Maternità

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    Re(gina) dei Pirati

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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    Buon pomeriggio :)
    Ho deciso di pubblicare una delle tante fanfiction che ho scritto l’anno scorso, incentrata sulla maternità di Elizabeth (come lascia intendere il titolo stesso).

    Tenete presente che il mio punto di riferimento sono i primi tre film della saga di “Pirati dei Caraibi”; quarto e quinto per me non contano X) Partendo da questo presupposto, considero la mia una “canon-fic”, dato che ho cercato di mantenere il più possibile i personaggi della trilogia fedeli a sé stessi, sebbene non escluda che alcuni aspetti possano dare a qualcuno l’impressione di leggere una fanfiction “what if”.
    La storia ha una struttura inusuale rispetto a quelle che scrivo di solito, poiché somiglia a un assemblaggio di frammenti. È stata una scelta voluta, come a voler scandire le varie “fasi” della gravidanza di Elizabeth, alle quali s’intrecciano sia ricordi che eventi. Nel complesso, si tratta di una storia piuttosto lunga, anche se ci sono tante pause, perciò ho deciso di facilitarvi le cose dividendola in due “macroparti” (sebbene in origine fosse un racconto unico). Potete leggerle separatamente, un po’ come se fossero due capitoli.

    C’è qualche personaggio inventato da me, ma sono figure secondarie e la protagonista resta sempre Elizabeth. Non ho descritto il parto nei dettagli, questo è un racconto a misura di adolescenti, ma preferisco comunque avvertirvi: se per qualsiasi motivo vi mette a disagio il tema della gravidanza, questa potrebbe non essere la fanfiction più adatta a voi.
    Ora vi lascio, altrimenti l’introduzione diventa troppo lunga *^^* Spero che qualcuno s’incuriosirà abbastanza da cimentarsi nella lettura!



    Maternità


    OPERA DI RIFERIMENTO: “Pirati dei Caraibi”
    CATEGORIA: bollino giallo (per adolescenti)
    GENERE: Sentimentale con elementi fantasy
    NOTE AGGIUNTIVE: Canon-Fic, What if
    DICHIARAZIONE DI NON RESPONSABILITÀ: “Pirati dei Caraibi” e i suoi personaggi non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Walt Disney Company. Questa fanfiction non è stata realizzata a scopo di profitto, ma solo per il piacere di scriverla e di condividerla gratuitamente.


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    Nei suoi vaghi ricordi d’infanzia sua madre è sempre ben vestita, coi capelli tirati in alto sulla nuca, acconciati in voluminosi boccoli, dei quali solo una parte ricade graziosamente su una spalla. Ma c’è un ricordo diverso, in cui l’abito elegante dall’ampia gonna lascia il posto a una semplice camicia da notte – seppur impreziosita da ricami floreali – abbinata a una veste da camera azzurro chiaro. I capelli sono sciolti, una cascata di riccioli scuri e lucenti, che fanno sembrare sua madre più giovane. Un sorriso caldo ne abbellisce il viso. Le guance sono piene e rosate.

    Aveva quasi rimosso quest’immagine – tant’è che, quando riaffiora, lei è la prima a esserne sorpresa. Però dev’essere un segno del destino: si è svegliata di soprassalto, scossa e confusa dopo un incubo di cui non riesce a rammentare nulla, e il semplice atto di guardare il suo riflesso, nello specchio scheggiato della sua cabina, è stato sufficiente per farla pensare a sua madre in camicia da notte.

    Mary Anne Swann era sempre splendida, impeccabile, senza un capello fuori posto. Tutti la amavano e la apprezzavano per il suo buon gusto, le sue maniere raffinate, il suo portamento quasi regale, la sua capacità di affrontare qualunque argomento con sobrietà o con leggerezza, a seconda delle situazioni. Lei non dava mai spettacolo: non era arrogante, pettegola o frivola. Non era nemmeno ribelle o allergica all’etichetta, poiché non diceva nulla di inopportuno, di sconveniente, di imbarazzante. Una vera signora, del tutto conforme all’ideale di dama aristocratica del tempo.

    Eppure era anche lei una donna, oltre che una dama. Ed era una madre.

    «Vieni qui, Elizabeth» aveva detto alla figlia di appena quattro anni, invitandola a sedersi sulle sue ginocchia. La veste da camera azzurra era ben avvolta intorno al suo corpo esile.


    In passato Elizabeth ha confrontato sé stessa con la madre centinaia di volte, rievocandone l’immagine sempre più grazie ai ritratti di lei che ai ricordi, lavati via dallo scorrere del tempo. Ora ha fatto di nuovo quel confronto dopo mesi, alla vista del proprio viso nello specchio e della camicia da notte che porta addosso – ruvida, sformata, con le maniche sfilacciate. La camicia della moglie di un marinaio, non di quella di un nobile. Ma è stato mentre la sfilava via dalla testa che Elizabeth ha avuto un principio di epifania.

    Sfregando contro i suoi capezzoli, la stoffa grezza le ha provocato una sensazione di fastidio. L’intera zona del seno è risultata tesa e dolorante al tatto. A pensarci, lei non ha usato per settimane le pezze per il suo ciclo – da ben prima di tornare dallo Scrigno di Davy Jones al regno dei vivi.

    Ed ecco che il volto di sua madre si affaccia nei suoi ricordi.

    Vuoi conoscere un segreto, figlia mia?

    Elizabeth non ricorda con esattezza quanto tempo sia trascorso dalla partenza di Will: all’inizio ha tenuto il conto dei giorni, ma la cosa è diventata sempre più deprimente, perciò ha smesso. Lui le manca così tanto che spesso si sente dimezzata, incompleta, come se le fosse stato tolto qualcosa che non può più recuperare. Negli ultimi giorni una grande stanchezza l’ha assalita più volte. Ha pensato che fosse colpa della nostalgia, dell’assenza forzata del marito.

    Forse non è vero. Forse era inevitabile che Will lasciasse una parte di sé stesso dentro di lei, quel giorno in cui l’ha resa sua moglie nel corpo…

    Nel ricordo la madre di Elizabeth scosta il tessuto della veste da camera, per rivelare la camicia da notte che le aderisce allo stomaco. La vita sottile, alla cui vista Elizabeth è sempre stata abituata, ha uno strano, piccolo rigonfiamento. Lì dentro, spiega la madre alla figlia sbalordita, c’è un fratellino o una sorellina, che deve crescere per qualche altro mese e poi potrà uscire.

    A quattro anni, Elizabeth non aveva idea di come potesse verificarsi un prodigio del genere: possibile che un fratellino entrasse in uno spazio così minuscolo? Adesso sfiora il suo ventre piatto, con la consapevolezza che nulla esclude la presenza di un bambino, seppur non ancora ben formato, sotto la pelle soda e levigata.

    Mi raccomando, non dire a nessuno che te l’ho raccontato. Tua zia Catherine si arrabbierebbe molto! Sarà il nostro segreto, Elizabeth. Solo nostro.

    Incredibile come una semplice ipotesi possa riportare a galla memorie vecchie di più di quindici anni. O magari Elizabeth sta attribuendo alla madre delle frasi immaginate da lei stessa… Chi può saperlo?

    Un fratellino o una sorellina. Sei contenta, vero?

    Che la madre le avesse detto “vieni qui”, prima di prenderla in grembo, è cosa certa. Che il suo abbigliamento e i suoi capelli fossero diversi dal solito è cosa certa. Che volesse far rimanere tra loro il contenuto della conversazione, senza riferirlo a nessuno, è cosa certa. Forse non ha importanza che Elizabeth non rammenti le sue esatte parole: ciò che conta sono i concetti, i valori trasmessi.

    È ben conscia che la maggioranza delle donne non avrebbe ammesso con tanta facilità che i bambini crescono nella pancia delle madri, men che meno di fronte alla propria figlia piccola. La zia Catherine non l’avrebbe fatto di certo; meglio uccidere il suo gatto, piuttosto! Ma Mary Anne aveva voluto rischiare. Era stata trasgressiva, per la prima volta nella vita… o almeno, per quella che Elizabeth sa essere la prima volta. Pensandoci, non è affatto impossibile che ce ne siano state altre.

    La zia Catherine, invece, non avrebbe ignorato le norme della buona società. È sempre stata troppo attaccata al nome della famiglia, all’etichetta, al decoro. Tuttavia, non ha mai avuto la grazia, la dolcezza e il fascino di sua sorella minore – e gli anni l’hanno solo resa più rigida. Elizabeth non può dimenticare la sua lezione sui doveri coniugali, risalente ai primi mesi del fidanzamento con Will: la zia è venuta apposta a Port Royal da Londra, con l’idea di insegnare a sua nipote cosa significhi essere una brava moglie.

    Immagino che vorrai conoscere ciò che ti aspetta dopo le nozze. Ebbene, figliola, ti avverto: devi imparare la pazienza e la sopportazione, altrimenti non sarai mai in grado di portare avanti un matrimonio.

    È ironico, ma alla fine ha avuto ragione. Solo che la colpa non è della dissolutezza maschile, bensì della violenza di un mostro con la faccia da polpo e dei capricci di una dea pagana.

    Elizabeth si tocca di nuovo lo stomaco. E se si trattasse di un falso allarme, di un segno dell’arrivo dei suoi corsi? È già capitato che i suoi seni fossero fastidiosamente sensibili alcuni giorni prima che lei iniziasse a sanguinare. Le è successo anche di avere dei ritardi… però non sono mai andati oltre due settimane. Stavolta è passato più tempo.

    D’improvviso le viene voglia di piangere. Per l’incertezza, per la sorpresa? Non le è chiaro. Tira su col naso e, a fatica, ricaccia indietro le lacrime.

    ~*~*~*~


    Cercherò di dirti tutto il necessario, ma non costringermi a entrare nei dettagli. Una signora non dovrebbe farlo mai.

    Le parole della zia Catherine riecheggiano nella mente di Elizabeth qualche giorno dopo. Non c’è stato alcun segno dell’arrivo dei suoi corsi, le pezze continuano a rimanere bianche e inutilizzate nella loro cassetta. La stanchezza, invece, non è scomparsa – anzi, si è fatta più profonda, più penetrante.

    «Non ho bisogno di spiegazioni, zia» aveva detto Elizabeth all’epoca. Sembra sia trascorsa una vita, eppure è successo un anno addietro. «Ho già raccolto delle informazioni utili.»

    Sorda alla sua risposta, la zia si era intestardita a parlare delle sofferenze della prima notte di nozze: «Sanguinerai. Capita a tutte le spose, anche se agli uomini di solito non importa. Lascia ogni cosa in mano a lui, saprà come comportarsi. Se sei fortunata, il dolore sarà tollerabile.»

    Non si era dilungata nei particolari e presto aveva abbandonato l’argomento, ma non senza avvertire la nipote di rinunciare a idealizzare suo marito. Non si era risparmiata critiche taglienti sul conto di Will, insinuando che avrebbe tradito Elizabeth con un’altra donna, perché “prima o poi lo fanno tutti gli uomini”. Dal canto suo, Elizabeth avrebbe voluto urlarle in faccia che era una zitella acida, capace solo di calunniare gli altri per sfogare la propria infelicità, però si era trattenuta. Suo padre le aveva fatto promettere di essere accomodante, se non altro perché la zia cominciava a essere anziana. Non sarebbe stato gentile parlare con tanta asprezza.

    Pur consapevole della contrarietà della nipote, la zia Catherine non si era lasciata impressionare. In un’altra occasione aveva ricominciato più o meno lo stesso discorso, arrivando fino alla questione della maternità ed elencando i sintomi della gravidanza: «Durante i mesi iniziali sarai stanca e svogliata, spesso non dormirai o avrai delle nausee ricorrenti. Oppure ti toccheranno sia l’insonnia che la nausea… Non lo escluderei. Man mano che il peso aumenterà, riguadagnerai un minimo di energie, ma la tua schiena si sforzerà sempre di più. Ti si gonfieranno il seno e le caviglie, avrai bruciori di stomaco e ci saranno giornate in cui riuscirai a malapena ad alzarti dal letto.»

    Elizabeth aveva ascoltato in silenzio, ben poco entusiasta della conversazione. La zia faceva sembrare la gravidanza una malattia, malgrado insistesse sull’importanza di mettere al mondo i figli.

    “Non voglio ridurmi come una specie di invalida” pensa Elizabeth, mentre scruta l’orizzonte dalla sua postazione al timone della nave. Ma in fondo sa già che, se c’è un bambino, farà tutto il possibile affinché nasca.

    ~*~*~*~


    Quella notte si ritrova a piangere per la mancanza di Will.

    Ha sempre cercato di evitare questo tipo di situazione, perché non le piace sentirsi vulnerabile. Di solito riesce a trattenere le lacrime, oppure gliene sfugge solo qualcuna, scivolando sotto le ciglia.

    Non stavolta.

    Le sue guance sono calde e bagnate, il suo petto è scosso dai singhiozzi, l’intero viso sepolto fra le braccia. Accanto al suo letto, la cassa con dentro il Forziere è l’unica testimone di quello sfogo. Alla fine, esausta per il lungo pianto, Elizabeth tira fuori il piccolo scrigno e ascolta il suono del cuore di Will, nella speranza che la aiuti a stare un po’ meglio.

    Si addormenta con il Forziere vicino alla testa.

    ~*~*~*~


    Nel suo sogno lei e Will sono riuniti e si abbracciano. Il cuore di lui è tornato nel posto in cui dovrebbe stare. Elizabeth sorride nel sonno, preda delle sensazioni.

    Dopo essersi svegliata, ha una brutta sorpresa: un gruppo di pirati spagnoli vuole attaccare L’Imperatrice. Come Capitano, Elizabeth ritiene suo dovere mettersi in prima linea per proteggere la nave e l’equipaggio.

    Non è mai stata ossessionata dal tesoro che Tai Huang ha voluto recuperare ad ogni costo, ma ha sempre saputo che una buona quantità di denaro e gioielli le sarebbe servita, qualsiasi decisione finisse per prendere riguardo al suo futuro. Abbandonare la pirateria è fattibile soltanto se si ha una mezza idea di come sopravvivere altrimenti – ed Elizabeth se l’è già creata, durante il periodo di ricerca del tesoro. Adesso, però, non può pensare a questo: deve difendersi dall’aggressione inattesa a sé stessa e ai suoi uomini.

    Combatte con la spada, fedele alle tecniche che le ha insegnato Will, eppure molto più disposta a barare di quanto lo sia stato lui nel corso delle loro esercitazioni. Non si sente in piena forma, purtroppo: prova un insolito disagio quando l’odore del sangue le colpisce le narici, risvegliando in lei un disgusto che non è mai stato così intenso. Oltre a ciò, il suo corpo è ancora preda di quello sfinimento che da giorni non la lascia in pace.

    Quando la assale un malore, il suo avversario ne approfitta e la ferisce al braccio. Elizabeth molla la spada e si sforza di non crollare in ginocchio, ma il nemico, esultante per la sua debolezza, la spintona verso il parapetto della nave. Tra le urla di sgomento dei pirati di Singapore, il corpo del Capitano dell’Imperatrice viene scaraventato nell’oceano.

    ~*~*~*~


    Calipso può essere crudele, selvaggia e volubile. Ciononostante, chi la crede incapace di mostrarsi misericordiosa si sbaglia.

    Elizabeth riflette su questo mentre è distesa sul letto della cabina di Will. La dea le ha salvato la vita, mandando L’Olandese Volante a soccorrere L’Imperatrice. Ora i pirati spagnoli sono morti o fuggiti, il tesoro è al sicuro e così anche il Forziere.

    Tai Huang e gli altri membri dell’equipaggio di Elizabeth stanno rimettendo a nuovo la nave dopo lo scontro: puliscono via il sangue e si prendono cura dei feriti. Lei era pronta a dare una mano, ma il suo primo ufficiale l’ha esortata a rimanere con suo marito. Elizabeth ha la netta sensazione che Will gli incuta paura, anche se non ha nulla in comune con Davy Jones, a parte l’immortalità.

    Il Capitano dell’Olandese non ha molto tempo da dedicare a sua moglie: il dovere lo attende. Le ha detto che può restare nella sua cabina e le ha medicato il braccio, dopodiché è tornato sul ponte a impartire ordini ai suoi uomini. Elizabeth l’avrebbe seguito, se una sorta di sesto senso non le avesse consigliato di fermarsi nei suoi alloggi ad aspettarlo.

    Passeggia avanti e indietro, si permette di curiosare fra gli strumenti di navigazione deposti sul tavolo – carte nautiche, bussole, un registro di bordo, un cannocchiale – e si chiede se deve confidare a Will che sospetta di essere incinta. Si accarezza il ventre e scosta la camicia presa in prestito da lui, per valutare eventuali cambiamenti. Forse si sta autosuggestionando, ma ha l’impressione che i suoi seni abbiano iniziato a gonfiarsi.

    «È successo quello che pensi, Elizabeth Turner.»

    Si gira di scatto. Al centro della cabina è comparsa una donna dalla pelle scura e i capelli lunghi fino alla vita, che indossa una collana con quattro conchiglie appese e un abito fatto di alghe intrecciate.

    «Calipso!»

    La dea del mare sorride e rivela una schiera di denti bianchissimi, ben diversi da quelli anneriti di Tia Dalma.

    «Grazie per aver avvertito Will che ero in pericolo» dice Elizabeth, mentre si affretta ad aggiustarsi la camicia. In verità avrebbe preferito cavarsela da sola, ma non può certo rimpiangere l’occasione di aver rivisto suo marito. «Cosa sai del mio… stato?» aggiunge, esitando solo un attimo.

    Calipso non smette di sorridere. «Conosco il necessario. Hai concepito un figlio con il tuo immortale consorte. Potresti sentirti un po’ debole, ma l’oceano sarà il luogo ideale per te in questo periodo.»

    «Significa che posso rimanere con Will?» azzarda Elizabeth, incapace di evitare che una piccola, sciocca speranza si accenda in lei.

    «No.» Calipso scuote la testa. «Il Capitano dell’Olandese Volante deve fare ritorno nel mare dei morti – e ai viventi non è concesso solcare per molto tempo quelle acque.»

    «Non resterò lontana da lui» insiste Elizabeth. «Può tornare nel mondo dei vivi, l’ha dimostrato oggi. Quanto a me, andrò a trovarlo nei momenti in cui sarà dall’altra parte.»

    Calipso la scruta a lungo, pensierosa, lo sguardo serio e le labbra serrate. «Stai cercando un modo per liberarlo dai suoi vincoli, non è vero?»

    Elizabeth trasalisce. «Dimmi la verità, è possibile?» domanda, col cuore che batte così forte da pulsarle nelle orecchie.

    «Molte cose sono possibili a chi ha l’audacia per tentare di metterle in atto, Elizabeth Turner. Ma sappi questo: il legame con L’Olandese Volante è stato pensato per essere un dono, non una maledizione.»

    «Will non ha mai chiesto di essere immortale.»

    «Tuo marito aveva un destino da compiere. Lascia che adempia ai suoi doveri» replica Calipso, imperturbabile. «Ciò non v’impedirà di riunirvi o di restare in contatto.»

    «Ma non possiamo andare avanti così per sempre…»

    «Andrete avanti finché sarà giusto farlo. Tutto dipende da quant’è saldo il vostro amore.»

    Elizabeth inarca le sopracciglia. «Quindi è una specie di prova?»

    «Forse» risponde Calipso, enigmatica. Le si avvicina e protende la mano verso il suo stomaco. Elizabeth si ritrae, serrando le braccia intorno al corpo, come a voler proteggere il suo bambino non ancora nato. La dea sorride di nuovo.

    «Non devi temere, non arrecherei mai nessun danno a tuo figlio. Al contrario: se lo vorrai, sarà sotto la mia protezione.»

    «Voglio solo che nasca e cresca sano» dice Elizabeth. «E avrà pur il diritto di conoscere suo padre.» Non dovrebbe essere così impertinente con la dea che l’ha appena salvata e tiene in pugno le sorti di suo marito, ma sporge il mento in avanti con aria di sfida.

    Calipso è divertita, i suoi occhi scuri scintillano. «Sempre indomita e indomabile. Eppure non puoi competere con il mare. Non cercare di combattermi o perderai. Piuttosto, approfitta delle opportunità che ti offro.»

    Elizabeth resta immobile, le mani ancora strette intorno al busto. Riflette sulle parole di Calipso, chiedendosi se celino qualche trappola. Infine, lascia ricadere le braccia lungo i fianchi e sussurra: «Veglia su questo bambino, non portarmelo via. Hai già mio marito al tuo servizio – e io posso assicurarmi, in qualità di Re del Consiglio della Fratellanza, che nessuno cerchi di confinarti una seconda volta in forma umana.»

    «Ti ho già detto che non ho intenzione di nuocere a tuo figlio. Non ne avrei motivo.»

    Elizabeth fa un gran respiro, nel tentativo d’infondersi coraggio. «Mi fido di te» bisbiglia, chiudendo gli occhi per un attimo. Consente a Calipso di appoggiare una mano sul suo ventre e darle un bacio sulla fronte, in segno di benedizione.

    Un istante dopo, la dea è scomparsa.

    ~*~*~*~


    «Mi sei mancata» mormora Will, il viso sepolto nei capelli di Elizabeth.

    È sdraiato a pancia in giù accanto a lei, un braccio che le cinge la vita. Hanno deciso di concedersi del tempo assieme prima che le loro strade tornino a dividersi.

    «Mi sei mancato anche tu.» Elizabeth allunga la mano per toccargli il lobo adornato dall’orecchino. Dubita che quella semplice dichiarazione possa rendere l’idea di come si è sentita durante il distacco… ma la foga con cui ha stretto Will a sé, dopo che entrambi si sono liberati dei rispettivi indumenti, è stata fin troppo eloquente. Si alza a sedere, ignorando il suo grugnito di protesta, e gli sfiora la schiena. Ci sono lunghi graffi laddove lei ha affondato le unghie nella sua pelle. Si sente in colpa per averlo ferito, perché non pensava di poter essere tanto veemente.

    «Will, mi dispiace» si scusa, chinandosi per baciare i segni.

    «Per cosa?» domanda lui, confuso.

    «Ti ho graffiato. Non senti bruciore o…?»

    «Un pizzicorino, ora che me lo fai notare. Non preoccuparti, presto non rimarrà niente.» Will ha appena finito di parlare che i graffi si richiudono da soli: scompaiono senza lasciare traccia e la pelle arrossata riprende il suo colorito naturale. La schiena sarebbe immacolata, se le frustate inflitte a Will per colpa di Davy Jones non avessero lasciato il loro marchio perenne.

    Elizabeth preme le labbra sul tessuto cicatriziale. Riesce a contare le ferite con facilità, come ha fatto quando ne ha scoperto l’esistenza. Non sono per nulla diverse da allora – e lei si trova a chiedere perché non siano guarite meglio.

    «Conservo ogni singolo segno impresso sul mio corpo mortale, però non posso aggiungerne di nuovi adesso che non appartengo al mondo vivente» le spiega Will. Si tira su e indica l’orribile taglio sul suo torace, che ha lo stesso identico aspetto del giorno in cui gli è stato inferto. «Rimane tutto uguale. Esteriormente non posso cambiare.» Gli sfugge un sospiro. «Non so fino a che punto sia giusto definirmi vivo. Di certo non sono morto, ma…»

    «Sento il tuo cuore battere ogni sera» lo interrompe Elizabeth, prendendogli la mano. «È quasi come appoggiare l’orecchio al tuo petto. Sei vivo, Will – più di quanto tu possa immaginare. In effetti» soggiunge, un ampio sorriso che si allarga sul suo volto, «Calipso mi ha confermato poc’anzi qualcosa che sei stato in grado di fare. E si tratta di una prerogativa dei vivi, non certo dei morti.»

    Lui sgrana gli occhi. «Di che parli? Hai visto Calipso?»

    «Sì, è venuta a trovarmi mentre tu eri sul ponte.» Elizabeth è euforica all’idea di comunicare la grande notizia, tanto che la voce le trema per l’eccitazione. «C’è… un bambino in arrivo, per la prossima primavera. Diventerai padre.»

    Will smette di respirare. Apre la bocca, ma non ne esce alcuna frase di senso compiuto. Si schiarisce la gola e sbatte le palpebre. «Elizabeth! C-come…?» balbetta stupefatto.

    «“Come” non è difficile da immaginare» risponde lei. «O credi che i neonati nascano sotto i cavoli?» Gli strizza l’occhio.

    «Mio Dio.» Ancora incredulo, Will sposta lo sguardo dallo stomaco al viso di Elizabeth. «Perché non me l’hai detto subito? Io… sarei stato più delicato.»

    Lei scoppia a ridere. «È proprio per questo che ho aspettato a dirtelo.»

    «A volte sai essere quasi malvagia» si lamenta lui. Un’ombra scende sul suo volto quando chiede: «Non è un rischio, nelle tue condizioni, se noi… stiamo insieme?»

    «No, non preoccuparti. Il bambino non corre alcun pericolo.»

    «Non pensavo che sarebbe successo, ma ora…» Will prende Elizabeth fra le sue braccia e fa scivolare le mani lungo i fianchi di lei. Appoggia i palmi sull’addome nudo, accarezzandolo con entrambi i pollici: il suo tocco è lieve, dolce, esprime stupore e reverenza. «Dev’essere piccolissimo» dice a bassa voce. «Prometti che te ne prenderai cura, non voglio che vi capiti qualcosa. Se solo potessi lasciare questa maledetta nave…»

    «Non parlare così.» A lei è appena tornato in mente il discorso di Calipso e, tutt’a un tratto, ha la sensazione che sia veritiero. «Forse non è una maledizione… e forse un giorno io e te ci riuniremo. Per sempre.»

    Lo sguardo di Will è speranzoso e tormentato al tempo stesso. Cresciuto con un padre assente, lui non desidera imporre a nessuno quel destino, men che meno a un figlio o a una figlia. Elizabeth gli bacia la fronte, le guance, il naso e la bocca per offrirgli un minimo di conforto.

    ~*~*~*~


    «Voglio fare l’amore con te» confessa Will, parlando sulle labbra di sua moglie.

    «Fallo» lo incoraggia lei piano.

    Lui scuote il capo. «Dovrei permetterti di andar via, il tuo equipaggio non aspetterà in eterno.» Emette un sospiro. «E nemmeno il mio.»

    «Sospetto che i miei uomini abbiano paura di te – almeno la maggior parte. Dubito che ci daranno noie» osserva Elizabeth con un sorrisetto.

    «Abbiamo già avuto la nostra occasione. Non vorrei sfidare la sorte.»

    «Non credo che a Calipso dispiacerebbe se approfittiamo di quel poco tempo che abbiamo insieme. Inoltre» prosegue Elizabeth, sforzandosi di mantenere un tono leggero, «non siamo in grado di prevedere quando ci rivedremo. Per allora potrei essere grassa e goffa.»

    Will le prende il viso fra le mani. «Sei davvero sicura che certe attività non siano rischiose per il bambino?» domanda in un soffio.

    «Sicurissima. Un utile promemoria di mia zia Catherine.»

    «Strano. Ho sempre avuto l’impressione che non ti piacesse molto tua zia.»

    «È vero, ma ogni tanto ha ragione anche lei» ribatte Elizabeth. «Mi ha assicurato che ci sono diversi uomini interessati ai piaceri coniugali durante i primi mesi di gravidanza delle loro spose – e che i figli nascono comunque sani.» Non dice che la zia ha sottolineato la breve durata di quell’“interesse”, presto sostituito dalla riluttanza a condividere il letto con una donna che ha perso il suo fascino.

    Quando il tuo ventre comincerà a espandersi in maniera vistosa, smetterai di essere attraente e tuo marito si coricherà con te solo per dormire.

    La dichiarazione schietta, quasi brutale, riemerge dalle memorie di Elizabeth, innervosendola come un insetto molesto. Ma Will è ignaro di questo – e lei preferisce che lo resti. È vanitosa, se ne rende conto. Una vita di frivolezze non può essere cancellata in un colpo di spugna, al di là delle esperienze da piratessa coi vestiti da maschio e i capelli scarmigliati.

    Così lascia che Will adori il suo corpo, finché è ancora snello e tonico, ed è felice che suo marito la desideri quanto lei desidera lui.

    ~*~*~*~


    «Quali nomi ti piacerebbero, Will?»

    Lui posa un bacio sul ventre che ospita il bambino, prima che Elizabeth tiri giù la camicia. «Non ho pensato a nessun nome per un maschio» ammette. «Per una femmina, invece, sceglierei senza dubbio il tuo.»

    «Un’altra Elizabeth Turner?» scherza sua moglie. «Una non è già sufficiente?»

    «Tu quale nome vorresti?»

    «Mary Anne.»

    Lo sguardo di Will è comprensivo, solidale. «È bello e so che per te è importante. Mi andrebbe bene.»

    «O forse potremmo chiamarla coi nomi di entrambe le nostre madri» propone Elizabeth. «Sia “Charlotte Anne” che “Anne Charlotte” hanno un bel suono.»

    «E se sarà un maschio?»

    «Uhm… William?»

    Il Capitano dell’Olandese Volante fa un cenno di diniego, mentre avvolge l’immancabile bandana intorno alla parte superiore della sua testa. «Troppi William in questa famiglia» obietta.

    «Preferisci Weatherby?» lo stuzzica Elizabeth, ben consapevole che non è così. Will sarà sempre riconoscente a Weatherby Swann e disposto a onorarne la memoria, ma non ha mai amato il suo nome.

    «Sono sicuro che puoi trovare delle alternative» le dice con diplomazia. «Hai molti mesi per pensarci.»

    La leggerezza apparente con cui le parla della loro separazione la fa sussultare. Ma è solo apparente, per l’appunto.

    «Mi raccomando, stai attenta.» Lui le circonda la vita con le braccia e appoggia la fronte contro la sua. «Io vedrò se è possibile darti mie notizie.»

    Si salutano una seconda volta sul ponte, con un bacio più casto degli ultimi che hanno condiviso. Poi Elizabeth contempla L’Olandese che scompare all’orizzonte.

    ~*~*~*~


    La Compagnia delle Indie sembra di nuovo intenzionata a dare la caccia ai pirati. La ciurma dell’Imperatrice vorrebbe tornare a Singapore, poiché lì spera di essere più al sicuro, ma il Capitano non è entusiasta di recarsi in un luogo che riporta alla mente ricordi spiacevoli. Si stabilisce su Athol Island in via temporanea, concedendo a Tai Huang di prendere il comando, con la promessa di tornare ai Caraibi quando le acque si saranno calmate.

    Navigare per settimane è piaciuto a Elizabeth. Non c’è stato un singolo giorno di nausea né d’insonnia, anche se spesso lei si è sentita irritabile. Ora ha bisogno di stare per qualche tempo sulla terraferma.

    La gravidanza ha cominciato a notarsi un po’, benché la crescita della pancia passi del tutto inosservata sotto gli abiti più larghi. Elizabeth si sorprende ad amare l’aumento di peso: le sue nuove curve la fanno sentire più femminile e c’è una parte di lei che vorrebbe farle ammirare a Will. L’altra parte, invece, è molto presa dal bambino. Si sta sviluppando nel modo giusto? Quando inizierà a scalciare? È un maschio o una femmina? Riesce a percepire l’amore di sua madre, nei momenti in cui lei si accarezza il ventre?

    ~*~*~*~



    Link seconda e ultima parte



    Edited by Elizabeth Swann - 19/10/2023, 15:04
     
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    L’Imperatrice è ormai partita per Singapore, capitanata da Tai Huang. Elizabeth si è abituata, seppur con difficoltà, a un’esistenza semplice, alquanto “domestica”, se così si può dire. Cucina, lava, spazza, talvolta ricama. Indossa molte più gonne che calzoni, poiché trova che si adattino meglio alla sua figura. Però ha tagliato i capelli, quasi a voler ricordare a sé stessa la presenza di quel lato mascolino che non la abbandona mai; adesso le arrivano poco sotto la mascella.

    Di solito le sue notti sono tranquille quanto i suoi giorni, ma una sera, sul tardi, si alza per andare a passeggiare in riva al mare, poiché non riesce a dormire. Lo sciabordio delle onde la rasserena, come una musica amata e familiare. Le viene l’idea di provare a scrivere a Will, nella speranza di escogitare un sistema per mandargli la lettera.

    La mattina dopo, mentre cammina di nuovo sulla spiaggia, si accorge che fra le onde c’è una bottiglia contenente un pezzo di carta. Incuriosita, la recupera e toglie il tappo di sughero che la sigilla. Riconosce subito la scrittura sul foglio.

    Mia cara Elizabeth, affido questa missiva all’oceano perché so che Calipso sarà abbastanza indulgente da permettere che giunga fino a te…

    Lacrime di gioia le salgono agli occhi. Forse la gravidanza l’ha resa troppo sensibile, ma per una volta piangere non la infastidisce. Stringe al petto la lettera di suo marito, benedicendo il mare.

    ~*~*~*~


    Elizabeth inizia una vera e propria corrispondenza con Will. È assurdamente romantico, pensa, trovare i messaggi di suo marito in una bottiglia e infilarci dentro le sue risposte, con la certezza che arriveranno a destinazione.

    Sull’isola la vita scorre lenta, priva di eventi eccitanti o imprevisti, tanto da essere divenuta monotona. Elizabeth non rimpiange la decisione presa, ma le mancano le lunghe giornate di navigazione, la sensazione della brezza marina sulla faccia, il rumore dell’oceano contro lo scafo della sua nave. Quando sente che questa nostalgia diventa troppo intensa, quasi paragonabile a quella che ha per Will, va sempre a passeggiare in riva al mare. A ogni tramonto sente il suo cuore stringersi, ricordando lo struggente addio nei pressi della Baia dei Relitti.

    ~*~*~*~


    Man mano che la gravidanza va avanti e il Natale si avvicina, Elizabeth si sente più sola.

    Non ha il coraggio di confessarlo a Will nelle sue lettere, però la situazione inizia a pesarle. Si chiede se deve contattare Tai Huang e ricominciare a solcare l’oceano, ma capisce che, una volta che la lettera sarà arrivata a destinazione e lui avrà lasciato Singapore, troppo tempo sarà trascorso e la sua condizione le impedirà di fare lunghi viaggi. La pancia sta diventando più grossa e lei ha i primi attacchi di mal di schiena. Lontani sono i giorni in cui l’aumento di peso era una sorpresa gradita.

    È in quel periodo malinconico e frustrante che Elizabeth stringe amicizia con Bertha, la moglie del guardiano del faro dell’isola. È una donnina piccola, magra e bruna, che le racconta di come suo figlio è scappato di casa senza più dare notizie e le parla della difficoltà di assistere il marito ammalato. Tuttavia, è altrettanto bendisposta verso le conversazioni che riguardano argomenti piacevoli.

    «Se vi amate, lui tornerà da te» dice a Elizabeth, quando lei accenna qualcosa su Will. «L’amore vero è raro, ma se c’è diventa più forte di tutto.»

    Si offre di accompagnarla dalla levatrice, non appena Elizabeth accusa bruciori di stomaco più frequenti del solito, oppure altri sintomi fastidiosi. È davvero una fortuna averla accanto.

    ~*~*~*~


    I primi movimenti del bambino sono il miglior regalo di Natale che Elizabeth possa ricevere, anche se un po’ in ritardo. In men che non si dica, una lettera per Will è pronta per essere lanciata in mare. La risposta giunge alcuni giorni dopo.

    Ben presto, consegnato in maniera più ortodossa, arriva un messaggio di Tai Huang, che manda i saluti dell’equipaggio “al Re dei Pirati e comandante della nostra bella nave”. Elizabeth sorride: da quando L’Olandese ha salvato L’Imperatrice e i pirati di Singapore hanno saputo della gravidanza, sono stranamente devoti al loro Capitano, malgrado ormai non navighi con loro da mesi.

    Perfino le indiscrezioni provenienti da Tortuga e Port Royal sono incoraggianti: pare che la Compagnia delle Indie sia in difficoltà, poiché il nuovo leader non è scaltro e spietato quanto Beckett, perciò sta avendo problemi a sottomettere i pirati come vorrebbe. Nessuno sembra aver pensato di cercare un alleato nel Capitano dell’Olandese Volante, forse perché il segreto del Forziere è sempre stato noto a pochi – e quegli ufficiali della Marina che lo conoscono lo associano al fallimento finale di Beckett. Chi potrebbe immaginare che il Forziere è custodito con amore da una donna, che notte dopo notte appoggia l’orecchio al coperchio o contro la serratura, per ascoltare il battito del cuore di suo marito?

    Nel frattempo, l’impazienza di Elizabeth cresce. Non vede l’ora di tenere suo figlio tra le braccia: non soltanto è ansiosa di conoscerlo, ma si augura che, passato del tempo dalla nascita, le sarà possibile organizzarsi meglio per il futuro. La sua ambizione è mettere su un’attività commerciale da gestire con la massima autonomia, senza che la Compagnia delle Indie ficchi troppo il naso. I soldi di cui dispone al momento non le bastano, quindi dovrà trovare un modo per procurarsene di più. Non è necessario che sia legale, eppure lei non vuole arricchirsi col saccheggio di porti e città; le toccherà escogitare qualcosa di diverso.

    Di tanto in tanto si chiede che ne sia stato dell’eredità di suo padre. Avrebbe dovuto essere sua, ma lei è fuggita di prigione: se mai rimetterà piede a Port Royal, non può aspettarsi altro che il capestro. Forse, però, non tutto è perduto… E se un giorno riuscisse a tornare nella sua città e a prendere ciò che le appartiene? Non se la sente di escludere quest’eventualità.

    Nessuno conosce i progetti e le idee che le frullano in testa, nemmeno Will. Lo informerà appena avranno preso forma in maniera definitiva, perché non vuole farlo preoccupare, a maggior ragione essendo ancora incinta. Pur senza vederlo, sa che è in ansia per lei e per il bambino. Le lettere che le invia, del resto, traboccano di sollecitudine: “Penso a voi due in ogni momento”, “spero che siate in salute e che tu non ti affatichi”, “dimmi cos’hai mangiato in questi giorni”, “stai riposando bene?”

    Di solito gli risponde, in piena onestà, che non c’è niente che non vada… Solo che talvolta si sente nervosa e a disagio. Il peso della pancia e i movimenti all’interno possono essere piuttosto scomodi, specie di notte, quando le impediscono di addormentarsi nelle posizioni che predilige. A consolarla è il pensiero che il bambino si sta dimostrando alquanto attivo, il che è di buon auspicio secondo la levatrice. Così, se i calci diventano molto energici, lei si abitua a cantare e a leggere ad alta voce per il suo piccolo.

    ~*~*~*~


    A Elizabeth capita di domandarsi che fine abbia fatto Jack. Avrà trovato la Fonte della Giovinezza? O sarà finito nei guai come al solito?

    Sull’isola nessuno è in grado di darle informazioni, nemmeno chi lo conosce piuttosto bene. Questa situazione si trascina finché Jack in persona non torna a Tortuga, di nuovo Capitano della Perla Nera. Quando poi va a trovare Elizabeth, il parto è prossimo.

    Lei è contenta di rivederlo e sopporta addirittura le battute sulla sua condizione. Ha l’impressione che Jack sia inquietato dalle donne incinte, ma non glielo dice. Si copre il petto con lo scialle che indossa, conscia che lui ha notato i suoi seni ora voluminosi – per la sua struttura fisica, perlomeno – e gli sorride, esortandolo a raccontare le avventure che ha vissuto.

    Si salutano con la promessa che Elizabeth salirà sulla Perla, per poterla ammirare da vicino e scambiare due parole con la ciurma prima che Jack riparta. La mattina seguente lei si reca all’appuntamento.

    È piacevole ritrovarsi in mezzo a volti familiari, anche si ci sono diverse aggiunte sconosciute all’equipaggio. Elizabeth vorrebbe girare in lungo e in largo per la nave, per sincerarsi che tutto sia uguale a come lo ricorda, ma si sente maldestra e impacciata, senza contare che ha le caviglie gonfie e il mal di schiena è più inclemente del solito. Non può fare a meno di lamentarsi con Jack.

    «Quanto ci hai messo, ad arrivare qui?» sbuffa. «Se fossi venuto qualche tempo fa, non sarei in uno stato del genere!»

    Jack le rivolge un ghigno sfrontato. «Non eri il mio primo pensiero in questi mesi. Mi perdonerai, spero.»

    Elizabeth gli risponde con una smorfia. È certa che, se anche in passato può essersi innamorato di lei, Jack stia ringraziando il Cielo che tra loro non sia accaduto niente di serio. Chissà quanto poco affascinante la giudica, al di là della sbirciata che ha dato al suo nuovo décolleté. La zia Catherine aveva ragione: gli uomini non sono attratti dalle donne in avanzato stato di gravidanza, così ingombranti, sgraziate, ineleganti e irritabili. Una volta tanto, Elizabeth è felice che suo marito non possa vederla.

    Jack sembra leggerle nella mente, poiché la guarda ed esclama: «Sei rimasta troppo a lungo sulla terra, hai bisogno della libertà del mare aperto, altrimenti diventi scontrosa – più del solito. Ma ti garantisco che ti trovo sbalorditiva, tesoro. Sono sicuro che il caro William ti adorerebbe… Dovrebbe solo farti molto spazio in più nel suo letto.»

    A Elizabeth scappa un sorriso appena accennato. «È il tuo modo per dirmi che sono grassa come una balena?»

    «Mi ferisci, Lizzy.» Jack ostenta un’espressione offesa. «Credi davvero che il vecchio Jack penserebbe questo di te?»

    «Non ti biasimerei» replica lei con un’alzata di spalle. Si blocca quando il bambino scalcia. Porta una mano al ventre e i colpi diventano più forti, causandole un sussulto. Avverte una fitta alla schiena, che le fa serrare gli occhi e mordere il labbro.

    «Il piccolo mascalzone è d’accordo con me» dichiara Jack, compiaciuto. «Ti sta rimproverando.»

    «Non è un mascalzone» protesta Elizabeth dopo essersi ripresa un po’. «Will è convinto che sia una femmina» precisa, mentre si strofina la pancia con lenti movimenti circolari.

    Jack agita una mano inanellata, come se potesse allontanare fisicamente un’idea che considera ridicola. «Tuo marito non ha mai capito niente dei fatti della vita. Non mi aspetto che abbia ragione in questo caso.»

    Quello potrebbe essere l’inizio di una scaramuccia tra il Capitano della Perla Nera e il Re dei Pirati, ma Elizabeth decide di lasciar perdere e di continuare il suo giro turistico a bordo della nave. Infine, si accomoda su una cassa di legno nei pressi del timone e comincia a chiacchierare con gli uomini di Jack.

    ~*~*~*~


    In fondo al cuore, Elizabeth ha sempre saputo di non voler partorire sulla terraferma.

    Malgrado la ragionevolezza le imponesse di aspettarsi un normale travaglio in casa, una parte di lei sperava che le cose andassero diversamente; è anche a questo che si deve la sua disponibilità a fare una capatina sulla Perla, a soli nove giorni di distanza dalla probabile data del parto.

    Gli aneddoti e gli scherzi dell’equipaggio, tuttavia, l’hanno distratta più del dovuto. Quando i dolori alla schiena peggiorano e lei si rende conto di avere le doglie, la paura la assale.

    Forse è stata una sciocca e un’incosciente, come altre volte nella sua vita. Fantasticare di dare alla luce un bambino su una nave è un conto; farlo sul serio, invece…

    I pirati vengono presi dal panico quando le si rompono le acque, compreso Jack. Questo non è di aiuto. Solo Gibbs mantiene un minimo di lucidità e dice che bisogna mandare a chiamare la levatrice dell’isola.

    Elizabeth insiste perché venga avvertita anche Bertha, che vive lì a due passi, temendo che la levatrice impieghi troppo tempo ad arrivare o sia impegnata con un’altra partoriente. Prega tra sé che vada tutto bene.

    È difficile ammettere di aver bisogno di assistenza e di conforto, ma Elizabeth è davvero terrorizzata. Finora è sempre riuscita ad allontanare il ricordo della morte di sua madre – l’immagine di quel lontano giorno in cui ha visto suo padre versare lacrime per la prima volta. Adesso l’orrore del momento le piomba addosso, la fa tremare come una foglia sbattuta dal vento.

    Potrebbe morire di parto lei stessa, insieme con il suo bambino. Per sua madre è stato così. La visione del volto pallido e immobile adagiato sui cuscini, in contrasto con le guance rosee che hanno accompagnato l’annuncio della gravidanza, colpisce Elizabeth con una violenza inaudita, quasi fosse un altro sintomo del travaglio.

    Con lei, in quella che una volta è stata la cabina sua e di Tia Dalma, c’è Bertha. La levatrice non è arrivata e i pirati si tengono alla larga dagli “affari delle donne”. Elizabeth cerca consolazione nella presenza della sua amica, ma finisce per confessarle, fra un gemito e l’altro, qual è stata la sorte di sua madre.

    «Non sarà lo stesso per te» risponde Bertha, asciugandole il volto sudato con un fazzoletto. «Darai alla luce un figlio bello e sano, o una figlia come spera tuo marito. Fidati di me.»

    Elizabeth si affanna a respingere il pensiero di Will. Sa che sarebbe distrutto dalla sua morte; non vorrebbe mai chiedergli di traghettare la sua anima e quella del loro bambino. Forse lei potrebbe offrirsi di diventare un membro della ciurma dell’Olandese, ma una possibilità del genere non può essere estesa a un neonato…

    Un’intensa contrazione le strappa un urlo, distogliendola da tutto ciò che non è dolore fisico. Stringe così tanto le dita di Bertha che potrebbe stritolarle.

    ~*~*~*~


    La levatrice arriva e prende subito il comando della situazione, con il suo piglio svelto ed efficiente. Elizabeth segue le sue indicazioni, ma si sente sempre peggio. Mentre le lacrime iniziano a scorrerle lungo le tempie, invoca la madre, la vecchia e fidata cameriera Emily, perfino Calipso. Bertha le bisbiglia rassicurazioni continue, che penetrano a stento nella bruma di sofferenza che la avvolge.

    La testa del bambino sta per uscire ed Elizabeth deve spingere. La levatrice la incita. Elizabeth grida, desiderando che l’esile mano di Bertha sulla sua fronte sia quella grande e forte di suo marito.

    «Will» singhiozza. «Oh, Will! Dove sei?»

    Non può più negarlo: ha bisogno di lui. Solo che lui non c’è, come non ci sono sua madre ed Emily.

    Si concentra sugli ordini della levatrice. Non ha altra scelta, deve andare fino in fondo.

    Dopo che la testa è venuta fuori, Elizabeth si accascia esausta. Sta ancora piangendo, ma se ne accorge a malapena. Bertha le scosta dal viso i capelli arruffati.

    «Una spinta più leggera» esorta la levatrice. «E poi un’altra. Avanti.»

    Elizabeth obbedisce. Finalmente il bambino esce del tutto. Il suo vagito invade la cabina.

    «È finita» dice Bertha, sollevata.

    «Sta… sta bene?» ansima Elizabeth, la gola in fiamme e gli occhi che bruciano.

    La levatrice annuisce. «Benissimo. È un maschio» annuncia, sollevando il neonato per pulirlo.

    «Un maschietto adorabile!» Bertha batte le mani. «Speriamo che non sia dispettoso quanto il mio.»

    Reciso il cordone che lega madre e figlio, la levatrice depone il bambino sul petto di Elizabeth, che è sopraffatta da un’ondata di sollievo, amore, tenerezza ed esaurimento insieme. Manda una preghiera riconoscente a Calipso e guarda il suo piccolo.

    «Sei bellissimo» dice con voce spezzata, le lacrime che tornano a inumidirle gli occhi. Ha quasi paura a tenerlo fra le braccia: sembra talmente delicato! Ma strilla a pieni polmoni, forse non lo è così tanto.

    «Mettilo vicino al cuore» la istruisce la levatrice. «E puoi già dargli da mangiare, se non smette di piangere.»

    Il bambino si rannicchia contro il corpo stremato ma accogliente di Elizabeth, la quale osserva il suo visetto grinzoso, le palpebre serrate, la bocca minuscola, il morbido profilo del nasino. Una distesa di capelli ancora umidi gli adorna la testa: sono molto scuri e tendono ad arricciarsi qua e là. A lei ricordano tanto quelli di Will.

    D’un tratto non le importa di essere sfinita, sudata e sporca di sangue. Non le importa che spostare il bacino sia un’impresa. Non le importa di avere le caviglie gonfie, il ventre segnato da striature rossastre, i seni appesantiti e doloranti. Conta solo quella nuova vita che giace contro il suo petto, una vita che lei e Will hanno creato insieme. Sente crescere il suo amore per lui e per il loro meraviglioso figlio, finché non la riempie tutta; è un sentimento potente, incontrollabile, che lascia sulle sue labbra un sapore agrodolce, facendola piangere anche mentre allatta il bambino per la prima volta.

    ~*~*~*~


    Dopo che l’emergenza si è consumata, Jack e il suo equipaggio si mostrano allegri e premurosi. Elizabeth resta a dormire sulla Perla e a Bertha viene permesso di tenerle compagnia, per accudirla in caso di necessità.

    È quando l’alba è ormai prossima che una nave appare all’orizzonte.

    Jack la riconosce e si aspetta che raggiunga la sua, invece sobbalza e per poco non rovescia la bottiglia di rum che ha in mano: una figura fin troppo familiare è comparsa all’improvviso davanti ai suoi occhi!

    «Jack!» esclama Will, il tono traboccante di urgenza. «Dov’è Elizabeth?»

    «Calma, compare, calma… Non puoi presentarti qui come se fossi il vecchio Faccia da Seppia!» replica il pirata con enfasi.

    Will sospira, tentando di dominare l’agitazione e l’impazienza. «Non ho molto tempo, devo andar via al sorgere del sole. Lascia che la veda.»

    Jack fa un gesto teatrale con il braccio. «Per di qua» si limita a dire.

    Will lo segue, dopo aver rivolto qualche cenno ai membri dell’equipaggio, che lo fissano a bocca aperta. Durante il tragitto verso la cabina di Elizabeth, lui e Jack s’imbattono in Gibbs, che non sembra sorpreso di trovare il Capitano dell’Olandese Volante su una nave non sua.

    «Bello rivederti, ragazzo» saluta. «Congratulazioni per essere diventato padre.»

    «Grazie. Come sta Elizabeth? Non vorrei svegliarla, ma non so se avremo altre occasioni per…»

    «Non preoccuparti! Va’ pure da lei, sarà felicissima della tua visita.»

    Will sorride e ringrazia di nuovo. Quando varca la soglia della cabina, vede una donnina rannicchiata a terra e con la testa appoggiata al letto di Elizabeth, che ronfa di gusto. Dev’essere Bertha, la moglie del guardiano del faro, menzionata più volte in quei mesi di corrispondenza “via mare”.

    Poi Elizabeth si muove appena nel sonno – e lui è subito al suo fianco.

    ~*~*~*~


    La notte è stata lunga e impegnativa. Per fortuna, Bertha le ha assicurato che lo stato di salute di suo marito è molto migliorato, permettendogli di fare a meno di lei anche per una giornata intera. Senza l’amica, Elizabeth non era sicura di quale aiuto concreto le avrebbero dato i pirati: a parte stappare bottiglie di rum e congratularsi, non è che abbiano combinato granché…

    Se non altro, Jack le ha assicurato che la cabina dove ha partorito sarà la sua sistemazione per tutto il tempo di cui ha bisogno, purché questo non vada oltre quattro giorni.

    Elizabeth si è addormentata dopo l’ultima poppata del bambino, pensando di svegliarsi grazie a lui. Invece, a sottrarla al necessario oblio del sonno è una tenera carezza sulla tempia e sullo zigomo, accompagnata da una voce bassa e maschile, musicale ma un po’ roca, che chiama il suo nome.

    «Elizabeth…»

    “Non può essere” pensa lei. Riconoscerebbe quella voce fra mille altre. Apre gli occhi e incontra quelli di Will, carichi di emozioni contrastanti: gioia, senso di colpa, meraviglia, preoccupazione.

    «Elizabeth» ripete lui, incapace di aggiungere altro. Il suo sguardo si sposta dal viso di sua moglie al neonato che le giace accanto, il quale riposa pacifico e contento.

    «Will.» Lei solleva una mano per sfiorargli la guancia. «Sei… sei qui.»

    «Dove devo essere. Calipso mi ha informato e sono venuto appena possibile.»

    Elizabeth sorride, appagata, e per un istante dimentica tutte le sue pene. «Sono contenta.» Dà a suo marito un buffetto sul viso, poi si alza a sedere con fatica. Will si affretta a sostenerla e sistema i cuscini dietro la sua schiena, mentre lei prende tra le braccia il loro bambino. Il piccolo sbadiglia e si agita fra gli strati di stoffa che lo avvolgono.

    «È bellissimo» mormora Will in soggezione.

    «È quello che ho detto appena l’ho visto.» Elizabeth continua a sorridere. «Ti assomiglia, hai notato? Ha i tuoi stessi capelli.»

    «Ma il naso è tuo.»

    Lei ridacchia. «Suppongo di sì.»

    Il bambino apre gli occhi, ancora assonnato. Arriccia il labbro come se stesse per piangere, eppure si accoccola nell’abbraccio della madre e questo lo soddisfa. Elizabeth accarezza la guancia anche a lui. «Tesoro, tuo padre è qui. È venuto a trovarti» gli rivela in tono dolce. «Era tanto impaziente di conoscerti.»

    Quando porge il figlio a Will, vede la tensione nei suoi lineamenti. Si direbbe quasi che lo spaventi l’idea di toccare un esserino così indifeso. Elizabeth lo incoraggia con parole amorevoli e resta a guardarlo, intanto che lui prende confidenza con la vicinanza del bambino, lo culla, gli fa una serie di dichiarazioni affettuose.

    «Ti amo.» Il sussurro di Will è appena udibile. «Vi amo entrambi.» Restituisce il figlio alla madre e un velo di lacrime gli brilla nelle iridi scure.

    Il cuore di Elizabeth sembra essersi espanso, occupandole l’intero petto. La felicità che lei prova è immensa, indescrivibile: vedere insieme le due persone a cui tiene di più al mondo, prima di quanto avesse immaginato, sentire la devozione e la commozione nella voce di Will, avere la possibilità di essere una vera famiglia, anche solo per pochi attimi… è un dono, un miracolo. Non si rende nemmeno conto che Bertha si è svegliata e assiste alla scena con gli occhi lucidi, né che Jack dà una sbirciata ogni tanto, affacciato all’entrata della cabina; non esiste altro all’infuori di Will che le bacia la fronte, le sue braccia che formano un cerchio intorno a lei, il loro bambino nel mezzo, protetto e custodito come il più prezioso dei tesori, la più inestimabile delle gemme.

    In un angolo della mente di Elizabeth, l’immagine radiosa di Mary Anne Swann massaggia la lieve protuberanza che le si è formata sullo stomaco, l’altra mano che attira a sé la figlia di quattro anni. «Siete la mia gioia» dice con fierezza.

    Ed Elizabeth è certa che, dovunque si trovino sua madre e il suo fratellino perduto, siano in pace, insieme e lieti che lei sia riuscita nella formidabile impresa di dare alla luce una nuova vita.


    ~*~fine~*~




    Nota dell’autrice 19/10/2023

    Questa è proprio una storia “madre” – nel senso che da essa ne discendono tante altre ^_^ In primis Il cigno selvatico, che è stata scritta dopo, pur venendo pubblicata prima su ESTEL e collocandosi cronologicamente alla fine della luna di miele di Elizabeth con suo marito. A “Il cigno selvatico” segue Lettere a Will, una storia incentrata sulla corrispondenza “via mare” fra i due sposi… Un tema che ritorna nel mio racconto natalizio La vera essenza ;) Infine, anche le mie fanfiction più recenti, Il terzo anniversario e Vita e Morte, possono considerarsi collegate indirettamente a “Maternità”.

    Il personaggio di Bertha è una mia invenzione, cosi come l’irriducibile zia Catherine e i nomi delle defunte madri di Will ed Elizabeth. Ho immaginato che la mamma di Elizabeth fosse morta di parto, dato che nei secoli passati, purtroppo, era piuttosto comune per le donne. Quanto all’isola su cui si trasferisce la nostra signora Turner, ho trovato il nome su Wikipedia inglese :)

    Edited by Elizabeth Swann - 19/10/2023, 15:45
     
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    Elizabeth Swann
    Ho finalmente iniziato anche questa storia. Mi aveva già incuriosita già molto prima, ma non avevo avuto l'occasione di cominciarla a leggere, perché ero già impegnata in altre letture.
    Devo dire che l'inizio è molto coinvolgente e molto emozionante. Il ricordo della madre di Elizabeth è descritto e raccontato benissimo e anche molto nei dettagli, da sembrare così reale e vivido. Anche a me, mi sarebbe piaciuta conoscerla molto la madre di Elizabeth, di lei, nei film non si sa nulla. Vero? Quindi un pò mi dispiace, perché si vede che ad Elizabeth le manca proprio la figura materna con con parlare più liberamente, anche di argomenti considerati alla sua epoca dei tabù. Nonostante ciò Elizabeth ha sempre saputo cavarsela da sola. Ma se ci fosse anche la madre, la relazione/amicizia con Will (parlo all'inizio della loro infanzia) sarebbe stata diversa?
    Per il resto sei riuscita a far risaltare molto anche i sentimenti e le emozioni di Elizabeth. Capisco perfettamente quanto possa essere straziante stare lontana giorni anni dalla persona che si ama con tutto il cuore.
    Continuerò a breve la lettura.
     
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    Ti ringrazio molto per il commento ^_^

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 21/7/2022, 11:42) 
    Devo dire che l'inizio è molto coinvolgente e molto emozionante. Il ricordo della madre di Elizabeth è descritto e raccontato benissimo e anche molto nei dettagli, da sembrare così reale e vivido.

    Volevo creare l'impressione di un ricordo lontano ma al tempo stesso ben radicato nella memoria :) Il rapporto con la propria madre, che sia positivo o conflittuale, è fondamentale per ogni individuo - e a maggior ragione per una donna che si appresta a diventare madre per la prima volta.

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 21/7/2022, 11:42) 
    mi sarebbe piaciuta conoscerla molto la madre di Elizabeth, di lei, nei film non si sa nulla. Vero? Quindi un pò mi dispiace, perché si vede che ad Elizabeth le manca proprio la figura materna con con parlare più liberamente, anche di argomenti considerati alla sua epoca dei tabù. Nonostante ciò Elizabeth ha sempre saputo cavarsela da sola. Ma se ci fosse anche la madre, la relazione/amicizia con Will (parlo all'inizio della loro infanzia) sarebbe stata diversa?

    Questa è una domanda davvero interessante.
    Se la madre di Elizabeth avesse avuto il carattere che le attribuisco io, forse Elizabeth e Will sarebbero riusciti a dichiararsi prima :rolleyes: Ma ovviamente non lo sapremo mai, così come non sappiamo che tipo di persona fosse. Possiamo solo limitarci a far viaggiare l'immaginazione...
    Per parte mia trovo che Elizabeth non abbia molto in comune con suo padre (sebbene sia piuttosto legata a lui, com'è logico che sia), quindi ho dedotto che avesse preso di più da sua madre.

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 21/7/2022, 11:42) 
    Per il resto sei riuscita a far risaltare molto anche i sentimenti e le emozioni di Elizabeth. Capisco perfettamente quanto possa essere straziante stare lontana giorni anni dalla persona che si ama con tutto il cuore.

    Elizabeth sta indubbiamente attraversando un momento difficile. Tuttavia, poiché è una donna forte, possiamo intuire che riuscirà ad affrontare la situazione ;)

    CITAZIONE (Laura_Ruetta @ 21/7/2022, 11:42) 
    Continuerò a breve la lettura.

    Ottimo, ti aspetto :*:
     
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    Elizabeth Swann Bellissimo anche il secondo capitolo. Che bello che hai inserito anche Jack :] 3_3. Capitolo molto emozionante. 3_3 :]
    Aspetterò il seguito, molto curiosa.
     
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    In realtà questa storia finisce qui, originariamente era una one-shot; l'ho divisa in due parti perché molto lunga *^^* Però non è affatto escluso che ci sarà qualche altro racconto sulla gravidanza di Elizabeth, o sui primi anni di vita del bambino...
    Sono contenta che tu abbia apprezzato l'inserimento di Jack, ci tenevo a dargli la possibilità di conoscere il piccolo Turner e rivedere Elizabeth prima di partire per qualche altra delle sue avventure. Inoltre, non mi dispiaceva l'idea che stuzzicasse un po' sia lei che Will ;)
    Grazie per aver letto e commentato, come sempre :*:
     
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    Che bello che tu abbia immaginato la madre di Elizabeth di cui, purtroppo, non sappiamo nulla; in poche righe ne hai fatto un ritratto molto eloquente e verosimile.
    Così anche per quella simpaticona di zia Catherine!
    Ho amato che Elizabeth partorisca sulla Perla, una sorta di cerchio che si chiude - e ho trovato esilaranti i commenti sulla gravidanza di Jack, è incorreggibile! :D
    Il finale poi, con la famiglia finalmente riunita, mi ha proprio emozionato. Bravissima!
     
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    Re(gina) dei Pirati

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    Elfa della Luce
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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    Ah ah, sì, la zia Catherine non è esattamente un mostro di simpatia :XD: La pazienza di Elizabeth è stata messa un po' alla prova!
    Sono molto contenta che la riunione finale ti abbia emozionata e che ti sia piaciuta tanto la parte che ho dedicato a Jack. È un peccato che non ci sia mai stato un vero saluto fra lui e Will, perciò ho voluto che si rivedessero almeno in occasione della nascita del piccolo Turner... Poi, insomma, la Perla è stata teatro di mille avventure, non ho resistito a farla diventare anche il luogo in cui il figlio di Will ed Elizabeth viene al mondo. È o non è una specie di principe pirata? :lol:
    La parte dedicata ai ricordi sulla mamma di Elizabeth è una delle mie preferite, ho amato tantissimo scriverla. Lieta che la figura di Mary Anne ti sia parsa credibile :)
    Ti ringrazio per i commenti a tutte le mie fanfiction <3 Spero che in futuro ne troverai altre piacevoli da leggere *^^*
     
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7 replies since 17/6/2022, 17:28   141 views
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