci risultò paradossale, ma capimmo dopo ulteriori approfondimenti. La bestia interiore è una forza che reprimiamo di continuo, la ragione, con l’ausilio della morale, la incatena. Tuttavia, più viene repressa, più diventa selvaggia. Una volta venuta alla luce, libera tutto l’astio che ha represso.

    Io e i colleghi che mi avevano affiancato ci radunammo: eravamo di fronte a un grande dilemma etico. Sacrificare qualche criminale era cosa giusta, ma gli innocenti?

    Dopo una lunga consultazione, alcuni di noi lasciarono il gruppo, ma i miei superiori non mi tagliarono i fondi, anzi, m’incentivarono. Con la loro autorità era facile accusare un onesto guaritore di essere un depravato. Non andai fiero di quella situazione, ma pochi mesi prima c’era stata un’altra battaglia. Sacrificare qualche innocente valeva la salvezza del regno. Sarebbero stati tutti martiri, i cui nomi e cognomi vennero raccolti nei registri, affinché non dimenticassimo il loro sacrificio.

    Le nuove cavie si rivelarono difficili da trattare. Occorsero mesi prima che il siero iniziasse a fare effetto.

    Nel nostro regno vigeva un detto: “quando scavi in profondità, puoi trovare un mostro o un tesoro”. Noi trovammo entrambi.

    I loro corpi si coprirono di squame dure come l’acciaio, i volti si allungarono, ali membranose squarciarono la schiena. Fu la nascita dei soggetti D-0, D-1 e tanti altri. Eravamo così estasiati che passammo la serata a festeggiare.

    Nei giorni successivi le bestie stabilirono una loro gerarchia, svilupparono un vago linguaggio e impararono a utilizzare degli utensili, perlopiù armi. Due di loro mostrarono un certo talento.

    Eravamo sulla strada giusta, ma dovemmo fermarci per far capire loro chi era a comandare. Queste nuove bestie erano collaborative, potevano essere educate a suon di percosse e carne. Un gesto di obbedienza e ricevevano del cibo, uno di disobbedienza e venivano punite. Schiavizzate loro, tutte le altre le seguirono.

    Le testammo sul campo, contro una rivolta contadina. Fu uno squisito massacro: lottarono selvaggiamente finché gli fu ordinato e tornarono ai loro posti una volta ricevuto l’ordine di fermarsi. Fedeli come cani, forti come demoni.

    Il re era estasiato da queste notizie. Ci coprì di doni e premi affinché andassimo oltre. Voleva qualcosa che trascendesse, una forza superiore con cui avrebbe incenerito ogni avversario e ogni regno.

    La gioia che provai fu inimmaginabile. Decenni di ricerche avevano trovato compimento ed era giunta l’ora di mettere a punto l’ultimo tassello.

    Ci serviva una creatura pura e innocente, ma al tempo stesso dotata di ragione. Gli esperimenti sugli infanti furono poco più che perdite di tempo.

    L’intera corte, a parte qualche dissidente – a cui trovammo presto un’ottima mansione – si disse d’accordo per far crescere una nuova generazione adatta ai nostri scopi.

    Presero gli orfani di guerra, li fecero crescere in orfanotrofi di alta qualità, circondati da istruzione, musica e altre forme d’arte. Dovevano crescere dei ragazzi magnifici.

    Ci furono, com’era prevedibile, dei mocciosi che si trasformarono in delinquenti. Ho sempre pensato che troppe coccole e niente cinghiate deviino le menti. Ma altri si rivelarono idonei: saggi, filosofi, pittori, guaritori. Mai come allora il nostro regno fu ricolmo d’arte e purezza. Si fecero chiamare “Mano d’Oro”.

    Qualche nobile si affezionò agli orfani e cercò perfino di proteggerli. Tanto meglio: ci furono più cavie.

    I membri della Mano d’Oro andarono oltre le più rosee aspettative. Non solo erano in grado di sviluppare forza e aggressività superiori agli altri soggetti, ma, attraverso il morso, potevano infettare altre vittime, rendendole creature a loro simili, ma più piccole e deboli. Queste, a loro volta, mutavano e si evolvevano gradualmente, venir morsi da più ex membri della Mano d’Oro faceva diventare una bestia con tratti dell’uno e dell’altro. Se da una parte mi sembrò il classico modo di trasmettere una malattia, come la rabbia, dall’altra lo paragonai alla trasmissione della conoscenza. Così come il mentore, o più mentori, insegnano a un allievo, e questi, se dotato, sviluppa una propria sapienza. Ciò ci aprì un mondo d’infinite possibilità.

    Tra tutti i soggetti ce n’era uno in particolare che era famoso per la sua bontà e saggezza. Lui era soprannominato “Cuore d’Oro”. Formulò bizzarre teorie secondo cui la pena di morte sarebbe crudele e innecessaria, perché, da una certa condanna in poi, il criminale conta di cavarsela. Quali fesserie!

    Al di là di questi vaneggiamenti, Cuore d’Oro era perfetto: lo prelevammo una notte, quando dormiva, lo portammo nel nostro covo e lo torturammo per velocizzare il processo.

    La sua scomparsa sollevò proteste e dissapori, ma il re riuscì a nascondere tutto. Gli promettemmo un’arma invincibile, un mostro capace di distruggere interi regni!

    Cuore d’Oro resistette per un lungo, interminabile anno, ma alla fine cedette. Zanne, artigli, tentacoli, squame… era come se fosse l’alba di mille mostri.

    Quando fu completo, non seppi nemmeno come definirlo. Era un ibrido tra tante creature, un caotico, innaturale, abominio. Abominio fu proprio il nome che gli affibbiammo, mentre la sua sigla fu A-O.

    Nonostante la mia felicità, nello sguardo di quell’essere notai qualcosa di strano. Brillava di consapevolezza. Ogni volta che passavo di fronte alla sua gigantesca cella sentivo i suoi molteplici occhi fissarmi, ma anche quando ero lontano avevo la sensazione di essere osservato.

    I miei sogni erano tormentati da incubi in cui la creatura mi divorava, la vedevo negli specchi e nei calici.

    Uno dei miei colleghi divenne paranoico, raccontò di come l’essere gli avesse parlato in lingua umana. Non ci disse mai le testuali parole, piuttosto preferì tagliarsi la gola.

    Un altro s’impiccò.

    Il terzo morì gettandosi da una torre. Nel farlo, annunciò la fine di tutti noi.

    Questi discorsi erano in forte contrasto col comportamento che manifestava l’Abominio: assaliva le immagini riflesse, non sfruttava gli oggetti e non usciva nemmeno quando lasciavamo le porte aperte. Non sapeva nemmeno dominare le altre bestie: quelle stupide lo assalivano a vista, quelle sagge si tenevano alla larga.

    Come potevo ammettere ciò che davvero pensavo? Come potevo confessare che dietro a quell’apparente stupidità si nascondeva una fredda intelligenza?

    Molti alchimisti decisero di abbandonare l’esperimento, ma tutti loro morirono in circostanze misteriose. Misteriose perfino per me, che avevo ordito la loro eliminazione.

    Alla fine rimasi solo io, unica figura saggia in quel covo di pazzi.

    Sì, pazzi. Le guardie erano diventate paranoiche, i demoni inferiori ululavano e ruggivano.

    Non volli darmi per vinto. Se quella creatura poteva scatenare quelle sensazioni, allora era un successo! Bisognava solo portarla nel posto giusto.

    In concomitanza con quella decisione, l’Abominio decise di gettare la maschera. Al suo ordine tutti i demoni, dal più potente al più debole, si sollevarono in massa. Ognuno di loro sapeva chi e dove colpire, ruppero le sbarre, scassinarono le serrature, disattivarono le trappole. Un soldato dichiarò di aver visto un demone girarsi e uccidere una guardia che aveva tentato di prenderlo alle spalle. E ciò non sarebbe stato niente di anormale, se non fosse che tal demone era un fallimento che non sapeva orientarsi!

    Riuscii a fuggire, ma le visioni mi perseguitarono per tutta la mia corsa.

    Non andai a corte, che il re che mi aveva appoggiato crepasse. Pensai solo a scappare, a nascondermi in un mio vecchio laboratorio sotterraneo.

    Dei messaggeri devoti continuarono a portarmi notizie e messaggi.

    I demoni non attaccarono direttamente l’umanità, come inizialmente avevo pensato. Se le bestie minori erano selvaggi senza cervello, le maggiori erano entità sadiche, perverse e fredde che dovevano avere profondi ricordi del loro passato. Loro ci conoscevano, sapevano quale fosse il nostro punto debole: la mente.

    I demoni capaci di trasmettere il morbo mordevano più umani possibile, il tempo di trasformazione mutava, a volte era questione di secondi, altre di ore.

    Fu il caos: in breve tempo si diffuse la paura che il proprio vicino si potesse trasformare in un mostro, si cercò disperatamente qualcuno a cui dare la colpa, anziché unirsi i regni si accusarono a vicenda. I problemi più gravi vennero però dal popolo. I plebei accusarono gruppi più deboli, come esponenti di religioni minori o i superstiti alle stragi, di essere i responsabili, altri bruciarono le loro donne, bastava non tagliarsi le unghie per venir considerato un potenziale demone.

    L’isteria s’ingigantì, intere città cominciarono a venerare le bestie o ad alzare le armi in loro sostegno, nella convinzione che fossero entità superiori giunte per punire l’umanità per i propri peccati.

    Ci fu chi tentò di opporsi, ma ogni volta che un demone veniva sconfitto in un modo, tutti gli altri imparavano dal suo errore. I cacciatori riuscirono a ucciderne parecchi con veleni o facendoli entrare in contatto con degli infetti, ma nel momento esatto in cui un demone riusciva ad adattarsi e sviluppava una resistenza o perfino l’immunità, questa veniva passata anche ai suoi simili.

    Perfino la paura veniva sconfitta. Era sufficiente che un mostro non temesse le fiamme affinché coloro che le avevano temute ci si gettassero contro come impazziti. Anche le bestie più stupide impararono a nuotare o a far scattare le trappole più complesse. Eravamo di fronte a un cambiamento fisico e mentale che si attivava nel momento del bisogno.

    Quelle creature potevano vivere tra le nuvole in carenza di ossigeno, filtrare l’acqua attraverso branchie appositamente sviluppate, reggere il gelo delle montagne innevate e il caldo torrido del deserto. Erano migliori di noi umani sotto tutti i punti di vista: più forti, più intelligenti, più… adattabili. E come la crudele, spietata Natura ci ha insegnato, solo chi sa adattarsi sopravvive.

    Il loro unico punto debole era la sterilità, potevano riprodursi solo infettando degli umani. Una volta che noi ce ne fossimo andati, loro ci avrebbero seguiti, a meno che non fossero divenuti immortali. La bestia avrebbe divorato sé stessa, lasciando però un mondo vuoto, privo di vita, nient’altro che un infinito deserto.

    Le modifiche dovettero convergere nell’Abominio, la cui mente, come dedussi troppo tardi, si era legata a quella di tutti gli altri. Quando fu pronto, attaccò. Egli dominava i fulmini e faceva tremare la terra, al suo passaggio si scatenavano incendi e tormente.

    In una notte era arrivato alla capitale. In poche ore l’aveva rasa al suolo. La creatura aveva iniziato la distruzione del suo creatore.

    Un messaggio mi spiegò che i barbari con cui avevamo combattuto stavano preparando delle alleanze, ma i loro regni erano andati distrutti.

    Questi eventi mi riempirono di una confusione che degenerò in terrore. Perché l’Abominio avrebbe dovuto colpire prima loro? Io ero il responsabile! Non era possibile che non fosse in grado di trovarmi, lui che vedeva tutto!

    Dopo qualche giorno di puro delirio, compresi. Non voleva semplicemente uccidermi, ma farmi sprofondare nel terrore. Più volte mi domandai cosa provasse nei miei confronti. Odio? Disprezzo? Collera? Per un breve periodo volli illudermi che mi fosse grato per aver permesso al suo vero io di manifestarsi, che il suo fosse un atto di ringraziamento e pietà. Ma come potrebbe il lato più oscuro provare questi sentimenti?

    Altri dubbi tormentarono le mie notti. La mia tana è ben nascosta, ma com’era possibile che i miei messaggeri riuscissero sempre a sopravvivere? Non chiesi mai loro cosa mangiassero o come facessero a sfuggire alle bestie. Non volevo saperlo.

    Passarono giorni, mesi, anni. Nei vani tentativi di opposizione, qualcuno immaginò che, se esisteva la manifestazione del Male, doveva esistere anche quella del Bene. Tentarono esperimenti per portare alla luce il lato luminoso, identificandolo come la più ampia forma della ragione, ma crearono solo degli sgorbi dalle teste sproporzionate.

    Compresi, ancora una volta in ritardo, la verità, ma almeno io ci arrivai. Inizialmente guardai solo Pulsione e Ragione, ma non bastavano a definirle e ribattezzai le forze in gioco Amore e Morte. Sono una bilancia in equilibrio, più il primo si sviluppa per reprimere l’altra, più questa diventa forte. La vera manifestazione del cosiddetto Bene risiedeva nella Mano d’Oro, nelle menti e negli animi nutriti di libri, arti e colori. Noi li abbiamo distrutti per creare i mostri!

    Perdonatemi, membri della Mano d’Oro! Quanto avreste potuto fare, quante malattie avreste debellato, quanto ricco e prospero sarebbe divenuto il nostro regno, se avessi guardato oltre! Forse avreste realizzato armi superiori, strumenti che ci avrebbero permesso di sconfiggere qualsiasi nemico meglio dei demoni stessi!

    Appuntai ogni pensiero nei libri bianchi che avevo conservato nel mio rifugio, scrissi con inchiostro e sangue su pareti e mobili per salvarmi dalla follia. Sapevo che nessuno li avrebbe letti, e quando l’ultima traccia della mia esistenza sarebbe sparita, io sarei morto definitivamente. Oh, come ho inseguito l’immortalità derivante della gloria eterna!

    Le notizie degli anni successivi mi dissero che i demoni avevano bruciato tutto il continente. I superstiti erano fuggiti sulle montagne, ma erano stati stanati e sterminati. Oppure, ancora peggio, assimilati.

    Forse anche i miei messaggeri erano parte di quell’unica entità.

    I demoni scoprirono nuove terre e le distrussero, attraversarono mari e oceani guidati solo dalla sete di distruzione.

    Poi, un giorno come tutti gli altri, il mio messo non si presentò. Lo stesso valse per gli altri.

    Capii che la fine era vicina. L’Abominio ha voluto isolarmi dal mondo, mostrare i risultati del mio delirio, e solo ora mi ucciderà.

    Chi si sarebbe mai aspettato che un simile orrore si celasse nell’uomo più buono del mondo?

    Noi uomini eravamo dei pazzi. La nostra negazione era la più alta forma di paura. Ci credevamo migliori degli animali, abbiamo eretto il muro della ragione e della morale per rinnegare una furia selvaggia di cui abbiamo sempre avuto vergogna. Un mostro che sta in agguato e che attende con ansia di vedere la luce del sole per divorarci. Occasionalmente anche l’uomo più sapiente ne sente la voce, quello stimolo che spinge a sopraffare e distruggere gli altri per il puro piacere.

    Odo un verso forte e confuso, una cacofonia indecifrabile. So che è lui. Sa dove sono.

    Sento i passi. Si avvicina!

    Ma non sento paura. Non per rassegnazione, ma per comprensione.

    Solo quando sono di fronte al baratro, mentre scrivo le mie righe finali, capisco cos’è davvero accaduto: io non sono colui che ha condannato il mondo, ma colui che lo ha riportato alle sue origini. L’Abominio che ho realizzato è il vero Dio che ha ricondotto le cose al loro stato naturale. Per questo sono stato risparmiato, affinché potessi comprendere questo imperscrutabile disegno di una mente superiore. Non c’è stata nessuna distruzione, solo un’evoluzione, un’epurazione. Dovevo averlo capito fin dall’inizio, seppur inconsciamente! A-O significa Alpha e Omega, Egli è il Principio e la Fine!

    Che faccia di me ciò che vuole! In questi anni Egli avrà appreso infinite tecniche per poter potenziare i nuovi membri. Chissà cosa diventerò?

    Giungete, mio signore! Il vostro umile servitore vi attende!

    Edited by fanwriter91 - 17/3/2024, 12:30
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    Mamma mia, che roba inquietante! >.< (E ho dovuto cercarmi il significato del termine "wendigo", che non conoscevo.)
    Di solito non leggo storie horror, ma ero curiosa di vedere cos'avessi escogitato, quindi eccomi qui. Penso che tu sia stato bravo a mostrare i lati più oscuri dell'essere umano (il desiderio di dominio, la violenza, l'arroganza che sfocia in megalomania...), come anche a rappresentare il contrasto fra "mondo dell'uomo" e "mondo naturale", senza idealizzare l'una né l'altra parte. Complimenti :b:
    Per quanto riguarda lo stile, si vede che, oltre a una buona padronanza della lingua, sai gestire il ritmo della narrazione per renderlo incalzante. Ho giusto un paio di osservazioni da farti.

    CITAZIONE
    La differenza di potenza ci risultò paradossale, ma capimmo dopo ulteriori approfondimenti. La bestia interiore è una forza che reprimiamo di continuo, la ragione, con l’ausilio della morale, la incatena.

    Qui, dopo "di continuo", trovo più appropriato mettere il punto e virgola anziché la semplice virgola, affinché la pausa sia più significativa. È solo un consiglio che ti do, ovviamente non sei obbligato a seguirlo :)

    CITAZIONE
    Nel nostro regno vigeva un detto: “quando scavi in profondità, puoi trovare un mostro o un tesoro”.

    Qui dovresti mettere la lettera maiuscola dopo le virgolette.

    CITAZIONE
    Non andai a corte, che il re che mi aveva appoggiato crepasse.

    Anche in questo caso penso che il punto e virgola sia più appropriato della virgola. In effetti, quando ho letto queste frasi, ho creduto che mancasse un pezzo. Solo rileggendo il passaggio mi sono resa conto che non mancava nulla. Per rendere più chiaro il concetto, direi che mettere il punto e virgola e sostituire il punto finale con un punto esclamativo è una buona soluzione :)
    Al limite, se preferisci mantenere la virgola, potresti scrivere così:
    Non andai a corte, che il re che mi aveva appoggiato crepasse pure!

    Grazie per la condivisione e alla prossima storia (spero)! bye1
     
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    Ciao, grazie mille per la lettura! Purtroppo non posso applicare le correzioni, è già pubblicata in cartaceo :D
     
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    Sei riuscito a pubblicarla? Wow, complimenti! =)
     
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    CITAZIONE (Elizabeth Swann @ 7/3/2024, 14:00) 
    Sei riuscito a pubblicarla? Wow, complimenti! =)

    Sì, è arrivata formalmente terza (di fatto quarta) alla prima edizione del concorso "sulle ali del corvo verso l'azzurro".
     
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    fanwriter91 gentilmente, puoi aggiungere il titolo della storia nel post che la contiene, come richiesto dal Regolamento della Biblioteca? Grazie :)
     
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    Grazie per l'avviso, ho fatto!
     
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    Ciao! :D
    Eccomi qui, a leggere un'altra tua opera!
    La mia curiosità verso quest'opera era abbastanza alta, anche perché è il mio genere preferito. Quando il Fantasy si mescola con l'Horror vado fuori di testa, veramente. *_* Sono storie che mi elettrizzano, forse anche troppo! *_* Però vorrei farti un appunto: dato che sono amante del genere e anche abbastanza esperta, forse si avvicina di più a un dark horror fantasy e non solo un horror fantasy. Lasciami spiegare la mia opinione: l'horror fantasy è un fantasy con scene/vicede tipiche di un horror qualunque. Tu poi hai messo prima horror e poi fantasy. In realtà, se vuoi mantenere questa dicitura, dovresti scrivere prima fantasy e poi horror. Perché il worldbuilding e i personaggi son tipici del genere fantasy e sono loro la parte centrale della storia, quindi è ovvio che la Soria sarà prima di tutto fantasy e poi horror perché la trama in sé è un susseguirsi di scene oscure, grottesche, oscene (in senso positivo è) raccapriccianti e da brividi! Ma nonostante ciò definirlo solo horror non è comunque sufficiente. L'horror fa paura, deve fare paura, deve incutere timore, soggezione al lettore. Lo deve sconvolgere, nn lo deve far più dormire la notte, per intenderci. Non so se hai mai letto un libro di Stephen King. Se non lo hai mai fatto ti consiglio di leggere, per esempio, "Le Notti di Salem" per capire cosa è Horror e cosa è invece più Dark Horror. Il Dark Horror è sempre un horror ma più, per dirla facile, un horror più semplice e meno pauroso. Con ambientazione per lo più dark, o solo con parti di scene scure, grottesche, ma che non fanno paura al lettore, gli mettono solo un tantino di soggezione, massino lo tengono sulle spine, o gli fanno presagire presenze oscure, che possono rivelarsi o meno.
    Comunque ritorniamo alla tua opera. La tua è più dark horror, perché è macabra, tratta di temi oscuri, ma non è horror. Almeno io non mi ha spaventata mi ha solo un po' intimorita, ma nulla di che. L'horror, il puro horror deve fare paura. È la regola numero uno di questo genere, molto sopravvalutato purtroppo. Pochi scrittori riescono a padroneggiarlo. Non è un attacco che voglio farti, ma io ci tengo molto a questo genere di opere. <3 Ho iniziato ad amare la lettura e i libri grazie a questo genere qui, per farti capire meglio. <3
    Va be', ritorniamo alla tua opera. La lettura è stata davvero molto gradita in ogni suo aspetto.
    La trama è subito coinvolgente, intrigante. Molto, ma molto ricca, ricca e in un certo senso articolata. Il susseguirsi delle scene/vicende ti impedisce di fermarti perché sei inghiottito dalla curiosità di proseguire e sapere sempre altro, sempre di più. Credo sia una delle opere più coinvolgenti che sono state pubblicate qui sul forum fino a ora. Ti faccio i miei complimenti!
    Poiché tutte le parti del testo narrativo le ho trovate piuttosto bilanciate e caricate al meglio, soprattutto di emozioni, descrizioni con molti elementi particolari e super dettagliati in alcune parti. Anche i personaggi sono ben caratterizzati. Hai fatto un buon lavoro. E si vede perché è un gran bel racconto!
    Forse i dialoghi, un po' poco presenti... ma non definirei forse una pecca, forse più una tua scelta personale che non biasimo.
    Mi ha dato delle vibe (atmosfere) che mi hanno ricordato un po' le opere di Edgar Allan Poe, in particolare il romanzo "Frankestein" di Mary Shelley e alcune parti mi sembra di ricordare qualcosa di simile che ho visto nella serie di Penny Dreadful. Non so se conosci queste cose appena citate... :huh:
    Anche il lessico e lo stile narrativo mi è piaciuto molto, poiché l'ho trovato molto azzeccato.
    Ancora complimenti!
    Spero di leggere altre tue opere di questo genere qui. :)
     
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    Penna d'argento

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    Ciao!
    Grazie per i complimenti!

    E hai ragione, la storia è stata inviata a un concorso di scrittura "fantasy". Come stile mi sono ispirato a Lovecraft, ma lui si è ispirato ad Allan Poe, quindi il collegamento è evidente.

    Ciao e grazie ancora!
     
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    Mio dio... è inquietante... mi ha accapponato la pelle. è orribile ciò che il Re ha spinto a fare agli alchimisti... e quello che hanno fatto agli orfani... mio dio. Sono senza parole. Però mi piace il significato di fondo che hai voluto comunicare: i più puri possono essere i più spietati dei mostri, anche se sotto c'è sempre una visione più grande. Sembra quasi di vedere Light di Death Note: una persona intelligente e con una forte morale e senso di giustizia, ma con un goccio di potere distorto lo rende il più mostruoso dei cattivi. Complimenti!

    CITAZIONE
    Così come il mentore, o più mentori, insegnano a un allievo, e questi, se dotato, sviluppa una propria sapienza.

    Questa cosa mi ricorda tanto l'antica Grecia e il passaggio all'età adulta dei ragazzi: il mentore che svezzava sessualmente l'allievo per renderlo uomo e donargli la saggezza (non so con che nesso, ma essendo qualcosa di fisico anche nel tuo caso me lo ha ricordato)
     
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    La storia è davvero incalzante e macabra, molto macabra, mi ha tenuto col fiato sospeso fino alla fine.
    Hai toccato dei temi molto interessanti a livello etico e morale. Particolarmente originale la tua idea che, in questo racconto, i mostri più terrificanti nascano dalle persone più pure in vita. Hai nominato l'alchimia e, quindi, come non pensare a "Full Metal Alchemist"?
    La verità, le chimere... Il mago invece che attende l'Abominio, rassegnandosi al suo destino, mi ha invece ricordato Renfield con Dracula.
    Complimenti e alla prossima!
     
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    Grazie, ciao!
     
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    fanwriter91

    Alla fine questa sembrava davvero la storia di Lovecraft, per la precisione Il prete malvagio. Ma a parte questo vediamo come il protagonista, oltre ad aver distrutto il mondo è stato consumato dal fanatismo e dalla follia.
     
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    ~E adesso cercate di sognare, solo chi sogna può volare~

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    Il finale mi ha fatto davvero venire i brividi😱hai tratteggiato magnificamente una storia di rovina e distruzione e sei riuscito a intrigare me,che in genere non amo queste cose. Mi è sembrato di leggere Frankenstein,e i sentimenti malvagi delle creature sono così realistici che sembrano vere! Mano d'oro e Cuore d'oro mi sono sembrati gli unici dettagli"illuministici". E con il finale hai dato proprio il colpo di grazia. Complimenti davvero,hai meritato davvero la tua pubblicazione😄❤

    Edited by ~Sweet Dreamer~ - 11/5/2024, 18:10
     
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    Penna d'argento

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    Wow, grazie davvero! Sono felice che ti sia piaciuto tanto!
     
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