His Hands (sequel)

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    Ebbene sì, la mia fanfiction su Will ed Elizabeth “His Hands” ha un seguito! Ve lo propongo stasera.
    Purtroppo, si tratta di una fanfiction meno accessibile rispetto a quella che la precede, perciò la posso consigliare solo a chi ha ben presente la saga di “Pirati dei Caraibi” e i suoi personaggi. Spero che qualche utente del forum vorrà leggerla, visto che qui dentro Elizabeth Swann e Will Turner non sono esattamente degli sconosciuti… :D



    His Hands

    (sequel)

    tzWgApH


    OPERA DI RIFERIMENTO: “Pirati dei Caraibi”
    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale con elementi fantasy
    NOTE AGGIUNTIVE: Canon-Fic
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: “Pirati dei Caraibi” e i suoi personaggi non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Walt Disney Company. Questa fanfiction non è stata realizzata a scopo di profitto, ma solo per il piacere di scriverla e di condividerla gratuitamente.


    Sinossi

    Il suo migliore amico d’infanzia, il suo amato, colui che un giorno o l’altro potrebbe diventare suo marito: Elizabeth è legata a lui, Will Turner, nonostante senta di averlo ingiustamente tradito. E in un intreccio di ricordi, rimpianti e speranze, ancora una volta sono quelle ruvide «mani da fabbro» a far da filo conduttore alle sue riflessioni…




    Ogniqualvolta Elizabeth ripensava al periodo del suo fidanzamento con Will, la assalivano ondate di nostalgia così forti che le faceva male il cuore. Capiva come dovesse essersi sentito Davy Jones… Era una tortura sapere che i giorni dell’amore spensierato erano finiti, che l’incanto si era rotto, che niente sarebbe potuto tornare come prima. E se all’inizio lei si era illusa che le cose si sarebbero risolte dopo il salvataggio di Jack, ormai doveva accettare la realtà: si era trattato di un pio desiderio e non c’era alcuna garanzia che si avverasse.

    Tutto ciò che Elizabeth aveva provato era stato un sollievo temporaneo alla vista dell’eccentrico Capitano pirata, il quale sembrava vivo e vegeto, parlava e gesticolava come sempre. Pochi istanti dopo, quando lui le aveva rinfacciato le sue colpe, Will si era voltato a guardarla e perciò non si era più sentita sollevata, bensì vergognosa.

    Era sicurissima che il suo fidanzato avesse intuito la verità. L’avrebbe odiata per il gesto omicida di cui si era macchiata, oppure sarebbe stato comprensivo? Le tornò in mente un sogno che aveva fatto spesso negli ultimi tempi, in cui riviveva il breve periodo trascorso in carcere e c’era lui che andava a trovarla. Talvolta il sogno era un’esatta replica di come si erano svolte le cose in realtà: Will si precipitava da lei e cercava le sue mani, infilando le proprie negli spazi liberi fra le sbarre per intrecciare le dita con le sue. Le permetteva di accarezzargli il viso, le sorrideva e diceva che intendeva sposarla. Altre volte, invece, tutto era diverso e lui si limitava a fissarla, mantenendo le distanze, un’espressione ferita negli occhi. Non le rivolgeva la parola né la toccava, sordo alle sue grida imploranti. Lei gli urlava di perdonarla, di aiutarla a uscire dalla prigione, ma Will non reagiva e se ne andava via.

    Benché Elizabeth sapesse che l’uomo che amava non sarebbe mai stato così crudele da abbandonarla nelle grinfie di Beckett, si svegliava da quel sogno con un’intensa sensazione di inquietudine. E se la riconciliazione con Will fosse stata impossibile? Se non fossero mai più riusciti a riavvicinarsi? La felicità dei tempi di Port Royal non era che un ricordo, e lei non si sentiva più la stessa donna di allora…

    Un leggero rumore di passi attirò la sua attenzione. Non si voltò nemmeno: era certa che fosse Will. Prevedeva che avrebbero avuto una discussione, ma temeva di non essere pronta ad affrontarla, sebbene fosse consapevole di non poter scappare per sempre.

    La conversazione fu strana. Will non parlò molto a voce, forse perché i suoi occhi parlavano già a sufficienza. Era deluso e risentito dal comportamento di Elizabeth – non tanto, però, dal gesto in sé d’ingannare Jack condannandolo a morte certa, quanto dalla decisione di non confessare a nessuno la verità. Nemmeno a colui che le aveva donato il proprio cuore e avrebbe dovuto sposarla, il quale si era ritrovato, impotente e sconvolto, ad assistere al bacio del tradimento senza sospettarne le vere implicazioni.

    Elizabeth, dal canto suo, non provò neppure a discolparsi più di tanto. Accennò a come si fosse sentita, giustificò la sua azione dicendo che non aveva avuto alternative… e basta. Quando Will le chiese come potesse fidarsi ancora di lei, dato che compiva le sue scelte da sola, non trovò di meglio che rispondergli: «Non puoi?» E nonostante la lieve intonazione interrogativa, lei per prima seppe di aver fatto un’affermazione, più che una domanda. Poi si allontanò in gran fretta e lasciò Will da solo.

    Raggiunto il ponte della Perla, si fermò a poca distanza dall’albero maestro. Non prestò attenzione a Barbossa e Jack, i quali non smettevano di battibeccare su chi dovesse essere il Capitano della nave… Era troppo presa dai suoi pensieri.

    Incrociò le braccia sul petto e fece scorrere le dita lungo le spalle, nel punto esatto in cui Will l’aveva afferrata. La stretta non era stata eccessiva, anche perché lui non aveva intenzione di causarle dolore: voleva solo impedirle di scappare, di evitarlo di nuovo. Alla fine, però, si era rassegnato a vederla andar via. Eppure quel tocco sembrava permanere addosso a lei, come se Will avesse impresso un segno invisibile e indelebile, che non faceva male ma le provocava le farfalle nello stomaco. Se chiudeva gli occhi, le pareva di sentire le mani di lui su di sé. Sospirò. Quelle erano le mani del suo migliore amico, del suo amato, di colui che aveva sperato diventasse suo marito, un giorno o l’altro. Ed erano le mani del suo insegnante di scherma. Non poté fare a meno di perdersi nel ricordo della sua prima lezione, risalente a più di un anno addietro…

    Quella notte, protetta dall’oscurità, lei si era presentata alla fucina accompagnata da Estrella, con indosso abiti maschili sottratti dall’armadio di suo padre. Will, malgrado non nascondesse la propria preoccupazione per il sotterfugio architettato da tutti e tre, aveva accolto con un sorriso entrambe le giovani donne, invitandole a entrare. Poi aveva mostrato a Elizabeth la spada a lei riservata per gli allenamenti: una lama sottile, con l’elsa disadorna, più anonima rispetto a tante altre fabbricate da lui in quegli anni.

    «È leggera, dovrebbe andar bene per qualcuno della tua altezza e del tuo peso» le aveva detto. «L’ho usata le prime volte in cui mi esercitavo, parecchio tempo fa.»

    Elizabeth era rimasta sorpresa. «Altezza e peso? Contano anche questi fattori?»

    «Certamente.»

    Lei aveva arrotolato le maniche della camicia che indossava, pronta a prendere confidenza con lo strumento che avrebbe cambiato molte delle sue giornate. Non vedeva l’ora di imparare qualche tattica segreta. «Possiamo già cominciare?»

    Will aveva annuito. «Passo per passo. Partiamo dai fondamenti: fammi vedere come impugni la spada.»

    Elizabeth aveva afferrato l’arma che lui le porgeva. Serrando la mano intorno all’elsa, si era sforzata di tenerla in modo saldo.

    Will era intervenuto subito per correggerla. «Troppo rigida, Elizabeth. Non c’è bisogno di stringere tanto, o finirai per farti male durante il combattimento. Non stai reggendo un bastone pesante, devi imparare a pensare alla spada quasi come a una tua estensione. Rilassa le dita, ammorbidisci la stretta.»

    Lei aveva provato ad allentare la presa. «Così?»

    «Già meglio.» Will le si era avvicinato di più e aveva circondato la sua mano destra con la propria, tenendole il braccio fermo con la sinistra. «Ancora un po’ più morbida» aveva mormorato, mentre spostava appena il suo dito indice. «Ecco, adesso va bene.»

    Lei aveva deglutito, senza riuscire a ignorare il calore che le inondava il volto. Avere Will così vicino le faceva sempre un certo effetto, nonostante i baci condivisi con lui in quei mesi. Poteva percepire il suo odore e la solidità della sua presenza accanto a lei; la sua voce, bassa ma vibrante, le solleticava l’orecchio. Si chiedeva se lui fosse consapevole di quanto la influenzasse una situazione simile…

    «Elizabeth?» Will le aveva dato una leggera stretta al braccio. «Sembri assente, che succede?»

    «Ti chiedo scusa, mi sono distratta un attimo… Dicevi?»

    «Ho detto che adesso va bene. La tua presa.»

    «Sì, capisco.»

    Dal suo angolino Estrella aveva tossicchiato, ricordando la sua presenza ai due innamorati. Una sorridente Elizabeth aveva preso nota fra sé di scegliere un momento diverso per andare da Will la prossima volta, in modo tale da mandare la cameriera in giro per Port Royal. Voleva bene a Estrella e capiva perché avesse voluto farle da accompagnatrice, ma preferiva di gran lunga rimanere sola col fidanzato.

    Lui non si era lasciato distrarre. «Prova ad agitare la spada» le aveva detto, facendo diversi passi indietro per darle spazio. «Piano, mi raccomando.»

    Elizabeth aveva obbedito. Nel vedere Will prendere una spada per sé, si era emozionata: finalmente sarebbe cominciato il duello!

    «Adesso cerca di seguire le mie mosse. Prima ti mostrerò come attaccare, dopo dovrai provare a difenderti da me. Rallenterò il ritmo, affinché tu possa vedere bene quello che faccio.»

    «D’accordo» aveva annuito Elizabeth. E così, da quella sera, si era impegnata al massimo per imitare i vari movimenti di Will.

    Lui si era dimostrato un insegnante nato: attento, sollecito, paziente. Sembrava quasi che per tutta la vita non avesse fatto altro che dare lezioni di scherma. Era nel suo elemento quando ricopriva il ruolo di istruttore, benché l’idea di avere un’allieva non fosse stata sua.

    Ogni tanto si preoccupava per l’aspetto delle mani di Elizabeth, poiché sul palmo o sulle dita spuntavano delle vesciche e lui non voleva che quella carnagione delicata si rovinasse. Lei, al contrario, ci rideva su. Malgrado avesse sempre tenuto alla bellezza delle proprie mani, si era resa conto molto presto che una pelle vellutata e senza imperfezioni era incompatibile con l’arte del combattimento con la spada. D’altra parte, su uno dei palmi c’era già una cicatrice, per quanto sbiadita, ed era probabile che fosse destinata a rimanere. Un paio di calli non avrebbero aggravato la situazione più di tanto.

    Per sé stesso Will non aveva crucci di quel genere. Era così avvezzo a maneggiare lame che non gli restava alcun segno dopo gli allenamenti – e, anche se fosse rimasto, non avrebbe attirato l’attenzione. Calli e vesciche non erano una novità per lui, senza contare che in passato si era procurato delle bruciature e persino rotto un paio di dita. Spesso Elizabeth aveva pensato che le mani di Will potessero fare qualunque cosa, dalla più semplice alla più complicata, però non glielo aveva mai detto: prima di pronunciarsi voleva scoprire quali e quanti gesti avrebbero compiuto nel loro letto nuziale. Ciò non le aveva impedito di considerarle un punto di riferimento, poiché rendevano naturale affidarsi a Will, a prescindere dalla prospettiva di averlo come marito.

    Erano la guida ideale, quelle mani. Oltre a mostrare a Elizabeth le tattiche giuste per diventare una brava spadaccina, curavano qualsiasi piccola ferita da lei riportata nel processo. Durante le lezioni conoscevano solo la durezza del combattimento, tanto che far mollare la spada a Will era un’impresa… ma ecco che divenivano gentili, quasi tenere, quand’era necessaria una piccola medicazione.

    Erano mani altrettanto capaci di lenire i dolori dell’anima, Elizabeth lo sapeva per esperienza. Non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui era scoppiata a piangere per la frustrazione, perché non riusciva a padroneggiare una tecnica di disarmo, e Will l’aveva lasciata sfogare per poi prenderla tra le braccia, accarezzarle i capelli e asciugarle le lacrime con un fazzoletto. Era rimasto in silenzio, consolandola solo con la sua vicinanza, finché lei non si era scusata per essersi comportata come una ragazzina capricciosa, abituata a ottenere tutto e subito, e lui le aveva confessato che, a suo tempo, si era dovuto esercitare per mesi prima di impadronirsi di quella tecnica.

    Rivivendo nella mente la dolcezza di quell’abbraccio, Elizabeth si sentì molto sola. Ma era stanca di autocompiangersi, perciò tentò di distrarsi pensando ad altro. Si affacciò al parapetto della Perla e scrutò le onde. Il mare era calmo, immobile, senza ombre di minaccia. Niente sembrava suggerire che la nave si trovasse nel regno dei morti. Forse qualcosa sarebbe cambiato dopo il calar della notte?

    In effetti, quando arrivò il buio, l’atmosfera divenne spettrale. Faceva più freddo, l’aria si era raggelata e brandelli di nebbia aleggiavano intorno ai fianchi della nave. Come se non bastasse, lamenti angosciati iniziarono a risuonare in lontananza, mentre fra le onde facevano capolino sagome evanescenti. Erano anime di esseri umani, perse nel loro dolore, condannate alla solitudine eterna. Elizabeth rabbrividì: era questo il destino al quale si andava incontro con la morte?

    Credeva che la cosa più inquietante del viaggio – che prima o poi doveva terminare, o almeno questa era la sua speranza – sarebbe stata la vista di quelle povere anime, però si sbagliava. Non era preparata per assistere alla scena che poco dopo si presentò ai suoi occhi: suo padre seduto su una barca, che le parlava, la guardava e pareva in carne e ossa, identico a come era stato in vita, ma era morto. Perduto.

    Elizabeth lo chiamò a gran voce, si sbracciò per farlo salire sulla nave, lo implorò di afferrare una cima. Suo padre, invece, si limitò a dichiararsi fiero di lei e permise alla corrente di portarlo via, insieme con altre barche, altre persone, altre anime…

    Se tutto fosse dipeso dalle sue sole forze e dalla sua volontà, Elizabeth lo avrebbe raggiunto subito. Tanti anni prima aveva perso sua madre; certo non era disposta a perdere anche lui! Qualsiasi azione potesse scongiurare la loro separazione sarebbe stata messa in atto… perfino scendere dalla Perla! Udì una voce – Tia Dalma? – urlare che lei non doveva lasciare la nave e, nonostante il tono suonasse allarmato, corse comunque verso il parapetto, si aggrappò al sartiame… soltanto per essere bloccata da un paio di mani vigorose che la riportarono giù.

    «Elizabeth!»

    Era Will che cercava di calmarla. Lei gridò e si divincolò: non poteva abbandonare suo padre…

    «Elizabeth» ripeté Will, attirandola a sé. Non c’era bisogno di guardarlo in volto per capire cosa intendesse dire: “Mi dispiace tanto, non puoi seguire tuo padre, devi lasciarlo andare”. Le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance, mentre lei smetteva di dimenarsi, ormai conscia che combattere sarebbe stato inutile, seppure ancora restìa ad accettare questa crudele realtà.

    «C’è una speranza?» chiese Will, grave.

    A rispondergli fu Tia Dalma: «Ormai è in pace.»

    Scese un silenzio cupo. Lui strinse a sé Elizabeth, che piangeva piano, il viso premuto contro la base del suo collo. Il dolore di quel terribile frangente li avvicinò come non succedeva più da troppo tempo: quella notte lei riuscì a riposare serena, accoccolata accanto al suo corpo caldo e solido. Dormire insieme per la prima volta su una nave pirata, lontano dal mondo dei viventi, senza essersi uniti in matrimonio e con tutti i vestiti addosso era l’antitesi di ciò che aveva immaginato prima che Beckett arrivasse a distruggere le loro vite, ma non le importò. La sofferenza del lutto aveva spazzato via qualsiasi sentimento esulasse dalla voglia di vendetta.

    Le infelici circostanze ebbero un unico risvolto positivo. La mattina dopo la scoperta della morte del padre, Elizabeth non poté fare a meno di sperare che Will l’avesse perdonata – e così riuscì a consolarsi un po’. Purtroppo, il destino sembrava cospirare contro di lei. Al ritorno nel mondo dei vivi divenne chiaro che non ci sarebbe stato un vero riavvicinamento: Will aveva deciso di ammutinarsi, per servirsi della Perla allo scopo di liberare Bill Turner dalla schiavitù dell’Olandese. Si era addirittura alleato con Sao Feng e non aveva confessato a nessuno quel segreto.

    «È la sola ragione per cui ho intrapreso questo viaggio» rivelò a un certo punto, alludendo all’avventuroso soggiorno nel regno dei morti.

    Elizabeth sentì una rabbia incontrollabile pervaderla da capo a piedi. Come aveva potuto Will arrivare a tanto? E senza raccontarle nulla, per di più! Lui stesso le aveva rimproverato di fare le sue scelte da sola, appena il giorno prima!

    «Perché non mi hai detto del tuo piano?» sbottò, raggiungendolo a passo svelto. Cercò d’incontrare i suoi occhi – di leggergli dentro, come aveva già fatto tante volte in passato.

    La risposta di lui la lasciò ammutolita: «Era il mio peso da portare.» Non la guardò nemmeno mentre pronunciava quelle parole, nonostante fossero molto vicini; le lanciò a stento un’occhiata veloce.

    Una situazione del genere non poteva che approfondire la spaccatura tra loro. E non era finita: ben presto si ritrovarono entrambi ammanettati, poiché Sao Feng aveva ingannato Will ed era stato a sua volta ingannato dagli uomini di Beckett. Ormai i pirati erano spacciati.

    Elizabeth non riusciva a pensare ad altro che al voltafaccia del suo promesso sposo, che li aveva appena condannati tutti. Sapeva che lui aveva nobili fini e non si era aspettato il tradimento di Sao Feng, ma era arrabbiata lo stesso. Will avrebbe dovuto confidarsi con lei! Come sarebbero usciti da quel guaio – sempre che uscirne fosse possibile?

    Fu Barbossa a prendere in mano la situazione. Avvicinò Sao Feng e riuscì a convincerlo a rivoltarsi contro Beckett, poiché i pirati avevano ancora un asso nella manica. Sao Feng accettò di tornare dalla loro parte, ma in cambio volle qualcosa… anzi, qualcuno.

    «La ragazza!» disse, gli occhi fissi su Elizabeth.

    «Cosa?» esclamò lei, colta alla sprovvista.

    Barbossa non parve favorevole all’idea e Will si oppose. Pur concordando con loro, Elizabeth capì che non c’erano alternative: doveva accettare di andare con Sao Feng, altrimenti non sarebbe stato possibile riunire i pirati in consiglio e fronteggiare tutti uniti la minaccia di Beckett.

    «Andata» sentenziò.

    «Cosa?» Fu il turno di Will di rimanere sconcertato. «Non è andata!»

    In altre circostanze, Elizabeth avrebbe provato un certo divertimento nel vederlo esternare quegli istinti protettivi; forse ne sarebbe stata perfino toccata, ma non questa volta. Non aveva bisogno che Will si esponesse per lei – né, a maggior ragione, che prendesse decisioni al posto suo. A onor del vero non l’aveva mai fatto prima: non era il tipo di uomo che s’imponeva sugli altri, men che meno sulla donna di cui era innamorato. Aveva sempre anteposto i desideri di lei ai propri. Se Elizabeth avesse ripensato a questo aspetto della loro relazione, avrebbe utilizzato un tono meno veemente. Invece, essendo preda delle emozioni negative, ribatté: «Ci hai cacciati in questo pasticcio, se serve ad uscirne è andata!»

    Will provò a insistere. Elizabeth lo respinse con un colpo sul petto, per ribadire la propria posizione. Non aveva intenzione di essere violenta ed era sicura di non avergli fatto male, ma avvertiva l’esigenza di allontanarsi, di prendere le distanze da lui.

    Fu nella cabina di Sao Feng che ebbe dei dubbi sul proprio comportamento. La rabbia era evaporata e un nuovo senso di apprensione la stava invadendo. Non era un’ingenua, riconosceva la lussuria degli uomini. L’aveva vista negli occhi di alcuni pirati della Perla, quando c’era ancora il vecchio equipaggio, e non molto tempo dopo nello sguardo di Jack. Solo che nessun membro della ciurma di Barbossa era andato oltre qualche occhiata lasciva, poiché il Capitano non l’avrebbe permesso: all’epoca era tutto concentrato sullo scioglimento della maledizione dell’oro azteco. Quanto a Jack, malgrado fosse un imbroglione e un manipolatore, era al di sopra di certe bestialità. Non avrebbe fatto nulla a Elizabeth senza il suo consenso, non se si trattava di questioni così delicate e intime. Infine, c’era Will: non era estraneo alla lussuria, ma cosa mai si poteva dire contro un uomo che insisteva ad aspettare il matrimonio per avere rapporti carnali con una donna?

    Sao Feng era di un’altra pasta. Elizabeth se n’era accorta, eppure contava di tenerlo a bada fino all’arrivo alla Baia dei Relitti, l’indomani. E chissà, magari lui non avrebbe oltrepassato determinati confini, magari avrebbe dimostrato di avere un po’ d’onore. Era pur sempre uno dei cosiddetti “pirati nobili”.

    Nell’istante in cui le si avventò contro per baciarla, lei realizzò quanto fosse stata imprudente. Aveva acconsentito a seguire quell’uomo con la speranza di evitare il peggio, ma…

    Cercò di mordergli le labbra e lo spinse via. Era disgustata e spaventata insieme. Se si fosse azzardato a farle qualcos’altro, lei non avrebbe potuto sopportare le conseguenze… Con quali armi si sarebbe difesa? Si salvò per un mero colpo di fortuna: il destino volle che le forze di Beckett e Jones attaccassero la nave, provocando un’esplosione che fu fatale per Sao Feng.

    Poiché non venne colpita, Elizabeth fu catturata insieme con altri pirati di Singapore. Prima di spirare, Sao Feng la chiamò a sé per nominarla Capitano e le chiese perdono, ma lei era troppo sconvolta dalla sequela di eventi accaduti per manifestare una reazione diversa dalla sorpresa. Soltanto alla Baia dei Relitti, dopo aver partecipato alla riunione serale dei pirati, ebbe occasione di rifletterci su.

    Doveva ringraziare la sua buona sorte per quello che era successo. Non solo aveva salvato la pelle, era perfino diventata Capitano di una nave e riuscita a sfuggire alle grinfie di Sao Feng. Non c’erano dubbi, quell’individuo non si sarebbe fatto scrupoli a prenderla con la forza – lei, come qualsiasi altra donna da cui fosse attratto. Un brivido gelido la scosse, mentre ripensava al suo sguardo bramoso, alle sue labbra fameliche, alle sue lunghe mani dalle unghie enormi e sporgenti, incurvate verso l’interno, macchiate di sporcizia.

    Aveva detestato quelle mani, le avevano suscitato ribrezzo sin dal breve soggiorno a Singapore. L’aspetto sembrava riflettere l’interiorità di Sao Feng stesso. Elizabeth non avrebbe dimenticato il modo in cui l’avevano afferrata per le spalle, stringendola nel tentativo di bloccarla, mentre lui provava a infilarle la lingua in bocca. E d’improvviso, con gli occhi della mente, le parve di vedere altre mani: non brutte come quelle del pirata che aveva cercato d’imporsi su di lei, ma nemmeno belle, almeno secondo i canoni tradizionali di bellezza… Mani segnate dal lavoro e dalla fatica, che negli anni si erano scottate, ferite, indolenzite, a causa dei giorni trascorsi a utilizzare il martello, ad azionare il mantice, a reggere le pinze. Mani che, tuttavia, non si sarebbero mai permesse di mancare di rispetto a una donna, men che meno di tenerla ferma per usarle violenza, nonostante la forza che aveva nei muscoli il loro proprietario. Mani capaci di modellare metalli e brandire armi, ma al tempo stesso di asciugare lacrime, regalare carezze, offrire sostegno. Mani di un brav’uomo. Mani di un artigiano che era anche uno spadaccino, un pirata dal cuore d’oro, un innamorato.

    “Oh, Will” pensò Elizabeth. “Dove sei? Perché non sei qui con me?”

    Si sentiva così sola, sebbene avesse decine di bucanieri ai suoi ordini. Suo padre era stato assassinato, per colpa di Beckett e della sete di potere che lo animava dall’arrivo a Port Royal; quella perdita le lacerava l’anima, ma l’assenza di Will la rendeva ancora più dolorosa. Forse ormai era perduto anche lui… Del resto, Bill Turner era stato molto chiaro. «Se Will salva me, perderà te» aveva detto a Elizabeth, la voce cavernosa che, unita all’aspetto logoro e trascurato, suonava tetra e inquietante.

    A dirla tutta, le sembianze di quell’uomo potevano a stento definirsi umane: gli anni trascorsi sull’Olandese Volante l’avevano cambiato, ed era ricoperto di flora e fauna oceaniche. Elizabeth non era quel che si dice una persona paurosa, ma forse aveva visto troppe stranezze e affrontato troppe avversità in poco tempo, perché di notte ebbe degli incubi molto vividi. Dapprima sognò suo padre, che perdeva sangue dalla bocca e le ripeteva di essere morto; poi James Norrington che veniva ucciso, il cadavere che si trasformava in un sogghignante Lord Beckett, il quale estraeva una pistola dalla cintura e la puntava contro di lei. Infine, il sogno cambiò per la terza volta: era di nuovo rinchiusa in cella, ma non a Port Royal, bensì a bordo dell’Olandese. Apparve Will, che la raggiunse e cercò le sue mani, la guardò con amore, sussurrò il suo nome. Elizabeth sorrise e gli toccò una guancia. Era così sollevata che fosse vivo, che stesse bene e si trovasse proprio lì accanto a lei!

    «Will» mormorò, sfiorandogli i capelli. Riuscì a infilare l’altra mano fra le sbarre e la appoggiò sul suo petto, sentendo quel suono rassicurante che era il battito del suo cuore. In quell’istante, ecco che “Sputafuoco” Bill Turner emerse dall’oscurità alle spalle del figlio, iniziò a chiamarlo e lo esortò ad allontanarsi da Elizabeth. L’espressione di Will cambiò, le sopracciglia si aggrottarono, la bocca assunse una piega scontenta.

    «Tu mi hai respinto» disse a Elizabeth. «Ne hai abbastanza di trattare con i pirati, vero?»

    Lei trasalì. «No, ascolta…» cominciò, ma non riuscì a finire la frase: la nave fu colpita da un’esplosione che fece crollare le pareti. Elizabeth urlò, mentre Will veniva scaraventato via. Urlò di nuovo, si dimenò e afferrò le sbarre – che, stranamente, erano rimaste al loro posto – per scuoterle con forza. Il corpo di Will era sepolto per metà sotto le macerie e non si muoveva. Elizabeth udì la voce roca di Sputafuoco risuonare in lontananza, ripetendo come un mantra: «L’Olandese deve avere un Capitano…»

    «No!» gridò, svegliandosi di soprassalto. Il sudore le colava lungo la fronte e il cuore le batteva così forte da sembrare un tamburo impazzito. Si asciugò il viso con il dorso della mano. Un’angoscia soffocante le serrava la gola e le appesantiva le membra.

    Era stata davvero una sciocca, pensò, ad arrabbiarsi tanto con Will. Sì, lui le aveva nascosto i propri piani, ma che importava ormai? Alla luce di ciò che era accaduto da quando si erano separati, nonché della concreta eventualità che gli succedesse qualcosa di brutto, quel segreto non contava più. Ah, se fossero riusciti a ricongiungersi! Allora lei avrebbe potuto dirgli quanto le dispiacesse averlo trattato male. Will non meritava la sua rabbia: se aveva commesso un errore, era solo per amore di quel padre che anelava di salvare. Se si fosse trovata nella medesima situazione, chi le garantiva che avrebbe scelto di comportarsi diversamente da lui?

    Seppe con certezza che non voleva perdere Will, che avrebbe lottato fino in fondo affinché tornasse a starle accanto – sempre che lui la amasse ancora. Era convinta di sì, ma un piccolo dubbio aveva preso forma nel suo animo: poteva aver scelto di rinunciare al loro legame per mantenere la promessa fatta al padre, accettando di prendere il posto di Jones…

    Nell’agitazione del momento, Elizabeth dimenticò la presenza di una persona capace di sfruttare a proprio vantaggio qualsiasi occasione. Questa persona aveva i propri disegni – e fu la mattina seguente, durante un inaspettato colloquio con Beckett, che essi vennero in parte svelati.

    «Tu avevi un accordo con me, Jack, di consegnarmi i pirati» affermò Beckett, serafico. «E così è stato.»

    Jack Sparrow parve a disagio e arricciò il labbro superiore. Elizabeth si preoccupò, ma ripensò allo sguardo scambiato dal Capitano con Will – in piedi accanto a Beckett, serio e risoluto, con la mano stretta intorno al fodero del coltello – e provò una sensazione di sicurezza. Sì, Jack aveva i suoi disegni. Lui e Will erano a conoscenza di qualcosa che tutti ignoravano, Beckett compreso. Avevano fatto un patto in segreto. Decise che anche lei avrebbe dato un contributo. Se Jack, contrariamente alle apparenze, voleva salire sull’Olandese, lo avrebbe aiutato a raggiungere questo scopo.

    Propose quindi uno scambio: Will al posto di Jack. Pur con qualche difficoltà, la proposta fu accolta. Quando Will si posizionò al suo fianco, le venne spontaneo lanciargli un’occhiata. Si sbagliava, o l’accenno di un sorriso gli aveva appena rischiarato il volto? Una fiammata di speranza le scaldò il cuore.

    Non era facile descrivere cosa significasse per lei quella sorta di ricongiungimento. Si fidava di lui più che di chiunque altro, al di là delle incomprensioni. Sapeva che sarebbe stato il primo a spalleggiarla nella lotta contro gli uomini di Beckett, nonché l’ultimo ad abbandonare il campo di battaglia. Nel momento in cui raggiunsero la scialuppa, per tornare sulla Perla insieme con Barbossa, sentì la mano di lui posarsi sulla sua e assaporò con gioia quel contatto. Fu un semplice tocco, eppure bastò a comunicare ciò che andava detto: “Sono qui con te, non ti lascerò.”

    Strinse la mano di Will in risposta, per fargli capire che ricambiava in pieno quella sollecitudine, quella tacita promessa di rimanere uniti… quell’amore. Si guardarono per un istante – un solo istante, che parve infinito – ed Elizabeth intuì che avevano dato vita a un nuovo inizio. In silenzio, le loro dita si separarono per afferrare i remi, ma il tempo degli allontanamenti era finito. Arrivati a destinazione, lasciarono che Barbossa salisse per primo sulla nave e si trattennero sulla scialuppa.

    «Jack ha un piano, non è vero?» chiese Elizabeth senza preamboli. «Vuole uccidere Jones?»

    Will annuì. «Diciamo che abbiamo un accordo.»

    A lei sfuggì un sorriso. «Pirati» commentò.

    Anche Will sorrise, ma divenne subito serio. «Sei decisa a combattere contro Beckett» disse, mettendo giù un remo.

    «Dobbiamo tentare» rispose Elizabeth. «Nel frattempo, suppongo che Jack avrà la sua opportunità.»

    «Me lo auguro. Andiamo?»

    Stavolta fu Elizabeth ad annuire. «Sì.»

    Will salì per primo, poi si girò per aiutarla. Avrebbe potuto farcela da sola ed era sicura che lui lo sapesse, però non rifiutò la mano che le tendeva. Non le era mai piaciuta l’idea di essere protetta, né sostenuta quando era in grado di cavarsela da sé… ma, se c’era qualcuno a cui permetteva di prendersi quelle libertà di tanto in tanto, era l’uomo che amava. Ne riconosceva gli istinti protettivi e la tendenza a essere cavalleresco, così come lui riconosceva la sua forza d’animo e la sua indipendenza, malgrado non fossero tratti molto comuni in una donna, specie se aristocratica e cresciuta in mezzo agli agi. Avevano sempre cercato di venirsi incontro a vicenda, soprattutto dopo essersi fidanzati, e ciascuno dei due aveva provato ad accontentare un po’ l’altro. Elizabeth doveva ammettere che era confortante stare sotto l’ala protettiva di Will: perfino lei, talvolta, aveva bisogno di “deporre le armi”. E poteva mostrargli le sue fragilità, perché lui l’avrebbe confortata e ricoperta di attenzioni, senza per questo soffocarla.

    Accettò dunque l’aiuto che le veniva offerto e percepì la familiare ruvidezza della mano di Will. Era ignara che, nel pomeriggio di quello stesso giorno, si sarebbe trovata a compiere un gesto molto simile, nel fragore di una folle battaglia e sotto una pioggia torrenziale… ma la cosa più assurda fu che lei e Will, proprio in quello scenario apocalittico, terminarono lo scambio dei loro voti matrimoniali!

    «Elizabeth… vuoi sposarmi?» le chiese lui, dopo che insieme ebbero trafitto con le spade uno dei mostruosi uomini-pesce dell’equipaggio di Davy Jones. Lei rimase a bocca aperta: sposarsi in mezzo a tutta quella confusione, mentre vendevano cara la pelle?! D’altronde, se fossero morti, avrebbero potuto spirare con la consapevolezza di essersi apertamente riconciliati. Era impraticabile per loro imbastire una cerimonia nuziale, ma se non altro esisteva la possibilità di far finta che si unissero in matrimonio. Ormai erano pirati… e i pirati non seguono mai del tutto le regole! Inoltre, le parole sarebbero state sincere e piene di sentimento, come se venissero pronunciate in chiesa.

    «Ti amo» disse Will, stringendo il braccio di Elizabeth durante una delle brevi pause tra un fendente e l’altro. Entrambi tornarono a gettarsi a capofitto nella battaglia, prima che lui riuscisse a rubare un’altra piccola tregua. «La mia scelta è fatta» dichiarò, i suoi occhi fissi su quelli dell’amata. «Qual è la tua?»

    Un’illuminazione improvvisa folgorò Elizabeth: c’era un modo per mettere su una cerimonia, Barbossa poteva officiare le nozze! Dato che Jack non si trovava lì con loro, era lui a rivestire il ruolo di Capitano della Perla Nera – e i Capitani avevano la facoltà di celebrare matrimoni!

    Così Elizabeth acconsentì a prendere Will come suo sposo, mentre le loro dita riuscivano a intrecciarsi per pochi istanti e i loro palmi si toccavano. Fu inevitabile dividersi per riprendere il combattimento, ma in seguito lui allungò una mano nella sua direzione; lei la afferrò e la strinse, come aveva fatto innumerevoli volte nella sua vita, in tante situazioni diverse.

    «Will Turner» gridò, al di sopra del rombo della tempesta, «vuoi tu prendermi… come tua sposa?» Will le fece fare una specie di giravolta e quindi si scambiarono gli avversari, le loro dita ancora allacciate, non disposte a separarsi, malgrado la reciproca stretta fosse diventata umida e scivolosa. Il rumore delle spade risuonava tutt’intorno, la pioggia cadeva implacabile. Pareva davvero che fosse arrivata la fine del mondo, pareva che chiunque dovesse perire in quella guerra all’ultimo sangue o sotto la furia distruttrice della dea dei mari…

    Will ed Elizabeth fecero qualcosa di simile a un mezzo giro. Forzati ad allontanarsi per tenere a bada i nemici, si ritrovarono vicini appena lei affrontò un membro della ciurma di Jones: Will la sostenne da dietro, passandole il braccio libero intorno alla vita, affinché riuscisse a rimanere più salda mentre si difendeva. Inarrestabile, Elizabeth continuò a recitare la formula del rito nuziale: «In salute e in malattia…» S’interruppe quando la sua spada si scontrò con quella dell’uomo-pesce che le stava davanti. Alle sue spalle, Will vibrò un colpo che trapassò l’addome del mostro. «… Sempre che di salute ce ne resti?!» non si trattenne dall’esclamare Elizabeth.

    Il braccio di Will le circondò la schiena. «Oh, sì!»

    Eccitati e traboccanti di gioia, riuscirono a guardarsi negli occhi. Poi si abbassarono insieme per schivare due attacchi rivolti a loro, la mano di Will ancora posata sulla schiena di lei, in un amorevole gesto di protezione. Lontano, nei pressi del timone, Barbossa urlò: «Come Capitano, io vi dichiaro…» Era in difficoltà, troppi avversari lo accerchiavano. Teneva loro testa con fierezza, ma nel frattempo non gli veniva facile concentrarsi su quanto c’era da dire. Provò con il resto del discorso, senza molto successo: «Puoi baciare…»

    Will lasciò che il busto di Elizabeth s’inclinasse, mentre la reggeva con tutta la forza del suo braccio e lei si abbandonava contro di lui, cingendogli il collo con una mano. Le labbra dei novelli sposi stavano per incontrarsi quando un soldato di Beckett tentò di colpirli. Will scattò in difesa ed Elizabeth si raddrizzò, lanciandosi all’attacco.

    «Puoi baciare…» ripeté Barbossa – e ancora fu costretto a interrompersi. I due innamorati lottarono con ardore rinnovato, per vendicarsi del torto subìto nel venir derubati del loro bacio. Si diedero le spalle, ma poi finirono per voltarsi contemporaneamente, cosicché le loro lame arrivarono a incrociarsi con un clangore metallico.

    «E baciala!» tagliò corto Barbossa in tono esasperato, prima di girarsi per fronteggiare l’ennesimo uomo-pesce. Allora Elizabeth anticipò il gesto di Will, afferrandogli una manica e attirandolo a sé. Un bacio intenso e tanto atteso poté suggellare il matrimonio.

    Tutto parve fermarsi intorno a Elizabeth: non esisteva più l’ululato della tempesta, né la minaccia nemica, perché c’erano solo lei e Will. Si sentì viva come non era stata per mesi… quasi la bocca di lui le avesse restituito più aria nei polmoni, calore nelle membra, potenza nel battito cardiaco. L’uomo che aveva sposato era la sua àncora e, al tempo stesso, la brace che accendeva il suo fuoco interiore, nonché la forgia che modellava l’acciaio dei suoi istinti e dei suoi desideri. E mentre si perdeva nell’estasi del bacio, la mano di Will era di nuovo sulla sua schiena – una mano gentile ma ferma, affidabile e sicura, che sempre sarebbe stata il suo punto di riferimento se lei ne avesse avuto bisogno.

    ~fine~

    0PCNK86



    Edited by Elizabeth Swann - 15/3/2024, 18:28
     
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    Elizabeth Swann E niente, che dire.
    Se non avessi visto i film, non avrei mai capito questa fanfiction, invece ho saputo riconoscere ogni passaggio!
    Mi sono commossa, davvero.
    La storia d'amore tra Will ed Elizabeth è qualcosa di meraviglioso ed eterno. Sono due anime collegate, non c'è altro da dire.
    Il modo in cui hai scritto questa fanfiction è davvero molto fedele all'originale e hai saputo coinvolgermi fino alla fine. La scena del matrimonio mi aveva già colpita nel film, ma non ho saputo proprio cancellare un sorriso dal mio viso mentre leggevo la tua trasportazione letteraria di quella scena!
    Semplicemente stupenda e adorabile!
    Sono molto felice di essermi lasciata motivare da te, Elizabeth, a vedere questa trilogia. Mi ero persa dei capolavori di film, ma ora è tutto apposto! :D

    Continua così! <3
     
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    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 31/7/2022, 22:50) 
    E niente, che dire.
    Se non avessi visto i film, non avrei mai capito questa fanfiction, invece ho saputo riconoscere ogni passaggio

    Posso solo immaginare quanto sia difficile leggere questa storia senza conoscere l'opera originale... Per fortuna, ormai sei una fan dei Pirati anche tu! ;)

    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 31/7/2022, 22:50) 
    Mi sono commossa, davvero.

    Wow :woot:

    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 31/7/2022, 22:50) 
    La storia d'amore tra Will ed Elizabeth è qualcosa di meraviglioso ed eterno. Sono due anime collegate, non c'è altro da dire.

    Non puoi sapere quanto sono felice di vedere che la loro storia è stata capace di conquistarti 3_3 Sarò esagerata io, ma non se ne trovano tanto facilmente di amori così!

    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 31/7/2022, 22:50) 
    Il modo in cui hai scritto questa fanfiction è davvero molto fedele all'originale e hai saputo coinvolgermi fino alla fine. La scena del matrimonio mi aveva già colpita nel film, ma non ho saputo proprio cancellare un sorriso dal mio viso mentre leggevo la tua trasportazione letteraria di quella scena!
    Semplicemente stupenda e adorabile!

    La scena del matrimonio è puro genio! Io la adoro, mi fa impazzire *_* Unisce tanti elementi: è romantica, adrenalinica, divertente, sorprendente... Insomma, davvero eccezionale! Non si poteva chiedere di più per le nozze di Elizabeth e Will.

    CITAZIONE (rosewhitexx_ @ 31/7/2022, 22:50) 
    Sono molto felice di essermi lasciata motivare da te, Elizabeth, a vedere questa trilogia. Mi ero persa dei capolavori di film, ma ora è tutto apposto! :D

    Continua così! <3

    Grazie mille! È stata una gioia introdurti a una saga così meritevole ^_^ Ricorda che, quando vuoi, nel "Salone del Fuoco" c'è un topic che ti aspetta... ;)
     
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    Devo dire che anche io mi sarei sentita delusa dal comportamento di Elizabeth, insomma la cosa poteva sembrare anche improvvisata o un'idea geniale dell'ultimo minuto, ma comunque doveva dire subito a Will che il bacio era finto, falso falsissimo. Uno così pensa subito male...
    Adoro quando descrivi di Elizabeth che si sente le mani di Will addosso, come se ormai fosse una parte di sé, della quale non può più farne a meno.
    I ricordi che Elizabeth ha del loro rapporto sembrano ancora così coinvolgenti, reali e vivdi nella sua mente. Credo che non se li scorderà mai. Quando le insegna a maneggiare la spada, che tenerezza :] :] :]
    Penso che la scena dove Elizabeth vede suo padre nella barca sia una delle più strazianti della saga ;_;
    Diciamo anche che mi hai fatto notare una cosa, un parallelismo: Elizabeth porta il peso, un senso di colpa verso Jack nell'averlo abbandonato alla morte e verso Will per non averle detto che si tratta di un malinteso, ma anche Will ne ha portato uno, quello di salvare suo padre dall'Olandese Volante...quindi i due personaggi hanno entrambi le loro sofferenze da patire...Poverini :cry: quanto li stimo e li amo!
    Quella cosa che i capitani possono celebrare i matrimoni mi è nuova, non mi è mai passato per la testa, infatti mi è risultato sempre un po' strano. Comunque quella scena è la mia preferita e credo sia anche la più bella della saga. Innamorata di loro.
    Complimenti, sempre scrivi davvero molto bene. :)
     
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    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Devo dire che anche io mi sarei sentita delusa dal comportamento di Elizabeth, insomma la cosa poteva sembrare anche improvvisata o un'idea geniale dell'ultimo minuto, ma comunque doveva dire subito a Will che il bacio era finto, falso falsissimo. Uno così pensa subito male...

    Ho molta compassione per Will quando lui assiste alla scena del bacio... Poverino :(
    Ovviamente avrei pensato male anch'io, al suo posto.

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Adoro quando descrivi di Elizabeth che si sente le mani di Will addosso, come se ormai fosse una parte di sé, della quale non può più farne a meno.

    Le mani di Will sono le vere protagoniste di questo racconto (e di quello che lo precede) :) In generale, vedo le mani come una sorta di "punto di contatto" tra i due innamorati, probabilmente perché se le toccano più di una volta nel corso della trilogia... Una delle mie scene preferite, a tal proposito, è quella ambientata nella stiva dell'Interceptor, nel primo film, quando Will si offre di bendare il palmo di Elizabeth 3_3

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    I ricordi che Elizabeth ha del loro rapporto sembrano ancora così coinvolgenti, reali e vivdi nella sua mente. Credo che non se li scorderà mai. Quando le insegna a maneggiare la spada, che tenerezza :] :] :]

    Quando ci si conosce da anni, penso che le memorie condivise diventino una parte fondamentale del rapporto ^_^ E per quanto riguarda le lezioni di scherma, avrei pagato oro per vedere nei film una scena in cui Will faceva da insegnante a Elizabeth *_* Così ho cercato di rimediare a modo mio!

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Penso che la scena dove Elizabeth vede suo padre nella barca sia una delle più strazianti della saga ;_;

    Hai ragione, concordo con te... È una scena molto triste e drammatica :cry:

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Diciamo anche che mi hai fatto notare una cosa, un parallelismo: Elizabeth porta il peso, un senso di colpa verso Jack nell'averlo abbandonato alla morte e verso Will per non averle detto che si tratta di un malinteso, ma anche Will ne ha portato uno, quello di salvare suo padre dall'Olandese Volante...quindi i due personaggi hanno entrambi le loro sofferenze da patire...Poverini :cry: quanto li stimo e li amo!

    Esatto, entrambi hanno la loro dose di sensi di colpa e stanno portando un fardello. Ciò viene approfondito ulteriormente nella mia fanfiction "Tra me e la beatitudine" (che spero di aggiornare al più presto). Hanno affrontato un momento difficile; il loro errore è stato quello di chiudersi in sé stessi, anziché confidarsi le reciproche pene e darsi conforto l'un l'altro.

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Quella cosa che i capitani possono celebrare i matrimoni mi è nuova, non mi è mai passato per la testa, infatti mi è risultato sempre un po' strano.

    Sì sì, i Capitani hanno la facoltà di celebrare matrimoni legalmente validi :) Solo che, essendo Barbossa un Capitano pirata, non credo che in questo caso si possa parlare di legalità :XD:

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Comunque quella scena è la mia preferita e credo sia anche la più bella della saga. Innamorata di loro.

    È una scena meravigliosa, sia da un punto di vista "letterale" (la cerimonia in mezzo al combattimento, Barbossa che cerca di recitare le formule di rito...), sia da un punto di vista simbolico (perché simboleggia la sintonia fra Will ed Elizabeth e la loro capacità di fare squadra) <3

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 22/8/2022, 16:15) 
    Complimenti, sempre scrivi davvero molto bene. :)

    Grazie mille per i complimenti *^^* Ti ringrazio soprattutto per essere passata a commentare; mi pare di capire che non è un periodo facile per te, quindi è davvero molto carino da parte tua trovare un po' di tempo per le mie storie :*:
     
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    Finalmente sono riuscita a recuperare il seguito! Molto bella la scelta del sequel in un contesto completamente differente dal primo, il loro allontanamento emotivo\sentimentale che poi finisce alla loro unione, un po' come nel prequel: un loro allontanamento, diciamo fisico ma vicino emotivamente per poi culminare con l'unione di entrambi fisico\emotivo (per fisico intendo che possono unirsi in matrimonio o gli è concesso toccarsi le mani senza che scatti lo scandalo).

    CITAZIONE
    Lei aveva deglutito, senza riuscire a ignorare il calore che le inondava il volto. Avere Will così vicino le faceva sempre un certo effetto, nonostante i baci condivisi con lui in quei mesi. Poteva percepire il suo odore e la solidità della sua presenza accanto a lei; la sua voce, bassa ma vibrante, le solleticava l’orecchio. Si chiedeva se lui fosse consapevole di quanto la influenzasse una situazione simile…

    Ho adorato questo passaggio, come mostri l'attrazione di Elizabeth nei confronti di Will, molto sentita!

    Mi piace tantissimo il momento in cui Will va da lei per impedirle di buttarsi in mare per salvare il padre... è proprio un toccasana e Will, va beh è perfetto. Devo dire, comunque, che il personaggio di Will ti riesce proprio benissimo. Mi piace tantissimo :wub: fai desiderare di trovare un uomo come lui!
    Mi piace anche come hai usato l'elemento delle mani e il significato che assumono nel contesto della storia! Complimenti, prenderò spunto per la mia storia ^U^
     
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    Rue Ryuzaki che bello, sei riuscita a passare 3_3 Adoro il tuo commento!

    L'amore fra Will ed Elizabeth attraversa varie fasi, ma in generale i due comunicano molto con il linguaggio del corpo... Basta osservare con attenzione :) Con la mia coppia di racconti focalizzata sulle mani di lui ripercorro gran parte della loro storia, ma in questa seconda parte emergono elementi assenti nella prima, come appunto quello dell'attrazione fisica/sessuale (anche se non lo tratto in maniera dettagliata).

    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 14/5/2023, 12:50) 
    Mi piace tantissimo il momento in cui Will va da lei per impedirle di buttarsi in mare per salvare il padre... è proprio un toccasana e Will, va beh è perfetto. Devo dire, comunque, che il personaggio di Will ti riesce proprio benissimo. Mi piace tantissimo :wub: fai desiderare di trovare un uomo come lui!

    Benvenuta nel club ^U^
    Penso che la bellezza del personaggio di Will stia principalmente nel fatto che riesco a immedesimarmi in lui e a capirlo; questo non lo rende semplicemente un uomo da desiderare :lol: ma anche una figura a me vicina, non certo irraggiungibile, che mi permette di entrare nella sua testa senza troppe difficoltà quando sento di voler scrivere una storia che lo riguarda.
    Ovviamente qui seguo la prospettiva di Elizabeth, per cui cerco di lasciar intendere che lei lo vede con gli occhi di un'innamorata. Ciò non significa che lo idealizzi (ormai lo conosce troppo bene per idealizzarlo!), ma lo ama e questo condiziona senza dubbio il suo modo di vederlo/rapportarsi con lui. Sarebbe strano il contrario, non trovi? :D
    Ad ogni modo, se vuoi leggere qualcos'altro sulla scena in cui Elizabeth rischia di lasciare la nave per andare dal padre, c'è "Tra me e la beatitudine" che ti aspetta... ;)

    CITAZIONE (Rue Ryuzaki @ 14/5/2023, 12:50) 
    Mi piace anche come hai usato l'elemento delle mani e il significato che assumono nel contesto della storia! Complimenti, prenderò spunto per la mia storia ^U^

    No, però adesso sono curiosa! Per che cosa prenderai spunto, esattamente?
    Le mani di Will sono le vere protagoniste. Mi è venuto così naturale immaginare una storia dal titolo "His Hands" che ogni tanto ho infilato dei riferimenti più o meno impliciti anche in altre mie fanfiction X) Mi piace l'idea del contrasto fra queste mani - non belle - e le cose - belle - che esse sono in grado di fare. Inoltre, se nel primo racconto spiego come sono cambiate negli anni, qui le rendo un simbolo di solidità e stabilità (che poi è ciò che serve a Elizabeth nel terzo film) ^_^

    Grazie ancora per essere passata!
     
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    Per che cosa prenderai spunto, esattamente?

    Leggendo la storia ho visto come usavi le mani senza che diventassero ridondanti, nonostante sia il perno centrale della storia. Io devo regolarmi con gli sguardi/occhi, sono il perno centrale della storia di David e Alex solo che è ridondante e perde di significato!
     
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    Anche qui hai saputo usare le mani e il loro tocco come un filo rosso che attraversa tutta la storia in modo davvero efficace, sempre bello rivivere il matrimonio tra i due in mezzo alla battaglia <3
     
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8 replies since 31/7/2022, 21:17   129 views
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